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> autore_s:"FRACCAROLI ARNALDO"
AL FRONTE. DIARIO D’UN GIORNALISTA ( FRACCAROLI ARNALDO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Regione del Tonale , 16 agosto 1915 . Siamo in alta montagna a 2300 metri , in una delle zone di guerra più aspre . Il paesaggio è magnifico e terribile . Una moltitudine solenne di picchi , di rocce , dì montagne fasciate di nebbia che sfumano nel cielo , che confondono il candore delle , loro nevi nel grigiore lattiginoso delle nubi . Siamo alla metà di agosto : a Brescia di dove siamo partiti stanotte si bruciava , qui si gela . La visita dei giornalisti al fronte comincia da questa zona alpina . La carovana si è riunita l ' altro giorno a Brescia . Il sottocapo di Stato Maggiore , il generale Porro , è venuto a portarci il saluto dell ' Esercito : è stato un piccolo discorso , e un grande successo . Cosa non facile a ottenersi quando si tratta di un pubblico di giornalisti , gente notevolmente smaliziata . Siamo in una cinquantina ; trentasei italiani e quattordici fra inglesi e francesi . Ci sono anche due svizzeri : uno svizzero tedesco e uno svizzero italiano . La croce bianca della neutralità elvetica li avvolge . Ci sono anche due signore : una del Canadà e una che rappresenta una rivista inglese . I colleghi bene informati assicurano che sono due giornaliste . Può anche darsi . Questa escursione di giornalisti è guidata da un colonnello di Stato Maggiore il quale è assistito da un gruppo di eccellenti ufficiali . È un piccolo quartiere della stampa ben organizzato , non appesantito da molta burocrazia . Le visite al fronte vengono fatte individualmente , senza grida di ufficiali . Viene fissata per ogni due giorni una nuova zona da visitare , e in questa zona ci moviamo liberamente , ciascuno nella propria automobile . Coloro che amano la compagnia si son riuniti in gruppi di tre o quattro , si dividono il posto e la spesa dell ' automobile , e via . Cosi siamo partiti questa notte da Brescia , a ore diverse . E pareva che per le strade dell ' alto Bresciano e del Bergamasco rombasse una corsa d ' automobili . Fino a Edolo , su per il lago d ' Iseo e la vallata dell ' Oglio , strade quasi deserte . Poi , gran fragore di pesanti vetture automobili , di carri , un lento sfilare di colonne di munizioni e di rifornimenti , reparti di truppa in movimento . Eravamo entrati nei corridoi della guerra . Ora qua su a 2300 metri , siamo sulla linea estrema . Un largo spiazzo , qualche ingegnoso baraccamento per i soldati , un paio di capanne per gli ufficiali , appostamenti di artiglierie , ciglioni di trincee . Sono salito fin qua su in automobile , e due mesi addietro non ci si poteva venire che stentatamente a piedi . I nostri soldati hanno trasformato la disagevole mulattiera in una magnifica strada alpina larga e comoda che scala la montagna . In così breve tempo è stato compiuto il lavoro colossale , e si tratta di una cinquantina di chilometri in salita . Un prodigio ! Trovo quassù un piccolo reparto e un gruppo dì ufficiali gentilissimi . Ufficiali e soldati si trattano fraternamente , con una cordialità deliziosa che non guasta affatto la disciplina , ma la ammorbidisce , la rende spontanea . Sentono che ubbidiscono tutti a una autorità altissima e cara : la Patria . In questa zona alpina del Tonale e dello Stelvio come più avanti in tutto il fronte meridionale e orientale del Trentino , fino al Cadore e fino in Carnia la guerra non può muoversi in grandi azioni . E ’ guerra lenta di agguati e di sorprese : guerra di eroismi pazienti e ignoti , fra la maestà formidabile delle montagne , nel freddo , sulla neve . Prima di vincere il nemico bisogna vincere la montagna . Di quando in quando il silenzio è lacerato da rombi cupi che le valli profonde si rimandano sbigottite . Sono le artiglierie che si cercano e che si battono . Le montagne si destano . Sibili vertiginosi flagellano l ' aria , poi giunge un rintronar lontano di colpi ; le esplosioni . Qualche volta la musica continua per giornate intere , qualche volta tace dopo i primi colpi . Si passano giorni di lavoro indicibile , e lunghe ore di attesa paziente . Il