StampaQuotidiana ,
Gli
ultimi
,
come
i
precedenti
,
provvedimenti
finanziari
hanno
avuto
in
generale
una
buona
stampa
e
soltanto
qua
e
là
si
sono
elevate
alcune
voci
contro
l
'
errore
che
avrebbe
commesso
il
governo
,
tassando
con
eccessiva
mitezza
gli
extraprofitti
degli
industriali
e
con
grande
durezza
il
sale
del
povero
.
A
questo
punto
conviene
che
si
metta
ben
chiaro
il
problema
.
Premetto
che
faccio
astrazione
dalle
imposte
che
si
dovrebbero
mettere
per
motivi
«
morali
»
,
per
ossequio
alle
«
nuove
»
idee
«
sociali
»
e
via
dicendo
.
Tutte
queste
,
finanziariamente
,
sono
pure
«
parole
»
gettate
al
vento
.
Da
esse
non
si
cava
fuori
una
lira
e
neppure
un
soldo
.
Il
problema
finanziario
che
si
deve
risolvere
dai
paesi
belligeranti
è
il
seguente
:
come
ottenere
nuove
entrate
per
somme
variabili
,
nell
'
ipotesi
che
la
guerra
finisca
entro
il
1916
,
da
forse
700
milioni
di
lire
(
ed
è
probabilmente
il
caso
dell
'
Italia
,
compresi
i
maggiori
tributi
già
stabiliti
,
il
cui
reddito
complessivamente
si
può
valutare
in
260
milioni
)
a
34
miliardi
di
lire
all
'
anno
,
come
è
il
caso
dei
maggiori
tra
i
paesi
in
lotta
?
E
,
badisi
,
devono
essere
centinaia
di
milioni
e
miliardi
di
lire
effettive
,
non
di
«
parole
»
.
Non
deve
trattarsi
di
imposte
del
genere
di
quelle
«
morali
»
,
«
democratiche
»
,
«
sociali
»
,
che
il
signor
Lloyd
George
fece
approvare
col
famoso
bilancio
del
1909
,
che
fu
l
'
origine
della
rovina
della
Camera
dei
lordi
,
ed
il
cui
unico
costrutto
sino
al
31
marzo
1914
fu
di
aver
costato
circa
55
milioni
di
lire
italiane
e
di
aver
reso
poco
più
di
15
milioni
di
lire
.
No
;
da
questo
genere
di
imposte
nessun
aiuto
sostanziale
può
venire
ai
tesori
affamati
.
Né
si
può
sperare
somme
sostanzialmente
apprezzabili
dalle
imposte
sui
profitti
di
guerra
che
a
gara
vanno
sorgendo
in
Inghilterra
,
Francia
,
Italia
,
Germania
.
Ho
già
spiegato
come
il
frutto
più
sostanziale
che
si
può
sperare
da
questa
imposta
in
Italia
non
sia
un
suo
provento
reale
vero
e
proprio
,
ma
la
possibilità
di
benefici
duraturi
derivanti
da
alcune
apparentemente
piccole
riforme
,
che
accortamente
l
'
on
.
Daneo
colse
l
'
occasione
presente
di
introdurre
nell
'
organismo
della
ordinaria
imposta
di
ricchezza
mobile
.
L
'
imposta
sui
profitti
di
guerra
la
possiamo
concepire
costrutta
in
tre
sole
maniere
:
I
)
Quella
proposta
dal
comm
.
Bocca
,
presidente
della
Camera
di
commercio
di
Torino
,
di
una
percentuale
ad
esempio
del
5%
,
sull
'
ammontare
lordo
delle
forniture
fatte
allo
stato
.
Ignoro
se
il
metodo
possa
andar
bene
per
l
'
industria
del
cuoio
,
di
cui
il
Bocca
è
cospicuo
rappresentante
.
Ma
è
cosa
certissima
che
il
metodo
da
lui
proposto
è
:
sperequato
perché
vi
sono
forniture
su
cui
si
guadagna
il
10
,
il
15
od
il
20%
e
su
cui
l
'
imposta
del
5%
potrebbe
essere
pagata
,
e
vi
sono
forniture
in
cui
il
margine
di
guadagno
è
inferiore
al
5%
,
e
può
ridursi
pur
con
molto
lucro
del
fornitore
al
0,50%
.
