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> autore_s:"EINAUDI LUIGI"
StampaQuotidiana ,
Il professore L . M . Billia mi comunica alcune sue osservazioni intorno alla tesi dell ' « Economist » , secondo la quale l ' Inghilterra dovrebbe passare la spugna sui crediti di guerra verso gli alleati . Siccome gli appunti son degni di nota , giova sunteggiando , riferirli , nella loro interezza . I doni son doni , i crediti ed i debiti sono debiti e crediti . La prima regola non solo morale , ma anche e principalmente economica di qualunque amministrazione è pagare i debiti , e a tempo ; chi non paga non produce , spende : è un giocatore , non un lavoratore . La funzione del credito si regge sulla fiducia , e quindi condonare un debito si può , si deve per carità a questo o a quell ' individuo ; ma è uno schiaffo a una ditta , è un tagliarla via dalla piazza . La obiezione si afforza , riflettendo che la guerra odierna potrà non essere l ' ultima e l ' Italia potrà ancora avere bisogno di credito dagli alleati . Or chi non vede che perdonare un debito è togliere il credito e chiudere lo sportello per qualunque prestito ulteriore ? Il miglior modo per evitare la seconda e la terza e decima richiesta di cento lire dal giovinetto studente figlio dell ' amico è di non consentirgli di restituire le prime cinquanta . E siccome in politica , diciam pure negli affari , c ' è gente molto meno delicata dello studente , chi vi assicura che il non avere pagato una volta non diventi invece stimolo a lanciarsi nelle avventure ? Doppio pericolo in questa non desiderabile larghezza dell ' « Economist » ; non trovare più credito nelle necessità , trovare l ' incentivo alla temerarietà . L ' osservazione , bisogna riconoscerlo , è sostanziosa . Ma parmi non sia pertinente . Il « condono dei debiti » è la pura forma assunta da un altro fatto , che è il vero e fondamentale : il regolamento dei conti di dare e di avere dell ' impresa comune . Francia ed Italia , che sono i due paesi che han perduto più uomini e consumato maggiori ricchezze , non dicono già : « condonateci i crediti , che noi ci eravamo obbligati a rimborsare » . Se questo soltanto fosse il discorso nostro sarebbe invero , come teme il Billia , distruttivo del credito ed a lungo andare pernicioso alla nazione . Perciò , sia lecito confessarlo , ho veduto anch ' io con repugnanza le domande di conversione dei prestiti inglesi in sussidi a fondo perduto che in Italia si erano elevate fin dal 1915 ed è doveroso ricordare in proposito la campagna del « Momento economico » di Milano perché mi pareva che quelle domande fossero , allora , moralmente insostenibili . Eravamo allora dei semplici debitori , ed avevamo chiesto credito , all ' interno ed all ' estero , in una misura non superiore alle nostre forze . Mi pareva e mi pare ancora adesso che in una società conclusa per fini nazionali ed ideali , come fu la società dell ' intesa , ogni socio ha il dovere di bastare a se stesso , finché ciò non distrugga le sue fonti di vita , finché i sacrifici attuali non rendano troppo difficile alle generazioni venture la consecuzione di quei più alti fini , a cui la guerra fu indirizzata . Fino all ' anno scorso parve a me che fosse un punto d ' onore ed insieme un buon affare per l ' Italia astenersi nel regolamento definitivo dei conti da ogni domanda di aiuto finanziario a fondo perduto . L ' essere capaci , come saremmo stati indubbiamente se i debiti nuovi di guerra , interni ed esteri , si fossero aggirati su una cifra più adatta alla nostra fortuna , a bastare a noi stessi ci avrebbe dato in confronto ad altri paesi meno gravati e più ricchi , un tale prestigio , che il vantaggio futuro di credito e di produttività avrebbe superato di gran lunga il sacrificio del pagamento degli interessi . Il prolungarsi della guerra , il violento crescere delle spese nell ' ultimo periodo , la situazione torbida dell ' Europa orientale e centrale , che richiederanno la prosecuzione di notevoli spese post - belliche ben oltre il previsto hanno messo in evidenza che accanto alla figura del debitore vi è quella del socio . Eravamo soci fin dall ' inizio ; ma non esisteva ancora la necessità dell ' accomunare le risorse ; ed in affari pubblici di questo genere è solo la necessità non la convenienza quella che può legittimare la richiesta del socio povero di essere aiutato dal socio ricco . Ora che tutto fa prevedere che la Francia non uscirà dalla guerra con meno di 15o miliardi di debito nuovo e l ' Italia con non meno di 60-65 , ossia con somme che inseguono da vicino i due terzi od i quattro quinti della ricchezza totale nazionale prebellica , la necessità costringe noi a chiedere ai soci più ricchi un regolamento di conti , o meglio ci costringe a dare il nostro consenso ed il nostro appoggio alle voci più generose e lungiveggenti che in Inghilterra e negli Stati uniti si elevano per dire che è nell ' interesse loro di impedire il nostro disfacimento finanziario . Questo non è un condono di debiti ; è una compensazione fra il debito di una ventina di miliardi che l ' Italia potrà avere alla fine della guerra verso gli alleati e le spese che l ' Italia sostenne , alla pari della Francia , come sentinella avanzata della civiltà oltre l ' apporto massimo che le sue condizioni economiche le permettevano di conferire