StampaPeriodica ,
Le
ultime
leggi
sull
'
istruzione
superiore
,
le
quali
avevano
lo
scopo
di
migliorare
la
situazione
economica
dei
professori
universitari
,
sono
riuscite
,
come
era
naturale
,
un
bel
monumento
di
ipocrisia
demagogica
.
Prima
della
guerra
,
il
professore
ordinario
partiva
da
uno
stipendio
di
7000
lire
ed
arrivava
ad
un
massimo
di
10.000;
e
poiché
queste
lire
erano
lorde
di
imposte
e
di
ritenuta
pensioni
,
lo
stipendio
effettivo
andava
da
un
minimo
iniziale
di
6100
ad
un
massimo
finale
di
8500
lire
nette
.
Sarebbe
bastato
moltiplicare
per
tre
queste
cifre
portando
il
minimo
a
circa
18.000
ed
il
massimo
a
25.000
lire
nette
,
perché
i
professori
,
pur
sopportando
una
perdita
,
a
cagion
dell
'
aumento
più
accentuato
nel
costo
della
vita
,
fossero
contenti
e
non
se
ne
parlasse
più
.
Purtroppo
,
i
professori
universitari
hanno
nel
mondo
una
brutta
fama
di
mangiapani
a
tradimento
:
quelle
tre
ore
settimanali
di
lezione
e
quei
quattro
o
cinque
o
sei
mesi
di
vacanze
effettive
fanno
un
gran
dispetto
al
resto
dei
mortali
,
e
specialmente
a
quei
parecchi
deputati
,
che
hanno
nutrito
nei
verdi
anni
l
'
aspirazione
a
diventare
anch
'
essi
professori
di
università
,
ma
non
ci
sono
riusciti
od
hanno
dovuto
fermarsi
alla
libera
docenza
,
perché
la
chiacchiera
,
di
cui
sono
abbondantemente
forniti
,
non
è
un
viatico
bastevole
per
forzare
il
tempio
della
Scienza
.
Di
qui
l
'
antipatia
e
quasi
l
'
odio
cordiale
dei
moltissimi
deputati
per
i
professori
.
Siccome
tra
questi
ultimi
ci
sono
sventuratamente
anche
dei
politici
sopraffini
-
e
ne
sia
prova
il
contingente
esagerato
che
gli
universitari
danno
al
Parlamento
ed
al
Governo
,
peculiarità
che
non
trova
riscontro
se
non
forse
in
qualcuno
degli
Stati
nuovi
sorti
dalla
guerra
-
fu
subito
trovata
la
via
per
risolvere
il
conflitto
tra
l
'
antipatia
parlamentare
,
che
avrebbe
lasciato
volentieri
morire
di
fame
i
professori
e
le
necessità
di
questi
di
vivere
.
Bisognava
lasciare
agli
uomini
politici
la
soddisfazione
maligna
di
far
cosa
spiacevole
agli
universitari
,
pur
ottenendo
l
'
intento
di
compensare
in
parte
costoro
del
danno
di
cui
essi
,
insieme
con
tutte
le
altre
categorie
di
impiegati
pubblici
,
erano
rimasti
vittime
da
quando
cominciarono
ad
essere
pagati
in
moneta
falsa
invece
che
in
moneta
buona
.
Si
disse
:
il
professore
universitario
guadagna
troppo
poco
,
perché
lavora
troppo
poco
.
Facciamogli
fare
tre
ore
di
più
di
lezione
alla
settimana
e
diamogli
in
più
un
fisso
di
6000
lire
all
'
anno
,
più
una
partecipazione
alla
tassa
variabile
da
2500
a
6000
lire
.
Le
tre
ore
in
più
le
faccia
,
sia
assumendo
un
secondo
insegnamento
scoperto
nella
sua
facoltà
,
o
scuola
,
sia
facendo
un
corso
di
cosidette
esercitazioni
ai
suoi
allievi
.
Non
parlo
del
fastidio
che
ne
venne
e
ne
verrà
agli
allievi
;
i
quali
dovrebbero
,
se
questo
ordinamento
si
avverasse
sul
serio
,
correre
da
mane
o
sera
a
sentir
professori
e
ad
esercitarsi
sotto
la
loro
scuola
,
e
non
avrebbero
più
tempo
e
modo
,
-
parlo
degli
scolari
studiosi
ed
intelligenti
,
ché
gli
altri
non
vanno
a
scuola
o
sarebbe
meglio
se
ne
stessero
lontani
,
-
di
studiare
sui
libri
e
meditare
le
cose
sentite
e
lette
.
Ma
è
la
concezione
medesima
del
professore
universitario
,
come
colui
che
fa
lezione
e
deve
essere
premiato
se
ne
fa
molte
e
punito
se
fa
altro
,
la
quale
merita
di
essere
esaminata
.