tempo qui ha un solo valore : quello che vogliono dargli gli uomini . In questa zona alpina , l ' importanza consiste nello strappare al nemico le posizioni dominanti che fino al 24 maggio gli davano in mano le chiavi di casa nostra . Il confine austriaco penetrava in terra nostra come una lama . Ora la situazione è assai cambiata . Con l ' immediato balzo in avanti , venne sensibilmente modificata la linea di confine , fino dall ' inizio della guerra . Diceva il primo bollettino del Comando Supremo : « Le nostre truppe , prendendo ovunque l ' offensiva , occuparono i seguenti punti : Forcellina di Montozzo , Tonale , Ponte Caffaro in Val Giudicaria , terreno a nord di Ferrara di Monte Baldo , Monte Corno , Malga di Foppiano sul versante nord dei Monti Lèssini , Monte Pasubio , Monte Baffelan alla testata delle valli d ' Agno e di Leògra e altri paesi della Valle del Brenta » . Ora si continua , per allargare il confine . E le chiavi di casa nostra sono in mano nostra . Sopra il Passo del Tonale , 17 agosto . Un ' alba gelida . Si vede Edolo giù nella Val Camonica striata dalla linea scintillante dell ' Oglio . Intorno , un tempestoso panorama di cime nevate . L ' Adamello è quasi completamente mascherato dalla candida parete maestosa del Baitone . Il Tonale a 2694 metri è occupato dai nostri . Più giù , al passo del Tonale che si in sella fra i due monti , un nastro di strada segna il vecchio confine : è la grande strada che da Edolo per Ponte di Legno conduce a Bolzano . Oltre il passo , sul crestone di un monte nero d ' ombre , gli austriaci hanno stabilito un loro posto di osservazione : l ' osservatorio di Monticello , a 2800 metri . Il capitano me ne sta indicando la posizione esatta : una nuvoletta bianca si sfiocca proprio in questo momento sul crestone , poi un ' altra , poi altre ancora . Le nostre batterie lo stanno battendo a shrapnels . Ma son duri a pigliarsi mi dice l ' ufficiale . Certamente dall ' osservatorio gli austriaci vedono la vampa , e si riparano in tempo . Bisogna demolire l ' osservatorio . Vuol dire che lo demoliremo , o lo prenderemo d ' assalto ! Gli austriaci han tirato qualche volta in direzione di Ponte di Legno , ma il paese era stato sgomberato . Un giorno , in luglio , le nostre pattuglie in ricognizione avevano scovato in fondo alla Val Camonica due austriaci : interrogati , annunziarono per il giorno dopo il bombardamento di Ponte di Legno . Infatti il giorno dopo le granate vennero , ma il paese era deserto . E adesso le batterie austriache sono state sloggiate . Un fragor di colpi fondi arriva dal Baitone . Cannonate ? No . Son mine . Il Baitone è in nostra mano , e i nostri soldati gli stanno cambiando fisionomia . Però dalla spalla d ' un monte partono rombi terribili . Sono le nostre artiglierie grossissime che tempestano sul forte dl Saccarana , a oriente del passo . La voce di queste artiglierie è tremenda , e pare che più tremendo ne sia l ' effetto , perché il forte austriaco abbaiava ferocemente fino a qualche giorno addietro , contro di noi : ora tace . Ogni giorno è così mi dice un ufficiale d ' artiglieria Dobbiamo fare un lavoro di trapanazione . Lavoro lungo e paziente . Ma ogni giorno è un passo avanti . Piccolo , ma continuo . Andare in fretta , qui , non si può . Ma arriveremo . Gli austriaci son duri , la montagna è dura , ma noi siamo più elastici ... Regione dello Stelvio , 18 agosto . Nevica . Una tormenta di neve flagella l ' aria , Per la stradina mulattiera che si stacca dalla strada cantoniera dello Stelvio e che sale ripida sui fianchi della montagna , incontro qualche pattuglia di alpini che vanno in ricognizione , qualche colonna di muli che va a rifornire i distaccamenti : ombre che si muovono nel frusciar grigio del nevischio . I due alpini che mi fanno guida mostrano di non occuparsi affatto della neve . E ’ una vecchia amica , che non riposa neppure in estate . Lungo il sentiero troviamo dei gruppi di alpini che lavorano tranquillamente sotto il nevischio a costruire reticolati . Siamo certi che non li adopereremo mai mi dice un ufficiale ma bisogna farli . Tutti gli osservatoti e le posizioni di artiglieria devono essere difesi . Qui ci sono