nella cassa comune . È interesse degli Stati uniti in primo luogo e dell ' Inghilterra secondariamente la spesa di questa poco si allontana dal carico medio far sì che Francia ed Italia possano persistere nella missione di tutrici della pace europea . Sarebbe immorale chiedere che tutta la spesa in denaro sia sostenuta dagli alleati , considerati quasi come soci di capitale ; ma è morale ed è giusto che i soci più doviziosi ripartano le spese comuni in maniera tale che Francia ed Italia serbino almeno quel minimo di capitale senza di cui sarebbe troppo ardua la ripresa del cammino in avanti . Sì , come dice il Billia , proseguendo , « al lavoro , al risparmio , al costume , al carattere domanderemo le fortune » e non alla rimessione dei debiti . Ma non sarebbe incentivo al lavoro , sibbene al malcontento ed a rimpianti verso le antiche funeste alleanze , il dubbio che gli alleati ci abbiano abbandonati col carico di spese non nostre ma loro . Col lavoro provvederemo al servizio di tutto il debito e di qualcosa di più del debito che in una equa liquidazione apparirà come nostra quota ; ma non pare né equo né durevole sobbarcarci a gravami che indubbiamente risultassero spettare altrui . Qui non si vuole pregiudicare la cifra , la quale dovrà essere determinata , con attento studio , da tecnici competenti . Si vuole affermare il principio che non si tratta , salvo che per la modalità accidentale di attuazione , di condono di debiti , sì di compensazione fra debiti e crediti nei rapporti fra associati in un ' impresa comune . Né tema il Billia che le partite compensate siano così grandi da stimolare noi allo spreco : Pensiamo un momento la ripercussione che lo svegliare tale speranza e peggio ottenere tanta fortuna avrebbe all ' interno . Il furore degli appetiti sarebbe più che il vantaggio e lo sperderebbe . Che incentivo alle pretese , al disordine , alle più vergognose inversioni economiche ! Giustissime riflessioni , nelle quali è degno di meditazione il vedere il Billia d ' accordo col pensiero di un sapiente economista inglese , lo Scott , professore a Glasgow . Anche lo Scott teme che poco frutto godrebbero i contribuenti dalla scomparsa del debito di guerra . Le spese inutili e pazze assorbirebbero parte notevole degli interessi risparmiati . Ma lo Scott parla di « scomparsa » del debito ; e le sue conclusioni contrarie ai metodi imposta straordinaria sul capitale con cui da taluno si vorrebbe estinguere il debito di guerra , non si applicano ad una situazione , come la nostra , in cui malgrado la compensazione dei debiti e crediti rimarranno in essere ancora parecchie decine di miliardi di nuovo debito di guerra . La « pressione salutare » , di cui parla lo Scott , del debito di guerra continuerà dunque per molti anni . Non che alleggerimenti , nuove gravi imposte saranno in ogni modo necessarie ; e , se gli uomini serberanno un po ' di ragione , nessuna gazzarra di spese inutili potrà disfrenarsi assumendo a pretesto la giustizia resaci dagli alleati .
StampaQuotidiana ,
Chi segue i lavori della conferenza di Parigi ha l ' impressione di qualcosa di scucito , di non ordinato , di errate concezioni intorno all ' importanza relativa ai problemi posti in discussione . I giornali recano ora nel tempo stesso , ad esempio , due notizie diverse ; secondo la prima , la commissione presieduta da Wilson per la redazione del progetto della Società delle nazioni sta per presentare le sue conclusioni ai capi di governo . In base alla seconda , un ' altra commissione interalleata si sarebbe pronunziata in favore del metodo britannico , a preferenza dei metodi francese e americano , di calcolo e ripartizione delle indennità dovute dal nemico . D ' altra parte si sente dire che comincerebbe a porsi allo studio il problema della ripartizione delle spese di guerra fra tutte le nazioni alleate ed associate in ragione della capacità rispettiva di sostenere i gravissimi sacrifici economici imposti dalla guerra . Nel frattempo la commissione francese del bilancio si trova dinanzi un problema quasi insolubile : provvedere ad una spesa annua ordinaria di 18 miliardi di franchi invece di 5 antebellici , e trovare 50 miliardi di proventi straordinari con cui pagare l ' indennità agli smobilitati ( 6 miliardi ) , ritirare le monete tedesche ed i buoni di cassa municipali nelle provincie invase e nell ' Alsazia - Lorena ( 4 miliardi ) e indennizzare coloro che soffersero danni di guerra ( da 30 a 40 miliardi ) . In Italia la commissione del bilancio non si è ancora posto un consimile problema , probabilmente perché il cessato ministro del tesoro ha preferito nella sua ultima esposizione finanziaria limitarsi a cifre del passato , astenendosi da una compiuta , chiara e persuasiva disamina dell ' avvenire , ed il nuovo non ha ancora avuto modo di presentare alla camera questo necessario calcolo preventivo che sarebbe salutarissimo in tanto disfrenarsi di richieste solo in parte giustificate e solo in parte provenienti da coloro che realmente soffersero in causa della guerra . Quando il conto verrà , non sarà per l ' Italia meno preoccupante che per la Francia . Mentre così i problemi finanziari battono alle porte , i capi dei governi sembrano disinteressarsene , facendoli discutere da commissioni secondarie o abbandonandoli addirittura , come quello della