StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.
StampaPeriodica ,
Le
ultime
leggi
sull
'
istruzione
superiore
,
le
quali
avevano
lo
scopo
di
migliorare
la
situazione
economica
dei
professori
universitari
,
sono
riuscite
,
come
era
naturale
,
un
bel
monumento
di
ipocrisia
demagogica
.
Prima
della
guerra
,
il
professore
ordinario
partiva
da
uno
stipendio
di
7000
lire
ed
arrivava
ad
un
massimo
di
10.000;
e
poiché
queste
lire
erano
lorde
di
imposte
e
di
ritenuta
pensioni
,
lo
stipendio
effettivo
andava
da
un
minimo
iniziale
di
6100
ad
un
massimo
finale
di
8500
lire
nette
.
Sarebbe
bastato
moltiplicare
per
tre
queste
cifre
portando
il
minimo
a
circa
18.000
ed
il
massimo
a
25.000
lire
nette
,
perché
i
professori
,
pur
sopportando
una
perdita
,
a
cagion
dell
'
aumento
più
accentuato
nel
costo
della
vita
,
fossero
contenti
e
non
se
ne
parlasse
più
.
Purtroppo
,
i
professori
universitari
hanno
nel
mondo
una
brutta
fama
di
mangiapani
a
tradimento
:
quelle
tre
ore
settimanali
di
lezione
e
quei
quattro
o
cinque
o
sei
mesi
di
vacanze
effettive
fanno
un
gran
dispetto
al
resto
dei
mortali
,
e
specialmente
a
quei
parecchi
deputati
,
che
hanno
nutrito
nei
verdi
anni
l
'
aspirazione
a
diventare
anch
'
essi
professori
di
università
,
ma
non
ci
sono
riusciti
od
hanno
dovuto
fermarsi
alla
libera
docenza
,
perché
la
chiacchiera
,
di
cui
sono
abbondantemente
forniti
,
non
è
un
viatico
bastevole
per
forzare
il
tempio
della
Scienza
.
Di
qui
l
'
antipatia
e
quasi
l
'
odio
cordiale
dei
moltissimi
deputati
per
i
professori
.
Siccome
tra
questi
ultimi
ci
sono
sventuratamente
anche
dei
politici
sopraffini
-
e
ne
sia
prova
il
contingente
esagerato
che
gli
universitari
danno
al
Parlamento
ed
al
Governo
,
peculiarità
che
non
trova
riscontro
se
non
forse
in
qualcuno
degli
Stati
nuovi
sorti
dalla
guerra
-
fu
subito
trovata
la
via
per
risolvere
il
conflitto
tra
l
'
antipatia
parlamentare
,
che
avrebbe
lasciato
volentieri
morire
di
fame
i
professori
e
le
necessità
di
questi
di
vivere
.
Bisognava
lasciare
agli
uomini
politici
la
soddisfazione
maligna
di
far
cosa
spiacevole
agli
universitari
,
pur
ottenendo
l
'
intento
di
compensare
in
parte
costoro
del
danno
di
cui
essi
,
insieme
con
tutte
le
altre
categorie
di
impiegati
pubblici
,
erano
rimasti
vittime
da
quando
cominciarono
ad
essere
pagati
in
moneta
falsa
invece
che
in
moneta
buona
.
Si
disse
:
il
professore
universitario
guadagna
troppo
poco
,
perché
lavora
troppo
poco
.
Facciamogli
fare
tre
ore
di
più
di
lezione
alla
settimana
e
diamogli
in
più
un
fisso
di
6000
lire
all
'
anno
,
più
una
partecipazione
alla
tassa
variabile
da
2500
a
6000
lire
.
Le
tre
ore
in
più
le
faccia
,
sia
assumendo
un
secondo
insegnamento
scoperto
nella
sua
facoltà
,
o
scuola
,
sia
facendo
un
corso
di
cosidette
esercitazioni
ai
suoi
allievi
.
Non
parlo
del
fastidio
che
ne
venne
e
ne
verrà
agli
allievi
;
i
quali
dovrebbero
,
se
questo
ordinamento
si
avverasse
sul
serio
,
correre
da
mane
o
sera
a
sentir
professori
e
ad
esercitarsi
sotto
la
loro
scuola
,
e
non
avrebbero
più
tempo
e
modo
,
-
parlo
degli
scolari
studiosi
ed
intelligenti
,
ché
gli
altri
non
vanno
a
scuola
o
sarebbe
meglio
se
ne
stessero
lontani
,
-
di
studiare
sui
libri
e
meditare
le
cose
sentite
e
lette
.
Ma
è
la
concezione
medesima
del
professore
universitario
,
come
colui
che
fa
lezione
e
deve
essere
premiato
se
ne
fa
molte
e
punito
se
fa
altro
,
la
quale
merita
di
essere
esaminata
.
L
'
uomo
della
strada
e
quello
che
fa
le
leggi
considerano
il
professore
universitario
sotto
la
specie
delle
tre
ore
settimanali
;
e
le
trovano
irragionevolmente
poche
,
perché
in
50
o
60
ore
annue
non
si
può
svolgere
un
corso
"
completo
"
,
perché
i
professori
sono
tratti
dalla
brevità
del
tempo
a
parlare
di
un
solo
"
capitolo
"
della
materia
;
ed
i
discepoli
escono
dall
'
università
asini
in
tutto
il
resto
e
sono
bocciati
agli
esami
di
concorso
agli
impieghi
a
cui
aspirano
.
L
'
ideale
medio
o
comune
del
professore
presso
i
bravi
padri
di
famiglia
sarebbe
quello
di
una
persona
incaricata
di
svolgere
"
tutta
"
la
materia
in
modo
"
pratico
"
,
cosicché
il
rampollo
potesse
,
ricevuta
la
laurea
,
senz
'
altro
esercitare
una
professione
o
coprire
un
impiego
.
E
poiché
l
'
Università
non
riesce
,
non
è
mai
riuscita
e
non
riescirà
mai
in
nessun
paese
del
mondo
a
questo
grottesco
risultato
e
sarebbe
un
disastro
se
ci
riuscisse
,
così
si
grida
al
fallimento
dell
'
università
e
si
conchiude
che
i
professori
sono
fin
troppo
pagati
e
bisognerebbe
ridurre
loro
lo
stipendio
.
Bisogna
riconoscere
che
gli
universitari
hanno
contribuito
a
queste
deplorevoli
conclusioni
dell
'
opinione
politica
e
volgare
,
non
reagendo
abbastanza
energicamente
contro
la
premessa
da
cui
logicamente
derivano
le
6
e
deriveranno
le
12
ore
:
che
cioè
l
'
ufficio
per
cui
essi
sono
esclusivamente
e
principalmente
pagati
sia
quello
di
far
lezione
.
Io
dico
che
invece
gli
uffici
sono
tre
:
di
studioso
,
di
insegnante
e
di
esaminatore
;
distinti
nettamente
l
'
uno
dall
'
altro
e
tali
che
in
un
ideale
ordinamento
degli
studi
dovrebbero
potere
essere
separati
anche
nelle
persone
che
li
coprono
.
Viene
primo
,
per
valore
spirituale
,
per
importanza
sociale
e
per
interesse
pubblico
l
'
ufficio
di
studioso
.
Direi
che
è
il
solo
ufficio
il
quale
debba
essere
rimunerato
dallo
Stato
,
perché
il
solo
per
cui
è
impossibile
trovare
una
clientela
disposta
a
pagare
il
prezzo
dei
servizi
resi
in
contraccambio
alla
collettività
.
Che
lo
studioso
sia
utile
a
questa
non
v
'
è
dubbio
;
scopre
le
verità
nuove
,
scientifiche
,
pure
,
da
cui
deriveranno
col
tempo
applicazioni
pratiche
di
gran
momento
;
crea
,
con
le
ricerche
storiche
filologiche
e
morali
quell
'
ambiente
avido
di
sapere
in
cui
soltanto
può
formarsi
una
classe
dirigente
colta
,
capace
di
condurre
una
nazione
a
grandi
destini
.
Ma
nessuno
è
disposto
a
pagare
la
scoperta
di
una
verità
di
scienza
pura
.
Sono
merci
senza
prezzo
,
perché
il
loro
pregio
è
così
grande
e
così
diffuso
,
eleva
talmente
il
tono
dell
'
intiera
società
,
che
nessuno
si
sente
in
obbligo
in
modo
particolare
di
far
domanda
,
offrendo
un
prezzo
,
di
verità
pure
filosofiche
,
matematiche
,
fisiche
,
economiche
,
storiche
.
La
verità
pura
non
può
essere
oggetto
di
privativa
.
Egrave
;
come
l
'
aria
,
che
tutti
godono
,
senza
pagarla
.
Perciò
lo
scienziato
puro
,
se
non
è
ricco
di
casa
sua
,
sarebbe
destinato
a
rimanere
nudo
ed
affamato
,
se
la
collettività
non
venisse
in
suo
soccorso
.
Benedetto
Croce
fu
il
maestro
della
nuova
Italia
e
non
ebbe
mai
alcuna
cattedra
;
ma
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
chiederla
,
se
non
fosse
stato
provveduto
di
mezzi
suoi
,
che
gli
consentirono
di
pensare
e
di
scrivere
tranquillamente
,
senza
preoccupazioni
materiali
?
Quanti
sono
questi
scienziati
puri
,
i
quali
hanno
diritto
ad
essere
mantenuti
dalla
collettività
,
perché
essi
fruttano
a
questa
il
mille
o
il
milione
per
uno
?
Evidentemente
pochissimi
.
Forse
in
ogni
paese
si
possono
contare
sulle
dita
(
di
una
mano
;
ed
a
volere
,
come
del
resto
è
giusto
,
tener
conto
non
soltanto
dei
Benedetto
Croce
o
dei
Galileo
Ferraris
,
ma
anche
di
quei
più
modesti
indagatori
,
che
scavano
in
terreni
inesplorati
,
suscitano
curiosità
,
provocano
indagini
altrui
,
se
pure
non
giungono
propriamente
essi
alla
scoperta
della
verità
nuova
,
difficilmente
si
può
supporre
di
superare
il
centinaio
.
Cifra
elevata
quella
di
cento
;
forse
non
toccata
neppure
usando
larghezza
di
criteri
.
Errerebbe
gravemente
chi
pretendesse
scegliere
questi
100
direttamente
con
concorsi
od
a
scelta
fra
i
mille
e
più
professori
universitari
che
in
ogni
momento
coprono
in
Italia
una
cattedra
.
E
certo
che
questi
100
sono
dappiù
degli
altri
900
,
i
quali
non
hanno
la
scintilla
del
genio
o
,
pur
essendo
ottimi
insegnanti
od
esaminatori
,
non
hanno
la
virtù
di
scavare
in
terreno
vergine
.
Ma
sarebbe
un
disastro
creare
,
ad
esempio
,
accanto
a
quella
dei
professori
straordinari
ed
ordinari
,
una
categoria
di
super
-
professori
meglio
pagati
,
nella
illusione
che
questi
potessero
per
l
'
appunto
essere
i
100
anzidetti
.
Non
ce
ne
entrerebbe
nessuno
o
pochissimi
.
Il
ministro
non
li
potrebbe
scegliere
,
perché
sarebbero
preferiti
coloro
che
hanno
maggiori
influenze
politiche
e
quindi
,
con
tutta
probabilità
,
minori
meriti
scientifici
.
I
colleghi
inevitabilmente
darebbero
il
posto
ai
più
anziani
,
senza
distinzione
di
meriti
.
Il
concorso
tra
gli
ordinari
in
carica
perpetuerebbe
il
nefasto
sistema
della
titolografia
,
per
cui
ognuno
dei
1000
professori
seguiterebbe
a
produrre
titoli
per
tutta
la
vita
,
nella
speranza
di
arrivare
ad
acciuffare
uno
dei
100
posti
di
super
-
professore
.
Senza
volerlo
,
il
sistema
attuale
per
cui
il
professore
,
superato
il
periodo
transitorio
dello
straordinariato
,
diventa
ordinario
e
quindi
inamovibile
,
non
promovibile
,
uguale
in
grado
a
tutti
i
suoi
colleghi
,
senza
superiori
e
senza
inferiori
,
é
il
sistema
migliore
per
la
scelta
dei
100
chiamati
a
far
progredire
la
scienza
.
Infatti
:
1
)
una
volta
promosso
ordinario
,
il
professore
non
ha
più
bisogno
di
scrivere
.
E
molti
piantano
lì
;
e
fanno
benissimo
.
Se
scrivessero
,
perderebbero
il
tempo
essi
e
lo
farebbero
perdere
agli
altri
.
Giovano
meglio
agli
studi
,
insegnando
o
esaminando
.
E
'
un
'
ubbia
ridicola
quella
di
lamentarsi
dei
professori
,
che
,
una
volta
ottenuto
il
bastone
da
maresciallo
dell
'
ordinariato
,
non
"
producono
"
più
.
La
sola
produzione
utile
è
quella
di
coloro
che
hanno
qualcosa
da
dire
.
Se
un
tale
non
scrive
più
,
è
chiaro
che
non
ha
nulla
da
dire
.
Il
cielo
volesse
che
la
fabbrica
di
titoli
cessasse
coll
'
ordinariato
!
Sarebbe
un
flagello
di
meno
.
Purtroppo
,
invece
,
molti
continuano
inutilmente
a
"
produrre
"
per
abitudine
,
per
ambizione
,
per
erroneo
concetto
di
sè
medesimi
,
per
far
carriera
extra
-
accademica
.
2
)
l
'
ordinario
non
ha
più
bisogno
di
fabbricar
titoli
.
Il
titolo
è
una
specie
particolare
di
scrittura
,
in
cui
lo
scrivente
non
bada
tanto
alla
verità
delle
cose
scritte
,
quanto
all
'
effetto
che
esse
faranno
sull
'
animo
di
quei
cinque
o
sei
che
si
suppone
faranno
parte
della
commissione
esaminatrice
dei
concorsi
.
Tale
prospettiva
esercita
una
influenza
dannosa
anche
sui
migliori
,
simile
a
quella
che
produce
sui
candidati
onesti
la
previsione
di
ciò
che
penseranno
gli
elettori
.
L
'
ordinario
tira
il
fiato
e
se
scrive
,
può
scrivere
senza
preoccupazioni
.
Saltano
fuori
cosidette
"
ingratitudini
"
,
le
quali
sono
invece
umane
rivolte
di
menti
compresse
dalla
paura
dei
concorsi
.
3
)
l
'
ordinario
può
trascurare
le
lezioni
,
farle
male
,
non
dare
importanza
agli
esami
.
Se
il
non
scrivere
affatto
o
il
non
scrivere
più
titoli
è
atto
lodevole
,
questo
è
atto
riprovevole
moralmente
.
Lo
si
ricorda
,
solo
per
spiegare
come
possa
essere
un
'
esigenza
di
certe
menti
astratte
o
distratte
non
occuparsi
di
doveri
di
secondo
ordine
,
come
sono
le
lezioni
e
gli
esami
.
E
'
un
inconveniente
,
insito
al
sistema
,
e
di
cui
non
giova
lamentarsi
,
perché
è
condizione
necessaria
per
ottenere
tutti
quei
100
indagatori
e
scopritori
di
cui
il
paese
abbisogna
.
4
)
l
'
ordinario
non
ha
più
speranze
di
progredire
nella
sua
carriera
,
non
ha
superiori
,
non
ha
inferiori
.
Non
avendo
nulla
da
sperare
né
da
temere
,
avendo
il
pane
assicurato
,
può
dedicarsi
al
suo
ufficio
,
che
è
di
pensare
,
di
scrutare
,
scoprire
.
Molti
non
lo
fanno
:
pensano
a
diventare
senatori
o
deputati
,
fanno
i
professionisti
o
non
fanno
niente
.
Tanto
meglio
per
la
scienza
,
la
quale
ha
tutto
da
guadagnare
ad
essere
coltivata
soltanto
da
coloro
che
spontaneamente
vi
si
sentono
attratti
.
Da
questo
punto
di
vista
,
lo
stipendio
pagato
ai
100
scopritori
si
può
definire
una
pensione
vitalizia
,
pagata
dallo
Stato
,
senza
obbligo
di
alcuna
diretta
controprestazione
,
allo
scopo
di
dare
allo
studioso
l
'
agio
di
pensare
e
di
lavorare
senza
le
preoccupazioni
della
vita
materiale
.
Affinché
le
100
pensioni
siano
attribuite
a
persone
degne
è
assolutamente
necessario
pagarne
altre
900
a
chi
,
privo
del
dono
della
scienza
pura
,
ha
però
attitudine
ad
insegnare
od
esaminare
o
forse
anche
non
ha
voglia
di
far
niente
.
L
'
esistenza
di
100
cattedre
in
confronto
ai
100
scopritori
può
essere
assomigliata
a
quella
delle
molte
giocate
in
confronto
ad
una
vincita
al
lotto
.
Per
lo
Stato
è
conveniente
pagare
20.000
lire
all
'
anno
a
100
detentori
di
pensioni
universitarie
,
nella
speranza
che
tra
i
1000
ce
ne
siano
100
degni
di
coprire
l
'
ufficio
di
studioso
;
è
cioè
più
economico
di
quanto
non
sarebbe
scegliere
questi
100
in
altro
modo
.
Non
li
saprebbe
scegliere
e
sprecherebbe
i
suoi
denari
.
Nei
tempi
andati
,
lo
Stato
aveva
risolto
il
problema
anche
in
un
'
altra
maniera
:
con
le
accademie
.
Queste
erano
società
a
numero
limitato
,
per
es
.
40
,
eletti
per
la
prima
volta
dal
sovrano
ed
in
seguito
per
cooptazione
.
I
più
anziani
20
o
24
avevano
una
pensione
;
per
es
.
a
Torino
,
di
600
lire
all
'
anno
.
Ma
nel
1783
a
Torino
con
600
lire
l
'
anno
si
viveva
suppergiù
come
con
10.000
lire
oggi
.