delle artiglierie ? E guardo intorno sorpreso , cercando . Niente . Roccia e neve . Non una sporgenza , non una feritoia ; il terreno appare uniforme e intatto . L ' ufficiale mi guida per un breve sentiero che gira una roccia e mi indica in silenzio l ' entrata di una galleria . È una porta aperta nel buio . Entro . Ed ecco in fondo a questo corridoio scavato nella montagna filtrare della luce . È il finestrino , introvabile dall ' esterno , che guarda le posizioni nemiche nelle montagne di fronte . Fa l ' effetto di guardare per il cerchio della lente in uno di quei baracconi da fiera i « panorami » ingranditi . Sì vede splendidamente , e non si è visti affatto . Le batterie sono rintanate in altre gallerie ugualmente profonde , scavate nella roccia : il foro della cannoniera lascia appena lo spazio alla bocca da fuoco di prendere i movimenti di mira . Dentro gli artiglieri sono più sicuri che in una fortezza . La roccia di cinque sei metri che sovrasta alla galleria è una tal cupola corazzata che non può temere violenza di proiettili . Questi lavori sono anche più sorprendenti più in alto , a tremila metri , dove la posizione permette di dominare il passo dello Stelvio e le montagne ancora austriache che gli stanno di fronte . Dietro alla roccia che serve da muraglia è tutto un sistema di gallerie , di passaggi coperti , di fosse di comunicazione . Dall ' osservatorio si distinguono al canocchiale i trinceramenti degli austriaci , si vede al passo dello Stelvio l ' albergo Ferdinandshöhe mezzo rovinato dai nostri tiri - l ' albergo è effettivamente una caserma austriaca - e si vedono i posti avanzati degli alpini aggrappati alla montagna alla quale stanno dando lentamente l ' assalto . Gli austriaci stanno in alto ; gli alpini si arrampicano sui fianchi . Dalle alture , gli austriaci sparano fucilate , rotolano massi , tentano discese notturne . Niente ! Gli alpini salgono , fanno balzi da un macigno all ' altro , vi si riparano dietro , vi si trincerano , resistono , contrattaccano , continuano a salire : ostinati meravigliosi , invincibili . Quando la molestia nemica si fa più aspra , intervengono da queste altre montagne le nostre artiglierie . Il capitano che comanda la batteria viene all ’ osservatorio , scruta la montagna di fronte dalla quale partono le fucilate contro i nostri soldati più sotto , e ordina il fuoco . La montagna rugge . Nuvolette bianche sbocciano in fila sopra i trinceroni nemici , con la regolarità con cui si accendono le candele sugli altari . La fucileria austriaca cessa : gli austriaci che vi stanno trincerati hanno dovuto pensare a ripararsi . E gli alpini , più sotto , lasciati tranquilli , ricominciano a lavorare , ricominciano a salire . Le montagne si conquistano così , fino all ’ impeto finale dell ' assalto alla baionetta E questa è la vita d ' ogni giorno e d ' ogni notte delle nostre truppe alpine . Condino nel Trentino , 20 agosto La mattina del 24 maggio , appena dichiarata la guerra , le nostre truppe si precipitarono innanzi subito , su tutto il fronte . Qui nella Va ] Giudicaria il confine era a Ponte Caffaro . Dinanzi alla irruzione dei bersaglieri e della cavalleria il piccolo presidio austriaco fuggì , e nella fuga cercò di allarmare gli abitanti della vallata . - - Arrivano gli Italiani : Salvatevi ! Arrivano gli Italiani ? Tanto meglio - E gli abitanti rimasero , quei pochi abitanti che l ' Austria vi aveva lasciati , dopo aver reclutati o internati quanti poteva . Una famiglia fuggì in quella notte : la famiglia dei conti Ladrone , fedelissima agli Absburgo . Fuggì in gran furia dal Castello di Lodrone , abbandonando ogni cosa : argenteria , valori , quadri , abiti , biancheria , tutto . In cucina i nostri soldati trovarono i preparativi per la colazione . I letti disfatti erano ancora tepidi . Ora Lodrone è italiana , e il battesimo è stato consacrato sul muro della prima casa con una grande scritta : Regno d ' Italia Comune di Lodrone . Comincia da qui la vera invasione del Trentino , l ' avanzata su Trento che si sviluppa poi da tutte le altre vie : da Ala verso Rovereto , dalla Vallarsa verso Rovereto , dalla Valsugana per Borgo e per la valle del Brenta , dal