ripartizione delle spese belliche tra gli alleati , nel limbo delle questioni interessanti , le quali potranno essere messe avanti quando i « maggiori » problemi , quelli territoriali , saranno stati risoluti . Essi non hanno torto se per problemi territoriali si intendono quelli dei confini della Francia e dell ' Italia . L ' Alsazia - Lorena e l ' Italia irredenta hanno per noi un così grande valore politico e sentimentale che li possiamo , li dobbiamo considerare incommensurabili con qualsiasi altro valore , pure rilevantissimo . Stanno quei valori nazionali troppo in alto , perché qualsiasi interesse possa da lungi esservi paragonato . Ma vi sono altri valori , altri problemi i quali pure sono oggetto di attento esame da parte dei capi di governo , che occupano anzi il loro tempo e le loro cure in maniera assorbente , eppure potrebbero , anzi dovrebbero essere trattati congiuntamente al problema preminente e preliminare dell ' equa ripartizione delle spese tra gli alleati : vogliamo accennare allo schema della Società delle nazioni ed alla sorte delle colonie e dei territori appartenenti all ' antico impero turco . Noi non vogliamo negare l ' importanza somma né dell ' uno né dell ' altro problema . Ma diciamo che solo una mentalità antiquata , strettamente politica , può far consistere il successo , la vittoria soltanto nella soluzione più o meno favorevole di problemi coloniali extraeuropei ; solo una concezione diplomatica da santa alleanza può far consistere la Società delle nazioni in un progetto più o meno elegante di consigli , conferenze , corti arbitrali e simili congegni . Purtroppo la mentalità degli uomini politici è in generale conformata in maniera da vedere solo l ' aspetto formale o esteriore dei problemi . Nelle colonie vedono un territorio da sottoporre alla bandiera nazionale ; nel progetto di Società delle nazioni un formulario per risolvere grandi litigi , ma sempre litigi , come li concepisce un giurista o un politico parlamentare . In realtà si tratta di ben altro . Per le colonie e per i territori dell ' impero turco sembra prevalere l ' idea di Wilson che il governo delle colonie è una missione , un dovere verso le popolazioni incapaci a reggersi da se medesime ; un dovere della cui esecuzione fa d ' uopo rendere conto , che può richiedere , in molti casi , notevoli sacrifici . Ora chi non vede che una missione cosiffatta non può essere assunta da stati finanziariamente esausti , incapaci di adempiere innanzi tutto alla missione interna di elevare i propri nazionali a una più alta meta materiale e morale ? Come può un popolo dissanguato e povero assumersi l ' ufficio di cavaliere dell ' umanità nei paesi non ancora partecipanti alla civiltà moderna ? Se questa verità essenziale fosse fatta presente dai nostri capi di governo a Wilson , questi non potrebbe chiudere gli occhi dinanzi ad essa . Non potrebbe dire : « Assumetevi l ' onere di governare l ' Asia minore , la Siria , grandi zone dell ' Africa , obbligandovi a non imporre tributi a vostro favore , a mantenere il regime della porta aperta , mentre gli Stati uniti che della guerra pochissimo sentirono l ' onere finanziario , verranno coi loro commerci a godere i frutti della vostra opera di pionieri della civiltà » . Noi siamo persuasi che Wilson non farebbe questo discorso ; anzi farebbe quello contrario . Ma occorre che la questione dell ' equa partecipazione di tutti alle spese della guerra sia posta dai capi di governo nostri . Occorre che essi si spoglino della mentalità politica prettamente territoriale e formale , e guardino alla sostanza delle cose : essere la politica coloniale , così altamente concepita , una missione , la quale non si può adempiere senza mezzi adeguati . Così per la Società delle nazioni . Non trattasi di istituire conferenze , consigli e corti di arbitrato . Quello che si deve costruire è un governo : il governo degli interessi essenziali dell ' umanità . Gli stati sovrani si devono spogliare di una parte della loro sovranità ; riconoscere che vi sono rapporti interstatali , soprannazionali , umani , che non possono essere regolati dai singoli stati e neppure da conferenze occasionali di ambasciatori e di ministri degli esteri con compromessi variabili e caduchi . Devono essere regolati da un governo unitario , che inizialmente proceda forse per tentativi e timidamente , ma sia destinato nel suo campo proprio e senza invadere la sovranità delle singole nazioni ad acquistare sempre maggior forza ed efficacia . Ora quale compito immediato più alto , più cementante potrebbe essere affidato al nuovo ente soprannazionale , di quello di liquidare il peso dei debiti di guerra che furono appunto incontrati per rendere possibile la sua creazione , per garantire l ' umanità contro lo spirito di dominazione e di sopraffazione ? Nessuno stato , nessun ente pubblico e perciò nessuna Società delle nazioni può ritenersi vitale se non sorge con mezzi finanziari adeguati a raggiungere i suoi fini ; e qual fine più urgente di quello di pagare le spese che furono sostenute per mettere il nuovo ente alla luce , di rinsaldare l ' armonia fra gli stati associati , la quale sarebbe irrimediabilmente guasta se gli uni uscissero dall ' impresa comune persuasi di essersi impoveriti , mentre gli altri serbavano intatta o crescevano la loro gagliardia economica ? Cieco chi non vede che la nuova umanità non può fondarsi se non sul granitico fondamento della giustizia ; cieco ancor più chi chiude gli occhi alla verità fondandosi solo sulla speranza degli indennizzi che i nemici dovranno pagare . Le indennità verranno in un volgere più o meno lungo di anni , in misura più o meno ampia , se e quando le nazioni sconfitte riusciranno a riorganizzarsi e a produrre ricchezze . Ma il problema delle spese di guerra è un problema immediato che batte alle porte , che non tollera indugi ; che deve essere discusso tra noi associati nell ' impresa comune , astrazione fatta dai rimborsi futuri che potranno da parte nemica essere ottenuti a pro della cassa comune . È un problema di giustizia che deve essere posto preliminarmente alla discussione dei piani di ricostruzione mondiale , destinati altrimenti alla più sconfortante caducità .
StampaQuotidiana ,
Molti , leggendo le narrazioni delle gesta degli eserciti rivoluzionari russi ed assistendo allo scatenarsi dell ' imperialismo comunista , ritengono che i comunisti contradicano così ai principii della loro dottrina umanitaria e pacifista e si riducano al livello degli altri partiti , che si sogliono chiamare individualistici o capitalistici . Si riconosce cioè che « idealmente » il socialismo sarebbe di fronte al fatto della guerra , come a tanti altri fatti della vita sociale , qualcosa di più perfetto delle altre dottrine ; e che soltanto le deviazioni della dottrina , la caparbietà e l ' ostilità dei nemici hanno potuto indurre i socialisti russi ad usare le armi , per respingere colla forza le violente aggressioni altrui . Tutt ' al più , si giunge ad affermare che gli uomini sono impari alla bellezza della loro dottrina ; che tutto il mondo è paese ; che la teoria socialista ha per ufficio di conquidere all ' interno le anime semplici , ed è un articolo di esportazione destinato ad affievolire la resistenza delle nazioni occidentali , facendovi nascere alleati del comunismo e rinnegatori della patria , pronti a render facile la via della conquista universale ai nuovi tiranni chiamati Lenin o Trotzki , invece che Guglielmo o Nicola . Certamente , questa spiegazione , fondata sulla debolezza della natura umana e sulla fragilità delle dottrine ideali , quando sono in contrasto con le tendenze fondamentali dell ' uomo , con lo spirito di violenza , di dominazione , di concupiscenza della roba altrui , ha un certo valore . Ma è un valore limitato , perché , riconoscendo che tutti gli uomini sono uguali e che i « comunisti » russi sono rissosi e violenti e desiderosi di ricchezza alla pari dei « capitalisti » occidentali , lascia in piedi l ' acclamata eccellenza del comunismo sull ' individualismo . È ben noto che non è lecito condannare la chiesa cattolica o anglicana o luterana o calvinista traendo argomento dalla corruzione e dai vizi del relativo clero . Le chiese accusate hanno trionfalmente risposto che i vizi dei sacerdoti non distruggono la verità della fede ; e che questa anzi rifulge vieppiù e dura eterna , nonostante gli occasionali peccati dei suoi indegni sacerdoti . È una prova attraverso alla quale la verità deve passare , per dimostrare meglio la sua vigoria immarcescibile . Così è del verbo comunistico , destinato a trionfare malgrado i delitti di cui si è macchiato , la fame che lo caratterizza , la miseria che esso diffonde in breve ora tra le popolazioni , le guerre imperialistiche che esso scatena . Esso è la verità eterna , è il regno della felicità avvenire . Pestilenze , carestie , guerre sono prove passeggere a cui il proletariato deve assoggettarsi , per instaurare per sempre sulla terra il regno della uguaglianza e della felicità diffusa fra tutti gli uomini . In verità , invece , guerra e comunismo sono due termini logicamente uniti in modo strettissimo . La guerra è un fatto connaturato all ' idea comunistica di gran lunga più che all ' idea individualistica . L ' individualismo ripugna all ' idea della guerra ; mentre il comunismo quasi spontaneamente vi si adatta . La guerra deve superare gravi ostacoli per essere condotta in regime individualistico ; mentre tali ostacoli non esistono in una società comunistica . Una prima ragione , comune ad altre tendenze o credenze , si può trovare in ciò che il comunismo è una fede . Un popolo , il quale crede di avere scoperta ed attuata un ' idea nuova , tende a propagarla , a diffonderla tra gli altri popoli . Maometto ed i suoi successori inondarono coi loro eserciti l ' Asia minore , l ' Africa , la Spagna , minacciarono l ' intiera Europa , giunsero alle porte di Vienna , perché volevano diffondere un ' idea religiosa nel mondo . I Cristiani risposero con le crociate . Nel cinquecento e nel seicento gli uomini si massacrarono per diffondere o difendere credi religiosi . La Francia conquistò l ' Europa con le armi di Napoleone , ma in nome degli « immortali » principii della rivoluzione ; e l ' Europa riuscì a debellare Napoleone solo quando poté combatterlo in nome del principio di nazionalità . Il comunismo russo è una fede , e , come tutte le fedi , tende ad evangelizzare i popoli , con la persuasione e con la propaganda , e , se occorre , anche con la forza . Ma v ' è di più . Il comunismo non è solo una fede legata al proselitismo . Esso organizza la società in modo adatto , mentre