Come
pagare
in
tal
caso
un
balzello
del
5%
?
Ed
è
metodo
altresì
di
impossibile
applicazione
ai
guadagni
non
derivanti
da
forniture
fatte
allo
stato
;
e
quindi
è
metodo
che
imbroglierebbe
stranamente
i
conti
,
perché
imporrebbe
,
per
ogni
azienda
,
la
tenuta
di
due
contabilità
,
una
per
le
forniture
e
l
'
altra
per
gli
altri
guadagni
.
Cosa
impossibile
e
che
metterebbe
la
finanza
di
fronte
a
problemi
inesplicabili
ed
insormontabili
.
Finalmente
,
fa
d
'
uopo
notare
che
una
imposta
di
questo
genere
esisteva
già
,
sotto
il
nome
di
diritto
di
registro
dell'1,35%
sul
valore
dei
contratti
conchiusi
dallo
stato
.
Fu
abolita
,
in
seguito
alle
lagnanze
dei
fornitori
,
con
la
legge
°
aprile
1915;
ma
è
stata
ripristinata
con
l
'
allegato
5°
agli
ultimissimi
provvedimenti
finanziari
.
Questa
tassa
era
e
rimane
dell'I,35%
del
valore
della
fornitura
.
Che
non
è
piccola
cosa
e
va
in
aggiunta
all
'
imposta
sugli
extraprofitti
di
guerra
.
Mi
sia
lecito
però
osservare
che
il
solo
effetto
suo
era
prima
di
indurre
gli
industriali
ad
aumentare
,
arrotondando
la
cifra
,
del
2%
i
preventivi
delle
forniture
.
Auguriamoci
,
pur
con
molto
scetticismo
,
come
farebbero
a
pagare
quelli
che
guadagnano
meno
dell'1,35%
?
che
ciò
non
abbia
più
ad
accadere
in
avvenire
,
e
che
non
si
tratti
di
una
pura
partita
di
giro
.
2
)
Quella
proposta
da
taluni
i
quali
vorrebbero
che
l
'
imposta
assorbisse
il
100%
dei
profitti
di
guerra
,
in
guisa
che
,
dopo
la
guerra
,
nessun
italiano
dovesse
essere
più
ricco
di
prima
.
Io
non
giudico
il
concetto
dal
punto
di
vista
politico
-
sociale
.
Ed
ammetto
volentieri
che
questa
imposta
del
100%
sarebbe
efficace
e
reale
.
I
contribuenti
,
salvo
la
frode
,
non
avrebbero
alcun
mezzo
per
sfuggirvi
.
Ma
a
che
prezzo
?
Finché
gli
uomini
sono
fatti
nel
modo
che
tutti
conosciamo
,
e
che
non
è
in
potere
di
alcuno
di
mutare
,
un
'
imposta
siffatta
avrebbe
un
unico
effetto
:
di
togliere
ogni
stimolo
agli
industriali
di
produrre
un
paio
di
scarpe
,
un
metro
di
stoffa
,
un
pacco
di
munizioni
di
più
di
quello
che
producevano
prima
della
guerra
.
Ottenuto
il
guadagno
di
prima
,
nessuno
avrebbe
interesse
ad
andare
più
in
là
.
Nessuna
imposta
sarebbe
,
più
di
questa
,
utile
al
nemico
.
Chi
avanzò
una
tesi
simile
certamente
non
pose
mente
a
questa
logica
conseguenza
della
sua
proposta
.
Ma
sarebbe
conseguenza
certa
,
ineluttabile
.
3
)
Quella
attuata
dal
ministro
Daneo
;
forse
con
qualche
maggiore
gravezza
di
aliquote
.
Di
essa
questo
si
può
dire
di
probabilmente
sicuro
:
che
quanto
più
cresce
la
gravezza
delle
aliquote
,
tanto
minore
è
il
provento
netto
ottenuto
dal
tesoro
.
Una
imposta
tenue
può
darsi
cada
solo
sulla
porzione
dei
profitti
aventi
carattere
di
monopolio
e
quindi
può
darsi
rimanga
sui
colpiti
e
da
essi
non
possa
essere
trasferita
sul
cliente
,
che
nel
caso
nostro
è
il
ministero
della
guerra
.
