StampaQuotidiana ,
Il
professore
L
.
M
.
Billia
mi
comunica
alcune
sue
osservazioni
intorno
alla
tesi
dell
'
«
Economist
»
,
secondo
la
quale
l
'
Inghilterra
dovrebbe
passare
la
spugna
sui
crediti
di
guerra
verso
gli
alleati
.
Siccome
gli
appunti
son
degni
di
nota
,
giova
sunteggiando
,
riferirli
,
nella
loro
interezza
.
I
doni
son
doni
,
i
crediti
ed
i
debiti
sono
debiti
e
crediti
.
La
prima
regola
non
solo
morale
,
ma
anche
e
principalmente
economica
di
qualunque
amministrazione
è
pagare
i
debiti
,
e
a
tempo
;
chi
non
paga
non
produce
,
spende
:
è
un
giocatore
,
non
un
lavoratore
.
La
funzione
del
credito
si
regge
sulla
fiducia
,
e
quindi
condonare
un
debito
si
può
,
si
deve
per
carità
a
questo
o
a
quell
'
individuo
;
ma
è
uno
schiaffo
a
una
ditta
,
è
un
tagliarla
via
dalla
piazza
.
La
obiezione
si
afforza
,
riflettendo
che
la
guerra
odierna
potrà
non
essere
l
'
ultima
e
l
'
Italia
potrà
ancora
avere
bisogno
di
credito
dagli
alleati
.
Or
chi
non
vede
che
perdonare
un
debito
è
togliere
il
credito
e
chiudere
lo
sportello
per
qualunque
prestito
ulteriore
?
Il
miglior
modo
per
evitare
la
seconda
e
la
terza
e
decima
richiesta
di
cento
lire
dal
giovinetto
studente
figlio
dell
'
amico
è
di
non
consentirgli
di
restituire
le
prime
cinquanta
.
E
siccome
in
politica
,
diciam
pure
negli
affari
,
c
'
è
gente
molto
meno
delicata
dello
studente
,
chi
vi
assicura
che
il
non
avere
pagato
una
volta
non
diventi
invece
stimolo
a
lanciarsi
nelle
avventure
?
Doppio
pericolo
in
questa
non
desiderabile
larghezza
dell
'
«
Economist
»
;
non
trovare
più
credito
nelle
necessità
,
trovare
l
'
incentivo
alla
temerarietà
.
L
'
osservazione
,
bisogna
riconoscerlo
,
è
sostanziosa
.
Ma
parmi
non
sia
pertinente
.
Il
«
condono
dei
debiti
»
è
la
pura
forma
assunta
da
un
altro
fatto
,
che
è
il
vero
e
fondamentale
:
il
regolamento
dei
conti
di
dare
e
di
avere
dell
'
impresa
comune
.
Francia
ed
Italia
,
che
sono
i
due
paesi
che
han
perduto
più
uomini
e
consumato
maggiori
ricchezze
,
non
dicono
già
:
«
condonateci
i
crediti
,
che
noi
ci
eravamo
obbligati
a
rimborsare
»
.
Se
questo
soltanto
fosse
il
discorso
nostro
sarebbe
invero
,
come
teme
il
Billia
,
distruttivo
del
credito
ed
a
lungo
andare
pernicioso
alla
nazione
.
Perciò
,
sia
lecito
confessarlo
,
ho
veduto
anch
'
io
con
repugnanza
le
domande
di
conversione
dei
prestiti
inglesi
in
sussidi
a
fondo
perduto
che
in
Italia
si
erano
elevate
fin
dal
1915
ed
è
doveroso
ricordare
in
proposito
la
campagna
del
«
Momento
economico
»
di
Milano
perché
mi
pareva
che
quelle
domande
fossero
,
allora
,
moralmente
insostenibili
.
Eravamo
allora
dei
semplici
debitori
,
ed
avevamo
chiesto
credito
,
all
'
interno
ed
all
'
estero
,
in
una
misura
non
superiore
alle
nostre
forze
.
Mi
pareva
e
mi
pare
ancora
adesso
che
in
una
società
conclusa
per
fini
nazionali
ed
ideali
,
come
fu
la
società
dell
'
intesa
,
ogni
socio
ha
il
dovere
di
bastare
a
se
stesso
,
finché
ciò
non
distrugga
le
sue
fonti
di
vita
,
finché
i
sacrifici
attuali
non
rendano
troppo
difficile
alle
generazioni
venture
la
consecuzione
di
quei
più
alti
fini
,
a
cui
la
guerra
fu
indirizzata
.
Fino
all
'
anno
scorso
parve
a
me
che
fosse
un
punto
d
'
onore
ed
insieme
un
buon
affare
per
l
'
Italia
astenersi
nel
regolamento
definitivo
dei
conti
da
ogni
domanda
di
aiuto
finanziario
a
fondo
perduto
.
L
'
essere
capaci
,
come
saremmo
stati
indubbiamente
se
i
debiti
nuovi
di
guerra
,
interni
ed
esteri
,
si
fossero
aggirati
su
una
cifra
più
adatta
alla
nostra
fortuna
,
a
bastare
a
noi
stessi
ci
avrebbe
dato
in
confronto
ad
altri
paesi
meno
gravati
e
più
ricchi
,
un
tale
prestigio
,
che
il
vantaggio
futuro
di
credito
e
di
produttività
avrebbe
superato
di
gran
lunga
il
sacrificio
del
pagamento
degli
interessi
.
Il
prolungarsi
della
guerra
,
il
violento
crescere
delle
spese
nell
'
ultimo
periodo
,
la
situazione
torbida
dell
'
Europa
orientale
e
centrale
,
che
richiederanno
la
prosecuzione
di
notevoli
spese
post
-
belliche
ben
oltre
il
previsto
hanno
messo
in
evidenza
che
accanto
alla
figura
del
debitore
vi
è
quella
del
socio
.
Eravamo
soci
fin
dall
'
inizio
;
ma
non
esisteva
ancora
la
necessità
dell
'
accomunare
le
risorse
;
ed
in
affari
pubblici
di
questo
genere
è
solo
la
necessità
non
la
convenienza
quella
che
può
legittimare
la
richiesta
del
socio
povero
di
essere
aiutato
dal
socio
ricco
.
Ora
che
tutto
fa
prevedere
che
la
Francia
non
uscirà
dalla
guerra
con
meno
di
15o
miliardi
di
debito
nuovo
e
l
'
Italia
con
non
meno
di
60-65
,
ossia
con
somme
che
inseguono
da
vicino
i
due
terzi
od
i
quattro
quinti
della
ricchezza
totale
nazionale
prebellica
,
la
necessità
costringe
noi
a
chiedere
ai
soci
più
ricchi
un
regolamento
di
conti
,
o
meglio
ci
costringe
a
dare
il
nostro
consenso
ed
il
nostro
appoggio
alle
voci
più
generose
e
lungiveggenti
che
in
Inghilterra
e
negli
Stati
uniti
si
elevano
per
dire
che
è
nell
'
interesse
loro
di
impedire
il
nostro
disfacimento
finanziario
.