Il
socio
pensionato
non
aveva
obbligo
di
lezione
o
di
lavoro
qualsiasi
.
Doveva
solo
partecipare
alle
sedute
della
dotta
compagnia
,
una
specie
di
circolo
,
i
cui
soci
in
amichevoli
conversari
si
comunicavano
,
se
e
quando
avevano
studiato
,
i
risultati
dei
loro
studi
.
Adesso
,
le
600
lire
sono
rimaste
tali
quali
;
anzi
,
ridotte
da
vani
balzelli
a
540
lire
,
valgono
poco
più
di
540
soldi
di
una
volta
e
non
servono
quindi
più
allo
scopo
per
cui
sono
state
largite
,
che
era
di
dare
comodità
di
riflettere
a
una
piccola
cerchia
di
uomini
amanti
della
vita
contemplativa
e
contenti
di
una
vita
modesta
.
Nelle
vecchie
università
inglesi
,
ci
sono
ancora
i
fellows
o
compagni
,
i
quali
godono
di
una
pensione
vitalizia
annua
di
100
,
200
lire
sterline
;
e
non
hanno
nessun
obbligo
.
Possono
,
volendo
,
partecipare
alla
vita
collegiale
;
hanno
stanza
,
vitto
,
uso
della
biblioteca
e
delle
comodità
del
collegio
;
ed
in
cambio
non
hanno
altro
obbligo
salvo
quello
di
pensare
o
di
fantasticare
,
se
lo
credono
.
Cento
sterline
,
oggi
,
sono
poche
,
anche
in
Inghilterra
;
ma
ci
sono
dei
frati
laici
,
i
quali
,
pagando
alla
mensa
del
Collegio
un
modesto
scotto
ed
avendo
una
bella
cella
con
dei
bei
libri
,
se
ne
contentano
e
danno
utili
contributi
alla
scienza
.
In
Italia
queste
pensioni
gratuite
sono
contrarie
allo
spirito
democratico
.
Regalare
100
pensioni
da
20.000
lire
l
'
una
a
gente
aristocratica
,
neppure
obbligata
a
dir
grazie
?
Ohibò
!
Concorsi
ci
vogliono
e
titoli
e
sgobbamento
di
lezioni
e
di
esami
.
Non
che
le
lezioni
non
si
debbano
fare
e
che
non
siano
necessari
gli
esami
.
Ma
per
le
lezioni
,
il
rapporto
fra
lo
scienziato
,
lo
Stato
e
lo
studente
è
diverso
da
quello
schizzato
sopra
.
L
'
inventore
dell
'
idea
,
il
dissodatore
di
terreno
vergine
deve
essere
ricco
di
casa
sua
ovvero
essere
pagato
dallo
Stato
,
perché
nessuno
è
disposto
a
comprare
la
sua
merce
,
la
quale
acquista
pregio
solo
se
divulgata
a
tutti
e
quindi
divenuta
gratuita
.
Le
lezioni
invece
sono
utili
a
qualcuno
;
possono
essere
impartite
in
locali
chiusi
.
C
'
è
lo
studente
,
il
quale
si
avvantaggia
a
non
imparare
la
scienza
solo
sui
libri
,
ma
a
sentirla
esporre
dalla
viva
voce
del
professore
,
ad
essere
guidato
nelle
sue
ricerche
da
qualcuno
che
ha
provato
,
ha
sbagliato
ed
è
riuscito
prima
di
lui
;
c
'
è
il
giovane
il
quale
,
posto
innanzi
alla
letteratura
scientifica
,
si
smarrirebbe
gettandosi
sui
libri
più
rumorosi
,
più
moderni
e
meno
consistenti
ed
ha
bisogno
di
chi
lo
illumini
,
gli
faccia
risparmiare
tempo
e
,
attraverso
ad
uno
sforzo
lieto
,
perché
definito
e
consapevole
,
lo
conduca
alla
meta
.
Può
darsi
che
l
'
indagatore
della
verità
sia
anche
il
maestro
dei
giovani
.
Non
sempre
è
così
:
ci
sono
dei
magnifici
maestri
,
per
cui
il
laboratorio
è
nulla
e
la
scuola
è
tutto
;
i
quali
vibrano
e
crescono
di
statura
intellettuale
e
morale
nel
comunicare
ai
giovani
le
idee
create
dai
grandi
pensatori
.
Vite
spese
nella
formazione
di
successive
generazioni
della
classe
dirigente
,
sane
vite
nobilmente
e
fruttuosamente
spese
.
Ognuno
di
noi
ha
aspirato
a
compiere
questo
ufficio
;
ognuno
di
noi
,
non
potendo
toccare
la
più
alta
meta
di
chi
scopre
ed
addita
nuove
vie
,
ha
riposto
il
suo
orgoglio
nell
'
introdurre
i
giovani
nel
vasto
e
grande
e
magnifico
mondo
delle
idee
.
Anche
per
questa
seconda
categoria
la
moltiplicazione
delle
ore
di
insegnamento
o
la
obbligatorietà
delle
esercitazioni
è
una
goffaggine
demagogica
.
Lasciamo
stare
le
esercitazioni
di
laboratorio
o
di
disegno
o
di
clinica
che
si
sono
sempre
fatte
e
per
cui
occorre
un
apparato
di
assistenti
,
di
impianti
e
di
materiale
scientifico
,
senza
di
cui
esse
sono
prive
di
senso
.
Nelle
scienze
astratte
ed
in
quelle
morali
,
letterarie
e
giuridiche
,
che
cosa
sono
queste
esercitazioni
,
se
obbligatorie
?
Io
ho
avuto
la
fortuna
di
avere
per
maestro
di
economia
il
professore
Cognetti
De
Martiis
,
per
cui
la
scuola
consisteva
nello
stare
tutti
i
giorni
dalle
9
alle
12
e
dalle
15
alle
19
al
Laboratorio
di
Economia
Politica
a
lavorare
in
mezzo
ai
suoi
allievi
,
sempre
pronto
a
dar
loro
consigli
,
ad
indicar
libri
,
ad
addestrarli
a
maneggiare
inchieste
e
statistiche
.
Ma
egli
era
un
volontario
e
lavorava
senza
compenso
,
con
entusiasmo
giovanile
,
perché
era
insegnante
nato
.
Anche
qui
bisogna
rassegnarsi
a
giocare
al
lotto
.
L
'
ufficio
dell
'
insegnante
universitario
è
scelto
da
coloro
che
sanno
insegnare
,
non
certo
perché
più
lucroso
di
altri
,
ma
perché
dà
l
'
assoluta
indipendenza
,
la
inamovibilità
,
la
quiete
nello
studio
,
le
ore
di
lezione
numerate
a
distanze
riposanti
e
con
lunghi
intervalli
chiamati
vacanze
.
Uomini
dotati
della
capacità
intellettuale
che
si
suppone
richiesta
per
coprire
quel
posto
devono
godere
di
certi
"
ozi
"
,
se
debbono
rinunciare
a
maggiori
lucri
a
cui
potrebbero
aspirare
altrimenti
.
Perciò
,
bisogna
rassegnarsi
al
fatto
che
non
tutti
i
professori
universitari
siano
dei
maestri
o
che
altri
,
dopo
esserlo
stati
,
stanchi
abbiano
perso
un
po
'
del
fuoco
sacro
che
dianzi
li
animava
.
Non
occorre
che
tutti
i
10
o
15
professori
di
una
facoltà
siano
degli
animatori
.
Anche
un
numero
minore
basta
a
rendere
fruttuoso
un
corso
di
studi
.
In
fondo
,
il
metodo
critico
necessario
per
lo
studio
dell
'
economia
politica
è
quello
stesso
che
serve
per
la
statistica
o
per
la
finanza
;
e
colui
che
si
è
assimilato
in
diritto
civile
o
romano
il
criterio
giuridico
possiede
uno
strumento
che
gli
servirà
anche
nelle
altre
scienze
giuridiche
.
Ed
è
necessario
che
anche
i
mediocri
siano
tollerati
,
senza
limiti
d
'
età
,
perché
la
scuola
attragga
i
maestri
capaci
di
formare
le
nuove
generazioni
.
Né
il
fine
di
incitare
i
giovani
allo
studio
,
di
formarne
la
mentalità
,
di
introdurli
con
ordine
nel
mondo
delle
idee
si
raggiunge
meglio
moltiplicando
il
numero
delle
lezioni
,
facendone
100
invece
che
50
.
Solo
la
superstizione
degli
orari
lunghi
e
della
"
materia
completa
"
può
spiegare
l
'
abnegazione
delle
molto
ore
.
Quei
geni
,
i
quali
si
lamentano
perché
il
professore
non
ha
"
svolto
"
tutta
la
materia
e
il
loro
figlio
è
stato
bocciato
agli
esami
di
concorso
,
non
sanno
quel
che
si
dicono
.
La
"
materia
"
sta
scritta
nei
libri
di
testo
;
e
per
svolgerla
tutta
basterebbe
un
fonografo
messo
sulla
cattedra
,
col
bidello
accanto
per
mantenere
l
'
ordine
.
Il
professore
universitario
ha
ben
altro
da
fare
:
deve
inspirare
ai
giovani
l
'
amore
per
certe
idee
,
il
gusto
per
certe
ricerche
,
il
senso
critico
per
le
cose
lette
,
il
metodo
per
leggere
ed
imparar
bene
.
A
tal
fine
basta
ugualmente
trattare
di
un
capitolo
della
cosiddetta
materia
,
o
dare
ad
essa
uno
sguardo
sintetico
o
gittar
luce
di
scorcio
sui
suoi
problemi
fondamentali
.
E
gli
studenti
debbono
aver
il
buon
senso
di
comprendere
che
il
corso
universitario
non
è
che
un
avviamento
allo
studio
di
certe
scienze
;
e
che
se
vogliono
conoscerle
,
debbono
studiarsele
da
sé
,
con
quel
metodo
che
a
scuola
debbono
avere
imparato
.
Purtroppo
,
gli
studenti
seguono
per
lo
più
la
linea
del
minimo
sforzo
;
e
confondono
l
'
apprendimento
della
scienza
con
il
superamento
dell
'
esame
.
Questa
degli
esami
è
una
vera
piaga
,
che
turba
la
vita
delle
due
categorie
,
gli
indagatori
ed
i
maestri
,
di
cui
ho
cercato
di
schizzare
sopra
le
esigenze
.
Come
gli
esami
dovrebbero
essere
tenuti
,
se
orali
o
scritti
,
se
per
materie
singole
o
per
gruppi
di
materie
affini
,
se
alla
fine
di
ogni
anno
od
al
termine
del
corso
di
studi
,
se
universitari
o
di
Stato
,
sarebbe
un
discorso
lungo
a
tenere
.
Qualunque
sia
il
metodo
seguito
,
certo
è
che
essi
dovrebbero
essere
affidati
ad
una
speciale
categoria
di
insegnanti
,
addestrati
e
specializzati
nell
'
ufficio
di
esaminatori
.
Maestri
insigni
sono
tenuti
in
poco
conto
dagli
allievi
,
o
meglio
dalla
gran
massa
degli
allievi
,
perché
non
sanno
esaminare
o
si
annoiano
nel
farlo
o
sono
troppo
severi
o
troppo
indulgenti
.
Ci
sono
invece
uomini
che
sanno
trarre
gioia
anche
da
questo
compito
che
ad
altri
pare
seccantissimo
ed
aridissimo
.
Forse
è
il
solo
ufficio
universitario
per
cui
dovrebbero
essere
stabiliti
bassi
limiti
d
'
età
.
Questa
,
che
è
una
goffa
superstizione
italiana
,
ha
ragion
d
'
essere
per
gli
esami
,
per
cui
occorre
resistenza
fisica
,
tensione
nervosa
,
attenzione
ferrea
e
seguitata
,
voglia
di
ribattere
e
chiarire
gli
errori
,
tutte
qualità
che
coll
'
andar
degli
anni
vanno
perdendosi
,
sottentrandovi
il
fastidio
della
ripetizione
,
la
noia
di
rilevare
errori
le
mille
volte
confutati
,
la
consapevolezza
della
inutilità
dei
tentativi
di
cambiare
le
teste
matte
o
i
cervelli
grassi
.
Coll
'
età
si
accentuano
i
sentimenti
di
indulgenza
e
di
compatimento
verso
le
debolezze
umane
e
si
affievolisce
il
senso
del
dovere
di
giustizia
verso
coloro
i
quali
potranno
essere
danneggiati
da
un
laureato
asino
.
Perciò
una
delle
riforme
più
utili
all
'
università
sarebbe
la
creazione
di
una
classe
di
esaminatori
,
la
quale
fosse
specializzata
in
questo
ufficio
e
ne
facesse
lo
scopo
della
sua
vita
.
Noi
economisti
siamo
portati
a
far
uso
del
principio
della
divisione
del
lavoro
;
e
ciò
che
dico
si
inspira
appunto
a
questo
criterio
.
L
'
università
può
trarre
gran
partito
da
uomini
che
non
abbiano
e
non
possano
avere
l
'
ambizione
di
creatori
e
di
maestri
,
ma
aspirino
al
più
modesto
,
ma
ugualmente
utile
ufficio
di
collaboratori
di
quelli
,
alleviando
ad
essi
la
fatica
materiale
dell
'
interrogare
e
del
fare
ripetere
.
L
'
aspirazione
di
tanti
padri
di
famiglia
al
Corso
"
completo
"
,
potrebbe
essere
soddisfatta
da
questi
"
ripetitori
"
,
pagati
dagli
studenti
ed
i
cui
corsi
sarebbero
probabilmente
frequentatissimi
dalla
grande
massa
degli
studenti
,
a
cui
importano
poco
le
idee
madri
,
i
metodi
di
studio
,
gli
strumenti
della
ricerca
originale
,
ma
vogliono
invece
ridotti
in
soldoni
gli
elementi
delle
discipline
di
studio
.
Gli
studenti
frequenterebbero
i
corsi
privati
dei
ripetitori
,
quando
questi
fossero
per
l
'
appunto
corsi
istituzionali
e
generali
e
quando
i
ripetitori
fossero
coloro
su
cui
cadesse
il
carico
precipuo
degli
esami
,
divenuti
una
cosa
seria
.
Adesso
gli
esami
non
possono
essere
una
cosa
seria
laddove
gli
studenti
da
esaminare
sono
centinaia
e
il
tempo
è
limitato
e
la
fatica
è
tutta
del
professore
della
materia
,
il
quale
al
decimo
interrogatorio
praticamente
è
stordito
,
ripete
senza
volerlo
le
stesse
domande
,
alla
cui
suggestione
gli
è
impossibile
sottrarsi
.
Gli
esami
dovrebbero
essere
organizzati
;
né
lo
possono
essere
senza
un
costo
piuttosto
elevato
.
Io
non
credo
che
abbia
importanza
effettiva
sulla
cultura
la
questione
dell
'
esame
accademico
e
dell
'
esame
di
Stato
,
che
in
Italia
sembra
essere
la
sola
questione
esistente
in
argomento
.
L
'
esame
di
Stato
,
introdotto
nel
nostro
ordinamento
scolastico
attuale
,
peggiorerebbe
grandemente
la
situazione
,
poiché
al
pappagallismo
delle
dispense
-
a
cui
qua
e
là
si
sottraggono
gli
insegnanti
che
all
'
esame
riescono
a
dedicare
cure
particolari
-
si
surrogherebbe
,
peggiore
e
generalizzato
,
il
pappagallismo
dei
libri
di
testo
e
dei
questionari
stabiliti
per
regolamento
per
i
tali
e
tali
diplomi
.
L
'
esame
non
deve
testimoniare
che
il
candidato
ha
quelle
tali
nozioni
,
che
lo
Stato
ha
prescritto
in
un
programma
:
l
'
esame
di
Stato
,
checché
profetizzino
i
suoi
fautori
,
ha
almeno
altrettanta
tendenza
a
degenerare
come
l
'
esame
accademico
.
Il
diploma
conseguito
così
è
una
ben
meschina
cosa
.
Invece
l
'
esame
dovrebbe
rendere
testimonianza
che
il
candidato
si
è
impadronito
dello
spirito
dell
'
insegnamento
,
che
in
quella
data
scuola
,
e
non
in
un
'
altra
,
si
impartisce
.
Esso
perciò
deve
essere
dato
dall
'
insegnante
che
di
quella
scuola
è
lo
spirito
animatore
.
Ma
egli
deve
avere
i
mezzi
di
accertarsi
seriamente
quanto
valga
e
cosa
sappia
il
suo
studente
.
L
'
odierno
esame
orale
,
anche
se
prolungato
dai
consuetudinari
quindici
minuti
a
mezz
'
ora
o
più
,
non
dà
nessuna
garanzia
in
merito
.
L
'
esame
orale
dovrebbe
essere
l
'
ultimo
atto
di
una
serie
di
prove
,
principalmente
scritte
,
da
tenersi
secondo
un
piano
prestabilito
dal
capo
di
ogni
istituto
o
gruppo
di
materie
e
concordato
con
i
suoi
colleghi
.
Chi
abbia
avuto
sotto
gli
occhi
qualcuno
dei
piani
di
studi
e
di
esami
che
devono
essere
osservati
nelle
principali
università
inglesi
ed
americane
per
conseguire
un
qualunque
grado
,
rimane
stupito
dello
stato
di
anarchia
in
cui
ci
troviamo
noi
.
Anarchia
la
quale
dipende
dalla
circostanza
che
presso
di
noi
tutto
è
affidato
ad
un
unica
persona
,
la
quale
dovrebbe
nel
tempo
stesso
scoprire
nuovi
veri
,
essere
il
maestro
dei
giovani
che
hanno
l
'
amore
della
scienza
,
il
ripetitore
e
l
'
esaminatore
della
massa
degli
studenti
ordinari
.
Il
che
essendo
di
fatto
impossibile
,
tutti
tre
i
compiti
sono
adempiuti
alla
meglio
,
con
risultati
spesso
deplorevoli
.
