StampaQuotidiana ,
Le
sedute
del
congresso
di
Parigi
presentano
ai
nostri
occhi
uno
spettacolo
non
si
sa
se
più
appassionante
o
più
grandioso
.
Ardui
problemi
coloniali
e
territoriali
,
questioni
di
confini
,
creazioni
di
repubbliche
e
di
regni
nuovi
vengono
dibattuti
dinanzi
ad
un
areopago
mondiale
,
in
cui
seggono
,
arbitre
definitive
,
due
potenze
delle
quali
una
non
è
affatto
interessata
nella
ripartizione
delle
spoglie
della
guerra
;
e
l
'
altra
lo
è
mediocremente
.
Non
vi
sono
interessati
gli
Stati
uniti
,
i
quali
nulla
chieggono
per
sé
e
vogliono
giustizia
per
tutti
;
ed
i
fatti
provano
come
sia
giunto
oramai
al
culmine
quel
movimento
di
idee
,
il
quale
iniziatosi
col
celebre
rapporto
indirizzato
il
31
gennaio
1839
da
Lord
Durham
alla
giovinetta
regina
Vittoria
sugli
affari
del
Canada
,
ha
condotto
alla
indipendenza
praticamente
assoluta
delle
grandi
colonie
inglesi
dalla
madrepatria
.
Talché
si
può
contemplare
senza
meraviglia
,
perché
logica
conseguenza
di
uno
sviluppo
storico
unico
forse
al
mondo
,
ma
effettivo
e
stupendo
,
il
fatto
di
stati
facenti
parte
della
costellazione
delle
comunità
anglo
-
sassoni
,
i
quali
vorrebbero
annettersi
colonie
tedesche
,
ma
ne
sono
impediti
dalla
madrepatria
,
associata
agli
Stati
uniti
nel
proclamare
invece
spassionatamente
l
'
appartenenza
alla
Società
delle
nazioni
.
Un
nuovo
mondo
si
crea
,
un
nuovo
ordine
di
cose
nasce
.
Per
iniziativa
dei
popoli
anglo
-
sassoni
,
nei
cui
domini
si
sono
compiute
esperienze
fecondissime
di
creazione
di
stati
nuovi
,
di
trasformazione
di
territori
abitati
da
barbari
e
da
sparsi
coloni
in
stati
sovrani
,
si
tenta
la
estensione
a
tutto
il
globo
del
medesimo
principio
,
il
quale
informa
di
sé
la
confederazione
americana
e
la
comunità
britannica
delle
nazioni
.
Noi
siamo
pronti
ad
accogliere
con
fede
,
con
speranza
viva
il
nuovo
ordine
di
cose
.
Anche
quando
esso
,
instaurandosi
,
necessariamente
viene
a
toccare
interessi
nostri
gelosissimi
;
anche
quando
fa
d
'
uopo
rassegnarci
a
lasciar
discutere
dei
confini
nostri
,
dei
nostri
monti
,
dei
nostri
fiumi
,
del
sangue
nostro
da
potenze
marittime
ed
extraeuropee
,
la
cui
politica
tradizionale
è
stata
ed
è
ancora
quella
delle
mani
nette
da
ogni
impegno
nel
torbido
groviglio
delle
lotte
nazionali
della
martoriata
Europa
continentale
.
Si
sono
,
alfine
,
questi
isolani
e
questi
trasmarini
decisi
ad
intervenire
nelle
nostre
contese
,
a
segnare
il
confine
giusto
tra
romeni
e
serbi
,
tra
polacchi
e
czecoslovacchi
;
partecipano
alle
commissioni
d
'
inchiesta
sulle
faccende
più
gelose
dei
vecchi
e
nuovi
stati
;
si
apparecchiano
forse
a
dire
una
parola
decisiva
sulle
aspirazioni
della
Francia
sul
Reno
,
sulle
rivendicazioni
sacrosante
dell
'
Italia
a
riunire
in
un
corpo
solo
le
sparse
membra
della
sua
famiglia
?
