Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> autore_s:"Eco Umberto"
StampaQuotidiana ,
Nel dicembre del 1993 si è svolto alla Sorbona , sotto l ' egida della Academie Universelle des Cultures , un congresso sul concetto di intervento internazionale . C ' erano non solo giuristi , politologi , militari , politici , ma anche filosofi e storici come Paul Ricoeur o Jacques Le Goff , medici senza frontiere come Bernard Koutchner , rappresentanti di minoranze un tempo perseguitate come Elie Wiesel , Ariel Dorfmann , Toni Morrison , vittime della repressione di vari dittatori , come Leszek Kolakowski o Bronislaw Geremek o Jorge Semprun , insomma molta gente a cui la guerra non piace , non è mai piaciuta e non vorrebbero vederne più . Si aveva paura a usare parole come " intervento " , che sapeva troppo di ingerenza ( anche Sagunto è stato un intervento , e ha permesso ai romani di fare fuori i cartaginesi ) , e si preferiva parlare di soccorso e di " azione internazionale " . Pura ipocrisia ? No , i romani che intervengono a favore di Sagunto sono romani , e basta . In quel convegno invece si stava parlando di comunità internazionale , di un gruppo di paesi che ritengono che la situazione , in un punto qualsiasi del globo , abbia raggiunto l ' intollerabile , e decidono di intervenire per porre fine a quello che la coscienza comune definisce un delitto . Ma quali paesi fanno parte della comunità internazionale , e quali sono i limiti della coscienza comune ? Si può certo sostenere che per ogni civiltà uccidere sia un male , ma solo entro certi limiti . Noi europei e cristiani ammettiamo per esempio l ' omicidio per legittima difesa , ma gli antichi abitanti del Centro e Sud America ammettevano il sacrificio umano rituale , e gli attuali abitanti degli Stati Uniti ammettono la pena di morte . Una delle conclusioni di quel tormentatissimo convegno era stata che , come avviene in chirurgia , intervenire significa agire energicamente per interrompere o eliminare un male . La chirurgia vuole il bene , ma i suoi metodi sono violenti . È consentita una chirurgia internazionale ? Tutta la filosofia politica moderna ci dice che , per evitare la guerra di tutti contro tutti , lo Stato deve esercitare una certa violenza sugli individui . Ma quegli individui hanno sottoscritto un contratto sociale . Che cosa avviene tra stati che non hanno sottoscritto un contratto comune ? Di solito una comunità , che si ritiene depositaria di valori molto diffusi ( diciamo i paesi democratici ) stabilisce i limiti di ciò che essa giudica intollerabile . Non è tollerabile condannare a morte per reati d ' opinione . Non è tollerabile il genocidio . Non è tollerabile l ' infibulazione ( almeno , se praticata a casa nostra ) . Pertanto si decide di difendere coloro che sono danneggiati ai limiti dell ' intollerabile . Ma sia chiaro che quell ' intollerabile è intollerabile per noi , non per "loro".Chi siamo noi ? I cristiani ? Non necessariamente , cristiani rispettabilissimi , anche se non cattolici , appoggiano Milosevic . Il bello è che questo " noi " ( anche se è definito da un trattato , come quello nord - atlantico ) è un Noi impreciso . È una Comunità che si riconosce su alcuni valori . Dunque quando si decide di intervenire in base ai valori di una Comunità , si fa una scommessa : che i nostri valori , e il nostro senso dei limiti tra tollerabile e intollerabile , siano giusti . Si tratta di una sorta di scommessa storica non diversa da quella che legittima le rivoluzioni , o i tirannicidi : chi mi dice che io abbia diritto di esercitare la violenza ( e che violenza , talora ) per ristabilire quella che ritengo una giustizia violata ? Non c ' è nulla che legittimi una rivoluzione , per chi l ' avversa : semplicemente chi vi si impegna crede , scommette , che ciò che fa sia giusto . Non diversamente accade per la decisione di un intervento internazionale . È questa situazione quella che spiega l ' angoscia che afferra tutti in questi giorni . C ' è un male terribile a cui opporsi ( la pulizia etnica ) : è l ' intervento bellico lecito o no ? Si deve fare una guerra per impedire una ingiustizia ? Secondo giustizia sì . E secondo carità ? Ancora una volta si ripropone il problema della scommessa : se con una violenza minima avrò impedito una ingiustizia enorme , avrò agito secondo carità , come fa il poliziotto che spara al pazzo assassino per salvare la vita a molti innocenti . Ma la scommessa è duplice . Da un lato si scommette che noi siamo in accordo col senso comune , che quello che vogliamo reprimere è qualche cosa di universalmente intollerabile ( e peggio per chi non lo capisce e ammette ancora ) . Dall ' altro si scommette che la violenza che giustifichiamo riuscirà a prevenire violenze maggiori . Sono due problemi assolutamente diversi . Ora provo a dare per scontato il primo , che scontato non è , ma vorrei ricordare a tutti che questo non è un trattato di etica , bensì un articolo di giornale , sordidamente ricattato da esigenze di spazio e di comprensibilità . In altre parole , il primo problema è così grave , e angoscioso , che non può , anzi non deve essere trattato sulle gazzette . Diciamo allora che è giusto , per impedire un delitto come la pulizia etnica ( foriero di altri delitti e di altre atrocità che il nostro secolo ha conosciuto ) , ricorrere alla violenza . Ma la seconda domanda è se la forma di violenza che esercitiamo possa davvero prevenire violenze maggiori . Qui non siamo più di fronte a un problema etico bensì a un problema tecnico , il quale ha tuttavia un risvolto etico : se l ' ingiustizia a cui mi piego non prevenisse l ' ingiustizia maggiore , sarebbe stato lecito usarla ? Questo equivale a fare un discorso sulla utilità della guerra , nel senso di guerra guerreggiata , di guerra tradizionale , che ha per fine l ' annientamento finale del nemico e la vittoria del vincitore . Il discorso sulla inutilità della guerra è difficile perché pare che chi lo fa parli in favore dell ' ingiustizia che la guerra cerca di sanare . Ma questo è un ricatto psicologico . Se qualcuno per esempio dicesse che tutti i guai della Serbia derivano dalla dittatura di Milosevic , e che se i servizi segreti occidentali riuscissero a uccidere Milosevic tutto si risolverebbe in un giorno , questo qualcuno criticherebbe la guerra come strumento utile per risolvere il problema del Kosovo , ma non sarebbe pro - Milosevic . D ' accordo ? Perché nessuno adotta questa posizione ? Per due ragioni . Una , che i servizi segreti di tutto il mondo sono per definizione inefficienti , non sono stati capaci di fare ammazzare né Castro né Saddam ed è vergognoso che si consideri ancora giusto sperperare per essi pubblico denaro . L ' altro è che non è affatto vero che quello che fanno i serbi sia