L
'
uomo
della
strada
e
quello
che
fa
le
leggi
considerano
il
professore
universitario
sotto
la
specie
delle
tre
ore
settimanali
;
e
le
trovano
irragionevolmente
poche
,
perché
in
50
o
60
ore
annue
non
si
può
svolgere
un
corso
"
completo
"
,
perché
i
professori
sono
tratti
dalla
brevità
del
tempo
a
parlare
di
un
solo
"
capitolo
"
della
materia
;
ed
i
discepoli
escono
dall
'
università
asini
in
tutto
il
resto
e
sono
bocciati
agli
esami
di
concorso
agli
impieghi
a
cui
aspirano
.
L
'
ideale
medio
o
comune
del
professore
presso
i
bravi
padri
di
famiglia
sarebbe
quello
di
una
persona
incaricata
di
svolgere
"
tutta
"
la
materia
in
modo
"
pratico
"
,
cosicché
il
rampollo
potesse
,
ricevuta
la
laurea
,
senz
'
altro
esercitare
una
professione
o
coprire
un
impiego
.
E
poiché
l
'
Università
non
riesce
,
non
è
mai
riuscita
e
non
riescirà
mai
in
nessun
paese
del
mondo
a
questo
grottesco
risultato
e
sarebbe
un
disastro
se
ci
riuscisse
,
così
si
grida
al
fallimento
dell
'
università
e
si
conchiude
che
i
professori
sono
fin
troppo
pagati
e
bisognerebbe
ridurre
loro
lo
stipendio
.
Bisogna
riconoscere
che
gli
universitari
hanno
contribuito
a
queste
deplorevoli
conclusioni
dell
'
opinione
politica
e
volgare
,
non
reagendo
abbastanza
energicamente
contro
la
premessa
da
cui
logicamente
derivano
le
6
e
deriveranno
le
12
ore
:
che
cioè
l
'
ufficio
per
cui
essi
sono
esclusivamente
e
principalmente
pagati
sia
quello
di
far
lezione
.
Io
dico
che
invece
gli
uffici
sono
tre
:
di
studioso
,
di
insegnante
e
di
esaminatore
;
distinti
nettamente
l
'
uno
dall
'
altro
e
tali
che
in
un
ideale
ordinamento
degli
studi
dovrebbero
potere
essere
separati
anche
nelle
persone
che
li
coprono
.
Viene
primo
,
per
valore
spirituale
,
per
importanza
sociale
e
per
interesse
pubblico
l
'
ufficio
di
studioso
.
Direi
che
è
il
solo
ufficio
il
quale
debba
essere
rimunerato
dallo
Stato
,
perché
il
solo
per
cui
è
impossibile
trovare
una
clientela
disposta
a
pagare
il
prezzo
dei
servizi
resi
in
contraccambio
alla
collettività
.
Che
lo
studioso
sia
utile
a
questa
non
v
'
è
dubbio
;
scopre
le
verità
nuove
,
scientifiche
,
pure
,
da
cui
deriveranno
col
tempo
applicazioni
pratiche
di
gran
momento
;
crea
,
con
le
ricerche
storiche
filologiche
e
morali
quell
'
ambiente
avido
di
sapere
in
cui
soltanto
può
formarsi
una
classe
dirigente
colta
,
capace
di
condurre
una
nazione
a
grandi
destini
.
Ma
nessuno
è
disposto
a
pagare
la
scoperta
di
una
verità
di
scienza
pura
.
Sono
merci
senza
prezzo
,
perché
il
loro
pregio
è
così
grande
e
così
diffuso
,
eleva
talmente
il
tono
dell
'
intiera
società
,
che
nessuno
si
sente
in
obbligo
in
modo
particolare
di
far
domanda
,
offrendo
un
prezzo
,
di
verità
pure
filosofiche
,
matematiche
,
fisiche
,
economiche
,
storiche
.
La
verità
pura
non
può
essere
oggetto
di
privativa
.
Egrave
;
come
l
'
aria
,
che
tutti
godono
,
senza
pagarla
.
Perciò
lo
scienziato
puro
,
se
non
è
ricco
di
casa
sua
,
sarebbe
destinato
a
rimanere
nudo
ed
affamato
,
se
la
collettività
non
venisse
in
suo
soccorso
.
Benedetto
Croce
fu
il
maestro
della
nuova
Italia
e
non
ebbe
mai
alcuna
cattedra
;
ma
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
chiederla
,
se
non
fosse
stato
provveduto
di
mezzi
suoi
,
che
gli
consentirono
di
pensare
e
di
scrivere
tranquillamente
,
senza
preoccupazioni
materiali
?
Quanti
sono
questi
scienziati
puri
,
i
quali
hanno
diritto
ad
essere
mantenuti
dalla
collettività
,
perché
essi
fruttano
a
questa
il
mille
o
il
milione
per
uno
?