Questo
non
è
un
condono
di
debiti
;
è
una
compensazione
fra
il
debito
di
una
ventina
di
miliardi
che
l
'
Italia
potrà
avere
alla
fine
della
guerra
verso
gli
alleati
e
le
spese
che
l
'
Italia
sostenne
,
alla
pari
della
Francia
,
come
sentinella
avanzata
della
civiltà
oltre
l
'
apporto
massimo
che
le
sue
condizioni
economiche
le
permettevano
di
conferire
nella
cassa
comune
.
È
interesse
degli
Stati
uniti
in
primo
luogo
e
dell
'
Inghilterra
secondariamente
la
spesa
di
questa
poco
si
allontana
dal
carico
medio
far
sì
che
Francia
ed
Italia
possano
persistere
nella
missione
di
tutrici
della
pace
europea
.
Sarebbe
immorale
chiedere
che
tutta
la
spesa
in
denaro
sia
sostenuta
dagli
alleati
,
considerati
quasi
come
soci
di
capitale
;
ma
è
morale
ed
è
giusto
che
i
soci
più
doviziosi
ripartano
le
spese
comuni
in
maniera
tale
che
Francia
ed
Italia
serbino
almeno
quel
minimo
di
capitale
senza
di
cui
sarebbe
troppo
ardua
la
ripresa
del
cammino
in
avanti
.
Sì
,
come
dice
il
Billia
,
proseguendo
,
«
al
lavoro
,
al
risparmio
,
al
costume
,
al
carattere
domanderemo
le
fortune
»
e
non
alla
rimessione
dei
debiti
.
Ma
non
sarebbe
incentivo
al
lavoro
,
sibbene
al
malcontento
ed
a
rimpianti
verso
le
antiche
funeste
alleanze
,
il
dubbio
che
gli
alleati
ci
abbiano
abbandonati
col
carico
di
spese
non
nostre
ma
loro
.
Col
lavoro
provvederemo
al
servizio
di
tutto
il
debito
e
di
qualcosa
di
più
del
debito
che
in
una
equa
liquidazione
apparirà
come
nostra
quota
;
ma
non
pare
né
equo
né
durevole
sobbarcarci
a
gravami
che
indubbiamente
risultassero
spettare
altrui
.
Qui
non
si
vuole
pregiudicare
la
cifra
,
la
quale
dovrà
essere
determinata
,
con
attento
studio
,
da
tecnici
competenti
.
Si
vuole
affermare
il
principio
che
non
si
tratta
,
salvo
che
per
la
modalità
accidentale
di
attuazione
,
di
condono
di
debiti
,
sì
di
compensazione
fra
debiti
e
crediti
nei
rapporti
fra
associati
in
un
'
impresa
comune
.
Né
tema
il
Billia
che
le
partite
compensate
siano
così
grandi
da
stimolare
noi
allo
spreco
:
Pensiamo
un
momento
la
ripercussione
che
lo
svegliare
tale
speranza
e
peggio
ottenere
tanta
fortuna
avrebbe
all
'
interno
.
Il
furore
degli
appetiti
sarebbe
più
che
il
vantaggio
e
lo
sperderebbe
.
Che
incentivo
alle
pretese
,
al
disordine
,
alle
più
vergognose
inversioni
economiche
!
Giustissime
riflessioni
,
nelle
quali
è
degno
di
meditazione
il
vedere
il
Billia
d
'
accordo
col
pensiero
di
un
sapiente
economista
inglese
,
lo
Scott
,
professore
a
Glasgow
.
Anche
lo
Scott
teme
che
poco
frutto
godrebbero
i
contribuenti
dalla
scomparsa
del
debito
di
guerra
.
Le
spese
inutili
e
pazze
assorbirebbero
parte
notevole
degli
interessi
risparmiati
.
Ma
lo
Scott
parla
di
«
scomparsa
»
del
debito
;
e
le
sue
conclusioni
contrarie
ai
metodi
imposta
straordinaria
sul
capitale
con
cui
da
taluno
si
vorrebbe
estinguere
il
debito
di
guerra
,
non
si
applicano
ad
una
situazione
,
come
la
nostra
,
in
cui
malgrado
la
compensazione
dei
debiti
e
crediti
rimarranno
in
essere
ancora
parecchie
decine
di
miliardi
di
nuovo
debito
di
guerra
.
La
«
pressione
salutare
»
,
di
cui
parla
lo
Scott
,
del
debito
di
guerra
continuerà
dunque
per
molti
anni
.
Non
che
alleggerimenti
,
nuove
gravi
imposte
saranno
in
ogni
modo
necessarie
;
e
,
se
gli
uomini
serberanno
un
po
'
di
ragione
,
nessuna
gazzarra
di
spese
inutili
potrà
disfrenarsi
assumendo
a
pretesto
la
giustizia
resaci
dagli
alleati
.
StampaQuotidiana ,
Chi
segue
i
lavori
della
conferenza
di
Parigi
ha
l
'
impressione
di
qualcosa
di
scucito
,
di
non
ordinato
,
di
errate
concezioni
intorno
all
'
importanza
relativa
ai
problemi
posti
in
discussione
.
I
giornali
recano
ora
nel
tempo
stesso
,
ad
esempio
,
due
notizie
diverse
;
secondo
la
prima
,
la
commissione
presieduta
da
Wilson
per
la
redazione
del
progetto
della
Società
delle
nazioni
sta
per
presentare
le
sue
conclusioni
ai
capi
di
governo
.
In
base
alla
seconda
,
un
'
altra
commissione
interalleata
si
sarebbe
pronunziata
in
favore
del
metodo
britannico
,
a
preferenza
dei
metodi
francese
e
americano
,
di
calcolo
e
ripartizione
delle
indennità
dovute
dal
nemico
.
D
'
altra
parte
si
sente
dire
che
comincerebbe
a
porsi
allo
studio
il
problema
della
ripartizione
delle
spese
di
guerra
fra
tutte
le
nazioni
alleate
ed
associate
in
ragione
della
capacità
rispettiva
di
sostenere
i
gravissimi
sacrifici
economici
imposti
dalla
guerra
.
Nel
frattempo
la
commissione
francese
del
bilancio
si
trova
dinanzi
un
problema
quasi
insolubile
:
provvedere
ad
una
spesa
annua
ordinaria
di
18
miliardi
di
franchi
invece
di
5
antebellici
,
e
trovare
50
miliardi
di
proventi
straordinari
con
cui
pagare
l
'
indennità
agli
smobilitati
(
6
miliardi
)
,
ritirare
le
monete
tedesche
ed
i
buoni
di
cassa
municipali
nelle
provincie
invase
e
nell
'
Alsazia
-
Lorena
(
4
miliardi
)
e
indennizzare
coloro
che
soffersero
danni
di
guerra
(
da
30
a
40
miliardi
)
.