dovuto alla follia di un dittatore , ma dipende da odi etnici millenari , che coinvolgono e loro e altre etnie balcaniche , il che rende il problema ancora più drammatico . Torniamo allora al discorso sulla utilità della guerra . Qual è stato nel corso dei secoli il fine di quella che chiameremo paleo - guerra ? Sconfiggere l ' avversario in modo da trarre un beneficio dalla sua perdita . Questo imponeva tre condizioni : che al nemico dovessero essere tenute segrete le nostre forze e le nostre intenzioni , in modo da poterlo prendere di sorpresa ; che ci fosse una forte solidarietà nel fronte interno ; che infine tutte le forze a disposizione fossero utilizzate per distruggere il nemico . Per questo nella paleo - guerra ( compresa la guerra fredda ) si stroncavano coloro che dall ' interno del fronte amico trasmettevano informazioni al fronte nemico ( fucilazione di Mata Hari , i Rosenberg sulla sedia elettrica ) , si impediva la propaganda del fronte avverso ( si metteva in prigione chi ascoltava Radio Londra , McCarthy condannava i filocomunisti di Hollywood ) , e si punivano coloro che , dall ' interno del fronte nemico , lavoravano contro il proprio paese ( impiccagione di John Amery , segregazione a vita di Ezra Pound ) perché non si doveva fiaccare lo spirito dei cittadini . E infine si insegnava a tutti che il nemico andava ucciso , e i bollettini di guerra esultavano quando le forze nemiche venivano sterminate . Queste condizioni sono entrate in crisi con la prima neo - guerra , quella del Golfo , ma si attribuiva ancora la smagliatura alla stupidità dei popoli di colore , che ammettevano i giornalisti americani a Bagdad , forse per vanità , o per corruzione . Ora non ci sono più equivoci , l ' Italia invia aerei in Serbia ma mantiene relazioni diplomatiche con la Jugoslavia , le televisioni della Nato comunicano ora per ora ai serbi quali aerei Nato stanno lasciando Aviano , agenti serbi sostengono le ragioni del governo avversario dagli schermi della televisione di stato , giornalisti italiani trasmettono da Belgrado con l ' appoggio delle autorità locali . Ma è guerra questa , col nemico in casa che fa propaganda per i suoi ? Nella neo - guerra ciascun belligerante ha il nemico nelle retrovie e , dando continuamente la parola all ' avversario , i media demoralizzano i cittadini ( mentre Clausewitz ricordava che condizione della vittoria è la coesione morale di tutti i combattenti ) . D ' altra parte , quand ' anche i media fossero imbavagliati , le nuove tecnologie della comunicazione permettono flussi d ' informazione inarrestabili - e non so quanto Milosevic possa bloccare non dico Internet ma le trasmissioni radio da paesi nemici . Tutte le cose che ho detto sembrano contraddire il bell ' articolo di Furio Colombo su Repubblica del 19 aprile scorso , dove si sostiene che il Villaggio Globale di McLuhaniana memoria sarebbe morto il 13 aprile 1999 , quando in un mondo di media , cellulari , satelliti , spie spaziali e così via , si dovette dipendere dal telefonino da campo di un funzionario di agenzia internazionale , incapace di chiarire se davvero fosse avvenuta una infiltrazione serba in territorio albanese . " Noi non sappiamo nulla dei serbi . I serbi non sanno nulla di noi . Gli albanesi non riescono a vedere sopra il mare di teste che li sta invadendo . La Macedonia scambia i profughi per nemici e li massacra di botte " . Ma allora , questa è una guerra dove ciascuno sa tutto degli altri o dove nessuno sa niente ? Tutte e due le cose . Il fronte interno è trasparente , mentre la frontiera è opaca . Gli agenti di Milosevic parlano nelle trasmissioni di Gad Lerner , mentre sul fronte , là dove i generali di un tempo esploravano col binocolo , e sapevano benissimo dove si appostava il nemico , oggi non si sa niente . Questo accade perché , se il fine della paleo - guerra era distruggere quanti più nemici fosse possibile , pare tipico della neo - guerra cercare di ucciderne il meno possibile , perché a ucciderne troppi si incorrerebbe nella riprovazione dei media . Nella neo - guerra non si è ansiosi di distruggere il nemico , perché i media ci rendono vulnerabili di fronte alla sua morte - non più evento lontano e impreciso , ma evidenza visiva insostenibile . Nella neo - guerra ogni armata si muove all ' insegna del vittimismo . Milosevic accusa orribili perdite ( Mussolini se ne sarebbe vergognato ) , e basta che un aviatore della Nato caschi a terra che tutti si commuovono . Insomma , nella neo - guerra perde , di fronte all ' opinione pubblica , chi ha ammazzato troppo . E dunque è giusto che alla frontiera nessuno si affronti e nessuno sappia niente dell ' altro . In fondo la neo - guerra è all ' insegna della " bomba intelligente " , che dovrebbe distruggere il nemico senza ammazzarlo , e si capiscono i nostri ministri che dicono : noi , scontri col nemico ? ma niente affatto ! Che poi un sacco di gente muoia lo stesso è tecnicamente irrilevante . Anzi , il difetto della neo - guerra è che muore della gente , ma non si vince . Ma possibile che nessuno sappia condurre una neo - guerra ? Nessuno , è naturale . L ' equilibrio del terrore aveva preparato gli strateghi a una guerra atomica ma non a una terza guerra mondiale , dove si dovessero spezzare le reni alla Serbia . É come se i migliori laureati del Politecnico fossero stati tenuti per cinquant ' anni a fare videogiochi . Vi fidereste a lasciargli fare ora un ponte ? Ma infine , l ' ultima beffa della neo - guerra non è che non ci sia nessuno oggi in servizio che sia vecchio abbastanza da avere imparato a fare una guerra - e non ci potrebbe essere in ogni caso , perché la neo - guerra è un gioco dove per definizione si perde sempre , anche perché la tecnologia che viene usata è più complessa del cervello di coloro che la manovrano e un semplice computer , benché fondamentalmente idiota , può giocare più scherzi di quanti ne immagini colui che lo manovra .. Bisogna intervenire contro il delitto del nazionalismo serbo , ma forse la guerra è un ' arma spuntata . Forse l ' unica speranza è nell ' avidità umana . Se la vecchia guerra ingrassava i mercanti di cannoni , e questo guadagno faceva passare in secondo piano l ' arresto provvisorio di alcuni scambi commerciali , la neo - guerra , se pure permette di smerciare un surplus di armamenti prima che diventino obsoleti , mette in crisi i trasporti aerei , il turismo , gli stessi media ( che perdono pubblicità commerciale ) e in genere tutta l ' industria del superfluo . Se l ' industria degli armamenti ha bisogno di tensione , quella del superfluo ha bisogno di pace . Prima o poi qualcuno più potente di Clinton e di Milosevic dirà basta , e tutti e due ci staranno a perdere un poco di faccia , pur di salvare il resto . È triste , ma almeno è vero .
