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> autore_s:"EINAUDI LUIGI"
LA QUESTIONE PRELIMINARE. ( EINAUDI LUIGI , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Le sedute del congresso di Parigi presentano ai nostri occhi uno spettacolo non si sa se più appassionante o più grandioso . Ardui problemi coloniali e territoriali , questioni di confini , creazioni di repubbliche e di regni nuovi vengono dibattuti dinanzi ad un areopago mondiale , in cui seggono , arbitre definitive , due potenze delle quali una non è affatto interessata nella ripartizione delle spoglie della guerra ; e l ' altra lo è mediocremente . Non vi sono interessati gli Stati uniti , i quali nulla chieggono per sé e vogliono giustizia per tutti ; ed i fatti provano come sia giunto oramai al culmine quel movimento di idee , il quale iniziatosi col celebre rapporto indirizzato il 31 gennaio 1839 da Lord Durham alla giovinetta regina Vittoria sugli affari del Canada , ha condotto alla indipendenza praticamente assoluta delle grandi colonie inglesi dalla madrepatria . Talché si può contemplare senza meraviglia , perché logica conseguenza di uno sviluppo storico unico forse al mondo , ma effettivo e stupendo , il fatto di stati facenti parte della costellazione delle comunità anglo - sassoni , i quali vorrebbero annettersi colonie tedesche , ma ne sono impediti dalla madrepatria , associata agli Stati uniti nel proclamare invece spassionatamente l ' appartenenza alla Società delle nazioni . Un nuovo mondo si crea , un nuovo ordine di cose nasce . Per iniziativa dei popoli anglo - sassoni , nei cui domini si sono compiute esperienze fecondissime di creazione di stati nuovi , di trasformazione di territori abitati da barbari e da sparsi coloni in stati sovrani , si tenta la estensione a tutto il globo del medesimo principio , il quale informa di sé la confederazione americana e la comunità britannica delle nazioni . Noi siamo pronti ad accogliere con fede , con speranza viva il nuovo ordine di cose . Anche quando esso , instaurandosi , necessariamente viene a toccare interessi nostri gelosissimi ; anche quando fa d ' uopo rassegnarci a lasciar discutere dei confini nostri , dei nostri monti , dei nostri fiumi , del sangue nostro da potenze marittime ed extraeuropee , la cui politica tradizionale è stata ed è ancora quella delle mani nette da ogni impegno nel torbido groviglio delle lotte nazionali della martoriata Europa continentale . Si sono , alfine , questi isolani e questi trasmarini decisi ad intervenire nelle nostre contese , a segnare il confine giusto tra romeni e serbi , tra polacchi e czecoslovacchi ; partecipano alle commissioni d ' inchiesta sulle faccende più gelose dei vecchi e nuovi stati ; si apparecchiano forse a dire una parola decisiva sulle aspirazioni della Francia sul Reno , sulle rivendicazioni sacrosante dell ' Italia a riunire in un corpo solo le sparse membra della sua famiglia ? Noi siamo pronti a riconoscere che il loro intervento è promettitore d ' un più felice avvenire all ' umanità . Non solo è giusto perché la flotta inglese serbò intatto , durante la guerra , il dominio dei mari come ai tempi di Nelson , costringendo le navi corsare nemiche a rintanarsi nei loro porti , combattendo pertinacemente la minaccia sottomarina , consentendo il vettovagliamento degli eserciti e delle popolazioni ; perché l ' esercito inglese , trasformato da « piccolo spregevole » manipolo in un colossale organismo modernissimo , sostenne la sua parte tremenda dell ' urto germanico ; perché gli Stati uniti ci fornirono armi , munizioni , ferro , carbone , viveri e mandarono in Europa quegli ultimi milioni di uomini , la cui presenza ed il cui timore crescente diede il tracollo alle ultime speranze del nemico . È necessario , come auspicio e come garanzia . È giusto , è necessario , perché solo la contemplazione di un vecchio stato come quello britannico , retto un tempo a forma di governo centrale dominatore su popoli soggetti , il quale , persuaso del pericolo mortale delle vecchie forme politiche , ne fa gitto e da ottant ' anni in qua ogni giorno meglio scopre ed attua nuove forme di governo ed ha già saputo far sorgere , attorno alla madrepatria , tre grandi federazioni e due stati indipendenti , liberi da ogni vincolo di tributo o di servizio personale , eppure accorrenti volonterosamente alla difesa della causa comune nell ' ora del pericolo ; perché solo la visione meravigliosa delle tredici antiche colonie nordamericane , le quali si estendono , per filiazione , su un intiero continente e dal deserto fanno sorgere 46 stati sovrani e 4 territori , autonomi eppure uniti , in cui vivono concordi bianchi e negri , discendenti dei primi coloni olandesi e successivi immigranti anglo - sassoni , da cui vennero in Europa per combattere soldati italiani e slavi , tedeschi e russi , inspirati tutti dall ' uguale desiderio di lotta contro il male e la prepotenza ci possono far sperare che un uguale ordine di cose politiche possa instaurarsi in Europa . Perciò noi accettiamo che gli anglo - sassoni delle due famiglie britannica e nordamericana intervengano nelle cose nostre . Ne ascolteremo con riconoscenza i consigli , ben sapendo che saranno consigli di bene . Non dimentichino però essi che il loro intervento fu anche determinato dall ' interesse proprio e mira a fini comuni . L ' Inghilterra , accorrendo in difesa del Belgio e della Francia , difese le coste della Manica , salvò la propria esistenza come nazione libera , tutelò le sue venture generazioni dal tremare sotto i colpi del cannone tedesco . Gli Stati