StampaQuotidiana ,
Nel
dicembre
del
1993
si
è
svolto
alla
Sorbona
,
sotto
l
'
egida
della
Academie
Universelle
des
Cultures
,
un
congresso
sul
concetto
di
intervento
internazionale
.
C
'
erano
non
solo
giuristi
,
politologi
,
militari
,
politici
,
ma
anche
filosofi
e
storici
come
Paul
Ricoeur
o
Jacques
Le
Goff
,
medici
senza
frontiere
come
Bernard
Koutchner
,
rappresentanti
di
minoranze
un
tempo
perseguitate
come
Elie
Wiesel
,
Ariel
Dorfmann
,
Toni
Morrison
,
vittime
della
repressione
di
vari
dittatori
,
come
Leszek
Kolakowski
o
Bronislaw
Geremek
o
Jorge
Semprun
,
insomma
molta
gente
a
cui
la
guerra
non
piace
,
non
è
mai
piaciuta
e
non
vorrebbero
vederne
più
.
Si
aveva
paura
a
usare
parole
come
"
intervento
"
,
che
sapeva
troppo
di
ingerenza
(
anche
Sagunto
è
stato
un
intervento
,
e
ha
permesso
ai
romani
di
fare
fuori
i
cartaginesi
)
,
e
si
preferiva
parlare
di
soccorso
e
di
"
azione
internazionale
"
.
Pura
ipocrisia
?
No
,
i
romani
che
intervengono
a
favore
di
Sagunto
sono
romani
,
e
basta
.
In
quel
convegno
invece
si
stava
parlando
di
comunità
internazionale
,
di
un
gruppo
di
paesi
che
ritengono
che
la
situazione
,
in
un
punto
qualsiasi
del
globo
,
abbia
raggiunto
l
'
intollerabile
,
e
decidono
di
intervenire
per
porre
fine
a
quello
che
la
coscienza
comune
definisce
un
delitto
.
Ma
quali
paesi
fanno
parte
della
comunità
internazionale
,
e
quali
sono
i
limiti
della
coscienza
comune
?
Si
può
certo
sostenere
che
per
ogni
civiltà
uccidere
sia
un
male
,
ma
solo
entro
certi
limiti
.
Noi
europei
e
cristiani
ammettiamo
per
esempio
l
'
omicidio
per
legittima
difesa
,
ma
gli
antichi
abitanti
del
Centro
e
Sud
America
ammettevano
il
sacrificio
umano
rituale
,
e
gli
attuali
abitanti
degli
Stati
Uniti
ammettono
la
pena
di
morte
.
Una
delle
conclusioni
di
quel
tormentatissimo
convegno
era
stata
che
,
come
avviene
in
chirurgia
,
intervenire
significa
agire
energicamente
per
interrompere
o
eliminare
un
male
.
La
chirurgia
vuole
il
bene
,
ma
i
suoi
metodi
sono
violenti
.
È
consentita
una
chirurgia
internazionale
?
Tutta
la
filosofia
politica
moderna
ci
dice
che
,
per
evitare
la
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
lo
Stato
deve
esercitare
una
certa
violenza
sugli
individui
.
Ma
quegli
individui
hanno
sottoscritto
un
contratto
sociale
.
Che
cosa
avviene
tra
stati
che
non
hanno
sottoscritto
un
contratto
comune
?
Di
solito
una
comunità
,
che
si
ritiene
depositaria
di
valori
molto
diffusi
(
diciamo
i
paesi
democratici
)
stabilisce
i
limiti
di
ciò
che
essa
giudica
intollerabile
.
Non
è
tollerabile
condannare
a
morte
per
reati
d
'
opinione
.
Non
è
tollerabile
il
genocidio
.
Non
è
tollerabile
l
'
infibulazione
(
almeno
,
se
praticata
a
casa
nostra
)
.
Pertanto
si
decide
di
difendere
coloro
che
sono
danneggiati
ai
limiti
dell
'
intollerabile
.
Ma
sia
chiaro
che
quell
'
intollerabile
è
intollerabile
per
noi
,
non
per
"loro".Chi
siamo
noi
?
I
cristiani
?
Non
necessariamente
,
cristiani
rispettabilissimi
,
anche
se
non
cattolici
,
appoggiano
Milosevic
.
Il
bello
è
che
questo
"
noi
"
(
anche
se
è
definito
da
un
trattato
,
come
quello
nord
-
atlantico
)
è
un
Noi
impreciso
.
È
una
Comunità
che
si
riconosce
su
alcuni
valori
.
Dunque
quando
si
decide
di
intervenire
in
base
ai
valori
di
una
Comunità
,
si
fa
una
scommessa
:
che
i
nostri
valori
,
e
il
nostro
senso
dei
limiti
tra
tollerabile
e
intollerabile
,
siano
giusti
.
Si
tratta
di
una
sorta
di
scommessa
storica
non
diversa
da
quella
che
legittima
le
rivoluzioni
,
o
i
tirannicidi
:
chi
mi
dice
che
io
abbia
diritto
di
esercitare
la
violenza
(
e
che
violenza
,
talora
)
per
ristabilire
quella
che
ritengo
una
giustizia
violata
?
Non
c
'
è
nulla
che
legittimi
una
rivoluzione
,
per
chi
l
'
avversa
:
semplicemente
chi
vi
si
impegna
crede
,
scommette
,
che
ciò
che
fa
sia
giusto
.
Non
diversamente
accade
per
la
decisione
di
un
intervento
internazionale
.
È
questa
situazione
quella
che
spiega
l
'
angoscia
che
afferra
tutti
in
questi
giorni
.
C
'
è
un
male
terribile
a
cui
opporsi
(
la
pulizia
etnica
)
:
è
l
'
intervento
bellico
lecito
o
no
?
Si
deve
fare
una
guerra
per
impedire
una
ingiustizia
?
Secondo
giustizia
sì
.
E
secondo
carità
?
Ancora
una
volta
si
ripropone
il
problema
della
scommessa
:
se
con
una
violenza
minima
avrò
impedito
una
ingiustizia
enorme
,
avrò
agito
secondo
carità
,
come
fa
il
poliziotto
che
spara
al
pazzo
assassino
per
salvare
la
vita
a
molti
innocenti
.
Ma
la
scommessa
è
duplice
.
Da
un
lato
si
scommette
che
noi
siamo
in
accordo
col
senso
comune
,
che
quello
che
vogliamo
reprimere
è
qualche
cosa
di
universalmente
intollerabile
(
e
peggio
per
chi
non
lo
capisce
e
ammette
ancora
)
.
Dall
'
altro
si
scommette
che
la
violenza
che
giustifichiamo
riuscirà
a
prevenire
violenze
maggiori
.
Sono
due
problemi
assolutamente
diversi
.
Ora
provo
a
dare
per
scontato
il
primo
,
che
scontato
non
è
,
ma
vorrei
ricordare
a
tutti
che
questo
non
è
un
trattato
di
etica
,
bensì
un
articolo
di
giornale
,
sordidamente
ricattato
da
esigenze
di
spazio
e
di
comprensibilità
.
In
altre
parole
,
il
primo
problema
è
così
grave
,
e
angoscioso
,
che
non
può
,
anzi
non
deve
essere
trattato
sulle
gazzette
.
Diciamo
allora
che
è
giusto
,
per
impedire
un
delitto
come
la
pulizia
etnica
(
foriero
di
altri
delitti
e
di
altre
atrocità
che
il
nostro
secolo
ha
conosciuto
)
,
ricorrere
alla
violenza
.
Ma
la
seconda
domanda
è
se
la
forma
di
violenza
che
esercitiamo
possa
davvero
prevenire
violenze
maggiori
.
Qui
non
siamo
più
di
fronte
a
un
problema
etico
bensì
a
un
problema
tecnico
,
il
quale
ha
tuttavia
un
risvolto
etico
:
se
l
'
ingiustizia
a
cui
mi
piego
non
prevenisse
l
'
ingiustizia
maggiore
,
sarebbe
stato
lecito
usarla
?
Questo
equivale
a
fare
un
discorso
sulla
utilità
della
guerra
,
nel
senso
di
guerra
guerreggiata
,
di
guerra
tradizionale
,
che
ha
per
fine
l
'
annientamento
finale
del
nemico
e
la
vittoria
del
vincitore
.
Il
discorso
sulla
inutilità
della
guerra
è
difficile
perché
pare
che
chi
lo
fa
parli
in
favore
dell
'
ingiustizia
che
la
guerra
cerca
di
sanare
.
Ma
questo
è
un
ricatto
psicologico
.
Se
qualcuno
per
esempio
dicesse
che
tutti
i
guai
della
Serbia
derivano
dalla
dittatura
di
Milosevic
,
e
che
se
i
servizi
segreti
occidentali
riuscissero
a
uccidere
Milosevic
tutto
si
risolverebbe
in
un
giorno
,
questo
qualcuno
criticherebbe
la
guerra
come
strumento
utile
per
risolvere
il
problema
del
Kosovo
,
ma
non
sarebbe
pro
-
Milosevic
.
D
'
accordo
?
Perché
nessuno
adotta
questa
posizione
?
Per
due
ragioni
.
Una
,
che
i
servizi
segreti
di
tutto
il
mondo
sono
per
definizione
inefficienti
,
non
sono
stati
capaci
di
fare
ammazzare
né
Castro
né
Saddam
ed
è
vergognoso
che
si
consideri
ancora
giusto
sperperare
per
essi
pubblico
denaro
.
L
'
altro
è
che
non
è
affatto
vero
che
quello
che
fanno
i
serbi
sia
dovuto
alla
follia
di
un
dittatore
,
ma
dipende
da
odi
etnici
millenari
,
che
coinvolgono
e
loro
e
altre
etnie
balcaniche
,
il
che
rende
il
problema
ancora
più
drammatico
.
Torniamo
allora
al
discorso
sulla
utilità
della
guerra
.
Qual
è
stato
nel
corso
dei
secoli
il
fine
di
quella
che
chiameremo
paleo
-
guerra
?
Sconfiggere
l
'
avversario
in
modo
da
trarre
un
beneficio
dalla
sua
perdita
.
Questo
imponeva
tre
condizioni
:
che
al
nemico
dovessero
essere
tenute
segrete
le
nostre
forze
e
le
nostre
intenzioni
,
in
modo
da
poterlo
prendere
di
sorpresa
;
che
ci
fosse
una
forte
solidarietà
nel
fronte
interno
;
che
infine
tutte
le
forze
a
disposizione
fossero
utilizzate
per
distruggere
il
nemico
.
Per
questo
nella
paleo
-
guerra
(
compresa
la
guerra
fredda
)
si
stroncavano
coloro
che
dall
'
interno
del
fronte
amico
trasmettevano
informazioni
al
fronte
nemico
(
fucilazione
di
Mata
Hari
,
i
Rosenberg
sulla
sedia
elettrica
)
,
si
impediva
la
propaganda
del
fronte
avverso
(
si
metteva
in
prigione
chi
ascoltava
Radio
Londra
,
McCarthy
condannava
i
filocomunisti
di
Hollywood
)
,
e
si
punivano
coloro
che
,
dall
'
interno
del
fronte
nemico
,
lavoravano
contro
il
proprio
paese
(
impiccagione
di
John
Amery
,
segregazione
a
vita
di
Ezra
Pound
)
perché
non
si
doveva
fiaccare
lo
spirito
dei
cittadini
.