StampaPeriodica ,
Quando ho sentito la notizia alla radio ho avuto un primo moto di rimorso : mesi fa , a proposito del suo articolo sull ' aborto , lo avevo attaccato con cosciente cattiveria , e lui se ne era molto risentito , contrattaccando ( una sola battuta nel corso di un ' intervista ) con altrettanta cattiveria . E al saperlo morto ammazzato , così bruttamente , ho avuto un sentimento di colpa , come se quei segni sul suo corpo fossero le tracce di un lungo linciaggio , a cui anch ' io avevo preso parte . Poi mi sono reso conto che non era quello il punto . Lottatore per vocazione , per rabbia e per baldanza , Pasolini l ' attacco lo cercava , lo stimolava quando la reattività pubblica si assopiva , si sentiva vivo solo quando poteva dire : " Perché mi sparate addosso ? " . Lui sosteneva : la società mi lincia perché sono diverso , e certo il primo moto di ribellione gli era venuto dal sentirsi respinto ai margini per quella sua diversità sessuale che esponeva a tutti i venti con esasperata sincerità . Ma questa stessa sincerità lo aveva , per così dire , autorizzato a gestire pubblicamente la sua diversità . Certo , la società non perdona mai del tutto ai diversi , se non li punisce li ricatta con l ' ironia , ma lui avrebbe almeno potuto sentirsi in fase di armistizio . E invece dall ' esperienza originaria della diversità sessuale , gli era venuto l ' altro impulso ( forse più sublimato , o più socializzato , non so ) a crearsi una situazione di diversità ad oltranza . Con un fiuto rabbioso per le posizioni impopolari . Una vocazione alla emarginazione , dunque , a dispetto del successo , anzi usando il successo come frombola per lanciare altre provocazioni che obbligassero gli altri a sparargli addosso . Un gioco pericoloso , sul filo della corda , dove le idee che metteva in questione contavano sino a un certo punto , talora erano tipiche scelte teatrali : il gioco del Bastian contrario . Si diceva una volta , per scherzo , che un giorno avrebbe affermato che i poveri sono cattivi per avere la soddisfazione di vedersi svillaneggiato da tutti : bene , lo ha fatto . Era qualcosa di più di una vocazione masochistica , qualcosa di più ambizioso e di più tragico : una mimesi mistica del Crocifisso , naturalmente a testa in giù , nella scia di quegli gnostici che asserivano che il Figlio per arrivare alla purificazione , avesse dovuto commettere tutti i peccati possibili . Se questo è vero , egli era l ' ultima personificazione di un superomismo romantico , il poeta che vive di persona il proprio ideale estetico ; salvo che l ' esteta della decadenza incarnava sogni di gloria fastosa ed egli invece sogni di spaesamento e persecuzione ; quindi se modello c ' era , era Rimbaud e non D ' Annunzio : anche nel successo egli aveva scelto di testimoniare l ' emarginazione . La conoscenza primitiva della emarginazione sua e altrui lo aveva segnato per la vita , così che non poteva più rifiutarsi a questo gioco , anche se la società era disposta a integrarlo . Anche in questo è stato contraddittoriamente coerente , astuto come il serpente e candido come la colomba . Ciò che lo limita è semmai il fatto che avesse deciso di emarginarsi come testimone dei propri umori e non come portavoce di una coscienza collettiva . Di qui l ' esito oggettivamente regressivo di certi suoi appelli eversivi : il confondere la società futura con una società " naturale " , adolescente e incontaminata solo nei suoi ricordi privati . Che è poi il rischio del poeta quando presenta la memoria come utopia . Di qui le sue lucciole pauperistiche , i paradossi di un paternalismo preindustriale tutto sommato più " naturale " del consumismo tecnologico . Ma è che la violenza positiva del suo messaggio non stava nei contenuti , bensì negli effetti di cattiva coscienza che riusciva a produrre . Erano un pretesto per essere rintuzzato e testimoniare così che l ' emarginazione esisteva ancora . Segno di contraddizione , il suo genio consisteva nell ' impostare il gioco in modo che a contestarlo ci si cadeva dentro . Anche ora , dopo la sua morte . All ' obiezione : " Sei morto come uno dei tuoi personaggi , non sei contento ? " , egli risponderebbe : " Sono morto , siete contenti ? " . E a dirgli : " Hai cercato di mostrarci che il mondo della borgata selvaggia del dopoguerra era più puro e mite di quello della borgata consumistica , e sei morto in un episodio da borgata all ' antica " , egli obietterebbe : " Parlavo della violenza di oggi e sono morto oggi , mi ha ucciso la vostra violenza che mi ha spinto a una ricerca impossibile " . Allora , per uscire dal suo gioco , non resta che vedere se si può utilizzare la sua morte come lezione che non riguardi lui solo . Ci provo . Egli ci ha ripetuto che c ' erano dei diversi respinti ai margini , e che non avremmo mai capito appieno la loro sofferenza . La sua morte ci ricorda che , per quanto rispettato dalla società , un diverso deve pur sempre tentare la sua ricerca in luoghi oscuri , dove c ' è violenza , rabbia e paura ( la stessa del ragazzetto che fugge come un pazzo sulla macchina della sua vittima ) . E se i diversi che hanno il coraggio di definirsi tali devono ancora rifugiarsi ai margini , come i diversi che hanno paura , questo significa che la società non ha ancora imparato ad accettare né gli uni né gli altri , anche se fa finta di sì . Certo Pasolini avrebbe potuto permettersi di vivere la sua diversità altrove che non alla macchia . Può darsi abbia voluto continuare a farlo per orgoglio . Ora ci impone un esame di coscienza fatto con umiltà .
StampaPeriodica ,
New York . Uscito sugli schermi in primavera , Play It again , Sam , il nuovo film di Woody Allen , sta battendo il record degli incassi . In luglio « Time » ha dedicato a Allen la foto di copertina e nell ' interno della rivista un articolo denso di fatti e lepidezze commenta la vita e la fortuna di quello che è , senza ombra di dubbio , il più grande comico americano dopo i Marx Brothers . A pensarci bene Woody Allen è il più grande comico vivente oggi nel mondo , ed è incredibile come la gente non se ne sia ancora accorta del tutto . In Italia il pubblico è giustificato . Woody Allen ha scritto dialoghi e sceneggiatura di un film abbastanza fortunato come Pussycat , ma personalmente vi è apparso quasi di scorcio , così come di scorcio è apparso in 007 Casino Royale , e solo pochi spettatori dall ' occhio sicuro hanno individuato il personaggio . Negli Stati Uniti Allen ha cominciato a diciassette anni a scrivere battute per colossi dello spettacolo come Ed Sullivan e Sid Caesar e solo facendo questo lavoro a diciannove anni era già ricchissimo , ma il grosso pubblico lo ha conosciuto quando ha cominciato a rappresentare e a interpretare le sue prime commedie , come Don ' t Drink the Water e Play It again , Sam . Due successi che han tenuto banco a Broadway dal 1964 a oggi , mentre Allen cominciava ad apparire sempre più frequentemente in televisione e a scrivere pezzi per il « New Yorker » , « Playboy » ed « Evergreen Review » . Nel 1969 è apparso come regista , autore e interprete del suo primo film Take the Money and Run ( Prendi i soldi e scappa ) . Un successo di ilarità che non si ricordava da decenni . Per una ragione che solo i loro psicanalisti potranno spiegare , i noleggiatori italiani non hanno ritenuto opportuno acquistare il film per l ' Italia . Due anni dopo Allen produceva il suo secondo film Bananas che apparve in Italia come Il dittatore dello Stato libero di Bananas . Chi lo ha visto ha capito che ci si trovava davanti a un nuovo grande talento comico , ma non ha sospettato che Bananas poteva essere considerato solo un sottoprodotto del primo film . Ora , da meno di tre mesi , gira in America Play It again , Sam . Intanto un editore italiano ha acquistato i diritti del libro di Woody Allen , Getting Even , e non rimane che da sperare bene . Woody Allen è piccolo , impacciato , miope , timido , esprime tutte le frustrazioni di una infanzia difficile nei quartieri ebrei poveri di New York , di una cultura assorbita come un ricatto ( Allen cita terrorizzato Kant , Kierkegaard , Leibniz , dal modo in cui li usa come elementi comici si capisce che li ha letti , ma non ha sopportato lo choc ) , di una irrefrenabile sessualità regolarmente repressa ( tutti i film di Allen sono centrati su una lunga , difficile , delusoria ricerca di una ragazza - che poi alla fine arriva , come accadeva per Chaplin , altro piccolo ebreo sconfitto e vincitore a un