Noi
siamo
pronti
a
riconoscere
che
il
loro
intervento
è
promettitore
d
'
un
più
felice
avvenire
all
'
umanità
.
Non
solo
è
giusto
perché
la
flotta
inglese
serbò
intatto
,
durante
la
guerra
,
il
dominio
dei
mari
come
ai
tempi
di
Nelson
,
costringendo
le
navi
corsare
nemiche
a
rintanarsi
nei
loro
porti
,
combattendo
pertinacemente
la
minaccia
sottomarina
,
consentendo
il
vettovagliamento
degli
eserciti
e
delle
popolazioni
;
perché
l
'
esercito
inglese
,
trasformato
da
«
piccolo
spregevole
»
manipolo
in
un
colossale
organismo
modernissimo
,
sostenne
la
sua
parte
tremenda
dell
'
urto
germanico
;
perché
gli
Stati
uniti
ci
fornirono
armi
,
munizioni
,
ferro
,
carbone
,
viveri
e
mandarono
in
Europa
quegli
ultimi
milioni
di
uomini
,
la
cui
presenza
ed
il
cui
timore
crescente
diede
il
tracollo
alle
ultime
speranze
del
nemico
.
È
necessario
,
come
auspicio
e
come
garanzia
.
È
giusto
,
è
necessario
,
perché
solo
la
contemplazione
di
un
vecchio
stato
come
quello
britannico
,
retto
un
tempo
a
forma
di
governo
centrale
dominatore
su
popoli
soggetti
,
il
quale
,
persuaso
del
pericolo
mortale
delle
vecchie
forme
politiche
,
ne
fa
gitto
e
da
ottant
'
anni
in
qua
ogni
giorno
meglio
scopre
ed
attua
nuove
forme
di
governo
ed
ha
già
saputo
far
sorgere
,
attorno
alla
madrepatria
,
tre
grandi
federazioni
e
due
stati
indipendenti
,
liberi
da
ogni
vincolo
di
tributo
o
di
servizio
personale
,
eppure
accorrenti
volonterosamente
alla
difesa
della
causa
comune
nell
'
ora
del
pericolo
;
perché
solo
la
visione
meravigliosa
delle
tredici
antiche
colonie
nordamericane
,
le
quali
si
estendono
,
per
filiazione
,
su
un
intiero
continente
e
dal
deserto
fanno
sorgere
46
stati
sovrani
e
4
territori
,
autonomi
eppure
uniti
,
in
cui
vivono
concordi
bianchi
e
negri
,
discendenti
dei
primi
coloni
olandesi
e
successivi
immigranti
anglo
-
sassoni
,
da
cui
vennero
in
Europa
per
combattere
soldati
italiani
e
slavi
,
tedeschi
e
russi
,
inspirati
tutti
dall
'
uguale
desiderio
di
lotta
contro
il
male
e
la
prepotenza
ci
possono
far
sperare
che
un
uguale
ordine
di
cose
politiche
possa
instaurarsi
in
Europa
.
Perciò
noi
accettiamo
che
gli
anglo
-
sassoni
delle
due
famiglie
britannica
e
nordamericana
intervengano
nelle
cose
nostre
.
Ne
ascolteremo
con
riconoscenza
i
consigli
,
ben
sapendo
che
saranno
consigli
di
bene
.
Non
dimentichino
però
essi
che
il
loro
intervento
fu
anche
determinato
dall
'
interesse
proprio
e
mira
a
fini
comuni
.
L
'
Inghilterra
,
accorrendo
in
difesa
del
Belgio
e
della
Francia
,
difese
le
coste
della
Manica
,
salvò
la
propria
esistenza
come
nazione
libera
,
tutelò
le
sue
venture
generazioni
dal
tremare
sotto
i
colpi
del
cannone
tedesco
.
