StampaPeriodica ,
NEW
YORK
,
ottobre
-
Caro
direttore
,
devo
assolutamente
parlarti
di
Nixon
perché
sono
stata
alcuni
giorni
con
lui
e
Mi
auguro
che
la
sorpresa
non
ti
turbi
troppo
.
Tu
sai
bene
che
l
'
uomo
non
è
mai
stato
il
mio
principe
azzurro
.
Però
mi
avevano
detto
che
il
Nixon
1968
era
un
nuovo
Nixon
e
come
potevo
resistere
alla
tentazione
di
seguirlo
,
ascoltarlo
?
Poteva
anche
darsi
che
gli
sentissi
dire
«
non
voglio
più
bene
al
generalissimo
Franco
»
,
oppure
«
basta
con
le
differenze
razziali
»
,
oppure
«
io
sono
con
i
giovani
dai
capelli
lunghi
»
.
Ti
pare
?
La
psicanalisi
fa
miracoli
,
a
volte
.
E
,
mi
avevano
detto
,
il
miracolo
del
nuovo
Nixon
si
deve
alla
psicanalisi
.
Ricorderai
infatti
che
dopo
la
sconfitta
subita
nel
1960
a
opera
di
John
Kennedy
,
al
povero
Nixon
non
gliene
andò
più
una
bene
.
Si
presentò
candidato
a
governatore
della
California
e
perse
clamorosamente
.
Cercò
la
nomina
del
Partito
Repubblicano
per
battere
Johnson
,
e
gli
preferirono
Goldwater
.
Sicché
alla
fine
decise
di
recarsi
da
uno
psicanalista
e
sapere
che
cosa
vi
fosse
di
sbagliato
in
lui
(
il
che
richiese
moltissimo
tempo
)
e
Richard
Nixon
uscì
dalle
sue
mani
completamente
cambiato
.
Ciò
gli
permise
:
1
)
di
tornare
alla
professione
legale
e
fare
un
mucchio
di
soldi
in
Wall
Street
;
2
)
essere
scelto
come
candidato
alle
elezioni
del
prossimo
autunno
.
Episodio
,
quest
'
ultimo
,
che
La
Stampa
di
Torino
ha
giustamente
definito
la
resurrezione
più
grossa
dopo
quella
di
«
Lazzaro
»
.
Be
'
,
i
Lazzari
hanno
sempre
sedotto
.
Così
saltai
su
un
aereo
e
mi
recai
a
Santa
Barbara
,
in
California
,
dove
Nixon
stava
tenendo
la
campagna
elettorale
e
dove
ebbi
la
mia
prima
sorpresa
.
Sai
,
perché
?
Perché
era
sabato
e
il
sabato
,
come
la
domenica
,
il
signor
Nixon
non
si
fa
vedere
:
riposa
.
Il
suo
dottore
esige
così
.
Affinché
non
si
stanchi
.
Per
la
stessa
ragione
però
il
suo
dottore
esige
che
egli
riposi
altri
due
giorni
dopo
avere
lavorato
il
lunedì
il
martedì
il
mercoledì
,
il
signor
Nixon
riposa
il
giovedì
e
il
venerdì
:
insomma
se
ne
sta
senza
far
nulla
quattro
giorni
su
sette
e
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Accidenti
dirai
tu
,
mica
grullo
:
magari
lo
potessi
far
io
.
D
'
accordo
.
Ma
tu
,
scusa
,
non
vuoi
mica
avere
in
mano
il
destino
dell
'
America
e
in
certo
senso
del
mondo
.
E
se
il
signor
Nixon
riposa
quattro
giorni
su
sette
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Mi
sembra
un
po
'
strano
e
,
comunque
sia
,
egli
continuò
a
riposarsi
non
fino
a
domenica
sera
ma
fino
alle
sei
di
lunedì
pomeriggio
,
ora
in
cui
giunse
alla
base
militare
aerea
di
El
Toro
per
darmi
una
seconda
sorpresa
:
la
sua
paura
di
essere
ucciso
.
D
'
accordo
anche
su
questo
:
mi
rendo
bene
conto
che
quanto
a
fucilate
,
revolverate
,
eccetera
,
i
leader
americani
sono
più
sicuri
in
Vietnam
che
negli
Stati
Uniti
.
Però
tutti
quelli
che
hanno
ammazzato
negli
ultimi
anni
e
negli
ultimi
mesi
,
John
Kennedy
,
Bob
Kennedy
,
Malcom
X
,
Martin
Luther
King
,
appartenevano
all
'
altra
parte
della
barricata
.
Onestamente
non
vedo
i
motivi
di
tanta
paura
.
E
poi
si
torna
al
discorso
di
prima
:
se
fa
'
così
ora
,
che
diavolo
farà
da
presidente
?
Farà
assaggiare
il
cibo
a
un
cane
tutte
le
volte
che
mangia
?
Terrà
una
guardia
del
corpo
nel
letto
?
Io
quando
mi
trovai
sotto
gli
occhi
quelle
decine
e
decine
di
agenti
del
servizio
segreto
,
rimasi
di
sasso
.
Li
riconoscevi
bene
dal
bottone
giallo
,
verde
e
nero
che
portavano
alla
giacchetta
,
particolare
che
li
rendeva
nient
'
affatto
segreti
,
e
con
quei
bottoni
stavano
dappertutto
:
perfino
nel
gabinetto
delle
signore
(
lo
so
perché
ci
andai
e
ne
trovai
uno
che
volle
vedere
i
miei
documenti
)
,
perfino
sui
due
elicotteri
che
volavano
bassi
sulla
base
di
El
Toro
cercando
(
suppongo
)
artiglieria
pesante
nascosta
dai
vietcong
.
Poi
l
'
aereo
di
Nixon
atterrò
,
Nixon
ne
scese
,
essi
formarono
come
quella
nuvola
intorno
a
lui
,
e
attraverso
quella
nuvola
vidi
,
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
,
il
quasi
-
certo
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Fammi
subito
dire
che
le
fotografie
e
la
televisione
lo
aiutano
molto
:
visto
da
vicino
non
dice
nulla
di
buono
.
Tanto
per
cominciare
,
ha
quella
faccia
tutta
spostata
a
destra
come
se
gli
avessero
sbattuto
sopra
un
'
usciata
:
e
ciò
ti
dà
un
certo
malessere
.
Poi
assomiglia
a
un
commissario
sovietico
:
e
ciò
ti
mette
addosso
l
'
agitazione
.
Sul
serio
:
c
'
è
qualcosa
in
comune
tra
lui
e
i
capi
russi
cui
è
sempre
piaciuto
,
del
resto
.
La
sua
ineleganza
,
ecco
,
la
sua
camminata
pesante
,
la
sua
gelida
consapevolezza
di
poter
fare
di
te
ciò
che
vuole
:
democrazia
o
no
.
Ti
sorride
ad
esempio
e
nello
stesso
momento
in
cui
ti
sorride
capisci
che
non
gli
importa
un
bel
nulla
di
sapere
cosa
vuoi
e
cosa
pensi
perché
in
cuor
suo
ha
già
deciso
cosa
devi
volere
e
pensare
,
cosa
ti
darà
in
conseguenza
.
Guarda
mi
venne
addosso
un
nervoso
che
mi
girai
subito
verso
sua
moglie
,
a
proposito
della
quale
non
saprei
cosa
dire
.
Fuorché
questo
anche
a
lei
le
fotografie
giovano
molto
.
In
quelle
sembra
chissà
che
,
in
persona
non
sa
proprio
di
nulla
e
l
'
unica
cosa
che
ti
colpisce
in
lei
è
l
'
orchidea
che
porta
sulla
spalla
sinistra
:
un
'
orchidea
grossa
come
un
cavolfiore
.
Qualcuno
deve
averle
detto
che
l
'
orchidea
fa
la
signora
e
lei
non
vi
rinuncia
:
del
resto
in
America
piace
così
.
Le
donne
dicevano
:
«
Isn
'
t
she
an
elegant
lady
?
Non
è
una
dama
elegante
?
»
.
C
'
erano
molte
donne
ad
attenderli
,
per
lo
più
mogli
degli
ufficiali
di
El
Toro
.
S
'
eran
portate
dietro
i
bambini
e
,
come
si
usava
da
noi
trenta
o
quarant
'
anni
fa
,
non
farmi
dire
per
chi
,
li
porgevano
a
Nixon
:
perché
li
baciasse
.
Ne
baciò
tanti
.
Poi
,
quando
n
'
ebbe
baciati
abbastanza
,
salì
su
un
'
auto
blindata
e
partì
:
per
recarsi
a
scambiare
le
idee
col
suo
amico
Bebe
Rebozo
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Bebe
,
che
gli
americani
pronunciano
Bibi
,
è
un
banchiere
cubano
i
cui
interessi
nell
'
America
Latina
sono
forti
quanto
la
sua
influenza
in
Wall
Street
.
Forse
per
questo
non
molla
mai
Nixon
e
Nixon
non
molla
mai
lui
:
dove
vedi
l
'
uno
c
'
è
l
'
altro
.
L
'
opinione
di
tutti
è
che
se
Nixon
andrà
alla
Casa
Bianca
,
Bebe
detto
Bibi
diverrà
per
lui
ciò
che
Ted
Sorensen
e
Arthur
Schlesinger
erano
per
John
Kennedy
.
L
'
ho
conosciuto
,
sai
,
e
me
l
'
hanno
presentato
.
Ha
due
occhi
spietati
.
I
giornalisti
che
lo
conoscono
bene
sostengono
che
infatti
è
crudele
.
Se
un
giornalista
scrive
male
di
Nixon
,
Bebe
detto
Bibi
corre
a
dargli
la
mano
e
gliela
stringe
così
:
con
la
sinistra
gli
cerca
i
nervi
del
polso
e
glieli
schiaccia
,
con
la
destra
gli
afferra
le
dita
e
gliele
piega
all
'
indietro
:
finché
il
disgraziato
urla
di
dolore
.
Io
non
ci
credo
,
intendiamoci
:
ma
sembra
che
una
volta
lo
abbia
fatto
anche
a
Nixon
,
per
punirlo
di
uno
sbaglio
che
Nixon
aveva
commesso
.
Ora
ti
racconto
lo
sbaglio
che
qui
è
arcinoto
.
Come
sai
,
Nixon
ha
due
figlie
:
Julie
e
Tricia
,
entrambe
in
età
da
marito.Julie
è
già
a
posto
,
graziaddio
,
perchè
fidanzata
sin
dalla
più
tenera
infanzia
con
un
nipote
di
Eisenhower
che
presto
sposerà
.
Tricia
invece
non
è
fidanzata
con
nessuno
,
il
che
è
una
preoccupazione
.
Un
giorno
Nixon
le
chiede
:
«
Ma
non
ce
l
'
hai
un
ragazzo
Tricia
?
»
.
E
Tricia
sospira
,
risponde
che
ce
l
'
aveva
ma
l
'
ha
lasciata
.
«
Per
chi
?
»
.
Per
nessuna
,
risponde
Tricia
,
per
andarsene
volontario
in
Vietnam
.
Passa
un
po
'
di
tempo
e
Nixon
le
chiede
:
«
Tricia
,
che
ne
è
di
quel
ragazzo
in
Vietnam
?
»
Tricia
sospira
e
risponde
ma
pensa
papà
,
sembra
che
vi
sia
morto
.
Esclamazioni
di
sorpresa
,
di
dolore
,
e
poi
proprio
in
quei
giorni
la
rivista
Mc
Calls
chiede
a
Nixon
un
articolo
su
«
I
nostri
ragazzi
in
Vietnam
»
.
Nixon
accetta
e
cosa
ti
mette
insieme
?
Proprio
la
storia
del
ragazzo
di
Tricia
.
La
scrive
anche
benino
,
con
la
retorica
giusta
.
Questo
ragazzo
che
parte
per
il
Vietnam
,
mentre
Tricia
piange
.
Questo
ragazzo
che
alla
fine
muore
,
mentre
Tricia
piange
.
Piangono
anche
alcune
decine
di
milioni
di
americani
leggendola
:
avresti
pianto
anche
tu
,
direttore
,
perché
era
commovente
davvero
.
E
tale
resta
fino
al
giorno
in
cui
,
chi
l
'
avrebbe
detto
,
Mc
Calls
riceve
una
letterina
di
questo
ragazzo
:
con
l
'
ingiunzione
che
sia
pubblicata
.
Il
signor
Nixon
,
dice
il
ragazzo
,
deve
aver
preso
un
abbaglio
.
O
deve
essere
stato
male
informato
da
Tricia
.
Perché
non
solo
lui
è
vivo
:
in
Vietnam
non
ci
è
mai
andato
o
non
ci
andrebbe
nemmeno
se
ce
lo
mandassero
a
calci
.
Tricia
smise
di
vederla
,
è
ben
vero
:
ma
perché
gli
piaceva
di
più
un
'
altra
che
ora
ha
sposato
e
con
la
quale
è
felice
.
Il
signor
Nixon
farebbe
meglio
a
controllare
le
cose
prima
di
fare
certe
figure
e
,
se
continua
a
far
certe
figure
,
cosa
c
'
è
di
nuovo
nel
nuovo
Nixon
?
Dopo
il
colloquio
con
Bebe
-
Bibi
Rebozo
,
ritrovai
Nixon
a
Yorba
Linda
:
il
sobborgo
di
Los
Angeles
dove
Nixon
nacque
cinquantasei
anni
fa
e
dove
Nixon
giunse
con
un
corteo
di
poliziotti
che
sarebbe
bastato
a
Johnson
.
Un
mucchio
di
gente
era
lì
ad
attenderlo
,
in
massima
parte
massaie
coi
bigodini
in
testa
e
i
pargoli
in
braccio
.
C
'
erano
anche
alcuni
ragazzi
come
il
ragazzo
di
Tricia
,
però
alzavan
cartelli
con
la
fotografia
di
Eugene
Mc
Carthy
.
Uno
agitava
un
foglio
sul
quale
era
scritto
:
«
Nixon
?
Humphrey
?
Wallace
?
Sono
contento
di
non
avere
ventun
anni
»
.
Con
ciò
alludendo
al
fatto
che
non
poteva
votare
perché
in
America
non
si
vota
fino
a
ventun
anni
.
Perbacco
,
vorrei
proprio
sapere
se
Nixon
lo
vide
quel
foglio
.
Ma
forse
non
lo
vide
:
era
troppo
occupato
a
parlare
dei
giorni
in
cui
abitava
a
Yorba
Linda
e
sognava
orizzonti
più
vasti
,
o
dei
giorni
in
cui
sua
moglie
era
maestra
di
scuola
a
Yorba
Linda
e
vinse
un
maiale
in
premio
.
O
forse
vinse
un
premio
per
un
maiale
.
Che
aveva
allevato
.
Non
capii
,
non
ricordo
,
le
ultime
parole
si
persero
tra
gli
urli
della
folla
che
i
poliziotti
e
gli
agenti
del
servizio
segreto
spingevano
per
preparare
un
passaggio
a
Nixon
,
che
doveva
visitare
la
casa
in
cui
nacque
.
La
casa
era
di
legno
,
modesta
.
Dinanzi
c
'
era
una
lapide
su
cui
avevan
scolpito
:
«
Casa
Natale
Di
Richard
Nixon
Che
Grazie
Alla
Devozione
Per
Il
Suo
Paese
Salì
Alla
Vicepresidenza
Degli
Stati
Uniti
.
1952-1960»
.
Sai
quelle
lapidi
che
noi
dedichiamo
ai
padri
della
patria
e
agli
eroi
:
però
dopo
che
sono
morti
da
tempo
.
Io
la
guardavo
,
perplessa
,
e
la
domanda
del
ragazzo
di
Tricia
mi
pungeva
il
cervello
:
ostinata
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Nemmeno
i
palloncini
gli
fecero
festa
La
risposta
venne
ore
dopo
,
al
comizio
che
Nixon
tenne
all
'
auditorium
di
Disneyland
per
diecimila
persone
:
tutte
bianche
.
Infatti
non
ho
mai
visto
un
negro
in
questa
campagna
repubblicana
e
in
particolare
con
Nixon
.
Sembra
che
i
negri
non
lo
amino
affatto
e
che
il
sentimento
sia
ricambiato
da
Nixon
il
quale
non
li
assume
neanche
come
autisti
o
sguatteri
.
Tale
particolare
ad
ogni
modo
esula
da
ciò
che
voglio
dirti
,
e
ciò
che
voglio
dirti
è
che
un
comizio
di
Nixon
merita
d
'
essere
visto
.
Non
solo
perché
le
ideologie
non
vi
sono
mai
discusse
:
gli
americani
come
Nixon
sono
tipi
pratici
e
non
si
perdono
mai
nei
meandri
della
dialettica
e
della
filosofia
che
del
resto
ignorano
.
Ma
soprattutto
perché
lo
spettacolo
assomiglia
a
un
carnevale
.
Le
bandiere
americane
erano
rette
da
strane
bambine
con
strani
vestiti
e
strani
cappelli
,
le
Nixonette
,
e
sui
cappelli
era
scritto
«
Io
voglio
bene
a
Nixon
»
.
L
'
esecuzione
delle
musiche
era
affidata
a
strani
giovanotti
vestiti
con
strane
uniformi
che
ricordavano
molto
i
costumi
dell
'
operetta
La
vedova
allegra
:
sai
quelli
con
gli
alamari
d
'
oro
e
le
piume
.
Del
resto
anche
i
motivi
che
suonavano
erano
più
o
meno
i
motivi
di
La
vedova
allegra
.
Ovunque
pendevan
cartelli
di
questo
tenore
:
«
Dai
,
Dick
dai
!
»
.
«
Forza
,
Dick
corri
!
»
.
«
Io
amo
Dick
.
Snoopy
ama
Dick
»
(
Snoopy
è
un
personaggio
di
Charlie
Brown
)
.
«
Pat
come
prima
signora
»
.
L
'
intera
faccenda
era
abbastanza
buffa
,
eppure
ti
metteva
addosso
una
tale
tristezza
.
Forse
perché
almeno
tre
quarti
della
folla
era
composta
da
persone
anziane
.
Non
ho
mai
visto
tante
persone
anziane
come
a
quel
comizio
di
Nixon
.
Avresti
detto
a
osservarlo
che
la
popolazione
tra
i
vent
'
anni
e
i
quaranta
era
scomparsa
da
Disneyland
.
Giacché
avevo
ragione
io
,
direttore
,
quando
dicevo
che
ascoltare
Nixon
è
come
tornare
indietro
di
almeno
quindici
anni
,
cioè
ai
tempi
di
Eisenhower
,
della
Guerra
Fredda
,
della
Grande
Paura
.
Avevo
ragione
io
a
dire
che
accettarlo
significa
non
rendersi
conto
di
quel
che
è
successo
in
questi
quindici
anni
.
Perbacco
!
In
ogni
parte
del
mondo
nascono
fermenti
nuovi
,
i
vecchi
valori
vengono
riesaminati
,
perfino
il
modo
di
discutere
è
cambiato
,
si
inneggia
ai
cecoslovacchi
,
i
Beatles
vengono
onorati
dalle
regine
.
Ma
in
quel
comizio
non
te
ne
ricordavi
:
congelato
dentro
un
passato
decrepito
,
sentivi
gli
occhi
riempirsi
di
lacrime
.
Meno
male
che
i
palloncini
provocarono
qualche
risata
.
I
palloncini
sai
,
fanno
parte
del
cerimoniale
nixoniano
.
Secondo
quel
cerimoniale
erano
stati
chiusi
dentro
grandi
reti
sospese
al
soffitto
e
le
reti
dovevano
aprirsi
all
'
arrivo
di
Nixon
affinché
i
palloncini
cadessero
giù
in
una
pioggia
colorata
e
leggera
:
a
simboleggiare
la
gioia
.
Ma
quando
Nixon
arrivò
la
reti
non
si
aprirono
per
niente
.
Tecnici
e
volontari
tiravano
le
funi
,
scuotevano
le
reti
,
lanciavano
ordini
colmi
di
imbarazzo
,
di
rabbia
.
Nixon
puntava
il
dito
al
soffitto
per
darsi
un
contegno
,
la
signora
Nixon
si
torceva
le
mani
per
superare
l
'
angoscia
:
ma
tutto
ciò
che
accadeva
era
la
liberazione
di
un
palloncino
che
ogni
tanto
scendeva
giù
come
un
orfano
.
E
la
faccenda
durò
fino
al
momento
in
cui
Nixon
mormorò
:
«
To
hell
with
them
»
,
all
'
inferno
,
poi
pronunciò
quel
discorso
che
è
sempre
lo
stesso
discorso
ovunque
vada
e
a
chiunque
parli
.
Ma
riguarda
anche
noi
.
Molto
da
vicino
.
«
La
guerra
nel
Vietnam
la
risolvo
a
modo
mio
»
Disse
anzitutto
ordine
e
legge
:
due
parole
bellissime
quando
non
suonino
come
una
sacra
minaccia
.
Perché
,
accidenti
,
la
legge
è
sacra
e
l
'
ordine
è
una
necessità
:
ma
che
razza
di
legge
è
una
legge
che
ti
nega
il
diritto
di
cambiare
la
legge
,
che
razza
di
ordine
è
un
ordine
che
ti
nega
la
libertà
di
protestare
?
La
voce
dell
'
America
,
questa
America
che
ormai
invade
le
nostre
vite
,
ci
piaccia
o
no
,
non
è
forse
nata
da
quel
diritto
e
da
quella
libertà
?
E
poi
disse
basta
con
le
critiche
agli
Stati
Uniti
,
bisogna
restaurare
nel
mondo
il
rispetto
per
gli
Stati
Uniti
,
la
guida
degli
Stati
Uniti
.
E
poi
disse
basta
,
con
queste
chiacchiere
sul
Vietnam
,
se
le
trattative
di
Parigi
sono
a
un
punto
morto
,
quando
lui
viene
letto
lui
dice
ad
Hanoi
mi
avete
stufato
,
la
guerra
la
risolvo
da
me
a
modo
mio
cioè
con
la
forza
.
A
questo
punto
sentii
un
brivido
nella
schiena
.
Stavo
per
abbandonarmi
ad
atroci
pensieri
,
quando
il
signor
Nixon
si
mise
a
parlare
di
noi
.
E
disse
che
gli
americani
erano
stufi
,
sì
stufi
,
di
morire
per
gli
europei
,
spendere
i
soldi
per
gli
europei
,
lavorare
per
gli
europei
,
fare
l
'
elemosina
agli
europei
.
E
i
diecimila
si
alzarono
in
piedi
,
applaudendo
,
inneggiando
,
bravo
Dick
,
giusto
Dick
,
e
allora
neanche
quello
che
mi
era
sembrato
buffo
,
come
le
nixonette
,
i
suonatori
,
i
palloncini
,
mi
parve
più
buffo
.
Mi
parve
anzi
tragico
,
mi
parve
senza
speranza
,
e
abbandonai
quel
comizio
,
e
lasciai
la
campagna
elettorale
di
Nixon
.
Lo
rividi
a
uno
di
quei
pranzi
che
il
Partito
repubblicano
organizza
per
raccogliere
fondi
destinati
a
far
eleggere
Nixon
.
Il
pranzo
si
svolgeva
a
New
York
,
all
'
hotel
Americana
.
Il
prezzo
per
ogni
coperto
era
di
mille
dollari
:
oltre
seicentoventimila
lire
italiane
.
Mi
recai
a
dare
uno
sguardo
e
devo
ammettere
che
a
condurmi
lì
fu
principalmente
la
curiosità
di
sapere
cosa
si
mangia
con
seicentoventimila
lire
a
testa
.
Uova
d
'
oro
?
Insalata
di
rubini
e
smeraldi
?
L
'
aria
profumava
di
soldi
,
di
sogni
grinzosi
,
e
il
salone
era
pieno
dei
soliti
vecchi
.
Mi
avvicinai
a
un
tavolo
,
agguantai
un
menu
,
e
diceva
:
antipasto
di
granchio
,
filetto
con
broccoli
,
mousse
di
albicocca
.
Nient
'
altro
e
ti
giuro
,
sentii
fame
per
loro
:
poveri
nixoniani
.
E
sentii
fame
per
molte
altre
cose
,
ad
esempio
per
l
'
America
che
abbiamo
amato
tanto
e
vorremmo
ancora
amare
.
E
ora
,
direttore
,
ti
saluto
.
Sono
stata
superficiale
?
Forse
,
senz
'
altro
.
Ma
il
soggetto
non
meritava
di
più
.
Le
inchieste
Gallup
danno
la
vittoria
di
Nixon
per
certa
,
e
la
signora
Nixon
annuncia
che
alla
Casa
Bianca
le
piacerebbe
mettere
ovunque
i
tappeti
da
parete
a
parete
«
perché
lei
nella
vita
è
sempre
stata
per
i
tappeti
da
parete
a
parete
»
.
Gliene
mandiamo
uno
in
regalo
?
Giusto
per
dimostrarle
che
non
siamo
i
miserabili
che
a
suo
marito
dice
.
Affezionatamente
tua
.
StampaPeriodica ,
CAPE
KENNEDY
,
dicembre
-
Per
andare
sulla
Luna
si
parte
da
qui
:
un
punto
del
nostro
pianeta
che
un
tempo
chiamavano
Cape
Canaveral
ed
ora
chiamano
Cape
Kennedy
,
dal
nome
dell
'
uomo
che
pagò
con
la
vita
anche
il
sogno
di
navigare
gli
spazi
.
La
regione
dove
esso
si
trova
è
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Florida
,
è
baciata
da
un
'
estate
perpetua
,
ed
è
considerata
il
grosso
laboratorio
scientifico
dell
'
emisfero
occidentale
.
Dico
occidentale
perché
per
andare
sulla
Luna
si
parte
,
chiunque
lo
sa
,
anche
da
un
altro
punto
del
nostro
pianeta
:
quello
nella
regione
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Kazahstan
.
Lì
però
bisogna
parlare
benissimo
il
russo
,
essere
iscritti
al
partito
locale
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
della
Florida
.
Tutto
il
contrario
di
ciò
che
accade
in
Florida
dove
bisogna
parlare
benissimo
inglese
,
non
essere
iscritti
al
partito
suddetto
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
del
Kazahstan
.
Tra
le
due
regioni
v
'
è
infatti
una
concorrenza
spietata
,
paragonabile
a
quella
delle
compagnie
aeree
che
fanno
lo
stesso
tragitto
,
con
l
'
aggravante
che
il
biglietto
non
è
utilizzabile
su
entrambe
le
compagnie
,
come
s
'
usa
nei
viaggi
terrestri
:
o
si
parte
di
qui
o
si
parte
di
là
.
Secondo
me
è
meglio
di
qui
:
il
razzoporto
è
eccellente
,
circondato
da
dodicimila
chilometri
di
mare
profondo
dove
le
astronavi
possono
precipitare
senza
colpir
l
'
abitato
,
e
la
preparazione
psicologica
addirittura
perfetta
.
Coperto
da
un
sudario
di
sabbia
,
di
asfalto
,
di
sale
marino
,
il
luogo
è
così
brutto
che
quando
ci
sei
non
ti
resta
che
andare
sulla
Luna
dove
,
se
non
è
meglio
,
peggio
non
è
.
Non
a
caso
scienziati
prolissi
lo
portano
a
esempio
della
prossima
stazione
spaziale
.
Estinti
i
sugheri
,
le
palme
,
i
lillà
,
le
trecentoventotto
specie
di
alberi
che
lo
ossigenavano
,
vi
trionfano
le
piante
di
plastica
;
i
prati
sintetici
si
comprano
al
supermarket
come
la
stoffa
.
Estinti
i
coccodrilli
,
i
topi
,
le
zanzare
,
vi
sopravvivono
solo
i
pescicani
impiegati
dalla
NASA
per
divorare
i
curiosi
che
bagnan
nel
mare
anziché
nelle
piscine
,
e
ciò
che
qui
chiamano
uccelli
non
sono
gli
uccelli
ma
i
razzi
o
i
missili
:
sicché
chi
va
a
caccia
e
dice
"
ho
preso
un
uccello
"
finisce
immediatamente
in
galera
.
I
motel
,
che
sono
alberghi
per
l
'
uomo
e
l
'
automobile
,
hanno
nomi
come
Satellite
,
Vanguard
,
Polaris
e
non
dispongono
di
camerieri
ma
di
esperti
robot
:
robot
per
lucidare
le
scarpe
,
robot
per
far
i
caffè
,
robot
per
massaggiare
chi
è
stanco
.
I
giocattoli
sono
quelli
che
i
figli
dei
cosmopionieri
useranno
nelle
colonie
lunari
destinate
a
sorgere
sulla
Vallata
della
Eterna
Luce
:
tutine
spaziali
,
bombolette
di
ossigeno
,
astronavicelle
che
prendono
il
volo
per
mezzo
di
batterie
solari
.
Le
cartoline
da
spedire
agli
amici
non
riproducono
paesaggi
ma
razzi
,
missili
,
depositi
di
kerosene
,
astronauti
chiusi
nelle
capsule
Mercury
;
la
Terra
che
noi
conoscemmo
è
dimenticata
da
tempo
e
nella
desolata
pianura
si
scorgono
solo
le
torri
di
lancio
:
cattedrali
di
un
'
era
che
ha
sostituto
la
liturgia
con
la
tecnica
.
IL
CONTO
ALLA
ROVESCIA
Ma
cosa
succede
quando
l
'
uomo
da
un
porto
allo
spazio
spicca
il
volo
verso
l
'
immensità
?
Sui
brividi
del
conto
alla
rovescia
e
sulla
partenza
per
la
Luna
parla
David
Morris
,
medico
della
NASA
.
"
HANNO
tutti
paura
quando
sono
lassù
.
Nessuno
resiste
all
'
angoscia
della
voce
che
conta
a
rovescio
prima
che
esploda
l
'
enorme
fiammata
.
Più
i
numeri
scendono
meno
sette
meno
sei
meno
cinque
meno
quattro
meno
tre
più
i
battiti
del
cuore
salgono
.
Shepard
,
che
era
salito
scherzando
,
mantenne
ottanta
pulsazioni
al
minuto
durante
la
conta
finale
:
ma
quando
arrivò
il
meno
sette
le
pulsazioni
gli
salirono
a
novanta
,
al
meno
quattro
erano
a
novantacinque
,
allo
zero
erano
a
cento
.
Poi
si
accesero
i
fuochi
e
le
pulsazioni
salirono
a
centonove
.
Poi
il
razzo
partì
e
le
pulsazioni
salirono
a
centoquindici
,
centoventi
,
centoventicinque
,
centotrenta
,
centotrentacinque
,
centotrentotto
.
Per
un
lungo
minuto
,
il
minuto
durante
il
quale
si
ignora
se
il
razzo
continuerà
a
salire
o
scoppierà
,
le
sue
pulsazioni
rimasero
a
centotrentotto
.
Sono
uomini
come
gli
altri
,
mi
creda
.