tempo ) . Il meccanismo della comicità di Allen è dato dal fatto che egli racconta se stesso : ricco e celebre , è esattamente come i suoi personaggi ( o meglio i suoi personaggi sono come lui ) , sempre in un posto sbagliato . Dice di sé , a conclusione della sua fortunata autobiografia : « Ha un solo rimpianto nella vita , ed è di non essere qualcun altro » . Definire l ' umorismo di Allen è molto difficile ; egli ha scritto soggetti per Peter Sellers , ma la differenza è enorme ; Peter Sellers è animale comico meravigliosamente superficiale ; ed è , sia pure in senso moderno , uomo da torte in faccia . Allen no , è uomo da torte sull ' inconscio , è un Io che inciampa di continuo nel Superego e finisce a faccia in giù sul divanetto facendo sbellicare dalle risa il suo psicanalista . La sua comicità è ossessionata da tragedie metafisiche : « Non solo Dio non esiste , ma provatevi a trovare un idraulico durante il week end ... » . Cerca salvezza nelle donne , ma il suo primo matrimonio è andato a monte . Allen si giustifica : « Avevo sbagliato tutto , avevo cominciato a mettere mia moglie sotto un piedistallo ... E poi è infantile , infantile : ieri stavo facendo il bagno e lei , senza nessuna ragione al mondo , è entrata e mi ha affondato tutte le barchette » . Ha avuto una infanzia triste : « Andavo in una scuola per insegnanti emotivamente disturbati ... A scuola mi hanno escluso dalla squadra di scacchi a causa della mia statura ... Volevo diventare un agente dell ' FBI , ma ci voleva un metro e ottanta di statura e venti su venti di vista . Allora ho deciso di diventare un grande criminale . Ma ci voleva un metro e ottanta di statura e venti su venti di vista » . La sua comicità nasce sempre da una situazione normale , rovesciata . Questo è il meccanismo più semplice , tanto che gli amici lo hanno soprannominato Allen Woody : « Portavo sempre una pallottola nel taschino all ' altezza del cuore . Un giorno qualcuno mi ha tirato contro una Bibbia e la pallottola mi ha salvato la vita ... Io e mia moglie non riuscivamo a tirare avanti così e allora ci siam detti : " O facciamo una vacanza insieme o divorziamo " ; poi abbiamo deciso che un viaggio alle Bermude finisce in quindici giorni mentre un divorzio è una cosa che ti dura tutta la vita » . Talora invece il meccanismo è dato dall ' inserzione violenta , nel corso di un discorso elevato , di elementi quotidiani , altrettanto veri e plausibili . Ecco Woody Allen che discute di metafisica : « Cosa conosciamo ? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere , o sicuri che conosciamo di aver conosciuto , se pure è conoscibile ? Possiamo conoscere l ' universo ? Mio Dio , è già così difficile non perdersi in Chinatown ... » . Oppure : « Il punto pertanto è : " Esiste qualcosa fuori di noi ? E perché ? E devono proprio fare tutto quel rumore ? " » . Un terzo meccanismo consiste nell ' immaginare una situazione concettualmente plausibile e poi di tradurla visivamente traendone tutte le conseguenze . Per esempio : in Take the Money Woody è un aspirante rapinatore che finisce regolarmente in carcere perché non è capace a fare una rapina riuscita . Ad ogni arresto la televisione intervista i genitori del grande criminale . Cosa fanno i genitori di un pericolo pubblico trovandosi al centro della curiosità generale ? Si vergognano , perché sono due piccoli e timidi negozianti ebrei del Low East . Perciò partecipano all ' intervista ma col volto coperto . La variazione è data dal fatto che entrambi , madre e padre , si mettono una maschera da Groucho Marx , con gli occhiali spessi , il nasone e i baffi : per il resto il loro dialogo è realistico e commovente , fatto di pianti e recriminazioni . L ' effetto è indescrivibile . Play It again , Sam è , dei tre film , il più umano ; gli altri due erano ancora alla Hellzapoppin , a torte in faccia e ruzzoloni ( naturalmente a un livello infinitamente più sofisticato ) . L ' ultimo invece appartiene al genere psicologico . È la storia di un inetto nevrotico ossessionato dal fantasma di Humphrey Bogart in Casablanca . La moglie lo abbandona dicendogli che è sessualmente incapace , psicologicamente immaturo , brutto , noioso , travet e impotente . Poi aggiunge « doni take it personally » , niente di personale , beninteso . Woody cerca avventure impossibili , incappa , per esempio , in una femmina di colore che gli si strofina contro , sbottonandosi la camicetta e spiegando che lei è una ninfomane che pensa solo al sesso , equando lui sconvolto le si getta addosso , lo respinge gridando « ma per chi mi ha preso ? » . Poi , inaspettatamente , ha un ' avventura con la moglie del suo migliore amico , capisce di aver distrutto una famiglia e corre all ' aeroporto dove lui sta partendo . Sulla pista , davanti all ' aereo coi motori accesi , si trova nel bel mezzo del finale di Casablanca ; solo che Bogart andava a dire a Ingrid Bergman che lui non sarebbe partito con lei , che lei doveva seguire Paul Henreid , eroe della resistenza ; Allen invece trova la ragazza che gli dice che non può restare con lui , che seguirà il marito . Salta a capofitto nella situazione e le dice frasi nobilissime , lei esclama « che cosa meravigliosa hai detto ! » e lui confessa estasiato che sono le parole finali di Casablanca . Poi si allontana nella notte , verso gli hangar , è stato abbandonato ancora una volta , ma questa volta come Humphrey Bogart , finalmente è un vero uomo . Come gioca sui clichés del romanticismo consolatorio , così Woody Allen gioca sui miti della cultura . Nel suo libro vi è un pezzo squisito raccontato da un comprimario degli Anni Ruggenti che viaggia a Parigi e in Spagna con Hemingway , Alice Toklas , Picasso e Zelda Fitzgerald . « Nel pomeriggio mentre si andava per antiquari , chiesi a Gertrude Stein se avrei potuto diventare uno scrittore . Con quel tipico modo ambiguo e allusivo che ci incantava sempre lei disse : No . » Più tardi Gertrude spiega che « l ' arte , tutta l ' arte , è soltanto una espressione di qualche cosa » . Jean Gris fa una natura morta di Alice Toklas , ma da buon cubista cerca di spaccarle la faccia per trarne forme geometriche da sovrapporre ( altrove Allen parla di quel pittore moderno che ha tentato di tagliarsi un orecchio con un rasoio elettrico ) . In Conversazioni con Helmholtz intervista un discepolo di Freud che racconta alcuni dei casi più interessanti risolti dal Maestro : il caso di Edna S . , che aveva una paralisi isterica alle narici e non riusciva a fare l ' imitazione del coniglio , soffrendone moltissimo ; o quello di Joachim B . che non riusciva ad entrare in una stanza in cui ci fosse un violoncello e , entratoci , non poteva più uscirne se non richiestone da un membro della famiglia Rothschild . Costui era balbuziente , ma non quando parlava , solo quando scriveva . Conclude Helmholtz : « Io non credo in una vita dopo la morte , comunque mi porto la biancheria di ricambio » . In Mr Big Allen scrive una perfetta novella poliziesca , genere hard boiled , tra Dashiell Hammett , Spillane e Chandler . Dal detective arriva una bellissima ragazza che gli chiede di trovare una persona scomparsa . La situazione è normale , tensione erotica tra i due , il detective che domanda l ' anticipo , l ' inchiesta che comincia . Solo che la persona da trovare è Dio . Il detective comincia a interrogare un rabbino , poi elementi della malavita , stringe i fili , capisce tutto , affronta la ragazza : Dio è morto , ed è lei che lo ha ucciso , perché è una professoressa di fisica atea . « Taci bambola , ormai è troppo tardi . Tu hai fatto fuori Socrate , poi è apparso Descartes e tu hai manovrato Spinoza per far fuori Descartes , ma quando hai visto che Kant non ci stava hai dovuto sistemare anche lui ... Non mentire , poi ti sei fidata di Martin Buber , ma lì hai commesso il tuo primo errore , perché Buber credeva in Dio e allora hai dovuto sistemare anche Dio ... » La donna piange , tenta di sedurlo , ma lui , il duro , spara . Mentre lei muore lui le dice le ultime parole di amarezza e di passione : « La manifestazione dell ' universo come idea complessa in quanto opposta all ' Essere è in se stessa il nulla o meglio la Nientità in relazione a ... » . Credo che abbia capito mentre moriva , commenta il duro . Quel duro che Woody Allen vorrebbe essere . Non riuscendoci , racconta nei suoi film e nei suoi testi la storia del suo bisogno cosmico di protezione : « Provo un intenso desiderio di tornare nell ' utero ... di chiunque » .