E
infine
si
insegnava
a
tutti
che
il
nemico
andava
ucciso
,
e
i
bollettini
di
guerra
esultavano
quando
le
forze
nemiche
venivano
sterminate
.
Queste
condizioni
sono
entrate
in
crisi
con
la
prima
neo
-
guerra
,
quella
del
Golfo
,
ma
si
attribuiva
ancora
la
smagliatura
alla
stupidità
dei
popoli
di
colore
,
che
ammettevano
i
giornalisti
americani
a
Bagdad
,
forse
per
vanità
,
o
per
corruzione
.
Ora
non
ci
sono
più
equivoci
,
l
'
Italia
invia
aerei
in
Serbia
ma
mantiene
relazioni
diplomatiche
con
la
Jugoslavia
,
le
televisioni
della
Nato
comunicano
ora
per
ora
ai
serbi
quali
aerei
Nato
stanno
lasciando
Aviano
,
agenti
serbi
sostengono
le
ragioni
del
governo
avversario
dagli
schermi
della
televisione
di
stato
,
giornalisti
italiani
trasmettono
da
Belgrado
con
l
'
appoggio
delle
autorità
locali
.
Ma
è
guerra
questa
,
col
nemico
in
casa
che
fa
propaganda
per
i
suoi
?
Nella
neo
-
guerra
ciascun
belligerante
ha
il
nemico
nelle
retrovie
e
,
dando
continuamente
la
parola
all
'
avversario
,
i
media
demoralizzano
i
cittadini
(
mentre
Clausewitz
ricordava
che
condizione
della
vittoria
è
la
coesione
morale
di
tutti
i
combattenti
)
.
D
'
altra
parte
,
quand
'
anche
i
media
fossero
imbavagliati
,
le
nuove
tecnologie
della
comunicazione
permettono
flussi
d
'
informazione
inarrestabili
-
e
non
so
quanto
Milosevic
possa
bloccare
non
dico
Internet
ma
le
trasmissioni
radio
da
paesi
nemici
.
Tutte
le
cose
che
ho
detto
sembrano
contraddire
il
bell
'
articolo
di
Furio
Colombo
su
Repubblica
del
19
aprile
scorso
,
dove
si
sostiene
che
il
Villaggio
Globale
di
McLuhaniana
memoria
sarebbe
morto
il
13
aprile
1999
,
quando
in
un
mondo
di
media
,
cellulari
,
satelliti
,
spie
spaziali
e
così
via
,
si
dovette
dipendere
dal
telefonino
da
campo
di
un
funzionario
di
agenzia
internazionale
,
incapace
di
chiarire
se
davvero
fosse
avvenuta
una
infiltrazione
serba
in
territorio
albanese
.
"
Noi
non
sappiamo
nulla
dei
serbi
.
I
serbi
non
sanno
nulla
di
noi
.
Gli
albanesi
non
riescono
a
vedere
sopra
il
mare
di
teste
che
li
sta
invadendo
.
La
Macedonia
scambia
i
profughi
per
nemici
e
li
massacra
di
botte
"
.
Ma
allora
,
questa
è
una
guerra
dove
ciascuno
sa
tutto
degli
altri
o
dove
nessuno
sa
niente
?
Tutte
e
due
le
cose
.
Il
fronte
interno
è
trasparente
,
mentre
la
frontiera
è
opaca
.
Gli
agenti
di
Milosevic
parlano
nelle
trasmissioni
di
Gad
Lerner
,
mentre
sul
fronte
,
là
dove
i
generali
di
un
tempo
esploravano
col
binocolo
,
e
sapevano
benissimo
dove
si
appostava
il
nemico
,
oggi
non
si
sa
niente
.
Questo
accade
perché
,
se
il
fine
della
paleo
-
guerra
era
distruggere
quanti
più
nemici
fosse
possibile
,
pare
tipico
della
neo
-
guerra
cercare
di
ucciderne
il
meno
possibile
,
perché
a
ucciderne
troppi
si
incorrerebbe
nella
riprovazione
dei
media
.
Nella
neo
-
guerra
non
si
è
ansiosi
di
distruggere
il
nemico
,
perché
i
media
ci
rendono
vulnerabili
di
fronte
alla
sua
morte
-
non
più
evento
lontano
e
impreciso
,
ma
evidenza
visiva
insostenibile
.
Nella
neo
-
guerra
ogni
armata
si
muove
all
'
insegna
del
vittimismo
.
Milosevic
accusa
orribili
perdite
(
Mussolini
se
ne
sarebbe
vergognato
)
,
e
basta
che
un
aviatore
della
Nato
caschi
a
terra
che
tutti
si
commuovono
.
Insomma
,
nella
neo
-
guerra
perde
,
di
fronte
all
'
opinione
pubblica
,
chi
ha
ammazzato
troppo
.
E
dunque
è
giusto
che
alla
frontiera
nessuno
si
affronti
e
nessuno
sappia
niente
dell
'
altro
.
In
fondo
la
neo
-
guerra
è
all
'
insegna
della
"
bomba
intelligente
"
,
che
dovrebbe
distruggere
il
nemico
senza
ammazzarlo
,
e
si
capiscono
i
nostri
ministri
che
dicono
:
noi
,
scontri
col
nemico
?
ma
niente
affatto
!
Che
poi
un
sacco
di
gente
muoia
lo
stesso
è
tecnicamente
irrilevante
.
Anzi
,
il
difetto
della
neo
-
guerra
è
che
muore
della
gente
,
ma
non
si
vince
.
Ma
possibile
che
nessuno
sappia
condurre
una
neo
-
guerra
?
Nessuno
,
è
naturale
.
L
'
equilibrio
del
terrore
aveva
preparato
gli
strateghi
a
una
guerra
atomica
ma
non
a
una
terza
guerra
mondiale
,
dove
si
dovessero
spezzare
le
reni
alla
Serbia
.
É
come
se
i
migliori
laureati
del
Politecnico
fossero
stati
tenuti
per
cinquant
'
anni
a
fare
videogiochi
.
Vi
fidereste
a
lasciargli
fare
ora
un
ponte
?
Ma
infine
,
l
'
ultima
beffa
della
neo
-
guerra
non
è
che
non
ci
sia
nessuno
oggi
in
servizio
che
sia
vecchio
abbastanza
da
avere
imparato
a
fare
una
guerra
-
e
non
ci
potrebbe
essere
in
ogni
caso
,
perché
la
neo
-
guerra
è
un
gioco
dove
per
definizione
si
perde
sempre
,
anche
perché
la
tecnologia
che
viene
usata
è
più
complessa
del
cervello
di
coloro
che
la
manovrano
e
un
semplice
computer
,
benché
fondamentalmente
idiota
,
può
giocare
più
scherzi
di
quanti
ne
immagini
colui
che
lo
manovra
..
Bisogna
intervenire
contro
il
delitto
del
nazionalismo
serbo
,
ma
forse
la
guerra
è
un
'
arma
spuntata
.
Forse
l
'
unica
speranza
è
nell
'
avidità
umana
.
Se
la
vecchia
guerra
ingrassava
i
mercanti
di
cannoni
,
e
questo
guadagno
faceva
passare
in
secondo
piano
l
'
arresto
provvisorio
di
alcuni
scambi
commerciali
,
la
neo
-
guerra
,
se
pure
permette
di
smerciare
un
surplus
di
armamenti
prima
che
diventino
obsoleti
,
mette
in
crisi
i
trasporti
aerei
,
il
turismo
,
gli
stessi
media
(
che
perdono
pubblicità
commerciale
)
e
in
genere
tutta
l
'
industria
del
superfluo
.
Se
l
'
industria
degli
armamenti
ha
bisogno
di
tensione
,
quella
del
superfluo
ha
bisogno
di
pace
.
Prima
o
poi
qualcuno
più
potente
di
Clinton
e
di
Milosevic
dirà
basta
,
e
tutti
e
due
ci
staranno
a
perdere
un
poco
di
faccia
,
pur
di
salvare
il
resto
.
È
triste
,
ma
almeno
è
vero
.
StampaPeriodica ,
Quando
ho
sentito
la
notizia
alla
radio
ho
avuto
un
primo
moto
di
rimorso
:
mesi
fa
,
a
proposito
del
suo
articolo
sull
'
aborto
,
lo
avevo
attaccato
con
cosciente
cattiveria
,
e
lui
se
ne
era
molto
risentito
,
contrattaccando
(
una
sola
battuta
nel
corso
di
un
'
intervista
)
con
altrettanta
cattiveria
.
E
al
saperlo
morto
ammazzato
,
così
bruttamente
,
ho
avuto
un
sentimento
di
colpa
,
come
se
quei
segni
sul
suo
corpo
fossero
le
tracce
di
un
lungo
linciaggio
,
a
cui
anch
'
io
avevo
preso
parte
.
Poi
mi
sono
reso
conto
che
non
era
quello
il
punto
.
Lottatore
per
vocazione
,
per
rabbia
e
per
baldanza
,
Pasolini
l
'
attacco
lo
cercava
,
lo
stimolava
quando
la
reattività
pubblica
si
assopiva
,
si
sentiva
vivo
solo
quando
poteva
dire
:
"
Perché
mi
sparate
addosso
?
"
.
Lui
sosteneva
:
la
società
mi
lincia
perché
sono
diverso
,
e
certo
il
primo
moto
di
ribellione
gli
era
venuto
dal
sentirsi
respinto
ai
margini
per
quella
sua
diversità
sessuale
che
esponeva
a
tutti
i
venti
con
esasperata
sincerità
.
Ma
questa
stessa
sincerità
lo
aveva
,
per
così
dire
,
autorizzato
a
gestire
pubblicamente
la
sua
diversità
.
Certo
,
la
società
non
perdona
mai
del
tutto
ai
diversi
,
se
non
li
punisce
li
ricatta
con
l
'
ironia
,
ma
lui
avrebbe
almeno
potuto
sentirsi
in
fase
di
armistizio
.
E
invece
dall
'
esperienza
originaria
della
diversità
sessuale
,
gli
era
venuto
l
'
altro
impulso
(
forse
più
sublimato
,
o
più
socializzato
,
non
so
)
a
crearsi
una
situazione
di
diversità
ad
oltranza
.
Con
un
fiuto
rabbioso
per
le
posizioni
impopolari
.
Una
vocazione
alla
emarginazione
,
dunque
,
a
dispetto
del
successo
,
anzi
usando
il
successo
come
frombola
per
lanciare
altre
provocazioni
che
obbligassero
gli
altri
a
sparargli
addosso
.
Un
gioco
pericoloso
,
sul
filo
della
corda
,
dove
le
idee
che
metteva
in
questione
contavano
sino
a
un
certo
punto
,
talora
erano
tipiche
scelte
teatrali
:
il
gioco
del
Bastian
contrario
.