In
Italia
la
commissione
del
bilancio
non
si
è
ancora
posto
un
consimile
problema
,
probabilmente
perché
il
cessato
ministro
del
tesoro
ha
preferito
nella
sua
ultima
esposizione
finanziaria
limitarsi
a
cifre
del
passato
,
astenendosi
da
una
compiuta
,
chiara
e
persuasiva
disamina
dell
'
avvenire
,
ed
il
nuovo
non
ha
ancora
avuto
modo
di
presentare
alla
camera
questo
necessario
calcolo
preventivo
che
sarebbe
salutarissimo
in
tanto
disfrenarsi
di
richieste
solo
in
parte
giustificate
e
solo
in
parte
provenienti
da
coloro
che
realmente
soffersero
in
causa
della
guerra
.
Quando
il
conto
verrà
,
non
sarà
per
l
'
Italia
meno
preoccupante
che
per
la
Francia
.
Mentre
così
i
problemi
finanziari
battono
alle
porte
,
i
capi
dei
governi
sembrano
disinteressarsene
,
facendoli
discutere
da
commissioni
secondarie
o
abbandonandoli
addirittura
,
come
quello
della
ripartizione
delle
spese
belliche
tra
gli
alleati
,
nel
limbo
delle
questioni
interessanti
,
le
quali
potranno
essere
messe
avanti
quando
i
«
maggiori
»
problemi
,
quelli
territoriali
,
saranno
stati
risoluti
.
Essi
non
hanno
torto
se
per
problemi
territoriali
si
intendono
quelli
dei
confini
della
Francia
e
dell
'
Italia
.
L
'
Alsazia
-
Lorena
e
l
'
Italia
irredenta
hanno
per
noi
un
così
grande
valore
politico
e
sentimentale
che
li
possiamo
,
li
dobbiamo
considerare
incommensurabili
con
qualsiasi
altro
valore
,
pure
rilevantissimo
.
Stanno
quei
valori
nazionali
troppo
in
alto
,
perché
qualsiasi
interesse
possa
da
lungi
esservi
paragonato
.
Ma
vi
sono
altri
valori
,
altri
problemi
i
quali
pure
sono
oggetto
di
attento
esame
da
parte
dei
capi
di
governo
,
che
occupano
anzi
il
loro
tempo
e
le
loro
cure
in
maniera
assorbente
,
eppure
potrebbero
,
anzi
dovrebbero
essere
trattati
congiuntamente
al
problema
preminente
e
preliminare
dell
'
equa
ripartizione
delle
spese
tra
gli
alleati
:
vogliamo
accennare
allo
schema
della
Società
delle
nazioni
ed
alla
sorte
delle
colonie
e
dei
territori
appartenenti
all
'
antico
impero
turco
.
Noi
non
vogliamo
negare
l
'
importanza
somma
né
dell
'
uno
né
dell
'
altro
problema
.
Ma
diciamo
che
solo
una
mentalità
antiquata
,
strettamente
politica
,
può
far
consistere
il
successo
,
la
vittoria
soltanto
nella
soluzione
più
o
meno
favorevole
di
problemi
coloniali
extraeuropei
;
solo
una
concezione
diplomatica
da
santa
alleanza
può
far
consistere
la
Società
delle
nazioni
in
un
progetto
più
o
meno
elegante
di
consigli
,
conferenze
,
corti
arbitrali
e
simili
congegni
.
Purtroppo
la
mentalità
degli
uomini
politici
è
in
generale
conformata
in
maniera
da
vedere
solo
l
'
aspetto
formale
o
esteriore
dei
problemi
.
Nelle
colonie
vedono
un
territorio
da
sottoporre
alla
bandiera
nazionale
;
nel
progetto
di
Società
delle
nazioni
un
formulario
per
risolvere
grandi
litigi
,
ma
sempre
litigi
,
come
li
concepisce
un
giurista
o
un
politico
parlamentare
.
In
realtà
si
tratta
di
ben
altro
.
Per
le
colonie
e
per
i
territori
dell
'
impero
turco
sembra
prevalere
l
'
idea
di
Wilson
che
il
governo
delle
colonie
è
una
missione
,
un
dovere
verso
le
popolazioni
incapaci
a
reggersi
da
se
medesime
;
un
dovere
della
cui
esecuzione
fa
d
'
uopo
rendere
conto
,
che
può
richiedere
,
in
molti
casi
,
notevoli
sacrifici
.
Ora
chi
non
vede
che
una
missione
cosiffatta
non
può
essere
assunta
da
stati
finanziariamente
esausti
,
incapaci
di
adempiere
innanzi
tutto
alla
missione
interna
di
elevare
i
propri
nazionali
a
una
più
alta
meta
materiale
e
morale
?
Come
può
un
popolo
dissanguato
e
povero
assumersi
l
'
ufficio
di
cavaliere
dell
'
umanità
nei
paesi
non
ancora
partecipanti
alla
civiltà
moderna
?
Se
questa
verità
essenziale
fosse
fatta
presente
dai
nostri
capi
di
governo
a
Wilson
,
questi
non
potrebbe
chiudere
gli
occhi
dinanzi
ad
essa
.
Non
potrebbe
dire
:
«
Assumetevi
l
'
onere
di
governare
l
'
Asia
minore
,
la
Siria
,
grandi
zone
dell
'
Africa
,
obbligandovi
a
non
imporre
tributi
a
vostro
favore
,
a
mantenere
il
regime
della
porta
aperta
,
mentre
gli
Stati
uniti
che
della
guerra
pochissimo
sentirono
l
'
onere
finanziario
,
verranno
coi
loro
commerci
a
godere
i
frutti
della
vostra
opera
di
pionieri
della
civiltà
»
.
Noi
siamo
persuasi
che
Wilson
non
farebbe
questo
discorso
;
anzi
farebbe
quello
contrario
.
Ma
occorre
che
la
questione
dell
'
equa
partecipazione
di
tutti
alle
spese
della
guerra
sia
posta
dai
capi
di
governo
nostri
.
Occorre
che
essi
si
spoglino
della
mentalità
politica
prettamente
territoriale
e
formale
,
e
guardino
alla
sostanza
delle
cose
:
essere
la
politica
coloniale
,
così
altamente
concepita
,
una
missione
,
la
quale
non
si
può
adempiere
senza
mezzi
adeguati
.
Così
per
la
Società
delle
nazioni
.
Non
trattasi
di
istituire
conferenze
,
consigli
e
corti
di
arbitrato
.
Quello
che
si
deve
costruire
è
un
governo
:
il
governo
degli
interessi
essenziali
dell
'
umanità
.
Gli
stati
sovrani
si
devono
spogliare
di
una
parte
della
loro
sovranità
;
riconoscere
che
vi
sono
rapporti
interstatali
,
soprannazionali
,
umani
,
che
non
possono
essere
regolati
dai
singoli
stati
e
neppure
da
conferenze
occasionali
di
ambasciatori
e
di
ministri
degli
esteri
con
compromessi
variabili
e
caduchi
.
Devono
essere
regolati
da
un
governo
unitario
,
che
inizialmente
proceda
forse
per
tentativi
e
timidamente
,
ma
sia
destinato
nel
suo
campo
proprio
e
senza
invadere
la
sovranità
delle
singole
nazioni
ad
acquistare
sempre
maggior
forza
ed
efficacia
.