l ' individualismo tende ad organizzarla in modo disadatto alla guerra . È questa una verità la quale dottrinalmente è nota e pacifica ; ma la quale non ha ricevuto nel pubblico tutta l ' attenzione di cui è meritevole . In un tipo di società , come erano quelle esistenti in Europa prima del 1914 , la guerra era un fatto ripugnante , difficile e costoso . La grande massa degli uomini viveva di lavoro prestato in imprese indipendenti dallo stato , ricavava redditi di lavoro o di possesso di terreni o di esercizio di professioni , industrie e commerci condotti fuori dall ' ingerenza dello stato . In una società siffatta , la decisione e la condotta della guerra producono un trambusto ragguardevole e debbono superare difficoltà ed opposizioni vivissime . Bisogna distogliere gli uomini dalle loro occupazioni solite , togliere ad essi il pane di bocca , mettere sul lastrico le loro famiglie e quindi concedere loro sussidi alimentari ; fa d ' uopo strappare professionisti , commercianti ed industriali ai loro uffici , negozi , ed imprese ; dislocando e spesso disorganizzando e rovinando le organizzazioni le quali fin allora davano da vivere alla grande massa . Per ottenere il risultato importa istituire imposte gravi e contrarre prestiti onerosi ; ossia portare via ai cittadini una parte sul reddito o persuaderli a dare a prestito allo stato risparmi che avrebbero preferito spendere od impiegare nelle loro aziende private . La guerra perciò non può essere condotta in una società individualistica senza violentare fortemente le abitudini , le occupazioni ed i guadagni della grandissima massa della popolazione . Con ciò non si vuole condannare tutte le guerre ; ma solo mettere in chiaro come l ' ordinamento individualistico della società implichi l ' esistenza di ostacoli molteplici allo scatenarsi di guerre dovute al capriccio degli uomini di governo . Guardisi invece ad una società comunistica . Attraverso a tutte le varie definizioni che se ne possono dare , a tutti i tipi svariatissimi che furono immaginati o tentati nelle varie epoche storiche , una caratteristica tendenziale è innegabile ed è dominatrice : al posto delle professioni , imprese e commerci liberamente esercitati dagli individui senza ingerenza dello stato , il comunismo mette imprese statali o comunali o corporative , esercitate secondo criteri di presunto interesse comune , da uomini i quali non lavorano in vista di un profitto o di un onorario liberi , ma di uno stipendio pagato dalla pubblica organizzazione . Ci sono ministeri o commissariati centrali i quali ordinano ai commissariati o consigli ( soviet ) od organizzazioni locali che cosa si deve produrre o coltivare ; come e che cosa si deve trasformare . Lo stato ha esso , normalmente , in mano la vita economica dei cittadini ; esso li indirizza al fine che il governo od i consigli ritengono necessario . In una società di questo tipo , la guerra è una operazione infinitamente meno difficile a deliberare ed a condurre che in una società capitalistica . Non si tratta più di dislocare nulla , di sopprimere , con perdite per gli uni e vantaggi per gli altri , aziende floride per crearne altre destinate alla guerra . Non si toglie il pane di bocca a nessuno e non si devono mettere imposte e far debiti . Gli uomini sono già impiegati dello stato . Che cosa importa ad essi di lavorare a produrre cereali ovvero munizioni ? La paga corre lo stesso . Invece di mettere imposte , il commissario degli approvvigionamenti ha solo da dare una razione di cibi e di vestiti minore ai civili ed una alquanto più abbondante ai soldati . La macchina bellica funziona con un attrito infinitamente minore che in una società individualistica . La guerra ultima è la prova delle verità ora accennate . L ' Inghilterra e gli Stati uniti furono i due paesi in cui più si stentò a costruire il meccanismo di guerra ed a persuadere gli uomini che bisognava imbracciare le armi , perché erano i due paesi in cui il tipo individualistico della società era più sviluppato ed in cui l ' ingerenza dello stato nella vita economica era minima . Germania ed Austria - Ungheria erano già stati a tipo tendenzialmente socialistico , con una burocrazia forte e con ingerenze diffuse dello stato negli affari privati , sicché l ' apparecchio bellico poté entrare in azione istantaneamente . Oggi , per fortuna , la Russia è comunistica solo alla superficie ed a chiazze : nelle grandi città ed in alcune zone industriali . Le campagne resistono o si trasformano in senso individualistico . Tuttavia , l ' esercito , in mezzo al dissolvimento universale , funziona , perché esso è un organo connaturato ad una società in cui l ' impulso a fare viene dal governo e non dai privati . A torto , dunque , coloro i quali amano la pace guardano al comunismo . È questa una di quelle tante illusioni di cui vivono gli uomini . Il comunismo è assai più adatto a fare la guerra dell ' individualismo . Garanzie assolute contro le guerre non esistono ; ma è certamente tanto più difficile che una guerra scoppi quanto meno il governo domina la vita dei cittadini , quanto meno esso ha normalmente il diritto di regolarne le occupazioni ; quanto più grande è il numero degli uomini i quali vivono di una vita indipendente da quella dello stato , epperciò atti ad opporre resistenza alle voglie dei governi .