Migrazioni ( Eco Umberto , 1990 )
StampaPeriodica ,
Martedì scorso , mentre tutti i giornali dedicavano numerosi articoli alle tensioni fiorentine , su la Repubblica appariva una vignetta di Bucchi : rappresentava due silhouette , un ' Africa enorme e incombente , un ' Italia minuscola ; accanto , una Firenze che non era rappresentabile neppure con un puntino ( e sotto c ' era scritto " Dove vogliono più polizia " ) . Sul Corriere della Sera si riassumeva la storia delle mutazioni climatiche sul nostro pianeta dal 4000 a.C. a oggi . E da questa rassegna emergeva che a mano a mano la fertilità o l ' aridità di un continente provocavano immense migrazioni che hanno cambiato il volto del pianeta e creato le civiltà che oggi conosciamo o per esperienza diretta o per ricostruzione storica . Oggi , di fronte al cosiddetto problema degli extracomunitari ( grazioso eufemismo che , come è stato già notato , dovrebbe comprendere anche gli svizzeri e i turisti tetani ) , problema che interessa tutte le nazioni europee , continuiamo a ragionare come se ci trovassimo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Si ha immigrazione quando alcune centinaia di migliaia di cittadini di un paese sovrappopolato vogliono andare a vivere in un altro paese ( per esempio gli italiani in Australia ) . Ed è naturale che il paese ospitante debba regolare il flusso di immigrazione secondo le proprie capacità di accoglienza , come va da sé che abbia il diritto di arrestare o espellere gli immigrati che delinquono - così come d ' altra parte ha il dovere di arrestare , se delinquono , sia i propri cittadini che i turisti ricchi che portano valuta pregiata . Ma oggi , in Europa , non ci troviamo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio . Certo non ha l ' aspetto violento e travolgente delle invasioni dei popoli germanici in Italia , Francia e Spagna , non ha la virulenza dell ' espansione araba dopo l ' Egira , non ha la lentezza di quei flussi imprecisi che hanno portato popoli oscuri dall ' Asia all ' Oceania e forse alle Americhe , muovendosi sopra lingue di terra ormai sommerse . Ma è un altro capitolo della storia del pianeta che ha visto le civiltà formarsi e dissolversi sull ' onda di grandi flussi migratori , prima dall ' Ovest verso l ' Est ( ma ne sappiamo pochissimo ) , poi dall ' Est verso l ' Ovest , iniziando con un movimento millenario dalle sorgenti dell ' Indo alle Colonne d ' Ercole , e poi in quattro secoli dalle Colonne d ' Ercole alla California e alla Terra del Fuoco . Ora la migrazione , inavvertibile perché assume l ' aspetto di un viaggio in aereo e di una sosta all ' ufficio stranieri della questura , o dello sbarco clandestino , avviene da un Sud sempre più arido e affamato verso il Nord . Sembra una immigrazione , ma è una migrazione , è un evento storico di portata incalcolabile , non avviene per transito di orde che non lasciano più crescer l ' erba dove sono passati i loro cavalli , ma a grappoli discreti e sottomessi , e però non prenderà secoli o millenni , ma decenni . E come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazione , un inesorabile cambiamento dei costumi , una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle , dei capelli , degli occhi delle popolazioni , così come non molti normanni hanno installato in Sicilia dei tipi umani biondi e con gli occhi azzurri . Le grandi migrazioni , almeno in periodo storico , sono temute : dapprincipio si tenta di evitarle , gli imperatori romani erigono un vallum qua e uno là , mandano le quadrate legioni in avanti per sottomettere gli intrusi che avanzano ; poi vengono a patti e disciplinano le prime installazioni , quindi allargano la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell ' impero , ma alla fine sulle rovine della romanità si formano i cosiddetti regni romano - barbarici che sono l ' origine dei nostri paesi europei , delle lingue che oggi orgogliosamente parliamo , delle nostre istituzioni politiche e sociali . Quando sulle autostrade lombarde troviamo località che si chiamano italianamente Usmate , Biandrate , abbiamo dimenticato che sono desinenze longobarde . D ' altra parte , da dove venivano quei sorrisi etruschi che ritroviamo ancora su tanti volti dell ' Italia centrale ? Le grandi migrazioni non si arrestano . Ci si prepara semplicemente a vivere una nuova stagione della cultura afroeuropea .
La perversione calcistica ( Eco Umberto , 1994 )
StampaPeriodica ,
Trovarsi in Argentina mentre infuria il Mundial è certamente una esperienza . Specie se poi in quei giorni l ' Argentina vince . In visita per varie conferenze e incontri , ho scoperto che a un certo punto tutti i miei impegni erano stati cancellati e mi era stato concesso un intero pomeriggio libero . Era il giorno dell ' incontro Italia - Norvegia , e pareva impossibile che l ' ospite fosse distratto da tanto evento . D ' altra parte , qualsiasi cosa avessi fatto in quelle ore , sarei stato solo . Il resto di Buenos Aires era attaccato ai televisori . Non ho potuto evitare pertanto le domande insistenti dei giornalisti sull ' argomento . Ora io ho seguito l ' incontro , perché lo spettacolo era bello , e quando sei lì non puoi sottrarti a un minimo di batticuore , ma quando mi fanno domande sul calcio è come se me le facessero sulla Danimarca . La Danimarca è un paese delizioso , ci sono stato varie volte , dalla sirenetta di Andersen a Elsinore , sino allo Jutland , e mi piacerebbe tornarvi in futuro . Ma non è che alla notte non dorma pensando alla Danimarca , né che al mattino dopo mi faccia tradurre da qualche prezzolato i quotidiani danesi : sono contento che la Danimarca esista , e la cosa finisce lì . Quando tenti di spiegare a qualcuno i sentimenti di una persona normale circa il calcio , non ti capiscono . E così un quotidiano argentino non ha resistito alla tentazione di intitolare un suo articolo a una mia presunta dichiarazione : " Il calcio è una perversione sessuale " . Io avevo detto qualcosa di più sfumato , e l ' ho detto altre volte , ma proviamo a spiegare ai miei simili quale sia il mio punto di vista . Io credo che una persona normale , nei limiti dell ' età , debba fare all ' amore , e credo che sia una cosa sana e bella . Poi esistono casi in cui si guardano altri due che fanno all ' amore . Non sto necessariamente pensando ai film a luci rosse , basta un film normale in cui si vedono due persone di bell ' aspetto che si accoppiano con grazia . Nei limiti della moderazione può essere una esperienza appagante . Infine ci sono i repressi sessuali che si eccitano a sentire qualcuno che racconta che ad Amsterdam ha visto due che facevano all ' amore . Qui mi pare siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , dove uno si accontenta di quel che passa il convento ) . Credo che col calcio accada la stessa cosa . Giocare a calcio è bello , e mi spiace solo di essere stato riconosciuto nell ' infanzia e nell ' adolescenza un maestro dell ' auto - goal , per cui non ero ammesso a giochi di un certo impegno . Ma uno può anche cercare di tirare un poco con la palla in giardino , e fa bene alla salute . Poi accade che ci siano undici signori che giocano meglio di te , e che sia uno spettacolo assai eccitante vederli giocare . Ogni tanto mi accade , e godo come se fossi all ' opera . Infine ci sono i perversi , coloro che passano la giornata a farsi venire l ' infarto discutendo su quello che i giornali hanno scritto sulle partite di calcio , che magari loro non hanno visto . E qui mi pare che siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , in cui ci si accontenta di quel che passa il convento ) . Qualcuno mi potrebbe obiettare che lo stesso accade con chi va a teatro , all ' opera , al concerto . Giudico forse io una menomazione quella di coloro che vanno ad ascoltare i Musici , Pavarotti , o a vedere Gassman ? In un certo senso sì , se non hanno mai provato a cantare , a maneggiare magari male uno strumento , a recitare fosse pure nella filodrammatica parrocchiale . Non sto pensando all ' utopia marxiana di una società liberata in cui ciascuno sia cacciatore , pescatore eccetera , ma ritengo che chi ha provato a suonare anche solo l ' ocarina sia meglio abilitato ad apprezzare quello che fa Pollini ; solo chi si provi ogni tanto a cantare , mentre si fa la barba o innaffia i fiori , " Di Provenza il mare e il suol " ( o anche solo Eleanor Rigby ) può apprezzare le doti eccelse di un grande cantante . Chi non abbia mai provato a strimpellare Le petit montagnard è meno adatto ad apprezzare l ' esecuzione del grande pianista . Bisogna nella vita provare anche a cantare , suonare , recitare , per potere poi godere meglio l ' esecuzione di chi lo sa fare molto meglio di noi . E se poi ci fosse qualcuno che all ' opera non va mai , ma passa la settimana a discutere le critiche uscite su Pavarotti , anche se il caso è raro , parlerei di perversione . Tutte queste mi paiono verità molto semplici . Ma è assai difficile farle capire a chi perde tanto tempo a discutere di calcio da non aver tempo , sia pure alla domenica , di giocare a palla coi propri figli - magari facendosi prestare i figli altrui . Ma forse sono io che sono un pervertito . Non ne parliamo più . Tornerò al più presto in Danimarca .