Si
diceva
una
volta
,
per
scherzo
,
che
un
giorno
avrebbe
affermato
che
i
poveri
sono
cattivi
per
avere
la
soddisfazione
di
vedersi
svillaneggiato
da
tutti
:
bene
,
lo
ha
fatto
.
Era
qualcosa
di
più
di
una
vocazione
masochistica
,
qualcosa
di
più
ambizioso
e
di
più
tragico
:
una
mimesi
mistica
del
Crocifisso
,
naturalmente
a
testa
in
giù
,
nella
scia
di
quegli
gnostici
che
asserivano
che
il
Figlio
per
arrivare
alla
purificazione
,
avesse
dovuto
commettere
tutti
i
peccati
possibili
.
Se
questo
è
vero
,
egli
era
l
'
ultima
personificazione
di
un
superomismo
romantico
,
il
poeta
che
vive
di
persona
il
proprio
ideale
estetico
;
salvo
che
l
'
esteta
della
decadenza
incarnava
sogni
di
gloria
fastosa
ed
egli
invece
sogni
di
spaesamento
e
persecuzione
;
quindi
se
modello
c
'
era
,
era
Rimbaud
e
non
D
'
Annunzio
:
anche
nel
successo
egli
aveva
scelto
di
testimoniare
l
'
emarginazione
.
La
conoscenza
primitiva
della
emarginazione
sua
e
altrui
lo
aveva
segnato
per
la
vita
,
così
che
non
poteva
più
rifiutarsi
a
questo
gioco
,
anche
se
la
società
era
disposta
a
integrarlo
.
Anche
in
questo
è
stato
contraddittoriamente
coerente
,
astuto
come
il
serpente
e
candido
come
la
colomba
.
Ciò
che
lo
limita
è
semmai
il
fatto
che
avesse
deciso
di
emarginarsi
come
testimone
dei
propri
umori
e
non
come
portavoce
di
una
coscienza
collettiva
.
Di
qui
l
'
esito
oggettivamente
regressivo
di
certi
suoi
appelli
eversivi
:
il
confondere
la
società
futura
con
una
società
"
naturale
"
,
adolescente
e
incontaminata
solo
nei
suoi
ricordi
privati
.
Che
è
poi
il
rischio
del
poeta
quando
presenta
la
memoria
come
utopia
.
Di
qui
le
sue
lucciole
pauperistiche
,
i
paradossi
di
un
paternalismo
preindustriale
tutto
sommato
più
"
naturale
"
del
consumismo
tecnologico
.
Ma
è
che
la
violenza
positiva
del
suo
messaggio
non
stava
nei
contenuti
,
bensì
negli
effetti
di
cattiva
coscienza
che
riusciva
a
produrre
.
Erano
un
pretesto
per
essere
rintuzzato
e
testimoniare
così
che
l
'
emarginazione
esisteva
ancora
.
Segno
di
contraddizione
,
il
suo
genio
consisteva
nell
'
impostare
il
gioco
in
modo
che
a
contestarlo
ci
si
cadeva
dentro
.
Anche
ora
,
dopo
la
sua
morte
.
All
'
obiezione
:
"
Sei
morto
come
uno
dei
tuoi
personaggi
,
non
sei
contento
?
"
,
egli
risponderebbe
:
"
Sono
morto
,
siete
contenti
?
"
.
E
a
dirgli
:
"
Hai
cercato
di
mostrarci
che
il
mondo
della
borgata
selvaggia
del
dopoguerra
era
più
puro
e
mite
di
quello
della
borgata
consumistica
,
e
sei
morto
in
un
episodio
da
borgata
all
'
antica
"
,
egli
obietterebbe
:
"
Parlavo
della
violenza
di
oggi
e
sono
morto
oggi
,
mi
ha
ucciso
la
vostra
violenza
che
mi
ha
spinto
a
una
ricerca
impossibile
"
.
Allora
,
per
uscire
dal
suo
gioco
,
non
resta
che
vedere
se
si
può
utilizzare
la
sua
morte
come
lezione
che
non
riguardi
lui
solo
.
Ci
provo
.
Egli
ci
ha
ripetuto
che
c
'
erano
dei
diversi
respinti
ai
margini
,
e
che
non
avremmo
mai
capito
appieno
la
loro
sofferenza
.
La
sua
morte
ci
ricorda
che
,
per
quanto
rispettato
dalla
società
,
un
diverso
deve
pur
sempre
tentare
la
sua
ricerca
in
luoghi
oscuri
,
dove
c
'
è
violenza
,
rabbia
e
paura
(
la
stessa
del
ragazzetto
che
fugge
come
un
pazzo
sulla
macchina
della
sua
vittima
)
.
E
se
i
diversi
che
hanno
il
coraggio
di
definirsi
tali
devono
ancora
rifugiarsi
ai
margini
,
come
i
diversi
che
hanno
paura
,
questo
significa
che
la
società
non
ha
ancora
imparato
ad
accettare
né
gli
uni
né
gli
altri
,
anche
se
fa
finta
di
sì
.
Certo
Pasolini
avrebbe
potuto
permettersi
di
vivere
la
sua
diversità
altrove
che
non
alla
macchia
.
Può
darsi
abbia
voluto
continuare
a
farlo
per
orgoglio
.
Ora
ci
impone
un
esame
di
coscienza
fatto
con
umiltà
.
StampaPeriodica ,
New
York
.
Uscito
sugli
schermi
in
primavera
,
Play
It
again
,
Sam
,
il
nuovo
film
di
Woody
Allen
,
sta
battendo
il
record
degli
incassi
.
In
luglio
«
Time
»
ha
dedicato
a
Allen
la
foto
di
copertina
e
nell
'
interno
della
rivista
un
articolo
denso
di
fatti
e
lepidezze
commenta
la
vita
e
la
fortuna
di
quello
che
è
,
senza
ombra
di
dubbio
,
il
più
grande
comico
americano
dopo
i
Marx
Brothers
.
A
pensarci
bene
Woody
Allen
è
il
più
grande
comico
vivente
oggi
nel
mondo
,
ed
è
incredibile
come
la
gente
non
se
ne
sia
ancora
accorta
del
tutto
.
In
Italia
il
pubblico
è
giustificato
.
Woody
Allen
ha
scritto
dialoghi
e
sceneggiatura
di
un
film
abbastanza
fortunato
come
Pussycat
,
ma
personalmente
vi
è
apparso
quasi
di
scorcio
,
così
come
di
scorcio
è
apparso
in
007
Casino
Royale
,
e
solo
pochi
spettatori
dall
'
occhio
sicuro
hanno
individuato
il
personaggio
.
Negli
Stati
Uniti
Allen
ha
cominciato
a
diciassette
anni
a
scrivere
battute
per
colossi
dello
spettacolo
come
Ed
Sullivan
e
Sid
Caesar
e
solo
facendo
questo
lavoro
a
diciannove
anni
era
già
ricchissimo
,
ma
il
grosso
pubblico
lo
ha
conosciuto
quando
ha
cominciato
a
rappresentare
e
a
interpretare
le
sue
prime
commedie
,
come
Don
'
t
Drink
the
Water
e
Play
It
again
,
Sam
.
Due
successi
che
han
tenuto
banco
a
Broadway
dal
1964
a
oggi
,
mentre
Allen
cominciava
ad
apparire
sempre
più
frequentemente
in
televisione
e
a
scrivere
pezzi
per
il
«
New
Yorker
»
,
«
Playboy
»
ed
«
Evergreen
Review
»
.
Nel
1969
è
apparso
come
regista
,
autore
e
interprete
del
suo
primo
film
Take
the
Money
and
Run
(
Prendi
i
soldi
e
scappa
)
.
Un
successo
di
ilarità
che
non
si
ricordava
da
decenni
.
Per
una
ragione
che
solo
i
loro
psicanalisti
potranno
spiegare
,
i
noleggiatori
italiani
non
hanno
ritenuto
opportuno
acquistare
il
film
per
l
'
Italia
.
Due
anni
dopo
Allen
produceva
il
suo
secondo
film
Bananas
che
apparve
in
Italia
come
Il
dittatore
dello
Stato
libero
di
Bananas
.
Chi
lo
ha
visto
ha
capito
che
ci
si
trovava
davanti
a
un
nuovo
grande
talento
comico
,
ma
non
ha
sospettato
che
Bananas
poteva
essere
considerato
solo
un
sottoprodotto
del
primo
film
.
Ora
,
da
meno
di
tre
mesi
,
gira
in
America
Play
It
again
,
Sam
.
Intanto
un
editore
italiano
ha
acquistato
i
diritti
del
libro
di
Woody
Allen
,
Getting
Even
,
e
non
rimane
che
da
sperare
bene
.
Woody
Allen
è
piccolo
,
impacciato
,
miope
,
timido
,
esprime
tutte
le
frustrazioni
di
una
infanzia
difficile
nei
quartieri
ebrei
poveri
di
New
York
,
di
una
cultura
assorbita
come
un
ricatto
(
Allen
cita
terrorizzato
Kant
,
Kierkegaard
,
Leibniz
,
dal
modo
in
cui
li
usa
come
elementi
comici
si
capisce
che
li
ha
letti
,
ma
non
ha
sopportato
lo
choc
)
,
di
una
irrefrenabile
sessualità
regolarmente
repressa
(
tutti
i
film
di
Allen
sono
centrati
su
una
lunga
,
difficile
,
delusoria
ricerca
di
una
ragazza
-
che
poi
alla
fine
arriva
,
come
accadeva
per
Chaplin
,
altro
piccolo
ebreo
sconfitto
e
vincitore
a
un
tempo
)
.
Il
meccanismo
della
comicità
di
Allen
è
dato
dal
fatto
che
egli
racconta
se
stesso
:
ricco
e
celebre
,
è
esattamente
come
i
suoi
personaggi
(
o
meglio
i
suoi
personaggi
sono
come
lui
)
,
sempre
in
un
posto
sbagliato
.
Dice
di
sé
,
a
conclusione
della
sua
fortunata
autobiografia
:
«
Ha
un
solo
rimpianto
nella
vita
,
ed
è
di
non
essere
qualcun
altro
»
.
Definire
l
'
umorismo
di
Allen
è
molto
difficile
;
egli
ha
scritto
soggetti
per
Peter
Sellers
,
ma
la
differenza
è
enorme
;
Peter
Sellers
è
animale
comico
meravigliosamente
superficiale
;
ed
è
,
sia
pure
in
senso
moderno
,
uomo
da
torte
in
faccia
.
Allen
no
,
è
uomo
da
torte
sull
'
inconscio
,
è
un
Io
che
inciampa
di
continuo
nel
Superego
e
finisce
a
faccia
in
giù
sul
divanetto
facendo
sbellicare
dalle
risa
il
suo
psicanalista
.
La
sua
comicità
è
ossessionata
da
tragedie
metafisiche
:
«
Non
solo
Dio
non
esiste
,
ma
provatevi
a
trovare
un
idraulico
durante
il
week
end
...
»
.
Cerca
salvezza
nelle
donne
,
ma
il
suo
primo
matrimonio
è
andato
a
monte
.
