StampaQuotidiana ,
Presentando
,
con
un
titolo
che
assomiglia
a
quelli
di
alcuni
drammi
di
Gorki
(
per
esempio
,
Egor
Buly
?
ev
e
altri
)
,
quest
'
opera
giovanile
di
?
echov
,
Giorgio
Strehler
,
autore
di
una
non
dimenticata
regia
del
Giardino
dei
ciliegi
,
e
il
Piccolo
Teatro
hanno
voluto
evidentemente
rivalutare
,
con
rigore
critico
,
un
testo
rimasto
per
molti
anni
sconosciuto
e
poi
presentato
ai
pubblici
occidentali
in
versioni
e
riduzioni
più
o
meno
arbitrarie
.
Questo
dramma
,
infatti
,
«
apre
»
in
modo
impressionante
su
quelli
che
saranno
i
quattro
capolavori
del
teatro
cecoviano
;
al
punto
di
assomigliare
,
per
certe
particolarità
dell
'
ambiente
e
certe
volute
della
trama
,
a
uno
d
'
essi
,
forse
il
più
alto
,
Il
giardino
dei
ciliegi
.
L
'
azione
di
questo
Platonov
e
altri
è
ambientata
in
un
villaggio
della
provincia
russa
,
dove
il
protagonista
figura
come
maestro
di
scuola
.
È
uno
di
quei
tipici
intellettuali
di
?
echov
,
falliti
a
trent
'
anni
,
prosciugati
da
una
vita
mediocre
,
con
improvvise
rivolte
velleitarie
cui
seguono
stati
di
prostrazione
inerte
,
di
deriva
.
Egli
ha
però
dalla
sua
una
specie
di
grazia
decadente
e
misteriosa
che
gli
fa
crollare
ai
piedi
tutte
le
donne
.
Sposato
con
una
ragazza
candida
e
ottusa
,
ecco
che
gli
sono
tutte
intorno
,
le
donne
di
quella
provincia
grigia
e
perduta
,
Anna
Petrovna
,
la
ancora
attraente
vedova
d
'
un
generale
,
proprietaria
d
'
una
tenuta
sommersa
dalle
ipoteche
e
dalle
cambiali
(
personaggio
che
ha
più
d
'
un
punto
di
contatto
,
appunto
,
con
la
Ljubov
'
Andreevna
del
Giardino
dei
ciliegi
)
;
la
moglie
del
figliastro
di
costei
,
Sof
'
ja
;
Marija
Grekova
,
un
'
altra
possidente
del
circondario
.
Non
è
da
credere
,
però
,
che
si
tratti
d
'
una
commedia
di
intrecci
e
di
capricci
amorosi
.
È
la
commedia
di
un
'
alienazione
.
Come
il
protagonista
di
Uomo
e
Superuomo
di
Shaw
,
Platonov
non
va
in
cerca
dell
'
avventura
amorosa
ma
è
catturato
dalle
donne
.
Questo
lasciarsi
prendere
compiaciuto
e
inerte
gli
serve
però
a
crearsi
degli
«
altrove
»
,
delle
possibilità
fantastiche
in
cui
evadere
dalla
consapevolezza
del
proprio
fallimento
intellettuale
e
morale
;
gli
«
altrove
»
erotici
si
alternano
agli
«
altrove
»
provocati
dal
bere
e
in
questo
vagheggiamento
fra
l
'
incoscienza
dei
sogni
e
una
fin
troppo
consapevole
autoironia
,
il
personaggio
percorre
l
'
arco
dei
cinque
atti
finché
si
imbatte
nel
colpo
di
rivoltella
esploso
da
Sof
'
ja
,
colei
cui
aveva
promesso
la
grande
fuga
romantica
(
lei
era
stata
,
d
'
altronde
,
un
suo
amore
di
gioventù
e
ora
l
'
ha
ritrovata
,
moglie
d
'
un
patetico
sciocco
)
.
In
realtà
,
questa
vicenda
non
è
che
il
punto
focale
di
ciò
che
giustamente
,
in
una
nota
di
regia
,
Strehler
ha
definito
un
«
grottesco
balletto
»
.
Da
quel
Trileckij
,
cognato
di
Platonov
,
medico
del
villaggio
,
idealista
ferito
e
sognatore
deluso
,
che
fa
il
pagliaccio
ubriaco
per
non
pensare
,
anch
'
egli
si
rifugia
in
un
«
altrove
»
;
a
quel
Porfirij
Glagòlev
,
vecchio
riccone
che
si
accorge
di
non
aver
mai
vissuto
;
a
quel
Vojnicev
,
marito
tradito
e
proprietario
in
dissesto
;
è
un
girotondo
di
personaggi
che
ruota
intorno
a
Platonov
e
ognuno
d
'
essi
può
,
nel
fallimento
di
costui
,
rispecchiare
il
proprio
.