Non
si
dica
che
le
prove
scritte
sarebbero
la
continuazione
dei
componimenti
liceali
e
si
ridurrebbero
ad
un
cattivo
riassunto
scritto
,
invece
che
orale
,
delle
dispense
e
dei
testi
stampati
.
E
'
tutta
una
arte
che
deve
perfezionarsi
in
materia
di
conoscere
le
fonti
principali
,
i
libri
classici
,
possegga
antologie
dei
testi
fondamentali
sulle
teorie
insegnate
e
sappia
trarne
partita
.
Il
cosiddetto
"
paper
"
delle
università
inglesi
meriterebbe
di
essere
meglio
conosciuto
da
noi
:
dal
"
paper
"
ossia
saggio
-
scritto
preparato
tranquillamente
a
casa
,
a
quello
che
deve
essere
composto
nell
'
aula
,
in
non
più
di
un
dato
tempo
e
in
non
più
di
tante
parole
;
prove
differenti
le
quali
permettono
di
giudicare
il
valore
del
giovane
da
differenti
punti
di
vista
.
Ed
il
"
saggio
"
di
ogni
studente
deve
essere
su
un
argomento
diverso
da
quello
di
ogni
altro
;
ed
essi
debbono
essere
parecchi
per
ogni
disciplina
e
cose
ben
diverse
dalla
dissertazione
originale
di
laurea
.
Fatica
diabolica
,
si
dirà
,
per
i
professori
;
ed
è
perciò
appunto
che
non
è
possibile
farne
nulla
,
prima
che
sia
avvenuta
quella
suddivisione
di
funzioni
fra
lo
studioso
,
il
professore
e
l
'
esaminatore
che
ho
voluto
delineare
nel
presente
articolo
.
StampaPeriodica ,
L
'
infortunio
capitato
alla
Banca
Italiana
di
Sconto
è
stato
l
'
occasione
che
fossero
ripetute
in
pubblici
comizi
parole
ben
note
nella
terminologia
economica
,
ma
relativamente
oscure
in
quella
volgare
.
Gli
studiosi
sanno
come
gli
inglesi
abbiano
dato
alla
scienza
economica
il
nome
di
"
economia
politica
"
;
nome
che
i
trattatisti
tedeschi
amarono
spesso
cambiare
in
quello
di
"
economia
nazionale
"
,
finché
,
più
recentemente
ancora
,
ad
accentuare
il
carattere
scientifico
dei
loro
lavori
,
parecchi
scrittori
preferirono
adoperare
semplicemente
la
parola
"
Economics
"
od
"
Economica
"
,
tale
quale
dicesi
"
Fisica
"
o
"
Chimica
"
.
Tuttavia
,
quegli
aggettivi
"
politica
"
o
"
nazionale
"
fanno
ancora
grande
e
bella
impressione
agli
occhi
di
taluno
,
il
quale
volentieri
,
nel
pronunciare
,
posa
l
'
accento
su
di
essi
,
quasi
a
voler
dire
che
la
scienza
economica
merita
o
non
merita
rispetto
a
seconda
che
essa
è
più
o
meno
"
politica
"
o
"
nazionale
"
.
Appunto
in
certi
comizi
romani
recenti
,
provocati
dalla
moratoria
della
Banca
di
Sconto
,
pare
si
sia
distinto
tra
una
politica
bancaria
"
nazionale
"
ed
una
"
anti
-
nazionale
"
non
si
sa
se
francofila
o
tedescofila
ed
i
convenuti
si
sarebbero
dimostrati
disposti
a
far
entrare
,
coi
randelli
,
nella
mente
dei
governanti
e
dei
banchieri
l
'
idea
che
ci
ha
da
essere
,
accanto
a
banche
antinazionali
,
una
banca
a
cui
sia
specificamente
affidato
il
compito
di
fare
una
politica
economica
"
nazionale
"
o
"
italiana
"
.
Prescindo
dal
fatto
concreto
,
se
vi
sia
tale
o
tale
banca
tedescofila
o
francofila
o
italianofila
,
sia
perché
è
difficilissimo
per
i
laici
appurare
le
circostanze
delle
accuse
e
delle
difese
in
modo
esatto
,
sia
perché
qui
si
vuole
soltanto
discorrere
della
esatta
definizione
dell
'
aggettivo
"
nazionale
"
od
"
italiana
"
aggiunto
al
sostantivo
"
economia
"
o
"
politica
economica
"
o
"
banca
"
.
Che
cosa
vuol
dire
"
economia
o
banca
nazionale
,
meglio
,
italiana
"
di
diverso
da
"
economia
"
o
"
banca
"
senza
aggettivi
?
Una
banca
-
ed
assumiamo
questa
come
esempio
e
tipo
delle
altre
economie
esistenti
in
un
paese
,
cosicché
le
osservazioni
fatte
per
essa
valgono
per
tutte
le
altre
economie
-
fa
operazioni
diversissime
,
attive
e
passive
,
le
quali
economicamente
si
distinguono
perché
le
une
sono
molto
redditizie
,
le
altre
mediocremente
,
altre
ancora
poco
o
nulla
,
e
le
ultime
finalmente
possono
procacciare
la
perdita
di
tutto
o
parte
il
capitale
proprio
della
banca
o
dei
depositanti
.
Per
dare
un
esempio
in
cifre
,
si
sono
compiute
cinque
operazioni
,
le
quali
fruttano
il
+25
,
il
+10
,
il
0
,
il
-10
ed
il
-26
per
cento
del
capitale
sociale
.
Quale
di
queste
operazioni
è
"
italiana
"
e
quale
"
tedesco
o
franco
o
anglo
-
fila
"
?
Se
,
invece
di
una
banca
privata
,
si
trattasse
dello
Stato
o
di
un
altro
ente
pubblico
,
si
potrebbe
essere
in
dubbio
.
Ad
uno
Stato
può
convenire
compiere
un
'
operazione
che
gli
cagiona
una
perdita
"
finanziaria
"
di
100.000.000
di
lire
,
piuttostoché
un
'
altra
che
gli
frutti
un
lucro
finanziario
di
altrettanto
.
Anzi
,
è
regola
assoluta
,
che
uno
Stato
deve
prima
adempiere
ad
uffici
costosi
e
poi
solo
,
dopo
adempiuto
ottimamente
e
con
grave
dispendio
a
questi
,
può
,
con
molti
ma
molti
se
,
tentare
operazioni
fruttifere
.
C
'
è
forse
dubbio
,
che
,
sovra
ogni
altra
cosa
,
lo
Stato
deve
difendere
,
con
l
'
esercito
e
con
la
flotta
,
il
territorio
del
paese
o
pagare
i
magistrati
ed
i
poliziotti
ed
i
medici
della
sanità
pubblica
ed
i
maestri
elementari
?
E
c
'
è
dubbio
che
tutte
queste
faccende
pressanti
e
necessarie
costano
molto
e
non
rendono
nulla
?
Ed
è
forse
dubbio
che
,
tuttavia
,
uno
Stato
riscuote
lode
quando
,
pur
spendendo
solo
il
necessario
,
adempie
al
suo
ufficio
convenientemente
?
Né
è
immaginabile
che
uno
Stato
trascuri
i
suoi
uffici
costosi
per
correre
dietro
alla
speranza
ed
anche
alla
realtà
di
guadagni
in
imprese
economiche
di
ferrovie
,
banche
,
navigazione
,
industrie
.
Anche
ammettendo
che
il
lucro
sia
scarso
,
lo
Stato
non
può
e
non
deve
cercarlo
,
se
prima
non
ha
adempiuto
bene
ai
suoi
fini
essenziali
.
Non
essendo
un
Ente
creato
allo
scopo
di
ottener
lucri
,
il
fatto
che
esso
se
li
procaccia
può
essere
un
argomento
per
concludere
che
si
è
comportato
male
anziché
bene
in
rapporto
ai
suoi
fini
.
Sarà
"
nazionale
"
od
"
italiano
"
quello
Stato
il
quale
,
a
costo
di
perdite
finanziarie
,
bene
raggiunge
i
fini
della
collettività
italiana
ed
"
antinazionale
"
od
"
anti
-
italiano
"
quello
Stato
,
il
quale
,
a
scopo
di
ingrassare
sé
stesso
o
i
suoi
cittadini
,
pospone
gli
ideali
italiani
a
quelli
di
un
altro
paese
e
ci
rende
servi
,
in
senso
materiale
o
spirituale
,
di
potenze
o
di
ideali
stranieri
.
Ma
una
banca
?
È
dessa
creata
per
perdere
o
per
guadagnare
?
Evidentemente
per
guadagnare
.
Se
perde
,
essa
si
suicida
,
distrugge
sè
stessa
ed
impedisce
ai
proprii
dirigenti
o
soci
di
conseguire
gli
scopi
per
cui
la
banca
sorse
.
Supponiamo
che
i
fondatori
della
banca
si
siano
proposto
uno
scopo
qualunque
non
grettamente
egoistico
.
Essi
vogliono
promuovere
lo
sviluppo
delle
energie
del
suolo
e
del
sottosuolo
nazionale
,
incoraggiare
le
iniziative
dei
cittadini
italiani
.
Si
promuove
e
si
incoraggia
tutto
ciò
col
perdere
denari
?
A
furia
di
lucrare
il
-10
od
il
-25
%
del
capitale
,
questo
va
in
fumo
,
i
depositanti
pigliano
paura
,
si
determina
un
panico
e
vengono
meno
i
fondi
con
cui
incoraggiare
e
promuovere
.
Gira
e
rigira
,
per
una
banca
non
vi
è
altro
metodo
per
raggiungere
fini
utili
alla
collettività
nazionale
fuorché
quello
che
consiste
nel
fare
affari
buoni
.
In
certi
casi
,
e
in
limiti
molto
modesti
,
possono
essere
buoni
"
a
lunga
scadenza
"
;
ma
in
ogni
modo
debbono
esser
buoni
e
non
cattivi
.
Il
banchiere
come
l
'
industriale
non
deve
proporsi
scopi
non
economici
.
Se
dinanzi
al
banchiere
compare
un
progettista
e
gli
espone
il
programma
di
una
iniziativa
di
miniere
di
lignite
suffragandola
"
soltanto
"
col
dire
che
così
si
contribuirà
a
liberare
il
paese
dal
tributo
pagato
all
'
Inghilterra
per
l
'
acquisto
del
carbon
fossile
,
il
banchiere
ha
il
dovere
di
mettere
con
molta
gentilezza
il
progettista
alla
porta
.
Costui
infatti
è
uno
scemo
.
Se
la
tonnellata
di
carbon
fossile
straniero
costa
200
lire
,
ossia
,
per
ipotesi
,
il
prezzo
di
una
merce
che
a
noi
è
costata
a
produrla
10
giornate
di
lavoro
;
mentre
due
tonnellate
di
lignite
italiana
,
aventi
lo
stesso
potere
calorifico
,
costano
soltanto
160
lire
,
ossia
8
giornate
di
lavoro
,
e
se
il
lavoro
italiano
non
può
impiegarsi
meglio
che
nell
'
estrarre
lignite
,
allora
conviene
coltivare
lignite
ed
il
banchiere
opererà
ottimamente
anticipando
fondi
al
progettista
.
Non
perché
la
lignite
sia
italiana
;
ma
perché
con
sole
8
giornate
di
lavoro
italiano
otteniamo
lo
stesso
risultato
che
otterremo
spendendo
,
per
comprar
carbone
,
l
'
equivalente
di
10
giornate
di
lavoro
medesimamente
italiano
;
quindi
ci
avanzano
2
giornate
libere
per
produrre
qualche
altra
cosa
o
forse
anco
per
divertirci
.
Ma
se
le
due
tonnellate
di
lignite
italiana
costano
400
lire
,
ossia
20
giornate
di
lavoro
italiano
,
in
tal
caso
pazzo
e
antiitaliano
sarebbe
quel
banchiere
che
anticipasse
fondi
a
tale
scopo
.
Egli
incoraggerebbe
così
gli
italiani
a
spendere
20
giornate
di
lavoro
,
laddove
basterebbe
impiegarne
10
a
produrre
qualche
altra
cosa
che
potremmo
poi
vendere
per
200
lire
e
cosi
procacciarci
le
tonnellate
di
carbon
fossile
inglese
.
Questo
,
benché
inglese
,
deve
essere
preferito
,
nell
'
interesse
dell
'
Italia
,
alla
lignite
italiana
.
Così
facendo
,
noi
non
preferiamo
la
produzione
inglese
del
carbone
a
quella
italiana
della
lignite
;
bensì
preferiamo
la
produzione
italiana
dell
'
uva
o
della
seta
,
o
della
canapa
o
di
certe
macchine
o
di
cappelli
ecc
.
,
alla
produzione
italiana
della
lignite
;
ed
a
giusta
ragione
facciamo
ciò
,
perché
a
produrre
cappelli
impieghiamo
meglio
e
più
fruttuosamente
il
nostro
lavoro
e
il
nostro
capitale
che
a
produrre
lignite
.
Dunque
,
possiamo
concludere
che
l
'
aggettivo
"
italiano
"
applicato
a
"
banca
"
,
ad
"
industria
"
,
ad
"
economia
"
ha
un
significato
laudativo
solo
se
equivale
ad
"
economico
"
,
e
che
una
banca
è
italiana
in
quanto
guadagna
,
antiitaliana
ovvero
tedesco
-
franco
-
anglo
-
fila
in
quanto
perde
.
Guadagnare
è
sinonimo
di
incoraggiare
industrie
sane
,
vitali
,
rigogliose
;
perdere
è
sinonimo
di
incoraggiare
progetti
mal
combinati
,
fantastici
,
improduttivi
.
Guadagnare
vuol
dire
rafforzare
il
paese
,
arricchirlo
,
renderlo
atto
a
vincere
nella
concorrenza
internazionale
.
Perdere
vuol
dire
indirizzare
il
lavoro
italiano
in
impieghi
in
cui
esso
è
male
rimunerato
,
in
cui
si
producono
cose
non
desiderate
dai
consumatori
;
vuol
dire
immiserire
il
paese
e
renderlo
facilmente
servo
delle
più
rigogliose
economie
straniere
.
La
definizione
ora
data
dell
'
aggettivo
italiano
"
dimostra
che
probabilmente
hanno
ragione
quei
trattatisti
i
quali
amano
poco
le
aggiunte
"
nazionale
"
o
"
politica
"
o
"
italiana
"
al
sostantivo
"
Economica
"
.
L
'
aggettivo
non
aggiunge
nulla
al
concetto
e
serve
solo
a
confondere
le
idee
,
perché
fa
nascere
l
'
impressione
negli
inesperti
che
si
debba
incoraggiare
un
'
economia
od
una
banca
"
nazionale
"
in
contrapposto
all
'
economia
od
alla
banca
"
semplice
"
;
mentre
quelle
sole
banche
ad
economia
sono
nazionali
od
italiane
le
quali
sono
vere
e
semplici
banche
ed
economie
;
ossia
banche
ed
economie
,
le
quali
adempiono
semplicemente
al
loro
fine
proprio
bancario
od
economico
,
senza
l
'
appiccicatura
di
nessun
altro
fine
extra
-
vagante
.
StampaPeriodica ,
Mussolini
à
parlato
tre
volte
da
quando
è
capo
del
Governo
.
E
l
'
ultimo
suo
discorso
,
ai
senatori
,
è
stato
ancor
più
forte
,
à
più
ancora
impressionato
l
'
opinione
pubblica
.
E
stato
polemico
,
chiaro
,
decisivo
:
conciso
ed
esauriente
:
ardito
e
pur
misurato
:
energico
fino
all
'
irriverenza
,
ed
esplicito
per
molte
questioni
che
tanto
appassionano
in
questi
giorni
gli
italiani
.
Lo
squadrismo
,
per
esempio
;
quanti
avversari
non
lo
desideravano
"
vaporizzato
"
?
Ora
sono
serviti
.
Lo
squadrismo
rimane
a
salvaguardia
non
del
Fascismo
soltanto
,
ma
della
Nazione
.
"
Non
avevo
300
mila
tessere
:
sibbene
300
mila
fucili
!
"
...
Quando
si
parla
così
franchi
,
così
rudi
,
in
tono
tanto
imperativo
,
certo
resta
poco
a
ridire
,
certo
la
funzione
parlamentare
viene
assai
menomata
.
Ma
è
poi
un
male
?
Noi
apprezziamo
nel
suo
giusto
valore
il
regime
costituzionale
moderno
;
quel
regime
che
l
'
Italia
copiò
di
sana
pianta
dall
'
Inghilterra
,
dove
ha
fatto
per
sì
lunghi
secoli
una
prova
tanto
felice
.
Sappiamo
quali
siano
i
suoi
vantaggi
,
i
suoi
pregi
,
i
suoi
meriti
.
Il
parlamento
:
Un
'
accolta
di
valori
tecnici
morali
culturali
;
un
pacifico
raduno
di
rappresentanti
di
tutta
la
popolazione
,
che
si
riunisce
serenamente
a
legiferare
,
e
addita
al
governo
le
vie
da
seguire
,
gli
esprime
la
volontà
popolare
,
lo
coadiuva
nel
grave
compito
di
reggere
le
sorti
d
'
una
grande
nazione
;
e
il
deputato
meridionale
prospetta
la
soluzione
del
problema
demografico
;
e
il
deputato
d
'
un
'
isola
propone
un
sistema
di
viabilità
per
la
sua
isola
;
e
il
deputato
dei
marinai
chiede
costruzione
e
ingrandimenti
per
questo
o
quel
porto
prosperoso
.
Apprezziamo
e
abbiamo
accettato
il
sistema
parlamentare
.
"
Chi
mi
impediva
di
chiudere
il
parlamento
?
Chi
mi
impediva
di
proclamare
una
dittatura
di
due
o
tre
o
cinque
persone
?
Dove
era
qualcuno
che
mi
potesse
resistere
?
"
E
così
abbiamo
avuto
la
breve
nonché
inutile
sessione
or
ora
finita
.