Ora
quale
compito
immediato
più
alto
,
più
cementante
potrebbe
essere
affidato
al
nuovo
ente
soprannazionale
,
di
quello
di
liquidare
il
peso
dei
debiti
di
guerra
che
furono
appunto
incontrati
per
rendere
possibile
la
sua
creazione
,
per
garantire
l
'
umanità
contro
lo
spirito
di
dominazione
e
di
sopraffazione
?
Nessuno
stato
,
nessun
ente
pubblico
e
perciò
nessuna
Società
delle
nazioni
può
ritenersi
vitale
se
non
sorge
con
mezzi
finanziari
adeguati
a
raggiungere
i
suoi
fini
;
e
qual
fine
più
urgente
di
quello
di
pagare
le
spese
che
furono
sostenute
per
mettere
il
nuovo
ente
alla
luce
,
di
rinsaldare
l
'
armonia
fra
gli
stati
associati
,
la
quale
sarebbe
irrimediabilmente
guasta
se
gli
uni
uscissero
dall
'
impresa
comune
persuasi
di
essersi
impoveriti
,
mentre
gli
altri
serbavano
intatta
o
crescevano
la
loro
gagliardia
economica
?
Cieco
chi
non
vede
che
la
nuova
umanità
non
può
fondarsi
se
non
sul
granitico
fondamento
della
giustizia
;
cieco
ancor
più
chi
chiude
gli
occhi
alla
verità
fondandosi
solo
sulla
speranza
degli
indennizzi
che
i
nemici
dovranno
pagare
.
Le
indennità
verranno
in
un
volgere
più
o
meno
lungo
di
anni
,
in
misura
più
o
meno
ampia
,
se
e
quando
le
nazioni
sconfitte
riusciranno
a
riorganizzarsi
e
a
produrre
ricchezze
.
Ma
il
problema
delle
spese
di
guerra
è
un
problema
immediato
che
batte
alle
porte
,
che
non
tollera
indugi
;
che
deve
essere
discusso
tra
noi
associati
nell
'
impresa
comune
,
astrazione
fatta
dai
rimborsi
futuri
che
potranno
da
parte
nemica
essere
ottenuti
a
pro
della
cassa
comune
.
È
un
problema
di
giustizia
che
deve
essere
posto
preliminarmente
alla
discussione
dei
piani
di
ricostruzione
mondiale
,
destinati
altrimenti
alla
più
sconfortante
caducità
.
StampaQuotidiana ,
Molti
,
leggendo
le
narrazioni
delle
gesta
degli
eserciti
rivoluzionari
russi
ed
assistendo
allo
scatenarsi
dell
'
imperialismo
comunista
,
ritengono
che
i
comunisti
contradicano
così
ai
principii
della
loro
dottrina
umanitaria
e
pacifista
e
si
riducano
al
livello
degli
altri
partiti
,
che
si
sogliono
chiamare
individualistici
o
capitalistici
.
Si
riconosce
cioè
che
«
idealmente
»
il
socialismo
sarebbe
di
fronte
al
fatto
della
guerra
,
come
a
tanti
altri
fatti
della
vita
sociale
,
qualcosa
di
più
perfetto
delle
altre
dottrine
;
e
che
soltanto
le
deviazioni
della
dottrina
,
la
caparbietà
e
l
'
ostilità
dei
nemici
hanno
potuto
indurre
i
socialisti
russi
ad
usare
le
armi
,
per
respingere
colla
forza
le
violente
aggressioni
altrui
.
Tutt
'
al
più
,
si
giunge
ad
affermare
che
gli
uomini
sono
impari
alla
bellezza
della
loro
dottrina
;
che
tutto
il
mondo
è
paese
;
che
la
teoria
socialista
ha
per
ufficio
di
conquidere
all
'
interno
le
anime
semplici
,
ed
è
un
articolo
di
esportazione
destinato
ad
affievolire
la
resistenza
delle
nazioni
occidentali
,
facendovi
nascere
alleati
del
comunismo
e
rinnegatori
della
patria
,
pronti
a
render
facile
la
via
della
conquista
universale
ai
nuovi
tiranni
chiamati
Lenin
o
Trotzki
,
invece
che
Guglielmo
o
Nicola
.
Certamente
,
questa
spiegazione
,
fondata
sulla
debolezza
della
natura
umana
e
sulla
fragilità
delle
dottrine
ideali
,
quando
sono
in
contrasto
con
le
tendenze
fondamentali
dell
'
uomo
,
con
lo
spirito
di
violenza
,
di
dominazione
,
di
concupiscenza
della
roba
altrui
,
ha
un
certo
valore
.
Ma
è
un
valore
limitato
,
perché
,
riconoscendo
che
tutti
gli
uomini
sono
uguali
e
che
i
«
comunisti
»
russi
sono
rissosi
e
violenti
e
desiderosi
di
ricchezza
alla
pari
dei
«
capitalisti
»
occidentali
,
lascia
in
piedi
l
'
acclamata
eccellenza
del
comunismo
sull
'
individualismo
.
È
ben
noto
che
non
è
lecito
condannare
la
chiesa
cattolica
o
anglicana
o
luterana
o
calvinista
traendo
argomento
dalla
corruzione
e
dai
vizi
del
relativo
clero
.
Le
chiese
accusate
hanno
trionfalmente
risposto
che
i
vizi
dei
sacerdoti
non
distruggono
la
verità
della
fede
;
e
che
questa
anzi
rifulge
vieppiù
e
dura
eterna
,
nonostante
gli
occasionali
peccati
dei
suoi
indegni
sacerdoti
.
È
una
prova
attraverso
alla
quale
la
verità
deve
passare
,
per
dimostrare
meglio
la
sua
vigoria
immarcescibile
.
Così
è
del
verbo
comunistico
,
destinato
a
trionfare
malgrado
i
delitti
di
cui
si
è
macchiato
,
la
fame
che
lo
caratterizza
,
la
miseria
che
esso
diffonde
in
breve
ora
tra
le
popolazioni
,
le
guerre
imperialistiche
che
esso
scatena
.
Esso
è
la
verità
eterna
,
è
il
regno
della
felicità
avvenire
.
Pestilenze
,
carestie
,
guerre
sono
prove
passeggere
a
cui
il
proletariato
deve
assoggettarsi
,
per
instaurare
per
sempre
sulla
terra
il
regno
della
uguaglianza
e
della
felicità
diffusa
fra
tutti
gli
uomini
.
In
verità
,
invece
,
guerra
e
comunismo
sono
due
termini
logicamente
uniti
in
modo
strettissimo
.
La
guerra
è
un
fatto
connaturato
all
'
idea
comunistica
di
gran
lunga
più
che
all
'
idea
individualistica
.
L
'
individualismo
ripugna
all
'
idea
della
guerra
;
mentre
il
comunismo
quasi
spontaneamente
vi
si
adatta
.