Per
me
c
'
è
solo
un
giorno
in
cui
son
diversi
dagli
altri
,
superuomini
forse
.
Ed
è
la
vigilia
della
partenza
:
quando
vanno
a
dormire
,
tranquilli
,
si
addormentano
immediatamente
,
tranquilli
,
poi
all
'
alba
che
potrebb
'
essere
la
loro
ultima
alba
si
svegliano
riposati
e
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
"
.
E
quando
partirono
per
la
Luna
,
dottore
?
Anche
allora
si
svegliarono
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
?
"
Sicuro
.
Il
sistema
è
lo
stesso
e
non
dimentichi
che
sono
soldati
:
andare
sulla
Luna
per
loro
è
come
andare
alla
guerra
,
ma
con
meno
probabilità
di
morire
.
Si
rendono
conto
,
evidente
,
che
rischiamo
di
andare
a
morire
:
tuttavia
sanno
bene
che
non
li
faremmo
andar
su
se
le
probabilità
di
salvezza
non
fossero
al
99,99
per
cento
.
Una
cosmonave
è
meno
pericolosa
degli
aerei
supersonici
che
erano
abituati
a
collaudare
,
e
da
terra
li
seguiamo
secondo
per
secondo
,
possiamo
portar
loro
soccorso
.
Perché
dovrebbero
essere
meno
tranquilli
?
"
.
Perché
vanno
sulla
Luna
,
dottore
.
"
Sciocchezze
.
Anche
sulla
Luna
li
seguiamo
,
le
ho
detto
:
mentre
atterrano
,
scendono
,
si
spostano
"
.
Dottore
scherziamo
?
Un
uomo
ha
aperto
una
capsula
e
scende
su
un
mondo
dove
nessuno
è
mai
stato
:
ed
egli
lo
sa
.
Appoggia
i
piedi
dove
nessuno
li
ha
mai
appoggiati
,
gira
gli
occhi
dove
nessuno
li
ha
mai
girati
:
ed
egli
lo
sa
.
Lentamente
,
cautamente
,
fa
il
primo
passo
;
l
'
umanità
intera
,
coloro
che
sono
morti
,
fa
quel
passo
con
lui
:
ed
egli
lo
sa
.
Non
v
'
è
scoperta
di
isola
,
né
di
oceano
,
né
di
continente
in
questo
pianeta
che
possa
paragonarsi
a
quel
primo
lentissimo
,
cautissimo
passo
:
ed
egli
lo
sa
.
L
'
oggetto
dal
quale
è
disceso
potrebbe
non
ripartire
mai
più
,
condannarlo
a
morire
su
questo
deserto
e
lontano
centinaia
di
migliaia
di
miglia
da
casa
:
ed
egli
lo
sa
.
Dottore
,
lei
crede
davvero
che
le
sue
pulsazioni
non
supereranno
le
centotrentotto
al
minuto
?
Ma
cos
'
è
,
quest
'
uomo
,
un
robot
?
"
Gli
astronauti
"
,
dice
il
dottore
,
"
non
sono
robot
.
Non
volevamo
robot
"
.
StampaPeriodica ,
Alle
4.57
del
21
luglio
1969
l
'
uomo
ha
messo
piede
sulla
Luna
.
È
cominciata
così
una
nuova
era
nella
storia
umana
:
la
conquista
degli
altri
mondi
,
la
scalata
ai
corpi
celesti
,
l
'
assalto
allo
spazio
.
Non
più
prigioniero
del
proprio
pianeta
,
l
'
uomo
si
è
proiettato
verso
approdi
ignoti
.
Finita
la
preistoria
spaziale
,
si
entrava
nell
'
era
cosmica
.
Di
questa
grandiosa
avventura
che
ha
portato
l
'
uomo
a
violare
il
pianeta
proibito
,
L
'
Europeo
forniva
una
cronaca
destinata
a
diventare
storia
.
Saranno
queste
parole
,
udite
nel
corso
della
lunga
"
notte
della
Luna
"
,
a
raccontare
nei
secoli
l
'
avventura
più
grande
dell
'
uomo
del
nostro
tempo
.
È
una
cronaca
vissuta
minuto
per
minuto
sul
luogo
stesso
dal
quale
veniva
comandata
la
missione
lunare
,
al
fianco
degli
uomini
che
a
400mila
chilometri
di
distanza
governavano
l
'
astronave
da
Terra
;
e
racconta
,
attraverso
le
parole
testuali
dei
protagonisti
,
ciò
che
è
avvenuto
in
quelle
ore
che
hanno
cambiato
il
destino
dell
'
umanità
.
Ora
che
lo
spettacolo
paradossale
è
finito
,
il
dramma
concluso
,
e
i
confini
della
nostra
intelligenza
e
della
nostra
storia
si
sono
allargati
fino
al
Mare
della
Tranquillità
,
ci
sentiamo
come
assuefatti
all
'
idea
di
possedere
la
Luna
e
quasi
sorridiamo
delle
nostre
ansie
e
dei
nostri
timori
:
non
era
poi
così
difficile
,
dicono
alcuni
,
si
accende
un
fiammifero
e
via
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
al
miracolo
d
'
essere
usciti
dalla
nostra
prigione
di
azzurro
per
approdare
a
quell
'
isola
brutta
:
presto
ce
ne
scorderemo
,
come
abbiamo
scordato
il
miracolo
del
primo
pesce
che
uscì
dalle
acque
per
approdare
alla
terra
e
diventare
un
uomo
.
Ripetere
la
sfida
non
ci
sembra
più
un
rischio
blasfemo
,
e
della
meravigliosa
avventura
non
resterà
presto
che
una
carnevalata
intorno
a
due
piloti
cui
abbiamo
già
regalato
la
patente
di
eroi
,
l
'
immagine
sui
francobolli
,
il
nome
nei
libri
di
scuola
,
un
posto
nella
storia
.
Forse
il
successo
ci
ha
fatto
perdere
il
senso
delle
proporzioni
,
forse
ciò
che
è
avvenuto
è
troppo
grande
per
esser
giudicato
da
noi
:
così
come
quel
pesce
non
si
rese
conto
di
uscire
dall
'
acqua
per
diventare
uomo
,
noi
non
ci
rendiamo
conto
di
avere
toccato
un
altro
pianeta
per
diventare
qualcosa
che
non
sappiamo
nemmeno
immaginare
.
Il
giudizio
spetterà
ai
figli
dei
figli
dei
nostri
figli
.
A
noi
contemporanei
,
a
noi
spettatori
,
resta
solo
da
narrare
ciò
che
abbiamo
visto
e
udito
ora
con
orgoglio
ora
con
vergogna
.
Giacché
siamo
composti
dell
'
uno
e
dell
'
altra
,
e
anche
nel
viaggio
verso
la
Luna
gli
uomini
hanno
dimostrato
la
loro
bellezza
e
la
loro
bruttezza
,
che
è
come
dire
la
loro
umanità
.
Ecco
dunque
la
cronaca
di
quei
due
incredibili
giorni
e
di
quell
'
incredibile
notte
come
li
ho
visti
a
Houston
,
Texas
,
dal
momento
in
cui
la
prima
astronave
terrestre
si
posò
sulla
Luna
,
il
20
luglio
1969
,
fino
al
momento
in
cui
ne
ripartì
,
il
21
luglio
1969
.
The
Eagle
has
landed
,
l
'
Aquila
è
atterrata
C
'
era
stata
quest
'
ultima
notte
durante
la
quale
neanche
Neil
Armstrong
e
Buzz
Aldrin
e
Michael
Collins
erano
riusciti
a
dormire
bene
e
avevano
sonnecchiato
per
poco
più
di
quattr
'
ore
:
secondo
i
dati
forniti
dai
cervelli
elettronici
che
da
bordo
raccontano
tutto
al
Centro
controllo
.
La
notte
fra
il
sabato
19
luglio
e
domenica
20
luglio
.
I
tre
astronauti
si
erano
svegliati
alle
cinque
del
mattino
,
ora
di
Houston
,
dopo
avere
orbitato
l
'
altra
faccia
della
Luna
,
ed
era
subito
cominciato
un
dialogo
tecnico
,
parametri
e
traiettorie
e
costanti
,
condotto
dal
Capsule
Communicator
che
per
il
momento
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
,
e
dopo
quel
dialogo
era
seguita
la
lettura
delle
notizie
terrestri
,
accolta
con
un
distacco
quasi
sgarbato
.
«
Buzz
,
tuo
figlio
Andy
ha
fatto
il
giro
della
Nasa
ieri
pomeriggio
e
suo
zio
Bob
l
'
ha
accompagnato
a
visitare
anche
il
laborato
»
.
«
Grazie
»
,
lo
aveva
interrotto
seccamente
Aldrin
.
Nessuna
notizia
sembrava
interessarli
,
divertirli
,
commuoverli
,
nemmeno
quella
che
in
tutte
le
chiese
del
mondo
si
pregasse
per
loro
o
che
Richard
Nixon
avesse
ordinato
una
funzione
speciale
alla
Casa
Bianca
,
o
che
la
loro
squadra
preferita
di
baseball
,
la
National
League
,
si
apprestasse
a
giocare
a
Washington
con
l
'
American
League
,
o
che
il
titolo
di
miss
Universo
fosse
stato
vinto
da
una
filippina
di
18
anni
battendo
miss
Finlandia
e
miss
Australia
.
S
'
erano
decongelati
un
pochino
solo
quando
Ron
Evans
aveva
raccontato
la
leggenda
di
Chan
Go
:
«
Attenti
,
la
ragazza
è
cinese
e
si
chiama
Chan
Go
.
Vive
sulla
Luna
da
4mila
anni
,
rubò
a
suo
marito
la
pillola
dell
'
immortalità
.
È
facile
trovarla
perché
se
ne
sta
con
un
grande
coniglio
all
'
ombra
di
un
albero
di
cannella
»
.
Con
la
sua
voce
di
pietra
,
Aldrin
aveva
risposto
:
«
Okay
,
Ron
.
Cercheremo
di
trovare
la
ragazza
con
il
coniglio
»
.
Era
arrivata
questa
domenica
,
ma
non
una
domenica
come
le
altre
,
cioè
spensierata
,
rilassata
,
festosa
.
Alle
8
,
anziché
i
soliti
programmi
a
quiz
,
la
televisione
aveva
cominciato
a
trasmettere
servizi
speciali
che
davano
l
'
immagine
della
nostra
galassia
,
della
Via
Lattea
,
del
nostro
sistema
solare
,
mentre
una
voce
leggeva
la
Genesi
:
"
E
in
principio
Dio
creò
il
Cielo
e
la
Terra
,
e
la
Terra
era
vuota
e
senza
forme
,
e
l
'
oscurità
era
sospesa
sul
cielo
e
la
terra
"
.
Del
resto
molti
,
quella
mattina
,
citavano
la
Genesi
:
preti
cattolici
e
pastori
presbiteriani
,
metodisti
,
episcopali
.
A
Houston
le
chiese
erano
piene
,
impiegati
della
Nasa
scienziati
astronauti
:
v
'
è
un
momento
in
cui
la
tecnologia
non
basta
più
a
dare
agli
uomini
fiducia
in
se
stessi
e
la
loro
sapienza
si
scioglie
in
debolezza
.
Li
vedevi
entrare
e
uscire
dalle
chiese
,
quegli
uomini
,
tutti
compunti
,
tutti
tesi
nell
'
ansia
.
L
'
angoscia
era
aggravata
da
un
cielo
livido
che
annunciava
la
pioggia
e
verso
mezzogiorno
c
'
era
stato
uno
scroscio
rabbioso
,
scalognatore
.
Nessuno
si
sentiva
ottimista
,
tranquillo
.
Nell
'
edificio
dove
la
Nasa
ospitava
la
sala
stampa
i
giornalisti
passeggiavano
impazienti
.
Uno
ripeteva
:
«
Non
la
so
scrivere
questa
cosa
,
non
la
so
scrivere
.
Non
è
una
storia
da
giornalisti
,
ci
vorrebbe
Omero
»
.
In
città
,
le
sole
persone
che
dimostrassero
serenità
erano
le
mogli
di
Armstrong
,
Aldrin
e
Collins
.
Addestrate
dai
loro
mariti
,
«
la
Luna
è
una
normale
conquista
della
tecnologia
»
,
erano
giunte
a
quel
giorno
con
la
principale
preoccupazione
di
apparire
graziose
in
tv
e
una
,
la
moglie
di
Aldrin
,
aveva
fatto
a
tale
scopo
una
cura
dimagrante
.
Grazie
a
essa
aveva
potuto
esibirsi
in
costume
da
bagno
sui
bordi
della
sua
piscina
,
offrendosi
alla
folla
e
alle
macchine
da
presa
della
Cbs
dinanzi
alle
quali
aveva
scherzato
,
sorriso
,
spiegato
che
i
tre
sarebbero
allunali
e
tornati
.
Cosa
di
cui
neanche
Wernher
Von
Braun
sembrava
sicuro
.
Nell
'
ultima
conferenza
stampa
gli
era
sfuggita
una
frase
:
«
Siamo
abbastanza
maturi
da
sopportare
lo
shock
se
la
missione
non
sarà
completata
»
.
Alla
caffetteria
della
Nasa
,
dove
era
sceso
per
mangiare
un
panino
mischiato
alla
folla
,
Von
Braun
era
apparso
cupo
e
aveva
rifiutato
di
firmare
una
fotografia
del
Saturno
.
E
così
siamo
giunti
al
pomeriggio
fatale
,
quello
in
cui
due
uomini
del
nostro
pianeta
avrebbero
tentato
di
sbarcare
sulla
Luna
.
Erano
due
uomini
che
nessuno
aveva
scelto
perché
migliori
degli
altri
e
il
loro
unico
merito
consisteva
nell
'
essere
bravi
piloti
,
ma
non
migliori
di
altri
.
Umanamente
non
valevano
granché
.
Privi
di
fantasia
e
di
umiltà
,
prima
della
partenza
si
erano
mostrati
arroganti
,
durante
il
volo
non
si
erano
resi
simpatici
:
mai
una
frase
dettata
dal
cuore
,
un
motto
scherzoso
,
un
'
osservazione
geniale
.
Avevano
visto
la
Terra
che
si
allontanava
centinaia
di
migliaia
di
miglia
e
tal
privilegio
s
'
era
risolto
in
un
'
arida
lezione
di
geografia
:
«
Vedo
a
destra
la
penisola
dello
Yucatán
,
a
sinistra
la
Florida
»
.
Qualcuno
li
aveva
definiti
"
unmanned
crew
"
,
equipaggio
senz
'
uomo
,
il
termine
che
si
usa
per
le
astronavi
che
non
hanno
persone
a
bordo
.
Amareggiato
e
deluso
dal
loro
silenzio
,
li
perdonavi
solo
sapendo
che
avevano
paura
,
ma
neanche
ciò
bastava
ad
amarli
mentre
l
'
ora
si
avvicinava
.
L
'
ora
era
fra
le
3
e
le
3
e
mezzo
.
Quelle
due
macchine
straordinarie
chiamate
Lem
e
capsula
Apollo
si
erano
ormai
staccate
:
l
'
Apollo
orbitava
la
Luna
con
Mike
Collins
,
il
Lem
si
abbassava
sul
Mare
della
Tranquillità
con
Armstrong
e
Aldrin
.
Ma
non
si
chiamavano
più
Apollo
e
Lem
:
il
primo
lo
avevano
ribattezzato
Columbia
,
dal
nome
del
razzo
di
Jules
Verne
,
il
secondo
Eagle
,
cioè
aquila
:
simbolo
amato
dai
militari
.
Nel
distintivo
fatto
disegnare
dai
tre
si
vedeva
un
'
aquila
che
scende
con
le
ali
spiegate
e
gli
artigli
spalancati
fra
i
crateri
della
Luna
.
Osservandolo
,
alcuni
avevano
ricordato
che
l
'
impegno
di
sbarcare
sulla
Luna
entro
il
1970
era
stato
assunto
da
John
Fitzgerald
Kennedy
dopo
la
crisi
di
Cuba
,
anzi
dopo
la
Baia
dei
Porci
,
per
scopi
strettamente
politici
.
C
'
era
bisogno
di
una
grossa
impresa
che
restituisse
prestigio
e
rispetto
agli
Stati
Uniti
e
la
Luna
era
apparsa
la
soluzione
più
facile
e
più
clamorosa
.
Lo
stesso
Lyndon
Johnson
aveva
confermato
ciò
in
una
trasmissione
televisiva
.
Poi
,
d
'
un
tratto
,
scoppiarono
le
3
del
pomeriggio
.
D
'
un
tratto
,
come
questo
viaggio
che
avevamo
atteso
per
anni
e
a
cui
,
tuttavia
,
non
eravamo
ancora
preparati
.
Sai
,
come
quando
nasce
un
bambino
e
per
nove
mesi
lo
si
vede
crescere
nel
ventre
,
si
sa
che
dal
ventre
dovrà
uscire
,
ma
arriva
il
momento
e
ti
coglie
una
specie
di
sorpresa
,
di
panico
,
nasce
il
bambino
,
è
appena
nato
il
bambino
e
ci
accorgiamo
che
non
siamo
pronti
a
riceverlo
.
Non
successe
nulla
di
straordinario
che
ci
desse
l
'
allarme
,
non
suonò
un
campanello
,
non
gracchiò
un
altoparlante
per
dirci
che
erano
le
tre
,
forse
non
guardammo
nemmeno
l
'
orologio
.
Ma
all
'
improvviso
ci
accorgemmo
che
l
'
ora
era
giunta
e
tutto
cambia
.
Non
ci
importò
più
che
la
Luna
rappresentasse
un
volgare
scopo
politico
,
non
ci
importò
più
che
i
due
uomini
scelti
dal
caso
fossero
antipatici
.
La
Luna
divenne
qualcosa
di
religioso
e
i
due
uomini
divennero
qualcosa
di
santo
:
un
simbolo
di
tutti
noi
,
vivi
o
morti
,
buoni
e
cattivi
,
stupidi
e
intelligenti
,
noi
pesci
che
cerchiamo
sempre
altre
spiagge
senza
sapere
perché
.
E
ovunque
passò
come
un
brivido
,
lo
stesso
che
in
quel
momento
scuoteva
chiunque
ascoltasse
una
radio
,
nel
mondo
,
o
sedesse
dinanzi
a
un
televisore
,
o
sapesse
quel
che
stava
accadendo
.
Le
macchine
da
presa
della
tv
erano
puntate
sul
Centro
controllo
dove
si
dirigono
le
operazioni
di
volo
.
Il
Centro
controllo
si
affollò
e
dietro
un
vetro
apparve
Von
Braun
,
con
il
capo
chino
e
le
braccia
conserte
come
se
pregasse
.
Ai
tavoli
coi
monitor
e
i
cervelli
elettronici
gli
ingegneri
e
gli
astronauti
e
i
tecnici
si
accomodarono
meglio
le
cuffie
.
Ron
Evans
si
alzò
e
lasciò
il
posto
a
Charlie
Duke
(
astronauta
che
fungeva
da
"
capcom
"
,
capsule
communicator
,
cioè
colui
che
aveva
il
compito
di
comunicare
direttamente
con
l
'
equipaggio
.
Fu
pilota
del
modulo
lunare
di
Apollo
16
e
decimo
uomo
a
mettere
piede
sulla
Luna
nel
1972
,
ndr
)
.
Accanto
a
lui
c
'
era
soltanto
Pete
Conrad
,
il
comandante
del
prossimo
equipaggio
destinato
alla
Luna
in
novembre
.
Immobili
,
tutti
e
due
,
tirati
.
Nella
sala
stampa
invece
si
raddoppiò
il
trambusto
,
spostare
di
sedie
,
squillare
di
telefoni
,
battere
di
telescriventi
,
urla
isteriche
.
Chi
chiamava
Tokyo
,
chi
Berlino
,
chi
Roma
,
chi
Praga
,
chi
Rio
de
Janeiro
!
«
Press
emergency
,
press
emergency
call
!
Chiamata
stampa
di
emergenza
!
Emergenza
!
»
,
oppure
:
«
Il
cavo
!
Il
cavo
!
»
,
altri
defluirono
verso
l
'
auditorium
.
C
'
era
questo
auditorium
,
che
è
immenso
,
e
c
'
era
questo
schermo
che
è
enorme
:
quattro
metri
per
sei
.
Si
fece
buio
,
si
accese
lo
schermo
,
e
non
vi
apparve
nulla
per
chi
non
sapesse
,
ma
vi
apparve
qualcosa
di
tremendo
per
chi
sapesse
:
i
numeri
della
conta
a
rovescio
.
Le
ore
,
i
minuti
,
i
secondi
.
Le
ore
erano
ormai
a
zero
,
i
minuti
erano
dieci
,
i
secondi
spaccavano
senza
darli
il
tempo
di
leggerli
:
macchie
luminose
tremanti
come
le
nostre
mani
,
i
nostri
ginocchi
.
E
l
'
audio
martellò
,
nel
silenzio
,
poi
diffuse
una
voce
che
era
la
voce
di
Charlie
Duke
,
un
'
altra
voce
che
era
la
voce
di
Armstrong
.
Giungeva
disturbata
da
sibili
,
fischi
,
400mila
chilometri
laggiù
nel
cosmo
,
ma
si
capiva
tutto
ciò
che
diceva
,
e
quel
dialogo
,
Dio
quel
dialogo
,
noi
che
lo
udimmo
non
lo
scorderemo
mai
.
Ci
saremmo
molto
turbati
,
più
tardi
,
a
vederlo
uscire
dal
Lem
e
camminare
sulla
Luna
.
Però
mai
quanto
nei
dieci
minuti
o
dieci
secondi
che
precedettero
l
'
allunaggio
.
Se
chiedi
a
chi
c
'
era
:
«
Tu
hai
pianto
di
più
al
momento
in
cui
Armstrong
ha
allungato
il
piede
o
al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
?
»
,
la
risposta
è
identica
:
«
Al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
»
.
Le
tre
e
17
minuti
e
dieci
secondi
del
20
luglio
1969
,
ora
di
Houston
.
Vogliamo
riascoltare
gli
ultimi
14
secondi
prima
che
quel
bambino
nascesse
?
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
qui
Houston
.
Tutto
pronto
per
l
'
atterraggio
.
Chiudo
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Roger
.
Capito
.
Pronto
per
l
'
atterraggio
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
»
.
Armstrong
:
«
Allarme
12
.
12.01»
.
Charlie
Duke
:
«12.01»
.
Armstrong
:
«
Siamo
pronti
.
Stai
lì
,
pronti
.
2mila
piedi
.
2mila
piedi
nell
'
Ags
.
47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Calato
»
.
Armstrong
:
«47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
siete
perfetti
.
Siete
sul
go
.
Go
!
»
Armstrong
:
«35°
750
,
si
scende
giù
a
23;
700
piedi
,
21
e
giù
.
36°
,
600
piedi
,
giù
a
19;
510
piedi
,
giù
a
30
giù
a
30
giù
a
15;
400
piedi
,
giù
a
9
8
,
avanti
.
350
,
giù
a
4;
330
,
giù
a
3
e
mezzo
.
L
'
ago
è
tutto
teso
sulla
velocità
orizzontale
300
piedi
,
giù
a
3
e
mezzo
giù
1
al
minuto
.
1
,
1
e
mezzo
giù
vedo
la
nostra
ombra
laggiù
50
,
giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
19
,
avanti
.
Altitudine
velocità
3
e
mezzo
,
giù
,
220
piedi
.
13
,
avanti
11
,
avanti
scende
proprio
bene
,
bene
.
200
piedi
,
4
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
170
.
6
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
9
.
avanti
.
5
per
cento
,
quantità
luce
705
piedi
,
tutto
va
bene
.
Giù
a
metà
,
6
»
.
Charlie
Duke
:
«60
secondi
,
Neil
»
Armstrong
:
«
Accese
luci
.
Giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
Avanti
avanti
!
Bene
!
40
piedi
,
giù
a
due
e
mezzo
stiamo
sollevando
polvere
30
piedi
2
e
mezzo
giù
c
'
è
un
'
ombra
debole
debole
.
4
avanti
4
avanti
,
stiamo
piegandoci
un
poco
a
destra
6
giù
»
.
Charlie
Duke
:
«30
secondi
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Avanti
ci
stiamo
spostando
a
destra
contatto
luce
.
Okay
.
Chiudo
i
motori
.
Chiudo
il
controllo
automatico
.
Chiudo
il
motore
di
discesa
.
Motori
chiusi
.
Siamo
sul
413»
.
Charlie
Duke
:
«
Ti
leggiamo
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
L
'
Aquila
ha
atterrato
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Tranquillità
,
ti
leggiamo
da
Terra
.
C
'
è
un
bel
mucchio
di
tipi
qui
che
stanno
per
diventare
blu
.
Ma
respiriamo
di
nuovo
.
Grazie
infinite
»
.
Nell
'
auditorium
,
e
anche
nel
Centro
controllo
,
le
parole
di
Charlie
Duke
non
le
udì
nessuno
.
Perché
dopo
il
messaggio
di
Armstrong
,
«
qui
base
della
Tranquillità
,
l
'
Aquila
ha
atterrato
»
,
la
tensione
si
ruppe
e
salì
al
cielo
un
applauso
che
era
l
'
applauso
più
fragoroso
e
più
lungo
che
avessi
mai
udito
,
e
insieme
all
'
applauso
un
concerto
di
singhiozzi
,
di
urli
,
di
esclamazioni
dove
il
sollievo
si
univa
alla
gioia
,
la
gioia
allo
stupore
,
lo
stupore
all
'
orgoglio
,
e
ciò
non
soltanto
nell
'
auditorium
,
ma
nei
corridoi
,
nelle
cabine
radio
,
nelle
stanze
delle
telescriventi
,
negli
uffici
,
nello
stesso
Centro
controllo
dove
mi
dicono
che
Von
Braun
piangesse
come
un
bambino
.
E
piangeva
Wally
Schirra
,
e
molti
degli
astronauti
,
e
i
direttori
di
volo
.
Il
volto
di
Pete
Conrad
aveva
il
colore
del
gesso
,
quello
di
Alan
Bean
che
scenderà
con
lui
era
terreo
.
Si
alzò
Charlie
Duke
,
lasciò
il
posto
a
Ron
Evans
,
spalancò
la
porta
del
Centro
controllo
,
entrò
nel
recinto
dei
Vip
e
aggrappandosi
a
tutti
balbettava
:
«
We
did
it
,
we
dit
it
!
Ce
l
'
abbiamo
fatta
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Poi
Duke
uscì
dal
recinto
dei
Vip
,
si
mise
a
correre
per
le
stanze
,
per
gli
edifici
,
ripeteva
«
we
did
it
,
we
did
it
,
o
God
God
God
!
Dio
Dio
Dio
!
»
.
Questi
uomini
forti
,
sempre
freddi
e
sempre
distaccati
,
questi
uomini
sempre
convinti
che
una
ruota
debba
girare
per
il
semplice
fatto
che
è
una
ruota
.
Ci
volle
un
bel
po
'
perché
si
ricomponessero
,
ci
ricomponessimo
,
e
ripensassimo
alla
voce
con
cui
Armstrong
aveva
detto
«
l
'
Aquila
è
atterrata
»
.
Una
voce
soffice
,
tranquilla
,
priva
di
qualsiasi
emozione
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
informò
che
al
momento
dell
'
atterraggio
il
polso
di
Armstrong
era
salito
a
156
.
Lui
che
non
va
mai
oltre
i
70
,
i
90
.
Ma
dalla
voce
non
sembrava
davvero
,
e
con
quel
tono
soffice
,
tranquillo
,
privo
di
qualsiasi
emozione
,
continuò
a
dare
le
informazioni
,
spiegò
il
punto
in
cui
era
atterrato
,
un
triangolo
compreso
fra
una
collina
chiamata
Zampa
di
gatto
,
una
montagna
chiamata
Ultima
freccia
e
un
cratere
detto
Zeta
.
Finalmente
lasciò
che
Aldrin
descrivesse
ciò
che
vedeva
dal
finestrino
del
Lai
.
Era
tornato
Charlie
Duke
;
il
dialogo
è
con
Charlie
Duke
.
Aldrin
:
«
Houston
,
deve
esservi
apparsa
una
fase
finale
molto
lunga
.
Lo
è
stata
.
Il
sistema
automatico
ci
stava
portando
dritti
in
un
campo
di
football
,
voglio
dire
un
cratere
che
aveva
l
'
ampiezza
di
un
campo
di
football
,
con
un
gran
numero
di
massi
enormi
,
circa
il
diametro
di
uno
dei
crateri
minori
,
sicché
abbiamo
dovuto
controllare
la
discesa
a
mano
e
cercare
una
zona
ragionevolmente
buona
in
quel
campo
di
rocce
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Ricevuto
.
Era
bello
da
qui
,
Tranquillità
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Ora
entriamo
nei
dettagli
di
ciò
che
vedo
intorno
a
me
.
Be
'
,
sembra
una
collezione
di
ogni
specie
di
rocce
per
ciò
che
riguarda
la
forma
,
l
'
angolosità
,
la
granulosità
.
Sono
estremamente
varie
.
I
colori
cambiano
parecchio
a
seconda
di
come
li
guardi
nella
luce
.
In
genere
non
sembra
esserci
molto
colore
,
direi
niente
affatto
colore
.
Però
sembra
che
alcune
delle
rocce
e
dei
massi
,
e
anche
di
questi
ve
ne
sono
parecchi
vicini
a
noi
,
sembra
che
alcuni
abbiano
colori
interessanti
.
Chiudo
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
ricevuto
.
Ci
sembra
che
tutto
vada
bene
,
Tranquillità
.
Ora
vi
lasciamo
lavorare
sulla
conta
a
rovescio
simulata
e
poi
ci
riparliamo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Questo
16G
è
proprio
come
un
aeroplano
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
roger
.
Tranquillità
,
dovete
sapere
che
in
questa
stanza
c
'
è
un
mucchio
di
facce
sorridenti
,
e
anche
in
tutto
il
mondo
»
.
Aldrin
:
«
Due
sono
anche
qui
dentro
»
.
Charlie
Duke
:
«
È
stato
un
gran
bel
lavoro
,
ragazzi
»
.
Fu
a
questo
punto
che
intervenne
la
voce
fra
divertita
e
mortificata
di
Collins
:
«
Non
dimenticatevi
di
qualcuno
che
è
dentro
questa
capsula
»
.
Quel
Collins
sempre
messo
da
parte
e
destinato
a
essere
messo
da
parte
,
quel
Collins
che
se
ne
andava
solo
intorno
alla
Luna
.
Nessuno
gli
rispose
.
Il
dialogo
fra
il
Centro
controllo
e
il
Lem
continuò
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Avete
atterrato
con
un
'
inclinazione
di
4
gradi
e
mezzo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Sì
,
è
confermato
dai
nostri
strumenti
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
qui
Columbia
,
Houston
!