Cadore e dall ' Ampezzano per la strada delle Dolomiti . L ' avanzata in Val Giudicaria non ha incontrato troppa resistenza : piccoli scontri , ostacoli di ponti e di strade fatti saltare e prontamente riparati , tentativi di artiglierie nemiche sollecitamente smontati . Ora il vecchio confine non segna più che un ricordo , e le indicazioni stradali hanno conservato le stesse scritte di prima , ma i pali han mutato colori e sono guardati da sentinelle italiane . Lodrone coi suoi due vecchi castelli , uno dei quali fu bruciato nel 1848 dai volontari italiani , Darzo , Cà Rossa , Storo che nel '66 accolse il quartier generale di Garibaldi , la Val d ' Ampola per la quale si arriva a Bezzecca , Condino , capoluogo della Giudicaria , sono tutti italiani . E pure trovandosi in mezzo alla guerra vivono la loro vita tranquilla , sotto la protezione dei nostri soldati . Solo da Condino in avanti fu necessario lo sgombero degli abitanti perché il terreno è ancora battuto dalle due artiglierie , e quella austriaca ha la malvagia abitudine di inferocire contro i , villaggi e le città che fu costretta ad abbandonare . Inferocisce probabilmente perché capisce che l ' Austria non li potrà più riprendere . Ala , 23 agosto . Fra le cittadine conquistate nel basso Trentino , Ala è la sola dove l ' avanzata italiana fu combattuta proprio in città . La piazzetta del Mosè porta ancora sui muri i morsi delle mille pallottole di fucile che da oltre torrente gli austriaci trincerati alla Villa Brazil spararono contro il primo reparto delle nostre truppe . E non si chiama più la piazzetta del Mosè , da allora : ha preso il nome del generale che guidava i nostri soldati , il generale portentoso che una fucilata doveva poi uccidere due mesi più tardi fra le Dolomiti : Antonio Cantore . Ala s ' è fatta italiana il 27 maggio . E il primo a entrarvi solo in automobile col suo capo di Stato Maggiore , fu appunto il generale Cantore . Gli austriaci avevano fatto saltare la linea ferroviaria sull ' Adige , avevano tentato di far franare la strada , avevano distrutto un molino , e devastata la stazione . I soldati nostri entrarono dalla piazza dei Cappuccini . La strada era sbarrata da una barricata di travi e di alberi abbattuti . Un capitano obbligò i primi cittadini incontrati a levarla : Ala italiana non doveva soffrire l ' umiliazione di aver lasciato sbarrare la strada ai fratelli che venivano a liberarla . Arrivati all ' altro capo della cittadina , i soldati nostri furono accolti dalla raffica di fucilate . Gli austriaci ottimamente riparati dietro alle trincee di Villa Brazil li aspettavano lì . E fu allora che una giovanetta ardita , la signorina Maria Abriani , si offerse di guidare gli italiani a una collina dalla quale si sarebbe potuto controbattere il nemico , e li precedette intrepida sotto il fuoco furibondo degli austriaci : sorridente ed entusiasta . Delizioso di significazione simbolica questo eroismo della fanciulla che guida verso la vittoria i liberatori della sua terra . Quella sera stessa , dopo cinque ore di fuoco , Ala era italiana . Poi l ' avanzata procedette , lungo la Val d ' Adige rudemente tagliata nella roccia : Marani , Pilcante , Santa Lucia , Santa Margherita , Serravalle , Chizzola ... Dalle nostre posizioni avanzate si vede biancheggiar lontano pochi chilometri , allo svolto della valle , dietro allo sperone di Zugna Torta , la prima borgata di Rovereto . Dal lago di Garda fino alla Vallarsa la marcia su Rovereto procede concorde : dall ' Altissimo giù per i monti fino alla Val d ' Adige , e poi nel gruppo dei Lèssini è tutta una fascia che si allarga per stringere la bella città della Valle Lagarina . Rovereto è deserta ; e alla notte è buia come Riva , la cittadina graziosa annidata all ’ estremo limite del lago di Garda , e che appare desolata , da Malcèsine . La fantastica impresa dei sei alpini che in una notte di bufera si calarono in territorio nemico a distruggere l ' impianto idroelettrico del Ponale ha tolto la luce a tutta questa zona . E alla notte il lago magnifico non è illuminato a sprazzi che dalle lame di luce dei nostri proiettori . Forte austriaco del Pozzacchio , 24 agosto . L ' Austria