Con
relativo
indecente
stomachevole
spettacolo
di
servilità
.
Né
poteva
accadere
diversamente
.
L
'
organo
parlamentare
fu
istituito
per
tempi
normali
e
deve
funzionare
osservando
lo
spirito
per
cui
esiste
.
Altrimenti
si
cade
nella
parodia
.
In
un
momento
eccezionale
,
in
condizioni
eccezionali
,
con
un
uomo
che
domina
così
sicuro
la
situazione
,
il
parlamento
s
'
annulla
,
inevitabilmente
.
Il
parlamento
presume
una
certa
parità
di
forze
,
una
certa
uguaglianza
tra
i
deputati
,
un
senso
d
'
arrendevolezza
reciproco
.
Quando
s
'
erge
un
dominatore
,
il
parlamento
diviene
un
giocattolo
nelle
sue
mani
,
e
per
l
'
opinione
pubblica
uno
zimbello
.
Questa
volta
l
'
uomo
ch
'
è
salito
al
potere
è
di
tal
razza
da
non
consentire
le
estenuanti
diatribe
,
le
elucubrazioni
faragginose
.
Mussolini
giovine
,
volitivo
,
accentratore
,
lavoratore
,
insofferente
di
freni
,
capace
d
'
imperio
non
può
essere
che
un
dittatore
.
Camuffate
pure
fin
che
vi
piace
la
realtà
.
Lasciate
pure
vivacchiare
ancora
a
lungo
quella
innocua
larva
di
parlamento
che
è
la
26.a
legislatura
.
Ma
l
'
unica
,
solare
verità
è
questa
:
che
mentre
è
al
comando
Mussolini
,
il
solo
responsabile
è
lui
,
il
solo
capo
è
lui
,
il
padrone
è
lui
.
Perché
ormai
bisogna
riconoscerlo
:
stavolta
a
Roma
hanno
trovato
un
padrone
.
E
allora
a
che
pro
tenere
in
vita
un
organo
ingombrante
,
maneggiare
delle
marionette
,
perder
tempo
in
compagnia
d
'
un
branco
d
'
insufficienti
?
Gli
scopi
di
Mussolini
sono
chiari
.
Ha
riaperto
la
Camera
(
certo
d
'
averla
ai
suoi
piedi
,
poi
che
le
femmine
adorano
la
maschia
prepotenza
)
onde
servirsi
della
tribuna
parlamentare
per
far
sapere
bene
a
tutti
quel
che
si
prefigge
e
che
conseguirà
.
L
'
ha
riaperta
per
gettare
l
'
offa
della
regolarità
,
della
legalità
,
della
libertà
,
nelle
tremebonde
gole
dei
gelosi
custodi
dell
'
ordine
costituzionale
;
e
per
ottenere
i
pieni
poteri
.
La
riaprirà
perché
ingoi
il
rospo
del
sistema
elettorale
maggioritario
,
che
deve
ucciderla
e
rinnovarla
.
Col
nuovo
sistema
elettorale
il
partito
più
forte
conquista
un
'
enorme
preponderanza
.
Quindi
se
le
elezioni
amministrative
di
queste
domeniche
non
sono
chimere
nella
Camera
che
verrà
eletta
la
futura
estate
o
in
autunno
,
i
fascisti
si
conteranno
a
centinaia
.
Quando
i
deputati
non
dovranno
più
chiedere
favori
a
nome
di
servi
,
quando
il
cittadino
ridivenuto
uomo
libero
,
nulla
temendo
e
nulla
sperando
,
volgerà
nel
rispetto
dello
Stato
il
pensiero
ai
grandi
interessi
nazionali
,
soltanto
allora
si
sarà
creato
lo
Stato
che
un
tempo
dicevasi
liberale
e
oggi
ha
nome
di
fascista
;
ma
a
cui
un
unico
semplice
titolo
veramente
spetta
:
Stato
.
StampaQuotidiana ,
Quanto
più
la
guerra
procede
,
tanto
più
cresce
l
'
importanza
della
campagna
a
favore
dell
'
economia
iniziata
dai
più
autorevoli
giornali
inglesi
,
fatta
propria
dal
governo
di
quel
paese
,
ed
a
cui
anche
in
Italia
si
rivolge
oggi
il
consenso
crescente
dell
'
opinione
pubblica
.
Dall
'
osservanza
della
più
rigida
economia
ha
finora
tratto
gran
giovamento
sovratutto
la
Germania
,
la
quale
deve
ad
essa
se
ha
sentito
scarsamente
gli
effetti
del
blocco
alimentare
ordinato
ai
suoi
danni
dall
'
Inghilterra
;
il
pane
kappa
,
il
razionamento
della
popolazione
,
la
campagna
per
utilizzare
i
rifiuti
della
cucina
e
della
casa
recarono
notevole
vantaggio
alla
resistenza
economica
tedesca
contro
gli
alleati
.
E
poiché
le
risorse
economiche
non
sono
inesauribili
in
nessun
paese
,
neppure
in
Inghilterra
,
è
naturale
che
anche
lì
si
sia
ripetuto
il
grido
:
fate
economia
!
Dal
successo
di
questa
campagna
dipende
,
più
che
non
si
creda
,
la
capacità
di
resistenza
bellica
delle
nazioni
alleate
.
Se
l
'
Inghilterra
deve
mantenersi
in
grado
di
aiutare
finanziariamente
i
suoi
alleati
,
uopo
è
che
essa
riduca
al
minimo
i
suoi
acquisti
all
'
estero
a
scopo
di
consumo
ed
il
consumo
medesimo
delle
cose
prodotte
all
'
interno
;
così
da
diminuire
il
formidabile
e
crescente
sbilancio
commerciale
,
e
da
frenare
l
'
ascesa
del
cambio
,
che
anche
là
comincia
a
farsi
sentire
.
Da
un
calcolo
istituito
dal
signor
Hobson
nell
'
ultimo
numero
dell
'
«
Economic
Journal
»
risulta
che
nei
primi
nove
mesi
di
guerra
l
'
Inghilterra
dovette
vendere
circa
125
milioni
di
lire
sterline
(
3
miliardi
e
350
milioni
di
lire
nostre
)
di
titoli
stranieri
da
essa
posseduti
per
provvedere
allo
sbilancio
economico
causato
dalla
guerra
.
Se
non
si
pone
riparo
con
l
'
economia
agli
eccessivi
dispendi
,
arriverà
il
giorno
in
cui
le
vendite
dovranno
essere
aumentate
molto
al
di
là
di
questa
cifra
ed
il
mercato
nordamericano
sarà
incapace
di
assorbire
le
enormi
partite
di
titoli
venduti
.
Di
qui
il
fervore
con
cui
uomini
di
governo
,
giornalisti
,
propagandisti
vanno
inculcando
agli
inglesi
la
necessità
di
porre
un
freno
alle
loro
abitudini
spenderecce
.
È
un
appello
,
il
quale
deve
,
anche
fra
noi
,
essere
rivolto
a
tutte
le
classi
sociali
.
Alle
classi
alte
,
ricche
ed
agiate
in
primo
luogo
.
Non
si
lascino
esse
trarre
in
inganno
dal
pregiudizio
comunemente
diffuso
che
sia
loro
dovere
di
spendere
molto
per
dare
lavoro
alle
masse
operaie
.
Questo
dello
«
spendere
per
dare
lavoro
»
è
un
pregiudizio
erroneo
sempre
,
e
massimamente
in
tempo
di
guerra
.
Gli
economisti
non
affermano
che
gli
uomini
siano
meritevoli
di
lode
solo
quando
risparmiamo
e
siano
biasimevoli
sempre
quando
spendono
il
loro
reddito
.
Ognuno
impiega
i
propri
redditi
nel
modo
che
ritiene
più
opportuno
;
e
dal
punto
di
vista
economico
è
fuor
di
luogo
affermare
che
l
'
atto
del
risparmiare
sia
più
virtuoso
dell
'
atto
del
consumare
.
Per
raggiungere
il
fine
di
un
progresso
economico
generale
,
di
un
miglioramento
costante
nella
produzione
della
ricchezza
e
nel
tenor
di
vita
degli
uomini
,
è
necessario
che
sia
serbato
un
certo
equilibrio
fra
il
consumo
ed
il
risparmio
;
fa
d
'
uopo
che
,
per
risparmiare
denaro
,
non
si
riducano
gli
uomini
alla
macilenza
fisica
ed
alla
sordidezza
intellettuale
e
morale
;
e
d
'
altro
canto
non
si
consumi
tutto
il
reddito
in
godimenti
presenti
,
occorrendo
provvedere
all
'
avvenire
.
Queste
sono
verità
ovvie
;
ma
non
è
inutile
insistere
sul
punto
che
il
ricco
,
il
quale
spende
tutto
il
suo
reddito
e
forse
parte
del
suo
patrimonio
,
non
acquista
perciò
alcuna
maggiore
benemerenza
,
verso
i
poveri
,
di
colui
che
risparmia
.
Apparentemente
il
ricco
spendaccione
sembra
meritevole
di
maggiore
lode
dell
'
avaro
parsimonioso
;
ed
invero
egli
è
lodato
da
servitori
,
camerieri
,
cocchieri
,
negozianti
,
parassiti
,
come
colui
che
sa
spendere
i
propri
denari
a
beneficio
altrui
.
Costoro
guardano
con
disprezzo
al
ricco
avaro
che
tesaurizza
e
pone
in
serbo
i
suoi
denari
,
rifiutando
di
farne
partecipe
altrui
.
In
realtà
,
tutti
sanno
che
questa
è
solo
l
'
apparenza
delle
cose
.
Nel
mondo
moderno
,
in
cui
nessuno
tesaurizza
in
realtà
chi
usa
ancora
riporre
sottoterra
i
denari
messi
in
serbo
?
ma
tutti
risparmiano
,
risparmiare
vuoi
dire
portare
i
propri
denari
alla
banca
o
cassa
di
risparmio
o
comprare
titoli
o
fare
mutui
altrui
o
comprare
terre
o
case
.
E
poiché
banche
e
casse
di
risparmio
non
tengono
inutilizzati
i
depositi
,
ma
li
dànno
a
mutuo
ad
industriali
,
commercianti
,
comuni
bisognosi
di
compiere
opere
pubbliche
ecc
.
ecc
.
;
risparmiare
vuol
dire
fare
«
domanda
di
lavoro
»
altrettanto
e
forse
più
di
quanto
non
accada
consumando
.
Le
l000
lire
consumate
impiegano
gli
operai
che
tessono
panni
o
macinano
il
grano
:
ma
,
senza
le
l000
lire
risparmiate
,
industriali
tessitori
e
mugnai
non
avrebbero
potuto
fare
le
provviste
di
lana
o
di
frumento
,
o
comprare
le
macchine
senza
di
cui
il
lavoro
sarebbe
stato
impossibile
.
La
quale
verità
acquista
maggior
forza
in
tempo
di
guerra
.
Supponiamo
vi
sia
taluno
in
dubbio
se
gli
convenga
acquistare
un
'
automobile
ovvero
mettere
in
serbo
i
denari
per
la
sottoscrizione
di
cartelle
del
futuro
prestito
nazionale
.
Quali
sono
le
conseguenze
delle
due
diverse
maniere
di
agire
?
Dannose
alla
generalità
nel
primo
caso
,
utili
nel
secondo
.
Se
egli
acquista
l
'
automobile
,
avrà
la
scelta
fra
una
marca
nazionale
od
una
marca
estera
.
È
quasi
certo
che
egli
non
potrà
comperare
un
'
automobile
nazionale
,
tutta
la
produzione
interna
essendo
accaparrata
per
le
necessità
militari
.
Quando
vi
riescisse
,
sarebbe
a
danno
del
paese
;
il
quale
ha
interesse
che
tutti
gli
operai
ed
i
capitali
dell
'
industria
automobilistica
siano
impiegati
a
crescere
la
resistenza
contro
il
nemico
.
Egli
,
aumentando
la
domanda
di
maestranze
e
di
materiali
così
necessari
,
ne
aumenterebbe
il
prezzo
e
crescerebbe
quindi
il
costo
della
guerra
per
lo
stato
.
Né
meno
dannoso
all
'
interesse
nazionale
sarebbe
l
'
acquisto
dell
'
automobile
all
'
estero
.
Egli
dovrebbe
pagare
all
'
estero
10
o
20.000
lire
e
crescerebbe
d
'
altrettanto
il
debito
commerciale
dell
'
Italia
verso
l
'
estero
.
Colla
sua
azione
egli
:
1
)
impedirebbe
all
'
Italia
di
acquistare
frumento
o
munizioni
da
guerra
per
altrettante
somme
;
ovvero
2
)
provocando
una
nuova
domanda
di
divisa
estera
,
farebbe
crescere
l
'
aggio
dell
'
oro
sulla
cartamoneta
e
contribuirebbe
al
crescere
del
prezzo
dei
cereali
,
delle
carni
,
delle
lane
,
delle
munizioni
e
di
tutte
le
cose
le
quali
noi
dobbiamo
comperare
all
'
estero
.
L
'
azione
di
chi
compra
un
'
automobile
all
'
estero
,
come
di
chi
acquista
gemme
,
brillanti
,
pizzi
,
vestiti
,
stoffe
di
lusso
,
libri
,
di
cui
la
lettura
è
prorogabile
,
deve
dunque
essere
reputata
nociva
alla
patria
.
Osservazioni
simili
si
possono
fare
per
i
nuovi
impianti
industriali
,
edilizi
,
per
i
lavori
pubblici
prorogabili
e
non
ancora
iniziati
.
Crescono
,
per
queste
richieste
facilmente
prorogabili
,
i
prezzi
del
legname
,
del
ferro
,
del
cemento
e
di
molti
altri
materiali
,
di
cui
il
governo
ha
gran
bisogno
per
le
sue
occorrenze
militari
;
si
distolgono
gli
operai
dall
'
accorrere
a
quelle
fabbricazioni
di
panni
,
di
materiali
bellici
ed
a
quelle
colture
dei
campi
che
sono
necessarie
ed
urgenti
nel
momento
attuale
.
Colui
,
il
quale
rinuncia
all
'
acquisto
dell
'
automobile
od
a
qualunque
altra
spesa
,
anche
di
cibo
o
di
vestito
,
prorogabile
od
evitabile
,
compie
invece
opera
utile
al
paese
.
Il
suo
risparmio
,
consegnato
allo
stato
in
cambio
di
cartelle
del
prestito
nazionale
,
è
dallo
stato
impiegato
forse
ugualmente
nell
'
acquisto
di
automobili
o
nel
riattamento
di
strade
,
nell
'
ampliamento
di
stazioni
ferroviarie
o
nella
costruzione
di
ponti
o
di
tronchi
di
ferrovie
e
quindi
è
rivolto
a
richiesta
di
lavoro
nella
stessa
misura
che
s
'
egli
consumasse
quella
somma
.
Ma
le
automobili
,
le
stazioni
,
le
opere
pubbliche
compiute
o
comprate
dal
governo
servono
al
fine
pubblico
della
difesa
nazionale
e
non
al
fine
privato
di
un
godimento
personale
,
che
nel
momento
presente
è
dissolvitore
.
Né
è
minore
il
dovere
di
fare
economia
per
le
classi
più
numerose
.
Purtroppo
,
la
utilizzazione
delle
varie
sostanze
alimentari
è
imperfettissima
nelle
masse
operaie
.
Nelle
campagne
si
utilizzano
discretamente
i
rifiuti
con
l
'
allevamento
di
porci
,
di
conigli
,
di
volatili
da
cortile
;
ma
nelle
città
si
comincia
appena
adesso
a
comprendere
quali
vantaggi
si
potrebbero
ricavare
dall
'
allevamento
,
anche
in
piccole
proporzioni
,
di
conigli
per
la
produzione
della
carne
e
delle
pelli
.
Molta
strada
potrebbe
farsi
nelle
città
altresì
con
la
utilizzazione
orticola
di
tutti
gli
spazi
vacanti
,
delle
aree
fabbricabili
,
che
ora
non
dànno
alcun
frutto
a
nessuno
.
Del
pari
la
diffusione
di
opportune
regole
di
cucina
gioverebbe
ad
insegnare
alle
madri
di
famiglia
operaie
la
possibilità
di
trarre
partito
da
molte
sostanze
alimentari
ora
malamente
cucinate
e
di
utilizzare
gran
parte
di
quelli
che
sono
considerati
rifiuti
.
Si
pensi
che
ogni
chilogrammo
di
farina
o
di
carne
consumato
in
meno
o
meglio
utilizzato
è
un
minor
debito
del
paese
,
è
un
prolungamento
della
nostra
capacità
di
resistenza
militare
!
Anche
nelle
file
dell
'
esercito
combattente
la
campagna
per
l
'
economia
potrebbe
essere
feconda
di
utili
risultati
.
Da
lettere
ricevute
ho
ricavato
l
'
impressione
che
la
razione
di
pane
e
di
carne
assegnata
ai
soldati
nella
zona
di
guerra
sia
in
molti
casi
individuali
esuberante
.
Da
un
punto
di
vista
generale
è
bene
far
così
:
ma
ad
evitare
sprechi
costosi
,
sarebbe
saggio
consiglio
promuovere
tra
i
soldati
l
'
economia
,
incoraggiando
con
opportuni
riacquisti
l
'
utilizzazione
delle
razioni
rimaste
da
consumare
.
Il
ritorno
della
pace
sarà
accompagnato
da
uno
stato
di
prosperità
economica
solo
se
durante
la
guerra
si
sarà
diffusa
ed
accentuata
l
'
abitudine
della
economia
e
del
risparmio
.
Ho
già
altra
volta
notato
come
,
in
tutti
i
paesi
belligeranti
,
la
guerra
abbia
dato
luogo
a
fenomeni
di
apparente
prosperità
economica
,
dai
quali
importa
non
lasciarsi
suggestionare
.