StampaPeriodica ,
Le storie televisive dell ' ispettore Derrick sono molto seguite . A lume di buon senso critico , non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere . il protagonista ha lo sguardo acquoso , il sorriso triste di un vedovo sin dalla nascita , veste male con cravatte orribili , come del resto anche i suoi comprimari ; gli interni avrebbero piombato lo scomparso Aiazzone in un inguaribile sconforto , e gli esterni sono quanto di peggio la Baviera può offrire ( e dire che avrebbe di meglio ) . Rimarrebbe da pensare che lo schema poliziesco delle vicende sia originale e che Derrick conquisti il suo pubblico dando prova di facoltà mentali fuori dal comune . Ora lo schema , rispetto alle storie poliziesche di una volta , mostra un tratto di stagionatissima novità , già ampiamente sfruttata dalla serie del tenente Colombo : il pubblico sa subito chi è il colpevole e come ha fatto a delinquere . Il gusto consiste nel vedere come il poliziotto , che non sa , indovina e - disponendo di scarsissime prove - conduce il colpevole a tradirsi . Ma Colombo , peggio vestito di Derrick , si muove con i suoi modi proletari in un mondo di californiani belli e potenti , che lo trattano come una pezza da piedi ( e lui li incoraggia ) , sicuri che quello scarto di remote immigrazioni non riuscirà a rompere la loro guardia , e a infrangere la barriera della loro arroganza . Colombo li mette con le spalle al muro con alcuni trucchi psicologici di perfida raffinatezza , trae dalla manica un asso di denari insospettato , e li conduce a perdizione proprio sfruttando la loro sicumera . l pubblico gode di questa lotta tra il pigmeo e il gigante dai piedi d ' argilla e va a dormire con la sensazione che qualcuno , modesto e onesto come loro , li abbia vendicati , punendo personaggi odiosamente ricchi , belli , bravi e potenti . Derrick invece no . Quasi sempre ha a che fare con gente più modesta e peggio vestita di lui , psichicamente instabile , intimidita da un rappresentante della legge , come accade a ogni buon tedesco . I suoi colpevoli appaiono così spudoratamente colpevoli che lo capisce di solito persino Harri ( e pare strano che la polizia bavarese non faccia almeno un test d ' intelligenza prima di assumere qualcuno ) , crollano quasi subito , bastava dargli uno spintone . Eppure Derrick funziona e non facciamo gli snob : non ce ne perdiamo uno . È uscito da poco Le passioni nel serial TV ( Nuova Eri ) dove Pier Luigi Basso , Omar Calabrese , Francesco Marsciani e Orsola Mattioli si occupano delle strategie passionali messe in opera da Beautiful , Twin Peaks e , appunto , Derrick . Di quest ' ultimo si occupa Marsciani . Non posso seguire passo per passo la sua analisi , che dura una trentina di pagine , ma essa certamente risponde agli interrogativi che ponevo sopra . Queste storie non scelgono mai casi eccezionali , ma vicende di cui si occupa anche la cronaca dei giornali , e che potrebbero accadere a noi , o ai nostri vicini di casa ; per cui è fondamentale che non vi appaiano né figure eroiche né figure troppo antieroiche ( e cioè malvagi a tutto tondo ) . Sia il nemico che il collaboratore della giustizia sono sempre divisi tra passioni opposte , desiderio di giustizia e di vendetta personale , colpa e comprensibile debolezza . I luoghi non debbono essere troppo riconoscibili , per non restringere le possibilità d ' identificazione da parte di ciascuno , ma debbono ricordare ambienti familiari a tutti . Non me n ' ero accorto , ma pare che , a mano a mano che la serie va avanti , i personaggi usino sempre automobili ultimo modello , in modo che lo spettatore ritrovi sempre un ' atmosfera di attualità quotidiana ( Derrick non può permettersi il catorcio di Colombo ) . Derrick arriva a intuire la verità non perché sia diabolicamente intelligente , ma perché è sensibile all ' interlocutore , non ne diffida mai completamente , prende sul serio i suoi patemi - e pensiamo quanto diverso sia Colombo , che invece diffida sempre . Certo anche a Colombo , come a Derrick , alla fine dispiace di aver rovinato il colpevole ; ma a Colombo dispiace perché in fondo , in questa lotta di reciproche astuzie , l ' avversario - così diverso da lui - gli era diventato quasi simpatico ; Derrick soffre alla fine perché il colpevole lo ama sin dall ' inizio , lo sente dei suoi . Riassumendo i vari contributi del libro , Calabrese conclude che Derrick è un mediatore tra realtà e immaginario perché rende normali le sensazioni interne al narrato e invoca una normalità parallela nei suoi spettatori " è il trionfo della mediocrità , intesa appunto come ` stare nel mezzo ' , e diventa valore invece che anonimato . " E allora si capisce perché ha successo : costituisce la quintessenza di ogni spettacolo televisivo , anche di quelli che mettono in scena personaggi reali , amati solo se si dimostrano trionfalmente più mediocri del più mediocre tra gli spettatori .