Evidentemente
pochissimi
.
Forse
in
ogni
paese
si
possono
contare
sulle
dita
(
di
una
mano
;
ed
a
volere
,
come
del
resto
è
giusto
,
tener
conto
non
soltanto
dei
Benedetto
Croce
o
dei
Galileo
Ferraris
,
ma
anche
di
quei
più
modesti
indagatori
,
che
scavano
in
terreni
inesplorati
,
suscitano
curiosità
,
provocano
indagini
altrui
,
se
pure
non
giungono
propriamente
essi
alla
scoperta
della
verità
nuova
,
difficilmente
si
può
supporre
di
superare
il
centinaio
.
Cifra
elevata
quella
di
cento
;
forse
non
toccata
neppure
usando
larghezza
di
criteri
.
Errerebbe
gravemente
chi
pretendesse
scegliere
questi
100
direttamente
con
concorsi
od
a
scelta
fra
i
mille
e
più
professori
universitari
che
in
ogni
momento
coprono
in
Italia
una
cattedra
.
E
certo
che
questi
100
sono
dappiù
degli
altri
900
,
i
quali
non
hanno
la
scintilla
del
genio
o
,
pur
essendo
ottimi
insegnanti
od
esaminatori
,
non
hanno
la
virtù
di
scavare
in
terreno
vergine
.
Ma
sarebbe
un
disastro
creare
,
ad
esempio
,
accanto
a
quella
dei
professori
straordinari
ed
ordinari
,
una
categoria
di
super
-
professori
meglio
pagati
,
nella
illusione
che
questi
potessero
per
l
'
appunto
essere
i
100
anzidetti
.
Non
ce
ne
entrerebbe
nessuno
o
pochissimi
.
Il
ministro
non
li
potrebbe
scegliere
,
perché
sarebbero
preferiti
coloro
che
hanno
maggiori
influenze
politiche
e
quindi
,
con
tutta
probabilità
,
minori
meriti
scientifici
.
I
colleghi
inevitabilmente
darebbero
il
posto
ai
più
anziani
,
senza
distinzione
di
meriti
.
Il
concorso
tra
gli
ordinari
in
carica
perpetuerebbe
il
nefasto
sistema
della
titolografia
,
per
cui
ognuno
dei
1000
professori
seguiterebbe
a
produrre
titoli
per
tutta
la
vita
,
nella
speranza
di
arrivare
ad
acciuffare
uno
dei
100
posti
di
super
-
professore
.
Senza
volerlo
,
il
sistema
attuale
per
cui
il
professore
,
superato
il
periodo
transitorio
dello
straordinariato
,
diventa
ordinario
e
quindi
inamovibile
,
non
promovibile
,
uguale
in
grado
a
tutti
i
suoi
colleghi
,
senza
superiori
e
senza
inferiori
,
é
il
sistema
migliore
per
la
scelta
dei
100
chiamati
a
far
progredire
la
scienza
.
Infatti
:
1
)
una
volta
promosso
ordinario
,
il
professore
non
ha
più
bisogno
di
scrivere
.
E
molti
piantano
lì
;
e
fanno
benissimo
.
Se
scrivessero
,
perderebbero
il
tempo
essi
e
lo
farebbero
perdere
agli
altri
.
Giovano
meglio
agli
studi
,
insegnando
o
esaminando
.
E
'
un
'
ubbia
ridicola
quella
di
lamentarsi
dei
professori
,
che
,
una
volta
ottenuto
il
bastone
da
maresciallo
dell
'
ordinariato
,
non
"
producono
"
più
.
La
sola
produzione
utile
è
quella
di
coloro
che
hanno
qualcosa
da
dire
.
Se
un
tale
non
scrive
più
,
è
chiaro
che
non
ha
nulla
da
dire
.
Il
cielo
volesse
che
la
fabbrica
di
titoli
cessasse
coll
'
ordinariato
!
Sarebbe
un
flagello
di
meno
.
Purtroppo
,
invece
,
molti
continuano
inutilmente
a
"
produrre
"
per
abitudine
,
per
ambizione
,
per
erroneo
concetto
di
sè
medesimi
,
per
far
carriera
extra
-
accademica
.
2
)
l
'
ordinario
non
ha
più
bisogno
di
fabbricar
titoli
.
Il
titolo
è
una
specie
particolare
di
scrittura
,
in
cui
lo
scrivente
non
bada
tanto
alla
verità
delle
cose
scritte
,
quanto
all
'
effetto
che
esse
faranno
sull
'
animo
di
quei
cinque
o
sei
che
si
suppone
faranno
parte
della
commissione
esaminatrice
dei
concorsi
.
Tale
prospettiva
esercita
una
influenza
dannosa
anche
sui
migliori
,
simile
a
quella
che
produce
sui
candidati
onesti
la
previsione
di
ciò
che
penseranno
gli
elettori
.