StampaQuotidiana ,
Divertenti , questi comunisti russi , i quali si servono delle note diplomatiche per fare la polemica contro la società capitalistica . Non hanno ancora finito di mistificare l ' Europa con la leggenda del blocco , il quale sarebbe la causa della miseria e delle sofferenze del popolo russo , che già ripetono il volgare sofisma di Carlo Marx per dimostrare che il loro è il solo governo democratico , pacifista , sincero ed umanitario . A sentire essi ed i loro ripetitori italiani , l ' Europa si troverebbe divisa economicamente in due campi : rigurgitante l ' occidente di prodotti industriali , che non sa come collocare , mentre le popolazioni operaie languono per mancanza di pane e di alimenti ; pane ed alimenti i quali abbondano invece nella Russia , assetata di tessuti , di macchine , di locomotive . In mezzo , ad impedire lo scambio vicendevole , il blocco anglo - francese , il quale costringe i russi a mancar di vestiti e gli occidentali a pagare il pane caro agli alleati d ' America . Sarebbe certamente utile , a dimostrare la fatuità di questa leggenda , che il blocco fosse abolito , senza compensi e senza condizioni . Salvo una : che gli scambi fra Russia sovietista e l ' Europa occidentale dovessero farsi sulla base di merce contro merce , grano contro macchine , canape contro tessuti , petrolio contro locomotive . L ' ultima mistificazione che si apparecchia dai comunisti russi contro le nazioni produttrici di cose veramente utili è quella di offrirci in cambio i resti di quelle riserve di oro e di platino che i comunisti hanno ereditato dal regime czarista . Dopo aver distrutta la vecchia organizzazione dei trasporti , del commercio e dell ' industria , i comunisti vogliono riattrezzarsi a buon mercato dandoci qualche miliardo di rubli d ' oro e qualche quintale di platino . Se i governi d ' Europa hanno ancora una certa consapevolezza delle conseguenze dannose che in un paese produce l ' abbondanza della moneta , essi debbono imitare , sebbene in ritardo , il saggio bando che la Svezia inflisse all ' oro durante la guerra . Che la circolazione aumenti per la soverchia emissione di cartamoneta , come nei paesi belligeranti o per l ' improvviso afflusso di oro , come nei paesi neutrali , Stati uniti , Olanda , Scandinavia , gli effetti sono gli stessi : aumento dei prezzi , malcontento delle masse , convulsioni rivoluzionarie . Forse i comunisti russi non hanno riflettuto al carattere diabolico dei loro piani di scambio di oro contro merci ; ma è certo che l ' Europa occidentale non ha nessun interesse a scambiare le sue buone merci contro una massa inutile di oro , la quale , dannosa per se stessa , parrebbe inoltre giustificare l ' ulteriore danno di nuove emissioni cartacee , in apparenza garantite da una maggiore riserva metallica . Se i russi vogliono i tessuti , le macchine , le locomotive , i medicinali , il sapone dell ' occidente , li abbiano pure , senza difficoltà e senza restrizioni . Ma li paghino in buone merci , in grano , in petrolio , in nafta , in canapa , di cui essi affermano di avere tanta abbondanza ; non mai in strumenti di nuovi rialzi di prezzi e di malcontento delle masse . Vedremo che cosa e quanto essi sapranno darci per fare i loro acquisti . Speriamo che ci diano qualche cosa di più delle famigerate 4000 tonnellate di grano , non si sa con quanta fatica messe insieme nei magazzini di Odessa e delle provincie vicine e neppure bastevoli per coprire il fabbisogno per l ' Italia di 12 ore di importazione di frumento dall ' estero ! La esperienza dei fatti ci dirà se il blocco dell ' intesa o la incapacità propria a produrre sia la causa della carestia e della miseria in cui si dibatte il popolo russo rovinato dalla oligarchia che si è impadronita del potere sotto la bandiera del comunismo . I commissari di Mosca si offendono a sentirsi accusare di oligarchia . Le loro note diplomatiche ritorcono l ' accusa contro l ' intesa e specialmente contro l ' Inghilterra . Oligarchia noi , che siamo tutti uguali , noi che , se patiamo la fame , la patiamo tutti insieme , d ' accordo e felici nella nostra povertà , condizione necessaria alla creazione di una società più alta e più santa nell ' avvenire ! No . Oligarchici sono i governi dell ' occidente , dove , secondo Cicerin , 1.250.000 persone si spartiscono 585 milioni di lire - sterline di reddito all ' anno ( alla pari dei cambi 11.700 lire italiane