ha gridato al tradimento dell ' Italia . Povera buona ingenua Austria ! Voleva che l ' Italia aspettasse fino al momento in cui l ' Austria terminati tutti i suoi preparativi contro di noi le dicesse : « Ora che sono pronta e sicura , la guerra te la faccio io ! » . L ' Italia ha avuto il gravissimo torto di prevenirla , ed ecco che nel terreno conquistato troviamo ad ogni passo le prove della guerra che la buona alleata ci preparava . Questo forte del Pozzacchio in Vallarsa , conquistato di sorpresa dai nostri il mattino del 3 giugno , è un ' opera colossale . Non è costruito : è scavato nella roccia , a 980 metri d ' altezza . Gli austriaci vi lavoravano attorno ansiosamente : faceva parte del vasto sistema di opere militari che doveva rendere sicura quella invasione in Italia , della quale si parlava e si scriveva apertamente in Austria . Fra due anni , il Pozzacchio sarebbe stato un forte formidabile . Gli austriaci vi hanno profuso milioni . La montagna è stata scavata fino a profondità incredibili : è tutto un intrico di corridoi sotterranei , di sale , di depositi di munizioni , di piazzole per i pezzi : gallerie buie in fondo alle quali occhieggia qualche feritoia malamente interrata . Il cupolone di roccia ha una base di due chilometri quadrati . Arrivandovi di sorpresa , i nostri soldati vi han trovato le cupole corazzate in acciaio fuso : blocchi enormi di uno spessore di 120 millimetri , ancora montati sui carri coi quali erano stati portati fin quassù . E macchinari non irreparabilmente infranti dagli austriaci prima di fuggire , e automobili rovesciate giù nel burrone , e carrelli , e perforatrici . Tutto un arsenale . Prima di fuggire gli austriaci hanno anche dato fuoco alla caserma e alla palazzina degli ufficiali , ma molte cose son rimaste . Così vediamo che per il presidio v ' erano termosifoni , bagni , vasche , docce , un impianto elettrico con fili di fulminazione applicati alle finestre . E abbiamo anche trovato una bella strada di quattro chilometri che si allaccia alla strada di Rovereto . Mancava naturalmente la strada dal lato italiano : e gli italiani hanno riparato subito alla deficienza . L ' Austria stava facendo il forte di Pozzacchio per l ' Italia , ma non avrebbbe certo pensato mai di farlo per l ' Italia in questo modo ! Fiera di Primiero , settembre Le intenzioni dell ' Austria verso l ' Italia vogliono altre documentazioni ? Ecco qui la strada militare del Broccon che attraversa la Val Corteila e la Val Tolva fino alla Val del Brenta : quarantaquattro chilometri di magnifica strada sui fianchi delle montagne fra i mille e i duemila metri d ' altezza , da Imer presso Fiera di Primiero fino a Borgo , che ho fatto stamattina in automobile . Strada esclusivamente militare , come esclusivamente militari sono i forni elettrici di Fiera e d ' altri paesi della zona , capaci di preparare pane per interi corpi d ' armata . Era la grande campagna contro di noi che si organizzava , con una precisione meticolosa . Guai se ci fossimo lasciati cogliere ! L ' Austria , malgrado le impazienze degli ambienti militari e dell ' ucciso arciduca , non ci aveva ancora attaccato perché non era ancora perfettamente pronta . Aspettava . Per fortuna nostra , l ' Italia non le ne ha lasciato il tempo . E giù dalla vecchia frontiera sono traboccati i soldati italiani , e hanno invaso questa terra che si mantenne italiana sempre , e dove si parla con commovente dolcezza il dialetto di Venezia dapertutto . È tutta una festa d ' armi : d ' armi italiane . Bersaglieri , alpini , fucilieri , artiglieri , cavalleggeri , carabinieri : sono dapertutto , nei paesi in fondo alle valli e sulle cime delle montagne , dove si combatte e dove si prepara l ' altra vittoria che seguirà . Nel fuggire , gli austriaci hanno incendiato San Martino di Castrozza ch ' era deliziosa di alberghi tra il verde e adesso è nera di rovine bruciacchiate , volevano incendiare Fiera di Primiero , hanno bombardato Borgo e Pieve di Livinallongo dopo essere stati costretti ad abbandonarli . E ’ il saluto di congedo . Altre città , altri paesi dovranno purtroppo sopportarlo . Ma bisogna rassegnarsi : sarà l ' ultimo saluto degli austriaci .