Allen
si
giustifica
:
«
Avevo
sbagliato
tutto
,
avevo
cominciato
a
mettere
mia
moglie
sotto
un
piedistallo
...
E
poi
è
infantile
,
infantile
:
ieri
stavo
facendo
il
bagno
e
lei
,
senza
nessuna
ragione
al
mondo
,
è
entrata
e
mi
ha
affondato
tutte
le
barchette
»
.
Ha
avuto
una
infanzia
triste
:
«
Andavo
in
una
scuola
per
insegnanti
emotivamente
disturbati
...
A
scuola
mi
hanno
escluso
dalla
squadra
di
scacchi
a
causa
della
mia
statura
...
Volevo
diventare
un
agente
dell
'
FBI
,
ma
ci
voleva
un
metro
e
ottanta
di
statura
e
venti
su
venti
di
vista
.
Allora
ho
deciso
di
diventare
un
grande
criminale
.
Ma
ci
voleva
un
metro
e
ottanta
di
statura
e
venti
su
venti
di
vista
»
.
La
sua
comicità
nasce
sempre
da
una
situazione
normale
,
rovesciata
.
Questo
è
il
meccanismo
più
semplice
,
tanto
che
gli
amici
lo
hanno
soprannominato
Allen
Woody
:
«
Portavo
sempre
una
pallottola
nel
taschino
all
'
altezza
del
cuore
.
Un
giorno
qualcuno
mi
ha
tirato
contro
una
Bibbia
e
la
pallottola
mi
ha
salvato
la
vita
...
Io
e
mia
moglie
non
riuscivamo
a
tirare
avanti
così
e
allora
ci
siam
detti
:
"
O
facciamo
una
vacanza
insieme
o
divorziamo
"
;
poi
abbiamo
deciso
che
un
viaggio
alle
Bermude
finisce
in
quindici
giorni
mentre
un
divorzio
è
una
cosa
che
ti
dura
tutta
la
vita
»
.
Talora
invece
il
meccanismo
è
dato
dall
'
inserzione
violenta
,
nel
corso
di
un
discorso
elevato
,
di
elementi
quotidiani
,
altrettanto
veri
e
plausibili
.
Ecco
Woody
Allen
che
discute
di
metafisica
:
«
Cosa
conosciamo
?
Cioè
cosa
siamo
sicuri
di
conoscere
,
o
sicuri
che
conosciamo
di
aver
conosciuto
,
se
pure
è
conoscibile
?
Possiamo
conoscere
l
'
universo
?
Mio
Dio
,
è
già
così
difficile
non
perdersi
in
Chinatown
...
»
.
Oppure
:
«
Il
punto
pertanto
è
:
"
Esiste
qualcosa
fuori
di
noi
?
E
perché
?
E
devono
proprio
fare
tutto
quel
rumore
?
"
»
.
Un
terzo
meccanismo
consiste
nell
'
immaginare
una
situazione
concettualmente
plausibile
e
poi
di
tradurla
visivamente
traendone
tutte
le
conseguenze
.
Per
esempio
:
in
Take
the
Money
Woody
è
un
aspirante
rapinatore
che
finisce
regolarmente
in
carcere
perché
non
è
capace
a
fare
una
rapina
riuscita
.
Ad
ogni
arresto
la
televisione
intervista
i
genitori
del
grande
criminale
.
Cosa
fanno
i
genitori
di
un
pericolo
pubblico
trovandosi
al
centro
della
curiosità
generale
?
Si
vergognano
,
perché
sono
due
piccoli
e
timidi
negozianti
ebrei
del
Low
East
.
Perciò
partecipano
all
'
intervista
ma
col
volto
coperto
.
La
variazione
è
data
dal
fatto
che
entrambi
,
madre
e
padre
,
si
mettono
una
maschera
da
Groucho
Marx
,
con
gli
occhiali
spessi
,
il
nasone
e
i
baffi
:
per
il
resto
il
loro
dialogo
è
realistico
e
commovente
,
fatto
di
pianti
e
recriminazioni
.
L
'
effetto
è
indescrivibile
.
Play
It
again
,
Sam
è
,
dei
tre
film
,
il
più
umano
;
gli
altri
due
erano
ancora
alla
Hellzapoppin
,
a
torte
in
faccia
e
ruzzoloni
(
naturalmente
a
un
livello
infinitamente
più
sofisticato
)
.
L
'
ultimo
invece
appartiene
al
genere
psicologico
.
È
la
storia
di
un
inetto
nevrotico
ossessionato
dal
fantasma
di
Humphrey
Bogart
in
Casablanca
.
La
moglie
lo
abbandona
dicendogli
che
è
sessualmente
incapace
,
psicologicamente
immaturo
,
brutto
,
noioso
,
travet
e
impotente
.
Poi
aggiunge
«
doni
take
it
personally
»
,
niente
di
personale
,
beninteso
.
Woody
cerca
avventure
impossibili
,
incappa
,
per
esempio
,
in
una
femmina
di
colore
che
gli
si
strofina
contro
,
sbottonandosi
la
camicetta
e
spiegando
che
lei
è
una
ninfomane
che
pensa
solo
al
sesso
,
equando
lui
sconvolto
le
si
getta
addosso
,
lo
respinge
gridando
«
ma
per
chi
mi
ha
preso
?
»
.
Poi
,
inaspettatamente
,
ha
un
'
avventura
con
la
moglie
del
suo
migliore
amico
,
capisce
di
aver
distrutto
una
famiglia
e
corre
all
'
aeroporto
dove
lui
sta
partendo
.
Sulla
pista
,
davanti
all
'
aereo
coi
motori
accesi
,
si
trova
nel
bel
mezzo
del
finale
di
Casablanca
;
solo
che
Bogart
andava
a
dire
a
Ingrid
Bergman
che
lui
non
sarebbe
partito
con
lei
,
che
lei
doveva
seguire
Paul
Henreid
,
eroe
della
resistenza
;
Allen
invece
trova
la
ragazza
che
gli
dice
che
non
può
restare
con
lui
,
che
seguirà
il
marito
.
Salta
a
capofitto
nella
situazione
e
le
dice
frasi
nobilissime
,
lei
esclama
«
che
cosa
meravigliosa
hai
detto
!
»
e
lui
confessa
estasiato
che
sono
le
parole
finali
di
Casablanca
.
Poi
si
allontana
nella
notte
,
verso
gli
hangar
,
è
stato
abbandonato
ancora
una
volta
,
ma
questa
volta
come
Humphrey
Bogart
,
finalmente
è
un
vero
uomo
.
Come
gioca
sui
clichés
del
romanticismo
consolatorio
,
così
Woody
Allen
gioca
sui
miti
della
cultura
.
Nel
suo
libro
vi
è
un
pezzo
squisito
raccontato
da
un
comprimario
degli
Anni
Ruggenti
che
viaggia
a
Parigi
e
in
Spagna
con
Hemingway
,
Alice
Toklas
,
Picasso
e
Zelda
Fitzgerald
.
«
Nel
pomeriggio
mentre
si
andava
per
antiquari
,
chiesi
a
Gertrude
Stein
se
avrei
potuto
diventare
uno
scrittore
.
Con
quel
tipico
modo
ambiguo
e
allusivo
che
ci
incantava
sempre
lei
disse
:
No
.
»
Più
tardi
Gertrude
spiega
che
«
l
'
arte
,
tutta
l
'
arte
,
è
soltanto
una
espressione
di
qualche
cosa
»
.
Jean
Gris
fa
una
natura
morta
di
Alice
Toklas
,
ma
da
buon
cubista
cerca
di
spaccarle
la
faccia
per
trarne
forme
geometriche
da
sovrapporre
(
altrove
Allen
parla
di
quel
pittore
moderno
che
ha
tentato
di
tagliarsi
un
orecchio
con
un
rasoio
elettrico
)
.
In
Conversazioni
con
Helmholtz
intervista
un
discepolo
di
Freud
che
racconta
alcuni
dei
casi
più
interessanti
risolti
dal
Maestro
:
il
caso
di
Edna
S
.
,
che
aveva
una
paralisi
isterica
alle
narici
e
non
riusciva
a
fare
l
'
imitazione
del
coniglio
,
soffrendone
moltissimo
;
o
quello
di
Joachim
B
.
che
non
riusciva
ad
entrare
in
una
stanza
in
cui
ci
fosse
un
violoncello
e
,
entratoci
,
non
poteva
più
uscirne
se
non
richiestone
da
un
membro
della
famiglia
Rothschild
.
Costui
era
balbuziente
,
ma
non
quando
parlava
,
solo
quando
scriveva
.
Conclude
Helmholtz
:
«
Io
non
credo
in
una
vita
dopo
la
morte
,
comunque
mi
porto
la
biancheria
di
ricambio
»
.
In
Mr
Big
Allen
scrive
una
perfetta
novella
poliziesca
,
genere
hard
boiled
,
tra
Dashiell
Hammett
,
Spillane
e
Chandler
.
Dal
detective
arriva
una
bellissima
ragazza
che
gli
chiede
di
trovare
una
persona
scomparsa
.
La
situazione
è
normale
,
tensione
erotica
tra
i
due
,
il
detective
che
domanda
l
'
anticipo
,
l
'
inchiesta
che
comincia
.
Solo
che
la
persona
da
trovare
è
Dio
.
Il
detective
comincia
a
interrogare
un
rabbino
,
poi
elementi
della
malavita
,
stringe
i
fili
,
capisce
tutto
,
affronta
la
ragazza
:
Dio
è
morto
,
ed
è
lei
che
lo
ha
ucciso
,
perché
è
una
professoressa
di
fisica
atea
.
«
Taci
bambola
,
ormai
è
troppo
tardi
.
Tu
hai
fatto
fuori
Socrate
,
poi
è
apparso
Descartes
e
tu
hai
manovrato
Spinoza
per
far
fuori
Descartes
,
ma
quando
hai
visto
che
Kant
non
ci
stava
hai
dovuto
sistemare
anche
lui
...
Non
mentire
,
poi
ti
sei
fidata
di
Martin
Buber
,
ma
lì
hai
commesso
il
tuo
primo
errore
,
perché
Buber
credeva
in
Dio
e
allora
hai
dovuto
sistemare
anche
Dio
...
»
La
donna
piange
,
tenta
di
sedurlo
,
ma
lui
,
il
duro
,
spara
.
Mentre
lei
muore
lui
le
dice
le
ultime
parole
di
amarezza
e
di
passione
:
«
La
manifestazione
dell
'
universo
come
idea
complessa
in
quanto
opposta
all
'
Essere
è
in
se
stessa
il
nulla
o
meglio
la
Nientità
in
relazione
a
...
»
.
Credo
che
abbia
capito
mentre
moriva
,
commenta
il
duro
.
Quel
duro
che
Woody
Allen
vorrebbe
essere
.
Non
riuscendoci
,
racconta
nei
suoi
film
e
nei
suoi
testi
la
storia
del
suo
bisogno
cosmico
di
protezione
:
«
Provo
un
intenso
desiderio
di
tornare
nell
'
utero
...
di
chiunque
»
.