a testa in media ) , altre 3.750.000 se ne spartiscono 245 milioni ( 1630 lire a testa ) e infine i restanti 30 milioni di poveri hanno solo un reddito di 880 milioni di lire - sterline ( 750 lire italiane a testa all ' anno in media ) . Non è un ' ingiustizia che mentre ogni membro di famiglia ricca ha a sua disposizione 11.700 lire , i componenti il medio ceto abbiano solo 1630 lire e quelli delle famiglie povere appena 750 lire ? Non è più bello lo spettacolo di una società dove , mettendo tutte le ricchezze ed i redditi in monte , ogni uomo riceve la sua giusta quota parte di 1 miliardo e 710 milioni di lire - sterline di reddito annuo totale divisi per 135 milioni di persone ossia il quoziente medio di lire italiane 1220 all ' anno di reddito ? Alla giustizia della divisione del reddito in parti uguali non credono ora nemmeno più i comunisti russi . Ben lungi dall ' ostinarsi a volere assegnare a tutti gli uomini l ' identico salario a reddito medio lire 1220 invece dei tre diversi quozienti da essi rimproverati all ' Inghilterra in lire 11700 , lire 1630 e 750 rispettivamente per le tre classi dei ricchi , mediocri e poveri essi hanno cominciato ad assegnare razioni diverse di cibo e di altre cose necessarie ai lavoratori manovali , a quelli intellettuali ed ai borghesi ( e che altro sono le razioni diverse fuorché espressioni gregge , in natura , di cifre diverse di reddito ? ) ; e quindi , sorpassato il periodo transitorio di sterminio della borghesia per mezzo della fame , hanno adottato il metodo permanente dei salari a trattamenti diversi per i tecnici o dirigenti e per i semplici lavoratori normali . Che cosa sono le promesse senza fine e gli inviti pressanti e le offerte di salari vistosi ai tecnici superstiti della Russia ed a quelli europei di buona bocca se non il riconoscimento lampante che a merito diverso , a qualità diverse debbono corrispondere compensi e salari differenti ? Le critiche rivolte alla sperequazione fra i redditi inglesi di 11.700 , 1630 e 750 lire suonano falso in bocca di gente che ha riconosciuto la giustizia e la necessità di differenze ben più profonde nelle rimunerazioni dei collaboratori della produzione . Ma rispondono i comunisti nelle loro note diplomatiche di propaganda noi paghiamo i salari alti a chi dirige , al tecnico esperto , non al capitalista ozioso che sfrutta il lavoro altrui . Anche ciò non è vero . Che cosa sono le concessioni di boschi , di miniere , di ferrovie che essi sono disposti a fare , sia pure sotto il manto di sorveglianze governative , ai capitali europei ed americani , se non il riconoscimento che non bastano i lavoratori ed i tecnici a produrre , ma occorre anche il capitale ; e che il capitale non si ottiene senza un risparmio precedente e il risparmio non si fa o almeno non si fa nella quantità voluta , senza la promessa di un interesse ? Un interesse , i bolscevichi sono disposti a pagarlo al capitale che li aiuti a salvarli dalle distrette presenti . Imitatori dei vecchi canonisti medievali , i quali volevano salvare insieme il precetto di Cristo : mutuum date nihil inde sperantes e la necessità di consentire l ' interesse , se si voleva far venir fuori il capitale , i bolscevichi , sofisti abilissimi , inventeranno qualche nuovo nome da dare all ' interesse . Ma si può star sicuri che , nome a parte , accetteranno ed hanno anzi già accettato il fatto indeprecabile e benefico . Chi invero si lamenta e si scandalizza nel vedere che vi sono tre classi sociali le quali hanno , a detta di Cicerin e compagni , rispettivamente 11700 , 1630 e 750 lire italiane di reddito a testa all ' anno fa all ' incirca lo stesso ragionamento di colui il quale stupisce nel vedere che una lettera paga ugualmente 25 centesimi ad essere spedita da Milano a Monza come da Milano a Girgenti . Pochi chilometri in un caso e 1600 nell ' altro ! Dove è la giustizia comparativa ? Quando verso il 1830 in Inghilterra fu sostituito il diritto fisso di lo centesimi agli svariatissimi prezzi di trasporto delle lettere a seconda della distanza , vi furono molti che gridarono all ' ingiustizia . Fu risposto trionfalmente che , a voler far pagare tariffe diverse , si perdeva tanto tempo per controllare e pesare ogni singola lettera e misurare le distanze , che lo speditore da Milano a Monza avrebbe bensì ora la soddisfazione di veder pagare 5 lire al compaesano speditore della lettera a Girgenti , ma a costo di