Una
società
in
crisi
vien
colta
nel
suo
momento
più
delicato
(
ecco
la
vendita
della
proprietà
,
come
nel
Giardino
(
lei
ciliegi
)
e
in
uno
dei
suoi
personaggi
più
pittoreschi
e
patetici
,
la
grande
donna
non
più
giovanissima
,
raffinata
,
indolente
,
voluttuoso
,
evoluta
e
frustrata
nelle
sue
ambizioni
,
piena
di
fascino
e
di
desideri
,
inutilmente
innamorata
:
quella
Anna
Petrovna
,
che
è
forse
l
'
immagine
più
riuscita
di
quest
'
opera
sconcertante
e
ineguale
,
ma
già
così
autentica
,
già
così
precisa
nei
suoi
obbiettivi
ultimi
.
Ciò
che
vi
è
,
infatti
,
di
sorprendente
in
questo
dramma
giovanile
dello
scrittore
,
nell
'
edizione
presentata
ieri
sera
dal
Piccolo
Teatro
,
è
la
consapevolezza
di
quel
che
fin
da
allora
egli
voleva
ottenere
col
teatro
:
non
il
dramma
indirizzato
al
pensiero
razionale
,
come
nota
l
'
americano
Fergusson
,
il
più
moderno
indagatore
dei
modi
di
Cechov
,
ma
alla
sensibilità
poetica
e
istrionica
.
Cioè
:
anche
qui
,
come
nei
grandi
dramma
dell
'
età
matura
,
gli
avvenimenti
,
le
battute
,
il
progredire
delle
scene
sembrano
casuali
.
Invece
,
tutto
è
calcolato
al
millimetro
ma
secondo
un
ritmo
che
non
è
più
quello
del
teatro
naturalistico
(
o
ideologico
alla
Ibsen
)
di
fine
secolo
.
Ci
si
incomincia
ad
affrancare
dalla
schiavitù
convenzionale
dell
'
intrigo
,
il
realismo
di
?
echov
inserisce
le
sue
note
sommesse
,
il
suo
istrionismo
delicato
.
È
logico
,
poi
,
che
,
a
traduttori
e
riduttori
,
la
commedia
sia
parsa
soprattutto
comica
;
o
,
almeno
,
parodistica
.
Perché
,
pur
coi
loro
difetti
,
le
loro
intemperanze
,
certe
sovrabbondanze
,
qualche
squilibrio
,
questi
cinque
atti
sono
del
più
puro
e
tipico
teatro
cecoviano
;
teatro
cioè
di
«
mutamenti
patetici
»
,
con
inevitabili
risvolti
comici
,
lampi
grotteschi
,
persino
insinuazioni
satiriche
.
Giorgio
Strehler
ha
dato
un
'
alta
prova
di
sé
,
con
questa
regia
.
Egli
ha
montato
lo
spettacolo
come
una
grande
antologia
cecoviana
,
una
specie
di
ricapitolazione
dei
motivi
ricorrenti
nello
scrittore
,
dalla
disperazione
alla
noia
all
'
inutilità
della
vita
.
Le
scene
di
Luciano
Damiani
rievocano
con
poetica
immediatezza
quella
provincia
fra
le
betulle
.
Lo
spazio
è
avaro
,
per
i
bravissimi
interpreti
.
Va
citata
per
prima
Sarah
Ferrati
,
un
'
Anna
Petrovna
carica
d
'
un
vitalismo
assetato
e
insieme
deluso
,
una
morbida
figura
crepuscolare
;
poi
Tino
Carraro
,
che
,
dopo
qualche
rigidezza
iniziale
ha
ben
descritto
la
sfuggente
indeterminatezza
del
protagonista
;
lo
splendido
,
pittoresco
e
tristissimo
Buazzelli
;
una
patetica
Valentina
Cortese
,
alle
prese
con
le
velleità
sentimentali
e
l
'
isterismo
di
Sof
'
ja
;
la
perfetta
caratterizzazione
di
Olindo
Cristina
,
l
'
ansia
roca
e
canuta
di
Augusto
Mastrantoni
.
E
poi
tutti
gli
altri
,
dalla
Giulia
Lazzarini
a
Cesare
Polacco
,
al
Moschin
,
al
Bentivegna
,
al
Dettori
,
alla
Giacobbe
,
perfettamente
fusi
in
un
grande
spettacolo
che
ha
avuto
un
vibrante
e
meritato
successo
;
e
il
torto
di
finire
-
esagerati
-
alle
due
di
notte
.