La
guerra
deve
superare
gravi
ostacoli
per
essere
condotta
in
regime
individualistico
;
mentre
tali
ostacoli
non
esistono
in
una
società
comunistica
.
Una
prima
ragione
,
comune
ad
altre
tendenze
o
credenze
,
si
può
trovare
in
ciò
che
il
comunismo
è
una
fede
.
Un
popolo
,
il
quale
crede
di
avere
scoperta
ed
attuata
un
'
idea
nuova
,
tende
a
propagarla
,
a
diffonderla
tra
gli
altri
popoli
.
Maometto
ed
i
suoi
successori
inondarono
coi
loro
eserciti
l
'
Asia
minore
,
l
'
Africa
,
la
Spagna
,
minacciarono
l
'
intiera
Europa
,
giunsero
alle
porte
di
Vienna
,
perché
volevano
diffondere
un
'
idea
religiosa
nel
mondo
.
I
Cristiani
risposero
con
le
crociate
.
Nel
cinquecento
e
nel
seicento
gli
uomini
si
massacrarono
per
diffondere
o
difendere
credi
religiosi
.
La
Francia
conquistò
l
'
Europa
con
le
armi
di
Napoleone
,
ma
in
nome
degli
«
immortali
»
principii
della
rivoluzione
;
e
l
'
Europa
riuscì
a
debellare
Napoleone
solo
quando
poté
combatterlo
in
nome
del
principio
di
nazionalità
.
Il
comunismo
russo
è
una
fede
,
e
,
come
tutte
le
fedi
,
tende
ad
evangelizzare
i
popoli
,
con
la
persuasione
e
con
la
propaganda
,
e
,
se
occorre
,
anche
con
la
forza
.
Ma
v
'
è
di
più
.
Il
comunismo
non
è
solo
una
fede
legata
al
proselitismo
.
Esso
organizza
la
società
in
modo
adatto
,
mentre
l
'
individualismo
tende
ad
organizzarla
in
modo
disadatto
alla
guerra
.
È
questa
una
verità
la
quale
dottrinalmente
è
nota
e
pacifica
;
ma
la
quale
non
ha
ricevuto
nel
pubblico
tutta
l
'
attenzione
di
cui
è
meritevole
.
In
un
tipo
di
società
,
come
erano
quelle
esistenti
in
Europa
prima
del
1914
,
la
guerra
era
un
fatto
ripugnante
,
difficile
e
costoso
.
La
grande
massa
degli
uomini
viveva
di
lavoro
prestato
in
imprese
indipendenti
dallo
stato
,
ricavava
redditi
di
lavoro
o
di
possesso
di
terreni
o
di
esercizio
di
professioni
,
industrie
e
commerci
condotti
fuori
dall
'
ingerenza
dello
stato
.
In
una
società
siffatta
,
la
decisione
e
la
condotta
della
guerra
producono
un
trambusto
ragguardevole
e
debbono
superare
difficoltà
ed
opposizioni
vivissime
.
Bisogna
distogliere
gli
uomini
dalle
loro
occupazioni
solite
,
togliere
ad
essi
il
pane
di
bocca
,
mettere
sul
lastrico
le
loro
famiglie
e
quindi
concedere
loro
sussidi
alimentari
;
fa
d
'
uopo
strappare
professionisti
,
commercianti
ed
industriali
ai
loro
uffici
,
negozi
,
ed
imprese
;
dislocando
e
spesso
disorganizzando
e
rovinando
le
organizzazioni
le
quali
fin
allora
davano
da
vivere
alla
grande
massa
.
Per
ottenere
il
risultato
importa
istituire
imposte
gravi
e
contrarre
prestiti
onerosi
;
ossia
portare
via
ai
cittadini
una
parte
sul
reddito
o
persuaderli
a
dare
a
prestito
allo
stato
risparmi
che
avrebbero
preferito
spendere
od
impiegare
nelle
loro
aziende
private
.
La
guerra
perciò
non
può
essere
condotta
in
una
società
individualistica
senza
violentare
fortemente
le
abitudini
,
le
occupazioni
ed
i
guadagni
della
grandissima
massa
della
popolazione
.
Con
ciò
non
si
vuole
condannare
tutte
le
guerre
;
ma
solo
mettere
in
chiaro
come
l
'
ordinamento
individualistico
della
società
implichi
l
'
esistenza
di
ostacoli
molteplici
allo
scatenarsi
di
guerre
dovute
al
capriccio
degli
uomini
di
governo
.
Guardisi
invece
ad
una
società
comunistica
.
Attraverso
a
tutte
le
varie
definizioni
che
se
ne
possono
dare
,
a
tutti
i
tipi
svariatissimi
che
furono
immaginati
o
tentati
nelle
varie
epoche
storiche
,
una
caratteristica
tendenziale
è
innegabile
ed
è
dominatrice
:
al
posto
delle
professioni
,
imprese
e
commerci
liberamente
esercitati
dagli
individui
senza
ingerenza
dello
stato
,
il
comunismo
mette
imprese
statali
o
comunali
o
corporative
,
esercitate
secondo
criteri
di
presunto
interesse
comune
,
da
uomini
i
quali
non
lavorano
in
vista
di
un
profitto
o
di
un
onorario
liberi
,
ma
di
uno
stipendio
pagato
dalla
pubblica
organizzazione
.
Ci
sono
ministeri
o
commissariati
centrali
i
quali
ordinano
ai
commissariati
o
consigli
(
soviet
)
od
organizzazioni
locali
che
cosa
si
deve
produrre
o
coltivare
;
come
e
che
cosa
si
deve
trasformare
.
Lo
stato
ha
esso
,
normalmente
,
in
mano
la
vita
economica
dei
cittadini
;
esso
li
indirizza
al
fine
che
il
governo
od
i
consigli
ritengono
necessario
.
In
una
società
di
questo
tipo
,
la
guerra
è
una
operazione
infinitamente
meno
difficile
a
deliberare
ed
a
condurre
che
in
una
società
capitalistica
.
Non
si
tratta
più
di
dislocare
nulla
,
di
sopprimere
,
con
perdite
per
gli
uni
e
vantaggi
per
gli
altri
,
aziende
floride
per
crearne
altre
destinate
alla
guerra
.
Non
si
toglie
il
pane
di
bocca
a
nessuno
e
non
si
devono
mettere
imposte
e
far
debiti
.
Gli
uomini
sono
già
impiegati
dello
stato
.
Che
cosa
importa
ad
essi
di
lavorare
a
produrre
cereali
ovvero
munizioni
?
La
paga
corre
lo
stesso
.
Invece
di
mettere
imposte
,
il
commissario
degli
approvvigionamenti
ha
solo
da
dare
una
razione
di
cibi
e
di
vestiti
minore
ai
civili
ed
una
alquanto
più
abbondante
ai
soldati
.
La
macchina
bellica
funziona
con
un
attrito
infinitamente
minore
che
in
una
società
individualistica
.
La
guerra
ultima
è
la
prova
delle
verità
ora
accennate
.