StampaPeriodica ,
Martedì
scorso
,
mentre
tutti
i
giornali
dedicavano
numerosi
articoli
alle
tensioni
fiorentine
,
su
la
Repubblica
appariva
una
vignetta
di
Bucchi
:
rappresentava
due
silhouette
,
un
'
Africa
enorme
e
incombente
,
un
'
Italia
minuscola
;
accanto
,
una
Firenze
che
non
era
rappresentabile
neppure
con
un
puntino
(
e
sotto
c
'
era
scritto
"
Dove
vogliono
più
polizia
"
)
.
Sul
Corriere
della
Sera
si
riassumeva
la
storia
delle
mutazioni
climatiche
sul
nostro
pianeta
dal
4000
a.C.
a
oggi
.
E
da
questa
rassegna
emergeva
che
a
mano
a
mano
la
fertilità
o
l
'
aridità
di
un
continente
provocavano
immense
migrazioni
che
hanno
cambiato
il
volto
del
pianeta
e
creato
le
civiltà
che
oggi
conosciamo
o
per
esperienza
diretta
o
per
ricostruzione
storica
.
Oggi
,
di
fronte
al
cosiddetto
problema
degli
extracomunitari
(
grazioso
eufemismo
che
,
come
è
stato
già
notato
,
dovrebbe
comprendere
anche
gli
svizzeri
e
i
turisti
tetani
)
,
problema
che
interessa
tutte
le
nazioni
europee
,
continuiamo
a
ragionare
come
se
ci
trovassimo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Si
ha
immigrazione
quando
alcune
centinaia
di
migliaia
di
cittadini
di
un
paese
sovrappopolato
vogliono
andare
a
vivere
in
un
altro
paese
(
per
esempio
gli
italiani
in
Australia
)
.
Ed
è
naturale
che
il
paese
ospitante
debba
regolare
il
flusso
di
immigrazione
secondo
le
proprie
capacità
di
accoglienza
,
come
va
da
sé
che
abbia
il
diritto
di
arrestare
o
espellere
gli
immigrati
che
delinquono
-
così
come
d
'
altra
parte
ha
il
dovere
di
arrestare
,
se
delinquono
,
sia
i
propri
cittadini
che
i
turisti
ricchi
che
portano
valuta
pregiata
.
Ma
oggi
,
in
Europa
,
non
ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
migratorio
.
Certo
non
ha
l
'
aspetto
violento
e
travolgente
delle
invasioni
dei
popoli
germanici
in
Italia
,
Francia
e
Spagna
,
non
ha
la
virulenza
dell
'
espansione
araba
dopo
l
'
Egira
,
non
ha
la
lentezza
di
quei
flussi
imprecisi
che
hanno
portato
popoli
oscuri
dall
'
Asia
all
'
Oceania
e
forse
alle
Americhe
,
muovendosi
sopra
lingue
di
terra
ormai
sommerse
.
Ma
è
un
altro
capitolo
della
storia
del
pianeta
che
ha
visto
le
civiltà
formarsi
e
dissolversi
sull
'
onda
di
grandi
flussi
migratori
,
prima
dall
'
Ovest
verso
l
'
Est
(
ma
ne
sappiamo
pochissimo
)
,
poi
dall
'
Est
verso
l
'
Ovest
,
iniziando
con
un
movimento
millenario
dalle
sorgenti
dell
'
Indo
alle
Colonne
d
'
Ercole
,
e
poi
in
quattro
secoli
dalle
Colonne
d
'
Ercole
alla
California
e
alla
Terra
del
Fuoco
.
Ora
la
migrazione
,
inavvertibile
perché
assume
l
'
aspetto
di
un
viaggio
in
aereo
e
di
una
sosta
all
'
ufficio
stranieri
della
questura
,
o
dello
sbarco
clandestino
,
avviene
da
un
Sud
sempre
più
arido
e
affamato
verso
il
Nord
.
Sembra
una
immigrazione
,
ma
è
una
migrazione
,
è
un
evento
storico
di
portata
incalcolabile
,
non
avviene
per
transito
di
orde
che
non
lasciano
più
crescer
l
'
erba
dove
sono
passati
i
loro
cavalli
,
ma
a
grappoli
discreti
e
sottomessi
,
e
però
non
prenderà
secoli
o
millenni
,
ma
decenni
.
E
come
tutte
le
grandi
migrazioni
avrà
come
risultato
finale
un
riassetto
etnico
delle
terre
di
destinazione
,
un
inesorabile
cambiamento
dei
costumi
,
una
inarrestabile
ibridazione
che
muterà
statisticamente
il
colore
della
pelle
,
dei
capelli
,
degli
occhi
delle
popolazioni
,
così
come
non
molti
normanni
hanno
installato
in
Sicilia
dei
tipi
umani
biondi
e
con
gli
occhi
azzurri
.
Le
grandi
migrazioni
,
almeno
in
periodo
storico
,
sono
temute
:
dapprincipio
si
tenta
di
evitarle
,
gli
imperatori
romani
erigono
un
vallum
qua
e
uno
là
,
mandano
le
quadrate
legioni
in
avanti
per
sottomettere
gli
intrusi
che
avanzano
;
poi
vengono
a
patti
e
disciplinano
le
prime
installazioni
,
quindi
allargano
la
cittadinanza
romana
a
tutti
i
sudditi
dell
'
impero
,
ma
alla
fine
sulle
rovine
della
romanità
si
formano
i
cosiddetti
regni
romano
-
barbarici
che
sono
l
'
origine
dei
nostri
paesi
europei
,
delle
lingue
che
oggi
orgogliosamente
parliamo
,
delle
nostre
istituzioni
politiche
e
sociali
.
Quando
sulle
autostrade
lombarde
troviamo
località
che
si
chiamano
italianamente
Usmate
,
Biandrate
,
abbiamo
dimenticato
che
sono
desinenze
longobarde
.
D
'
altra
parte
,
da
dove
venivano
quei
sorrisi
etruschi
che
ritroviamo
ancora
su
tanti
volti
dell
'
Italia
centrale
?
Le
grandi
migrazioni
non
si
arrestano
.
Ci
si
prepara
semplicemente
a
vivere
una
nuova
stagione
della
cultura
afroeuropea
.
StampaPeriodica ,
Trovarsi
in
Argentina
mentre
infuria
il
Mundial
è
certamente
una
esperienza
.
Specie
se
poi
in
quei
giorni
l
'
Argentina
vince
.
In
visita
per
varie
conferenze
e
incontri
,
ho
scoperto
che
a
un
certo
punto
tutti
i
miei
impegni
erano
stati
cancellati
e
mi
era
stato
concesso
un
intero
pomeriggio
libero
.
Era
il
giorno
dell
'
incontro
Italia
-
Norvegia
,
e
pareva
impossibile
che
l
'
ospite
fosse
distratto
da
tanto
evento
.
D
'
altra
parte
,
qualsiasi
cosa
avessi
fatto
in
quelle
ore
,
sarei
stato
solo
.
Il
resto
di
Buenos
Aires
era
attaccato
ai
televisori
.
Non
ho
potuto
evitare
pertanto
le
domande
insistenti
dei
giornalisti
sull
'
argomento
.
Ora
io
ho
seguito
l
'
incontro
,
perché
lo
spettacolo
era
bello
,
e
quando
sei
lì
non
puoi
sottrarti
a
un
minimo
di
batticuore
,
ma
quando
mi
fanno
domande
sul
calcio
è
come
se
me
le
facessero
sulla
Danimarca
.
La
Danimarca
è
un
paese
delizioso
,
ci
sono
stato
varie
volte
,
dalla
sirenetta
di
Andersen
a
Elsinore
,
sino
allo
Jutland
,
e
mi
piacerebbe
tornarvi
in
futuro
.
Ma
non
è
che
alla
notte
non
dorma
pensando
alla
Danimarca
,
né
che
al
mattino
dopo
mi
faccia
tradurre
da
qualche
prezzolato
i
quotidiani
danesi
:
sono
contento
che
la
Danimarca
esista
,
e
la
cosa
finisce
lì
.
Quando
tenti
di
spiegare
a
qualcuno
i
sentimenti
di
una
persona
normale
circa
il
calcio
,
non
ti
capiscono
.
E
così
un
quotidiano
argentino
non
ha
resistito
alla
tentazione
di
intitolare
un
suo
articolo
a
una
mia
presunta
dichiarazione
:
"
Il
calcio
è
una
perversione
sessuale
"
.
Io
avevo
detto
qualcosa
di
più
sfumato
,
e
l
'
ho
detto
altre
volte
,
ma
proviamo
a
spiegare
ai
miei
simili
quale
sia
il
mio
punto
di
vista
.
Io
credo
che
una
persona
normale
,
nei
limiti
dell
'
età
,
debba
fare
all
'
amore
,
e
credo
che
sia
una
cosa
sana
e
bella
.
Poi
esistono
casi
in
cui
si
guardano
altri
due
che
fanno
all
'
amore
.
Non
sto
necessariamente
pensando
ai
film
a
luci
rosse
,
basta
un
film
normale
in
cui
si
vedono
due
persone
di
bell
'
aspetto
che
si
accoppiano
con
grazia
.
Nei
limiti
della
moderazione
può
essere
una
esperienza
appagante
.
Infine
ci
sono
i
repressi
sessuali
che
si
eccitano
a
sentire
qualcuno
che
racconta
che
ad
Amsterdam
ha
visto
due
che
facevano
all
'
amore
.
Qui
mi
pare
siamo
ai
limiti
della
perversione
(
tranne
casi
di
handicap
acclarato
,
dove
uno
si
accontenta
di
quel
che
passa
il
convento
)
.
Credo
che
col
calcio
accada
la
stessa
cosa
.
Giocare
a
calcio
è
bello
,
e
mi
spiace
solo
di
essere
stato
riconosciuto
nell
'
infanzia
e
nell
'
adolescenza
un
maestro
dell
'
auto
-
goal
,
per
cui
non
ero
ammesso
a
giochi
di
un
certo
impegno
.
Ma
uno
può
anche
cercare
di
tirare
un
poco
con
la
palla
in
giardino
,
e
fa
bene
alla
salute
.
Poi
accade
che
ci
siano
undici
signori
che
giocano
meglio
di
te
,
e
che
sia
uno
spettacolo
assai
eccitante
vederli
giocare
.
Ogni
tanto
mi
accade
,
e
godo
come
se
fossi
all
'
opera
.
Infine
ci
sono
i
perversi
,
coloro
che
passano
la
giornata
a
farsi
venire
l
'
infarto
discutendo
su
quello
che
i
giornali
hanno
scritto
sulle
partite
di
calcio
,
che
magari
loro
non
hanno
visto
.
E
qui
mi
pare
che
siamo
ai
limiti
della
perversione
(
tranne
casi
di
handicap
acclarato
,
in
cui
ci
si
accontenta
di
quel
che
passa
il
convento
)
.
Qualcuno
mi
potrebbe
obiettare
che
lo
stesso
accade
con
chi
va
a
teatro
,
all
'
opera
,
al
concerto
.
Giudico
forse
io
una
menomazione
quella
di
coloro
che
vanno
ad
ascoltare
i
Musici
,
Pavarotti
,
o
a
vedere
Gassman
?