Non
potreste
mettermi
in
contatto
con
loro
?
»
,
disse
Collins
,
commovente
come
la
sua
solitudine
.
«
Okay
,
Columbia
.
Ora
ti
ci
mettiamo
»
,
disse
Charlie
Duke
.
«
Di
'
qualcosa
che
possano
udire
,
Mike
.
Chiudo
»
.
«
Qui
Columbia
.
Cosa
devo
dire
?
»
.
«
Qualcosa
che
possano
udire
,
qualcosa
.
Chiudo
»
.
«
Roger
.
Base
della
Tranquillità
,
qui
Columbia
.
Ragazzi
,
visto
di
quassù
è
stato
proprio
straordinario
.
Avete
fatto
un
lavoro
straordinario
,
ragazzi
»
.
«
Grazie
,
Mike
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Ora
tieni
stretta
quella
base
in
orbita
,
tienila
pronta
per
noi
»
.
«
Lo
farò
,
Buzz
,
lo
farò
»
.
Poi
intervenne
di
nuovo
Armstrong
.
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
I
ragazzi
a
Terra
avevano
detto
di
non
essere
certi
che
ce
l
'
avremmo
fatta
e
invece
eravamo
un
po
'
preoccupati
dal
sistema
di
allarme
,
questo
sì
.
Proprio
durante
la
discesa
,
e
a
parte
il
momento
in
cui
dovevamo
scegliere
un
buon
posto
per
atterrare
,
voglio
dire
a
parte
una
buona
occhiata
ai
crateri
nella
fase
finale
,
non
m
'
è
riuscito
di
identificare
bene
quel
che
c
'
era
all
'
orizzonte
»
.
Charlie
Duke
:
«
Non
te
la
prendere
,
Neil
.
A
quello
ci
pensiamo
ora
.
Chiudo
»
.
«
Può
interessarti
sapere
che
non
ho
notato
e
non
noto
difficoltà
alcuna
nell
'
adattarmi
a
un
sesto
di
gravità
.
Direi
anzi
che
mi
riesce
naturale
,
spontaneo
,
muovermi
in
un
sesto
di
gravità
»
.
«
Roger
,
ricevuto
.
Bene
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
ora
ti
do
le
informazioni
.
La
mia
sinistra
è
praticamente
poco
sopra
il
livello
di
un
grande
numero
di
crateri
il
cui
diametro
va
dai
cinque
ai
50
piedi
.
Vedo
anche
molte
vette
montagnose
alte
dai
20
ai
30
piedi
.
E
migliaia
,
letteralmente
migliaia
di
minuscoli
crateri
larghi
un
piede
o
due
.
Di
fronte
a
me
,
a
qualche
centinaio
di
piedi
,
vi
sono
alcuni
blocchi
di
roccia
irta
e
angolosa
,
dai
bordi
appuntiti
,
alti
circa
due
piedi
.
E
c
'
è
una
collina
sul
nostro
orizzonte
,
proprio
in
linea
diretta
con
i
due
finestrini
.
Giudicarne
la
distanza
è
impossibile
,
ma
direi
un
miglio
o
mezzo
miglio
»
.
Mike
Collins
:
«
Sembra
molto
meglio
di
ieri
,
Neil
,
quando
si
guardava
in
quell
'
angolatura
bassa
del
Sole
.
Ieri
il
terreno
appariva
accidentato
come
una
pannocchia
di
granoturco
»
.
«
Era
davvero
accidentato
,
Mike
.
Nella
zona
di
atterraggio
era
estremamente
punteggiato
di
crateri
e
di
pietre
.
Alcune
pietre
più
grandi
di
cinque
o
10
piedi
»
.
«
Nel
dubbio
,
atterra
lungo
»
.
(
È
una
espressione
dei
piloti
:
«
When
in
doubt
,
land
long
»
.
Gran
parte
delle
loro
frasi
erano
nel
linguaggio
dei
piloti
:
per
esempio
non
dicevano
«
non
preoccuparti
»
,
dicevano
«
niente
sudore
,
no
sweat
»
.
E
non
dicevano
«
chiudo
»
,
dicevano
«
break
,
break
,
rompi
,
rompi
»
)
.
«
È
quel
che
abbiamo
fatto
,
Mike
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Vorremmo
che
tu
mettessi
in
funzione
il
memory
E
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Per
te
abbiamo
un
P22
,
se
sei
pronto
a
ricevere
»
.
Mike
Collins
:
«
Sissignore
,
ai
tuoi
ordini
»
.
Armstrong
:
«
Dunque
,
dicevo
,
direi
che
il
colore
della
superficie
intorno
a
noi
è
paragonabile
a
quello
che
abbiamo
osservato
in
orbita
:
a
10°
di
angolatura
del
Sole
.
È
un
colore
sostanzialmente
senza
colore
,
grigio
bianco
,
molto
bianco
,
e
il
grigio
è
gessoso
quando
guardi
alla
fase
zero
.
Però
quando
guardi
a
un
'
inclinazione
di
90°
è
un
grigio
molto
più
scuro
,
è
un
grigio
cinereo
,
color
della
cenere
.
Alcune
delle
rocce
che
sono
state
investite
o
rotte
dal
razzo
sono
all
'
esterno
di
un
color
grigio
chiaro
e
all
'
interno
di
un
grigio
scuro
,
scurissimo
,
quelle
rotte
,
mi
spiego
.
Sembrano
basalto
»
.
Interruzione
di
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Per
favore
depressurizzate
di
nuovo
il
carburante
e
l
'
ossigeno
.
Stanno
salendo
troppo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
carburante
e
ossigeno
in
partenza
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ho
detto
che
potete
aprire
sia
il
carburante
che
l
'
ossigeno
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
,
okay
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ripeto
:
depressurizzate
il
carburante
.
Depressurizzate
,
depressurizzate
!
Sta
aumentando
rapidamente
di
pressione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Ma
noi
segniamo
30
Psi
del
carburante
e
30
di
ossigeno
»
.
(
Psi
significa
Pound
square
inch
,
cioè
libbre
ogni
pollice
quadrato
)
.
Charlie
Duke
:
«
Noi
leggiamo
qualcosa
di
diverso
sui
nostri
strumenti
.
Per
favore
,
depressurizzate
il
carburante
e
l
'
ossigeno
ho
detto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
depressurizziamo
.
Teniamo
aperto
.
Ora
l
'
ago
segna
21
Psi
.
E
ora
20
.
E
ora
15
.
E
ora
0»
.
Charlie
Duke
:
«
Bene
,
chiudi
,
grazie
»
.
Armstrong
:
«
Chiuso
.
Dai
finestrini
non
abbiamo
potuto
vedere
le
stelle
,
avevamo
la
visiera
dell
'
elmetto
calata
.
Ora
Buzz
tenta
di
vederle
con
le
lenti
ottiche
,
io
sto
guardando
la
Terra
.
È
grande
e
lucente
e
bella
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
dev
'
essere
proprio
un
gran
bello
spettacolo
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Mancano
due
minuti
al
vostro
Los
.
(
Loss
of
signal
,
cioè
perdita
di
contatto
con
la
Terra
,
quando
l
'
astronave
passa
dall
'
altra
parte
della
Luna
.
Mike
Collins
stava
infatti
dirigendosi
verso
l
'
altra
faccia
della
Luna
)
.
«
Mike
,
sei
proprio
bello
mentre
te
ne
vai
sopra
la
collina
.
Chiudo
»
.
Collins
:
«
Okay
grazie
.
Sono
contento
di
sapere
che
anch
'
io
funziono
bene
.
Avete
nulla
da
suggerire
?
La
posizione
che
tengo
mi
sembra
giusta
»
.
Charlie
Duke
:
«
Perfetta
.
Mike
»
.
Collins
:
«
Sarebbe
anche
ora
di
mangiare
,
no
?
»
.
Charlie
Duke
:
«
Ripeti
»
.
Collins
:
«
Be
'
,
non
importa
»
.
Charlie
Duke
:
«
Mike
,
tieni
quella
posizione
.
È
buona
»
.
Collins
:
«
Grazie
»
.
E
sparì
dall
'
altra
parte
della
Luna
,
a
volare
solo
in
quel
nulla
fatto
di
silenzio
.
Per
un
'
ora
non
avrebbe
potuto
comunicare
con
nessuno
,
sapere
ciò
che
accadeva
ad
Armstrong
e
a
Aldrin
,
dire
quel
che
accadeva
a
lui
,
per
esempio
,
se
avesse
potuto
dire
l
'
invidia
,
la
malinconia
che
provava
a
pensare
di
non
poter
scendere
sopra
la
Luna
,
lui
:
essere
arrivato
fin
quasi
a
toccarla
e
non
toccarla
,
girarci
intorno
come
Caino
e
perdersi
tutta
la
gloria
,
rendendosi
conto
che
quando
parlavano
a
lui
era
quasi
per
gentilezza
,
di
lui
non
si
curavano
affatto
o
ben
poco
,
tutta
l
'
attenzione
era
per
Armstrong
e
Aldrin
,
e
a
lui
era
toccato
proprio
il
lavoro
peggiore
:
povero
Mike
.
Poi
,
erano
ormai
le
4
e
mezzo
del
pomeriggio
,
il
medico
di
volo
annunciò
che
Armstrong
e
Aldrin
si
sarebbero
messi
a
mangiare
,
subito
dopo
a
dormire
.
Uscimmo
,
dall
'
auditorium
.
La
pioggia
era
cessata
,
colava
a
picco
un
sole
bollente
,
accecante
;
e
la
Nasa
brulicava
di
folla
.
In
segno
di
festa
avevano
improvvisamente
aperto
i
cancelli
,
e
sotto
una
copia
del
Lem
,
in
mezzo
al
prato
dell
'
edificio
numero
uno
,
erano
accampati
una
dozzina
di
neri
,
giunti
apposta
da
Washington
per
dimostrare
contro
il
viaggio
sulla
Luna
e
sfruttare
la
presenza
dei
giornalisti
.
Si
riparavano
dal
sole
con
ombrelli
neri
e
battendo
le
nocche
sull
'
asta
dell
'
ombrello
cantavano
:
«
Hanno
la
Luna
in
mano
,
hanno
Neil
Armstrong
in
mano
,
hanno
Buzz
Aldrin
in
mano
,
hanno
il
Vietnam
in
mano
,
hanno
i
bambini
che
muoiono
di
fame
in
mano
,
hanno
la
potenza
in
mano
,
hanno
l
'
ingiustizia
in
mano
»
.
La
maggior
parte
erano
donne
ben
vestite
o
grasse
,
e
c
'
era
anche
una
ragazza
bianca
con
i
capelli
biondi
e
i
blue
-
jeans
.
Arrivò
la
polizia
;
dolcemente
,
per
non
dare
scandali
,
li
invitò
ad
andarsene
.
Alle
cinque
e
mezzo
si
seppe
che
Armstrong
e
Aldrin
non
sarebbero
andati
a
dormire
dopo
mangiato
:
per
la
prima
volta
avevano
infranto
il
programma
e
dimostrato
qualcosa
di
umano
,
l
'
impazienza
.
E
con
impazienza
avevano
chiesto
il
permesso
di
prepararsi
a
uscire
subito
sulla
Luna
e
il
permesso
gli
era
stato
accordato
.
L
'
avvenimento
era
atteso
per
le
otto
e
mezzo
di
sera
e
quel
giornalista
ripeteva
:
«
Io
non
ci
riesco
,
io
non
ci
riesco
.
Ci
vuole
Omero
»
.
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
,
sono
ai
piedi
della
scaletta
A
Houston
,
quella
sera
,
non
si
vedeva
la
Luna
.
Era
coperta
da
nubi
fitte
,
nuovamente
gonfie
di
pioggia
.
E
in
quel
cielo
senza
Luna
,
nuovamente
gonfio
di
pioggia
,
arrivarono
le
otto
e
mezzo
che
divennero
presto
le
nove
:
alle
otto
e
mezzo
Armstrong
e
Aldrin
non
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Le
nove
divennero
presto
le
nove
e
mezzo
:
neanche
alle
nove
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Alle
nove
e
mezzo
il
Centro
controllo
annunciò
che
erano
pronti
e
mancava
circa
un
quarto
d
'
ora
all
'
apertura
dello
sportello
.
Allora
nell
'
auditorium
ci
mettemmo
a
fissare
l
'
enorme
schermo
dove
si
avvicendavano
,
allineate
,
le
informazioni
dei
cervelli
elettronici
.
L
'
informazione
che
ci
interessava
era
al
penultimo
rigo
,
dove
stava
scritto
Plss
.
Significa
:
Post
landing
survival
system
,
ed
è
in
sostanza
il
contenitore
di
ossigeno
che
gli
astronauti
si
attaccano
dietro
le
spalle
e
poi
mettono
in
funzione
al
momento
in
cui
la
cabina
del
Lem
viene
depressurizzata
e
lo
sportello
si
apre
.
Accanto
alla
parola
Plss
leggevi
,
fino
alle
9.45
,
00
:
00,00
.
Ma
alle
9.45
l
'
ultimo
zero
divenne
un
uno
e
poi
un
due
e
poi
un
tre
e
i
secondi
divennero
con
velocità
pazza
minuti
e
sapemmo
che
la
cabina
era
stata
depressurizzata
,
lo
sportello
aperto
.
In
principio
ci
furono
solo
le
voci
.
Infatti
la
macchina
da
presa
della
televisione
era
chiusa
in
un
settore
del
Lem
che
poteva
essere
azionato
solo
dall
'
esterno
e
,
per
azionarlo
,
Armstrong
doveva
uscire
,
poi
scendere
fino
a
metà
scaletta
.
Le
voci
giungevano
a
noi
molto
nitide
e
non
eran
le
solite
voci
di
pietra
,
erano
voci
molto
preoccupate
,
molto
incerte
.
Soprattutto
quella
di
Armstrong
che
finalmente
tremava
come
deve
tremare
la
voce
di
un
uomo
che
la
prima
volta
mette
piede
sulla
Luna
.
Tremavamo
anche
noi
,
però
.
Dio
,
come
tremavamo
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Bene
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Quasi
pronti
per
andare
giù
a
prendere
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
È
giù
il
mio
indicatore
?
Okay
,
ora
siamo
pronti
ad
agganciare
Lec
»
(
Launch
escape
control
,
cioè
la
corda
per
calare
le
scatole
di
alluminio
e
gli
strumenti
)
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
che
vai
giù
,
Neil
,
metti
il
sacchetto
così
,
È
meglio
.
Neil
,
te
lo
sei
legato
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
,
ora
bisogna
agganciare
questo
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Questo
lascialo
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
la
visiera
,
Neil
.
Abbassala
.
Neil
,
stai
voltando
le
spalle
alla
passerella
della
scaletta
.
Avanti
.
Su
.
Bene
.
L
'
hai
trovata
un
po
'
più
verso
di
me
.
Neil
ora
dritto
.
Giù
riposati
un
poco
»
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
si
guida
un
cieco
che
impara
a
camminare
nel
buio
.
Affettuosamente
,
prolissamente
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
i
pesci
guidarono
il
pesce
che
uscì
in
cerca
della
riva
asciutta
,
allargando
le
branchie
per
respirare
l
'
ossigeno
.
E
la
riva
era
questa
distesa
di
sabbia
sconosciuta
grigia
e
ostile
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Neil
,
te
la
stai
cavando
proprio
bene
,
Neil
.
Torna
verso
di
me
ancora
un
poco
.
Okay
,
giù
.
Muoviti
Tira
giù
a
sinistra
okay
.
Ora
va
meglio
.
Sei
sulla
piattaforma
.
Metti
il
piede
sinistro
un
po
'
a
destra
.
Così
.
Bene
.
Girati
un
poco
a
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
,
ora
controllo
questi
sacchetti
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Non
subito
,
aspetta
.
I
sacchetti
dopo
.
Girati
un
po
'
a
destra
.
Ecco
,
ora
va
meglio
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Va
bene
così
?
»
.
Cercava
l
'
approvazione
dell
'
altro
come
un
bambino
e
all
'
improvviso
persino
la
sua
voce
sembrava
quella
di
un
bambino
.
Così
mite
,
esitante
,
gentile
.
«
Va
bene
così
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Benissimo
,
Neil
.
Hai
molto
posto
alla
tua
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Come
me
la
cavo
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Bene
,
ti
ho
detto
.
Bene
.
Ora
li
vuoi
quei
sacchetti
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
.
Dammeli
.
Okay
,
Houston
.
Sono
sulla
passerella
.
I
am
on
the
porch
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Resta
un
minuto
dove
sei
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ho
bisogno
di
allentare
un
poco
la
corda
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Hai
bisogno
di
allentarla
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Aspetta
un
minuto
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
tutto
è
bello
e
pieno
di
sole
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Vuoi
tirare
un
poco
più
su
lo
sportello
aperto
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
lo
tiro
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
la
Mesa
è
venuta
giù
bene
»
.
(
La
Mesa
è
il
Modularized
equipment
stowage
assembly
,
cioè
il
pacco
che
contiene
le
batterie
per
l
'
erogazione
dell
'
ossigeno
e
per
la
camera
da
presa
della
tv
,
gli
utensili
per
raccattare
le
rocce
,
e
i
sacchetti
per
i
campioni
lunari
eccetera
)
.
Bruce
McCandless
,
dal
Centro
controllo
:
«
Qui
Houston
.
Neil
,
prendiamo
nota
e
aspettiamo
la
televisione
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
.
Prova
il
contatto
radio
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
La
radio
funziona
,
ti
udiamo
bene
e
chiaro
.
Chiudo
.
Buzz
,
qui
Houston
.
Prova
anche
tu
la
radio
e
verifica
il
circuito
tivù
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Roger
.
Circuito
tivù
aperto
»
.
Armstrong
dovette
aprirlo
,
allungando
la
mano
sinistra
,
proprio
mentre
parlava
con
Houston
perché
in
quel
preciso
momento
gli
schermi
si
illuminarono
e
vedemmo
ciò
che
vedeste
voi
,
ciò
che
vide
tutto
il
mondo
,
vedemmo
la
zampa
del
Lem
,
e
la
parte
inferiore
del
Lem
,
e
l
'
orizzonte
della
Luna
.
E
poi
vedemmo
quel
piede
,
quel
grande
piede
che
scendeva
a
cercare
il
piolo
della
scaletta
,
era
un
piede
sinistro
e
scendeva
così
lento
,
così
cauto
,
ma
allo
stesso
tempo
così
deciso
.
E
dal
Centro
controllo
Bruce
McCandless
gridò
:
«
Man
!
Riceviamo
un
'
immagine
sulla
tivù
!
Oh
,
man
!
»
.
E
Aldrin
,
tutto
contento
,
rispose
:
«
Bella
immagine
,
eh
?
»
,
e
Bruce
McCandless
aggiunse
:
«
Neil
,
Neil
!
Ti
vediamo
scendere
per
la
scala
a
pioli
!
»
.
Erano
le
9.56
,
ora
di
Houston
.
E
nell
'
auditorium
tutti
ripetevano
con
Bruce
McCandless
:
«
Man
!
Oh
,
man
!
»
.
Che
vuol
dire
uomo
.
Uomo
,
non
Dio
.
E
mentre
invocavano
l
'
uomo
invece
di
Dio
,
Armstrong
risalì
di
due
o
tre
scalini
,
a
provare
se
ciò
gli
costava
fatica
,
ma
non
gli
costava
nessuna
fatica
e
riprese
a
scendere
cauto
,
deciso
.
E
presto
lo
vedemmo
tutto
intero
,
prima
la
tuta
bianca
e
poi
il
casco
:
fu
all
'
ultimo
piolo
dove
ebbe
un
momento
di
esitazione
perché
l
'
ultimo
piolo
è
assai
alto
,
per
scendere
sopra
il
piattello
della
zampa
del
Lem
bisogna
fare
quasi
un
saltino
,
e
sembrò
quasi
che
gli
mancasse
il
coraggio
di
fare
il
saltino
,
il
coraggio
di
uscire
dall
'
acqua
,
lasciare
l
'
ultima
onda
e
gettarsi
sopra
la
riva
.
Ma
poi
il
coraggio
gli
venne
,
e
si
buttò
giù
e
fu
dentro
il
piattello
.
E
le
sue
prime
parole
sulla
Luna
furono
queste
:
«
Sono
ai
piedi
della
scaletta
,
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
i
piedi
del
Lem
sono
affondati
nella
superficie
per
circa
uno
,
due
pollici
la
superficie
tuttavia
appare
molto
,
molto
granulosa
quando
ti
avvicini
.
È
come
polvere
.
Fine
,
molto
fine
.
Ora
esco
dal
piattello
del
Lem
»
.
È
questo
che
disse
.
La
frase
su
cui
fecero
i
titoli
la
disse
dopo
.
La
frase
che
tutti
avevano
tentato
di
indovinare
,
cosa
dirà
Neil
al
momento
di
fare
il
primo
passo
sopra
la
Luna
,
dirà
fantastico
,
dirà
perbacco
ragazzi
,
e
lo
avevano
tormentato
tanto
,
povero
Armstrong
,
lo
avevano
esasperato
al
punto
che
per
non
deludere
l
'
attesa
lui
ci
aveva
pensato
,
alla
frase
,
e
l
'
aveva
trovata
,
e
l
'
aveva
confidata
a
una
sola
persona
:
sua
madre
.
L
'
ha
raccontato
lei
stessa
:
«
Venne
a
domandarmi
cosa
ne
pensavo
,
sembrava
così
preoccupato
,
e
io
gli
dissi
che
mi
sembrava
un
bel
discorso
.
Allora
mi
fece
giurare
che
non
l
'
avrei
detto
a
nessuno
»
.
Non
era
un
gran
bel
discorso
,
ammettiamolo
.
Era
una
frase
retorica
,
e
suonava
un
pochino
falsa
,
un
pochino
buffa
,
dentro
il
suo
gergo
tecnico
da
pilota
.
Oh
,
quasi
ne
fosse
cosciente
,
Armstrong
la
pronunciò
molto
in
fretta
,
in
un
sussurro
carico
di
imbarazzo
:
«
That
'
s
one
small
step
for
man
,
one
giant
leap
for
mankind
.
Questo
è
un
piccolo
passo
per
l
'
uomo
,
è
un
salto
gigantesco
per
l
'
umanità
»
.
Però
si
riprese
immediatamente
,
tornò
immediatamente
se
stesso
,
e
ciò
accadde
quando
staccò
le
mani
dal
Lem
e
andò
avanti
,
e
incominciò
a
spiegare
quel
che
vedeva
:
«
La
superficie
è
fine
e
polverosa
,
posso
sollevarla
con
la
punta
delle
mie
scarpe
:
aderisce
alla
suola
e
ai
lati
delle
mie
scarpe
in
strati
simili
a
polvere
di
carbone
.
Affondo
solo
in
una
piccola
frazione
di
pollice
,
forse
l
'
ottava
parte
di
un
pollice
.
Ma
posso
vedere
le
impronte
delle
mie
scarpe
e
i
miei
passi
sopra
la
sabbia
»
.
E
poi
accadde
qualcosa
di
molto
imprevisto
,
di
molto
fantastico
:
si
mise
a
correre
,
proprio
a
correre
.
Si
allontanava
come
spinto
dal
vento
e
come
spinto
dal
vento
tornava
:
improvviso
,
leggero
.
E
Bruce
McCandless
esclamò
:
«
Neil
!
Neil
!
»
.
Non
se
l
'
aspettava
nessuno
.
Sulla
Terra
è
così
difficile
muoversi
con
quella
tuta
addosso
:
pesa
80
chili
ed
è
più
rigida
di
uno
scafandro
.
Naturalmente
alla
Nasa
avevano
calcolato
che
sulla
Luna
essa
avrebbe
pesato
neanche
13
chili
e
mezzo
,
cioè
un
sesto
,
però
anche
il
corpo
avrebbe
pesato
un
sesto
,
e
così
avevan
concluso
,
il
rapporto
sarebbe
rimasto
identico
.
E
in
tal
conclusione
ci
avevan
descritto
i
movimenti
di
Armstrong
sulla
Luna
come
visti
al
rallentatore
:
ecco
invece
che
Armstrong
correva
.
Balzi
e
lanci
che
avevano
qualcosa
di
assurdo
,
ricordavano
Charlot
nelle
sue
farse
mute
,
per
qualche
secondo
su
al
Centro
controllo
temettero
quasi
che
fosse
impazzito
e
quando
capirono
d
'
essersi
sbagliati
,
d
'
aver
mal
calcolalo
l
'
effetto
di
un
sesto
di
gravità
,
cominciarono
a
ridere
divertiti
,
liberati
,
tanto
più
che
la
voci
di
Armstrong
era
davvero
tranquilla
mentre
diceva
:
«
Al
contrario
di
ciò
che
ci
aspettavamo
sembra
non
esserci
difficoltà
alcuna
a
muoverci
qui
.
Forse
è
perfino
più
semplice
di
quanto
lo
fosse
nei
simulatori
,
non
dà
proprio
nessuna
noia
camminare
in
un
sesto
di
gravità
»
.
E
poi
:
«
Il
moto
di
discesa
non
ha
lasciato
nessun
cratere
.
Di
nessuna
forma
,
di
nessuna
ampiezza
.
Il
suolo
sotto
il
motore
è
solo
un
poco
più
chiaro
per
lo
spazio
di
un
piede
.
Siamo
in
un
posto
molto
piano
,
posso
vedere
alcune
tracce
di
raggi
che
emanano
dal
motore
di
discesa
,
ma
assolutamente
insignificanti
.
Okay
,
Buzz
,
siamo
pronti
per
portare
giù
la
macchina
fotografica
»
.
«
Pronti
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Sembra
che
tutto
risulti
facile
e
uniforme
,
Neil
»
.
«
Abbastanza
,
Buzz
.
Ma
è
molto
buio
qui
quando
si
è
nell
'
ombra
,
e
mi
è
difficile
vedere
se
cammino
bene
.
Mi
farò
strada
verso
la
luce
del
Sole
stando
attento
a
non
guardare
direttamente
nel
Sole
»
.
Aldrin
gli
calò
la
macchina
fotografica
,
attraverso
la
corda
.
Lui
la
prese
e
continuò
a
descrivere
con
la
precisione
di
un
cronista
radiofonico
.
«
Ora
guardo
il
Lem
stando
direttamente
nell
'
ombra
e
vedo
Buzz
nello
sportello
.
Evitando
il
Sole
vedo
tutto
molto
bene
.
La
luce
è
sufficientemente
chiara
,
si
riflette
nel
Lem
,
e
ogni
immagine
è
nitida
Ora
mi
muovo
e
prendo
le
prime
fotografie
.
Okay
,
ora
mi
accingo
a
prendere
un
campione
del
suolo
»
.
Volò
verso
il
pacco
degli
utensili
,
ne
estrasse
il
bussolottino
per
raccogliere
il
suolo
destinato
ai
geologi
.
Allungò
il
manico
e
chinandosi
un
poco
si
accinse
a
tuffarlo
nella
superficie
sabbiosa
.
«
Interessante
!
Molto
interessante
!
È
superficie
così
morbida
eppure
,
qua
e
là
,
usando
l
'
utensile
per
raccogliere
il
campione
del
suolo
,
trovo
una
superficie
durissima
.
Sembra
materiale
identico
a
quello
sabbioso
,
eppure
è
molto
coesivo
.
Ora
provo
a
raccattare
anche
un
sasso
.
Ecco
un
paio
di
sassi
»
.
«
A
giudicare
di
qui
,
sembrano
belli
anche
i
sassi
.
Neil
»
,
disse
Aldrin
.
«
Questo
posto
ha
una
sua
bellezza
,
Buzz
.
Assomiglia
molto
al
deserto
degli
Stati
Uniti
.
È
deserto
,
sì
,
ma
è
molto
bello
.
Houston
,
dovete
sapere
che
molte
rocce
,
qui
,
le
rocce
dure
,
sembrano
vescicolari
.
(
Piccole
rocce
rotonde
,
di
origine
vulcanica
.
Chiamate
così
perché
presentano
cavità
provocate
dall
'
esplosione
interna
dei
gas
)
.
Di
origine
vulcanica
,
penso
.
E
ce
n
'
è
una
che
sembra
una
specie
di
monocristallo
»
.
Nel
giro
di
20
minuti
aveva
acquistato
una
straordinaria
confidenza
in
se
stesso
,
si
era
completamente
assuefatto
alla
Luna
.
E
noi
con
lui
.
Niente
più
tremiti
ormai
,
niente
più
paura
:
a
vederlo
così
tranquillo
,
quasi
dimenticavi
che
lo
spettacolo
paradossale
si
svolgeva
lassù
,
ti
sembrava
d
'
essere
al
cinematografo
a
guardare
un
film
di
fantascienza
,
e
a
poco
a
poco
anche
il
film
non
ti
stupiva
più
,
anzi
diventava
credibile
,
normale
,
ovvio
.
Qualcuno
,
accanto
a
me
,
sbadigliò
.
Qualche
altro
disse
che
gli
era
venuta
voglia
di
andare
a
bere
un
caffè
:
tanto
,
cosa
si
perdeva
?
Be
'
,
scende
Aldrin
,
gli
venne
risposto
.
E
lui
alzò
le
spalle
,
se
ne
andò
a
bere
il
caffè
.
Aldrin
,
lo
capivi
dal
fatto
che
non
si
muovesse
dalla
passerella
,
fremeva
di
impazienza
.
Dopo
tutto
avrebbe
dovuto
essere
lui
il
primo
uomo
a
camminare
sulla
Luna
,
mica
Neil
Armstrong
.
Secondo
i
piani
della
Nasa
infatti
il
privilegio
spettava
al
pilota
del
Lem
,
non
al
comandante
della
missione
,
ed
era
stato
Armstrong
a
puntare
i
piedi
,
a
pretendere
di
mutare
le
precedenze
,
sicché
Aldrin
aveva
dovuto
chinare
il
capo
,
accettare
.
Per
alcuni
mesi
ciò
aveva
causato
tra
i
due
astronauti
un
'
ostilità
sorda
e
sebbene
negli
ultimi
tempi
essa
si
fosse
un
poco
allentata
,
neanche
alla
vigilia
della
partenza
era
scomparsa
del
tutto
.
E
chi
li
conosce
comprese
che
in
quel
momento
,
sulla
Luna
,
essa
rifioriva
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
«
Sì
,
ma
aspetta
un
secondo
.
Prima
lascio
scorrere
la
corda
.
Okay
?
»
.
«
Okay
.
L
'
hai
scorsa
,
Neil
.
Ora
sei
pronto
a
farmi
scendere
?
»
.
«
Sì
,
un
attimo
»
.
Ce
li
faranno
vedere
molto
amici
quando
,
insieme
,
li
porteranno
in
giro
per
questa
Terra
.
Ce
li
racconteranno
fratelli
,
possono
non
esser
fratelli
due
uomini
che
sono
stati
insieme
sulla
Luna
?