L
'
Inghilterra
e
gli
Stati
uniti
furono
i
due
paesi
in
cui
più
si
stentò
a
costruire
il
meccanismo
di
guerra
ed
a
persuadere
gli
uomini
che
bisognava
imbracciare
le
armi
,
perché
erano
i
due
paesi
in
cui
il
tipo
individualistico
della
società
era
più
sviluppato
ed
in
cui
l
'
ingerenza
dello
stato
nella
vita
economica
era
minima
.
Germania
ed
Austria
-
Ungheria
erano
già
stati
a
tipo
tendenzialmente
socialistico
,
con
una
burocrazia
forte
e
con
ingerenze
diffuse
dello
stato
negli
affari
privati
,
sicché
l
'
apparecchio
bellico
poté
entrare
in
azione
istantaneamente
.
Oggi
,
per
fortuna
,
la
Russia
è
comunistica
solo
alla
superficie
ed
a
chiazze
:
nelle
grandi
città
ed
in
alcune
zone
industriali
.
Le
campagne
resistono
o
si
trasformano
in
senso
individualistico
.
Tuttavia
,
l
'
esercito
,
in
mezzo
al
dissolvimento
universale
,
funziona
,
perché
esso
è
un
organo
connaturato
ad
una
società
in
cui
l
'
impulso
a
fare
viene
dal
governo
e
non
dai
privati
.
A
torto
,
dunque
,
coloro
i
quali
amano
la
pace
guardano
al
comunismo
.
È
questa
una
di
quelle
tante
illusioni
di
cui
vivono
gli
uomini
.
Il
comunismo
è
assai
più
adatto
a
fare
la
guerra
dell
'
individualismo
.
Garanzie
assolute
contro
le
guerre
non
esistono
;
ma
è
certamente
tanto
più
difficile
che
una
guerra
scoppi
quanto
meno
il
governo
domina
la
vita
dei
cittadini
,
quanto
meno
esso
ha
normalmente
il
diritto
di
regolarne
le
occupazioni
;
quanto
più
grande
è
il
numero
degli
uomini
i
quali
vivono
di
una
vita
indipendente
da
quella
dello
stato
,
epperciò
atti
ad
opporre
resistenza
alle
voglie
dei
governi
.
StampaQuotidiana ,
Divertenti
,
questi
comunisti
russi
,
i
quali
si
servono
delle
note
diplomatiche
per
fare
la
polemica
contro
la
società
capitalistica
.
Non
hanno
ancora
finito
di
mistificare
l
'
Europa
con
la
leggenda
del
blocco
,
il
quale
sarebbe
la
causa
della
miseria
e
delle
sofferenze
del
popolo
russo
,
che
già
ripetono
il
volgare
sofisma
di
Carlo
Marx
per
dimostrare
che
il
loro
è
il
solo
governo
democratico
,
pacifista
,
sincero
ed
umanitario
.
A
sentire
essi
ed
i
loro
ripetitori
italiani
,
l
'
Europa
si
troverebbe
divisa
economicamente
in
due
campi
:
rigurgitante
l
'
occidente
di
prodotti
industriali
,
che
non
sa
come
collocare
,
mentre
le
popolazioni
operaie
languono
per
mancanza
di
pane
e
di
alimenti
;
pane
ed
alimenti
i
quali
abbondano
invece
nella
Russia
,
assetata
di
tessuti
,
di
macchine
,
di
locomotive
.
In
mezzo
,
ad
impedire
lo
scambio
vicendevole
,
il
blocco
anglo
-
francese
,
il
quale
costringe
i
russi
a
mancar
di
vestiti
e
gli
occidentali
a
pagare
il
pane
caro
agli
alleati
d
'
America
.
Sarebbe
certamente
utile
,
a
dimostrare
la
fatuità
di
questa
leggenda
,
che
il
blocco
fosse
abolito
,
senza
compensi
e
senza
condizioni
.
Salvo
una
:
che
gli
scambi
fra
Russia
sovietista
e
l
'
Europa
occidentale
dovessero
farsi
sulla
base
di
merce
contro
merce
,
grano
contro
macchine
,
canape
contro
tessuti
,
petrolio
contro
locomotive
.
L
'
ultima
mistificazione
che
si
apparecchia
dai
comunisti
russi
contro
le
nazioni
produttrici
di
cose
veramente
utili
è
quella
di
offrirci
in
cambio
i
resti
di
quelle
riserve
di
oro
e
di
platino
che
i
comunisti
hanno
ereditato
dal
regime
czarista
.
Dopo
aver
distrutta
la
vecchia
organizzazione
dei
trasporti
,
del
commercio
e
dell
'
industria
,
i
comunisti
vogliono
riattrezzarsi
a
buon
mercato
dandoci
qualche
miliardo
di
rubli
d
'
oro
e
qualche
quintale
di
platino
.
Se
i
governi
d
'
Europa
hanno
ancora
una
certa
consapevolezza
delle
conseguenze
dannose
che
in
un
paese
produce
l
'
abbondanza
della
moneta
,
essi
debbono
imitare
,
sebbene
in
ritardo
,
il
saggio
bando
che
la
Svezia
inflisse
all
'
oro
durante
la
guerra
.
Che
la
circolazione
aumenti
per
la
soverchia
emissione
di
cartamoneta
,
come
nei
paesi
belligeranti
o
per
l
'
improvviso
afflusso
di
oro
,
come
nei
paesi
neutrali
,
Stati
uniti
,
Olanda
,
Scandinavia
,
gli
effetti
sono
gli
stessi
:
aumento
dei
prezzi
,
malcontento
delle
masse
,
convulsioni
rivoluzionarie
.
Forse
i
comunisti
russi
non
hanno
riflettuto
al
carattere
diabolico
dei
loro
piani
di
scambio
di
oro
contro
merci
;
ma
è
certo
che
l
'
Europa
occidentale
non
ha
nessun
interesse
a
scambiare
le
sue
buone
merci
contro
una
massa
inutile
di
oro
,
la
quale
,
dannosa
per
se
stessa
,
parrebbe
inoltre
giustificare
l
'
ulteriore
danno
di
nuove
emissioni
cartacee
,
in
apparenza
garantite
da
una
maggiore
riserva
metallica
.
Se
i
russi
vogliono
i
tessuti
,
le
macchine
,
le
locomotive
,
i
medicinali
,
il
sapone
dell
'
occidente
,
li
abbiano
pure
,
senza
difficoltà
e
senza
restrizioni
.
Ma
li
paghino
in
buone
merci
,
in
grano
,
in
petrolio
,
in
nafta
,
in
canapa
,
di
cui
essi
affermano
di
avere
tanta
abbondanza
;
non
mai
in
strumenti
di
nuovi
rialzi
di
prezzi
e
di
malcontento
delle
masse
.
Vedremo
che
cosa
e
quanto
essi
sapranno
darci
per
fare
i
loro
acquisti
.
Speriamo
che
ci
diano
qualche
cosa
di
più
delle
famigerate
4000
tonnellate
di
grano
,
non
si
sa
con
quanta
fatica
messe
insieme
nei
magazzini
di
Odessa
e
delle
provincie
vicine
e
neppure
bastevoli
per
coprire
il
fabbisogno
per
l
'
Italia
di
12
ore
di
importazione
di
frumento
dall
'
estero
!