L
'
ordinario
tira
il
fiato
e
se
scrive
,
può
scrivere
senza
preoccupazioni
.
Saltano
fuori
cosidette
"
ingratitudini
"
,
le
quali
sono
invece
umane
rivolte
di
menti
compresse
dalla
paura
dei
concorsi
.
3
)
l
'
ordinario
può
trascurare
le
lezioni
,
farle
male
,
non
dare
importanza
agli
esami
.
Se
il
non
scrivere
affatto
o
il
non
scrivere
più
titoli
è
atto
lodevole
,
questo
è
atto
riprovevole
moralmente
.
Lo
si
ricorda
,
solo
per
spiegare
come
possa
essere
un
'
esigenza
di
certe
menti
astratte
o
distratte
non
occuparsi
di
doveri
di
secondo
ordine
,
come
sono
le
lezioni
e
gli
esami
.
E
'
un
inconveniente
,
insito
al
sistema
,
e
di
cui
non
giova
lamentarsi
,
perché
è
condizione
necessaria
per
ottenere
tutti
quei
100
indagatori
e
scopritori
di
cui
il
paese
abbisogna
.
4
)
l
'
ordinario
non
ha
più
speranze
di
progredire
nella
sua
carriera
,
non
ha
superiori
,
non
ha
inferiori
.
Non
avendo
nulla
da
sperare
né
da
temere
,
avendo
il
pane
assicurato
,
può
dedicarsi
al
suo
ufficio
,
che
è
di
pensare
,
di
scrutare
,
scoprire
.
Molti
non
lo
fanno
:
pensano
a
diventare
senatori
o
deputati
,
fanno
i
professionisti
o
non
fanno
niente
.
Tanto
meglio
per
la
scienza
,
la
quale
ha
tutto
da
guadagnare
ad
essere
coltivata
soltanto
da
coloro
che
spontaneamente
vi
si
sentono
attratti
.
Da
questo
punto
di
vista
,
lo
stipendio
pagato
ai
100
scopritori
si
può
definire
una
pensione
vitalizia
,
pagata
dallo
Stato
,
senza
obbligo
di
alcuna
diretta
controprestazione
,
allo
scopo
di
dare
allo
studioso
l
'
agio
di
pensare
e
di
lavorare
senza
le
preoccupazioni
della
vita
materiale
.
Affinché
le
100
pensioni
siano
attribuite
a
persone
degne
è
assolutamente
necessario
pagarne
altre
900
a
chi
,
privo
del
dono
della
scienza
pura
,
ha
però
attitudine
ad
insegnare
od
esaminare
o
forse
anche
non
ha
voglia
di
far
niente
.
L
'
esistenza
di
100
cattedre
in
confronto
ai
100
scopritori
può
essere
assomigliata
a
quella
delle
molte
giocate
in
confronto
ad
una
vincita
al
lotto
.
Per
lo
Stato
è
conveniente
pagare
20.000
lire
all
'
anno
a
100
detentori
di
pensioni
universitarie
,
nella
speranza
che
tra
i
1000
ce
ne
siano
100
degni
di
coprire
l
'
ufficio
di
studioso
;
è
cioè
più
economico
di
quanto
non
sarebbe
scegliere
questi
100
in
altro
modo
.
Non
li
saprebbe
scegliere
e
sprecherebbe
i
suoi
denari
.
Nei
tempi
andati
,
lo
Stato
aveva
risolto
il
problema
anche
in
un
'
altra
maniera
:
con
le
accademie
.
Queste
erano
società
a
numero
limitato
,
per
es
.
40
,
eletti
per
la
prima
volta
dal
sovrano
ed
in
seguito
per
cooptazione
.
I
più
anziani
20
o
24
avevano
una
pensione
;
per
es
.
a
Torino
,
di
600
lire
all
'
anno
.
Ma
nel
1783
a
Torino
con
600
lire
l
'
anno
si
viveva
suppergiù
come
con
10.000
lire
oggi
.
Il
socio
pensionato
non
aveva
obbligo
di
lezione
o
di
lavoro
qualsiasi
.
Doveva
solo
partecipare
alle
sedute
della
dotta
compagnia
,
una
specie
di
circolo
,
i
cui
soci
in
amichevoli
conversari
si
comunicavano
,
se
e
quando
avevano
studiato
,
i
risultati
dei
loro
studi
.
Adesso
,
le
600
lire
sono
rimaste
tali
quali
;
anzi
,
ridotte
da
vani
balzelli
a
540
lire
,
valgono
poco
più
di
540
soldi
di
una
volta
e
non
servono
quindi
più
allo
scopo
per
cui
sono
state
largite
,
che
era
di
dare
comodità
di
riflettere
a
una
piccola
cerchia
di
uomini
amanti
della
vita
contemplativa
e
contenti
di
una
vita
modesta
.