Certo
.
Loro
due
ad
esempio
non
lo
sono
per
niente
.
Toccava
a
Aldrin
,
che
era
ai
comandi
del
Lem
,
e
non
a
Armstrong
,
dire
:
«
Qui
,
base
della
Tranquillità
;
l
'
Aquila
è
atterrata
»
,
e
sulla
Luna
toccavano
a
Aldrin
tante
altre
piccole
o
meno
piccole
cose
che
invece
Neil
Armstrong
volle
fare
da
sé
.
Vedi
,
nemmeno
a
contatto
con
l
'
infinito
un
uomo
diventa
grande
se
in
lui
non
v
'
è
grandezza
.
Andar
sulla
Luna
non
ci
rende
certo
migliori
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
Armstrong
:
«
Tenterò
di
sorvegliare
il
tuo
Plss
.
Ma
hai
visto
che
razza
di
difficoltà
ho
avuto
prima
?
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
La
macchina
da
presa
è
nella
posizione
giusta
?
»
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Mi
pare
che
il
tuo
Plss
vada
bene
.
Prosegui
.
Le
scarpe
ora
sono
proprie
al
limite
della
soglia
.
Okay
;
ora
lascia
scivolare
giù
il
Plss
.
Ecco
,
bravo
,
bene
.
Perfetto
»
.
Avresti
detto
che
Armstrong
contribuisse
a
sdrammatizzare
,
qualsiasi
fosse
la
ragione
.
Ma
non
era
stato
lui
il
primo
,
il
primo
,
il
primo
?
E
per
quanto
fosse
difficile
trovare
la
passerella
e
la
scala
non
era
stato
lui
ad
affrontare
per
primo
la
passerella
e
la
scala
?
Non
era
tutto
più
semplice
,
ora
,
per
Buzz
?
«
Okay
,
Buzz
.
Sei
proprio
al
limite
della
passerella
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Però
rientro
con
un
piccolo
movimento
del
piede
all
'
inizio
della
passerella
.
Piego
un
poco
le
spalle
spero
di
andare
bene
perché
voglio
chiudere
un
po
'
lo
sportello
.
Stando
attento
a
non
bloccarci
fuori
,
però
»
.
Armstrong
:
«
Questa
mi
sembra
una
gran
bella
idea
.
Attento
a
non
chiuderci
fuori
»
.
Lo
disse
con
ironia
,
o
forse
con
umorismo
,
ma
Aldrin
non
è
molto
sensibile
né
all
'
una
né
all
'
altro
.
E
non
raccolse
.
«
Questa
è
la
nostra
casa
per
le
prossime
ore
,
Neil
.
Voglio
averne
cura
»
.
Chiuse
un
po
'
lo
sportello
,
tornò
.
«
Okay
,
Neil
.
Sono
sul
primo
scalino
e
posso
vedere
i
piattelli
delle
zampe
del
Lem
.
Ora
sono
sul
secondo
scalino
,
ora
sul
terzo
.
È
molto
semplice
scendere
»
.
Armstrong
:
«
Sì
l
'
ho
trovato
molto
comodo
e
anche
camminare
,
anche
camminare
è
molto
comodo
.
Hai
ancora
tre
passi
da
scendere
e
poi
quello
lungo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
lascio
il
piede
dov
'
è
abbasso
l
'
altro
metto
le
mani
su
un
piolo
ora
faccio
lo
stesso
con
»
.
Armstrong
:
«
Ecco
bene
.
Giù
Abbassa
ancora
il
piede
giù
ce
l
'
hai
fatta
.
È
un
bel
saltino
,
eh
?
Circa
tre
piedi
»
.
E
Aldrin
fu
a
terra
;
pieno
di
esclamazioni
gioiose
.
«
Bello
!
Bello
!
»
.
Armstrong
:
«
Non
è
straordinaria
questa
vista
?
Proprio
una
vista
magnifica
»
.
Aldrin
:
«
Magnifica
è
la
definizione
giusta
,
Neil
»
.
E
anche
lui
fece
i
primi
passi
,
e
provò
a
correre
e
gli
piacque
,
e
continuò
.
Anche
lui
notò
che
la
superficie
era
sabbiosa
,
porosa
,
anche
lui
si
mise
presto
a
raccogliere
gli
esemplari
di
suolo
e
di
sassi
,
e
tale
era
la
disinvoltura
con
cui
si
muovevano
entrambi
che
sembrava
andassero
in
cerca
di
funghi
,
in
una
campagna
priva
di
alberi
,
immersa
in
un
silenzio
rotto
solo
dal
frinire
dei
grilli
.
«
Tu
le
hai
trovate
le
rocce
rosse
?
»
.
«
Sì
.
Sono
piccole
e
scintillano
si
direbbe
biotite
»
.
Riempirono
la
prima
scatola
,
fissarono
alla
gamba
del
Lem
la
famosa
placca
che
dice
:
«
Due
uomini
giunti
dal
pianeta
Terra
misero
piede
per
la
prima
volta
sopra
la
Luna
,
nel
luglio
del
1969
dopo
Cristo
»
.
E
spostarono
la
macchina
da
presa
della
tv
e
la
misero
abbastanza
lontana
perché
si
vedesse
il
Lem
per
intero
,
loro
insieme
al
Lem
,
e
di
tanto
in
tanto
Armstrong
ci
regalava
una
lezioncina
di
geologia
,
spiegando
le
rocce
che
vedevano
,
le
colline
,
i
crateri
,
mentre
Aldrin
tentava
di
dire
la
sua
senza
troppo
successo
giacché
il
comandante
gli
portava
sempre
via
la
parola
.
Ma
poi
accadde
il
colpo
di
scena
che
avrebbe
causato
il
dramma
.
Accadde
45
minuti
dall
'
uscita
di
Armstrong
,
quando
Collins
riapparve
all
'
orizzonte
,
sorgendo
come
una
stella
.
«
Houston
,
Houston
!
Qui
Columbia
,
Columbia
!
Che
succede
laggiù
?
»
.
«
Procede
tutto
bene
,
splendidamente
.
Credo
che
fra
poco
pianteranno
la
bandiera
»
,
rispose
Bruce
McCandless
.
«
Straordinario
,
straordinario
!
»
.
«
Mike
,
tu
sei
l
'
unica
persona
al
mondo
che
non
possa
vederli
in
tivù
»
.
«
Non
importa
,
non
importa
.
Sono
contento
lo
stesso
.
Funziona
bene
la
tivù
?
»
.
«
È
bellissima
,
Mike
.
Davvero
bellissima
»
.
«
Oh
,
come
sono
contento
!
Hanno
abbastanza
luce
?
»
.
«
Sì
,
sì
Mike
.
E
ora
hanno
tirato
fuori
la
bandiera
.
Puoi
vedere
le
stelle
e
le
strisce
della
nostra
bandiera
sulla
superficie
lunare
»
.
«
Che
bellezza
,
Bruce
,
che
bellezza
!
»
.
Armstrong
e
Aldrin
avevano
tirato
fuori
la
bandiera
americana
,
una
normale
bandiera
di
stoffa
ma
sostenuta
da
una
intelaiatura
di
fili
d
'
alluminio
.
E
con
non
pochi
sforzi
,
a
furia
di
martellate
,
l
'
avevan
piantata
proprio
dinanzi
al
Lem
.
Lì
ora
stava
,
rigida
come
una
bandiera
di
latta
,
a
nutrire
la
nostra
sorpresa
giacché
c
'
eran
state
tante
discussioni
sull
'
opportunità
di
portarla
o
no
sulla
Luna
e
sembrava
che
avessero
vinto
quelli
secondo
i
quali
la
cosa
non
sarebbe
apparsa
di
eccessivo
buon
gusto
.
La
sorpresa
più
grossa
però
non
fu
nemmeno
la
bandiera
,
che
,
buon
gusto
o
no
,
gli
americani
avevano
tutto
il
diritto
di
tirare
fuori
.
O
il
colpo
di
scena
che
resterà
alla
storia
come
la
telefonata
lunare
di
Nixon
.
Voci
eran
corse
,
negli
ultimi
giorni
,
sulla
possibilità
che
essa
avvenisse
:
ma
neanche
i
pochi
che
ci
avevano
creduto
si
aspettavano
un
intervento
così
discutibile
.
Sicché
ecco
Buzz
Aldrin
e
Neil
Armstrong
sugli
attenti
,
ecco
Neil
Armstrong
che
risponde
con
il
suo
discorsino
imparato
a
memoria
perché
lui
prima
della
partenza
sapeva
,
ecco
Buzz
Aldrin
che
risponde
col
saluto
militare
portando
la
mano
destra
al
casco
,
e
la
macchina
da
presa
che
inquadra
loro
due
,
il
Lem
,
la
bandiera
.
Nell
'
auditorium
si
udì
un
lamento
soffocato
:
«
Oh
,
no
!
»
,
e
qualcuno
osservò
,
finalmente
,
quanto
è
umiliante
pensare
che
quei
due
uomini
scelti
a
rappresentare
tutti
gli
uomini
erano
stati
volontari
in
Corea
,
dove
avevano
gettato
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
su
villaggi
indifesi
.
Qualcuno
osservò
,
umilmente
,
che
in
quel
momento
,
proprio
in
quel
momento
,
centinaia
di
creature
stavano
morendo
in
Vietnam
;
uccise
dagli
uomini
che
son
tanto
bravi
,
tanto
intelligenti
,
tanto
coraggiosi
,
sanno
andare
sulla
Luna
e
sbarcarci
e
camminarci
,
poi
sulla
Terra
si
ammazzano
come
le
bestie
.
Solo
qualcuno
,
si
intende
,
infatti
la
gran
maggioranza
degli
americani
seduti
dinanzi
alla
televisione
apprezzarono
molto
la
trovata
di
Nixon
,
e
anche
nell
'
auditorium
balzarono
in
piedi
applaudendo
,
un
applauso
più
lungo
di
quello
scoppiato
otto
ore
prima
per
l
'
allunaggio
.
Labbra
tremanti
,
occhi
lucidi
,
lacrime
,
e
il
primo
a
commuoversi
fu
proprio
Armstrong
:
come
dimostrò
la
sua
voce
rotta
da
un
principio
di
pianto
,
e
il
suo
cuore
prese
a
battere
quasi
impazzito
sicché
le
pulsazioni
salirono
da
90
a
125
e
poi
a
150
.
Come
quelle
di
Aldrin
,
oltre
tutto
causando
un
consumo
maggiore
di
ossigeno
:
mentre
la
cerimonia
rubava
minuti
preziosi
e
preparava
il
dramma
che
nessuno
avrebbe
notato
ma
che
per
un
pelo
rischiò
di
lasciarli
lì
sulla
Luna
.
Quattro
minuti
son
tanti
quando
vai
sulla
Luna
con
molte
cose
da
fare
e
una
scorta
limitata
di
ossigeno
.
L
'
intrusione
di
Nixon
era
appena
cessata
che
i
due
astronauti
si
accorsero
di
aver
perso
tempo
eccessivo
.
Allora
,
colti
da
una
fretta
che
gli
ignari
scambiarono
per
euforia
,
si
precipitarono
a
fare
le
cose
,
dare
le
informazioni
che
non
avevano
ancora
dato
:
con
un
'
intesa
che
ormai
metteva
da
parte
ogni
rivalità
,
od
ostilità
.
Aldrin
:
«
Vorrei
dimostrare
i
vari
modi
che
una
persona
ha
di
camminare
sulla
superficie
della
Luna
.
Okay
,
questo
è
il
passo
del
canguro
:
saltare
a
piedi
uniti
in
avanti
.
Così
si
evita
di
ruotare
il
corpo
muovendo
un
piede
per
volta
.
Bisogna
stare
attenti
a
tenere
la
rotta
che
segue
il
centro
di
massa
:
a
volte
ci
vuole
la
distanza
di
due
o
tre
passi
per
ricadere
sui
piedi
.
Non
mi
sembra
una
soluzione
buona
come
si
credeva
»
.
Armstrong
:
«
Il
salto
del
canguro
funziona
,
ma
non
mi
sembra
buono
come
il
modo
convenzionale
spostando
un
piede
dopo
l
'
altro
.
È
difficile
dire
cosa
è
meglio
,
ma
a
mio
parere
il
meglio
è
il
passo
normale
che
uso
ora
.
Ci
si
stanca
un
po
'
dopo
qualche
decina
di
metri
,
ma
forse
dipende
da
questa
tuta
,
non
dal
passo
»
.
Aldrin
:
«
Il
colore
blu
delle
mie
scarpe
è
completamente
scomparso
sotto
questo
colore
del
suolo
che
gli
si
è
appiccicato
.
E
che
non
saprei
come
descrivere
.
Diciamo
un
marrone
cenere
.
Copre
gran
parte
delle
mie
scarpe
di
piccolissime
particelle
»
.
Armstrong
:
«
Queste
rocce
sembrano
di
basalto
e
probabilmente
contengono
il
due
per
cento
di
minerali
bianchi
:
questi
cristalli
bianchi
.
Credo
che
i
crateri
piccoli
siano
il
risultato
di
piccoli
meteoriti
,
che
hanno
colpito
la
superficie
»
.
Ma
erano
indietro
di
tante
cose
da
fare
.
La
raccolta
dei
sassi
con
cui
riempire
la
seconda
scatola
.
L
'
impianto
degli
strumenti
scientifici
per
misurare
il
vento
solare
,
per
trasmettere
le
scosse
sismiche
alla
Terra
,
per
raccattare
le
possibili
spore
sospese
nel
vuoto
.
Altre
fotografie
.
E
dopo
ci
sarebbe
stato
da
sistemare
a
bordo
le
scatole
,
e
Neil
Armstrong
era
lì
da
un
'
ora
e
40
,
Buzz
Aldrin
da
un
'
ora
e
20
,
ben
presto
sarebbe
scaduto
il
periodo
di
tempo
consentito
dal
Plss
.
In
tale
consapevolezza
si
affaccendavano
come
laboriose
formiche
,
ma
neanche
questo
bastava
,
dovettero
chiedere
,
un
supplemento
di
15
minuti
che
il
Centro
controllo
accordò
.
A
condizione
che
fossero
15
minuti
per
Armstrong
,
dieci
per
Aldrin
,
e
non
di
più
.
Di
qui
il
dramma
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
,
di
quanto
siamo
in
ritardo
,
ora
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Presto
non
avrete
che
dieci
minuti
per
completare
tutte
le
operazioni
sulla
superficie
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Capisco
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vi
interesserà
sapere
,
Neil
,
che
il
sismografo
appena
piazzato
ci
ha
trasmesso
qualche
segnale
da
cui
risultano
brevi
oscillazioni
»
.
Armstrong
:
«
Bene
.
Ma
siamo
indietro
.
Buzz
sta
piantando
il
tubo
per
estrarre
dal
sottosuolo
il
campione
di
Luna
»
.
Aldrin
:
«
Houston
,
spero
che
vediate
la
fatica
,
è
duro
a
piantare
questo
tubo
nel
suolo
,
farlo
scendere
di
cinque
pollici
non
è
facile
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
,
Bruce
.
Ora
lo
tiro
fuori
.
Strano
!
Sembra
quasi
bagnato
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
qui
Houston
»
.
Aldrin
:
«
Un
minuto
,
un
minuto
Bruce
!
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
aspettate
un
minuto
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorremmo
che
prendeste
un
altro
campione
del
sottosuolo
e
sistemaste
lo
strumento
per
il
vento
solare
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
.
Intanto
tu
potresti
occuparti
delle
rocce
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Speriamo
di
averne
il
tempo
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
qui
Houston
.
Vi
restano
all
'
incirca
tre
minuti
,
Buzz
.
Dovete
terminare
tutto
entro
tre
minuti
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
Capisco
»
.
Facevano
pena
,
si
soffriva
per
loro
.
Vederli
affannati
così
per
riprendere
il
tempo
perduto
nelle
cerimonie
presidenziali
,
negli
alzabandiera
.
E
quell
'
ossigeno
che
diminuiva
diminuiva
.
Per
la
fatica
e
la
preoccupazione
le
pulsazioni
di
entrambi
erano
salite
a
ben
165
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
Buzz
,
manca
un
minuto
!
»
.
Aldrin
:
«
Roger
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
è
tempo
di
chiudere
la
vostra
Eva
».(Extra
vehicular
activity
,
cioè
l
'
attività
all
'
esterno
del
Lem
)
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorrei
ricordarvi
anche
di
togliere
i
film
dalle
macchine
fotografiche
e
dalle
macchine
da
presa
prima
di
tornare
sul
Lem
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Ne
hai
qualcuno
con
te
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
No
,
le
macchine
sono
sotto
la
Mesa
,
devo
prendere
i
film
quando
ripongo
le
scatole
.
Ora
raccolgo
diversi
frammenti
di
roccia
vescicolare
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Devi
fare
in
fretta
,
Neil
.
In
fretta
»
.
Aldrin
:
«
Quelle
rocce
,
non
le
hai
mica
documentate
,
Neil
?
»
.
(
Nel
programma
era
richiesto
che
almeno
una
parte
delle
rocce
raccolte
fossero
catalogate
con
la
descrizione
del
punto
in
cui
erano
state
raccolte
e
l
'
enumerazione
delle
pietre
nelle
immediate
vicinanze
)
.
Armstrong
:
«
Ancora
no
»
.
Aldrin
:
«
Temo
che
non
ce
ne
sia
più
il
tempo
,
Neil
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
guardiamo
di
fare
presto
con
quei
film
da
togliere
alle
macchine
e
con
la
chiusura
delle
scatole
che
contengono
le
rocce
.
Siamo
davvero
in
ritardo
,
Neil
e
Buzz
.
Vogliamo
lasciare
un
po
'
di
margine
a
quell
'
ossigeno
che
vi
portate
addosso
»
.
Armstrong
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Aiutami
,
Neil
.
Infilami
questo
in
tasca
mentre
io
mi
avvio
verso
la
scaletta
,
io
lo
reggo
,
tu
aprimi
la
tasca
»
.
Armstrong
:
«
Lascia
andare
la
tasca
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Adios
,
amigo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Bruce
,
vuoi
nulla
prima
che
salga
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
No
»
.
Aldrin
:
«
Su
vieni
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Neil
,
hai
preso
»
.
Armstrong
:
«
Sì
sì
.
È
lì
,
è
lì
»
.
Aldrin
:
«
Hai
tolto
i
film
?
»
Armstrong
:
«
Sì
sì
»
.
Aldrin
:
«
Okay
,
vado
avanti
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
salì
su
per
la
scaletta
facendo
un
salto
che
lo
portò
quasi
al
terzo
scalino
.
Su
,
in
volo
come
un
angelo
.
Armstrong
invece
restò
giù
a
fissare
alla
terra
il
cavo
di
alluminio
.
Poi
Aldrin
fu
sulla
passerella
e
cominciò
a
far
scorrere
la
corda
per
tirar
su
le
scatole
.
Tutte
le
macchine
da
presa
,
le
macchine
fotografiche
,
gli
utensili
,
erano
stati
abbandonati
dentro
un
'
altra
scatola
che
sarebbe
rimasta
per
sempre
ai
piedi
del
Lem
.
Il
peso
doveva
essere
equilibrato
fino
all
'
ultimo
grammo
e
le
rocce
pesavano
abbastanza
da
compensar
tutto
ciò
che
veniva
buttato
via
.
Aldrin
:
«
Lascia
andare
ora
,
Neil
,
non
penare
più
.
Lascia
andare
,
ci
penso
io
a
questo
.
Tu
affrettati
»
.
Armstrong
:
«
Allora
mentre
ti
occupi
di
quello
io
tolgo
i
fili
della
Hasselblad
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
Vogliamo
un
controllo
dell
'
Emu
.
Chiudo
.
(
Extravehicular
mobility
unity
,
cioè
il
contenitore
dell
'
ossigeno
che
si
portano
alle
spalle
)
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Tre
virgola
otto
.
Ho
54
sul
due
e
nessuna
bandiera
»
(
La
bandiera
è
un
segno
di
allarme
che
si
accende
quando
qualcosa
non
va
.
Ad
esempio
l
'
ossigeno
)
.
Aldrin
:
«
Anch
'
io
»
.
Bruce
Me
Candless
:
«
Ve
la
cavate
ancora
bene
con
il
Plss
.
Ma
svelti
!
»
.
Aldrin
:
«
Come
va
.
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Okay
.
Ho
agganciato
anche
la
seconda
scatola
e
puoi
tirarla
su
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Porgimela
e
io
la
tiro
.
Bene
,
così
,
piano
»
.
Armstrong
:
«
Un
momento
,
un
momento
.
Buzz
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Presa
.
Ti
senti
meglio
ora
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Andiamo
,
andiamo
,
Buzz
!
»
.
Armstrong
salì
sulla
scaletta
senza
quel
volo
di
angelo
.
Si
arrampicò
velocemente
piolo
per
piolo
,
e
fu
sulla
passerella
.
Ora
le
loro
scorte
di
ossigeno
stavano
davvero
per
estinguersi
.
Le
avevano
pompate
per
ben
due
ore
e
40
minuti
,
il
tempo
limite
.
Un
po
'
di
più
e
sarebbero
soffocati
.
Li
vedemmo
sparire
dentro
il
Lem
e
di
nuovo
essi
diventarono
due
voci
e
basta
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
inarca
la
schiena
,
Neil
.
Bene
.
C
'
è
posto
,
c
'
è
posto
.
Metti
la
testa
giù
,
così
.
Muovi
il
piede
dallo
sportello
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Lo
sportello
è
chiuso
a
scatto
e
sprangato
.
Siamo
dentro
,
al
sicuro
»
.
Era
mezzanotte
passata
,
vedemmo
chiudere
quello
sportello
e
poi
udimmo
Bruce
McCandless
che
ne
informava
Mike
Collins
:
«
Columbia
,
Columbia
,
qui
Houston
,
l
'
equipaggio
della
base
della
Tranquillità
è
rientrato
nel
Lem
e
ha
ripressurizzato
la
cabina
.
Tutto
è
andato
splendidamente
.
Chiudo
»
.
E
Mike
Collins
rispose
:
«
Alleluia
»
.
Anche
l
'
antenna
televisiva
e
la
camera
da
presa
erano
state
abbandonate
sulla
superficie
lunare
.
Così
,
dopo
che
lo
sportello
fu
chiuso
,
la
televisione
continuò
a
trasmettere
l
'
immagine
ferma
di
quella
bandiera
e
del
Lem
.
Li
guardavi
,
soli
in
mezzo
a
quelle
rocce
,
e
ti
sembrava
di
aver
vissuto
un
sogno
di
cui
restava
solo
una
fotografia
.
Poi
anche
il
contatto
con
la
televisione
fu
tolto
e
sullo
schermo
non
ci
fu
più
nulla
e
ci
dissero
che
Armstrong
e
Aldrin
s
'
erano
messi
a
dormire
.
We
did
it
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
L
'
alba
si
levò
con
l
'
angoscia
,
quel
lunedì
21
luglio
.
A
mezzogiorno
e
55
il
Lem
avrebbe
acceso
i
motori
e
il
destino
dei
primi
due
uomini
giunti
alla
Luna
si
sarebbe
deciso
,
insieme
alla
loro
leggenda
.
Vie
di
mezzo
non
ne
esistevano
:
o
il
Lem
si
alzava
o
non
si
alzava
.
Se
non
si
alzava
,
o
si
alzava
male
,
non
c
'
era
nulla
da
fare
fuorché
sperare
che
morissero
bene
e
senza
troppe
sofferenze
.
A
Houston
si
riempirono
di
nuovo
le
chiese
,
due
astronauti
cattolici
furono
visti
entrare
,
quasi
di
nascosto
,
nella
chiesa
di
Nassau
Bay
,
andare
dritti
all
'
altare
dove
il
prete
celebrava
la
messa
e
comunicarsi
.
Uno
era
Richard
Gordon
cioè
colui
che
nell
'
Apollo
12
prenderà
il
posto
di
Mike
Collins
.
Aveva
sempre
detto
di
nutrire
nel
Lem
la
più
totale
fiducia
,
ma
come
gli
altri
sapeva
che
se
teoricamente
non
c
'
era
ragione
per
cui
il
Lem
non
si
alzasse
,
praticamente
ciò
era
possibile
:
il
Lem
non
era
mai
stato
collaudato
sulla
Luna
,
cioè
in
condizioni
totalmente
diverse
come
la
mancanza
di
atmosfera
e
la
diversa
gravità
.
Dalla
chiesa
,
Gordon
andò
direttamente
al
Centro
controllo
,
dove
presto
arrivò
anche
Pete
Conrad
,
il
comandante
dell
'
Apollo
12
,
e
senza
una
parola
,
pallido
,
egli
sedette
accanto
al
Capsule
Communicator
che
di
nuovo
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
.
Il
Centro
controllo
era
pieno
come
il
pomeriggio
dell
'
allunaggio
,
Ron
Evans
stava
comunicando
con
Mike
Collins
che
aveva
appena
concluso
la
sua
ventitreesima
orbita
intorno
alla
Luna
:
l
'
uomo
più
solo
dell
'
intero
universo
.
Alla
ventunesima
orbita
,
Collins
aveva
esclamato
a
Ron
Evans
:
«
Mi
sto
affezionando
al
registratore
come
a
una
persona
,
perché
quando
sono
dall
'
altra
parte
è
l
'
unico
che
mi
ascolti
.
Ron
,
solo
Adamo
fu
così
solo
prima
di
me
.
Ma
lui
stava
nel
paradiso
terrestre
»
.
Armstrong
e
Aldrin
furono
svegliati
alle
otto
,
ora
di
Houston
.
Dai
computer
si
sapeva
che
avevano
fatto
un
buon
sonno
e
che
non
c
'
era
stato
bisogno
di
pillole
tranquillanti
:
la
fatica
degli
ultimi
30
minuti
sopra
la
Luna
li
aveva
stroncati
,
insieme
all
'
emozione
.
Alle
prime
battute
con
Evans
apparvero
riposati
,
tranquilli
.
Le
pulsazioni
erano
normali
:
tra
i
70
e
gli
80
.
«
Come
si
dorme
lassù
?
»
,
chiese
Evans
.
«
Oh
,
non
c
'
è
male
»
,
rispose
Aldrin
,
«
se
si
è
molto
stanchi
si
dorme
benissimo
.
Neil
si
è
fatto
una
specie
di
amaca
tra
lo
sportello
e
il
coperchio
del
motore
,
io
mi
sono
raggomitolato
sul
pavimento
.
Ho
le
ossa
malconce
ma
mi
sento
benissimo
»
.
Vi
fu
un
'
ora
di
dialogo
strettamente
tecnico
,
e
poi
Aldrin
passò
la
parola
a
Neil
Armstrong
che
fece
una
specie
di
riassunto
della
sera
avanti
.
Molti
ebbero
l
'
impressione
che
egli
volesse
spiegare
tutto
prima
del
decollo
e
nel
caso
che
il
decollo
non
fosse
avvenuto
.
Parlava
preciso
,
cattedratico
.
Di
nuovo
descrisse
i
tipi
di
roccia
osservati
e
raccolti
,
in
gran
parte
basalto
,
in
buona
parte
monocristalli
,
di
nuovo
sottolineò
la
straordinaria
varietà
delle
forme
e
dei
tipi
,
di
nuovo
elencò
i
crateri
e
quello
vicino
al
quale
si
era
posato
.
«
Bella
descrizione
,
Neil
»
,
interruppe
Ron
Evans
,
«
ma
ce
le
dirai
a
Terra
queste
»
.
«
Lasciami
continuare
»
,
rispose
Neil
Armstrong
.
Egli
pensava
che
la
tragedia
potesse
anche
avvenire
.
Ma
con
una
freddezza
che
all
'
allunaggio
non
aveva
mostrato
.
Con
altrettanta
freddezza
si
congratulò
con
il
Centro
controllo
che
era
finalmente
riuscito
a
individuare
il
punto
esatto
in
cui
avevano
stabilito
la
base
,
pochi
metri
a
ovest
del
cratere
Juliette
,
e
spiegò
che
con
gli
strumenti
di
bordo
lui
non
c
'
era
riuscito
,
poi
rifiutò
le
notizie
del
giorno
.
E
l
'
ora
difficile
,
la
più
difficile
,
giunse
.
L
'
ora
in
cui
due
tonnellate
e
mezzo
di
carburanti
avrebbero
incominciato
a
bruciare
nel
motore
d
'
attesa
del
Lem
e
a
spingerlo
verticalmente
a
una
velocità
di
6,068
piedi
al
secondo
,
fino
a
portarlo
a
60mila
piedi
dalla
superficie
lunare
,
metterlo
in
orbita
,
farlo
agganciare
all
'
astronave
di
Collins
,
iniziare
il
lungo
viaggio
di
ritorno
alla
Terra
.
Ora
tutti
potevano
udire
,
i
misteri
erano
finiti
.
E
le
voci
erano
limpide
mentre
i
numeri
della
conta
a
rovescio
si
vedevano
veloci
sul
monitor
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
vi
mancano
dieci
minuti
e
tutto
va
bene
.
Potete
inserire
il
modulo
automatico
»
.
Buzz
Aldrin
:
«
Roger
.
Inserito
modulo
automatico
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Ambedue
le
batterie
Ed
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Neil
,
ti
leggo
sul
Vhf
e
hai
l
'
aria
di
sentirti
a
posto
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Sissignore
,
non
potrebbe
andar
meglio
»
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Meno
due
minuti
e
tutto
va
bene
»
.
Aldrin
:
«
Controllate
la
direzione
di
guida
sull
'
Ags
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Tutti
i
segnali
di
navigazione
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Qui
Houston
.
Tranquillità
:
meno
50
secondi
.
Pronti
per
l
'
accensione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Pronti
per
l
'
accensione
»
.
Aldrin
:
«
Avanti
.
Otto
.
Sette
.
Sei
.
Cinque
.
Quattro
.
Motore
di
ascesa
inserito
.
Tre
.
Due
.
Uno
.
Accendo
.
Su
!
Eccolo
là
il
nostro
cratere
»
.
Armstrong
:
«
Mille
piedi
.
Duemila
,
Duemiladuecento
.
Tremila
.
Ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Ron
Evans
:
«
Dio
ti
ringrazio
.
Il
mondo
intero
,
ragazzi
,
vi
stava
tirando
su
.
Dio
,
ti
ringrazio
»
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
ci
informò
che
le
pulsazioni
di
Aldrin
erano
un
poco
salite
,
ma
quelle
di
Armstrong
erano
rimaste
rigorosamente
ferme
a
80
.
Più
tardi
ci
dissero
che
Ron
Evans
era
sudato
,
in
preda
a
un
tremito
convulso
.
E
con
lui
Pete
Conrad
,
il
suo
equipaggio
e
anche
Von
Braun
e
Chris
Kraft
(
uno
dei
top
manager
del
Centro
,
ndr
)
e
molti
altri
.