Una
parte
invero
del
capitale
già
risparmiato
viene
ora
mutuata
allo
stato
,
il
quale
la
spende
di
giorno
in
giorno
per
la
condotta
della
guerra
e
la
converte
così
in
reddito
dei
suoi
ufficiali
,
dei
suoi
soldati
,
dei
suoi
fornitori
,
dei
suoi
creditori
.
Ciò
che
era
capitale
si
trasforma
in
reddito
;
e
cresce
così
la
quantità
delle
cose
che
gli
uomini
ritengono
di
potere
spendere
.
Guai
a
ritenere
che
sul
serio
i
redditi
sieno
aumentati
permanentemente
e
sia
aumentata
la
spesa
che
gli
uomini
possono
fare
senza
pregiudizio
del
loro
patrimonio
!
Finita
la
guerra
e
finite
le
spese
straordinarie
dello
stato
,
i
redditi
torneranno
ad
essere
quelli
di
prima
.
Anzi
saranno
minori
,
perché
fu
consumata
una
parte
del
capitale
che
era
stato
precedentemente
risparmiato
e
questa
parte
non
può
più
essere
impiegata
alla
produzione
di
nuove
ricchezze
.
Fa
d
'
uopo
perciò
,
se
non
si
vuole
che
il
benessere
generale
scemi
al
ritorno
della
pace
,
che
durante
la
guerra
si
cerchi
di
fare
la
maggiore
economia
possibile
,
in
guisa
da
ricostituire
i
risparmi
distrutti
per
la
condotta
della
guerra
.
Supponiamo
che
la
guerra
costi
all
'
Italia
6
miliardi
di
lire
.
Una
parte
di
questi
6
miliardi
sarà
coperta
con
i
redditi
dell
'
anno
,
i
quali
,
invece
di
alimentare
operai
,
contadini
,
redditieri
,
alimenteranno
soldati
,
ufficiali
,
lavoratori
nelle
fabbriche
di
munizioni
.
Una
parte
sarà
prelevata
però
sul
capitale
già
esistente
;
ed
è
questa
parte
che
occorre
ricostituire
con
nuovo
risparmio
,
affinché
alla
fine
della
guerra
le
banche
e
le
casse
di
risparmio
non
si
trovino
nella
impossibilità
di
soddisfare
le
richieste
degli
industriali
,
commercianti
,
agricoltori
bisognosi
di
capitale
circolante
.
Per
fortuna
,
il
rialzo
nel
saggio
dell
'
interesse
,
cagionato
dalle
fortissime
richieste
di
somme
a
mutuo
da
parte
degli
stati
belligeranti
,
incoraggia
a
risparmiare
di
più
.
Non
forse
tutti
i
risparmiatori
,
ma
certamente
parecchi
di
essi
sono
maggiormente
spinti
a
risparmiare
quando
sperano
di
ottenere
un
interesse
del
5%
,
piuttostoché
solo
del
3,50%
.
È
questa
una
delle
principali
ragioni
per
cui
i
mali
cagionati
dalle
guerre
del
passato
si
sono
curati
più
rapidamente
di
quanto
non
prevedessero
i
pessimisti
.
Nel
mondo
economico
molte
malattie
provocano
il
proprio
rimedio
.
Grazie
al
rialzo
del
saggio
dell
'
interesse
,
il
risparmio
,
invece
di
limitarsi
ad
un
miliardo
all
'
anno
,
cresce
ad
uno
e
mezzo
e
forse
due
;
sicché
in
breve
volgere
di
anni
le
ferite
della
guerra
sono
rimarginate
.
Gli
uomini
si
sono
stretti
un
po
'
la
cintola
,
hanno
cambiato
meno
frequentemente
vestiti
e
calzari
,
si
sono
divertiti
di
meno
ed
hanno
risparmiato
di
più
.
Il
ritorno
ad
abitudini
più
frugali
di
vita
non
deve
però
essere
considerato
soltanto
una
«
dolorosa
»
necessità
.
Sotto
molti
rispetti
esso
è
un
beneficio
economico
e
morale
.
Importa
persuaderci
che
,
risparmiando
,
noi
non
compiamo
solo
un
atto
necessario
ed
economicamente
vantaggioso
.
Così
operando
,
noi
adempiamo
ad
un
dovere
verso
la
patria
e
contribuiamo
al
perfezionamento
morale
delle
future
generazioni
.
StampaQuotidiana ,
Ora
che
la
guerra
è
cominciata
,
diventa
concreto
il
problema
,
che
,
già
presente
agli
italiani
,
non
ancora
doveva
essere
risoluto
senza
indugio
:
come
ci
dobbiamo
comportare
nelle
faccende
ordinarie
della
nostra
vita
materiale
ed
economica
?
Una
formula
ebbe
grande
voga
in
Inghilterra
nei
primi
otto
o
nove
mesi
della
guerra
:
operate
e
vivete
come
se
la
guerra
non
fosse
;
attendete
tranquillamente
ai
lavori
vostri
e
continuate
serenamente
nel
vostro
genere
ordinario
di
vita
e
di
spese
,
senza
preoccuparvi
della
guerra
.
In
tal
modo
voi
servirete
il
vostro
paese
;
il
quale
ha
d
'
uopo
che
il
meccanismo
della
vita
economica
funzioni
regolarmente
e
senza
scosse
,
che
la
terra
seguiti
a
fruttificare
,
che
le
industrie
lavorino
in
pieno
,
che
il
traffico
segua
le
sue
vie
,
e
che
il
popolo
non
sia
malcontento
per
la
disoccupazione
.
L
'
esperienza
dei
primi
nove
mesi
di
guerra
ha
dimostrato
che
la
formula
,
sebbene
contenesse
una
parte
di
verità
,
non
era
compiuta
e
poteva
diventare
pericolosa
.
Nell
'
Inghilterra
stessa
,
l
'
opinione
pubblica
ha
dovuto
persuadersi
che
la
vita
ordinaria
della
popolazione
doveva
mutare
per
adattarsi
alle
necessità
urgenti
e
pressanti
della
guerra
;
e
che
un
non
piccolo
coefficiente
di
vittoria
stava
appunto
nella
capacità
del
popolo
di
adattarsi
alle
mutate
condizioni
ed
esigenze
della
vita
in
tempo
di
guerra
.
Sì
,
fa
d
'
uopo
che
ognuno
,
il
quale
non
sia
chiamato
sotto
le
armi
,
continui
a
lavorare
nel
suo
mestiere
e
nella
sua
professione
;
e
questo
è
certo
il
miglior
modo
per
servire
il
paese
.
Gli
industriali
,
i
commercianti
,
i
professionisti
,
gli
agricoltori
che
attenderanno
con
la
consueta
cura
ai
propri
lavori
e
negozi
,
contribuiranno
a
far
funzionare
senza
scosse
il
meccanismo
della
vita
del
paese
;
e
daranno
opera
alla
vittoria
;
meglio
che
non
abbandonando
il
proprio
mestiere
ed
offrendo
la
propria
collaborazione
a
servizi
bellici
,
od
ausiliari
,
a
cui
possono
essere
disadatti
.
Lavorare
come
prima
tanto
meglio
si
può
,
in
quanto
il
governo
,
fin
dal
primo
momento
,
ha
veduto
che
importava
dare
opera
a
promuovere
il
proseguimento
regolare
della
vita
economica
.
Niente
moratoria
,
la
quale
avrebbe
perturbato
grandemente
gli
affari
e
gettato
il
seme
del
dubbio
e
dell
'
incertezza
;
bensì
larghe
anticipazioni
a
banche
ed
a
consorzi
per
consentire
loro
di
effettuare
rimborsi
e
di
concedere
prestiti
su
titoli
e
su
merci
.
Rassicurati
e
fiduciosi
,
gli
industriali
,
i
commercianti
e
gli
agricoltori
,
non
debbono
sostare
neppure
un
giorno
dalle
consuete
faccende
e
dai
lavori
ordinari
.
Ma
lavorare
come
prima
non
basta
.
Bisogna
lavorare
meglio
e
più
di
prima
.
In
un
momento
in
cui
milioni
di
uomini
robusti
e
giovani
sono
chiamati
a
difendere
il
paese
,
occorre
che
il
vuoto
lasciato
dalla
loro
chiamata
sotto
le
bandiere
non
sia
avvertito
.
I
comitati
di
preparazione
che
sono
sorti
in
tante
città
e
si
stanno
costituendo
nelle
campagne
fanno
e
faranno
opera
benemerita
se
contribuiranno
a
far
penetrare
nella
mente
e
nel
cuore
di
tutti
gli
italiani
il
convincimento
che
ognuno
deve
lavorare
meglio
e
più
di
prima
.
Ognuno
stia
al
suo
posto
;
ma
dia
opera
con
raddoppiato
zelo
al
lavoro
di
tutti
i
giorni
.
Il
contadino
sappia
che
se
,
coll
'
aiuto
delle
donne
,
dei
ragazzi
,
dei
vecchi
di
casa
sua
,
riuscirà
,
in
assenza
del
figlio
soldato
,
a
portare
in
salvo
il
fieno
e
le
messi
,
a
curare
le
viti
,
ad
allevare
il
bestiame
,
egli
si
sarà
reso
benemerito
della
patria
.
L
'
impiegato
pensi
che
le
pratiche
d
'
ufficio
debbono
ora
essere
definite
ancor
più
rapidamente
di
prima
,
sebbene
parecchi
suoi
colleghi
siano
stati
richiamati
.
Volendo
,
è
sempre
possibile
far
in
modo
che
il
lavoro
sia
sbrigato
:
si
viene
più
presto
in
ufficio
,
si
va
via
più
tardi
e
non
si
pensa
ad
altro
che
al
lavoro
che
deve
essere
fatto
.
Né
si
chiedano
compensi
per
ore
straordinarie
.
L
'
operaio
sappia
che
il
successo
della
nobile
e
dura
impresa
nazionale
dipende
anche
dalla
diligenza
del
suo
lavoro
,
dall
'
essere
egli
pronto
a
sacrificare
ogni
svago
,
e
talvolta
a
rinunciare
alla
domenica
,
pur
che
il
lavoro
si
faccia
.
Lavorare
come
prima
non
sempre
però
è
possibile
.
Vi
sono
industrie
,
di
cui
lo
smercio
diminuisce
o
cessa
in
tempo
di
guerra
.
Sono
le
industrie
di
lusso
,
quelle
le
quali
lavorano
per
le
cose
non
indispensabili
all
'
esistenza
.
Sarebbe
strano
che
lo
stato
,
mentre
deve
rivolgere
i
suoi
sforzi
più
intensi
alla
condotta
della
guerra
,
disperdesse
i
suoi
mezzi
finanziari
nella
medesima
quantità
,
ad
esempio
,
di
lavori
pubblici
di
prima
.
Gli
operai
e
gli
industriali
addetti
a
questi
lavori
chieggano
che
sia
fatto
ogni
sforzo
affinché
sia
impedita
la
loro
disoccupazione
;
ma
si
rassegnino
a
mutare
genere
e
località
di
lavoro
.
I
servizi
ausiliari
della
guerra
,
le
officine
di
armamento
e
di
riparazione
,
le
fabbriche
di
forniture
militari
avranno
tali
urgenze
di
lavoro
che
i
disoccupati
potranno
facilmente
trovar
lavoro
.
Occorre
che
essi
si
adattino
a
compiere
quei
lavori
che
sono
necessari
e
non
si
agitino
per
ottenere
la
prosecuzione
di
opere
utilissime
in
tempo
di
pace
,
ma
prorogabili
in
tempo
di
guerra
.
La
guerra
ha
messo
forzatamente
in
vacanze
molti
professori
e
ridurrà
molto
il
lavoro
dei
professionisti
.
Già
si
sono
costituiti
comitati
di
questi
«
intellettuali
»
per
avvisare
ai
mezzi
di
scrivere
opuscoli
,
fogli
volanti
,
di
tenere
letture
e
fare
propaganda
per
innalzare
il
tono
e
lo
spirito
di
sacrificio
del
paese
.
Molte
cose
utili
si
possono
fare
in
questo
campo
,
purché
non
si
faccia
della
rettorica
:
spiegare
ai
soldati
perché
essi
sono
chiamati
a
combattere
,
quali
sono
le
regole
igieniche
che
devono
osservare
per
non
cadere
vittime
di
malattie
evitabili
,
organizzare
invii
di
giornali
e
di
libri
ai
soldati
nelle
trincee
.
L
'
esperienza
fatta
da
ambe
le
parti
nelle
trincee
di
Francia
e
del
Belgio
ha
dimostrato
che
i
soldati
sono
avidissimi
di
letture
e
di
quanto
possa
ricordare
loro
i
parenti
,
gli
amici
ed
i
cittadini
della
patria
per
cui
combattono
.
Sì
,
fa
d
'
uopo
che
ognuno
continui
a
spendere
quanto
spendeva
prima
.
Ma
non
come
prima
.
Sarebbe
un
delitto
verso
la
patria
.
Non
forse
la
guerra
ha
dimostrato
la
necessità
di
sopprimere
o
di
ridurre
al
minimo
il
consumo
di
bevande
alcooliche
?
A
tacer
della
Russia
,
che
ha
dato
al
mondo
il
magnifico
esempio
di
un
governo
il
quale
rinuncia
ad
un
'
entrata
netta
di
forse
1
miliardo
e
800
milioni
di
lire
,
pur
di
sopprimere
il
flagello
dell
'
alcoolismo
;
dappertutto
,
in
Germania
,
in
Francia
,
in
Inghilterra
i
governi
hanno
fatto
sforzi
perseveranti
per
ridurre
il
consumo
delle
bevande
alcooliche
.
E
come
delle
bevande
,
così
sarebbe
necessario
ridurre
il
consumo
di
tutto
ciò
che
non
è
necessario
per
l
'
esistenza
.
Ognuno
giudichi
e
valuti
per
conto
suo
le
necessità
della
vita
.
Ma
chi
spendeva
100
,
rifletta
che
egli
ha
il
dovere
di
ridurre
la
spesa
,
quando
lo
possa
fare
senza
detrimento
della
sua
salute
fisica
,
a
90
ad
80
a
70
per
consacrare
il
risparmio
a
spese
pubbliche
.
La
spesa
più
urgente
che
oggi
ogni
cittadino
consapevole
deve
fare
è
quella
dell
'
imposta
.
Pagare
puntualmente
le
imposte
dovute
vuol
dire
soddisfare
oggi
ad
una
spesa
altrettanto
urgente
come
quella
del
pane
o
della
minestra
e
certamente
più
urgente
di
quella
da
farsi
per
un
vestito
nuovo
,
od
una
scampagnata
domenicale
o
per
la
villeggiatura
.
Chi
può
,
rinunci
quest
'
anno
alla
villeggiatura
;
e
si
dia
dattorno
per
fare
qualche
cosa
lungo
i
mesi
estivi
.
Talvolta
,
il
modo
migliore
di
rendersi
utile
sarà
di
attendere
alla
sorveglianza
dei
lavori
di
campagna
,
quando
fattori
e
contadini
siano
sotto
le
armi
.
In
tal
caso
,
quando
la
collaborazione
agricola
sia
una
cosa
seria
,
anche
la
villeggiatura
potrà
moralmente
essere
spiegata
.
Altrimenti
sarebbe
una
spesa
deplorevole
e
dannosa
.
Tutto
il
margine
di
risparmio
ottenuto
sulle
spese
sia
dato
allo
stato
.
Le
guerre
costano
;
e
costerà
gravi
sacrifici
di
uomini
e
di
denari
anche
questa
nostra
guerra
per
la
liberazione
d
'
Italia
.
Un
prestito
sarà
necessario
per
somma
grandiosa
.
Tutti
devono
sottoscrivere
,
anche
con
piccole
quote
;
e
tutti
devono
fare
ogni
sforzo
affinché
nella
spesa
dell
'
anno
entri
l
'
acquisto
di
qualche
cartella
del
nuovo
prestito
nazionale
.
Nel
suo
ultimo
discorso
sul
bilancio
,
il
signor
Lloyd
George
disse
che
quest
'
anno
gli
inglesi
devono
risparmiare
il
doppio
degli
anni
scorsi
:
800
milioni
di
lire
sterline
invece
di
400;
20
miliardi
invece
di
10
miliardi
di
lire
italiane
.
Così
dovrà
avvenire
,
mutate
le
cifre
,
anche
in
Italia
.
Resecate
le
altre
spese
;
ma
tenetevi
pronti
a
dare
allo
stato
quanto
più
potrete
!
È
in
gioco
la
ragione
più
alta
della
nostra
vita
,
e
della
vita
dei
nostri
figli
e
nepoti
;
ed
in
confronto
a
ciò
,
appaiono
ben
piccola
cosa
le
rinunce
a
qualche
godimento
materiale
od
intellettuale
!
Né
si
tema
,
così
operando
,
di
favorire
la
disoccupazione
.
Senza
volere
fare
discussioni
troppo
precise
e
minute
,
è
chiaro
che
tutto
ciò
che
noi
forniremo
allo
stato
a
titolo
di
imposta
o
di
prestito
si
convertirà
immediatamente
in
domanda
di
merci
e
di
prodotti
utili
all
'
esercito
e
quindi
in
domanda
di
lavoro
.
Dopo
,
ritorneremo
ad
impiegare
i
nostri
mezzi
,
gli
uni
nello
spendere
,
gli
altri
nel
migliorare
terre
o
fabbricare
case
.
Per
ora
,
tutti
gli
italiani
debbono
rinunciare
a
qualunque
altra
meta
che
non
sia
la
difesa
della
patria
comune
.
Così
hanno
fatto
,
è
d
'
uopo
dirlo
anche
ora
,
i
tedeschi
;
e
ciò
ridonda
a
loro
grande
onore
.
Così
dobbiamo
fare
pure
noi
,
se
vogliamo
dimostrare
al
mondo
che
la
nostra
causa
è
giusta
.
Una
meta
così
alta
,
come
il
compimento
della
unità
d
'
Italia
,
non
si
tocca
senza
dolore
e
sacrificio
.