StampaQuotidiana ,
L ' attesa spasmodica di un nuovo comunicato delle BR e le concitate discussioni su come ci si sarebbe comportati in quel caso hanno portato la stampa a reagire in modo contraddittorio . C ' è stato chi non ha riportato il comunicato , ma non ha potuto evitare di pubblicizzarlo con titoli a piena pagina ; chi l ' ha riportato , ma in caratteri così piccoli da privilegiare solo i lettori con dieci decimi di vista ( discriminazione inaccettabile ) . Quanto al contenuto anche qui la reazione è stata imbarazzata , perché tutti si attendevano inconsciamente un testo disseminato di « ach so ! » o di parole con cinque consonanti di seguito , così da tradire subito la mano del terrorista tedesco o dell ' agente cecoslovacco , e invece ci si è trovati di fronte a una lunga argomentazione politica . Che di argomentazione si trattasse non è sfuggito a nessuno e ai più acuti è apparso anche che era una argomentazione diretta non al « nemico » , ma agli amici potenziali , per dimostrare che le BR non sono un manipolo di disperati che menano colpi a vuoto , ma vanno viste come l ' avanguardia di un movimento che si giustifica proprio sullo sfondo della situazione internazionale . Se così stanno le cose , non si reagisce affermando soltanto che il comunicato è farneticante , delirante , fumoso , folle . Esso va analizzato con calma e attenzione ; solo così si potrà chiarire dove il comunicato , che parte da premesse abbastanza lucide , manifesta la fatale debolezza teorica e pratica delle BR . Dobbiamo avere il coraggio di dire che questo « delirante » messaggio contiene una premessa molto accettabile e traduce , sia pure in modo un po ' abborracciato , una tesi che tutta la cultura europea e americana , dagli studenti del '68 ai teorici della « Monthly Review » , sino ai partiti di sinistra ripetono da tempo . E dunque se « paranoia » c ' è , non è nelle premesse ma , come vedremo , nelle conclusioni pratiche che se ne traggono . Non mi pare il caso di sorridere sul delirio del cosiddetto SIM ovvero Stato Imperialistico delle Multinazionali . Magari il modo in cui è rappresentato è un po ' folkloristico , ma nessuno si nasconde che la politica internazionale planetaria non è più determinata dai singoli governi ma appunto da una rete d ' interessi produttivi ( e chiamiamola pure la rete delle Multinazionali ) la quale decide delle politiche locali , delle guerre e delle paci e - essa - stabilisce í rapporti tra mondo capitalistico , Cina , Russia e Terzo Mondo . Caso mai è interessante che le BR abbiano abbandonato la loro mitologia alla Walt Disney , per cui da una parte c ' era un capitalista cattivo individuale chiamato Paperon de ' Paperoni e dall ' altra la Banda Bassotti , canagliesca e truffaldina è vero , ma con una sua carica estrosa di simpatia perché svaligiava a suono di espropri proletari il capitalista avaraccio ed egoista . Il gioco della Banda Bassotti l ' avevano giocato i tupamaros uruguayani , convinti che i Paperoni del Brasile e dell ' Argentina si sarebbero seccati e avrebbero trasformato l ' Uruguay in un secondo Viet Nam , mentre i cittadini , condotti a simpatizzare coi Bassotti , si sarebbero trasformati in tanti vietcong . Il gioco non è riuscito perché il Brasile non si è mosso e le Multinazionali , che avevano da produrre e da vendere nel Cono Sur , hanno lasciato tornare Perón in Argentina , hanno diviso le forze rivoluzionarie o guerrigliere , hanno permesso che Perón e i suoi discendenti sprofondassero nella merda fino al collo , e a quel punto i montoneros più svelti se ne sono fuggiti in Spagna e i più idealisti ci hanno rimesso la pelle . È proprio perché esiste il potere delle Multinazionali ( ci siamo dimenticati del Cile ? ) che l ' idea di rivoluzione alla Che Guevara è diventata impossibile . Si fa la rivoluzione in Russia mentre tutti gli Stati europei sono impegnati in una guerra mondiale ; si organizza la lunga marcia in Cina quando tutto il resto del mondo ha altro a cui pensare ... Ma quando si vive in un universo in cui un sistema d ' interessi produttivi si avvale dell ' equilibrio atomico per imporre una pace che fa comodo a tutti e manda per il cielo satelliti che si sorvegliano a vicenda , a questo punto la rivoluzione nazionale non la si fa più , perché tutto è deciso altrove . Il compromesso storico da una parte e il terrorismo dall ' altra rappresentano due risposte ( ovviamente antitetiche ) a questa situazione . L ' idea confusa che muove il terrorismo è un principio molto moderno e molto capitalistico ( rispetto a cui il marxismo classico si è trovato impreparato ) di Teoria dei Sistemi . I grandi sistemi non hanno testa , non hanno protagonisti e non vivono neppure sull ' egoismo individuale . Quindi non si colpiscono uccidendone il Re , ma rendendoli instabili attraverso gesti di disturbo che si avvalgono proprio della loro logica : se esiste una fabbrica interamente automatizzata , essa non sarà disturbata dalla morte del padrone ma solo da una serie d ' informazioni aberranti inserite qua e là , che rendano difficile il lavoro dei computers che la reggono . Il terrorismo moderno finge ( o crede ) di avere meditato Marx , ma in effetti , anche per vie indirette , ha meditato Norbert Wiener da un lato e la letteratura di fantascienza dall ' altro . Il problema è che non l ' ha meditata abbastanza - né ha studiato a sufficienza cibernetica . Prova ne sia che in tutta la loro propaganda precedente le BR parlavano ancora di « colpire il cuore dello Stato » , coltivando da un lato la nozione ancora ottocentesca di Stato e dall ' altro l ' idea che l ' avversario avesse un cuore o una testa , così come nelle battaglie di un tempo , se si riusciva a colpire il Re , che cavalcava davanti alle truppe , l ' esercito nemico era demoralizzato e distrutto . Nell ' ultimo volantino le BR abbandonano l ' idea di cuore , di Stato , di capitalista cattivo , di ministro « boia » . Adesso l ' avversario è il sistema delle Multinazionali , di cui Moro è un commesso , al massimo un depositario di informazioni . Qual è allora l ' errore di ragionamento ( teorico e pratico ) che a questo punto commettono le BR , specie quando si appellano , contro la multinazionale del capitale , alla multinazionale del terrorismo ? Prima ingenuità . Una volta colta l ' idea dei grandi sistemi , li si mitologizza di nuovo ritenendo che essi abbiano « piani segreti » di cui Moro sarebbe uno dei depositari . In realtà i grandi sistemi non hanno nulla di segreto e si sa benissimo come funzionano . Se l ' equilibrio multinazionale sconsiglia la formazione di un governo di sinistra in Italia , è puerile pensare che si invii a Moro una velina in cui gli si insegna come sconfiggere la classe operaia . Basta ( si fa per dire ) provocare qualcosa in Sudafrica , sconvolgere il mercato dei diamanti a Amsterdam , influenzare il corso del dollaro , ed ecco che la lira entra in crisi . Seconda ingenuità . Il terrorismo non è il nemico dei grandi sistemi , ne è al contrario la contropartita naturale , accettata , prevista . Il sistema delle Multinazionali non può vivere in una economia di guerra mondiale ( e atomica per giunta ) , ma sa che non può nemmeno ridurre le spinte naturali dell ' aggressività biologica o l ' insofferenza di popoli o di gruppi . Per questo accetta piccole guerre locali , che verranno di volta in volta disciplinate e ridotte da oculati interventi internazionali , e dall ' altro lato accetta appunto il terrorismo . Una fabbrica qua , una fabbrica là , sconvolte da qualche sabotaggio , ma il sistema può andare avanti . Un aereo dirottato ogni tanto , ci perdono per una settimana le compagnie aeree , ma in compenso ci guadagnano le catene giornalistiche e televisive . Inoltre il terrorismo serve a dare una ragion d ' essere alle polizie e agli eserciti , che a lasciarli inoperosi chiedono poi di realizzarsi in qualche conflitto più allargato . Infine il terrorismo serve a favorire interventi disciplinanti là dove un eccesso di democrazia rende la situazione poco governabile . Il capitalista « nazionale » alla Paperon de ' Paperoni teme la rivolta , il furto e la rivoluzione che gli sottraggono i mezzi di produzione . Il capitalismo moderno , che investe in paesi diversi , ha sempre uno spazio di manovra abbastanza ampio per poter sopportare l ' attacco terroristico in un punto , due punti , tre