In
un
certo
senso
sì
,
se
non
hanno
mai
provato
a
cantare
,
a
maneggiare
magari
male
uno
strumento
,
a
recitare
fosse
pure
nella
filodrammatica
parrocchiale
.
Non
sto
pensando
all
'
utopia
marxiana
di
una
società
liberata
in
cui
ciascuno
sia
cacciatore
,
pescatore
eccetera
,
ma
ritengo
che
chi
ha
provato
a
suonare
anche
solo
l
'
ocarina
sia
meglio
abilitato
ad
apprezzare
quello
che
fa
Pollini
;
solo
chi
si
provi
ogni
tanto
a
cantare
,
mentre
si
fa
la
barba
o
innaffia
i
fiori
,
"
Di
Provenza
il
mare
e
il
suol
"
(
o
anche
solo
Eleanor
Rigby
)
può
apprezzare
le
doti
eccelse
di
un
grande
cantante
.
Chi
non
abbia
mai
provato
a
strimpellare
Le
petit
montagnard
è
meno
adatto
ad
apprezzare
l
'
esecuzione
del
grande
pianista
.
Bisogna
nella
vita
provare
anche
a
cantare
,
suonare
,
recitare
,
per
potere
poi
godere
meglio
l
'
esecuzione
di
chi
lo
sa
fare
molto
meglio
di
noi
.
E
se
poi
ci
fosse
qualcuno
che
all
'
opera
non
va
mai
,
ma
passa
la
settimana
a
discutere
le
critiche
uscite
su
Pavarotti
,
anche
se
il
caso
è
raro
,
parlerei
di
perversione
.
Tutte
queste
mi
paiono
verità
molto
semplici
.
Ma
è
assai
difficile
farle
capire
a
chi
perde
tanto
tempo
a
discutere
di
calcio
da
non
aver
tempo
,
sia
pure
alla
domenica
,
di
giocare
a
palla
coi
propri
figli
-
magari
facendosi
prestare
i
figli
altrui
.
Ma
forse
sono
io
che
sono
un
pervertito
.
Non
ne
parliamo
più
.
Tornerò
al
più
presto
in
Danimarca
.
StampaPeriodica ,
Le
storie
televisive
dell
'
ispettore
Derrick
sono
molto
seguite
.
A
lume
di
buon
senso
critico
,
non
ci
sarebbero
ragioni
per
cui
Derrick
dovrebbe
piacere
.
il
protagonista
ha
lo
sguardo
acquoso
,
il
sorriso
triste
di
un
vedovo
sin
dalla
nascita
,
veste
male
con
cravatte
orribili
,
come
del
resto
anche
i
suoi
comprimari
;
gli
interni
avrebbero
piombato
lo
scomparso
Aiazzone
in
un
inguaribile
sconforto
,
e
gli
esterni
sono
quanto
di
peggio
la
Baviera
può
offrire
(
e
dire
che
avrebbe
di
meglio
)
.
Rimarrebbe
da
pensare
che
lo
schema
poliziesco
delle
vicende
sia
originale
e
che
Derrick
conquisti
il
suo
pubblico
dando
prova
di
facoltà
mentali
fuori
dal
comune
.
Ora
lo
schema
,
rispetto
alle
storie
poliziesche
di
una
volta
,
mostra
un
tratto
di
stagionatissima
novità
,
già
ampiamente
sfruttata
dalla
serie
del
tenente
Colombo
:
il
pubblico
sa
subito
chi
è
il
colpevole
e
come
ha
fatto
a
delinquere
.
Il
gusto
consiste
nel
vedere
come
il
poliziotto
,
che
non
sa
,
indovina
e
-
disponendo
di
scarsissime
prove
-
conduce
il
colpevole
a
tradirsi
.
Ma
Colombo
,
peggio
vestito
di
Derrick
,
si
muove
con
i
suoi
modi
proletari
in
un
mondo
di
californiani
belli
e
potenti
,
che
lo
trattano
come
una
pezza
da
piedi
(
e
lui
li
incoraggia
)
,
sicuri
che
quello
scarto
di
remote
immigrazioni
non
riuscirà
a
rompere
la
loro
guardia
,
e
a
infrangere
la
barriera
della
loro
arroganza
.
Colombo
li
mette
con
le
spalle
al
muro
con
alcuni
trucchi
psicologici
di
perfida
raffinatezza
,
trae
dalla
manica
un
asso
di
denari
insospettato
,
e
li
conduce
a
perdizione
proprio
sfruttando
la
loro
sicumera
.
l
pubblico
gode
di
questa
lotta
tra
il
pigmeo
e
il
gigante
dai
piedi
d
'
argilla
e
va
a
dormire
con
la
sensazione
che
qualcuno
,
modesto
e
onesto
come
loro
,
li
abbia
vendicati
,
punendo
personaggi
odiosamente
ricchi
,
belli
,
bravi
e
potenti
.
Derrick
invece
no
.
Quasi
sempre
ha
a
che
fare
con
gente
più
modesta
e
peggio
vestita
di
lui
,
psichicamente
instabile
,
intimidita
da
un
rappresentante
della
legge
,
come
accade
a
ogni
buon
tedesco
.
I
suoi
colpevoli
appaiono
così
spudoratamente
colpevoli
che
lo
capisce
di
solito
persino
Harri
(
e
pare
strano
che
la
polizia
bavarese
non
faccia
almeno
un
test
d
'
intelligenza
prima
di
assumere
qualcuno
)
,
crollano
quasi
subito
,
bastava
dargli
uno
spintone
.
Eppure
Derrick
funziona
e
non
facciamo
gli
snob
:
non
ce
ne
perdiamo
uno
.
È
uscito
da
poco
Le
passioni
nel
serial
TV
(
Nuova
Eri
)
dove
Pier
Luigi
Basso
,
Omar
Calabrese
,
Francesco
Marsciani
e
Orsola
Mattioli
si
occupano
delle
strategie
passionali
messe
in
opera
da
Beautiful
,
Twin
Peaks
e
,
appunto
,
Derrick
.
Di
quest
'
ultimo
si
occupa
Marsciani
.
Non
posso
seguire
passo
per
passo
la
sua
analisi
,
che
dura
una
trentina
di
pagine
,
ma
essa
certamente
risponde
agli
interrogativi
che
ponevo
sopra
.
Queste
storie
non
scelgono
mai
casi
eccezionali
,
ma
vicende
di
cui
si
occupa
anche
la
cronaca
dei
giornali
,
e
che
potrebbero
accadere
a
noi
,
o
ai
nostri
vicini
di
casa
;
per
cui
è
fondamentale
che
non
vi
appaiano
né
figure
eroiche
né
figure
troppo
antieroiche
(
e
cioè
malvagi
a
tutto
tondo
)
.
Sia
il
nemico
che
il
collaboratore
della
giustizia
sono
sempre
divisi
tra
passioni
opposte
,
desiderio
di
giustizia
e
di
vendetta
personale
,
colpa
e
comprensibile
debolezza
.
I
luoghi
non
debbono
essere
troppo
riconoscibili
,
per
non
restringere
le
possibilità
d
'
identificazione
da
parte
di
ciascuno
,
ma
debbono
ricordare
ambienti
familiari
a
tutti
.
Non
me
n
'
ero
accorto
,
ma
pare
che
,
a
mano
a
mano
che
la
serie
va
avanti
,
i
personaggi
usino
sempre
automobili
ultimo
modello
,
in
modo
che
lo
spettatore
ritrovi
sempre
un
'
atmosfera
di
attualità
quotidiana
(
Derrick
non
può
permettersi
il
catorcio
di
Colombo
)
.
Derrick
arriva
a
intuire
la
verità
non
perché
sia
diabolicamente
intelligente
,
ma
perché
è
sensibile
all
'
interlocutore
,
non
ne
diffida
mai
completamente
,
prende
sul
serio
i
suoi
patemi
-
e
pensiamo
quanto
diverso
sia
Colombo
,
che
invece
diffida
sempre
.
Certo
anche
a
Colombo
,
come
a
Derrick
,
alla
fine
dispiace
di
aver
rovinato
il
colpevole
;
ma
a
Colombo
dispiace
perché
in
fondo
,
in
questa
lotta
di
reciproche
astuzie
,
l
'
avversario
-
così
diverso
da
lui
-
gli
era
diventato
quasi
simpatico
;
Derrick
soffre
alla
fine
perché
il
colpevole
lo
ama
sin
dall
'
inizio
,
lo
sente
dei
suoi
.
Riassumendo
i
vari
contributi
del
libro
,
Calabrese
conclude
che
Derrick
è
un
mediatore
tra
realtà
e
immaginario
perché
rende
normali
le
sensazioni
interne
al
narrato
e
invoca
una
normalità
parallela
nei
suoi
spettatori
"
è
il
trionfo
della
mediocrità
,
intesa
appunto
come
`
stare
nel
mezzo
'
,
e
diventa
valore
invece
che
anonimato
.
"
E
allora
si
capisce
perché
ha
successo
:
costituisce
la
quintessenza
di
ogni
spettacolo
televisivo
,
anche
di
quelli
che
mettono
in
scena
personaggi
reali
,
amati
solo
se
si
dimostrano
trionfalmente
più
mediocri
del
più
mediocre
tra
gli
spettatori
.
StampaQuotidiana ,
L
'
attesa
spasmodica
di
un
nuovo
comunicato
delle
BR
e
le
concitate
discussioni
su
come
ci
si
sarebbe
comportati
in
quel
caso
hanno
portato
la
stampa
a
reagire
in
modo
contraddittorio
.
C
'
è
stato
chi
non
ha
riportato
il
comunicato
,
ma
non
ha
potuto
evitare
di
pubblicizzarlo
con
titoli
a
piena
pagina
;
chi
l
'
ha
riportato
,
ma
in
caratteri
così
piccoli
da
privilegiare
solo
i
lettori
con
dieci
decimi
di
vista
(
discriminazione
inaccettabile
)
.
Quanto
al
contenuto
anche
qui
la
reazione
è
stata
imbarazzata
,
perché
tutti
si
attendevano
inconsciamente
un
testo
disseminato
di
«
ach
so
!
»
o
di
parole
con
cinque
consonanti
di
seguito
,
così
da
tradire
subito
la
mano
del
terrorista
tedesco
o
dell
'
agente
cecoslovacco
,
e
invece
ci
si
è
trovati
di
fronte
a
una
lunga
argomentazione
politica
.
Che
di
argomentazione
si
trattasse
non
è
sfuggito
a
nessuno
e
ai
più
acuti
è
apparso
anche
che
era
una
argomentazione
diretta
non
al
«
nemico
»
,
ma
agli
amici
potenziali
,
per
dimostrare
che
le
BR
non
sono
un
manipolo
di
disperati
che
menano
colpi
a
vuoto
,
ma
vanno
viste
come
l
'
avanguardia
di
un
movimento
che
si
giustifica
proprio
sullo
sfondo
della
situazione
internazionale
.
Se
così
stanno
le
cose
,
non
si
reagisce
affermando
soltanto
che
il
comunicato
è
farneticante
,
delirante
,
fumoso
,
folle
.