Gli
Stati
uniti
videro
che
se
non
schiacciavano
sin
dall
'
inizio
il
sorgente
impero
militare
medio
-
europeo
,
questo
avrebbe
in
un
momento
successivo
preteso
al
dominio
universale
.
Oggi
essi
mirano
a
costruire
la
nuova
città
.
Se
si
arrogano
il
diritto
di
decidere
dell
'
assegnazione
di
colonie
e
di
territori
poco
inciviliti
,
se
dànno
opera
a
sbrogliare
la
matassa
dell
'
Europa
media
e
dei
Balcani
,
se
subordinano
al
proprio
consenso
la
determinazione
dei
confini
francesi
ed
italiani
,
tutto
ciò
fanno
perché
è
nell
'
interesse
loro
che
si
formi
un
'
Europa
pacificata
,
in
cui
le
nazioni
tutte
libere
ed
indipendenti
,
quanto
più
è
praticamente
possibile
nei
loro
chiusi
territori
,
possano
,
senza
ricordi
di
odio
ed
aspirazioni
di
rivincita
,
collaborare
all
'
opera
comune
della
civiltà
.
Vogliono
i
due
rami
della
famiglia
anglo
-
sassone
assicurarsi
contro
il
rischio
ricorrente
di
un
impero
militare
,
il
quale
minacci
la
loro
esistenza
e
li
distolga
dalle
opere
di
pace
.
Ed
han
ragione
;
e
nessuno
più
degli
italiani
,
soggetti
al
medesimo
rischio
mortale
,
ha
interesse
di
plaudire
all
'
opera
sapiente
e
provvida
.
Ma
nessun
edificio
sorge
saldo
,
il
quale
non
sia
costruito
sul
granitico
fondamento
della
giustizia
distributiva
.
Contro
ai
vantaggi
incommensurabili
della
distruzione
dell
'
impero
militare
tedesco
e
della
costruzione
della
Società
delle
nazioni
libere
ed
uguali
,
stanno
costi
terribili
,
in
uomini
e
in
denaro
.
Comune
è
l
'
onore
ed
il
vantaggio
.
Si
è
pensato
abbastanza
che
comuni
debbono
essere
i
costi
?
Purtroppo
Francia
ed
Italia
non
potranno
mai
ricevere
un
compenso
per
i
milioni
di
uomini
giovani
e
fiorenti
che
esse
hanno
offerto
in
olocausto
alla
causa
comune
.
Esse
si
sono
dissanguate
a
dismisura
più
degli
altri
grandi
stati
che
ora
dirigono
l
'
areopago
delle
nazioni
.
Di
ciò
Francia
ed
Italia
non
si
lagnano
.
Era
la
loro
sorte
fatale
di
sentinelle
avanzate
della
volontà
di
vivere
o
morir
liberi
contro
chi
pretendeva
al
dominio
universale
.
Vi
sono
però
i
costi
valutabili
in
denaro
,
di
ricchezze
sperdute
,
di
terre
e
case
distrutte
,
di
sacrifici
eroicamente
sopportati
,
di
centinaia
di
miliardi
di
debito
incontrato
per
la
causa
comune
.
La
perequazione
,
il
conguaglio
dei
costi
si
impongono
come
un
preliminare
necessario
innanzi
di
raccogliere
i
frutti
che
solo
da
quel
sacrificio
sono
stati
resi
possibili
.
Nelle
sedute
del
congresso
di
Parigi
si
è
parlato
di
molte
cose
;
ma
finora
non
abbiamo
visto
,
con
stupore
grande
,
che
sia
stato
affrontato
il
problema
della
ripartizione
fra
gli
alleati
del
costo
della
guerra
.
Eppure
questo
è
il
punto
preliminare
che
deve
essere
risoluto
.
I
particolari
delle
applicazioni
potranno
essere
rinviati
alle
commissioni
tecniche
,
È
un
particolare
tecnico
anche
la
ripartizione
delle
indennità
da
pagarsi
dal
nemico
.