La
esperienza
dei
fatti
ci
dirà
se
il
blocco
dell
'
intesa
o
la
incapacità
propria
a
produrre
sia
la
causa
della
carestia
e
della
miseria
in
cui
si
dibatte
il
popolo
russo
rovinato
dalla
oligarchia
che
si
è
impadronita
del
potere
sotto
la
bandiera
del
comunismo
.
I
commissari
di
Mosca
si
offendono
a
sentirsi
accusare
di
oligarchia
.
Le
loro
note
diplomatiche
ritorcono
l
'
accusa
contro
l
'
intesa
e
specialmente
contro
l
'
Inghilterra
.
Oligarchia
noi
,
che
siamo
tutti
uguali
,
noi
che
,
se
patiamo
la
fame
,
la
patiamo
tutti
insieme
,
d
'
accordo
e
felici
nella
nostra
povertà
,
condizione
necessaria
alla
creazione
di
una
società
più
alta
e
più
santa
nell
'
avvenire
!
No
.
Oligarchici
sono
i
governi
dell
'
occidente
,
dove
,
secondo
Cicerin
,
1.250.000
persone
si
spartiscono
585
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
all
'
anno
(
alla
pari
dei
cambi
11.700
lire
italiane
a
testa
in
media
)
,
altre
3.750.000
se
ne
spartiscono
245
milioni
(
1630
lire
a
testa
)
e
infine
i
restanti
30
milioni
di
poveri
hanno
solo
un
reddito
di
880
milioni
di
lire
-
sterline
(
750
lire
italiane
a
testa
all
'
anno
in
media
)
.
Non
è
un
'
ingiustizia
che
mentre
ogni
membro
di
famiglia
ricca
ha
a
sua
disposizione
11.700
lire
,
i
componenti
il
medio
ceto
abbiano
solo
1630
lire
e
quelli
delle
famiglie
povere
appena
750
lire
?
Non
è
più
bello
lo
spettacolo
di
una
società
dove
,
mettendo
tutte
le
ricchezze
ed
i
redditi
in
monte
,
ogni
uomo
riceve
la
sua
giusta
quota
parte
di
1
miliardo
e
710
milioni
di
lire
-
sterline
di
reddito
annuo
totale
divisi
per
135
milioni
di
persone
ossia
il
quoziente
medio
di
lire
italiane
1220
all
'
anno
di
reddito
?
Alla
giustizia
della
divisione
del
reddito
in
parti
uguali
non
credono
ora
nemmeno
più
i
comunisti
russi
.
Ben
lungi
dall
'
ostinarsi
a
volere
assegnare
a
tutti
gli
uomini
l
'
identico
salario
a
reddito
medio
lire
1220
invece
dei
tre
diversi
quozienti
da
essi
rimproverati
all
'
Inghilterra
in
lire
11700
,
lire
1630
e
750
rispettivamente
per
le
tre
classi
dei
ricchi
,
mediocri
e
poveri
essi
hanno
cominciato
ad
assegnare
razioni
diverse
di
cibo
e
di
altre
cose
necessarie
ai
lavoratori
manovali
,
a
quelli
intellettuali
ed
ai
borghesi
(
e
che
altro
sono
le
razioni
diverse
fuorché
espressioni
gregge
,
in
natura
,
di
cifre
diverse
di
reddito
?
)
;
e
quindi
,
sorpassato
il
periodo
transitorio
di
sterminio
della
borghesia
per
mezzo
della
fame
,
hanno
adottato
il
metodo
permanente
dei
salari
a
trattamenti
diversi
per
i
tecnici
o
dirigenti
e
per
i
semplici
lavoratori
normali
.
Che
cosa
sono
le
promesse
senza
fine
e
gli
inviti
pressanti
e
le
offerte
di
salari
vistosi
ai
tecnici
superstiti
della
Russia
ed
a
quelli
europei
di
buona
bocca
se
non
il
riconoscimento
lampante
che
a
merito
diverso
,
a
qualità
diverse
debbono
corrispondere
compensi
e
salari
differenti
?
Le
critiche
rivolte
alla
sperequazione
fra
i
redditi
inglesi
di
11.700
,
1630
e
750
lire
suonano
falso
in
bocca
di
gente
che
ha
riconosciuto
la
giustizia
e
la
necessità
di
differenze
ben
più
profonde
nelle
rimunerazioni
dei
collaboratori
della
produzione
.
Ma
rispondono
i
comunisti
nelle
loro
note
diplomatiche
di
propaganda
noi
paghiamo
i
salari
alti
a
chi
dirige
,
al
tecnico
esperto
,
non
al
capitalista
ozioso
che
sfrutta
il
lavoro
altrui
.
Anche
ciò
non
è
vero
.
Che
cosa
sono
le
concessioni
di
boschi
,
di
miniere
,
di
ferrovie
che
essi
sono
disposti
a
fare
,
sia
pure
sotto
il
manto
di
sorveglianze
governative
,
ai
capitali
europei
ed
americani
,
se
non
il
riconoscimento
che
non
bastano
i
lavoratori
ed
i
tecnici
a
produrre
,
ma
occorre
anche
il
capitale
;
e
che
il
capitale
non
si
ottiene
senza
un
risparmio
precedente
e
il
risparmio
non
si
fa
o
almeno
non
si
fa
nella
quantità
voluta
,
senza
la
promessa
di
un
interesse
?
Un
interesse
,
i
bolscevichi
sono
disposti
a
pagarlo
al
capitale
che
li
aiuti
a
salvarli
dalle
distrette
presenti
.
Imitatori
dei
vecchi
canonisti
medievali
,
i
quali
volevano
salvare
insieme
il
precetto
di
Cristo
:
mutuum
date
nihil
inde
sperantes
e
la
necessità
di
consentire
l
'
interesse
,
se
si
voleva
far
venir
fuori
il
capitale
,
i
bolscevichi
,
sofisti
abilissimi
,
inventeranno
qualche
nuovo
nome
da
dare
all
'
interesse
.
Ma
si
può
star
sicuri
che
,
nome
a
parte
,
accetteranno
ed
hanno
anzi
già
accettato
il
fatto
indeprecabile
e
benefico
.
Chi
invero
si
lamenta
e
si
scandalizza
nel
vedere
che
vi
sono
tre
classi
sociali
le
quali
hanno
,
a
detta
di
Cicerin
e
compagni
,
rispettivamente
11700
,
1630
e
750
lire
italiane
di
reddito
a
testa
all
'
anno
fa
all
'
incirca
lo
stesso
ragionamento
di
colui
il
quale
stupisce
nel
vedere
che
una
lettera
paga
ugualmente
25
centesimi
ad
essere
spedita
da
Milano
a
Monza
come
da
Milano
a
Girgenti
.
Pochi
chilometri
in
un
caso
e
1600
nell
'
altro
!
Dove
è
la
giustizia
comparativa
?