Nelle
vecchie
università
inglesi
,
ci
sono
ancora
i
fellows
o
compagni
,
i
quali
godono
di
una
pensione
vitalizia
annua
di
100
,
200
lire
sterline
;
e
non
hanno
nessun
obbligo
.
Possono
,
volendo
,
partecipare
alla
vita
collegiale
;
hanno
stanza
,
vitto
,
uso
della
biblioteca
e
delle
comodità
del
collegio
;
ed
in
cambio
non
hanno
altro
obbligo
salvo
quello
di
pensare
o
di
fantasticare
,
se
lo
credono
.
Cento
sterline
,
oggi
,
sono
poche
,
anche
in
Inghilterra
;
ma
ci
sono
dei
frati
laici
,
i
quali
,
pagando
alla
mensa
del
Collegio
un
modesto
scotto
ed
avendo
una
bella
cella
con
dei
bei
libri
,
se
ne
contentano
e
danno
utili
contributi
alla
scienza
.
In
Italia
queste
pensioni
gratuite
sono
contrarie
allo
spirito
democratico
.
Regalare
100
pensioni
da
20.000
lire
l
'
una
a
gente
aristocratica
,
neppure
obbligata
a
dir
grazie
?
Ohibò
!
Concorsi
ci
vogliono
e
titoli
e
sgobbamento
di
lezioni
e
di
esami
.
Non
che
le
lezioni
non
si
debbano
fare
e
che
non
siano
necessari
gli
esami
.
Ma
per
le
lezioni
,
il
rapporto
fra
lo
scienziato
,
lo
Stato
e
lo
studente
è
diverso
da
quello
schizzato
sopra
.
L
'
inventore
dell
'
idea
,
il
dissodatore
di
terreno
vergine
deve
essere
ricco
di
casa
sua
ovvero
essere
pagato
dallo
Stato
,
perché
nessuno
è
disposto
a
comprare
la
sua
merce
,
la
quale
acquista
pregio
solo
se
divulgata
a
tutti
e
quindi
divenuta
gratuita
.
Le
lezioni
invece
sono
utili
a
qualcuno
;
possono
essere
impartite
in
locali
chiusi
.
C
'
è
lo
studente
,
il
quale
si
avvantaggia
a
non
imparare
la
scienza
solo
sui
libri
,
ma
a
sentirla
esporre
dalla
viva
voce
del
professore
,
ad
essere
guidato
nelle
sue
ricerche
da
qualcuno
che
ha
provato
,
ha
sbagliato
ed
è
riuscito
prima
di
lui
;
c
'
è
il
giovane
il
quale
,
posto
innanzi
alla
letteratura
scientifica
,
si
smarrirebbe
gettandosi
sui
libri
più
rumorosi
,
più
moderni
e
meno
consistenti
ed
ha
bisogno
di
chi
lo
illumini
,
gli
faccia
risparmiare
tempo
e
,
attraverso
ad
uno
sforzo
lieto
,
perché
definito
e
consapevole
,
lo
conduca
alla
meta
.
Può
darsi
che
l
'
indagatore
della
verità
sia
anche
il
maestro
dei
giovani
.
Non
sempre
è
così
:
ci
sono
dei
magnifici
maestri
,
per
cui
il
laboratorio
è
nulla
e
la
scuola
è
tutto
;
i
quali
vibrano
e
crescono
di
statura
intellettuale
e
morale
nel
comunicare
ai
giovani
le
idee
create
dai
grandi
pensatori
.
Vite
spese
nella
formazione
di
successive
generazioni
della
classe
dirigente
,
sane
vite
nobilmente
e
fruttuosamente
spese
.
Ognuno
di
noi
ha
aspirato
a
compiere
questo
ufficio
;
ognuno
di
noi
,
non
potendo
toccare
la
più
alta
meta
di
chi
scopre
ed
addita
nuove
vie
,
ha
riposto
il
suo
orgoglio
nell
'
introdurre
i
giovani
nel
vasto
e
grande
e
magnifico
mondo
delle
idee
.
Anche
per
questa
seconda
categoria
la
moltiplicazione
delle
ore
di
insegnamento
o
la
obbligatorietà
delle
esercitazioni
è
una
goffaggine
demagogica
.
Lasciamo
stare
le
esercitazioni
di
laboratorio
o
di
disegno
o
di
clinica
che
si
sono
sempre
fatte
e
per
cui
occorre
un
apparato
di
assistenti
,
di
impianti
e
di
materiale
scientifico
,
senza
di
cui
esse
sono
prive
di
senso
.
Nelle
scienze
astratte
ed
in
quelle
morali
,
letterarie
e
giuridiche
,
che
cosa
sono
queste
esercitazioni
,
se
obbligatorie
?
