StampaQuotidiana ,
Meno
male
,
bisogna
dire
che
l
'
essere
venuti
a
Bologna
per
assistere
al
pallido
congresso
internazionale
dei
critici
conclusosi
oggi
,
ci
ha
offerto
l
'
occasione
di
ascoltare
stasera
al
Teatro
Comunale
,
in
sede
di
Festival
della
prosa
,
una
singolare
commedia
italiana
,
Il
benessere
,
di
Franco
Brusati
e
Fabio
Mauri
,
rappresentata
con
la
regia
di
Luigi
Squarzina
dal
complesso
del
«
Teatro
d
'
arte
italiano
»
.
È
una
commedia
singolare
che
,
e
per
come
è
condotta
e
per
quello
che
vuol
dire
,
esce
con
un
giovanile
colpo
di
reni
dal
cerchio
ristretto
del
conformismo
teatrale
più
aggiornato
,
cioè
del
neorealismo
,
dal
teatro
-
cronaca
,
dalla
più
o
meno
larvata
intenzione
dei
temi
e
delle
tecniche
brechtiane
.
Vi
si
rappresentano
,
per
due
atti
,
il
gioco
cinico
,
l
'
ambiguità
festevole
e
,
sotto
sotto
,
disperata
,
d
'
una
coppia
di
coniugi
che
si
concedono
una
reciproca
libertà
d
'
esperienze
amorose
.
Ma
qualcosa
li
unisce
e
non
è
soltanto
la
complicità
nel
peccato
,
piuttosto
una
specie
d
'
amore
sudicio
e
intenso
,
un
legame
sordido
e
,
alla
sua
maniera
,
puro
.
Tutto
ciò
è
raccontato
per
due
atti
in
una
serie
di
scene
sotto
la
cui
effettiva
,
intelligente
comicità
,
sotto
una
spregiudicatezza
persino
urtante
,
per
ciò
che
vi
è
in
essa
di
allusivo
e
di
ironico
,
si
comincia
tuttavia
ad
avvertire
lo
scorrere
di
una
sotterranea
freschezza
;
è
chiaro
che
l
'
alba
di
una
morale
disperata
sorgerà
alla
fine
su
un
così
desolato
paesaggio
umano
.
È
il
trapasso
che
avviene
al
terzo
atto
quando
,
separati
,
i
due
coniugi
esperimentano
l
'
inferno
della
solitudine
in
un
mondo
ormai
diventato
incomprensibile
,
risonante
di
avvertimenti
arcani
.
Il
finale
,
con
la
donna
che
si
fa
ammazzare
da
un
cameriere
idiota
,
una
specie
di
bruto
che
inconsapevolmente
diventa
giustiziere
,
è
alquanto
truculento
,
fa
pensare
a
certi
sadismi
del
teatro
espressionista
tedesco
;
ma
intanto
,
ciò
che
agli
autori
premeva
di
esprimere
,
la
scoperta
della
coscienza
da
parte
di
due
condannati
alla
cecità
morale
,
viene
lividamente
a
galla
,
come
il
relitto
di
un
naufragio
.
Perché
bisogna
dire
che
questi
due
giovani
possiedono
una
dote
importante
:
la
possibilità
di
far
scaturire
da
un
vero
umorismo
,
tipo
Osborne
,
il
lampo
dell
'
insoddisfazione
morale
.
Insomma
,
ci
pare
che
,
già
annunciata
da
diverse
avvisaglie
,
da
testi
per
esempio
come
D
'
amore
si
muore
,
cominci
in
Italia
un
teatro
degli
«
arrabbiati
»
.
Ben
venga
,
anche
con
tutti
i
difetti
e
le
intemperanze
di
una
commedia
come
questa
.
I
tre
atti
sono
stati
assai
bene
recitati
da
una
Laura
Adani
scatenata
in
un
genere
di
comicità
che
le
riesce
perfettamente
:
la
buffoneria
cinica
,
ammiccante
e
a
suo
modo
romantica
;
da
Vittorio
Sanipoli
,
che
ha
descritto
con
vivezza
un
tipo
di
libertino
perplesso
,
ombroso
,
in
conclusione
disperato
;
da
Franco
Parenti
,
efficacissimo
in
una
parodia
dell
'
innocenza
patetica
e
stupida
.
Notevole
il
successo
.
Questo
è
dunque
l
'
anno
delle
commedie
italiane
;
il
primo
di
una
serie
,
forse
.
C
'
è
un
'
ondata
che
arriva
,
attenzione
.