Esso
va
analizzato
con
calma
e
attenzione
;
solo
così
si
potrà
chiarire
dove
il
comunicato
,
che
parte
da
premesse
abbastanza
lucide
,
manifesta
la
fatale
debolezza
teorica
e
pratica
delle
BR
.
Dobbiamo
avere
il
coraggio
di
dire
che
questo
«
delirante
»
messaggio
contiene
una
premessa
molto
accettabile
e
traduce
,
sia
pure
in
modo
un
po
'
abborracciato
,
una
tesi
che
tutta
la
cultura
europea
e
americana
,
dagli
studenti
del
'68
ai
teorici
della
«
Monthly
Review
»
,
sino
ai
partiti
di
sinistra
ripetono
da
tempo
.
E
dunque
se
«
paranoia
»
c
'
è
,
non
è
nelle
premesse
ma
,
come
vedremo
,
nelle
conclusioni
pratiche
che
se
ne
traggono
.
Non
mi
pare
il
caso
di
sorridere
sul
delirio
del
cosiddetto
SIM
ovvero
Stato
Imperialistico
delle
Multinazionali
.
Magari
il
modo
in
cui
è
rappresentato
è
un
po
'
folkloristico
,
ma
nessuno
si
nasconde
che
la
politica
internazionale
planetaria
non
è
più
determinata
dai
singoli
governi
ma
appunto
da
una
rete
d
'
interessi
produttivi
(
e
chiamiamola
pure
la
rete
delle
Multinazionali
)
la
quale
decide
delle
politiche
locali
,
delle
guerre
e
delle
paci
e
-
essa
-
stabilisce
í
rapporti
tra
mondo
capitalistico
,
Cina
,
Russia
e
Terzo
Mondo
.
Caso
mai
è
interessante
che
le
BR
abbiano
abbandonato
la
loro
mitologia
alla
Walt
Disney
,
per
cui
da
una
parte
c
'
era
un
capitalista
cattivo
individuale
chiamato
Paperon
de
'
Paperoni
e
dall
'
altra
la
Banda
Bassotti
,
canagliesca
e
truffaldina
è
vero
,
ma
con
una
sua
carica
estrosa
di
simpatia
perché
svaligiava
a
suono
di
espropri
proletari
il
capitalista
avaraccio
ed
egoista
.
Il
gioco
della
Banda
Bassotti
l
'
avevano
giocato
i
tupamaros
uruguayani
,
convinti
che
i
Paperoni
del
Brasile
e
dell
'
Argentina
si
sarebbero
seccati
e
avrebbero
trasformato
l
'
Uruguay
in
un
secondo
Viet
Nam
,
mentre
i
cittadini
,
condotti
a
simpatizzare
coi
Bassotti
,
si
sarebbero
trasformati
in
tanti
vietcong
.
Il
gioco
non
è
riuscito
perché
il
Brasile
non
si
è
mosso
e
le
Multinazionali
,
che
avevano
da
produrre
e
da
vendere
nel
Cono
Sur
,
hanno
lasciato
tornare
Perón
in
Argentina
,
hanno
diviso
le
forze
rivoluzionarie
o
guerrigliere
,
hanno
permesso
che
Perón
e
i
suoi
discendenti
sprofondassero
nella
merda
fino
al
collo
,
e
a
quel
punto
i
montoneros
più
svelti
se
ne
sono
fuggiti
in
Spagna
e
i
più
idealisti
ci
hanno
rimesso
la
pelle
.
È
proprio
perché
esiste
il
potere
delle
Multinazionali
(
ci
siamo
dimenticati
del
Cile
?
)
che
l
'
idea
di
rivoluzione
alla
Che
Guevara
è
diventata
impossibile
.
Si
fa
la
rivoluzione
in
Russia
mentre
tutti
gli
Stati
europei
sono
impegnati
in
una
guerra
mondiale
;
si
organizza
la
lunga
marcia
in
Cina
quando
tutto
il
resto
del
mondo
ha
altro
a
cui
pensare
...
Ma
quando
si
vive
in
un
universo
in
cui
un
sistema
d
'
interessi
produttivi
si
avvale
dell
'
equilibrio
atomico
per
imporre
una
pace
che
fa
comodo
a
tutti
e
manda
per
il
cielo
satelliti
che
si
sorvegliano
a
vicenda
,
a
questo
punto
la
rivoluzione
nazionale
non
la
si
fa
più
,
perché
tutto
è
deciso
altrove
.
Il
compromesso
storico
da
una
parte
e
il
terrorismo
dall
'
altra
rappresentano
due
risposte
(
ovviamente
antitetiche
)
a
questa
situazione
.
L
'
idea
confusa
che
muove
il
terrorismo
è
un
principio
molto
moderno
e
molto
capitalistico
(
rispetto
a
cui
il
marxismo
classico
si
è
trovato
impreparato
)
di
Teoria
dei
Sistemi
.
I
grandi
sistemi
non
hanno
testa
,
non
hanno
protagonisti
e
non
vivono
neppure
sull
'
egoismo
individuale
.
Quindi
non
si
colpiscono
uccidendone
il
Re
,
ma
rendendoli
instabili
attraverso
gesti
di
disturbo
che
si
avvalgono
proprio
della
loro
logica
:
se
esiste
una
fabbrica
interamente
automatizzata
,
essa
non
sarà
disturbata
dalla
morte
del
padrone
ma
solo
da
una
serie
d
'
informazioni
aberranti
inserite
qua
e
là
,
che
rendano
difficile
il
lavoro
dei
computers
che
la
reggono
.
Il
terrorismo
moderno
finge
(
o
crede
)
di
avere
meditato
Marx
,
ma
in
effetti
,
anche
per
vie
indirette
,
ha
meditato
Norbert
Wiener
da
un
lato
e
la
letteratura
di
fantascienza
dall
'
altro
.
Il
problema
è
che
non
l
'
ha
meditata
abbastanza
-
né
ha
studiato
a
sufficienza
cibernetica
.
Prova
ne
sia
che
in
tutta
la
loro
propaganda
precedente
le
BR
parlavano
ancora
di
«
colpire
il
cuore
dello
Stato
»
,
coltivando
da
un
lato
la
nozione
ancora
ottocentesca
di
Stato
e
dall
'
altro
l
'
idea
che
l
'
avversario
avesse
un
cuore
o
una
testa
,
così
come
nelle
battaglie
di
un
tempo
,
se
si
riusciva
a
colpire
il
Re
,
che
cavalcava
davanti
alle
truppe
,
l
'
esercito
nemico
era
demoralizzato
e
distrutto
.
Nell
'
ultimo
volantino
le
BR
abbandonano
l
'
idea
di
cuore
,
di
Stato
,
di
capitalista
cattivo
,
di
ministro
«
boia
»
.
Adesso
l
'
avversario
è
il
sistema
delle
Multinazionali
,
di
cui
Moro
è
un
commesso
,
al
massimo
un
depositario
di
informazioni
.
Qual
è
allora
l
'
errore
di
ragionamento
(
teorico
e
pratico
)
che
a
questo
punto
commettono
le
BR
,
specie
quando
si
appellano
,
contro
la
multinazionale
del
capitale
,
alla
multinazionale
del
terrorismo
?
Prima
ingenuità
.
Una
volta
colta
l
'
idea
dei
grandi
sistemi
,
li
si
mitologizza
di
nuovo
ritenendo
che
essi
abbiano
«
piani
segreti
»
di
cui
Moro
sarebbe
uno
dei
depositari
.
In
realtà
i
grandi
sistemi
non
hanno
nulla
di
segreto
e
si
sa
benissimo
come
funzionano
.
Se
l
'
equilibrio
multinazionale
sconsiglia
la
formazione
di
un
governo
di
sinistra
in
Italia
,
è
puerile
pensare
che
si
invii
a
Moro
una
velina
in
cui
gli
si
insegna
come
sconfiggere
la
classe
operaia
.
Basta
(
si
fa
per
dire
)
provocare
qualcosa
in
Sudafrica
,
sconvolgere
il
mercato
dei
diamanti
a
Amsterdam
,
influenzare
il
corso
del
dollaro
,
ed
ecco
che
la
lira
entra
in
crisi
.
Seconda
ingenuità
.
Il
terrorismo
non
è
il
nemico
dei
grandi
sistemi
,
ne
è
al
contrario
la
contropartita
naturale
,
accettata
,
prevista
.
Il
sistema
delle
Multinazionali
non
può
vivere
in
una
economia
di
guerra
mondiale
(
e
atomica
per
giunta
)
,
ma
sa
che
non
può
nemmeno
ridurre
le
spinte
naturali
dell
'
aggressività
biologica
o
l
'
insofferenza
di
popoli
o
di
gruppi
.
Per
questo
accetta
piccole
guerre
locali
,
che
verranno
di
volta
in
volta
disciplinate
e
ridotte
da
oculati
interventi
internazionali
,
e
dall
'
altro
lato
accetta
appunto
il
terrorismo
.
Una
fabbrica
qua
,
una
fabbrica
là
,
sconvolte
da
qualche
sabotaggio
,
ma
il
sistema
può
andare
avanti
.
Un
aereo
dirottato
ogni
tanto
,
ci
perdono
per
una
settimana
le
compagnie
aeree
,
ma
in
compenso
ci
guadagnano
le
catene
giornalistiche
e
televisive
.
Inoltre
il
terrorismo
serve
a
dare
una
ragion
d
'
essere
alle
polizie
e
agli
eserciti
,
che
a
lasciarli
inoperosi
chiedono
poi
di
realizzarsi
in
qualche
conflitto
più
allargato
.
Infine
il
terrorismo
serve
a
favorire
interventi
disciplinanti
là
dove
un
eccesso
di
democrazia
rende
la
situazione
poco
governabile
.
Il
capitalista
«
nazionale
»
alla
Paperon
de
'
Paperoni
teme
la
rivolta
,
il
furto
e
la
rivoluzione
che
gli
sottraggono
i
mezzi
di
produzione
.
Il
capitalismo
moderno
,
che
investe
in
paesi
diversi
,
ha
sempre
uno
spazio
di
manovra
abbastanza
ampio
per
poter
sopportare
l
'
attacco
terroristico
in
un
punto
,
due
punti
,
tre
punti
isolati
.
Poiché
è
senza
testa
e
senza
cuore
,
il
sistema
manifesta
un
'
incredibile
capacità
di
rimarginazione
e
di
riequilibrio
.
Dovunque
venga
colpito
,
sarà
sempre
alla
sua
periferia
.
Se
poi
il
presidente
degli
industriali
tedeschi
ci
rimette
la
pelle
,
sono
incidenti
statisticamente
accettabili
,
come
la
mortalità
sulle
autostrade
.
Per
il
resto
(
e
lo
si
era
descritto
da
tempo
)
si
procede
a
una
medievalizzazione
del
territorio
,
con
castelli
fortificati
e
grandi
apparati
residenziali
con
guardie
private
e
cellule
fotoelettriche
.