Io
ho
avuto
la
fortuna
di
avere
per
maestro
di
economia
il
professore
Cognetti
De
Martiis
,
per
cui
la
scuola
consisteva
nello
stare
tutti
i
giorni
dalle
9
alle
12
e
dalle
15
alle
19
al
Laboratorio
di
Economia
Politica
a
lavorare
in
mezzo
ai
suoi
allievi
,
sempre
pronto
a
dar
loro
consigli
,
ad
indicar
libri
,
ad
addestrarli
a
maneggiare
inchieste
e
statistiche
.
Ma
egli
era
un
volontario
e
lavorava
senza
compenso
,
con
entusiasmo
giovanile
,
perché
era
insegnante
nato
.
Anche
qui
bisogna
rassegnarsi
a
giocare
al
lotto
.
L
'
ufficio
dell
'
insegnante
universitario
è
scelto
da
coloro
che
sanno
insegnare
,
non
certo
perché
più
lucroso
di
altri
,
ma
perché
dà
l
'
assoluta
indipendenza
,
la
inamovibilità
,
la
quiete
nello
studio
,
le
ore
di
lezione
numerate
a
distanze
riposanti
e
con
lunghi
intervalli
chiamati
vacanze
.
Uomini
dotati
della
capacità
intellettuale
che
si
suppone
richiesta
per
coprire
quel
posto
devono
godere
di
certi
"
ozi
"
,
se
debbono
rinunciare
a
maggiori
lucri
a
cui
potrebbero
aspirare
altrimenti
.
Perciò
,
bisogna
rassegnarsi
al
fatto
che
non
tutti
i
professori
universitari
siano
dei
maestri
o
che
altri
,
dopo
esserlo
stati
,
stanchi
abbiano
perso
un
po
'
del
fuoco
sacro
che
dianzi
li
animava
.
Non
occorre
che
tutti
i
10
o
15
professori
di
una
facoltà
siano
degli
animatori
.
Anche
un
numero
minore
basta
a
rendere
fruttuoso
un
corso
di
studi
.
In
fondo
,
il
metodo
critico
necessario
per
lo
studio
dell
'
economia
politica
è
quello
stesso
che
serve
per
la
statistica
o
per
la
finanza
;
e
colui
che
si
è
assimilato
in
diritto
civile
o
romano
il
criterio
giuridico
possiede
uno
strumento
che
gli
servirà
anche
nelle
altre
scienze
giuridiche
.
Ed
è
necessario
che
anche
i
mediocri
siano
tollerati
,
senza
limiti
d
'
età
,
perché
la
scuola
attragga
i
maestri
capaci
di
formare
le
nuove
generazioni
.
Né
il
fine
di
incitare
i
giovani
allo
studio
,
di
formarne
la
mentalità
,
di
introdurli
con
ordine
nel
mondo
delle
idee
si
raggiunge
meglio
moltiplicando
il
numero
delle
lezioni
,
facendone
100
invece
che
50
.
Solo
la
superstizione
degli
orari
lunghi
e
della
"
materia
completa
"
può
spiegare
l
'
abnegazione
delle
molto
ore
.
Quei
geni
,
i
quali
si
lamentano
perché
il
professore
non
ha
"
svolto
"
tutta
la
materia
e
il
loro
figlio
è
stato
bocciato
agli
esami
di
concorso
,
non
sanno
quel
che
si
dicono
.
La
"
materia
"
sta
scritta
nei
libri
di
testo
;
e
per
svolgerla
tutta
basterebbe
un
fonografo
messo
sulla
cattedra
,
col
bidello
accanto
per
mantenere
l
'
ordine
.
Il
professore
universitario
ha
ben
altro
da
fare
:
deve
inspirare
ai
giovani
l
'
amore
per
certe
idee
,
il
gusto
per
certe
ricerche
,
il
senso
critico
per
le
cose
lette
,
il
metodo
per
leggere
ed
imparar
bene
.
A
tal
fine
basta
ugualmente
trattare
di
un
capitolo
della
cosiddetta
materia
,
o
dare
ad
essa
uno
sguardo
sintetico
o
gittar
luce
di
scorcio
sui
suoi
problemi
fondamentali
.
E
gli
studenti
debbono
aver
il
buon
senso
di
comprendere
che
il
corso
universitario
non
è
che
un
avviamento
allo
studio
di
certe
scienze
;
e
che
se
vogliono
conoscerle
,
debbono
studiarsele
da
sé
,
con
quel
metodo
che
a
scuola
debbono
avere
imparato
.
Purtroppo
,
gli
studenti
seguono
per
lo
più
la
linea
del
minimo
sforzo
;
e
confondono
l
'
apprendimento
della
scienza
con
il
superamento
dell
'
esame
.
Questa
degli
esami
è
una
vera
piaga
,
che
turba
la
vita
delle
due
categorie
,
gli
indagatori
ed
i
maestri
,
di
cui
ho
cercato
di
schizzare
sopra
le
esigenze
.