Più
tardi
ci
dissero
che
è
più
pericoloso
decollare
con
un
aereo
di
linea
dagli
aeroporti
di
Roma
o
New
York
che
con
il
Lem
dalla
Luna
e
alle
4
e
35
del
pomeriggio
ci
dissero
che
neppure
il
docking
con
l
'
Apollo
aveva
presentato
problemi
:
stavano
tornando
a
casa
.
E
fu
tutto
.
Semplicemente
.
Così
.
Sarà
altrettanto
semplice
,
d
'
ora
innanzi
,
il
nostro
destino
?
StampaPeriodica ,
Invece
di
mandargli
i
fiori
,
ho
fatto
stampare
5mila
manifesti
per
il
giorno
del
suo
funerale
.
Li
ho
fatti
stampare
con
la
fotografia
che
a
me
piace
di
più
,
e
con
una
delle
sue
poesie
che
a
me
sono
più
care
,
e
con
una
frase
che
mi
venne
spontanea
quando
seppi
che
lo
avevano
ammazzato
ma
ora
la
ripetono
tutti
come
uno
slogan
.
La
fotografia
è
quella
che
gli
scattarono
il
giorno
in
cui
fu
eletto
deputato
,
e
sorride
il
sorriso
di
un
bambino
felice
,
e
alza
il
pugno
in
segno
di
vittoria
.
La
poesia
è
quella
che
dice
:
«
Non
piangere
per
me
/
Sappi
che
muoio
/
Non
puoi
aiutarmi
/
Ma
guarda
quel
fiore
/
quello
che
appassisce
ti
dico
/
Annaffialo
»
.
La
frase
che
ora
tutti
ripetono
come
uno
slogan
è
questa
:
«
Nel
1968
Alessandro
Panagulis
fu
condannato
a
morte
perché
cercava
la
libertà
.
Nel
1976
Alessandro
Panagulis
è
morto
perché
cercava
la
verità
e
l
'
aveva
trovata
»
.
Tu
sai
di
quale
verità
sto
parlando
.
In
Grecia
lui
la
trovò
soprattutto
a
proposito
dell
'
Esa
e
delle
responsabilità
sulla
invasione
di
Cipro
.
Me
ne
parlò
subito
,
con
gli
occhi
che
gli
ridevano
di
gioia
fanciullesca
.
A
Roma
,
mi
pare
.
«
Altro
che
rapporto
Pike
,
altro
che
rapporto
Church
»
,
mi
disse
.
Erano
documenti
autografi
,
firmati
dagli
stessi
responsabili
.
«
Ma
come
li
userai
?
»
.
Rispose
:
«
Pubblicherò
un
settimanale
.
Il
primo
numero
avrà
in
copertina
la
lettera
autografa
del
personaggio
più
compromesso
.
Al
secondo
numero
mi
fermeranno
,
forse
.
Ma
ormai
avrò
fatto
sapere
l
'
essenziale
»
.
Per
un
mese
non
discutemmo
d
'
altro
.
Si
accorse
ben
presto
che
non
avrebbe
mai
trovato
quei
soldi
,
o
non
abbastanza
in
tempo
,
e
così
si
decise
a
dare
alcuni
documenti
a
Ta
Nea
,
un
quotidiano
di
Atene
.
Erano
i
documenti
meno
sensazionali
,
gli
hors
d
'
uvre
.
Suscitarono
lo
stesso
un
inferno
,
e
alla
sesta
puntata
Averoff
intervenne
:
la
magistratura
proibì
di
continuare
le
pubblicazioni
.
Averoff
:
il
ministro
della
Difesa
.
Il
suo
nemico
.
Mentre
la
pubblicazione
avveniva
,
Alekos
(
Panagulis
,
ndr
)
era
in
Italia
.
Arrivando
mi
aveva
detto
d
'
esser
venuto
per
scrivere
un
libro
.
Ma
io
avevo
capito
subito
che
la
ragione
era
un
'
altra
,
che
aveva
bisogno
di
stare
qualche
settimana
lontano
dalla
Grecia
dove
si
sentiva
in
pericolo
.
Non
gliene
chiesi
conferma
perché
sapevo
che
non
gli
piaceva
farmi
partecipe
di
certe
preoccupazioni
e
angosciarmi
.
Abitava
a
casa
mia
,
naturalmente
.
Ed
era
sempre
così
inquieto
.
Doveva
tornare
in
Grecia
dopo
30
giorni
.
Al
trentesimo
giorno
disse
:
«
Posso
rimandare
la
partenza
di
24
ore
»
.
Al
trentunesimo
giorno
disse
:
«
In
fondo
posso
rimandarla
anche
di
48»
.
Al
trentaduesimo
giorno
disse
:
«
Potrei
rimandarla
anche
d
'
una
settimana
»
.
E
allora
fui
certa
che
in
Grecia
stava
rischiando
davvero
la
vita
.
Ma
non
lo
pregai
di
restare
in
Italia
.
Era
una
di
quelle
creature
che
bisogna
lasciar
morire
se
hanno
deciso
di
morire
.
Perché
,
se
l
'
hanno
deciso
,
vuol
dire
che
è
giusto
così
.
Una
dura
lezione
che
avevo
imparato
quand
'
era
in
esilio
in
Italia
,
nel
1973
e
nel
1974
,
e
lottava
contro
i
colonnelli
.
Ogni
tanto
spariva
.
Andava
in
Grecia
,
grazie
a
un
passaporto
falso
.
Scendeva
all
'
aeroporto
di
Atene
,
con
quei
baffi
e
con
quella
pipa
che
lo
facevano
riconoscere
tra
mille
,
e
fieramente
passava
tra
le
maglie
della
polizia
,
sotto
gli
sguardi
di
coloro
che
volevano
ammazzarlo
.
Quando
lo
accompagnavo
all
'
aeroporto
,
non
mi
chiedevo
mai
se
sarebbe
tornato
.
Mi
limitavo
a
sperare
che
tornasse
.
Tornava
sempre
,
ridendo
.
No
,
in
certi
casi
anche
piangendo
.
Come
la
volta
in
cui
aveva
trovato
tutte
le
porte
chiuse
.
Gli
amici
che
ora
si
definiscono
tali
e
piangono
lacrime
di
coccodrillo
sfruttando
la
sua
morte
(
come
quel
Papandreu
che
egli
non
rispettava
)
non
gli
aprivano
dicendo
:
«
Ho
famiglia
»
.
Tornò
anche
dalla
Spagna
,
dov
'
era
andato
con
un
altro
passaporto
falso
per
aiutare
la
resistenza
contro
Franco
.
Tornava
sempre
.
E
questa
volta
non
è
tornato
.
Dovevamo
vederci
a
Roma
lo
stesso
giorno
in
cui
avverranno
i
suoi
funerali
.
A
Roma
avrebbe
portato
le
fotocopie
dei
documenti
,
per
metterli
al
sicuro
in
Europa
.
Alla
fine
di
aprile
lo
chiamai
ad
Atene
da
New
York
.
Gli
chiesi
:
«
Come
va
?
»
.
Rispose
:
«
Molto
male
»
.
«
Perché
?
»
.
«
Sono
molto
,
molto
triste
.
E
molto
,
molto
preoccupato
»
.
Per
divertirlo
gli
raccontai
che
i
fascisti
di
Imperia
mi
avevano
condannata
a
morte
.
Invece
non
si
divertì
.
Rispose
:
«
Anche
me
»
.
Replicai
,
tentando
dell
'
umorismo
:
«
I
fascisti
d
'
Imperia
?
!
»
.
E
lui
:
«
No
,
i
fascisti
di
qui
»
.
E
io
:
«
Per
i
documenti
?
»
.
«
Già
»
.
Da
New
York
lo
chiamai
di
nuovo
il
giorno
in
cui
partii
per
rientrare
in
Italia
.
Era
venerdì
30
aprile
,
poche
ore
prima
della
sua
morte
.
Il
suo
tono
era
strano
.
No
,
non
strano
.
Triste
.
No
,
non
triste
.
Rassegnato
.
Sussurrai
:
«
Stai
attento
»
.
E
con
quel
tono
triste
,
no
,
rassegnato
,
replicò
:
«
Tanto
,
se
vogliono
farlo
,
lo
fanno
»
.
L
'
indomani
mattina
ero
a
Roma
.
Pensai
di
avvertirlo
per
confermare
il
nostro
appuntamento
.
Allungai
la
mano
verso
il
telefono
e
,
prima
che
sollevassi
il
ricevitore
,
il
telefono
squillò
.
Era
l
'
ex
avvocato
di
Costantino
di
Grecia
.
Sembrava
sconvolto
.
Quasi
strillò
:
«
Cosa
può
dirmi
sulla
morte
di
Panagulis
?
»
.
Paradossalmente
,
rimasi
calma
.
Stupidamente
risposi
:
«
Panagulis
sta
benissimo
.
Ci
ho
parlato
poche
ore
fa
»
.
E
lui
:
«
No
,
no
,
sembra
proprio
che
sia
morto
.
In
un
incidente
automobilistico
»
.
Composi
due
numeri
:
uno
a
Milano
e
uno
a
Roma
.
A
Milano
mi
dissero
che
,
in
realtà
,
la
voce
era
corsa
ma
la
radio
non
l
'
aveva
confermata
.
A
Roma
mi
dissero
:
«
Un
momento
,
ora
controlliamo
»
.
Erano
quelli
dell
'
Ansa
.
«
Sì
,
purtroppo
è
vero
»
.
Allora
chiamai
un
taxi
e
corsi
di
nuovo
all
'
aeroporto
.
Sull
'
aereo
sono
stati
gentili
.
Mi
hanno
dato
un
posto
lontano
da
tutti
:
perché
potessi
piangere
in
pace
,
suppongo
.
Invece
non
ho
pianto
.
Quello
è
successo
dopo
,
quand
'
ero
proprio
sola
.
Anche
lui
faceva
così
.
All
'
aeroporto
di
Atene
c
'
erano
ad
aspettarmi
i
suoi
amici
.
C
'
erano
anche
i
fotografi
che
mi
sparavano
addosso
fucilate
di
luce
,
e
io
mi
vergognavo
,
mi
sentivo
ridicola
,
mi
sembrava
d
'
essere
la
vedova
nazionale
.
Io
e
gli
amici
siamo
saltati
in
macchina
.
Diretti
all
'
obitorio
.
Sulla
strada
che
porta
in
città
,
a
un
certo
punto
,
c
'
era
una
grande
folla
.
Ho
chiesto
perché
e
mi
hanno
detto
:
«
È
successo
lì
»
.
Allora
ho
fatto
fermare
la
macchina
e
sono
passata
attraverso
la
folla
,
pentendomi
subito
perché
molti
sussurravano
:
«
Fallatzi
,
Fallatzi
»
e
si
scostavano
come
intimiditi
.
Il
luogo
era
circondato
da
un
cordone
di
poliziotti
,
e
al
di
là
del
cordone
c
'
era
un
mucchio
di
ferri
contorti
color
verde
pisello
.
Due
poliziotti
m
'
hanno
fermato
con
la
brutalità
dei
poliziotti
:
mettendomi
le
mani
addosso
.
Non
ricordo
bene
quel
che
è
successo
,
ma
gli
amici
dicono
che
ho
buttato
un
poliziotto
per
terra
,
e
ho
spinto
l
'
altro
molto
lontano
.
Poi
sono
stata
davanti
a
quel
mucchietto
di
ferri
color
verde
pisello
...
E
questi
erano
la
sua
Primavera
,
la
sua
Fiat
.
Erano
tre
anni
che
aspettavo
,
voglio
dire
che
temevo
,
questo
momento
.
Erano
tre
anni
che
dicevo
a
me
stessa
:
prima
o
poi
succederà
.
Aveva
sempre
avuto
fortuna
.
Era
sfuggito
alla
fucilazione
;
era
sopravvissuto
a
torture
inumane
;
era
divenuto
un
poeta
proprio
attraverso
quelle
;
era
uscito
dopo
cinque
anni
da
un
carcere
atroce
dove
sembrava
dovesse
restare
tutta
la
vita
o
morirci
;
era
passato
indenne
attraverso
insidie
,
attentati
;
era
stato
eletto
deputato
nell
'
anniversario
della
sua
condanna
a
morte
;
era
amato
,
venerato
,
adulato
da
alcuni
fino
all
'
eccesso
.
Ma
io
non
mi
facevo
illusioni
.
Del
resto
non
faceva
nulla
per
evitarlo
.
Lo
sfidava
ogni
giorno
quel
suo
destino
di
finire
ammazzato
.
Forse
non
riesco
a
esprimermi
.
Capisci
,
non
sono
molto
lucida
.
Non
dormo
da
quattro
notti
e
anche
se
cerco
di
non
darlo
a
vedere
perché
detesto
il
dolore
esibito
,
dentro
sono
un
unico
urlo
.
Ciò
che
cerco
di
spiegarti
è
difficile
.
Ma
può
riassumersi
così
:
non
c
'
è
stupore
in
me
.
O
meglio
,
uno
stupore
c
'
è
:
quello
di
non
essere
anch
'
io
in
una
cella
frigorifera
di
quell
'
obitorio
.
E
non
sono
certa
di
sentirne
sollievo
.
Quante
volte
,
insieme
,
siamo
stati
inseguiti
da
un
'
automobile
che
voleva
ammazzarci
.
La
prima
volta
fu
nel
settembre
del
1973
,
dodici
giorni
dopo
ch
'
egli
era
uscito
dal
carcere
di
Boyati
.
Praticamente
,
m
'
ero
trasferita
ad
Atene
:
non
solo
perché
lui
me
l
'
aveva
chiesto
,
non
solo
perché
volevo
stargli
vicino
,
ma
perché
mi
sembrava
di
aiutarlo
con
la
mia
presenza
.
Mi
sembrava
che
avrebbero
esitato
a
ucciderlo
se
,
per
uccidere
lui
,
dovevano
uccidere
anche
me
.
Abitavo
nella
sua
casa
di
Glifada
.
Un
giorno
gli
dissi
che
non
conoscevo
Creta
.
E
mi
portò
a
Creta
.
A
Creta
dissi
che
volevo
vedere
la
reggia
di
Cnosso
.
E
mi
portò
a
Cnosso
.
Anzi
,
ci
portò
un
suo
amico
,
avvocato
.
Con
l
'
automobile
.
Ci
accorgemmo
presto
che
un
'
altra
automobile
ci
seguiva
,
con
due
tipi
dalla
faccia
di
poliziotto
.
Dunque
questa
macchina
ci
seguiva
e
,
a
volte
,
accelerava
buttandosi
contro
di
noi
.
Noi
riuscivamo
sempre
a
cavarcela
andando
più
forte
ma
a
un
certo
punto
quelli
presero
ad
accostarsi
sulla
nostra
fiancata
di
sinistra
,
e
a
spingerci
verso
il
precipizio
.
Ci
salvò
,
per
miracolo
,
un
'
altra
macchina
della
polizia
.
Salto
gli
altri
episodi
per
non
diventare
monotona
.
Te
ne
aggiungo
uno
e
basta
:
quello
che
avvenne
nel
settembre
dell
'
anno
scorso
.
Nel
settembre
o
in
estate
?
Eravamo
andati
a
cena
,
io
e
Alekos
,
in
una
trattoria
dove
si
mangia
il
pesce
.
Qui
ci
raggiunse
una
telefonata
.
Un
'
automobile
nera
,
gli
dissero
,
passava
da
ore
dinanzi
al
Politecnico
e
a
intervalli
buttava
una
bomba
.
La
polizia
non
interveniva
.
Alekos
ascoltò
con
calma
e
rispose
:
«
Andrò
a
dare
un
'
occhiata
»
.
Erano
i
giorni
in
cui
si
temeva
un
nuovo
colpo
di
Stato
.
Aveva
preso
in
affitto
una
Peugeot
.
Procedeva
come
un
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
.
E
ciò
lo
divertiva
perché
diceva
che
io
ero
Stan
Laurel
e
lui
Oliver
Hardy
,
cioè
due
disgraziati
che
si
mettevano
sempre
nei
guai
.
Tossendo
e
sputando
,
la
nostra
Peugeot
giunse
dinanzi
al
Politecnico
.
Qui
ci
fermammo
e
Alekos
interrogò
gli
studenti
.
Stava
interrogandoli
quando
la
macchina
nera
apparì
.
Aveva
una
targa
del
corpo
diplomatico
,
cd.
A
bordo
c
'
erano
quattro
uomini
dal
volto
di
fascisti
.
Alekos
mi
ordinò
perentorio
:
«
Andiamo
»
.
Risalii
sulla
Peugeot
,
e
lui
con
me
.
Partimmo
e
l
'
automobile
nera
era
ormai
lontana
.
Ma
presto
riapparve
,
dietro
di
noi
e
...
A
un
certo
punto
non
fu
più
chiaro
chi
seguiva
e
chi
era
inseguito
.
La
sola
differenza
era
che
loro
inseguivano
noi
per
ammazzarci
e
noi
inseguivamo
loro
per
capire
chi
fossero
e
portarli
dalla
polizia
.
L
'
agonia
durò
due
ore
e
mezzo
.
L
'
automobile
nera
ci
condusse
molto
lontano
,
quasi
fino
al
tempio
di
Sugno
.
A
un
certo
punto
,
devo
ammetterlo
,
ebbi
molta
paura
.
E
non
mi
vergognai
di
gridarlo
a
quest
'
uomo
che
non
aveva
paura
di
nulla
,
mai
.
Lui
non
rispose
nemmeno
.
Ma
il
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
si
comportò
in
modo
glorioso
.
La
trappola
che
ci
avevano
teso
scattò
solo
alla
fine
,
dopo
che
uno
dei
quattro
fascisti
era
sceso
dall
'
automobile
nera
per
dileguarsi
.
L
'
automobile
nera
finse
di
lasciarsi
inseguire
e
,
in
piena
città
,
imboccò
un
vicolo
cieco
.
Appena
me
ne
accorsi
,
dissi
ad
Alekos
:
«
Siamo
in
trappola
»
.
Lui
rispose
freddo
:
«
Lo
so
»
.
Allora
aggiunsi
:
«
Torniamo
indietro
»
.
E
lui
:
«
È
troppo
tardi
»
.
L
'
automobile
nera
entrò
dentro
un
garage
,
in
fondo
al
vicolo
cieco
.
Si
fermò
,
i
tre
scesero
e
si
piazzarono
in
mezzo
al
garage
ad
aspettarci
.
Alekos
fermò
la
Peugeot
accanto
all
'
automobile
nera
e
mi
disse
:
«
Tu
resta
in
macchina
»
.
Poi
scese
andandogli
incontro
.
Lo
seguii
immediatamente
.
Alekos
si
avvicinò
al
tipo
più
minaccioso
e
sempre
freddo
,
sempre
calmo
,
gli
tirò
la
cravatta
.
Poi
mormorò
,
in
greco
e
in
italiano
:
«
Vedi
,
questi
sono
fascisti
greci
.
E
non
hanno
coglioni
»
.
L
'
uomo
col
pacchetto
posò
la
mano
destra
sopra
il
pacchetto
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
si
buttò
in
ginocchio
e
cominciò
a
implorare
pietà
:
«
Alekos
,
noi
ti
ammiriamo
,
ti
rispettiamo
.
Sei
Panagulis
.
È
stato
tutto
un
equivoco
»
.
E
Alekos
:
«
Meglio
.
Gli
equivoci
si
chiariscono
dinanzi
alla
polizia
»
.
Non
mi
crederai
ma
riuscì
a
farsi
seguire
,
stavolta
,
per
portarli
al
Politecnico
e
consegnarli
alla
polizia
.
La
targa
cd
era
una
targa
falsa
e
...
Vedi
,
siamo
qui
nella
sua
stanza
,
io
sto
qui
a
parlarti
distesa
sul
suo
letto
,
e
non
riesco
a
credere
che
sia
morto
davvero
.
Eppure
l
'
ho
visto
morto
.
Non
ci
riesco
,
malgrado
tutto
ciò
che
ti
ho
detto
prima
,
perché
lui
si
comportava
come
se
fosse
immortale
.
Eppure
parlava
sempre
di
morte
.
Le
sue
poesie
parlavano
sempre
di
morte
,
di
morti
.
Quando
poi
aveva
la
febbre
...
Lo
coglievano
febbri
violente
,
assai
spesso
.
Le
torture
subite
lo
avevano
rovinato
.
Una
volta
,
a
Firenze
,
lo
portai
a
fare
una
radiografia
per
vedere
se
quelle
febbri
dipendevano
dai
reni
o
dai
polmoni
.
E
il
radiologo
,
stupefatto
,
esclamò
:
«
Ma
è
tutto
rotto
quest
'
uomo
!
Non
ha
nemmeno
una
costola
intatta
!
Ma
cosa
gli
hanno
fatto
?
!
»
.
Queste
febbri
arrivavano
anche
a
41
,
41
e
mezzo
.
Tremando
diceva
:
«
Muoio
,
Stavolta
muoio
,
Oriana
»
.
Però
lo
diceva
ridendo
.
Temeva
la
morte
o
no
?
È
una
domanda
che
mi
sono
posta
spesso
,
senza
darvi
risposta
.
Ma
ora
posso
dare
una
risposta
.
Non
temeva
la
morte
.
Parlava
della
morte
,
ridendo
,
perché
sapeva
che
sarebbe
giunta
assai
presto
:
come
una
beffa
.
Un
giorno
gli
lessi
la
mano
.
Aveva
una
mano
strana
,
anzi
terrificante
.
Sulle
palme
c
'
erano
solo
tre
segni
.
Quello
del
cuore
,
quello
dell
'
intelligenza
,
quello
della
vita
.
Quello
del
cuore
e
quello
dell
'
intelligenza
erano
senza
fine
,
quello
della
vita
si
interrompeva
bruscamente
.
Provai
un
brivido
a
guardarlo
e
gli
dissi
:
«
Vivrai
fino
a
cent
'
anni
!
»
.
Spalancò
la
bocca
immensa
in
una
immensa
risata
ed
esclamò
:
«
Bugiarda
!
Io
non
diventerò
mai
vecchio
e
l
'
hai
visto
»
.
Gli
dispiaceva
,
sai
.
Perché
il
sogno
di
Alessandro
Panagulis
era
diventare
vecchio
.
Vecchio
e
curvo
come
Ferruccio
Parri
che
amava
e
ammirava
.
Per
questo
si
vestiva
quasi
sempre
da
vecchio
.
Abiti
severi
,
grigi
o
blu
,
camicie
:
bianche
o
color
pastello
,
e
sempre
la
cravatta
.
Per
questo
portava
i
baffi
e
fumava
la
pipa
.
Con
quelle
boccate
lunghe
,
lente
,
da
vecchio
.
Per
questo
camminava
a
passi
così
grevi
,
cardinalizi
.
Io
lo
prendevo
in
giro
.
Sapevo
quanto
gli
piacesse
Makarios
,
quanto
ne
ammirasse
la
ieraticità
,
e
quando
correvo
(
tu
lo
sai
,
io
corro
sempre
)
gli
strillavo
con
impazienza
:
«
E
dai
,
corri
!
Non
fare
il
Makarios
!
»
.
Un
giorno
mi
disse
:
«
Lasciami
fare
.
Ci
ho
messo
tanto
a
imparare
a
camminare
come
un
vecchio
»
.
Poi
ebbe
una
pausa
e
aggiunse
:
«
E
a
pensare
come
un
vecchio
»
.
Anche
la
sua
saggezza
era
saggezza
da
vecchio
.
E
le
sue
profezie
erano
le
profezie
di
un
vecchio
.
Te
le
declamava
lentamente
,
mordendo
la
pipa
,
e
a
volte
erano
profezie
così
paradossali
che
non
lo
contraddicevi
solo
per
il
rispetto
che
suscita
un
vecchio
.
Io
sono
...
io
ero
un
poco
più
vecchia
di
lui
,
eppure
dinanzi
a
lui
,
con
lui
,
mi
sentivo
più
giovane
di
lui
.
Mi
suscitava
rispetto
,
capisci
?
Infatti
tenevo
sempre
conto
dei
suoi
rimproveri
.
Però
era
anche
un
bambino
,
e
ora
non
so
come
metterla
insieme
questa
storia
del
bambino
e
del
vecchio
.
Le
sue
esplosioni
di
gioia
,
ad
esempio
,
erano
esplosioni
da
bambino
.
Quand
'
era
felice
,
saltava
e
giocava
come
un
bambino
:
fino
a
irritarmi
.
Anche
i
suoi
dispetti
erano
dispetti
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Anche
i
suoi
capricci
.
E
le
sue
disperazioni
erano
disperazioni
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Così
le
sue
allegrie
.
Se
tu
sapessi
quant
'
era
allegro
,
buffo
,
divertente
.
Io
non
ho
mai
riso
tanto
come
in
questi
tre
anni
con
Alekos
.
Riso
o
sofferto
?
Diventava
la
stessa
cosa
con
lui
.
Guardiamo
se
posso
spiegarmi
.
Non
c
'
è
nulla
di
più
odioso
,
secondo
me
,
di
un
eroe
.
E
Panagulis
era
un
eroe
.
Ma
era
un
eroe
che
ride
.
Soprattutto
di
se
stesso
.
Si
prendeva
sempre
in
giro
.
Questo
è
il
ritratto
di
un
bambino
o
di
un
vecchio
;
io
temo
che
sia
il
ritratto
di
un
genio
.
Ci
ho
messo
tanto
a
capire
che
era
un
genio
.
Mi
rifiutavo
di
ammetterlo
,
anche
per
riuscire
a
tenergli
testa
.
Avevo
dinanzi
a
me
,
accanto
a
me
,
un
mito
delle
folle
.
E
,
sia
istintivamente
che
razionalmente
,
respingevo
quel
mito
.
Cercavo
di
ridurlo
a
dimensioni
umane
che
in
realtà
non
aveva
.
Perché
tutto
in
lui
era
eccessivo
.
Di
male
c
'
era
così
poco
in
lui
.
I
suoi
difetti
erano
tanto
piccoli
quanto
le
sue
virtù
erano
grandi
.
E
quando
i
suoi
difetti
ti
esasperavano
,
non
avevi
che
ricordare
le
sue
virtù
.
Ad
esempio
la
sua
bontà
,
malamente
nascosta
dietro
gli
atteggiamenti
bruschi
.
Ricordi
quando
perdonò
ai
suoi
torturatori
e
chiese
che
Papadopulos
,
Makaresos
,
Pattakos
,
Joannidis
non
fossero
condannati
a
morte
?
Era
ossessionato
dalla
libertà
,
lo
sanno
tutti
,
ma
anche
dalla
moralità
.
E
questo
non
lo
sanno
tutti
.
Diceva
,
pensa
,
che
la
politica
è
moralità
.
Per
questo
fece
la
sua
campagna
elettorale
con
poche
lire
,
pubblicizzato
soltanto
da
qualche
manifesto
grande
come
un
francobollo
,
e
dai
suoi
discorsi
pronunciati
senza
retorica
e
senza
lusinghe
.
Parlava
alla
folla
con
voce
bassa
,
dicendo
che
lui
non
prometteva
miracoli
perché
i
miracoli
non
esistevano
.
Non
ho
mai
visto
qualcuno
chiedere
d
'
essere
eletto
a
quel
modo
,
cioè
maltrattando
in
tal
modo
i
suoi
possibili
elettori
,
fustigandoli
,
rimproverandoli
.
Era
un
uomo
indulgente
con
tutti
,
capiva
come
nessuno
le
debolezze
e
le
colpe
che
nascono
con
la
vita
.
Eppure
diventava
rigido
come
un
angelo
vendicatore
quando
toccava
il
tema
della
moralità
.
Io
gli
dicevo
:
«
Fai
la
politica
come
un
predicatore
»
.
E
lui
rispondeva
:
«
No
,
faccio
la
politica
come
un
poeta
»
.
Un
poeta
che
ride
.
Una
volta
si
trovò
nel
mezzo
di
una
manifestazione
di
ostetriche
che
facevano
anche
lo
sciopero
della
fame
.
Così
ordinò
a
sua
madre
di
portare
alle
ostetriche
un
soccorso
di
uova
sode
.
Sua
madre
giunse
mentre
la
polizia
le
attaccava
.
Così
lui
agguantò
il
cesto
delle
uova
sode
e
con
quelle
,
una
a
una
,
si
mise
a
bombardare
i
rappresentanti
dell
'
ordine
.
Il
capo
della
polizia
lo
riconobbe
.
Lo
affrontò
e
gli
disse
:
«
Onorevole
Panagulis
,
sono
il
colonnello
Tal
dei
Tali
»
.
Alekos
posò
l
'
uovo
sodo
,
gli
si
avvicinò
,
gli
strappò
le
spalline
coi
gradi
,
e
rispose
:
«
Ora
non
lo
è
più
.
L
'
ho
degradato
»
.
Gli
intentarono
un
processo
per
questo
.
Ma
l
'
intero
Parlamento
votò
quasi
all
'
unanimità
perché
il
processo
non
avvenisse
.
Dico
«
quasi
all
'
unanimità
»
perché
ci
fu
un
voto
contrario
:
il
suo
.
E
lui
lo
motivò
dicendo
:
«
Sì
,
l
'
ho
degradato
.
Ma
non
era
mica
legale
.
Farsi
la
legge
da
soli
è
un
dovere
quando
la
legge
non
c
'
è
perché
la
democrazia
non
esiste
.
Ma
ora
la
democrazia
esiste
.
Be
'
...
comunque
esiste
un
Parlamento
»
.
Mi
dicono
(
e
credo
sia
vero
)
che
durante
l
'
episodio
delle
ostetriche
il
presidente
del
Parlamento
gli
chiedesse
esasperato
:
«
Scusi
,
onorevole
.
Ma
cosa
c
'
entra
,
lei
,
con
le
ostetriche
?
»
.
E
Alekos
:
«
Mi
hanno
fatto
nascere
,
signor
presidente
.
E
a
me
piace
tanto
essere
nato
.
Peccato
che
abbiano
fatto
nascere
anche
lei
»
.
Si
divertiva
anche
a
fare
il
deputato
.
Si
divertiva
a
fare
tutto
.
Trasformava
ogni
suo
problema
personale
in
una
burla
da
Ulisse
.
Era
Ulisse
.
La
sua
Itaca
non
esisteva
.
Per
lui
esisteva
soltanto
il
viaggio
.
E
a
interrompere
il
viaggio
,
la
vita
,
può
essere
solo
la
morte
.
Il
concetto
che
esprime
nella
più
bella
delle
sue
poesie
,
Taxidi
.
Quella
che
mi
ha
dedicato
.
Il
concetto
,
anche
,
che
mi
regalò
con
una
frase
che
ho
messo
nel
mio
libro
Lettera
a
un
bambino
mai
nato
.
Quella
che
dice
:
«
Benedetto
colui
che
può
dirsi
:
io
voglio
camminare
,
non
voglio
arrivare
.