Affrontiamoli
con
cuore
saldo
e
coi
nervi
tranquilli
;
e
la
meta
sarà
raggiunta
.
Se
avremo
fiducia
in
noi
stessi
,
la
battaglia
sarà
vinta
;
e
sia
fiducia
senza
jattanza
,
austera
e
piena
.
StampaQuotidiana ,
Gli
ultimi
,
come
i
precedenti
,
provvedimenti
finanziari
hanno
avuto
in
generale
una
buona
stampa
e
soltanto
qua
e
là
si
sono
elevate
alcune
voci
contro
l
'
errore
che
avrebbe
commesso
il
governo
,
tassando
con
eccessiva
mitezza
gli
extraprofitti
degli
industriali
e
con
grande
durezza
il
sale
del
povero
.
A
questo
punto
conviene
che
si
metta
ben
chiaro
il
problema
.
Premetto
che
faccio
astrazione
dalle
imposte
che
si
dovrebbero
mettere
per
motivi
«
morali
»
,
per
ossequio
alle
«
nuove
»
idee
«
sociali
»
e
via
dicendo
.
Tutte
queste
,
finanziariamente
,
sono
pure
«
parole
»
gettate
al
vento
.
Da
esse
non
si
cava
fuori
una
lira
e
neppure
un
soldo
.
Il
problema
finanziario
che
si
deve
risolvere
dai
paesi
belligeranti
è
il
seguente
:
come
ottenere
nuove
entrate
per
somme
variabili
,
nell
'
ipotesi
che
la
guerra
finisca
entro
il
1916
,
da
forse
700
milioni
di
lire
(
ed
è
probabilmente
il
caso
dell
'
Italia
,
compresi
i
maggiori
tributi
già
stabiliti
,
il
cui
reddito
complessivamente
si
può
valutare
in
260
milioni
)
a
34
miliardi
di
lire
all
'
anno
,
come
è
il
caso
dei
maggiori
tra
i
paesi
in
lotta
?
E
,
badisi
,
devono
essere
centinaia
di
milioni
e
miliardi
di
lire
effettive
,
non
di
«
parole
»
.
Non
deve
trattarsi
di
imposte
del
genere
di
quelle
«
morali
»
,
«
democratiche
»
,
«
sociali
»
,
che
il
signor
Lloyd
George
fece
approvare
col
famoso
bilancio
del
1909
,
che
fu
l
'
origine
della
rovina
della
Camera
dei
lordi
,
ed
il
cui
unico
costrutto
sino
al
31
marzo
1914
fu
di
aver
costato
circa
55
milioni
di
lire
italiane
e
di
aver
reso
poco
più
di
15
milioni
di
lire
.
No
;
da
questo
genere
di
imposte
nessun
aiuto
sostanziale
può
venire
ai
tesori
affamati
.
Né
si
può
sperare
somme
sostanzialmente
apprezzabili
dalle
imposte
sui
profitti
di
guerra
che
a
gara
vanno
sorgendo
in
Inghilterra
,
Francia
,
Italia
,
Germania
.
Ho
già
spiegato
come
il
frutto
più
sostanziale
che
si
può
sperare
da
questa
imposta
in
Italia
non
sia
un
suo
provento
reale
vero
e
proprio
,
ma
la
possibilità
di
benefici
duraturi
derivanti
da
alcune
apparentemente
piccole
riforme
,
che
accortamente
l
'
on
.
Daneo
colse
l
'
occasione
presente
di
introdurre
nell
'
organismo
della
ordinaria
imposta
di
ricchezza
mobile
.
L
'
imposta
sui
profitti
di
guerra
la
possiamo
concepire
costrutta
in
tre
sole
maniere
:
I
)
Quella
proposta
dal
comm
.
Bocca
,
presidente
della
Camera
di
commercio
di
Torino
,
di
una
percentuale
ad
esempio
del
5%
,
sull
'
ammontare
lordo
delle
forniture
fatte
allo
stato
.
Ignoro
se
il
metodo
possa
andar
bene
per
l
'
industria
del
cuoio
,
di
cui
il
Bocca
è
cospicuo
rappresentante
.
Ma
è
cosa
certissima
che
il
metodo
da
lui
proposto
è
:
sperequato
perché
vi
sono
forniture
su
cui
si
guadagna
il
10
,
il
15
od
il
20%
e
su
cui
l
'
imposta
del
5%
potrebbe
essere
pagata
,
e
vi
sono
forniture
in
cui
il
margine
di
guadagno
è
inferiore
al
5%
,
e
può
ridursi
pur
con
molto
lucro
del
fornitore
al
0,50%
.
Come
pagare
in
tal
caso
un
balzello
del
5%
?
Ed
è
metodo
altresì
di
impossibile
applicazione
ai
guadagni
non
derivanti
da
forniture
fatte
allo
stato
;
e
quindi
è
metodo
che
imbroglierebbe
stranamente
i
conti
,
perché
imporrebbe
,
per
ogni
azienda
,
la
tenuta
di
due
contabilità
,
una
per
le
forniture
e
l
'
altra
per
gli
altri
guadagni
.
Cosa
impossibile
e
che
metterebbe
la
finanza
di
fronte
a
problemi
inesplicabili
ed
insormontabili
.
Finalmente
,
fa
d
'
uopo
notare
che
una
imposta
di
questo
genere
esisteva
già
,
sotto
il
nome
di
diritto
di
registro
dell'1,35%
sul
valore
dei
contratti
conchiusi
dallo
stato
.
Fu
abolita
,
in
seguito
alle
lagnanze
dei
fornitori
,
con
la
legge
°
aprile
1915;
ma
è
stata
ripristinata
con
l
'
allegato
5°
agli
ultimissimi
provvedimenti
finanziari
.
Questa
tassa
era
e
rimane
dell'I,35%
del
valore
della
fornitura
.
Che
non
è
piccola
cosa
e
va
in
aggiunta
all
'
imposta
sugli
extraprofitti
di
guerra
.
Mi
sia
lecito
però
osservare
che
il
solo
effetto
suo
era
prima
di
indurre
gli
industriali
ad
aumentare
,
arrotondando
la
cifra
,
del
2%
i
preventivi
delle
forniture
.
Auguriamoci
,
pur
con
molto
scetticismo
,
come
farebbero
a
pagare
quelli
che
guadagnano
meno
dell'1,35%
?
che
ciò
non
abbia
più
ad
accadere
in
avvenire
,
e
che
non
si
tratti
di
una
pura
partita
di
giro
.
2
)
Quella
proposta
da
taluni
i
quali
vorrebbero
che
l
'
imposta
assorbisse
il
100%
dei
profitti
di
guerra
,
in
guisa
che
,
dopo
la
guerra
,
nessun
italiano
dovesse
essere
più
ricco
di
prima
.
Io
non
giudico
il
concetto
dal
punto
di
vista
politico
-
sociale
.
Ed
ammetto
volentieri
che
questa
imposta
del
100%
sarebbe
efficace
e
reale
.
I
contribuenti
,
salvo
la
frode
,
non
avrebbero
alcun
mezzo
per
sfuggirvi
.
Ma
a
che
prezzo
?
Finché
gli
uomini
sono
fatti
nel
modo
che
tutti
conosciamo
,
e
che
non
è
in
potere
di
alcuno
di
mutare
,
un
'
imposta
siffatta
avrebbe
un
unico
effetto
:
di
togliere
ogni
stimolo
agli
industriali
di
produrre
un
paio
di
scarpe
,
un
metro
di
stoffa
,
un
pacco
di
munizioni
di
più
di
quello
che
producevano
prima
della
guerra
.
Ottenuto
il
guadagno
di
prima
,
nessuno
avrebbe
interesse
ad
andare
più
in
là
.
Nessuna
imposta
sarebbe
,
più
di
questa
,
utile
al
nemico
.
Chi
avanzò
una
tesi
simile
certamente
non
pose
mente
a
questa
logica
conseguenza
della
sua
proposta
.
Ma
sarebbe
conseguenza
certa
,
ineluttabile
.
3
)
Quella
attuata
dal
ministro
Daneo
;
forse
con
qualche
maggiore
gravezza
di
aliquote
.
Di
essa
questo
si
può
dire
di
probabilmente
sicuro
:
che
quanto
più
cresce
la
gravezza
delle
aliquote
,
tanto
minore
è
il
provento
netto
ottenuto
dal
tesoro
.
Una
imposta
tenue
può
darsi
cada
solo
sulla
porzione
dei
profitti
aventi
carattere
di
monopolio
e
quindi
può
darsi
rimanga
sui
colpiti
e
da
essi
non
possa
essere
trasferita
sul
cliente
,
che
nel
caso
nostro
è
il
ministero
della
guerra
.
Quanto
più
invece
cresce
l
'
aliquota
,
tanto
più
è
probabile
che
essa
cada
anche
sulla
quota
normale
dei
profitti
(
di
guerra
bensì
,
ma
normali
,
dato
l
'
aumentato
saggio
di
interesse
e
di
rischio
)
e
che
li
colpisca
in
modo
speciale
di
fronte
agli
altri
profitti
.
Qui
non
è
il
luogo
di
ripetere
i
lunghi
discorsi
che
in
proposito
si
possono
leggere
nei
libri
degli
economisti
;
basti
dire
che
i
due
caratteri
,
della
gravezza
su
profitti
non
di
monopolio
,
e
delle
specialità
sono
,
tra
tutti
,
i
caratteri
che
maggiormente
facilitano
la
traslazione
dell
'
imposta
sul
cliente
,
ossia
sullo
stato
.
Se
il
ministro
Daneo
non
voleva
creare
una
imposta
-
comparsa
,
se
voleva
evitare
di
istituire
una
partita
di
giro
,
doveva
necessariamente
tenersi
moderato
nelle
aliquote
.
Le
quali
del
resto
,
giungendo
al
41,50%
paiono
alte
;
ed
in
quanto
sono
alte
poco
renderanno
sul
serio
al
fisco
.
Il
reddito
vero
,
netto
,
sostanziale
si
avrà
sovratutto
dalla
revisione
straordinaria
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
e
dall
'
applicazione
dell
'
aliquota
ordinaria
dell'11,50%
.
Affermano
ancora
i
critici
che
il
governo
ha
fatto
male
ad
aumentare
di
10
centesimi
al
chilogrammo
il
prezzo
del
sale
.
Ciò
è
anti
-
democratico
.
Io
non
so
che
cosa
significhi
questa
parola
in
materia
di
imposte
;
ma
posso
andare
d
'
accordo
con
i
critici
nel
ritenere
che
trattasi
di
imposta
condannabile
,
perché
grava
in
modo
sperequato
sui
contribuenti
,
a
parità
di
reddito
.
Dopo
aver
fatto
questa
dichiarazione
,
debbo
subito
aggiungere
che
la
colpa
dell
'
aumento
del
prezzo
del
sale
non
è
del
governo
;
ma
di
quei
numerosissimi
quasi
tutti
industriali
,
commercianti
,
proprietari
agricoli
,
fittavoli
che
trascurano
di
denunciare
nome
e
cognome
e
salario
di
quei
loro
dipendenti
impiegati
,
operai
,
lavoratori
in
genere
che
guadagnano
almeno
lire
3,50
al
giorno
;
è
di
quei
lavoratori
che
,
avendone
essi
direttamente
in
altri
casi
per
legge
l
'
obbligo
,
non
fanno
la
dichiarazione
dovuta
.
È
di
quei
contribuenti
in
genere
che
,
trovandosi
più
in
su
della
scala
sociale
,
imitano
col
silenzio
o
col
parziale
occultamento
l
'
esempio
di
coloro
che
si
trovano
più
in
giù
.
Non
giova
declamare
contro
i
ricchi
ed
invocare
il
30
,
11
40
,
il
50%
e
più
contro
i
loro
redditi
.
Nessuno
stato
è
mai
vissuto
contro
le
sole
imposte
sui
ricchi
.
È
utile
che
i
ricchi
paghino
di
persona
e
di
denaro
:
e
paghino
più
degli
altri
.
Ma
non
bisogna
farsi
illusioni
.
Le
imposte
sui
ricchi
possono
rendere
,
anche
se
seriamente
e
correttamente
accertate
e
pagate
,
le
unità
e
le
decine
di
milioni
.
Ora
occorrono
invece
le
centinaia
di
milioni
.
E
,
come
dice
il
signor
T
.
Gibson
Bowles
,
forse
il
migliore
conoscitore
e
critico
del
bilancio
inglese
,
nell
'
ultimo
numero
della
«
Candid
Quarterly
Review
»
:
«
Ogni
cancelliere
dello
scacchiere
,
il
quale
abbia
saputo
qualche
cosa
del
suo
mestiere
,
seppe
bene
che
,
se
egli
doveva
riempire
la
rete
della
sua
imposta
sul
reddito
,
doveva
fare
la
maglia
abbastanza
piccola
da
poter
pescare
i
molto
piccoli
,
al
pari
dei
pochi
grossi
pesci
»
.
Finché
in
Italia
i
pesci
grossi
cercheranno
,
quando
vi
riescono
,
di
sottrarre
agli
accertamenti
parte
dei
loro
redditi
;
fino
a
quando
i
pesci
medi
imiteranno
,
con
discreto
successo
,
il
loro
esempio
;
e
fino
a
quando
i
pesci
piccoli
rimarranno
quasi
completamente
fuori
delle
maglie
della
rete
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
;
fino
a
che
tutto
ciò
non
sarà
cambiato
,
il
ministro
del
tesoro
,
che
ha
bisogno
di
denari
contanti
e
non
di
parole
,
dovrà
raccomandarsi
al
ministro
delle
finanze
affinché
questi
applichi
o
cresca
imposte
produttive
.
Abbiamo
avuto
ora
l
'
imposta
sul
sale
:
ma
,
se
i
contribuenti
non
si
emendano
necessariamente
vedremo
imposte
anche
peggiori
.
La
salute
sta
in
noi
,
non
nei
governi
.
Se
i
contribuenti
chiedessero
:
1
)
l
'
obbligatorietà
della
dichiarazione
giurata
di
tutto
il
complesso
e
delle
singole
partite
del
proprio
reddito
:
con
penalità
di
multe
e
reclusione
comminate
ed
eseguite
a
carico
degli
spergiuri
;
e
con
la
maggiore
pena
del
disprezzo
dell
'
opinione
pubblica
verso
i
frodatori
;
2
)
l
'
obbligatorietà
per
tutti
i
contribuenti
non
analfabeti
della
tenuta
dei
libri
di
entrata
ed
uscita
;
ed
inoltre
dei
libri
-
giornale
per
tutti
i
commercianti
,
industriali
e
professionisti
;
con
severe
penalità
per
i
contravventori
,
e
con
opportune
garanzie
di
segreto
per
coloro
a
cui
recasse
danno
far
conoscere
al
pubblico
i
fatti
ed
i
redditi
propri
;
3
)
la
abolizione
delle
attuali
commissioni
delle
imposte
dirette
,
presiedute
e
composte
di
delegati
dei
prefetti
,
dei
consigli
provinciali
e
comunali
,
ossia
composte
di
persone
soggette
ad
ogni
influenza
politica
e
controllate
da
poverelli
agenti
delle
imposte
,
mobili
quali
frasche
al
vento
,
trasferibili
da
luogo
a
luogo
,
promovibili
senza
regole
fisse
;
4
)
la
sostituzione
ad
esse
di
nuove
commissioni
,
di
cui
la
figura
centrale
e
dominante
fosse
il
presidente
,
funzionario
finanziario
,
arrivato
al
più
alto
grado
della
sua
carriera
,
nominato
per
un
periodo
fisso
di
tempo
,
inamovibile
ed
impromovibile
,
salvoché
per
cooptazione
in
una
suprema
magistratura
finanziaria
centrale
;
ed
incaricato
,
con
alto
stipendio
,
della
unica
e
stabile
mansione
di
controllare
gli
accertamenti
e
decidere
sulle
controversie
relative
.
Se
i
contribuenti
comprendessero
tutto
questo
ed
altro
,
che
per
brevità
per
ora
tralascio
,
non
farebbe
d
'
uopo
,
per
pigliare
nella
rete
i
piccoli
,
alzare
il
prezzo
del
sale
e
per
colpire
gli
agiati
ed
i
ricchi
,
istituire
i
centesimi
di
guerra
e
le
imposte
sugli
extraprofitti
?
Basterebbero
le
tre
«
vecchie
»
come
in
Francia
chiamano
le
imposte
affini
alle
tre
nostre
sui
terreni
,
sui
fabbricati
e
sulla
ricchezza
mobile
a
procurare
all
'
erario
somme
cospicue
e
crescenti
.
E
si
potrebbero
istituire
quelle
due
imposte
,
complementari
alle
già
esistenti
imposte
sul
reddito
,
la
progressiva
sul
reddito
globale
e
la
patrimoniale
,
che
oggi
,
allo
stato
attuale
degli
accertamenti
,
sarebbero
ben
poco
interessanti
dal
punto
di
vista
finanziario
;
ma
domani
potrebbero
diventare
il
perno
di
una
feconda
trasformazione
dei
nostri
ordini
tributari
.
StampaQuotidiana ,
Il
ministro
Crespi
è
stato
nominato
membro
del
Consiglio
supremo
degli
approvvigionamenti
che
risiede
a
Parigi
per
regolare
la
distribuzione
delle
derrate
alimentari
e
delle
materie
prime
tra
le
nazioni
alleate
,
neutre
e
nemiche
.
A
lui
è
stato
affidato
pure
il
compito
di
dirigere
la
preparazione
e
il
coordinamento
degli
studi
e
degli
interessi
d
'
ordine
economico
per
la
conferenza
della
pace
.
Accanto
ai
delegati
politici
era
necessario
ci
fosse
il
delegato
economico
,
essendo
necessario
che
l
'
opinione
pubblica
cominci
ad
interessarsi
seriamente
alla
discussione
dei
problemi
economici
,
i
quali
dovranno
esser
risoluti
alla
conferenza
di
Parigi
.