uniti videro che se non schiacciavano sin dall ' inizio il sorgente impero militare medio - europeo , questo avrebbe in un momento successivo preteso al dominio universale . Oggi essi mirano a costruire la nuova città . Se si arrogano il diritto di decidere dell ' assegnazione di colonie e di territori poco inciviliti , se dànno opera a sbrogliare la matassa dell ' Europa media e dei Balcani , se subordinano al proprio consenso la determinazione dei confini francesi ed italiani , tutto ciò fanno perché è nell ' interesse loro che si formi un ' Europa pacificata , in cui le nazioni tutte libere ed indipendenti , quanto più è praticamente possibile nei loro chiusi territori , possano , senza ricordi di odio ed aspirazioni di rivincita , collaborare all ' opera comune della civiltà . Vogliono i due rami della famiglia anglo - sassone assicurarsi contro il rischio ricorrente di un impero militare , il quale minacci la loro esistenza e li distolga dalle opere di pace . Ed han ragione ; e nessuno più degli italiani , soggetti al medesimo rischio mortale , ha interesse di plaudire all ' opera sapiente e provvida . Ma nessun edificio sorge saldo , il quale non sia costruito sul granitico fondamento della giustizia distributiva . Contro ai vantaggi incommensurabili della distruzione dell ' impero militare tedesco e della costruzione della Società delle nazioni libere ed uguali , stanno costi terribili , in uomini e in denaro . Comune è l ' onore ed il vantaggio . Si è pensato abbastanza che comuni debbono essere i costi ? Purtroppo Francia ed Italia non potranno mai ricevere un compenso per i milioni di uomini giovani e fiorenti che esse hanno offerto in olocausto alla causa comune . Esse si sono dissanguate a dismisura più degli altri grandi stati che ora dirigono l ' areopago delle nazioni . Di ciò Francia ed Italia non si lagnano . Era la loro sorte fatale di sentinelle avanzate della volontà di vivere o morir liberi contro chi pretendeva al dominio universale . Vi sono però i costi valutabili in denaro , di ricchezze sperdute , di terre e case distrutte , di sacrifici eroicamente sopportati , di centinaia di miliardi di debito incontrato per la causa comune . La perequazione , il conguaglio dei costi si impongono come un preliminare necessario innanzi di raccogliere i frutti che solo da quel sacrificio sono stati resi possibili . Nelle sedute del congresso di Parigi si è parlato di molte cose ; ma finora non abbiamo visto , con stupore grande , che sia stato affrontato il problema della ripartizione fra gli alleati del costo della guerra . Eppure questo è il punto preliminare che deve essere risoluto . I particolari delle applicazioni potranno essere rinviati alle commissioni tecniche , È un particolare tecnico anche la ripartizione delle indennità da pagarsi dal nemico . Un particolare incerto ed aleatorio , su cui non è possibile prudentemente fare a fidanza . Il punto essenziale è di affermare il principio che , poiché comune è la causa , poiché comuni sono i benefici che si ritrarranno dalla distruzione del sogno tedesco di egemonia e dalla ricostruzione del mondo , così comuni debbono essere i costi , le fort portant le faible . Chi ha speso molto , ma , per la sua ricchezza , è di gran lunga più capace di sopportare i pesi dei suoi debiti ; chi ha speso poco ed è dovizioso , come può dar consigli e richiedere rinuncie a chi ha speso , in proporzione ai suoi mezzi , smisuratamente di più ? Il costo della guerra , qualunque siano le modalità tecniche di attuazione , deve idealmente essere assunto dalla Società delle nazioni . È l ' apporto che i vari paesi fanno al sodalizio che li unisce ; né sarebbe una società equa quella in cui alcuni soci potessero camminare spediti e liberi , mentre gli altri dovrebbero andar curvi sotto il peso immane . Fermato il principio della società dei costi , si potrà procedere innanzi nella ripartizione degli uffici a cui nella società rinnovata delle nazioni ogni stato dovrà provvedere e dei territori a cui dovranno estendersi i suoi compiti . Come fermare tal punto , se gli stati contraenti non sanno di qual forza economica potranno disporre , di qual margine di bilancio potranno avvantaggiarsi per la ricostruzione delle terre invase o redente e per la civilizzazione dei territori coloniali ricevuti in custodia dall ' ente superiore ? Si vuole che gli stati amministrino le colonie nell ' interesse dei popoli ivi abitanti . Così deve essere . Non Wilson ha inventato questo principio , ché egli lo trasse dallo spirito della rivoluzione americana e dalla pratica costante dell ' Inghilterra dopo il rapporto di Lord Durham . Ma se si vuole applicare quel principio , bisogna essere preparati a sopportare sacrifici a pro delle colonie , senza alcun utile diretto compensativo . Anche la conseguenza è logica ed è giusta . Ma come potrebbero Francia ed Italia , sovraccariche di debiti incontrati per la salvezza propria ed altrui , sobbarcarsi ad un ' opera di civiltà magnifica , l ' unica possibile e veramente a lungo andare remuneratrice , ma negli inizi costosissima ? Moralmente , politicamente ed economicamente è dovere degli uomini i quali dirigono i lavori della conferenza di Parigi di affrontare subito il problema preliminare della ripartizione solidaria dei costi della guerra . Occorre una pronta affermazione di principio . Fatta questa , la conferenza potrà procedere senza che dubbi angoscianti turbino la mente di alcuno degli statisti in essa convenuti . E potranno essere prese , intorno ai singoli problemi della ricostruzione , deliberazioni più serene e più umane .