Come
gli
esami
dovrebbero
essere
tenuti
,
se
orali
o
scritti
,
se
per
materie
singole
o
per
gruppi
di
materie
affini
,
se
alla
fine
di
ogni
anno
od
al
termine
del
corso
di
studi
,
se
universitari
o
di
Stato
,
sarebbe
un
discorso
lungo
a
tenere
.
Qualunque
sia
il
metodo
seguito
,
certo
è
che
essi
dovrebbero
essere
affidati
ad
una
speciale
categoria
di
insegnanti
,
addestrati
e
specializzati
nell
'
ufficio
di
esaminatori
.
Maestri
insigni
sono
tenuti
in
poco
conto
dagli
allievi
,
o
meglio
dalla
gran
massa
degli
allievi
,
perché
non
sanno
esaminare
o
si
annoiano
nel
farlo
o
sono
troppo
severi
o
troppo
indulgenti
.
Ci
sono
invece
uomini
che
sanno
trarre
gioia
anche
da
questo
compito
che
ad
altri
pare
seccantissimo
ed
aridissimo
.
Forse
è
il
solo
ufficio
universitario
per
cui
dovrebbero
essere
stabiliti
bassi
limiti
d
'
età
.
Questa
,
che
è
una
goffa
superstizione
italiana
,
ha
ragion
d
'
essere
per
gli
esami
,
per
cui
occorre
resistenza
fisica
,
tensione
nervosa
,
attenzione
ferrea
e
seguitata
,
voglia
di
ribattere
e
chiarire
gli
errori
,
tutte
qualità
che
coll
'
andar
degli
anni
vanno
perdendosi
,
sottentrandovi
il
fastidio
della
ripetizione
,
la
noia
di
rilevare
errori
le
mille
volte
confutati
,
la
consapevolezza
della
inutilità
dei
tentativi
di
cambiare
le
teste
matte
o
i
cervelli
grassi
.
Coll
'
età
si
accentuano
i
sentimenti
di
indulgenza
e
di
compatimento
verso
le
debolezze
umane
e
si
affievolisce
il
senso
del
dovere
di
giustizia
verso
coloro
i
quali
potranno
essere
danneggiati
da
un
laureato
asino
.
Perciò
una
delle
riforme
più
utili
all
'
università
sarebbe
la
creazione
di
una
classe
di
esaminatori
,
la
quale
fosse
specializzata
in
questo
ufficio
e
ne
facesse
lo
scopo
della
sua
vita
.
Noi
economisti
siamo
portati
a
far
uso
del
principio
della
divisione
del
lavoro
;
e
ciò
che
dico
si
inspira
appunto
a
questo
criterio
.
L
'
università
può
trarre
gran
partito
da
uomini
che
non
abbiano
e
non
possano
avere
l
'
ambizione
di
creatori
e
di
maestri
,
ma
aspirino
al
più
modesto
,
ma
ugualmente
utile
ufficio
di
collaboratori
di
quelli
,
alleviando
ad
essi
la
fatica
materiale
dell
'
interrogare
e
del
fare
ripetere
.
L
'
aspirazione
di
tanti
padri
di
famiglia
al
Corso
"
completo
"
,
potrebbe
essere
soddisfatta
da
questi
"
ripetitori
"
,
pagati
dagli
studenti
ed
i
cui
corsi
sarebbero
probabilmente
frequentatissimi
dalla
grande
massa
degli
studenti
,
a
cui
importano
poco
le
idee
madri
,
i
metodi
di
studio
,
gli
strumenti
della
ricerca
originale
,
ma
vogliono
invece
ridotti
in
soldoni
gli
elementi
delle
discipline
di
studio
.
Gli
studenti
frequenterebbero
i
corsi
privati
dei
ripetitori
,
quando
questi
fossero
per
l
'
appunto
corsi
istituzionali
e
generali
e
quando
i
ripetitori
fossero
coloro
su
cui
cadesse
il
carico
precipuo
degli
esami
,
divenuti
una
cosa
seria
.
Adesso
gli
esami
non
possono
essere
una
cosa
seria
laddove
gli
studenti
da
esaminare
sono
centinaia
e
il
tempo
è
limitato
e
la
fatica
è
tutta
del
professore
della
materia
,
il
quale
al
decimo
interrogatorio
praticamente
è
stordito
,
ripete
senza
volerlo
le
stesse
domande
,
alla
cui
suggestione
gli
è
impossibile
sottrarsi
.
Gli
esami
dovrebbero
essere
organizzati
;
né
lo
possono
essere
senza
un
costo
piuttosto
elevato
.
Io
non
credo
che
abbia
importanza
effettiva
sulla
cultura
la
questione
dell
'
esame
accademico
e
dell
'
esame
di
Stato
,
che
in
Italia
sembra
essere
la
sola
questione
esistente
in
argomento
.