pagar lui stesso 50 centesimi e di sapere che la lettera sarebbe ricevuta a destinazione con tre o quattro giorni di ritardo . Così è : il buon mercato dei 25 centesimi si ottiene solo a prezzo dell ' apparente ingiustizia di pagare tutti la medesima somma . Parimenti , chi ha un reddito solo di 750 lire all ' anno può impazientirsi nel vedere i redditi altrui più alti di 1630 ed 11700 lire . Ma la sua è una impazienza infondata . Se questa sperequazione non esistesse , il suo reddito non sarebbe di 750 lire . No . Questo è un semplice risultato aritmetico di una divisione , in cui si suppone il fattore dividendo immutato . Nella realtà , se si facesse la divisione in parti uguali , il dividendo non rimarrebbe immutato . Se ne sono accorti i comunisti russi quando hanno veduto che la produzione andava a rotta di collo se non si provvedeva a dare stipendi e poteri adeguati ai tecnici ed ai dirigenti . Se si tolgono le remunerazioni maggiori ai più abili e ai più volonterosi , il quoziente comune non sarebbe , non che di 1220 lire , neppure l ' altro di 750 lire . Probabilmente si ridurrebbe alla metà , al terzo , al quarto . La scelta non è fra l ' avere 750 ovvero 1220 lire ; ma tra il riconoscere la necessità e la giustizia delle cifre differenti di 11700 , 1630 e 750 lire ovvero l ' adattarsi alle 300 od alle 200 lire e forse meno per tutti . Ciò non solo rispetto ai salari differenti per diversi lavori , ma ai compensi per il capitale . Le 11 700 lire di reddito individuale di cui , secondo Cicerin , la classe ricca gode in Inghilterra , si hanno e durano solo finché ed a condizione che la medesima classe ricca non consumi e non goda le sue 11700 lire , ma ne dedichi una parte ed una parte notevole al risparmio . Questo è il segreto della prosperità inaudita a cui l ' economia mondiale era giunta prima della guerra : l ' esistenza di una classe , la cui forza e la cui potenza era condizionata assolutamente al servigio che essa rendeva alla società intiera col rinunciare al godimento di una parte dei propri redditi . Cicerin nel suo grottesco linguaggio di rimasticatore del famigerato primo capitolo del Capitale di Carlo Marx descrive la società occidentale composta di moltitudini lavoranti a beneficio di una oligarchia di capitalisti . È necessario dire che tutto ciò è un frusto sofisma ; che il capitale non vive affatto a spese d ' altri ; che è altrettanto legittima la remunerazione data al risparmio come quella data al lavoro ; che il voler negare il 4 od il 5% od altro saggio corrente al capitale equivale a negare l ' attuale compenso al lavoro ; che il voler togliere le 11700 lire di reddito al ricco , significa ridurre la porzione del povero da 750 a 300 o 200 lire . Come è accaduto in Russia e come accadrà sempre ineluttabilmente , ovunque si voglia ripetere il medesimo esperimento . Il vero pericolo non è nella differenza dei redditi e nel compenso al capitale ; è nella differenza che in talune società si incontra tra pochi esorbitatamente ricchi e moltitudini di poveri privi di ogni fortuna . Questa era in parte la situazione socialmente pericolosa della Russia , dove mancava una diffusa classe media e dove ad una classe latifondista ed industriale strapotente si contrapponeva un contadiname collettivista ignorante ed un proletariato cittadino facile alle esaltazioni . Se la crisi sociale cominciata nel 1917 in Russia rimedierà a questa situazione instabile , creando una nazione di piccoli proprietari a decine di milioni , di ex bolscevichi divenuti borghesi e di tecnici trasformati in industriali intraprendenti , ossia se essa creerà una società simile a quella occidentale , essa finirà per essere socialmente benefica . In occidente , in Germania , in Italia , in Francia ed in Inghilterra non abbiamo bisogno di passare attraverso a questa crisi . La trasformazione sociale è già avvenuta . I poveri sono meno poveri che in Russia ; i ricchi sono meno isolati e meno emergenti ed in mezzo esiste un vastissimo e profondo strato medio , di cui in Russia non si aveva alcuna traccia . In occidente occorre e basta che la evoluzione economica naturale ed una saggia legislazione continuino a smussare gli angoli , a temperare le punte estreme e ad accentuare il carattere di democrazia varia , progressiva , intraprendente per capitali nuovi e produttiva per lavoro esperto che innanzi alla guerra essa stava assumendo in maniera ognora più accentuata .