Molto
si
scrive
e
più
si
discorre
delle
rivendicazioni
politiche
che
l
'
Italia
dovrà
far
sue
attorno
al
tavolo
della
conferenza
;
e
si
è
in
ansia
sul
meno
e
sul
più
che
l
'
on
.
Sonnino
ed
i
suoi
colleghi
chiederanno
ed
insisteranno
per
ottenere
.
Ma
chi
parla
delle
rivendicazioni
economiche
o
finanziarie
che
l
'
Italia
dovrà
presentare
a
Parigi
?
Chi
si
interessa
di
sapere
in
qual
senso
e
in
qual
misura
i
destini
materiali
del
nostro
paese
saranno
determinati
dalle
decisioni
parigine
?
Eppure
di
sei
punti
,
che
sui
quattordici
del
celebre
discorso
di
Wilson
dell'8
gennaio
1918
avevano
carattere
generale
diplomazia
pubblica
,
libertà
dei
mari
,
uguaglianza
di
trattamento
nelle
convenzioni
commerciali
,
riduzione
degli
armamenti
,
governo
e
ripartizione
delle
colonie
,
società
delle
nazioni
parecchi
hanno
un
carattere
nettamente
economico
;
il
che
fa
vedere
il
gran
peso
che
alla
soluzione
di
questi
problemi
dà
il
presidente
degli
Stati
uniti
.
I
nostri
uomini
di
governo
dànno
ad
essi
un
ugual
peso
?
Quale
è
la
preparazione
di
studi
,
di
dati
,
di
documenti
probanti
e
seri
con
cui
i
delegati
italiani
si
sono
avviati
alla
conferenza
,
sì
da
affidare
il
paese
che
le
sue
ragioni
saranno
efficacemente
sostenute
?
Confidiamo
che
quegli
studi
siano
stati
intrapresi
e
condotti
a
termine
per
tempo
.
Il
ministro
Stringher
,
che
è
stato
fino
a
ieri
a
capo
del
maggior
osservatorio
economico
esistente
nel
nostro
paese
,
la
Banca
d
'
Italia
,
che
ha
scritto
relazioni
,
le
quali
sono
fra
le
cose
più
informative
che
si
abbiano
sull
'
economia
di
guerra
in
Italia
,
ed
è
studioso
serio
,
osservatore
sagace
,
non
facile
a
lasciarsi
trascinare
,
e
cauto
nell
'
assumere
impegni
od
avanzare
pretese
,
ha
le
qualità
e
i
mezzi
necessari
per
sostenere
le
ragioni
dell
'
Italia
in
merito
alla
pace
economica
,
con
competenza
,
moderazione
e
fermezza
.
Sono
le
qualità
,
le
quali
giovano
maggiormente
quando
si
ha
da
fare
con
uomini
,
che
non
si
lasciano
fuorviare
dalle
esagerazioni
,
ma
hanno
il
dovere
di
consentire
alle
richieste
seriamente
documentate
e
fermamente
sostenute
.
L
'
Italia
ha
parecchie
richieste
da
presentare
,
serie
,
anzi
di
una
grande
gravità
e
urgenza
per
il
nostro
assestamento
economico
e
finanziario
.
Dal
loro
esito
dipendono
in
gran
parte
la
ripresa
economica
del
paese
,
la
sua
pace
sociale
,
la
sua
capacità
a
partecipare
con
frutto
alla
risorta
vita
internazionale
.
L
'
Italia
ha
diritto
di
partecipare
agl
'
indennizzi
che
dovranno
esser
pagati
dagli
imperi
centrali
.
Anche
se
calcolati
entro
i
limiti
della
risposta
dell
'
intesa
al
presidente
Wilson
,
la
quale
servì
di
base
all
'
armistizio
con
la
Germania
,
si
tratterà
pur
sempre
di
decine
di
miliardi
d
'
indennizzo
per
danni
arrecati
dal
nemico
alle
cose
e
alle
persone
.
L
'
Italia
,
che
ebbe
alcune
sue
belle
provincie
soggette
ai
danni
dell
'
invasione
e
molti
danni
subì
a
causa
delle
operazioni
di
guerra
,
ha
diritto
di
partecipare
a
questi
indennizzi
.
Ma
chi
ce
li
pagherà
?
I
nuovi
stati
che
hanno
preso
la
successione
dell
'
Impero
austro
-
ungarico
,
di
cui
alcuni
sono
divenuti
nostri
amici
ed
altri
saranno
probabilmente
insolventi
?
La
guerra
fu
condotta
per
causa
comune
.
Unico
fu
lo
sforzo
,
e
unica
deve
essere
la
responsabilità
dei
nemici
verso
di
noi
.
Ecco
un
gravissimo
problema
che
importa
sia
bene
impostato
e
la
cui
soluzione
più
giusta
,
che
è
anche
quella
più
favorevole
a
noi
,
deve
essere
vigorosamente
sostenuta
dal
nostro
delegato
economico
.
Le
spese
di
guerra
non
sono
giunte
alle
cifre
fantastiche
,
superiori
all
'
ammontare
della
ricchezza
nazionale
,
che
alcuni
farneticano
;
ma
è
pur
certo
che
i
debiti
da
cui
l
'
Italia
è
gravata
in
conseguenza
della
guerra
,
giungono
ad
altezze
quali
proporzionalmente
non
si
hanno
in
nessun
altro
dei
grandi
paesi
belligeranti
dell
'
intesa
.
Se
altri
trova
duro
di
dover
sottostare
a
debiti
bellici
uguali
al
quinto
o
al
quarto
o
al
terzo
della
ricchezza
privata
dell
'
anteguerra
,
che
dire
di
noi
che
,
senza
contare
i
vecchi
debiti
,
già
ora
dobbiamo
guardare
ad
un
debito
nuovo
indubbiamente
molto
alto
in
confronto
alla
ricchezza
nostra
,
quale
poteva
essere
con
larghezza
calcolata
nel
1914
?
Non
si
impone
una
perequazione
?
La
fronte
unica
finanziaria
,
rimarrà
una
frase
priva
di
contenuto
?
La
proposta
del
deputato
francese
Stern
,
od
altra
simile
,
di
creazione
di
un
debito
internazionale
il
cui
servizio
sia
poi
ripartito
in
ragione
della
ricchezza
dei
vari
stati
alleati
e
associati
,
entrerà
nella
realtà
?
Cadranno
nel
vuoto
le
proposte
di
passar
la
spugna
sui
prestiti
di
guerra
fatti
agli
alleati
,
che
ci
vengono
da
autorevoli
voci
inglesi
e
nordamericane
?
Tutto
dipende
dalla
vigoria
con
cui
se
ne
faranno
propugnatori
i
delegati
italiani
e
francesi
.
Né
gli
italiani
debbono
farsi
trascinare
a
rimorchio
dai
francesi
;
ma
porre
essi
il
problema
,
come
ce
ne
dà
diritto
la
grandezza
dei
sacrifici
finanziari
sostenuti
.
Per
la
ripresa
economica
l
'
Italia
ha
bisogno
urgente
di
approvvigionamenti
cospicui
,
ed
occorre
che
i
privati
possano
comperare
largamente
,
senza
le
pastoie
dei
vincoli
governativi
;
ma
occorre
altresì
che
il
governo
s
'
intenda
con
gli
Stati
uniti
e
con
l
'
Inghilterra
affinché
gli
acquisti
,
che
debbono
essere
copiosi
e
rapidi
,
non
disorganizzino
i
cambi
,
perturbando
per
un
altro
verso
la
vita
del
paese
.
Non
si
dice
che
l
'
acquisto
venga
fatto
dai
privati
e
il
pagamento
dallo
stato
;
ma
che
i
delegati
italiani
sappiano
ottenere
facilitazioni
per
i
pagamenti
,
sicché
il
livello
attuale
dei
cambi
,
mantenuto
artificiosamente
basso
dalla
politica
suicida
di
non
lasciar
comprar
nulla
,
non
sia
mutato
in
peggio
.
Tutti
gli
stati
avranno
il
proprio
fardello
di
imposte
da
sopportare
.
Anche
noi
.
E
siamo
disposti
a
pagare
.
Ma
si
è
a
sufficienza
ponderato
il
problema
di
coloro
che
non
vorranno
pagare
e
andranno
alla
ricerca
dei
paesi
a
tassazione
minima
?
Non
urge
che
i
nostri
delegati
pongano
le
fondamenta
di
accordi
internazionali
per
l
'
accertamento
dei
redditi
,
per
le
denuncie
in
caso
di
successione
,
per
i
titoli
al
portatore
,
i
quali
giovino
a
diminuire
i
pericoli
di
evasione
?
Su
nessuno
di
questi
punti
noi
incontreremo
ostacoli
insormontabili
;
bene
spesso
avremo
il
consenso
di
altri
stati
che
hanno
i
medesimi
nostri
interessi
,
e
sempre
la
benevolenza
di
quelli
che
debbono
riconoscere
il
nostro
diritto
ad
un
aiuto
.
Ma
nulla
si
fa
senza
sforzo
,
senza
interessamento
vivo
,
senza
solerte
preparazione
.
StampaQuotidiana ,
Le
sedute
del
congresso
di
Parigi
presentano
ai
nostri
occhi
uno
spettacolo
non
si
sa
se
più
appassionante
o
più
grandioso
.
Ardui
problemi
coloniali
e
territoriali
,
questioni
di
confini
,
creazioni
di
repubbliche
e
di
regni
nuovi
vengono
dibattuti
dinanzi
ad
un
areopago
mondiale
,
in
cui
seggono
,
arbitre
definitive
,
due
potenze
delle
quali
una
non
è
affatto
interessata
nella
ripartizione
delle
spoglie
della
guerra
;
e
l
'
altra
lo
è
mediocremente
.
Non
vi
sono
interessati
gli
Stati
uniti
,
i
quali
nulla
chieggono
per
sé
e
vogliono
giustizia
per
tutti
;
ed
i
fatti
provano
come
sia
giunto
oramai
al
culmine
quel
movimento
di
idee
,
il
quale
iniziatosi
col
celebre
rapporto
indirizzato
il
31
gennaio
1839
da
Lord
Durham
alla
giovinetta
regina
Vittoria
sugli
affari
del
Canada
,
ha
condotto
alla
indipendenza
praticamente
assoluta
delle
grandi
colonie
inglesi
dalla
madrepatria
.
Talché
si
può
contemplare
senza
meraviglia
,
perché
logica
conseguenza
di
uno
sviluppo
storico
unico
forse
al
mondo
,
ma
effettivo
e
stupendo
,
il
fatto
di
stati
facenti
parte
della
costellazione
delle
comunità
anglo
-
sassoni
,
i
quali
vorrebbero
annettersi
colonie
tedesche
,
ma
ne
sono
impediti
dalla
madrepatria
,
associata
agli
Stati
uniti
nel
proclamare
invece
spassionatamente
l
'
appartenenza
alla
Società
delle
nazioni
.
Un
nuovo
mondo
si
crea
,
un
nuovo
ordine
di
cose
nasce
.
Per
iniziativa
dei
popoli
anglo
-
sassoni
,
nei
cui
domini
si
sono
compiute
esperienze
fecondissime
di
creazione
di
stati
nuovi
,
di
trasformazione
di
territori
abitati
da
barbari
e
da
sparsi
coloni
in
stati
sovrani
,
si
tenta
la
estensione
a
tutto
il
globo
del
medesimo
principio
,
il
quale
informa
di
sé
la
confederazione
americana
e
la
comunità
britannica
delle
nazioni
.
Noi
siamo
pronti
ad
accogliere
con
fede
,
con
speranza
viva
il
nuovo
ordine
di
cose
.
Anche
quando
esso
,
instaurandosi
,
necessariamente
viene
a
toccare
interessi
nostri
gelosissimi
;
anche
quando
fa
d
'
uopo
rassegnarci
a
lasciar
discutere
dei
confini
nostri
,
dei
nostri
monti
,
dei
nostri
fiumi
,
del
sangue
nostro
da
potenze
marittime
ed
extraeuropee
,
la
cui
politica
tradizionale
è
stata
ed
è
ancora
quella
delle
mani
nette
da
ogni
impegno
nel
torbido
groviglio
delle
lotte
nazionali
della
martoriata
Europa
continentale
.
Si
sono
,
alfine
,
questi
isolani
e
questi
trasmarini
decisi
ad
intervenire
nelle
nostre
contese
,
a
segnare
il
confine
giusto
tra
romeni
e
serbi
,
tra
polacchi
e
czecoslovacchi
;
partecipano
alle
commissioni
d
'
inchiesta
sulle
faccende
più
gelose
dei
vecchi
e
nuovi
stati
;
si
apparecchiano
forse
a
dire
una
parola
decisiva
sulle
aspirazioni
della
Francia
sul
Reno
,
sulle
rivendicazioni
sacrosante
dell
'
Italia
a
riunire
in
un
corpo
solo
le
sparse
membra
della
sua
famiglia
?
Noi
siamo
pronti
a
riconoscere
che
il
loro
intervento
è
promettitore
d
'
un
più
felice
avvenire
all
'
umanità
.
Non
solo
è
giusto
perché
la
flotta
inglese
serbò
intatto
,
durante
la
guerra
,
il
dominio
dei
mari
come
ai
tempi
di
Nelson
,
costringendo
le
navi
corsare
nemiche
a
rintanarsi
nei
loro
porti
,
combattendo
pertinacemente
la
minaccia
sottomarina
,
consentendo
il
vettovagliamento
degli
eserciti
e
delle
popolazioni
;
perché
l
'
esercito
inglese
,
trasformato
da
«
piccolo
spregevole
»
manipolo
in
un
colossale
organismo
modernissimo
,
sostenne
la
sua
parte
tremenda
dell
'
urto
germanico
;
perché
gli
Stati
uniti
ci
fornirono
armi
,
munizioni
,
ferro
,
carbone
,
viveri
e
mandarono
in
Europa
quegli
ultimi
milioni
di
uomini
,
la
cui
presenza
ed
il
cui
timore
crescente
diede
il
tracollo
alle
ultime
speranze
del
nemico
.
È
necessario
,
come
auspicio
e
come
garanzia
.
È
giusto
,
è
necessario
,
perché
solo
la
contemplazione
di
un
vecchio
stato
come
quello
britannico
,
retto
un
tempo
a
forma
di
governo
centrale
dominatore
su
popoli
soggetti
,
il
quale
,
persuaso
del
pericolo
mortale
delle
vecchie
forme
politiche
,
ne
fa
gitto
e
da
ottant
'
anni
in
qua
ogni
giorno
meglio
scopre
ed
attua
nuove
forme
di
governo
ed
ha
già
saputo
far
sorgere
,
attorno
alla
madrepatria
,
tre
grandi
federazioni
e
due
stati
indipendenti
,
liberi
da
ogni
vincolo
di
tributo
o
di
servizio
personale
,
eppure
accorrenti
volonterosamente
alla
difesa
della
causa
comune
nell
'
ora
del
pericolo
;
perché
solo
la
visione
meravigliosa
delle
tredici
antiche
colonie
nordamericane
,
le
quali
si
estendono
,
per
filiazione
,
su
un
intiero
continente
e
dal
deserto
fanno
sorgere
46
stati
sovrani
e
4
territori
,
autonomi
eppure
uniti
,
in
cui
vivono
concordi
bianchi
e
negri
,
discendenti
dei
primi
coloni
olandesi
e
successivi
immigranti
anglo
-
sassoni
,
da
cui
vennero
in
Europa
per
combattere
soldati
italiani
e
slavi
,
tedeschi
e
russi
,
inspirati
tutti
dall
'
uguale
desiderio
di
lotta
contro
il
male
e
la
prepotenza
ci
possono
far
sperare
che
un
uguale
ordine
di
cose
politiche
possa
instaurarsi
in
Europa
.
Perciò
noi
accettiamo
che
gli
anglo
-
sassoni
delle
due
famiglie
britannica
e
nordamericana
intervengano
nelle
cose
nostre
.
Ne
ascolteremo
con
riconoscenza
i
consigli
,
ben
sapendo
che
saranno
consigli
di
bene
.
Non
dimentichino
però
essi
che
il
loro
intervento
fu
anche
determinato
dall
'
interesse
proprio
e
mira
a
fini
comuni
.
L
'
Inghilterra
,
accorrendo
in
difesa
del
Belgio
e
della
Francia
,
difese
le
coste
della
Manica
,
salvò
la
propria
esistenza
come
nazione
libera
,
tutelò
le
sue
venture
generazioni
dal
tremare
sotto
i
colpi
del
cannone
tedesco
.
Gli
Stati
uniti
videro
che
se
non
schiacciavano
sin
dall
'
inizio
il
sorgente
impero
militare
medio
-
europeo
,
questo
avrebbe
in
un
momento
successivo
preteso
al
dominio
universale
.
Oggi
essi
mirano
a
costruire
la
nuova
città
.
Se
si
arrogano
il
diritto
di
decidere
dell
'
assegnazione
di
colonie
e
di
territori
poco
inciviliti
,
se
dànno
opera
a
sbrogliare
la
matassa
dell
'
Europa
media
e
dei
Balcani
,
se
subordinano
al
proprio
consenso
la
determinazione
dei
confini
francesi
ed
italiani
,
tutto
ciò
fanno
perché
è
nell
'
interesse
loro
che
si
formi
un
'
Europa
pacificata
,
in
cui
le
nazioni
tutte
libere
ed
indipendenti
,
quanto
più
è
praticamente
possibile
nei
loro
chiusi
territori
,
possano
,
senza
ricordi
di
odio
ed
aspirazioni
di
rivincita
,
collaborare
all
'
opera
comune
della
civiltà
.
Vogliono
i
due
rami
della
famiglia
anglo
-
sassone
assicurarsi
contro
il
rischio
ricorrente
di
un
impero
militare
,
il
quale
minacci
la
loro
esistenza
e
li
distolga
dalle
opere
di
pace
.