Quanto
più
invece
cresce
l
'
aliquota
,
tanto
più
è
probabile
che
essa
cada
anche
sulla
quota
normale
dei
profitti
(
di
guerra
bensì
,
ma
normali
,
dato
l
'
aumentato
saggio
di
interesse
e
di
rischio
)
e
che
li
colpisca
in
modo
speciale
di
fronte
agli
altri
profitti
.
Qui
non
è
il
luogo
di
ripetere
i
lunghi
discorsi
che
in
proposito
si
possono
leggere
nei
libri
degli
economisti
;
basti
dire
che
i
due
caratteri
,
della
gravezza
su
profitti
non
di
monopolio
,
e
delle
specialità
sono
,
tra
tutti
,
i
caratteri
che
maggiormente
facilitano
la
traslazione
dell
'
imposta
sul
cliente
,
ossia
sullo
stato
.
Se
il
ministro
Daneo
non
voleva
creare
una
imposta
-
comparsa
,
se
voleva
evitare
di
istituire
una
partita
di
giro
,
doveva
necessariamente
tenersi
moderato
nelle
aliquote
.
Le
quali
del
resto
,
giungendo
al
41,50%
paiono
alte
;
ed
in
quanto
sono
alte
poco
renderanno
sul
serio
al
fisco
.
Il
reddito
vero
,
netto
,
sostanziale
si
avrà
sovratutto
dalla
revisione
straordinaria
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
e
dall
'
applicazione
dell
'
aliquota
ordinaria
dell'11,50%
.
Affermano
ancora
i
critici
che
il
governo
ha
fatto
male
ad
aumentare
di
10
centesimi
al
chilogrammo
il
prezzo
del
sale
.
Ciò
è
anti
-
democratico
.
Io
non
so
che
cosa
significhi
questa
parola
in
materia
di
imposte
;
ma
posso
andare
d
'
accordo
con
i
critici
nel
ritenere
che
trattasi
di
imposta
condannabile
,
perché
grava
in
modo
sperequato
sui
contribuenti
,
a
parità
di
reddito
.
Dopo
aver
fatto
questa
dichiarazione
,
debbo
subito
aggiungere
che
la
colpa
dell
'
aumento
del
prezzo
del
sale
non
è
del
governo
;
ma
di
quei
numerosissimi
quasi
tutti
industriali
,
commercianti
,
proprietari
agricoli
,
fittavoli
che
trascurano
di
denunciare
nome
e
cognome
e
salario
di
quei
loro
dipendenti
impiegati
,
operai
,
lavoratori
in
genere
che
guadagnano
almeno
lire
3,50
al
giorno
;
è
di
quei
lavoratori
che
,
avendone
essi
direttamente
in
altri
casi
per
legge
l
'
obbligo
,
non
fanno
la
dichiarazione
dovuta
.
È
di
quei
contribuenti
in
genere
che
,
trovandosi
più
in
su
della
scala
sociale
,
imitano
col
silenzio
o
col
parziale
occultamento
l
'
esempio
di
coloro
che
si
trovano
più
in
giù
.
Non
giova
declamare
contro
i
ricchi
ed
invocare
il
30
,
11
40
,
il
50%
e
più
contro
i
loro
redditi
.
Nessuno
stato
è
mai
vissuto
contro
le
sole
imposte
sui
ricchi
.
È
utile
che
i
ricchi
paghino
di
persona
e
di
denaro
:
e
paghino
più
degli
altri
.
Ma
non
bisogna
farsi
illusioni
.
Le
imposte
sui
ricchi
possono
rendere
,
anche
se
seriamente
e
correttamente
accertate
e
pagate
,
le
unità
e
le
decine
di
milioni
.
Ora
occorrono
invece
le
centinaia
di
milioni
.
E
,
come
dice
il
signor
T
.
Gibson
Bowles
,
forse
il
migliore
conoscitore
e
critico
del
bilancio
inglese
,
nell
'
ultimo
numero
della
«
Candid
Quarterly
Review
»
:
«
Ogni
cancelliere
dello
scacchiere
,
il
quale
abbia
saputo
qualche
cosa
del
suo
mestiere
,
seppe
bene
che
,
se
egli
doveva
riempire
la
rete
della
sua
imposta
sul
reddito
,
doveva
fare
la
maglia
abbastanza
piccola
da
poter
pescare
i
molto
piccoli
,
al
pari
dei
pochi
grossi
pesci
»
.