L
'
unico
incidente
serio
sarebbe
un
'
insorgenza
terroristica
diffusa
su
tutto
il
territorio
mondiale
,
un
terrorismo
di
massa
(
come
le
BR
paiono
invocare
)
:
ma
il
sistema
delle
multinazionali
«
sa
»
(
per
quanto
un
sistema
possa
«
sapere
»
)
che
questa
ipotesi
è
da
escludersi
.
Il
sistema
delle
multinazionali
non
manda
i
bambini
in
miniera
:
il
terrorista
è
colui
che
non
ha
più
nulla
da
perdere
se
non
le
proprie
catene
,
ma
il
sistema
gestisce
le
cose
in
modo
che
,
salvo
gli
emarginati
inevitabili
,
tutti
gli
altri
abbiano
qualcosa
da
perdere
in
una
situazione
di
terrorismo
generalizzato
.
Sa
che
quando
il
terrorismo
,
al
di
là
di
qualche
azione
pittoresca
,
comincerà
a
rendere
troppo
inquieta
la
giornata
quotidiana
delle
masse
,
le
masse
faranno
barriera
contro
il
terrorismo
.
Che
cos
'
è
che
il
sistema
delle
multinazionali
vede
invece
di
malocchio
,
come
si
è
dimostrato
negli
ultimi
tempi
?
Che
di
colpo
,
ad
esempio
,
in
Spagna
,
in
Italia
e
in
Francia
,
vadano
al
potere
partiti
che
hanno
dietro
di
sé
le
organizzazioni
operaie
.
Per
«
corrompibili
»
che
siano
questi
partiti
,
il
giorno
che
le
organizzazioni
di
massa
metteranno
il
naso
nella
gestione
internazionale
del
capitale
,
potrebbero
sorgerne
dei
disturbi
.
Non
è
che
le
multinazionali
morirebbero
se
Marchais
andasse
al
posto
di
Giscard
,
ma
tutto
diventerebbe
più
difficile
.
È
pretestuosa
la
preoccupazione
per
cui
i
comunisti
al
potere
conoscerebbero
i
segreti
della
NATO
(
segreti
di
Pulcinella
)
:
la
vera
preoccupazione
del
sistema
delle
Multinazionali
(
e
lo
dico
con
molta
freddezza
,
non
simpatizzando
col
compromesso
storico
così
come
ci
viene
oggi
proposto
)
è
che
il
controllo
dei
partiti
popolari
disturbi
una
gestione
del
potere
che
non
può
permettersi
i
tempi
morti
delle
verifiche
alla
base
.
Il
terrorismo
invece
preoccupa
molto
meno
,
perché
delle
multinazionali
è
conseguenza
biologica
,
così
come
un
giorno
di
febbre
è
il
prezzo
ragionevole
per
un
vaccino
efficiente
.
Se
le
BR
hanno
ragione
nella
loro
analisi
di
un
governo
mondiale
delle
multinazionali
,
allora
devono
riconoscere
che
esse
,
le
BR
,
ne
sono
la
controparte
naturale
e
prevista
.
Esse
devono
riconoscere
che
stanno
recitando
un
copione
già
scritto
dai
loro
presunti
nemici
.
Invece
,
dopo
di
aver
scoperto
,
sia
pure
rozzamente
,
un
importante
principio
di
logica
dei
sistemi
,
le
BR
rispondono
con
un
romanzo
d
'
appendice
ottocentesco
fatto
di
vendicatori
e
giustizieri
bravi
e
efficienti
come
il
conte
di
Montecristo
.
Ci
sarebbe
da
ridere
,
se
questo
romanzo
non
fosse
scritto
col
sangue
.
La
lotta
è
tra
grandi
forze
,
non
tra
demoni
ed
eroi
.
Sfortunato
allora
quel
popolo
che
si
trova
tra
i
piedi
gli
«
eroi
»
,
specie
se
costoro
pensano
ancora
in
termini
religiosi
e
coinvolgono
il
popolo
nella
loro
sanguinosa
scalata
ad
un
paradiso
disabitato
.
StampaPeriodica ,
Si
è
svolto
le
settimane
scorse
a
Urbino
,
nell
'
ambito
dei
consueti
simposi
estivi
di
semiotica
,
un
convegno
sul
pettegolezzo
.
Ne
raccoglieva
notizia
anche
Beniamino
Placido
su
la
Repubblica
di
domenica
23
luglio
,
con
alcune
riflessioni
sulle
quali
tornerò
alla
fine
.
Quanto
sto
per
dire
mi
è
venuto
alla
mente
discutendo
le
relazioni
di
Isabella
Pezzini
,
Maria
Pia
Pozzato
e
Giampaolo
Caprettini
,
e
ascoltando
gli
interventi
di
Paolo
Fabbri
,
Siri
Nergaard
e
altri
.
Non
ricordo
più
chi
abbia
detto
cosa
,
ma
il
bello
dei
convegni
è
che
alla
fine
ti
ritrovi
con
qualche
idea
in
testa
in
più
,
e
la
paternità
è
dubbia
.
Si
era
parlato
del
pettegolezzo
televisivo
,
a
cui
sono
dedicate
specifiche
trasmissioni
,
e
in
cui
si
trascina
qualcuno
a
fare
confessioni
sulla
propria
vita
privata
.
Ora
,
il
pettegolezzo
classico
,
quello
che
si
fa
nel
villaggio
,
in
portineria
o
all
'
osteria
,
è
(
era
?
)
un
elemento
di
coesione
sociale
.
Non
si
spettegola
mai
dicendo
di
qualcuno
che
è
sano
,
fortunato
e
felice
;
si
spettegola
su
un
difetto
,
un
errore
,
una
sfortuna
altrui
.
Così
facendo
gli
spettegolanti
in
qualche
modo
partecipano
alle
sventure
degli
spettegolati
(
il
pettegolezzo
non
implica
sempre
disprezzo
,
può
indurre
anche
a
compassione
)
.
Però
esso
funziona
se
gli
spettegolati
non
sono
presenti
(
altrimenti
sarebbe
solo
aggressione
)
e
non
sanno
di
essere
spettegolati
(
o
possono
salvar
la
faccia
facendo
finta
di
non
saperlo
)
.
Questo
dà
un
senso
di
potere
agli
spettegolanti
(
"
noi
sappiamo
ma
tu
non
sai
che
sappiamo
"
)
,
i
quali
debbono
essere
convinti
di
possedere
un
segreto
,
e
felici
di
possederlo
in
compagnia
di
molti
.
Quando
lo
spettegolato
mostra
di
sapere
,
di
solito
avviene
la
piazzata
(
"
brutta
linguaccia
,
so
che
vai
a
dire
in
giro
che
...
"
)
.
Avvenuta
la
piazzata
,
la
voce
è
pubblica
.
Chi
fa
la
piazzata
,
nel
momento
in
cui
ha
reagito
pubblicamente
,
ha
ratificato
il
pettegolezzo
,
anche
se
era
falso
.
Quindi
non
c
'
è
più
nulla
su
cui
spettegolare
.
Nel
pettegolezzo
televisivo
,
invece
,
non
si
parla
mai
male
di
qualcuno
che
non
c
'
è
,
perché
sarebbe
penalmente
perseguibile
,
e
perché
lo
spettacolo
ha
sapore
solo
se
è
la
vittima
che
spettegola
di
sé
,
parlando
delle
proprie
vicende
intime
.
Gli
spettegolati
sono
i
primi
a
sapere
,
e
tutti
sanno
che
essi
lo
sanno
.
Non
sono
vittime
di
alcuna
mormorazione
.
Non
c
'
è
alcun
gusto
sussurrarsi
il
giorno
dopo
"
hai
sentito
che
il
Tale
ha
ammesso
ieri
in
Tv
di
essere
cornuto
?
"
Non
c
'
è
più
segreto
.
In
secondo
luogo
non
si
può
infierire
sugli
spettegolati
(
hanno
avuto
il
coraggio
di
ammettere
)
ma
neppure
commiserarli
(
dalla
confessione
hanno
tratto
un
vantaggio
invidiabile
,
la
pubblica
esposizione
)
.
Il
bello
del
pettegolezzo
classico
era
che
,
sino
a
che
lo
spettegolato
non
si
tradiva
con
la
piazzata
,
la
mormorazione
poteva
continuare
senza
limite
.
La
comare
,
su
un
adulterio
altrui
,
poteva
campare
per
anni
.
Lo
spettatore
televisivo
,
invece
,
dopo
che
il
Tale
ha
confessato
,
non
ha
più
nulla
da
sapere
.
E
infatti
alla
prossima
puntata
del
programma
occorrerà
che
qualcun
altro
cominci
di
nuovo
,
autospettegolandosi
.
Così
ogni
giorno
c
'
è
un
pettegolezzo
nuovo
,
che
muore
appena
reso
pubblico
,
e
i
pettegolezzi
precedenti
si
sono
ormai
autodistrutti
.
La
Tv
ha
ucciso
il
pettegolezzo
,
che
pure
aveva
importanti
funzioni
sociali
.
Placido
,
riprendendo
Blackmur
,
suggeriva
che
il
mito
fosse
un
pettegolezzo
stagionato
.
Probabilmente
i
miti
sono
nati
come
pettegolezzi
,
perché
servivano
a
familiarizzarci
con
gli
dei
,
compiangendone
o
condannandone
miserie
e
magagne
(
varrà
la
pena
di
osservare
che
le
religioni
monoteistiche
non
consentono
il
pettegolezzo
,
che
al
massimo
diventa
atto
blasfemo
,
falso
e
bugiardo
)
.
Dovremmo
dire
che
il
mito
,
essendo
racconto
pubblico
,
non
avrebbe
dovuto
dare
agli
spettegolanti
il
gusto
di
possedere
alcun
segreto
.
Ma
forse
il
poeta
tragico
era
colui
che
metteva
gli
spettatori
nello
stato
d
'
animo
di
chi
ascolta
un
segreto
per
la
prima
volta
,
e
ciascuno
si
sentiva
spaventosamente
e
gloriosamente
solo
sulle
gradinate
affollate
dell
'
anfiteatro
.
E
questo
deve
avere
a
che
fare
in
qualche
modo
con
la
catarsi
,
anche
se
non
mi
azzardo
a
proporne
nuove
interpretazioni
.
Dovremo
dire
allora
che
il
cosiddetto
pettegolezzo
televisivo
-
se
pure
non
è
pettegolezzo
-
ha
qualcosa
a
che
vedere
con
il
mito
?
Credo
proprio
di
no
.
Il
mito
prende
un
essere
divino
,
superiore
a
noi
e
,
spettegolandone
,
ci
dice
che
in
fondo
è
per
molti
versi
uguale
a
noi
.
La
trasmissione
televisiva
prende
un
essere
uguale
a
noi
e
,
spettegolandone
,
ci
dice
che
proprio
per
questo
dovremmo
considerarlo
una
divinità
.
Non
escludo
che
qualche
spettatore
sottosviluppato
possa
confondere
queste
due
dinamiche
.
Ma
forse
la
memoria
di
Venere
,
che
tradisce
Vulcano
,
ha
la
possibilità
di
durare
più
a
lungo
di
quella
dell
'
ultimo
autolesionista
visto
sullo
schermo
.