Ed
han
ragione
;
e
nessuno
più
degli
italiani
,
soggetti
al
medesimo
rischio
mortale
,
ha
interesse
di
plaudire
all
'
opera
sapiente
e
provvida
.
Ma
nessun
edificio
sorge
saldo
,
il
quale
non
sia
costruito
sul
granitico
fondamento
della
giustizia
distributiva
.
Contro
ai
vantaggi
incommensurabili
della
distruzione
dell
'
impero
militare
tedesco
e
della
costruzione
della
Società
delle
nazioni
libere
ed
uguali
,
stanno
costi
terribili
,
in
uomini
e
in
denaro
.
Comune
è
l
'
onore
ed
il
vantaggio
.
Si
è
pensato
abbastanza
che
comuni
debbono
essere
i
costi
?
Purtroppo
Francia
ed
Italia
non
potranno
mai
ricevere
un
compenso
per
i
milioni
di
uomini
giovani
e
fiorenti
che
esse
hanno
offerto
in
olocausto
alla
causa
comune
.
Esse
si
sono
dissanguate
a
dismisura
più
degli
altri
grandi
stati
che
ora
dirigono
l
'
areopago
delle
nazioni
.
Di
ciò
Francia
ed
Italia
non
si
lagnano
.
Era
la
loro
sorte
fatale
di
sentinelle
avanzate
della
volontà
di
vivere
o
morir
liberi
contro
chi
pretendeva
al
dominio
universale
.
Vi
sono
però
i
costi
valutabili
in
denaro
,
di
ricchezze
sperdute
,
di
terre
e
case
distrutte
,
di
sacrifici
eroicamente
sopportati
,
di
centinaia
di
miliardi
di
debito
incontrato
per
la
causa
comune
.
La
perequazione
,
il
conguaglio
dei
costi
si
impongono
come
un
preliminare
necessario
innanzi
di
raccogliere
i
frutti
che
solo
da
quel
sacrificio
sono
stati
resi
possibili
.
Nelle
sedute
del
congresso
di
Parigi
si
è
parlato
di
molte
cose
;
ma
finora
non
abbiamo
visto
,
con
stupore
grande
,
che
sia
stato
affrontato
il
problema
della
ripartizione
fra
gli
alleati
del
costo
della
guerra
.
Eppure
questo
è
il
punto
preliminare
che
deve
essere
risoluto
.
I
particolari
delle
applicazioni
potranno
essere
rinviati
alle
commissioni
tecniche
,
È
un
particolare
tecnico
anche
la
ripartizione
delle
indennità
da
pagarsi
dal
nemico
.
Un
particolare
incerto
ed
aleatorio
,
su
cui
non
è
possibile
prudentemente
fare
a
fidanza
.
Il
punto
essenziale
è
di
affermare
il
principio
che
,
poiché
comune
è
la
causa
,
poiché
comuni
sono
i
benefici
che
si
ritrarranno
dalla
distruzione
del
sogno
tedesco
di
egemonia
e
dalla
ricostruzione
del
mondo
,
così
comuni
debbono
essere
i
costi
,
le
fort
portant
le
faible
.
Chi
ha
speso
molto
,
ma
,
per
la
sua
ricchezza
,
è
di
gran
lunga
più
capace
di
sopportare
i
pesi
dei
suoi
debiti
;
chi
ha
speso
poco
ed
è
dovizioso
,
come
può
dar
consigli
e
richiedere
rinuncie
a
chi
ha
speso
,
in
proporzione
ai
suoi
mezzi
,
smisuratamente
di
più
?
Il
costo
della
guerra
,
qualunque
siano
le
modalità
tecniche
di
attuazione
,
deve
idealmente
essere
assunto
dalla
Società
delle
nazioni
.
È
l
'
apporto
che
i
vari
paesi
fanno
al
sodalizio
che
li
unisce
;
né
sarebbe
una
società
equa
quella
in
cui
alcuni
soci
potessero
camminare
spediti
e
liberi
,
mentre
gli
altri
dovrebbero
andar
curvi
sotto
il
peso
immane
.
Fermato
il
principio
della
società
dei
costi
,
si
potrà
procedere
innanzi
nella
ripartizione
degli
uffici
a
cui
nella
società
rinnovata
delle
nazioni
ogni
stato
dovrà
provvedere
e
dei
territori
a
cui
dovranno
estendersi
i
suoi
compiti
.
Come
fermare
tal
punto
,
se
gli
stati
contraenti
non
sanno
di
qual
forza
economica
potranno
disporre
,
di
qual
margine
di
bilancio
potranno
avvantaggiarsi
per
la
ricostruzione
delle
terre
invase
o
redente
e
per
la
civilizzazione
dei
territori
coloniali
ricevuti
in
custodia
dall
'
ente
superiore
?
Si
vuole
che
gli
stati
amministrino
le
colonie
nell
'
interesse
dei
popoli
ivi
abitanti
.
Così
deve
essere
.
Non
Wilson
ha
inventato
questo
principio
,
ché
egli
lo
trasse
dallo
spirito
della
rivoluzione
americana
e
dalla
pratica
costante
dell
'
Inghilterra
dopo
il
rapporto
di
Lord
Durham
.
Ma
se
si
vuole
applicare
quel
principio
,
bisogna
essere
preparati
a
sopportare
sacrifici
a
pro
delle
colonie
,
senza
alcun
utile
diretto
compensativo
.
Anche
la
conseguenza
è
logica
ed
è
giusta
.
Ma
come
potrebbero
Francia
ed
Italia
,
sovraccariche
di
debiti
incontrati
per
la
salvezza
propria
ed
altrui
,
sobbarcarsi
ad
un
'
opera
di
civiltà
magnifica
,
l
'
unica
possibile
e
veramente
a
lungo
andare
remuneratrice
,
ma
negli
inizi
costosissima
?
Moralmente
,
politicamente
ed
economicamente
è
dovere
degli
uomini
i
quali
dirigono
i
lavori
della
conferenza
di
Parigi
di
affrontare
subito
il
problema
preliminare
della
ripartizione
solidaria
dei
costi
della
guerra
.
Occorre
una
pronta
affermazione
di
principio
.
Fatta
questa
,
la
conferenza
potrà
procedere
senza
che
dubbi
angoscianti
turbino
la
mente
di
alcuno
degli
statisti
in
essa
convenuti
.
E
potranno
essere
prese
,
intorno
ai
singoli
problemi
della
ricostruzione
,
deliberazioni
più
serene
e
più
umane
.
StampaQuotidiana ,
Il
professore
L
.
M
.
Billia
mi
comunica
alcune
sue
osservazioni
intorno
alla
tesi
dell
'
«
Economist
»
,
secondo
la
quale
l
'
Inghilterra
dovrebbe
passare
la
spugna
sui
crediti
di
guerra
verso
gli
alleati
.
Siccome
gli
appunti
son
degni
di
nota
,
giova
sunteggiando
,
riferirli
,
nella
loro
interezza
.
I
doni
son
doni
,
i
crediti
ed
i
debiti
sono
debiti
e
crediti
.
La
prima
regola
non
solo
morale
,
ma
anche
e
principalmente
economica
di
qualunque
amministrazione
è
pagare
i
debiti
,
e
a
tempo
;
chi
non
paga
non
produce
,
spende
:
è
un
giocatore
,
non
un
lavoratore
.
La
funzione
del
credito
si
regge
sulla
fiducia
,
e
quindi
condonare
un
debito
si
può
,
si
deve
per
carità
a
questo
o
a
quell
'
individuo
;
ma
è
uno
schiaffo
a
una
ditta
,
è
un
tagliarla
via
dalla
piazza
.
La
obiezione
si
afforza
,
riflettendo
che
la
guerra
odierna
potrà
non
essere
l
'
ultima
e
l
'
Italia
potrà
ancora
avere
bisogno
di
credito
dagli
alleati
.
Or
chi
non
vede
che
perdonare
un
debito
è
togliere
il
credito
e
chiudere
lo
sportello
per
qualunque
prestito
ulteriore
?
Il
miglior
modo
per
evitare
la
seconda
e
la
terza
e
decima
richiesta
di
cento
lire
dal
giovinetto
studente
figlio
dell
'
amico
è
di
non
consentirgli
di
restituire
le
prime
cinquanta
.
E
siccome
in
politica
,
diciam
pure
negli
affari
,
c
'
è
gente
molto
meno
delicata
dello
studente
,
chi
vi
assicura
che
il
non
avere
pagato
una
volta
non
diventi
invece
stimolo
a
lanciarsi
nelle
avventure
?
Doppio
pericolo
in
questa
non
desiderabile
larghezza
dell
'
«
Economist
»
;
non
trovare
più
credito
nelle
necessità
,
trovare
l
'
incentivo
alla
temerarietà
.
L
'
osservazione
,
bisogna
riconoscerlo
,
è
sostanziosa
.
Ma
parmi
non
sia
pertinente
.
Il
«
condono
dei
debiti
»
è
la
pura
forma
assunta
da
un
altro
fatto
,
che
è
il
vero
e
fondamentale
:
il
regolamento
dei
conti
di
dare
e
di
avere
dell
'
impresa
comune
.
Francia
ed
Italia
,
che
sono
i
due
paesi
che
han
perduto
più
uomini
e
consumato
maggiori
ricchezze
,
non
dicono
già
:
«
condonateci
i
crediti
,
che
noi
ci
eravamo
obbligati
a
rimborsare
»
.
Se
questo
soltanto
fosse
il
discorso
nostro
sarebbe
invero
,
come
teme
il
Billia
,
distruttivo
del
credito
ed
a
lungo
andare
pernicioso
alla
nazione
.
Perciò
,
sia
lecito
confessarlo
,
ho
veduto
anch
'
io
con
repugnanza
le
domande
di
conversione
dei
prestiti
inglesi
in
sussidi
a
fondo
perduto
che
in
Italia
si
erano
elevate
fin
dal
1915
ed
è
doveroso
ricordare
in
proposito
la
campagna
del
«
Momento
economico
»
di
Milano
perché
mi
pareva
che
quelle
domande
fossero
,
allora
,
moralmente
insostenibili
.
Eravamo
allora
dei
semplici
debitori
,
ed
avevamo
chiesto
credito
,
all
'
interno
ed
all
'
estero
,
in
una
misura
non
superiore
alle
nostre
forze
.
Mi
pareva
e
mi
pare
ancora
adesso
che
in
una
società
conclusa
per
fini
nazionali
ed
ideali
,
come
fu
la
società
dell
'
intesa
,
ogni
socio
ha
il
dovere
di
bastare
a
se
stesso
,
finché
ciò
non
distrugga
le
sue
fonti
di
vita
,
finché
i
sacrifici
attuali
non
rendano
troppo
difficile
alle
generazioni
venture
la
consecuzione
di
quei
più
alti
fini
,
a
cui
la
guerra
fu
indirizzata
.
Fino
all
'
anno
scorso
parve
a
me
che
fosse
un
punto
d
'
onore
ed
insieme
un
buon
affare
per
l
'
Italia
astenersi
nel
regolamento
definitivo
dei
conti
da
ogni
domanda
di
aiuto
finanziario
a
fondo
perduto
.
L
'
essere
capaci
,
come
saremmo
stati
indubbiamente
se
i
debiti
nuovi
di
guerra
,
interni
ed
esteri
,
si
fossero
aggirati
su
una
cifra
più
adatta
alla
nostra
fortuna
,
a
bastare
a
noi
stessi
ci
avrebbe
dato
in
confronto
ad
altri
paesi
meno
gravati
e
più
ricchi
,
un
tale
prestigio
,
che
il
vantaggio
futuro
di
credito
e
di
produttività
avrebbe
superato
di
gran
lunga
il
sacrificio
del
pagamento
degli
interessi
.
Il
prolungarsi
della
guerra
,
il
violento
crescere
delle
spese
nell
'
ultimo
periodo
,
la
situazione
torbida
dell
'
Europa
orientale
e
centrale
,
che
richiederanno
la
prosecuzione
di
notevoli
spese
post
-
belliche
ben
oltre
il
previsto
hanno
messo
in
evidenza
che
accanto
alla
figura
del
debitore
vi
è
quella
del
socio
.
Eravamo
soci
fin
dall
'
inizio
;
ma
non
esisteva
ancora
la
necessità
dell
'
accomunare
le
risorse
;
ed
in
affari
pubblici
di
questo
genere
è
solo
la
necessità
non
la
convenienza
quella
che
può
legittimare
la
richiesta
del
socio
povero
di
essere
aiutato
dal
socio
ricco
.
Ora
che
tutto
fa
prevedere
che
la
Francia
non
uscirà
dalla
guerra
con
meno
di
15o
miliardi
di
debito
nuovo
e
l
'
Italia
con
non
meno
di
60-65
,
ossia
con
somme
che
inseguono
da
vicino
i
due
terzi
od
i
quattro
quinti
della
ricchezza
totale
nazionale
prebellica
,
la
necessità
costringe
noi
a
chiedere
ai
soci
più
ricchi
un
regolamento
di
conti
,
o
meglio
ci
costringe
a
dare
il
nostro
consenso
ed
il
nostro
appoggio
alle
voci
più
generose
e
lungiveggenti
che
in
Inghilterra
e
negli
Stati
uniti
si
elevano
per
dire
che
è
nell
'
interesse
loro
di
impedire
il
nostro
disfacimento
finanziario
.
Questo
non
è
un
condono
di
debiti
;
è
una
compensazione
fra
il
debito
di
una
ventina
di
miliardi
che
l
'
Italia
potrà
avere
alla
fine
della
guerra
verso
gli
alleati
e
le
spese
che
l
'
Italia
sostenne
,
alla
pari
della
Francia
,
come
sentinella
avanzata
della
civiltà
oltre
l
'
apporto
massimo
che
le
sue
condizioni
economiche
le
permettevano
di
conferire
nella
cassa
comune
.
È
interesse
degli
Stati
uniti
in
primo
luogo
e
dell
'
Inghilterra
secondariamente
la
spesa
di
questa
poco
si
allontana
dal
carico
medio
far
sì
che
Francia
ed
Italia
possano
persistere
nella
missione
di
tutrici
della
pace
europea
.
Sarebbe
immorale
chiedere
che
tutta
la
spesa
in
denaro
sia
sostenuta
dagli
alleati
,
considerati
quasi
come
soci
di
capitale
;
ma
è
morale
ed
è
giusto
che
i
soci
più
doviziosi
ripartano
le
spese
comuni
in
maniera
tale
che
Francia
ed
Italia
serbino
almeno
quel
minimo
di
capitale
senza
di
cui
sarebbe
troppo
ardua
la
ripresa
del
cammino
in
avanti
.
Sì
,
come
dice
il
Billia
,
proseguendo
,
«
al
lavoro
,
al
risparmio
,
al
costume
,
al
carattere
domanderemo
le
fortune
»
e
non
alla
rimessione
dei
debiti
.
Ma
non
sarebbe
incentivo
al
lavoro
,
sibbene
al
malcontento
ed
a
rimpianti
verso
le
antiche
funeste
alleanze
,
il
dubbio
che
gli
alleati
ci
abbiano
abbandonati
col
carico
di
spese
non
nostre
ma
loro
.
Col
lavoro
provvederemo
al
servizio
di
tutto
il
debito
e
di
qualcosa
di
più
del
debito
che
in
una
equa
liquidazione
apparirà
come
nostra
quota
;
ma
non
pare
né
equo
né
durevole
sobbarcarci
a
gravami
che
indubbiamente
risultassero
spettare
altrui
.
Qui
non
si
vuole
pregiudicare
la
cifra
,
la
quale
dovrà
essere
determinata
,
con
attento
studio
,
da
tecnici
competenti
.
Si
vuole
affermare
il
principio
che
non
si
tratta
,
salvo
che
per
la
modalità
accidentale
di
attuazione
,
di
condono
di
debiti
,
sì
di
compensazione
fra
debiti
e
crediti
nei
rapporti
fra
associati
in
un
'
impresa
comune
.
Né
tema
il
Billia
che
le
partite
compensate
siano
così
grandi
da
stimolare
noi
allo
spreco
:
Pensiamo
un
momento
la
ripercussione
che
lo
svegliare
tale
speranza
e
peggio
ottenere
tanta
fortuna
avrebbe
all
'
interno
.
Il
furore
degli
appetiti
sarebbe
più
che
il
vantaggio
e
lo
sperderebbe
.
Che
incentivo
alle
pretese
,
al
disordine
,
alle
più
vergognose
inversioni
economiche
!
Giustissime
riflessioni
,
nelle
quali
è
degno
di
meditazione
il
vedere
il
Billia
d
'
accordo
col
pensiero
di
un
sapiente
economista
inglese
,
lo
Scott
,
professore
a
Glasgow
.
Anche
lo
Scott
teme
che
poco
frutto
godrebbero
i
contribuenti
dalla
scomparsa
del
debito
di
guerra
.
Le
spese
inutili
e
pazze
assorbirebbero
parte
notevole
degli
interessi
risparmiati
.
Ma
lo
Scott
parla
di
«
scomparsa
»
del
debito
;
e
le
sue
conclusioni
contrarie
ai
metodi
imposta
straordinaria
sul
capitale
con
cui
da
taluno
si
vorrebbe
estinguere
il
debito
di
guerra
,
non
si
applicano
ad
una
situazione
,
come
la
nostra
,
in
cui
malgrado
la
compensazione
dei
debiti
e
crediti
rimarranno
in
essere
ancora
parecchie
decine
di
miliardi
di
nuovo
debito
di
guerra
.
La
«
pressione
salutare
»
,
di
cui
parla
lo
Scott
,
del
debito
di
guerra
continuerà
dunque
per
molti
anni
.
Non
che
alleggerimenti
,
nuove
gravi
imposte
saranno
in
ogni
modo
necessarie
;
e
,
se
gli
uomini
serberanno
un
po
'
di
ragione
,
nessuna
gazzarra
di
spese
inutili
potrà
disfrenarsi
assumendo
a
pretesto
la
giustizia
resaci
dagli
alleati
.