Quando
verso
il
1830
in
Inghilterra
fu
sostituito
il
diritto
fisso
di
lo
centesimi
agli
svariatissimi
prezzi
di
trasporto
delle
lettere
a
seconda
della
distanza
,
vi
furono
molti
che
gridarono
all
'
ingiustizia
.
Fu
risposto
trionfalmente
che
,
a
voler
far
pagare
tariffe
diverse
,
si
perdeva
tanto
tempo
per
controllare
e
pesare
ogni
singola
lettera
e
misurare
le
distanze
,
che
lo
speditore
da
Milano
a
Monza
avrebbe
bensì
ora
la
soddisfazione
di
veder
pagare
5
lire
al
compaesano
speditore
della
lettera
a
Girgenti
,
ma
a
costo
di
pagar
lui
stesso
50
centesimi
e
di
sapere
che
la
lettera
sarebbe
ricevuta
a
destinazione
con
tre
o
quattro
giorni
di
ritardo
.
Così
è
:
il
buon
mercato
dei
25
centesimi
si
ottiene
solo
a
prezzo
dell
'
apparente
ingiustizia
di
pagare
tutti
la
medesima
somma
.
Parimenti
,
chi
ha
un
reddito
solo
di
750
lire
all
'
anno
può
impazientirsi
nel
vedere
i
redditi
altrui
più
alti
di
1630
ed
11700
lire
.
Ma
la
sua
è
una
impazienza
infondata
.
Se
questa
sperequazione
non
esistesse
,
il
suo
reddito
non
sarebbe
di
750
lire
.
No
.
Questo
è
un
semplice
risultato
aritmetico
di
una
divisione
,
in
cui
si
suppone
il
fattore
dividendo
immutato
.
Nella
realtà
,
se
si
facesse
la
divisione
in
parti
uguali
,
il
dividendo
non
rimarrebbe
immutato
.
Se
ne
sono
accorti
i
comunisti
russi
quando
hanno
veduto
che
la
produzione
andava
a
rotta
di
collo
se
non
si
provvedeva
a
dare
stipendi
e
poteri
adeguati
ai
tecnici
ed
ai
dirigenti
.
Se
si
tolgono
le
remunerazioni
maggiori
ai
più
abili
e
ai
più
volonterosi
,
il
quoziente
comune
non
sarebbe
,
non
che
di
1220
lire
,
neppure
l
'
altro
di
750
lire
.
Probabilmente
si
ridurrebbe
alla
metà
,
al
terzo
,
al
quarto
.
La
scelta
non
è
fra
l
'
avere
750
ovvero
1220
lire
;
ma
tra
il
riconoscere
la
necessità
e
la
giustizia
delle
cifre
differenti
di
11700
,
1630
e
750
lire
ovvero
l
'
adattarsi
alle
300
od
alle
200
lire
e
forse
meno
per
tutti
.
Ciò
non
solo
rispetto
ai
salari
differenti
per
diversi
lavori
,
ma
ai
compensi
per
il
capitale
.
Le
11
700
lire
di
reddito
individuale
di
cui
,
secondo
Cicerin
,
la
classe
ricca
gode
in
Inghilterra
,
si
hanno
e
durano
solo
finché
ed
a
condizione
che
la
medesima
classe
ricca
non
consumi
e
non
goda
le
sue
11700
lire
,
ma
ne
dedichi
una
parte
ed
una
parte
notevole
al
risparmio
.
Questo
è
il
segreto
della
prosperità
inaudita
a
cui
l
'
economia
mondiale
era
giunta
prima
della
guerra
:
l
'
esistenza
di
una
classe
,
la
cui
forza
e
la
cui
potenza
era
condizionata
assolutamente
al
servigio
che
essa
rendeva
alla
società
intiera
col
rinunciare
al
godimento
di
una
parte
dei
propri
redditi
.
Cicerin
nel
suo
grottesco
linguaggio
di
rimasticatore
del
famigerato
primo
capitolo
del
Capitale
di
Carlo
Marx
descrive
la
società
occidentale
composta
di
moltitudini
lavoranti
a
beneficio
di
una
oligarchia
di
capitalisti
.
È
necessario
dire
che
tutto
ciò
è
un
frusto
sofisma
;
che
il
capitale
non
vive
affatto
a
spese
d
'
altri
;
che
è
altrettanto
legittima
la
remunerazione
data
al
risparmio
come
quella
data
al
lavoro
;
che
il
voler
negare
il
4
od
il
5%
od
altro
saggio
corrente
al
capitale
equivale
a
negare
l
'
attuale
compenso
al
lavoro
;
che
il
voler
togliere
le
11700
lire
di
reddito
al
ricco
,
significa
ridurre
la
porzione
del
povero
da
750
a
300
o
200
lire
.
Come
è
accaduto
in
Russia
e
come
accadrà
sempre
ineluttabilmente
,
ovunque
si
voglia
ripetere
il
medesimo
esperimento
.
Il
vero
pericolo
non
è
nella
differenza
dei
redditi
e
nel
compenso
al
capitale
;
è
nella
differenza
che
in
talune
società
si
incontra
tra
pochi
esorbitatamente
ricchi
e
moltitudini
di
poveri
privi
di
ogni
fortuna
.
Questa
era
in
parte
la
situazione
socialmente
pericolosa
della
Russia
,
dove
mancava
una
diffusa
classe
media
e
dove
ad
una
classe
latifondista
ed
industriale
strapotente
si
contrapponeva
un
contadiname
collettivista
ignorante
ed
un
proletariato
cittadino
facile
alle
esaltazioni
.
Se
la
crisi
sociale
cominciata
nel
1917
in
Russia
rimedierà
a
questa
situazione
instabile
,
creando
una
nazione
di
piccoli
proprietari
a
decine
di
milioni
,
di
ex
bolscevichi
divenuti
borghesi
e
di
tecnici
trasformati
in
industriali
intraprendenti
,
ossia
se
essa
creerà
una
società
simile
a
quella
occidentale
,
essa
finirà
per
essere
socialmente
benefica
.
In
occidente
,
in
Germania
,
in
Italia
,
in
Francia
ed
in
Inghilterra
non
abbiamo
bisogno
di
passare
attraverso
a
questa
crisi
.
La
trasformazione
sociale
è
già
avvenuta
.
I
poveri
sono
meno
poveri
che
in
Russia
;
i
ricchi
sono
meno
isolati
e
meno
emergenti
ed
in
mezzo
esiste
un
vastissimo
e
profondo
strato
medio
,
di
cui
in
Russia
non
si
aveva
alcuna
traccia
.
In
occidente
occorre
e
basta
che
la
evoluzione
economica
naturale
ed
una
saggia
legislazione
continuino
a
smussare
gli
angoli
,
a
temperare
le
punte
estreme
e
ad
accentuare
il
carattere
di
democrazia
varia
,
progressiva
,
intraprendente
per
capitali
nuovi
e
produttiva
per
lavoro
esperto
che
innanzi
alla
guerra
essa
stava
assumendo
in
maniera
ognora
più
accentuata
.