Maledetto
colui
che
s
'
impone
:
voglio
arrivare
fin
là
.
Arrivare
è
morire
,
durante
il
cammino
puoi
concederti
solo
fermate
»
.
E
sua
anche
la
frase
che
chiude
il
libro
:
«
Perché
la
vita
non
muore
»
.
Me
la
gridò
una
notte
,
in
questa
stanza
,
arrabbiato
perché
facevo
morire
la
protagonista
del
libro
.
Solo
con
una
persona
non
si
divertì
mai
:
col
ministro
della
Difesa
Averoff
.
Quello
che
ha
dichiarato
stamani
:
«
Io
non
permetto
nemmeno
che
il
mio
nome
venga
citato
nella
storia
dei
documenti
scoperti
dal
signor
Panagulis
»
.
Quello
che
oggi
non
si
è
presentato
in
Parlamento
dove
l
'
intera
seduta
era
dedicata
alla
commemorazione
di
Panagulis
.
Quello
che
dice
:
«
Voglio
quei
documenti
e
li
avrò
»
.
Del
resto
non
fu
Averoff
a
sollecitare
la
sentenza
della
magistratura
che
ne
interrompeva
e
ne
proibiva
la
pubblicazione
?
L
'
inimicizia
,
mi
pare
,
scoppiò
quando
Alekos
scrisse
per
L
'
Europeo
un
articolo
dove
indicava
in
Averoff
l
'
elemento
più
reazionario
dell
'
attuale
governo
e
l
'
uomo
più
legato
alla
Cia
.
Lo
indicava
anche
come
l
'
ideatore
e
il
direttore
del
colpo
di
Stato
andato
a
monte
verso
la
fine
del
1975
.
Averoff
tentò
di
prenderla
sportivamente
.
Cercò
di
farlo
incontrare
e
ammansire
,
si
dice
,
con
la
sua
bella
figliola
.
Una
extraparlamentare
di
lusso
,
ovviamente
di
estrema
sinistra
.
Ma
il
tentativo
non
riuscì
.
Allora
Averoff
attese
d
'
incontrarlo
nei
corridoi
del
Parlamento
.
Gli
andò
incontro
a
braccia
spalancate
,
un
sorriso
mellifluo
sotto
i
baffetti
alla
Charlot
,
e
:
«
Alessandro
carissimo
,
ma
cos
'
è
questa
incomprensione
tra
noi
?
Siamo
due
persone
intelligenti
,
civili
,
quindi
capaci
di
trovare
un
punto
di
intesa
.
Perché
non
discuterne
?
Parliamone
a
cena
»
.
E
Alekos
:
«
Signor
ministro
,
i
problemi
del
popolo
non
si
discutono
a
cena
.
Si
discutono
in
Parlamento
»
.
Incominciò
a
quel
modo
la
lunga
,
spietata
serie
delle
sue
interrogazioni
al
signor
ministro
.
Alekos
le
chiamava
domandine
.
Solo
nei
casi
più
gravi
,
domande
.
E
,
nei
casi
gravissimi
,
superdomande
.
Quasi
a
ogni
telefonata
mi
diceva
:
«
Stamani
il
domandiere
ha
fatto
arrabbiare
di
nuovo
Averoff
»
.
All
'
inizio
Averoff
rispose
con
grande
indulgenza
.
Ma
poi
divenne
sempre
meno
indulgente
.
Diciamo
subito
che
io
non
so
niente
di
quel
che
è
successo
negli
ultimi
giorni
tra
Alekos
e
Averoff
.
Non
ero
ad
Atene
.
Però
mi
è
stato
detto
che
avvenne
una
telefonata
assai
drammatica
,
la
settimana
scorsa
,
tra
i
due
.
Alekos
disse
:
«
Signor
ministro
,
lei
mi
minaccia
.
Io
non
la
minaccio
,
ma
lei
mi
minaccia
»
.
Lo
disse
tre
volte
.
Me
lo
ha
confermato
anche
un
eminente
uomo
politico
spiegandomi
che
ad
Atene
l
'
episodio
è
conosciuto
da
tutti
.
L
'
eminente
uomo
politico
al
quale
alludevo
poco
fa
sostiene
addirittura
che
stare
in
casa
di
Alekos
è
follia
.
Non
dimentichiamo
che
,
quando
Alekos
era
vivo
,
la
porta
è
stata
forzata
più
volte
.
E
più
volte
vi
hanno
lasciato
minacce
scritte
o
stampate
,
anche
in
italiano
,
con
la
firma
Ordine
Nero
.
L
'
eminente
uomo
politico
ha
preso
l
'
iniziativa
di
chiedere
che
sul
marciapiede
sosti
,
giorno
e
notte
,
una
guardia
in
uniforme
.
Affacciati
alla
finestra
.
Guardalo
:
è
quello
lì
,
poveretto
.
Scommetto
che
muore
di
sonno
e
mi
maledice
.
E
poi
perché
questa
sollecitudine
viene
esibita
con
tanto
ritardo
e
per
me
?
Perché
non
imposero
ad
Alekos
d
'
esser
protetto
da
un
poliziotto
sul
marciapiede
,
anzi
da
un
poliziotto
che
lo
seguisse
in
automobile
per
impedire
che
qualche
automobile
tentasse
di
buttarlo
fuori
strada
come
a
Creta
,
come
a
Sugno
?
Lo
sapevano
bene
quanto
fosse
minacciato
.
No
,
no
,
lungi
dal
sembrarmi
follia
,
stare
qui
a
me
sembra
un
dovere
.
Bisogna
pure
che
qualcuno
dimostri
come
in
questa
stanza
resti
accesa
una
luce
anche
ora
.
Magari
,
alzando
lo
sguardo
verso
queste
finestre
,
chi
passa
è
portato
a
pensare
che
Alekos
è
ancora
qui
:
coi
suoi
documenti
.
E
comunque
,
finché
resto
ad
Atene
,
per
i
suoi
funerali
,
mi
sembra
di
aiutarlo
a
ricordare
che
è
vivo
.
Vivo
quanto
quei
documenti
che
non
ha
fatto
in
tempo
a
consegnarmi
in
fotocopia
,
che
non
so
dove
siano
,
ma
che
prima
o
poi
verranno
fuori
.
Vedrai
.
E
allora
anche
in
Parlamento
se
ne
dovrà
parlare
,
e
nessuno
potrà
permettersi
d
'
essere
assente
:
come
ha
fatto
ieri
Averoff
.
A
proposito
:
lo
sai
che
il
lunedì
3
maggio
Alekos
avrebbe
rivolto
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
,
per
quei
documenti
?
Era
la
sua
ultima
carta
.
E
,
vedi
caso
,
lo
hanno
ammazzato
proprio
la
notte
tra
venerdì
e
sabato
.
Ti
ripeteranno
fino
alla
nausea
che
fu
un
incidente
.
Te
lo
dimostreranno
con
un
capro
espiatorio
.
Magari
con
un
giovanottello
che
piange
raccontando
d
'
aver
commesso
un
errore
di
guida
ed
esser
colpevole
solo
di
omissione
di
soccorso
.
Succede
sempre
così
.
Ma
non
ci
credere
,
mai
.
Testimoni
hanno
visto
,
e
le
perizie
tecniche
lo
hanno
dimostrato
.
Almeno
un
'
automobile
(
sembra
infatti
che
fossero
due
)
lo
seguiva
e
lo
provocava
,
mentre
lui
scappava
invano
.
Era
un
'
auto
che
andava
più
forte
della
sua
.
Lo
colpì
una
prima
volta
di
dietro
(
è
dimostrato
dalle
perizie
)
,
poi
gli
si
affiancò
sulla
sinistra
e
prese
a
spingerlo
verso
il
margine
della
strada
:
più
volte
.
Lui
si
trovava
nella
corsia
centrale
,
fu
presto
obbligato
a
buttarsi
sulla
corsia
di
destra
.
E
,
da
questa
,
sullo
spiazzato
che
si
stendeva
oltre
il
marciapiede
.
Obbligato
a
spostarsi
o
buttato
?
Diciamo
buttato
.
Alekos
tentò
di
riprendersi
.
Aveva
riflessi
prontissimi
.
Ma
lo
spazio
era
stretto
,
le
luci
della
Texaco
abbagliavano
,
e
certo
non
vide
che
lo
spiazzato
s
'
interrompeva
su
un
vuoto
che
era
la
corsia
d
'
ingresso
a
un
garage
.
Una
corsia
in
discesa
,
ripida
,
e
limitata
dal
muro
contro
cui
si
schiacciò
.
Si
schiacciò
con
tale
violenza
che
la
sua
Primavera
divenne
corta
corta
.
Dicono
che
sia
morto
sul
colpo
.
Lo
spero
.
Io
continuo
a
chiedere
ai
medici
e
agli
esperti
:
se
ne
sarà
accorto
che
non
sarebbe
diventato
mai
vecchio
?
E
loro
mi
rispondono
no
,
non
ne
ha
avuto
il
tempo
,
è
precipitato
e
si
è
schiacciato
nel
giro
di
mezzo
secondo
,
un
terzo
di
secondo
,
è
svenuto
nello
stesso
momento
in
cui
questo
è
avvenuto
.
Lo
spero
.
Il
suo
assassino
,
intanto
,
girava
con
una
svolta
a
U
,
per
tornare
di
nuovo
in
città
.
Ed
erano
le
una
e
52
del
mattino
di
sabato
primo
maggio
festa
dei
lavoratori
.
Lunedì
mattina
Alekos
avrebbe
dovuto
rivolgere
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
sulla
faccenda
dei
documenti
.
Per
insultarlo
anche
da
morto
ti
diranno
anche
quale
percentuale
di
alcool
gli
hanno
trovato
nel
sangue
:
omettendo
di
chiarire
,
s
'
intende
,
che
era
una
percentuale
minima
,
ancora
al
di
sotto
di
quella
consentita
dalla
legge
.
Quella
sera
aveva
bevuto
,
insieme
ad
altri
quattro
,
solo
una
bottiglia
di
vino
.
I
quattro
erano
quattro
vecchi
,
amici
suoi
.
Erano
rimasti
insieme
fino
a
mezzanotte
e
mezzo
,
forse
di
più
.
Poi
lui
li
aveva
accompagnati
a
casa
,
uno
a
uno
.
La
tragedia
è
successa
all
'
una
e
52
mentre
tornava
verso
Glifada
:
per
dormire
a
casa
di
sua
madre
.
Quando
temeva
d
'
esser
aggredito
,
preferiva
dormire
laggiù
.
Ho
detto
tornava
perché
il
ristorante
dove
aveva
mangiato
è
a
Glifada
.
Ed
è
lo
stesso
,
all
'
aperto
,
dove
andò
dopo
esser
uscito
dalla
prigione
,
la
prima
volta
che
rientrò
in
un
ristorante
.
Ci
andammo
insieme
.
Scendendo
dal
taxi
diceva
:
«
Sono
molto
felice
,
I
am
very
happy
»
.
Poi
,
quando
entrammo
,
fu
chiaro
quanto
gli
costasse
ogni
piccola
felicità
.
Il
fatto
di
sentirsi
riconosciuto
,
guardato
,
additato
,
come
l
'
attentatore
di
Papadopulos
,
l
'
eroe
del
nostro
tempo
,
lo
riempiva
d
'
imbarazzo
e
di
angoscia
.
Procedeva
confuso
tra
i
tavoli
,
stringendomi
forte
la
mano
,
quasi
vi
si
volesse
aggrappare
.
Una
volta
seduto
,
si
mise
a
fissare
la
tovaglia
.
Ci
misi
tanto
a
fargli
sollevare
lo
sguardo
verso
il
cielo
per
dimostrargli
che
non
era
più
in
prigione
,
e
che
in
cielo
c
'
eran
le
stelle
.
Tu
non
crederai
a
ciò
che
sto
per
raccontarti
,
lo
so
.
Dirai
che
è
teatro
.
Ma
tutto
ciò
che
accadeva
con
lui
,
e
a
lui
,
era
anche
teatro
.
A
un
certo
punto
,
quella
sera
,
cadde
una
stella
.
E
io
feci
a
tempo
a
esprimere
un
desiderio
:
che
vivesse
ancora
un
po
'
.
Quest
'
uomo
scomodo
,
diverso
da
tutti
,
dai
più
accettabile
solo
da
morto
.
Dopo
aver
visto
la
sua
Primavera
ridotta
a
un
mucchio
di
ferri
contorti
,
sono
risalita
in
macchina
e
sono
andata
all
'
obitorio
.
Anche
dinanzi
a
questo
c
'
era
una
gran
folla
.
E
,
tra
la
folla
,
c
'
erano
i
medici
e
gli
avvocati
giunti
dall
'
Italia
per
una
superperizia
.
Per
vederlo
ci
voleva
il
permesso
del
ministro
della
Giustizia
da
cui
dipendeva
l
'
arrivo
di
due
funzionari
di
nonsoché
.
I
due
funzionari
erano
attesi
da
un
'
ora
e
mezzo
.
Ho
chiesto
il
numero
del
signor
ministro
e
sono
andata
a
telefonargli
da
una
cabina
.
Non
sono
stata
gentile
.
Gli
ho
detto
che
sarei
entrata
in
quell
'
obitorio
coi
suoi
funzionari
o
senza
i
suoi
funzionari
.
L
'
interno
dell
'
obitorio
era
una
scatola
bianca
e
illuminata
da
luci
vivide
,
al
neon
.
Da
un
lato
c
'
era
un
cassone
di
metallo
con
nove
sportelli
.
Nel
primo
sportello
in
basso
,
a
sinistra
,
c
'
era
Alessandro
Panagulis
:
hanno
detto
.
Ho
sentito
una
grande
stanchezza
.
Mi
sono
appoggiata
al
muro
.
Mi
ha
scosso
il
lampo
di
un
flash
.
Hanno
fatto
chiudere
la
finestra
,
e
poi
ci
hanno
mostrato
le
fotografie
di
Alekos
dopo
l
'
autopsia
.
Così
ci
avrebbe
fatto
meno
impressione
vederlo
,
si
sono
giustificati
.
Nelle
fotografie
Alekos
era
disteso
sopra
una
tavola
,
nudo
,
come
quando
lo
torturavano
nel
1968
alla
centrale
della
polizia
militare
.
La
sola
differenza
,
suppongo
,
era
che
qui
non
aveva
le
mani
e
i
piedi
legati
.
Molte
fotografie
offrivano
particolari
raccapriccianti
delle
sue
ferite
.
Altre
,
i
suoi
organi
estratti
.
Il
medico
greco
ci
ha
spiegato
che
gli
era
scoppiato
il
cuore
,
che
il
fegato
s
'
era
rotto
in
19
punti
,
che
la
milza
non
esisteva
più
,
che
il
femore
destro
s
'
era
frantumato
in
mille
pezzetti
,
che
il
polmone
destro
era
ridotto
a
uno
straccio
.
E
così
mi
sono
ricordata
di
un
'
altra
sua
poesia
.
Quella
che
dice
:
«
Non
ti
capisco
Dio
/
Dimmi
di
nuovo
/
Mi
chiedi
di
ringraziarti
/
o
di
scusarti
?
»
.
Mi
sono
anche
ricordata
di
com
'
era
quando
rideva
,
e
quando
saltava
,
e
quando
giocava
,
tutto
contento
d
'
essere
nato
.
E
il
giorno
in
cui
l
'
avevo
accompagnato
,
per
la
prima
volta
dopo
anni
di
calvario
,
a
nuotare
,
nel
mare
.
E
il
giorno
in
cui
aveva
giurato
come
deputato
in
Parlamento
e
dallo
scanno
si
era
girato
a
guardarmi
lassù
sulle
tribune
,
frenando
un
sorriso
,
perché
sapevo
che
le
sue
suole
erano
consumate
e
temevo
che
alzandosi
scivolasse
.
Ma
io
mi
sono
pentita
di
esser
lì
e
ho
avuto
tanta
voglia
di
scappare
per
non
vederlo
come
nelle
fotografie
dell
'
autopsia
.
Invece
loro
hanno
aperto
lo
sportello
della
prima
cella
frigorifera
in
basso
a
sinistra
,
e
hanno
tirato
fuori
una
lastra
di
metallo
su
cui
stava
un
fagotto
insanguinato
.
E
hanno
aperto
il
fagotto
e
hanno
scoperto
Alekos
che
dormiva
serio
serio
,
con
un
visino
bianco
bianco
.
Mi
sono
inginocchiata
davanti
a
lui
e
gli
ho
accarezzato
i
capelli
.
Erano
molto
freddi
,
e
ho
ritirato
la
mano
.
Non
posso
dirti
altro
.
O
forse
non
voglio
.
Dovrei
raccontarti
,
altrimenti
,
qual
è
l
'
odore
dell
'
odio
.
StampaPeriodica ,
Esiste
un
'
altra
versione
della
morte
di
Pasolini
:
una
versione
di
cui
,
probabilmente
,
la
polizia
è
già
a
conoscenza
ma
di
cui
non
parla
per
poter
condurre
più
comodamente
le
indagini
.
Essa
si
basa
sulle
testimonianze
che
hanno
da
offrire
alcuni
abitanti
o
frequentatori
delle
baracche
che
sorgono
intorno
allo
spiazzato
dove
Pier
Paolo
Pasolini
venne
ucciso
.
In
particolare
,
si
basa
su
ciò
che
venne
visto
e
udito
per
circa
mezz
'
ora
da
un
romano
che
si
trovava
in
una
di
quelle
baracche
per
un
convegno
amoroso
con
una
donna
che
non
è
sua
moglie
.
Ecco
ciò
che
egli
non
dice
,
almeno
per
ora
,
ma
che
avrebbe
da
dire
.
Pasolini
non
venne
aggredito
e
ucciso
soltanto
da
Giuseppe
Pelosi
,
ma
da
lui
e
da
altri
due
teppisti
,
che
sembrano
assai
conosciuti
nel
mondo
della
droga
.
I
due
teppisti
erano
giunti
a
bordo
di
una
motocicletta
dopo
mezzanotte
,
ed
erano
entrati
insieme
a
Pasolini
e
al
Pelosi
in
una
baracca
che
lo
scrittore
era
solito
affittare
per
centomila
lire
ogni
volta
che
vi
si
recava
.
Infatti
non
si
tratta
di
baracche
miserande
come
appare
all
'
esterno
:
le
assi
esterne
di
legno
fasciano
villette
vere
e
proprie
,
munite
all
'
interno
dei
normali
servizi
igienici
,
di
acqua
corrente
,
a
volte
ben
arredate
e
perfino
con
moquette
.
Le
urla
di
un
alterco
violento
cominciarono
dopo
qualche
tempo
che
i
quattro
si
trovarono
dentro
la
baracca
.
A
gridare
:
«
Porco
,
brutto
porco
»
non
era
Pasolini
ma
erano
i
tre
ragazzi
.
A
un
certo
punto
la
porta
della
baracca
si
spalancò
e
Pasolini
uscì
correndo
verso
la
sua
automobile
.
Riuscì
a
raggiungerla
e
si
apprestava
a
salirci
quando
i
due
giovanotti
della
motocicletta
lo
agguantarono
e
lo
tirarono
fuori
.
Pasolini
si
divincolò
e
riprese
a
fuggire
.
Ma
i
tre
gli
furono
di
nuovo
addosso
e
continuarono
a
colpirlo
.
Stavolta
con
le
tavolette
di
legno
e
anche
con
le
catene
.
Ciascuno
di
loro
aveva
in
mano
una
tavoletta
e
i
due
teppisti
più
grossi
avevano
in
mano
anche
le
catene
.
Il
testimone
che
,
terrorizzato
,
si
rifiuta
di
raccontare
la
storia
alla
polizia
,
dice
anche
che
,
a
un
certo
punto
,
vide
i
tre
giovanotti
in
faccia
.
Erano
circa
le
una
del
mattino
e
le
urla
dell
'
alterco
continuarono
,
udite
da
tutti
,
per
quasi
o
circa
mezz
'
ora
.
Vide
anche
che
Pasolini
cercava
di
difendersi
.
Quando
Pasolini
si
abbatté
esanime
,
i
due
ragazzi
corsero
verso
la
sua
automobile
,
vi
salirono
sopra
,
e
passarono
due
volte
sopra
il
corpo
dello
scrittore
,
mentre
Giuseppe
Pelosi
rimaneva
a
guardare
.
Poi
i
due
scesero
dall
'
automobile
,
salirono
sulla
motocicletta
,
partirono
mentre
Giuseppe
Pelosi
gridava
:
«
Mo
'
me
lasciate
solo
,
mo
'
me
lasciate
qui
»
.
Continuò
a
gridare
in
quel
modo
anche
dopo
che
i
due
si
furono
allontanati
.
Allora
si
diresse
a
sua
volta
verso
l
'
automobile
di
Pasolini
,
vi
salì
e
scappò
.
La
scena
sarebbe
stata
vista
non
soltanto
da
chi
era
nelle
"
baracche
"
ma
anche
da
una
coppia
appartata
dentro
un
'
automobile
,
poco
lontano
.
E
tale
versione
risolverebbe
i
dubbi
che
tutti
hanno
avanzato
fino
a
oggi
sulla
possibilità
che
un
uomo
robusto
e
sportivo
come
Pasolini
potesse
essere
sopraffatto
da
una
persona
sola
,
anzi
da
un
ragazzo
di
diciassette
anni
,
meno
forte
di
lui
.
E
il
caso
di
sottolineare
che
in
un
primo
tempo
fu
detto
dalla
polizia
che
nelle
unghie
di
Pasolini
erano
stati
trovati
residui
di
pelle
.
Secondo
la
versione
ora
fornita
,
Pasolini
tentò
disperatamente
di
difendersi
.
Sul
volto
e
sul
corpo
di
Giuseppe
Pelosi
non
esistono
segni
di
una
colluttazione
.
Tali
segni
,
o
tali
graffi
,
si
dovrebbero
trovare
sul
volto
o
sul
corpo
degli
altri
due
teppisti
.
Perché
il
Pelosi
non
parla
e
si
assume
tutta
la
responsabilità
?
È
legato
anche
lui
al
mondo
della
droga
?
Perché
lui
stesso
ha
messo
sulla
pista
la
polizia
raccontando
di
avere
perso
un
anello
che
nessuno
,
fino
a
quel
momento
,
sapeva
che
fosse
suo
?
È
possibile
perdere
un
anello
durante
una
colluttazione
?
Oppure
l
'
anello
è
stato
gettato
lì
di
proposito
,
e
il
Pelosi
ha
parlato
,
raccontando
tutto
,
e
la
polizia
non
ce
ne
dà
notizia
?
StampaPeriodica ,
Washington
,
novembre
.
-
Quest
'
uomo
troppo
famoso
,
troppo
importante
,
troppo
fortunato
,
che
chiamano
Superman
,
Superstar
,
Superkraut
,
e
imbastisce
alleanze
paradossali
,
raggiunge
accordi
impossibili
,
tiene
il
mondo
col
fiato
sospeso
come
se
il
mondo
fosse
la
sua
scolaresca
di
Harvard
.
Questo
personaggio
incredibile
,
inspiegabile
,
in
fondo
assurdo
,
che
s
'
incontra
con
Mao
Tse
-
tung
quando
vuole
,
entra
nel
Cremlino
quando
ne
ha
voglia
,
sveglia
il
presidente
degli
Stati
Uniti
e
gli
entra
in
camera
quando
lo
ritiene
opportuno
.
Questo
quarantottenne
con
gli
occhiali
a
stanghetta
,
dinanzi
al
quale
James
Bond
diventa
un
'
invenzione
priva
di
pepe
.
Lui
non
spara
,
non
fa
a
pugni
,
non
salta
da
automobili
in
corsa
come
James
Bond
,
però
consiglia
le
guerre
,
finisce
le
guerre
,
decide
del
nostro
destino
e
lo
cambia
.
Ma
chi
è
,
insomma
,
Henry
Kissinger
?
Qual
è
il
suo
vero
aspetto
,
il
suo
vero
carattere
,
la
sua
vera
personalità
?
Cosa
pensa
,
cosa
sente
,
ora
che
tutti
si
chiedono
ansiosi
:
«
Allora
,
la
pace
in
Vietnam
,
la
fa
o
non
la
fa
?
Allora
,
l
'
accordo
con
Hanoi
,
lo
firma
o
non
lo
firma
?
Allora
,
il
presidente
Thieu
,
lo
abbandona
o
non
lo
abbandona
?
»
.
Su
di
lui
si
scrivono
libri
come
sulle
grandi
figure
digerite
ormai
dalla
storia
.
Libri
sul
tipo
di
quello
che
illustra
la
sua
formazione
politico
-
culturale
,
Kissinger
e
gli
usi
del
potere
,
dovuto
all
'
ammirazione
di
un
collega
di
università
;
libri
sul
tipo
di
quello
che
canta
le
sue
doti
di
seduttore
,
Caro
Henry
,
dovuto
all
'
amore
non
corrisposto
di
una
giornalista
francese
.
Col
suo
collega
di
università
non
ha
mai
voluto
parlare
.
Con
la
giornalista
francese
non
è
mai
voluto
andare
a
letto
.
A
entrambi
allude
con
una
smorfia
di
sdegno
ed
entrambi
li
liquida
con
un
gesto
sprezzante
della
mano
cicciuta
:
«
Non
capisce
nulla
»
,
«
Non
è
vero
nulla
»
.
La
sua
biografia
è
oggetto
di
ricerche
che
rasentano
il
culto
.
Chiunque
sa
che
è
nato
a
Furth
,
in
Germania
,
nel
1923
:
figlio
di
Luis
Kissinger
,
insegnante
in
una
scuola
media
,
e
di
Paula
Kissinger
,
massaia
.
Sa
che
la
sua
famiglia
è
ebrea
,
che
quattordici
dei
suoi
parenti
morirono
nei
campi
di
concentramento
,
che
insieme
al
padre
e
alla
madre
e
al
fratello
Walter
fuggì
nel
1938
a
Londra
e
poi
a
New
York
.
A
quel
tempo
aveva
quindici
anni
e
si
chiamava
Heinz
,
mica
Henry
,
e
non
sapeva
una
parola
d
'
inglese
.
Ma
lo
imparò
molto
presto
.
Mentre
il
padre
faceva
l
'
impiegato
in
un
ufficio
postale
e
la
madre
apriva
un
negozio
di
pasticceria
,
studiò
così
bene
da
essere
ammesso
a
Harvard
e
laurearsi
a
pieni
voti
con
una
tesi
su
Spengler
,
Toynbee
e
Kant
,
poi
diventarvi
professore
.
Si
sa
che
a
ventun
anni
fu
soldato
in
Germania
,
dove
era
con
un
gruppo
di
GI
selezionati
da
un
test
e
giudicati
così
intelligenti
da
sfiorare
il
genio
.
Gli
affidarono
per
questo
,
e
malgrado
la
giovane
età
,
l
'
incarico
di
organizzare
il
governo
di
Krefeld
,
una
città
tedesca
rimasta
senza
governo
.
Infatti
a
Krefeld
fiorì
la
sua
passione
per
la
politica
:
una
passione
che
avrebbe
appagato
diventando
consigliere
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
e
poi
assistente
di
Nixon
.
Kissinger
,
oggi
,
è
il
secondo
uomo
più
potente
d
'
America
.
Sebbene
alcuni
sostengano
che
sia
molto
di
più
:
la
storiella
che
circola
a
Washington
da
qualche
tempo
dice
:
«
Pensa
cosa
succederebbe
se
morisse
Kissinger
:
Nixon
diventerebbe
presidente
degli
Stati
Uniti
...
»
.
Lo
chiamano
la
balia
mentale
di
Nixon
.
Per
lui
e
per
Nixon
hanno
coniato
un
cognome
malvagio
e
rivelatore
:
Nixinger
.
Il
presidente
non
può
fare
a
meno
di
lui
.
Lo
vuole
sempre
accanto
:
in
ogni
viaggio
,
ogni
cerimonia
,
ogni
cena
ufficiale
,
ogni
vacanza
.
Soprattutto
,
in
ogni
decisione
.
Se
Nixon
decide
di
andare
a
Pechino
sbalordendo
la
destra
e
la
sinistra
,
è
Kissinger
che
gli
ha
messo
in
testa
di
andare
a
Pechino
.
Se
Nixon
decide
di
recarsi
a
Mosca
per
confondere
Oriente
e
Occidente
,
è
Kissinger
che
gli
ha
suggerito
di
recarsi
a
Mosca
.
Se
Nixon
decide
di
venire
a
patti
con
Hanoi
e
abbandonare
Thieu
,
è
Kissinger
che
lo
ha
convinto
a
quel
passo
.
La
sua
casa
è
la
Casa
Bianca
.
Quando
non
è
in
viaggio
a
far
l
'
ambasciatore
,
l
'
agente
segreto
,
il
ministro
degli
Esteri
,
il
patteggiatore
,
entra
alla
Casa
Bianca
di
primo
mattino
e
ne
esce
di
sera
.
Alla
Casa
Bianca
porta
perfino
la
biancheria
da
lavare
:
raccogliendola
disinvoltamente
in
pacchetti
di
carta
che
non
si
capisce
bene
dove
vadano
a
finire
.
Nella
lavanderia
privata
di
Nixon
?
Alla
Casa
Bianca
,
spesso
,
ci
mangia
.
Non
ci
dorme
perché
non
potrebbe
portarci
le
donne
.
Divorziato
da
nove
anni
,
delle
sue
avventure
galanti
ha
fatto
un
mito
che
alimenta
con
cura
:
sebbene
molti
ci
credano
poco
.
Attrici
,
attricette
,
cantanti
,
modelle
,
produttrici
,
giornaliste
,
ballerine
,
miliardarie
,
gli
piacciono
tutte
.
O
si
comporta
come
se
gli
piacessero
tutte
:
cosciente
del
fatto
che
ciò
aumenta
il
suo
glamour
,
la
sua
popolarità
,
le
fotografie
sui
settimanali
.
È
anche
l
'
uomo
più
chiacchierato
d
'
America
,
il
rubacuori
di
nuovo
tipo
.
Fanno
moda
i
suoi
occhiali
da
miope
,
i
suoi
ricciolini
da
ebreo
,
i
suoi
completi
sobri
con
la
cravatta
seria
,
la
sua
falsa
andatura
da
ingenuo
che
ha
scoperto
il
piacere
.
Eppure
l
'
uomo
resta
un
mistero
,
come
il
suo
successo
senza
paragoni
.
E
la
ragione
di
tale
mistero
è
che
avvicinarlo
per
penetrarlo
è
difficilissimo
:
di
interviste
individuali
lui
non
ne
dà
,
parla
solo
alle
conferenze
stampa
indette
dalla
presidenza
.
Quindi
non
ho
ancora
capito
perché
accettasse
di
vedere
me
,
appena
tre
giorni
dopo
aver
ricevuto
una
mia
lettera
priva
di
illusioni
.