Un
particolare
incerto
ed
aleatorio
,
su
cui
non
è
possibile
prudentemente
fare
a
fidanza
.
Il
punto
essenziale
è
di
affermare
il
principio
che
,
poiché
comune
è
la
causa
,
poiché
comuni
sono
i
benefici
che
si
ritrarranno
dalla
distruzione
del
sogno
tedesco
di
egemonia
e
dalla
ricostruzione
del
mondo
,
così
comuni
debbono
essere
i
costi
,
le
fort
portant
le
faible
.
Chi
ha
speso
molto
,
ma
,
per
la
sua
ricchezza
,
è
di
gran
lunga
più
capace
di
sopportare
i
pesi
dei
suoi
debiti
;
chi
ha
speso
poco
ed
è
dovizioso
,
come
può
dar
consigli
e
richiedere
rinuncie
a
chi
ha
speso
,
in
proporzione
ai
suoi
mezzi
,
smisuratamente
di
più
?
Il
costo
della
guerra
,
qualunque
siano
le
modalità
tecniche
di
attuazione
,
deve
idealmente
essere
assunto
dalla
Società
delle
nazioni
.
È
l
'
apporto
che
i
vari
paesi
fanno
al
sodalizio
che
li
unisce
;
né
sarebbe
una
società
equa
quella
in
cui
alcuni
soci
potessero
camminare
spediti
e
liberi
,
mentre
gli
altri
dovrebbero
andar
curvi
sotto
il
peso
immane
.
Fermato
il
principio
della
società
dei
costi
,
si
potrà
procedere
innanzi
nella
ripartizione
degli
uffici
a
cui
nella
società
rinnovata
delle
nazioni
ogni
stato
dovrà
provvedere
e
dei
territori
a
cui
dovranno
estendersi
i
suoi
compiti
.
Come
fermare
tal
punto
,
se
gli
stati
contraenti
non
sanno
di
qual
forza
economica
potranno
disporre
,
di
qual
margine
di
bilancio
potranno
avvantaggiarsi
per
la
ricostruzione
delle
terre
invase
o
redente
e
per
la
civilizzazione
dei
territori
coloniali
ricevuti
in
custodia
dall
'
ente
superiore
?
Si
vuole
che
gli
stati
amministrino
le
colonie
nell
'
interesse
dei
popoli
ivi
abitanti
.
Così
deve
essere
.
Non
Wilson
ha
inventato
questo
principio
,
ché
egli
lo
trasse
dallo
spirito
della
rivoluzione
americana
e
dalla
pratica
costante
dell
'
Inghilterra
dopo
il
rapporto
di
Lord
Durham
.
Ma
se
si
vuole
applicare
quel
principio
,
bisogna
essere
preparati
a
sopportare
sacrifici
a
pro
delle
colonie
,
senza
alcun
utile
diretto
compensativo
.
Anche
la
conseguenza
è
logica
ed
è
giusta
.
Ma
come
potrebbero
Francia
ed
Italia
,
sovraccariche
di
debiti
incontrati
per
la
salvezza
propria
ed
altrui
,
sobbarcarsi
ad
un
'
opera
di
civiltà
magnifica
,
l
'
unica
possibile
e
veramente
a
lungo
andare
remuneratrice
,
ma
negli
inizi
costosissima
?
Moralmente
,
politicamente
ed
economicamente
è
dovere
degli
uomini
i
quali
dirigono
i
lavori
della
conferenza
di
Parigi
di
affrontare
subito
il
problema
preliminare
della
ripartizione
solidaria
dei
costi
della
guerra
.
Occorre
una
pronta
affermazione
di
principio
.
Fatta
questa
,
la
conferenza
potrà
procedere
senza
che
dubbi
angoscianti
turbino
la
mente
di
alcuno
degli
statisti
in
essa
convenuti
.
E
potranno
essere
prese
,
intorno
ai
singoli
problemi
della
ricostruzione
,
deliberazioni
più
serene
e
più
umane
.