L
'
esame
di
Stato
,
introdotto
nel
nostro
ordinamento
scolastico
attuale
,
peggiorerebbe
grandemente
la
situazione
,
poiché
al
pappagallismo
delle
dispense
-
a
cui
qua
e
là
si
sottraggono
gli
insegnanti
che
all
'
esame
riescono
a
dedicare
cure
particolari
-
si
surrogherebbe
,
peggiore
e
generalizzato
,
il
pappagallismo
dei
libri
di
testo
e
dei
questionari
stabiliti
per
regolamento
per
i
tali
e
tali
diplomi
.
L
'
esame
non
deve
testimoniare
che
il
candidato
ha
quelle
tali
nozioni
,
che
lo
Stato
ha
prescritto
in
un
programma
:
l
'
esame
di
Stato
,
checché
profetizzino
i
suoi
fautori
,
ha
almeno
altrettanta
tendenza
a
degenerare
come
l
'
esame
accademico
.
Il
diploma
conseguito
così
è
una
ben
meschina
cosa
.
Invece
l
'
esame
dovrebbe
rendere
testimonianza
che
il
candidato
si
è
impadronito
dello
spirito
dell
'
insegnamento
,
che
in
quella
data
scuola
,
e
non
in
un
'
altra
,
si
impartisce
.
Esso
perciò
deve
essere
dato
dall
'
insegnante
che
di
quella
scuola
è
lo
spirito
animatore
.
Ma
egli
deve
avere
i
mezzi
di
accertarsi
seriamente
quanto
valga
e
cosa
sappia
il
suo
studente
.
L
'
odierno
esame
orale
,
anche
se
prolungato
dai
consuetudinari
quindici
minuti
a
mezz
'
ora
o
più
,
non
dà
nessuna
garanzia
in
merito
.
L
'
esame
orale
dovrebbe
essere
l
'
ultimo
atto
di
una
serie
di
prove
,
principalmente
scritte
,
da
tenersi
secondo
un
piano
prestabilito
dal
capo
di
ogni
istituto
o
gruppo
di
materie
e
concordato
con
i
suoi
colleghi
.
Chi
abbia
avuto
sotto
gli
occhi
qualcuno
dei
piani
di
studi
e
di
esami
che
devono
essere
osservati
nelle
principali
università
inglesi
ed
americane
per
conseguire
un
qualunque
grado
,
rimane
stupito
dello
stato
di
anarchia
in
cui
ci
troviamo
noi
.
Anarchia
la
quale
dipende
dalla
circostanza
che
presso
di
noi
tutto
è
affidato
ad
un
unica
persona
,
la
quale
dovrebbe
nel
tempo
stesso
scoprire
nuovi
veri
,
essere
il
maestro
dei
giovani
che
hanno
l
'
amore
della
scienza
,
il
ripetitore
e
l
'
esaminatore
della
massa
degli
studenti
ordinari
.
Il
che
essendo
di
fatto
impossibile
,
tutti
tre
i
compiti
sono
adempiuti
alla
meglio
,
con
risultati
spesso
deplorevoli
.
Non
si
dica
che
le
prove
scritte
sarebbero
la
continuazione
dei
componimenti
liceali
e
si
ridurrebbero
ad
un
cattivo
riassunto
scritto
,
invece
che
orale
,
delle
dispense
e
dei
testi
stampati
.
E
'
tutta
una
arte
che
deve
perfezionarsi
in
materia
di
conoscere
le
fonti
principali
,
i
libri
classici
,
possegga
antologie
dei
testi
fondamentali
sulle
teorie
insegnate
e
sappia
trarne
partita
.
Il
cosiddetto
"
paper
"
delle
università
inglesi
meriterebbe
di
essere
meglio
conosciuto
da
noi
:
dal
"
paper
"
ossia
saggio
-
scritto
preparato
tranquillamente
a
casa
,
a
quello
che
deve
essere
composto
nell
'
aula
,
in
non
più
di
un
dato
tempo
e
in
non
più
di
tante
parole
;
prove
differenti
le
quali
permettono
di
giudicare
il
valore
del
giovane
da
differenti
punti
di
vista
.
Ed
il
"
saggio
"
di
ogni
studente
deve
essere
su
un
argomento
diverso
da
quello
di
ogni
altro
;
ed
essi
debbono
essere
parecchi
per
ogni
disciplina
e
cose
ben
diverse
dalla
dissertazione
originale
di
laurea
.
Fatica
diabolica
,
si
dirà
,
per
i
professori
;
ed
è
perciò
appunto
che
non
è
possibile
farne
nulla
,
prima
che
sia
avvenuta
quella
suddivisione
di
funzioni
fra
lo
studioso
,
il
professore
e
l
'
esaminatore
che
ho
voluto
delineare
nel
presente
articolo
.