Lui
dice
che
è
per
la
mia
intervista
col
generale
Giap
,
fatta
ad
Hanoi
nel
febbraio
del
Sessantanove
.
Può
darsi
.
Però
resta
il
fatto
che
dopo
lo
straordinario
«
sì
»
cambiò
idea
e
decise
di
vedermi
a
una
condizione
:
star
zitto
.
Durante
l
'
incontro
,
a
parlare
sarei
stata
io
e
da
ciò
che
avrei
detto
egli
avrebbe
deciso
se
darmi
l
'
intervista
o
no
:
ammesso
che
ne
trovasse
il
tempo
.
Successe
alla
Casa
Bianca
,
lo
scorso
giovedì
2
novembre
.
A
mezzogiorno
,
puntuale
,
arrivò
frettoloso
e
senza
un
sorriso
mi
disse
:
«
Good
morning
,
miss
Fallaci
»
.
Poi
,
sempre
senza
sorrisi
,
mi
fece
entrare
nel
suo
studio
elegante
e
pieno
di
libri
,
telefoni
,
fogli
,
quadri
astratti
,
fotografie
di
Nixon
,
e
mi
dimenticò
:
mettendosi
a
leggere
,
le
spalle
voltate
,
un
lungo
dattiloscritto
.
Fu
un
po
'
imbarazzante
restarmene
lì
in
mezzo
alla
stanza
,
mentre
lui
leggeva
il
dattiloscritto
e
mi
voltava
le
spalle
.
Fu
anche
un
po
'
strano
.
Però
mi
permise
di
studiarlo
prima
che
lui
studiasse
me
.
E
non
solo
per
scoprire
che
non
è
seducente
,
così
basso
e
tarchiato
e
oppresso
da
quel
testone
di
ariete
:
per
scoprire
,
soprattutto
,
che
non
è
disinvolto
,
non
è
sicuro
di
sé
.
Prima
di
affrontare
qualcuno
ha
bisogno
di
prendere
tempo
e
proteggersi
con
la
sua
autorità
.
Fenomeno
frequente
,
in
fondo
,
nei
timidi
che
vogliono
nascondere
d
'
essere
timidi
e
in
tale
sforzo
finiscono
col
sembrare
sgarbati
.
O
esserlo
davvero
.
Esaurita
la
lettura
di
quel
dattiloscritto
,
meticolosa
e
attenta
a
giudicar
dal
tempo
che
gli
prese
,
si
girò
finalmente
verso
di
me
e
m
'
invitò
a
seder
sul
divano
.
Poi
sedette
sulla
poltrona
accanto
,
più
alta
del
divano
,
e
da
questa
posizione
strategica
di
privilegio
cominciò
a
interrogarmi
col
tono
di
un
professore
che
fa
l
'
esame
a
un
allievo
di
cui
si
fida
poco
.
Assomigliava
,
ricordo
,
al
mio
insegnante
di
matematica
e
fisica
presso
il
liceo
Galilei
di
Firenze
:
un
tipo
che
odiavo
perché
si
divertiva
a
farmi
paura
,
fissandomi
con
ironia
dietro
gli
occhiali
.
Di
quel
professore
aveva
perfino
la
voce
baritonale
,
anzi
gutturale
,
e
il
modo
di
appoggiarsi
alla
spalliera
della
poltrona
cingendola
col
braccio
destro
,
il
modo
di
accavallare
le
gambe
pienotte
mentre
la
giacca
si
tira
sul
ventre
e
rischia
di
far
saltare
i
bottoni
.
Se
voleva
mettermi
a
disagio
,
ci
riuscì
perfettamente
.
L
'
incubo
dei
miei
giorni
di
scuola
mi
aggredì
al
punto
che
,
a
ogni
sua
domanda
,
pensavo
:
"
Oddio
,
la
saprò
questa
cosa
?
Se
non
la
so
,
mi
boccia
"
.
La
prima
domanda
fu
sul
generale
Giap
.
«
Come
le
ho
detto
io
non
do
mai
interviste
individuali
.
La
ragione
per
cui
mi
accingo
a
considerare
l
'
eventualità
di
darne
una
a
lei
è
che
lessi
la
sua
intervista
con
Giap
.
Very
interesting
.
Molto
interessante
.
Che
tipo
è
Giap
?
»
Lo
chiese
con
l
'
aria
di
aver
poco
tempo
a
disposizione
,
così
m
'
imposi
di
riassumere
tutto
con
una
battuta
a
effetto
e
risposi
:
«
Uno
snob
francese
,
mi
parve
.
Insieme
gioviale
e
arrogante
,
in
fondo
noioso
come
un
professore
.
Più
che
un
'
intervista
però
mi
dette
una
conferenza
.
Mi
consentì
poche
domande
.
E
non
m
'
impressionò
.
Però
ciò
che
mi
disse
risultò
davvero
esatto
»
.
Minimizzare
agli
occhi
di
un
americano
il
personaggio
di
Giap
è
quasi
un
insulto
:
ne
sono
tutti
un
po
'
innamorati
,
come
lo
furono
di
Rommel
.
L
'
espressione
«
snob
francese
»
lo
lasciò
quindi
smarrito
.
Forse
non
la
capì
.
La
rivelazione
che
fosse
«
noioso
come
un
professore
»
lo
disturbò
:
sa
di
avere
lui
stesso
le
stigmate
del
tipo
noioso
e
per
ben
due
volte
il
suo
sguardo
azzurro
lampeggiò
in
modo
ostile
.
Il
particolare
che
lo
colpì
maggiormente
,
però
,
fu
quello
che
io
dessi
credito
a
Giap
d
'
avermi
previsto
cose
esatte
.
Infatti
m
'
interruppe
e
:
«
Esatte
perché
?
»
.
Perché
Giap
aveva
annunciato
nel
1969
ciò
che
sarebbe
successo
nel
1972
,
replicai
.
«
Ad
esempio
?
»
Ad
esempio
il
fatto
che
gli
americani
si
sarebbero
ritirati
a
poco
a
poco
e
poi
avrebbero
abbandonato
quella
guerra
che
costava
sempre
più
soldi
,
rischiava
perciò
di
condurli
sull
'
orlo
dell
'
inflazione
.
Lo
sguardo
azzurro
lampeggiò
di
nuovo
.
«
E
quale
fu
,
a
suo
parere
,
la
cosa
più
importante
che
le
disse
Giap
?
»
L
'
avere
sconfessato
,
in
sostanza
,
l
'
offensiva
del
Tet
attribuendola
ai
soli
vietcong
.
Stavolta
lui
non
commentò
.
Chiese
soltanto
:
«
Ritiene
che
l
'
iniziativa
fosse
partita
dai
vietcong
?
»
.
«
Forse
sì
,
dottor
Kissinger
.
Lo
sanno
tutti
che
a
Giap
piacciono
le
offensive
coi
carri
armati
,
alla
Rommel
.
Infatti
l
'
offensiva
di
Pasqua
la
fece
alla
Rommel
e
...
»
«
Ma
l
'
ha
persa
!
»
protestò
.
«
L
'
ha
proprio
persa
?
»
ribattei
.
«
Cosa
le
fa
pensare
che
non
l
'
abbia
persa
?
»
«
Il
fatto
che
lei
abbia
accettato
un
accordo
che
non
piace
a
Thieu
,
dottor
Kissinger
.
»
E
,
tentando
di
strappargli
qualche
notizia
,
aggiunsi
in
tono
distratto
:
«
Thieu
non
cederà
mai
»
.
Cadde
nel
piccolo
tranello
.
Rispose
:
«
Cederà
.
Deve
»
.
Abbandonato
Giap
,
l
'
esame
si
concentrò
su
Thieu
:
il
suo
terreno
minato
.
Mi
chiese
cosa
pensassi
di
Thieu
.
Gli
dissi
che
non
m
'
era
mai
piaciuto
.
«
E
perché
non
le
è
mai
piaciuto
?
»
«
Dottor
Kissinger
,
lo
sa
meglio
di
me
.
Lei
ci
ha
sudato
tre
giorni
,
con
Thieu
,
anzi
quattro
.
»
Ciò
gli
strappò
un
sospiro
di
assenso
e
una
smorfia
che
a
ripensarci
stupisce
.
Kissinger
sa
controllare
in
modo
perfetto
la
faccia
,
ben
difficilmente
permette
alle
sue
labbra
e
ai
suoi
occhi
di
denunciare
un
'
idea
o
un
sentimento
.
Ma
in
quel
primo
incontro
,
chissà
perché
,
si
controllò
poco
.
Ogni
volta
che
dissi
qualcosa
contro
Thieu
annuì
o
sospirò
leggermente
o
sorrise
con
complicità
:
quasi
me
ne
fosse
grato
.
Dopo
Thieu
mi
interrogò
su
Cao
Ky
e
Do
Cao
Tri
.
Del
primo
disse
che
era
un
debole
e
chiacchierava
troppo
.
Del
secondo
disse
che
gli
dispiaceva
non
averlo
conosciuto
.
«
Era
davvero
un
gran
generale
?
»
.
Sì
,
confermai
,
un
gran
generale
e
un
generale
coraggioso
:
l
'
unico
generale
che
avessi
visto
andare
in
prima
linea
e
in
combattimento
.
Anche
per
questo
,
suppongo
,
lo
avevano
assassinato
.
«
Assassinato
!
?
Da
chi
?
»
.
«
Non
certo
dai
vietcong
,
dottor
Kissinger
.
L
'
elicottero
non
cadde
perché
era
stato
colpito
da
un
mortaio
,
ma
perché
qualcuno
aveva
manomesso
le
pale
.
E
certo
Thieu
non
pianse
,
nemmeno
Cao
Ky
.
Stava
creandosi
una
leggenda
intorno
a
Do
Cao
Tri
.
E
inoltre
egli
parlava
così
male
dei
due
.
Anche
durante
la
mia
intervista
li
aveva
attaccati
senza
pietà
.
»
La
cosa
lo
turbò
più
del
fatto
che
criticassi
più
tardi
l
'
esercito
sudvietnamita
.
Ciò
avvenne
quando
mi
chiese
dell
'
ultima
volta
che
ero
stata
a
Saigon
e
di
ciò
che
vi
avevo
visto
.
Gli
dissi
di
aver
visto
un
esercito
che
non
valeva
un
fico
e
,
quando
motivai
tale
condanna
,
il
suo
volto
assunse
un
'
espressione
perplessa
.
Infatti
,
sospettando
che
recitasse
,
scherzai
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dica
che
ha
bisogno
di
me
per
saper
queste
cose
.
Lei
che
è
l
'
uomo
più
informato
del
mondo
!
»
.
Ma
non
stette
allo
scherzo
e
rimase
perplesso
.
Al
quindicesimo
minuto
di
colloquio
,
quando
mi
mangiavo
le
mani
per
aver
accettato
quell
'
assurda
intervista
da
parte
di
colui
che
volevo
intervistare
,
dimenticò
un
poco
il
Vietnam
e
,
col
tono
del
reporter
zelante
,
mi
chiese
quali
fossero
i
capi
di
Stato
che
mi
avevano
impressionato
di
più
.
(
Il
verbo
impressionare
gli
piace
.
)
Rassegnata
gli
feci
l
'
elenco
.
Fu
d
'
accordo
soprattutto
su
Bhutto
:
«
Molto
intelligente
,
molto
brillante
»
.
Non
fu
d
'
accordo
su
Indira
Gandhi
:
«
Davvero
le
è
piaciuta
Indira
Gandhi
?
!
?
»
.
Neanche
volesse
giustificare
la
cattiva
scelta
che
aveva
suggerito
a
Nixon
durante
il
conflitto
indo
-
pakistano
,
quando
s
'
era
schierato
a
favore
dei
pakistani
che
avrebbero
perso
la
guerra
e
contro
gli
indiani
che
l
'
avrebbero
vinta
.
Di
un
altro
capo
di
Stato
,
su
cui
avevo
detto
che
non
m
'
era
sembrato
intelligentissimo
ma
mi
era
piaciuto
moltissimo
,
disse
:
«
L
'
intelligenza
non
serve
per
fare
i
capi
di
Stato
.
La
dote
che
conta
,
nei
capi
di
Stato
,
è
la
forza
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
»
.
Tengo
la
frase
fra
le
più
interessanti
che
m
'
abbia
detto
,
con
o
senza
il
registratore
.
Illustra
il
suo
tipo
,
la
sua
personalità
.
L
'
uomo
ama
la
forza
,
anzitutto
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
.
L
'
intelligenza
lo
interessa
assai
meno
,
sebbene
ne
possegga
in
abbondanza
.
L
'
ultimo
capitolo
dell
'
esame
nacque
dalla
domanda
che
meno
mi
aspettavo
:
«
Cosa
pensa
che
accadrà
col
cessate
il
fuoco
?
»
.
Presa
alla
sprovvista
,
dissi
la
verità
.
Dissi
che
lo
avevo
scritto
nella
mia
corrispondenza
appena
pubblicata
sull
'
«
Europeo
»
:
sarebbe
avvenuto
un
bagno
di
sangue
,
dalle
due
parti
.
«
E
il
primo
a
incominciare
sarà
proprio
il
suo
amico
Thieu
.
»
Balzò
su
:
«
Amico
mio
?
»
.
«
Be
'
,
insomma
Thieu
.
»
«
E
perché
?
»
«
Perché
prima
ancora
che
i
vietcong
provvedano
alle
loro
stragi
,
nelle
prigioni
e
nei
penitenziari
egli
farà
una
carneficina
.
Non
ci
saranno
molti
neutralisti
e
molti
vietcong
a
far
parte
del
governo
provvisorio
dopo
il
cessate
il
fuoco
...
»
Lui
aggrottò
la
fronte
,
restò
un
po
'
zitto
,
infine
disse
:
«
Anche
lei
crede
nel
bagno
di
sangue
.
Ma
ci
saranno
i
supervisori
internazionali
!
»
.
«
Dottor
Kissinger
,
anche
a
Dacca
c
'
erano
gli
indiani
.
Non
riuscirono
mica
a
impedire
i
massacri
fatti
dai
mukti
bahini
a
spese
dei
bihari
»
.
«
Già
.
Già
.
E
se
...
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
«
Come
,
dottor
Kissinger
?
»
«
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
ripeté
.
Mi
sarei
tagliata
la
lingua
,
avrei
pianto
.
Credo
anzi
di
aver
alzato
verso
di
lui
due
occhi
lucidi
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dia
l
'
angoscia
di
averle
messo
in
testa
una
cosa
sbagliata
.
Dottor
Kissinger
,
la
carneficina
reciproca
avverrà
comunque
:
oggi
,
tra
un
anno
,
due
anni
.
E
se
la
guerra
continua
ancora
un
anno
,
due
anni
,
oltre
ai
morti
di
quella
carneficina
dovremo
contare
i
morti
per
i
bombardamenti
e
i
combattimenti
.
Mi
spiego
?
Dieci
più
venti
fa
trenta
.
Sono
meglio
dieci
morti
o
trenta
morti
?
»
.
Su
questa
storia
,
del
resto
,
non
dormii
per
due
notti
e
quando
ci
rivedemmo
per
l
'
intervista
glielo
confessai
.
Lui
mi
consolò
dicendo
che
non
mi
facessi
turbare
da
complessi
di
colpa
,
che
il
mio
calcolo
matematico
era
esatto
:
meglio
dieci
che
trenta
.
Tuttavia
l
'
episodio
mi
buca
ancora
il
cuore
.
È
un
uomo
che
ascolta
tutto
,
registra
tutto
come
un
computer
.
E
quando
sembra
che
abbia
buttato
via
un
'
informazione
ormai
vecchia
e
non
buona
,
la
ritira
fuori
come
se
fosse
freschissima
e
buona
.
Al
venticinquesimo
minuto
circa
,
decise
che
avevo
passato
gli
esami
.
Forse
mi
avrebbe
dato
l
'
intervista
.
Però
restava
un
particolare
che
lo
disturbava
un
po
'
:
ero
una
donna
,
e
proprio
con
una
donna
,
la
giornalista
francese
che
aveva
scritto
il
libretto
Dear
Henry
,
egli
aveva
avuto
un
'
esperienza
infelice
.
Magari
,
e
con
tutte
le
mie
buone
intenzioni
,
anch
'
io
lo
avrei
messo
in
imbarazzo
.
Mi
arrabbiai
.
Certo
non
potevo
dirgli
ciò
che
mi
bruciava
le
labbra
:
vale
a
dire
che
non
avevo
alcuna
intenzione
di
innamorarmi
di
lui
,
e
tormentarlo
con
una
corte
spietata
.
Ma
potevo
dirgli
altre
cose
,
e
gliele
dissi
:
che
non
mi
mettesse
nella
situazione
in
cui
m
'
ero
trovata
a
Saigon
nel
1968
quando
,
per
la
figuraccia
fatta
da
un
italiano
vigliacco
,
ero
stata
costretta
ad
abbandonarmi
ad
audacie
che
non
mi
divertono
affatto
.
Non
ero
responsabile
allora
della
viltà
di
un
tale
che
aveva
un
passaporto
italiano
,
e
non
ero
responsabile
ora
del
cattivo
gusto
di
una
signora
che
faceva
il
mio
stesso
mestiere
.
Così
non
dovevo
pagarne
il
prezzo
:
se
era
necessario
,
sarei
andata
da
lui
con
un
paio
di
baffi
.
Ne
convenne
senza
abbandonarsi
a
un
sorriso
,
e
mi
annunciò
che
avrebbe
trovato
un
'
ora
durante
la
giornata
di
sabato
.
Alle
dieci
di
sabato
4
novembre
ero
di
nuovo
alla
Casa
Bianca
.
Alle
dieci
e
mezzo
entravo
di
nuovo
nel
suo
ufficio
e
aprivo
il
registratore
.
Ma
l
'
intervista
durò
meno
di
un
'
ora
:
fu
interrotta
cinque
o
sei
volte
da
chiamate
,
telefonate
in
partenza
e
in
arrivo
,
note
presidenziali
.
Poi
,
proprio
sul
più
bello
,
mentre
lui
denunciava
l
'
essenza
inafferrabile
del
suo
personaggio
,
uno
dei
telefoni
squillò
di
nuovo
.
Era
Nixon
e
:
poteva
il
dottor
Kissinger
passare
un
attimo
da
lui
?
Certo
,
signor
presidente
.
Scattò
in
piedi
,
mi
disse
di
aspettarlo
,
avrebbe
cercato
di
darmi
ancora
un
po
'
di
tempo
,
uscì
dalla
stanza
,
e
non
lo
rividi
più
.
All
'
una
del
pomeriggio
il
suo
assistente
Dick
Campbell
venne
tutto
imbarazzato
a
spiegarmi
che
il
presidente
partiva
per
la
California
:
il
dottor
Kissinger
doveva
partire
con
lui
.
Non
sarebbe
tornato
a
Washington
prima
di
martedì
sera
,
quando
avrebbero
incominciato
lo
spoglio
dei
voti
,
ma
dubitava
fortemente
che
potessi
concludere
l
'
intervista
in
quei
giorni
.
Se
avessi
potuto
aspettare
la
fine
di
novembre
,
quando
tante
cose
si
sarebbero
chiarite
...
La
fine
di
novembre
era
una
data
che
lo
stesso
Kissinger
s
'
era
lasciata
scappare
:
così
denunciando
la
sua
convinzione
(
o
speranza
)
di
firmare
l
'
accordo
entro
le
prossime
tre
settimane
.
Ma
valeva
la
pena
cercare
la
conferma
di
un
ritratto
che
avevo
già
in
mano
?
Un
ritratto
che
nasce
da
una
confusione
di
linee
,
colori
,
risposte
evasive
,
frasi
reticenti
,
silenzi
irritanti
.
Sul
Vietnam
,
ovvio
,
non
poteva
dirmi
di
più
e
mi
stupisco
che
abbia
detto
tanto
:
che
quella
guerra
finisca
o
continui
,
dipende
in
fondo
da
lui
,
non
può
permettersi
il
lusso
di
compromettere
tutto
con
una
parola
di
più
.
Su
se
stesso
però
non
aveva
certi
problemi
e
,
tuttavia
,
ogni
qualvolta
gli
rivolgevo
una
domanda
precisa
,
si
irrigidiva
e
sfuggiva
come
un
'
anguilla
.
Un
'
anguilla
più
ghiaccia
del
ghiaccio
.
Dio
,
che
uomo
ghiaccio
.
Per
tutta
l
'
intervista
non
mutò
mai
quella
espressione
senza
espressione
,
quello
sguardo
ironico
o
duro
,
non
alterò
mai
il
tono
di
quella
voce
monotona
,
triste
,
sempre
uguale
.
L
'
ago
del
registratore
si
sposta
quando
una
parola
è
pronunciata
in
tono
più
alto
o
più
basso
.
Con
lui
restò
fermo
e
,
più
di
una
volta
,
detti
un
colpo
di
tosse
per
accertarmi
che
tutto
funzionasse
bene
.
Sai
il
rumore
ossessionante
,
martellante
,
della
pioggia
che
cade
sul
tetto
?
La
sua
voce
è
così
.
E
,
in
fondo
,
anche
i
suoi
pensieri
:
mai
turbati
da
un
desiderio
di
fantasia
,
da
un
disegno
di
bizzarria
,
da
una
tentazione
di
errore
.
Tutto
è
calcolato
in
lui
,
controllato
come
nel
volo
di
un
aereo
guidato
dal
pilota
automatico
.
Pesa
ogni
frase
,
fino
al
milligrammo
.
Non
gli
scappa
nulla
che
non
intenda
dire
perché
rientra
nella
meccanica
di
una
utilità
.
Le
Duc
Tho
deve
aver
sudato
cento
camicie
in
quei
giorni
e
Thieu
deve
aver
piegato
la
sua
astuzia
a
una
prova
durissima
.
Henry
Kissinger
ha
i
nervi
e
il
cervello
di
un
giocatore
di
scacchi
.
Naturalmente
troverai
tesi
che
prendono
in
considerazione
altri
lati
del
suo
personaggio
:
ad
esempio
,
il
fatto
che
sia
inequivocabilmente
un
ebreo
e
irrimediabilmente
un
tedesco
.
Ad
esempio
il
fatto
che
,
come
ebreo
e
come
tedesco
,
trapiantato
in
un
paese
che
guarda
ancora
con
sospetto
agli
ebrei
e
ai
tedeschi
,
si
porti
addosso
un
mucchio
di
modi
,
di
contraddizioni
,
di
risentimenti
,
e
forse
di
umanità
nascosta
.
Dimenticando
che
malgrado
ciò
siede
in
cima
alla
piramide
,
puoi
anche
trovare
in
lui
gli
elementi
del
personaggio
che
s
'
innamora
di
Marlene
Dietrich
nel
film
L
'
angelo
azzurro
.
La
sua
debolezza
per
le
donne
gli
è
già
costata
un
matrimonio
:
prima
o
poi
,
dicono
,
perderà
la
testa
per
una
di
quelle
bellezze
che
se
lo
contendono
solo
perché
si
chiama
Henry
Kissinger
e
rende
in
pubblicità
.
È
possibile
.
Però
,
ai
miei
occhi
,
egli
resta
il
tipico
eroe
di
una
società
dove
tutto
è
possibile
:
perfino
che
un
austero
professore
di
Harvard
,
uso
a
scrivere
barbosissimi
libri
di
storia
e
saggi
sul
controllo
dell
'
energia
atomica
,
divenga
una
specie
di
divo
che
governa
insieme
al
presidente
,
una
specie
di
playboy
che
assesta
i
rapporti
fra
le
grandi
potenze
e
interrompe
le
guerre
,
un
enigma
che
si
cerca
di
decifrare
senza
accorgersi
che
probabilmente
non
c
'
è
nulla
o
quasi
nulla
da
decifrare
.
Perché
,
qui
,
anche
l
'
avventura
si
veste
di
grigio
.
Mi
chiedo
ciò
che
prova
in
questi
giorni
,
dottor
Kissinger
.
Mi
chiedo
se
anche
lei
sia
deluso
come
noi
,
come
la
maggior
parte
del
mondo
.
È
deluso
,
signor
Kissinger
?
Deluso
?
E
perché
?
Cos
'
è
successo
,
in
questi
giorni
,
per
cui
dovrei
esser
deluso
?
Una
cosa
non
allegra
,
dottor
Kissinger
:
malgrado
lei
avesse
detto
che
la
pace
era
«
a
portata
di
mano
»
,
e
malgrado
avesse
confermato
che
l
'
accordo
coi
nordvietnamiti
era
stato
raggiunto
,
la
pace
non
è
venuta
.
La
guerra
continua
come
prima
e
peggio
di
prima
.
La
pace
ci
sarà
.
Siamo
decisi
ad
averla
e
ci
sarà
.
Ci
sarà
entro
poche
settimane
e
anche
meno
,
cioè
subito
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
coi
nordvietnamiti
per
l
'
accordo
definitivo
.
Così
dissi
dieci
giorni
fa
e
così
ripeto
.
Sì
,
la
pace
avverrà
in
uno
spazio
di
tempo
ragionevolmente
breve
se
Hanoi
accetta
un
'
altra
seduta
prima
di
firmare
l
'
accordo
,
una
seduta
per
definire
i
dettagli
,
e
se
l
'
accetta
nello
stesso
spirito
e
con
lo
stesso
atteggiamento
tenuto
in
ottobre
.
Quei
«
se
»
sono
l
'
unica
incertezza
degli
ultimi
giorni
.
Ma
è
un
'
incertezza
che
non
voglio
nemmeno
considerare
:
lei
si
lascia
prendere
dal
panico
e
in
queste
cose
non
bisogna
lasciarsi
prendere
dal
panico
.
Neanche
dall
'
impazienza
.
Il
fatto
è
che
...
Insomma
,
per
mesi
abbiamo
condotto
questi
negoziati
e
voi
giornalisti
non
ci
avete
creduto
.
Avete
continuato
a
dire
che
essi
non
avrebbero
approdato
a
nulla
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
avete
gridato
alla
pace
già
fatta
e
infine
ora
dite
che
i
negoziati
sono
falliti
.
Così
dicendo
ci
misurate
la
febbre
ogni
giorno
,
quattro
volte
al
giorno
.
Ma
la
misurate
dal
punto
di
vista
di
Hanoi
.
E
...
badi
bene
:
io
capisco
il
punto
di
vista
di
Hanoi
.
I
nordvietnamiti
volevano
che
noi
firmassimo
il
31
ottobre
:
il
che
era
ragionevole
e
irragionevole
insieme
e
...
No
,
non
intendo
polemizzare
su
questo
.
Ma
vi
eravate
impegnati
a
firmare
il
31
ottobre
!
Io
dico
e
ripeto
che
furono
loro
a
insistere
per
questa
data
e
che
,
per
evitare
un
dibattito
astratto
su
date
che
allora
apparivano
addirittura
teoriche
,
dicemmo
che
avremmo
fatto
ogni
sforzo
per
concludere
i
negoziati
entro
il
31
ottobre
.
Ma
fu
sempre
chiaro
,
almeno
per
noi
,
che
non
avremmo
potuto
firmare
un
accordo
in
cui
restavano
da
definire
dettagli
.
Non
avremmo
potuto
osservare
una
data
solo
perché
,
in
buona
fede
,
avevamo
promesso
di
fare
ogni
sforzo
per
osservarla
.
Così
a
che
punto
siamo
?
Al
punto
che
quei
dettagli
restano
da
definire
e
che
un
nuovo
incontro
è
indispensabile
.
Loro
dicono
che
non
è
indispensabile
,
che
non
è
necessario
.
Io
dico
che
è
indispensabile
e
che
ci
sarà
.
Ci
sarà
non
appena
i
nordvietnamiti
mi
chiameranno
a
Parigi
.
Ma
siamo
soltanto
al
quattro
novembre
,
oggi
è
il
4
novembre
,
e
posso
capire
che
i
nord
-
vietnamiti
non
vogliano
riprendere
i
negoziati
pochi
giorni
dopo
la
data
in
cui
avevano
chiesto
di
firmare
.
Posso
capire
questo
loro
rinvio
.
Ma
non
è
concepibile
,
almeno
per
me
,
che
essi
rifiutino
un
'
altra
seduta
.
Proprio
ora
che
abbiamo
percorso
il
novanta
per
cento
della
strada
e
stiamo
raggiungendo
la
meta
.
No
,
non
sono
deluso
.
Lo
sarò
,
certo
,
se
Hanoi
vorrà
rompere
l
'
accordo
,
se
Hanoi
vorrà
rifiutare
di
discutere
ogni
modifica
.
Ma
non
posso
crederci
,
no
.
Non
posso
neanche
sospettare
che
si
sia
giunti
così
lontano
per
fallire
su
una
questione
di
prestigio
,
di
procedura
,
di
date
,
di
sfumature
.
Eppure
hanno
l
'
aria
d
'
essersi
proprio
irrigiditi
,
dottor
Kissinger
.
Sono
tornati
a
un
vocabolario
duro
,
hanno
fatto
accuse
pesanti
,
quasi
insultanti
per
lei
...
Oh
,
questo
non
significa
nulla
.
È
successo
anche
prima
e
non
ci
abbiamo
mai
dato
peso
.
Direi
che
il
vocabolario
duro
,
le
accuse
pesanti
,
magari
gli
insulti
rientrano
nella
normalità
.
Nell
'
essenza
,
nulla
è
cambiato
.
Dopo
martedì
31
ottobre
,
cioè
da
quando
qui
ci
siamo
calmati
,
voi
continuate
a
chiederci
se
il
malato
è
ammalato
.
Però
io
di
malattie
non
ne
vedo
.
E
ritengo
davvero
che
le
cose
si
svolgeranno
più
o
meno
come
affermo
.
La
pace
,
ripeto
,
avverrà
nel
giro
di
poche
settimane
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
.
Non
nel
giro
di
molti
mesi
.
Nel
giro
di
poche
settimane
.
Ma
quando
riprenderanno
i
negoziati
?
È
questo
il
punto
.
Non
appena
Le
Duc
Tho
vorrà
rivedermi
.
Sto
qui
ad
aspettare
.
Ma
senza
sentirmi
inquieto
,
glielo
assicuro
.
Perbacco
!
Prima
,
fra
incontro
e
incontro
passavano
due
o
tre
settimane
!
Non
vedo
perché
ora
ci
si
debba
angosciare
se
passano
giorni
.
La
sola
ragione
del
nervosismo
che
vi
ha
preso
tutti
è
che
la
gente
si
chiede
:
«
Ma
questi
negoziati
riprenderanno
?
»
.
Quando
eravate
cinici
e
non
credevate
che
accadesse
qualcosa
,
non
vi
accorgevate
mai
che
il
tempo
passasse
.
Siete
stati
troppo
pessimisti
all
'
inizio
,
poi
troppo
ottimisti
dopo
la
mia
conferenza
-
stampa
,
e
ora
siete
di
nuovo
troppo
pessimisti
.