punti isolati . Poiché è senza testa e senza cuore , il sistema manifesta un ' incredibile capacità di rimarginazione e di riequilibrio . Dovunque venga colpito , sarà sempre alla sua periferia . Se poi il presidente degli industriali tedeschi ci rimette la pelle , sono incidenti statisticamente accettabili , come la mortalità sulle autostrade . Per il resto ( e lo si era descritto da tempo ) si procede a una medievalizzazione del territorio , con castelli fortificati e grandi apparati residenziali con guardie private e cellule fotoelettriche . L ' unico incidente serio sarebbe un ' insorgenza terroristica diffusa su tutto il territorio mondiale , un terrorismo di massa ( come le BR paiono invocare ) : ma il sistema delle multinazionali « sa » ( per quanto un sistema possa « sapere » ) che questa ipotesi è da escludersi . Il sistema delle multinazionali non manda i bambini in miniera : il terrorista è colui che non ha più nulla da perdere se non le proprie catene , ma il sistema gestisce le cose in modo che , salvo gli emarginati inevitabili , tutti gli altri abbiano qualcosa da perdere in una situazione di terrorismo generalizzato . Sa che quando il terrorismo , al di là di qualche azione pittoresca , comincerà a rendere troppo inquieta la giornata quotidiana delle masse , le masse faranno barriera contro il terrorismo . Che cos ' è che il sistema delle multinazionali vede invece di malocchio , come si è dimostrato negli ultimi tempi ? Che di colpo , ad esempio , in Spagna , in Italia e in Francia , vadano al potere partiti che hanno dietro di sé le organizzazioni operaie . Per « corrompibili » che siano questi partiti , il giorno che le organizzazioni di massa metteranno il naso nella gestione internazionale del capitale , potrebbero sorgerne dei disturbi . Non è che le multinazionali morirebbero se Marchais andasse al posto di Giscard , ma tutto diventerebbe più difficile . È pretestuosa la preoccupazione per cui i comunisti al potere conoscerebbero i segreti della NATO ( segreti di Pulcinella ) : la vera preoccupazione del sistema delle Multinazionali ( e lo dico con molta freddezza , non simpatizzando col compromesso storico così come ci viene oggi proposto ) è che il controllo dei partiti popolari disturbi una gestione del potere che non può permettersi i tempi morti delle verifiche alla base . Il terrorismo invece preoccupa molto meno , perché delle multinazionali è conseguenza biologica , così come un giorno di febbre è il prezzo ragionevole per un vaccino efficiente . Se le BR hanno ragione nella loro analisi di un governo mondiale delle multinazionali , allora devono riconoscere che esse , le BR , ne sono la controparte naturale e prevista . Esse devono riconoscere che stanno recitando un copione già scritto dai loro presunti nemici . Invece , dopo di aver scoperto , sia pure rozzamente , un importante principio di logica dei sistemi , le BR rispondono con un romanzo d ' appendice ottocentesco fatto di vendicatori e giustizieri bravi e efficienti come il conte di Montecristo . Ci sarebbe da ridere , se questo romanzo non fosse scritto col sangue . La lotta è tra grandi forze , non tra demoni ed eroi . Sfortunato allora quel popolo che si trova tra i piedi gli « eroi » , specie se costoro pensano ancora in termini religiosi e coinvolgono il popolo nella loro sanguinosa scalata ad un paradiso disabitato .
Il pettegolezzo era una cosa seria ( Eco Umberto , 1995 )
StampaPeriodica ,
Si è svolto le settimane scorse a Urbino , nell ' ambito dei consueti simposi estivi di semiotica , un convegno sul pettegolezzo . Ne raccoglieva notizia anche Beniamino Placido su la Repubblica di domenica 23 luglio , con alcune riflessioni sulle quali tornerò alla fine . Quanto sto per dire mi è venuto alla mente discutendo le relazioni di Isabella Pezzini , Maria Pia Pozzato e Giampaolo Caprettini , e ascoltando gli interventi di Paolo Fabbri , Siri Nergaard e altri . Non ricordo più chi abbia detto cosa , ma il bello dei convegni è che alla fine ti ritrovi con qualche idea in testa in più , e la paternità è dubbia . Si era parlato del pettegolezzo televisivo , a cui sono dedicate specifiche trasmissioni , e in cui si trascina qualcuno a fare confessioni sulla propria vita privata . Ora , il pettegolezzo classico , quello che si fa nel villaggio , in portineria o all ' osteria , è ( era ? ) un elemento di coesione sociale . Non si spettegola mai dicendo di qualcuno che è sano , fortunato e felice ; si spettegola su un difetto , un errore , una sfortuna altrui . Così facendo gli spettegolanti in qualche modo partecipano alle sventure degli spettegolati ( il pettegolezzo non implica sempre disprezzo , può indurre anche a compassione ) . Però esso funziona se gli spettegolati non sono presenti ( altrimenti sarebbe solo aggressione ) e non sanno di essere spettegolati ( o possono salvar la faccia facendo finta di non saperlo ) . Questo dà un senso di potere agli spettegolanti ( " noi sappiamo ma tu non sai che sappiamo " ) , i quali debbono essere convinti di possedere un segreto , e felici di possederlo in compagnia di molti . Quando lo spettegolato mostra di sapere , di solito avviene la piazzata ( " brutta linguaccia , so che vai a dire in giro che ... " ) . Avvenuta la piazzata , la voce è pubblica . Chi fa la piazzata , nel momento in cui ha reagito pubblicamente , ha ratificato il pettegolezzo , anche se era falso . Quindi non c ' è più nulla su cui spettegolare . Nel pettegolezzo televisivo , invece , non si parla mai male di qualcuno che non c ' è , perché sarebbe penalmente perseguibile , e perché lo spettacolo ha sapore solo se è la vittima che spettegola di sé , parlando delle proprie vicende intime . Gli spettegolati sono i primi a sapere , e tutti sanno che essi lo sanno . Non sono vittime di alcuna mormorazione . Non c ' è alcun gusto sussurrarsi il giorno dopo " hai sentito che il Tale ha ammesso ieri in Tv di essere cornuto ? " Non c ' è più segreto . In secondo luogo non si può infierire sugli spettegolati ( hanno avuto il coraggio di ammettere ) ma neppure commiserarli ( dalla confessione hanno tratto un vantaggio invidiabile , la pubblica esposizione ) . Il bello del pettegolezzo classico era che , sino a che lo spettegolato non si tradiva con la piazzata , la mormorazione poteva continuare senza limite . La comare , su un adulterio altrui , poteva campare per anni . Lo spettatore televisivo , invece , dopo che il Tale ha confessato , non ha più nulla da sapere . E infatti alla prossima puntata del programma occorrerà che qualcun altro cominci di nuovo , autospettegolandosi . Così ogni giorno c ' è un pettegolezzo nuovo , che muore appena reso pubblico , e i pettegolezzi precedenti si sono ormai autodistrutti . La Tv ha ucciso il pettegolezzo , che pure aveva importanti funzioni sociali . Placido , riprendendo Blackmur , suggeriva che il mito fosse un pettegolezzo stagionato . Probabilmente i miti sono nati come pettegolezzi , perché servivano a familiarizzarci con gli dei , compiangendone o condannandone miserie e magagne ( varrà la pena di osservare che le religioni monoteistiche non consentono il pettegolezzo , che al massimo diventa atto blasfemo , falso e bugiardo ) . Dovremmo dire che il mito , essendo racconto pubblico , non avrebbe dovuto dare agli spettegolanti il gusto di possedere alcun segreto . Ma forse il poeta tragico era colui che metteva gli spettatori nello stato d ' animo di chi ascolta un segreto per la prima volta , e ciascuno si sentiva spaventosamente e gloriosamente solo sulle gradinate affollate dell ' anfiteatro . E questo deve avere a che fare in qualche modo con la catarsi , anche se non mi azzardo a proporne nuove interpretazioni . Dovremo dire allora che il cosiddetto pettegolezzo televisivo - se pure non è pettegolezzo - ha qualcosa a che vedere con il mito ? Credo proprio di no . Il mito prende un essere divino , superiore a noi e , spettegolandone , ci dice che in fondo è per molti versi uguale a noi . La trasmissione televisiva prende un essere uguale a noi e , spettegolandone , ci dice che proprio per questo dovremmo considerarlo una divinità . Non escludo che qualche spettatore sottosviluppato possa confondere queste due dinamiche . Ma forse la memoria di Venere , che tradisce Vulcano , ha la possibilità di durare più a lungo di quella dell ' ultimo autolesionista visto sullo schermo .