Finché
in
Italia
i
pesci
grossi
cercheranno
,
quando
vi
riescono
,
di
sottrarre
agli
accertamenti
parte
dei
loro
redditi
;
fino
a
quando
i
pesci
medi
imiteranno
,
con
discreto
successo
,
il
loro
esempio
;
e
fino
a
quando
i
pesci
piccoli
rimarranno
quasi
completamente
fuori
delle
maglie
della
rete
dell
'
imposta
di
ricchezza
mobile
;
fino
a
che
tutto
ciò
non
sarà
cambiato
,
il
ministro
del
tesoro
,
che
ha
bisogno
di
denari
contanti
e
non
di
parole
,
dovrà
raccomandarsi
al
ministro
delle
finanze
affinché
questi
applichi
o
cresca
imposte
produttive
.
Abbiamo
avuto
ora
l
'
imposta
sul
sale
:
ma
,
se
i
contribuenti
non
si
emendano
necessariamente
vedremo
imposte
anche
peggiori
.
La
salute
sta
in
noi
,
non
nei
governi
.
Se
i
contribuenti
chiedessero
:
1
)
l
'
obbligatorietà
della
dichiarazione
giurata
di
tutto
il
complesso
e
delle
singole
partite
del
proprio
reddito
:
con
penalità
di
multe
e
reclusione
comminate
ed
eseguite
a
carico
degli
spergiuri
;
e
con
la
maggiore
pena
del
disprezzo
dell
'
opinione
pubblica
verso
i
frodatori
;
2
)
l
'
obbligatorietà
per
tutti
i
contribuenti
non
analfabeti
della
tenuta
dei
libri
di
entrata
ed
uscita
;
ed
inoltre
dei
libri
-
giornale
per
tutti
i
commercianti
,
industriali
e
professionisti
;
con
severe
penalità
per
i
contravventori
,
e
con
opportune
garanzie
di
segreto
per
coloro
a
cui
recasse
danno
far
conoscere
al
pubblico
i
fatti
ed
i
redditi
propri
;
3
)
la
abolizione
delle
attuali
commissioni
delle
imposte
dirette
,
presiedute
e
composte
di
delegati
dei
prefetti
,
dei
consigli
provinciali
e
comunali
,
ossia
composte
di
persone
soggette
ad
ogni
influenza
politica
e
controllate
da
poverelli
agenti
delle
imposte
,
mobili
quali
frasche
al
vento
,
trasferibili
da
luogo
a
luogo
,
promovibili
senza
regole
fisse
;
4
)
la
sostituzione
ad
esse
di
nuove
commissioni
,
di
cui
la
figura
centrale
e
dominante
fosse
il
presidente
,
funzionario
finanziario
,
arrivato
al
più
alto
grado
della
sua
carriera
,
nominato
per
un
periodo
fisso
di
tempo
,
inamovibile
ed
impromovibile
,
salvoché
per
cooptazione
in
una
suprema
magistratura
finanziaria
centrale
;
ed
incaricato
,
con
alto
stipendio
,
della
unica
e
stabile
mansione
di
controllare
gli
accertamenti
e
decidere
sulle
controversie
relative
.
Se
i
contribuenti
comprendessero
tutto
questo
ed
altro
,
che
per
brevità
per
ora
tralascio
,
non
farebbe
d
'
uopo
,
per
pigliare
nella
rete
i
piccoli
,
alzare
il
prezzo
del
sale
e
per
colpire
gli
agiati
ed
i
ricchi
,
istituire
i
centesimi
di
guerra
e
le
imposte
sugli
extraprofitti
?
Basterebbero
le
tre
«
vecchie
»
come
in
Francia
chiamano
le
imposte
affini
alle
tre
nostre
sui
terreni
,
sui
fabbricati
e
sulla
ricchezza
mobile
a
procurare
all
'
erario
somme
cospicue
e
crescenti
.
E
si
potrebbero
istituire
quelle
due
imposte
,
complementari
alle
già
esistenti
imposte
sul
reddito
,
la
progressiva
sul
reddito
globale
e
la
patrimoniale
,
che
oggi
,
allo
stato
attuale
degli
accertamenti
,
sarebbero
ben
poco
interessanti
dal
punto
di
vista
finanziario
;
ma
domani
potrebbero
diventare
il
perno
di
una
feconda
trasformazione
dei
nostri
ordini
tributari
.