Non
volete
mettervi
in
testa
che
tutto
sta
procedendo
come
io
ho
sempre
pensato
dal
momento
in
cui
ho
detto
che
la
pace
era
a
portata
di
mano
.
Allora
calcolai
un
paio
di
settimane
,
mi
sembra
.
Ma
anche
se
dovessero
essere
di
più
...
Basta
,
non
voglio
parlare
più
del
Vietnam
.
Non
posso
permettermelo
,
in
questo
momento
.
Ogni
parola
che
dico
diventa
notizia
.
Alla
fine
di
novembre
forse
...
Senta
,
perché
non
ci
vediamo
alla
fine
di
novembre
?
Perché
è
più
interessante
ora
,
dottor
Kissinger
.
Perché
Thieu
,
per
esempio
,
l
'
ha
sfidata
a
parlare
.
Legga
questo
ritaglio
del
«
New
York
Times
»
.
Porta
la
frase
di
Thieu
:
«
Chiedetelo
a
Kissinger
quali
sono
i
punti
che
ci
dividono
,
quali
sono
i
punti
che
non
accetto
»
.
Mi
faccia
leggere
...
Ah
!
No
,
non
gli
risponderò
.
Non
terrò
conto
di
questo
invito
.
Ha
già
risposto
lui
,
dottor
Kissinger
.
Lo
ha
già
detto
lui
che
il
punto
dolente
nasce
dal
fatto
che
,
secondo
l
'
accordo
da
lei
accettato
,
le
truppe
nordvietnamite
resteranno
nel
Vietnam
del
Sud
.
Dottor
Kissinger
,
crede
che
riuscirà
mai
a
convincere
Thieu
?
Crede
che
l
'
America
dovrà
firmare
con
Hanoi
separatamente
?
Non
me
lo
chieda
.
Io
devo
attenermi
a
ciò
che
ho
detto
pubblicamente
dieci
giorni
fa
...
Non
posso
,
non
devo
considerare
un
'
ipotesi
che
penso
non
si
verificherà
.
Un
'
ipotesi
che
non
deve
verificarsi
.
Io
posso
dirle
soltanto
che
noi
siamo
determinati
a
fare
questa
pace
,
e
che
la
faremo
comunque
,
nel
più
breve
tempo
possibile
dopo
il
mio
nuovo
incontro
con
Le
Duc
Tho
.
Thieu
può
dire
ciò
che
vuole
.
È
affar
suo
.
Dottor
Kissinger
,
se
le
mettessi
una
rivoltella
alla
tempia
e
le
ingiungessi
di
scegliere
tra
una
cena
con
Thieu
e
una
cena
con
Le
Duc
Tho
...
chi
sceglierebbe
?
Non
posso
rispondere
a
questa
domanda
.
E
se
vi
rispondessi
io
dicendo
:
mi
piace
pensare
che
lei
andrebbe
più
volentieri
a
cena
con
Le
Duc
Tho
?
Non
posso
,
non
posso
...
non
voglio
rispondere
a
questa
domanda
.
Può
rispondere
a
questa
domanda
allora
:
le
è
piaciuto
Le
Duc
Tho
?
Sì
.
L
'
ho
trovato
un
uomo
molto
dedicato
alla
sua
causa
,
molto
serio
,
molto
forte
,
e
sempre
cortese
,
educato
.
Talvolta
anche
assai
duro
,
anzi
difficile
da
trattare
:
ma
questa
è
una
cosa
che
ho
sempre
rispettato
in
lui
.
Sì
,
io
rispetto
molto
Le
Duc
Tho
.
Naturalmente
il
nostro
rapporto
è
stato
molto
professionale
ma
credo
...
credo
di
aver
avvertito
una
certa
dolcezza
dietro
alle
sue
spalle
.
E
vero
,
ad
esempio
,
che
a
momenti
riuscivamo
perfino
a
scherzare
.
Dicevamo
che
un
giorno
io
sarei
andato
a
insegnare
relazioni
internazionali
all
'
Università
di
Hanoi
e
che
lui
sarebbe
venuto
a
insegnare
marxismo
-
leninismo
all
'
Università
Harvard
.
Be
'
,
definirei
buoni
i
nostri
rapporti
.
Direbbe
la
stessa
cosa
per
Thieu
?
Anche
con
Thieu
avevo
buoni
rapporti
.
Prima
...
Già
,
prima
.
I
sudvietnamiti
l
'
hanno
detto
che
non
vi
siete
salutati
come
i
migliori
amici
.
Che
hanno
detto
?
Sì
.
Affermerebbe
il
contrario
,
dottor
Kissinger
?
Ecco
...
Certo
avevamo
e
abbiamo
i
nostri
punti
di
vista
.
E
non
necessariamente
gli
stessi
punti
di
vista
.
Dunque
diciamo
che
ci
siamo
salutati
da
alleati
,
io
e
Thieu
.
Dottor
Kissinger
,
che
Thieu
fosse
un
osso
più
duro
di
quanto
si
credeva
è
ormai
dimostrato
.
Dunque
,
anche
nei
riguardi
di
Thieu
,
sente
di
aver
fatto
tutto
ciò
che
v
'
era
da
fare
oppure
spera
di
poter
fare
ancora
qualcosa
?
Insomma
,
si
sente
ottimista
sul
problema
Thieu
?
Sì
che
mi
sento
ottimista
!
Ho
ancora
qualcosa
da
fare
!
Molto
da
fare
!
Non
ho
affatto
finito
,
non
abbiamo
affatto
finito
!
E
non
mi
sento
impotente
.
Non
mi
sento
scoraggiato
.
Affatto
.
Mi
sento
pronto
,
fiducioso
.
Ottimista
.
Se
non
posso
parlare
di
Thieu
,
se
non
posso
dirle
ciò
che
stiamo
facendo
a
questo
punto
delle
trattative
,
ciò
non
significa
che
mi
appresti
a
perdere
la
fiducia
di
sistemare
ogni
cosa
entro
il
tempo
che
dico
.
Ecco
perché
è
inutile
che
Thieu
chieda
a
voi
giornalisti
di
farmi
definire
i
punti
su
cui
non
ci
troviamo
d
'
accordo
.
È
così
inutile
che
non
mi
innervosisco
neanche
a
tale
richiesta
.
Del
resto
io
non
sono
un
tipo
che
si
lascia
trascinare
dalle
emozioni
.
Le
emozioni
non
servono
a
niente
.
Meno
che
a
tutto
servono
a
raggiunger
la
pace
.
Ma
chi
muore
,
chi
sta
morendo
,
ha
fretta
,
dottor
Kissinger
.
Sui
giornali
di
stamane
c
'
era
una
fotografia
tremenda
:
quella
di
un
giovanissimo
vietcong
morto
due
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
poi
c
'
era
una
notizia
tremenda
:
quella
dei
22
americani
morti
sull
'
elicottero
abbattuto
da
una
granata
vietcong
,
tre
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
mentre
lei
condanna
la
fretta
,
il
dipartimento
americano
della
Difesa
invia
nuove
armi
e
nuove
munizioni
a
Thieu
,
Hanoi
fa
lo
stesso
.
Quello
era
inevitabile
.
Succede
sempre
prima
di
un
cessate
il
fuoco
.
Non
ricorda
le
manovre
che
avvennero
nel
Medio
Oriente
al
momento
del
cessate
il
fuoco
?
Durarono
almeno
due
anni
.
Sa
,
il
fatto
che
noi
si
mandi
altre
armi
a
Saigon
e
che
Hanoi
mandi
altre
armi
ai
nordvietnamiti
installati
nel
Sud
Vietnam
non
significa
nulla
.
Nulla
.
Nulla
.
E
non
mi
faccia
parlare
ancora
del
Vietnam
,
la
prego
.
Non
vuol
parlare
neanche
del
fatto
che
,
secondo
molti
,
l
'
accordo
accettato
da
lei
e
da
Nixon
sia
praticamente
un
atto
di
resa
ad
Hanoi
?
È
un
'
assurdità
!
È
un
'
assurdità
dire
che
il
presidente
Nixon
,
un
presidente
che
dinanzi
all
'
Unione
Sovietica
e
alla
Cina
comunista
e
in
vista
delle
sue
stesse
elezioni
ha
assunto
un
atteggiamento
di
assistenza
e
di
difesa
per
il
Sud
Vietnam
contro
ciò
che
egli
considerava
un
'
invasione
nordvietnamita
...
è
un
'
assurdità
pensare
che
un
simile
presidente
possa
arrendersi
ad
Hanoi
.
E
perché
dovrebbe
arrendersi
proprio
ora
?
Ciò
che
noi
abbiamo
fatto
non
è
stato
arrenderci
.
È
stato
dare
al
Sud
Vietnam
un
'
opportunità
di
sopravvivere
in
condizioni
che
sono
,
oggi
,
più
politiche
che
militari
.
Ora
tocca
ai
sudvietnamiti
vincere
la
gara
politica
che
li
attende
.
Come
abbiamo
sempre
detto
.
Se
lei
paragona
l
'
accordo
accettato
con
le
nostre
proposte
dell'8
maggio
,
si
accorge
che
si
tratta
quasi
della
stessa
cosa
.
Non
vi
sono
grosse
differenze
tra
ciò
che
noi
proponemmo
lo
scorso
maggio
e
ciò
che
lo
schema
dell
'
accordo
accettato
contiene
.
Non
abbiamo
posto
nuove
clausole
,
non
abbiamo
fatto
altre
concessioni
.
Respingo
totalmente
e
assolutamente
il
giudizio
della
«
resa
»
.
Ma
,
e
ora
basta
davvero
parlare
del
Vietnam
.
Parliamo
di
Machiavelli
,
di
Cicerone
,
di
tutto
fuorché
del
Vietnam
.
Parliamo
della
guerra
,
dottor
Kissinger
.
Lei
non
è
pacifista
,
vero
?
No
,
non
credo
proprio
di
esserlo
.
Anche
se
rispetto
i
pacifisti
genuini
,
non
sono
d
'
accordo
con
nessun
pacifista
e
in
particolare
coi
pacifisti
a
metà
:
sa
,
quelli
che
sono
pacifisti
da
una
parte
e
tutt
'
altro
che
pacifisti
dall
'
altra
.
I
soli
pacifisti
con
cui
accetto
di
parlare
sono
coloro
che
sopportano
fino
in
fondo
le
conseguenze
della
non
violenza
:
ma
anche
con
loro
ci
parlo
volentieri
solo
per
dirgli
che
saranno
schiacciati
dalla
volontà
dei
più
forti
e
che
il
loro
pacifismo
può
portarli
soltanto
a
orribili
sofferenze
.
La
guerra
non
è
un
'
astrazione
,
è
qualcosa
che
dipende
dalle
condizioni
.
La
guerra
contro
Hitler
,
ad
esempio
,
era
necessaria
.
Con
ciò
non
voglio
dire
che
la
guerra
sia
di
per
sé
necessaria
,
che
le
nazioni
debbono
farla
per
mantenere
la
loro
virilità
.
Voglio
dire
che
esistono
princìpi
per
i
quali
le
nazioni
devono
essere
preparate
a
combattere
.
E
della
guerra
in
Vietnam
cosa
ha
da
dirmi
,
dottor
Kissinger
?
Lei
non
è
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
,
mi
pare
.
Come
avrei
potuto
?
Neanche
prima
di
avere
la
posizione
che
ho
oggi
...
No
,
non
sono
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
.
Ma
non
trova
che
Schlesinger
abbia
ragione
quando
dice
che
la
guerra
in
Vietnam
è
riuscita
solo
a
provare
come
mezzo
milione
di
americani
con
tutta
la
loro
tecnologia
fossero
incapaci
di
sconfiggere
uomini
male
armati
e
vestiti
di
un
pigiama
nero
?
Questo
è
un
altro
problema
.
Se
è
un
problema
che
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
necessaria
,
una
guerra
giusta
,
piuttosto
che
...
Giudizi
del
genere
dipendono
dalla
posizione
che
uno
assume
quando
il
paese
è
già
coinvolto
nella
guerra
e
non
resta
che
da
concepire
il
metodo
per
tirarlo
fuori
.
Dopo
tutto
,
il
mio
,
il
nostro
ruolo
è
stato
quello
di
ridurre
sempre
di
più
la
misura
in
cui
l
'
America
era
coinvolta
nella
guerra
,
e
poi
finire
la
guerra
.
In
ultima
analisi
la
storia
dirà
chi
ha
fatto
di
più
:
se
coloro
che
hanno
lavorato
criticando
e
basta
o
noi
che
abbiamo
tentato
di
ridurre
la
guerra
e
poi
l
'
abbiamo
finita
.
Sì
,
il
giudizio
spetta
ai
posteri
.
Quando
un
paese
è
coinvolto
in
una
guerra
non
basta
dire
:
bisogna
finirla
.
Bisogna
finirla
con
criterio
.
E
questo
è
ben
diverso
dal
dire
che
entrare
in
quella
guerra
fu
giusto
.
Ma
non
trova
,
dottor
Kissinger
,
che
sia
stata
una
guerra
inutile
?
Su
questo
posso
essere
d
'
accordo
.
Ma
non
dimentichiamo
che
la
ragione
per
cui
entrammo
in
quella
guerra
fu
per
impedire
che
il
Sud
fosse
mangiato
dal
Nord
,
fu
per
permettere
che
il
Sud
restasse
al
Sud
.
Naturalmente
con
ciò
non
voglio
dire
che
il
nostro
obbiettivo
fosse
solo
questo
...
Fu
anche
qualcosa
di
più
...
Ma
oggi
io
non
sono
nella
posizione
di
giudicare
se
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
giusta
o
no
,
se
entrarci
sia
stato
utile
o
inutile
.
Ma
stiamo
ancora
parlando
del
Vietnam
?
Sì
.
E
,
sempre
parlando
del
Vietnam
,
crede
di
poter
dire
che
questi
negoziati
sono
stati
e
sono
l
'
impresa
più
importante
della
sua
carriera
e
magari
della
sua
vita
?
Sono
stati
l
'
impresa
più
difficile
.
Spesso
anche
la
più
dolorosa
.
Ma
forse
non
è
neanche
giusto
definirli
l
'
impresa
più
difficile
:
è
più
esatto
dire
che
sono
stati
l
'
impresa
più
dolorosa
.
Perché
mi
hanno
coinvolto
emotivamente
.
Vede
,
avvicinarsi
alla
Cina
è
stato
un
lavoro
intellettualmente
difficile
ma
non
emotivamente
difficile
.
La
pace
in
Vietnam
invece
è
stato
un
lavoro
emotivamente
difficile
.
Quanto
a
definire
quei
negoziati
come
la
cosa
più
importante
che
ho
fatto
...
No
,
ciò
che
io
volevo
raggiungere
non
era
soltanto
la
pace
in
Vietnam
:
erano
tre
cose
.
Quest
'
accordo
,
l
'
avvicinamento
alla
Cina
e
un
nuovo
rapporto
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Io
ho
sempre
tenuto
molto
al
problema
di
un
rapporto
nuovo
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Direi
non
meno
che
all
'
avvicinamento
alla
Cina
e
alla
fine
della
guerra
in
Vietnam
.
E
ce
l
'
ha
fatta
.
È
riuscito
il
colpo
della
Cina
,
è
riuscito
il
colpo
della
Russia
,
è
quasi
riuscito
il
colpo
della
pace
in
Vietnam
.
Così
a
questo
punto
le
chiedo
,
dottor
Kissinger
,
ciò
che
chiedevo
agli
astronauti
quando
andavano
sulla
Luna
:
«
What
after
that
?
Cosa
farai
dopo
la
Luna
,
cosa
potrai
fare
di
più
del
tuo
mestiere
di
astronauta
?
»
.
Ah
!
E
cosa
le
rispondevano
gli
astronauti
?
Restavano
confusi
e
mi
rispondevano
:
«
Vedremo
...
Non
lo
so
»
.
Anch
'
io
.
Non
lo
so
proprio
cosa
farò
dopo
.
Però
,
contrariamente
agli
astronauti
,
non
ne
resto
confuso
.
Nella
mia
vita
io
ho
sempre
trovato
tante
cose
da
fare
e
son
certo
che
quando
avrò
lasciato
questo
posto
...
Naturalmente
avrò
bisogno
di
un
periodo
di
recupero
,
di
un
periodo
di
decompressione
:
non
ci
si
può
trovare
nella
posizione
in
cui
mi
trovo
io
,
poi
abbandonarla
e
incominciare
subito
qualcos
'
altro
.
Però
,
una
volta
decompresso
,
son
sicuro
di
trovare
un
'
attività
per
cui
valga
la
pena
.
Non
ci
voglio
pensare
ora
:
influenzerebbe
le
mie
...
il
mio
lavoro
.
Stiamo
attraversando
un
periodo
così
rivoluzionario
che
pianificare
la
propria
vita
,
oggigiorno
,
è
un
atteggiamento
da
piccoli
borghesi
del
1800
.
Tornerebbe
a
insegnare
ad
Harvard
?
Potrei
.
Ma
è
molto
,
molto
improbabile
.
Ci
sono
cose
più
interessanti
:
e
se
,
con
tutte
le
esperienze
che
ho
avuto
,
non
trovassi
un
modo
di
mantenermi
una
vita
interessante
...
sarà
proprio
colpa
mia
.
Del
resto
,
non
ho
mica
ancora
deciso
di
lasciare
questo
lavoro
.
Mi
piace
molto
,
sa
?
Certo
.
Il
potere
è
sempre
seducente
.
Dottor
Kissinger
,
in
quale
misura
il
potere
l
'
affascina
?
Cerchi
d
'
esser
sincero
.
Lo
sarò
.
Vede
,
quando
si
ha
in
mano
il
potere
,
e
quando
lo
si
ha
in
mano
per
un
lungo
periodo
di
tempo
,
si
finisce
per
considerarlo
come
qualcosa
che
ci
spetta
.
Io
sono
certo
che
,
quando
lascerò
questo
posto
,
avvertirò
la
mancanza
del
potere
.
Tuttavia
il
potere
come
strumento
fine
a
se
stesso
non
ha
alcun
fascino
sopra
di
me
.
Io
non
mi
sveglio
ogni
mattina
dicendo
perbacco
,
non
è
straordinario
che
possa
avere
a
mia
disposizione
un
aereo
,
che
un
'
automobile
con
l
'
autista
mi
attenda
dinanzi
alla
porta
?
Ma
chi
l
'
avrebbe
detto
che
sarebbe
stato
possibile
?
No
,
un
discorso
simile
non
mi
interessa
.
E
,
se
mi
capita
di
farlo
,
non
diviene
certo
un
elemento
determinante
.
Ciò
che
mi
interessa
è
quello
che
si
può
fare
con
il
potere
.
Si
possono
fare
cose
splendide
,
creda
...
Comunque
non
è
stata
la
ricerca
del
potere
a
spingermi
verso
questo
lavoro
.
Se
esamina
il
mio
passato
politico
,
scopre
che
il
presidente
Nixon
non
poteva
rientrare
nei
miei
piani
.
Sono
stato
contro
di
lui
in
ben
tre
elezioni
.
Lo
so
.
Una
volta
ha
persino
dichiarato
che
Nixon
«
non
era
adatto
a
fare
il
presidente
»
.
Le
capita
mai
,
dottor
Kissinger
,
di
sentirsi
imbarazzato
per
questo
con
Nixon
?
Io
non
ricordo
le
parole
esatte
che
posso
aver
pronunciato
contro
Richard
Nixon
.
Ma
suppongo
di
aver
detto
più
o
meno
a
quel
modo
dal
momento
che
si
continua
a
ripeter
la
frase
tra
virgolette
.
Se
l
'
ho
detto
,
comunque
,
ciò
fornisce
la
prova
che
Nixon
non
faceva
parte
dei
miei
piani
di
scalata
al
potere
.
E
quanto
al
fatto
di
sentirmi
imbarazzato
con
lui
...
No
,
non
lo
conoscevo
,
ecco
tutto
.
Verso
di
lui
avevo
l
'
atteggiamento
convenzionale
degli
intellettuali
,
ecco
tutto
.
Io
avevo
torto
.
Il
presidente
Nixon
ha
dimostrato
una
grande
forza
,
una
grande
abilità
.
Anche
nel
chiamarmi
.
Non
l
'
avevo
mai
avvicinato
quando
mi
offrì
questo
lavoro
.
Io
ne
rimasi
sbalordito
.
Dopo
tutto
egli
conosceva
la
scarsa
amicizia
e
la
poca
simpatia
che
avevo
sempre
mostrato
per
lui
.
Oh
,
sì
:
dette
prova
di
grande
coraggio
a
chiamarmi
.
Non
ci
ha
rimesso
,
dottor
Kissinger
.
Fuorché
nell
'
accusa
che
oggi
viene
rivolta
a
lei
:
quella
d
'
essere
la
balia
mentale
di
Nixon
.
È
un
'
accusa
totalmente
priva
di
senso
.
Non
dimentichiamo
che
,
prima
di
conoscermi
,
il
presidente
Nixon
era
stato
molto
attivo
in
politica
estera
.
Essa
era
sempre
stata
il
suo
interesse
divorante
.
Già
prima
che
egli
venisse
eletto
era
risultato
come
la
politica
estera
fosse
per
lui
una
questione
importantissima
.
Ha
idee
molto
chiare
in
proposito
.
È
un
uomo
forte
.
Del
resto
,
non
si
diventa
presidenti
degli
Stati
Uniti
,
non
si
è
nominati
due
volte
candidati
presidenziali
,
non
si
sopravvive
così
a
lungo
in
politica
,
se
si
è
un
uomo
debole
.
Del
presidente
Nixon
lei
può
pensar
quel
che
vuole
,
ma
una
cosa
è
certa
:
non
si
diventa
presidente
due
volte
perché
si
è
lo
strumento
di
qualcun
altro
.
Certe
interpretazioni
sono
romantiche
e
ingiuste
.
Gli
è
molto
affezionato
,
dottor
Kissinger
?
Ho
un
gran
rispetto
per
lui
.
Dottor
Kissinger
,
la
gente
dice
che
a
lei
non
importa
nulla
di
Nixon
.
Dice
che
a
lei
preme
fare
questo
mestiere
e
basta
.
Dice
che
l
'
avrebbe
fatto
con
qualsiasi
presidente
.
Io
non
sono
affatto
sicuro
,
invece
,
che
avrei
potuto
fare
con
un
altro
presidente
ciò
che
ho
fatto
con
lui
.
Un
rapporto
così
particolare
,
voglio
dire
il
rapporto
che
c
'
è
tra
me
e
il
presidente
,
dipende
sempre
dallo
stile
dei
due
uomini
.
In
altre
parole
,
non
conosco
molti
leader
,
e
ne
ho
conosciuti
parecchi
,
che
avrebbero
il
coraggio
di
mandare
il
loro
assistente
a
Pechino
senza
dirlo
a
nessuno
.
Non
conosco
molti
leader
che
lascerebbero
al
loro
assistente
il
compito
di
negoziare
coi
nordvietnamiti
,
di
ciò
informando
solo
un
minuscolo
gruppo
di
persone
.
Davvero
,
certe
cose
dipendono
dal
tipo
di
presidente
,
ciò
che
ho
fatto
è
stato
possibile
perché
me
lo
ha
reso
possibile
lui
.
Eppure
lei
fu
consigliere
anche
di
altri
presidenti
.
Anzi
di
presidenti
avversari
a
Nixon
.
Parlo
di
Kennedy
,
Johnson
...
La
mia
posizione
verso
tutti
i
presidenti
è
sempre
stata
quella
di
lasciare
a
loro
il
compito
di
decidere
se
volevano
o
non
volevano
conoscere
il
mio
parere
.
Quando
me
lo
chiedevano
,
io
glielo
davo
:
dicendo
a
tutti
,
indiscriminatamente
,
ciò
che
pensavo
.
Non
me
ne
è
mai
importato
del
partito
cui
essi
appartenevano
.
Ho
risposto
con
la
stessa
indipendenza
alle
domande
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
di
Nixon
.
Ho
dato
loro
gli
stessi
consigli
.
Con
Kennedy
fu
più
difficile
,
è
vero
.
Infatti
si
usa
dire
che
non
andavo
troppo
d
'
accordo
con
lui
.
Be
'
...
sì
:
sostanzialmente
fu
colpa
mia
.
A
quel
tempo
ero
troppo
più
immaturo
di
adesso
.
E
poi
ero
un
consigliere
a
tempo
perso
,
non
si
può
influenzare
la
politica
giornaliera
di
un
presidente
se
lo
vedi
due
volte
la
settimana
mentre
gli
altri
lo
vedono
sette
giorni
la
settimana
.
Voglio
dire
...
con
Kennedy
e
con
Johnson
io
non
fui
mai
in
una
posizione
paragonabile
a
quella
che
ho
adesso
con
Nixon
.
Nessun
machiavellismo
,
dottor
Kissinger
?
No
,
nessuno
.
Perché
?
Perché
in
alcuni
momenti
,
ascoltandola
,
vien
fatto
di
chiedersi
non
quanto
lei
abbia
influenzato
il
presidente
degli
Stati
Uniti
ma
quanto
Machiavelli
abbia
influenzato
lei
.
In
nessun
modo
.
V
'
è
davvero
molto
poco
,
nel
mondo
contemporaneo
,
che
si
possa
accettare
o
usare
di
Machiavelli
.
In
Machiavelli
io
trovo
interessante
soltanto
il
suo
modo
di
considerare
la
volontà
del
principe
.
Interessante
,
ma
non
al
punto
di
influenzarmi
.
Se
vuoi
sapere
chi
mi
ha
influenzato
di
più
,
le
rispondo
coi
nomi
di
due
filosofi
:
Spinoza
e
Kant
.
Sicché
è
curioso
che
lei
scelga
di
associarmi
a
Machiavelli
.
La
gente
mi
associa
piuttosto
al
nome
di
Metternich
.
Il
che
addirittura
è
infantile
.
Su
Metternich
io
ho
scritto
soltanto
un
libro
che
doveva
essere
l
'
inizio
di
una
lunga
serie
di
libri
sulla
costruzione
e
la
disintegrazione
dell
'
ordine
internazionale
nel
diciannovesimo
secolo
.
Era
una
serie
che
doveva
concludersi
con
la
Prima
guerra
mondiale
.
Tutto
qui
.
Non
può
esserci
nulla
in
comune
tra
me
e
Metternich
.
Lui
era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
,
dal
centro
dell
'
Europa
,
ci
volevano
tre
settimane
per
andare
da
un
continente
all
'
altro
.
Era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
le
guerre
erano
fatte
da
militari
di
professione
e
la
diplomazia
era
nelle
mani
degli
aristocratici
.
Come
si
può
paragonare
ciò
col
mondo
d
'
oggi
,
un
mondo
dove
non
esiste
nessun
gruppo
omogeneo
di
leader
,
nessuna
situazione
interna
omogenea
,
nessuna
realtà
culturale
omogenea
?
Dottor
Kissinger
,
ma
come
spiega
l
'
incredibile
divismo
che
la
distingue
,
come
spiega
il
fatto
d
'
essere
quasi
più
famoso
e
popolare
di
un
presidente
?
Ha
una
tesi
su
questa
faccenda
?
Sì
,
ma
non
gliela
dirò
.
Perché
non
coincide
con
la
tesi
dei
più
.
La
tesi
dell
'
intelligenza
ad
esempio
.
L
'
intelligenza
non
è
poi
così
importante
nell
'
esercizio
del
potere
e
,
spesso
,
addirittura
non
serve
.
Allo
stesso
modo
di
un
capo
di
Stato
,
un
tipo
che
fa
il
mio
mestiere
non
ha
bisogno
d
'
essere
troppo
intelligente
.
La
mia
tesi
è
completamente
diversa
ma
,
le
ripeto
,
non
gliela
dirò
.
Perché
dovrei
,
finché
sono
nel
mezzo
del
mio
lavoro
?
Mi
dica
piuttosto
la
sua
.
Sono
certo
che
anche
lei
ha
una
tesi
sui
motivi
della
mia
popolarità
.
Non
ne
sono
certa
,
dottor
Kissinger
.
Sto
cercandola
,
una
tesi
,
attraverso
questa
intervista
.
E
non
la
trovo
.
Suppongo
che
alla
radice
di
tutto
vi
sia
il
successo
.
Voglio
dire
:
come
a
un
giocatore
di
scacchi
,
le
sono
andate
bene
due
o
tre
mosse
.
La
Cina
anzitutto
.
Alla
gente
piace
chi
gioca
a
scacchi
e
si
mangia
il
re
.
Sì
,
la
Cina
è
stata
un
elemento
importantissimo
nella
meccanica
del
mio
successo
.
E
tuttavia
il
punto
principale
non
è
quello
.
Il
punto
principale
...
Ma
sì
,
glielo
dirò
.
Tanto
che
me
ne
importa
?
Il
punto
principale
nasce
dal
fatto
che
io
abbia
sempre
agito
da
solo
,
Agli
americani
ciò
piace
immensamente
.
Agli
americani
piace
il
cow
-
boy
che
guida
la
carovana
andando
avanti
da
solo
sul
suo
cavallo
,
il
cowboy
che
entra
tutto
solo
nella
città
,
nel
villaggio
,
col
suo
cavallo
e
basta
.
Magari
senza
neanche
una
rivoltella
perché
lui
non
spara
.
Lui
agisce
e
basta
:
dirigendosi
nel
posto
giusto
al
momento
giusto
.
Insomma
,
un
western
.
Ho
capito
.
Lei
si
vede
come
una
specie
di
Henry
Fonda
disarmato
e
pronto
a
menar
botte
per
onesti
ideali
.
Solitario
,
coraggioso
...
Non
necessariamente
coraggioso
.
Infatti
a
questo
cow
-
boy
non
serve
essere
coraggioso
.
Gli
basta
e
gli
serve
essere
solo
:
dimostrare
agli
altri
che
entra
in
città
e
fa
tutto
da
solo
.
Questo
personaggio
romantico
,
stupefacente
,
mi
si
addice
proprio
perché
esser
solo
ha
sempre
fatto
parte
del
mio
stile
o
,
se
preferisce
,
della
mia
tecnica
.
Insieme
all
'
indipendenza
.
Oh
,
quella
è
molto
importante
in
me
e
per
me
.
Infine
,
la
convinzione
.
Io
sono
sempre
convinto
di
dover
fare
quello
che
faccio
.
E
la
gente
lo
sente
,
ci
crede
.
E
io
ci
tengo
al
fatto
che
mi
creda
:
quando
si
commuove
o
si
conquista
qualcuno
,
non
lo
si
deve
imbrogliare
.
Non
si
può
nemmeno
calcolare
e
basta
.
Alcuni
credono
che
io
progetti
con
cura
quali
saranno
le
conseguenze
,
sul
pubblico
,
di
una
mia
iniziativa
o
di
una
mia
fatica
.
Credono
che
tale
preoccupazione
non
abbandoni
la
mia
mente
.
Invece
le
conseguenze
di
ciò
che
faccio
,
voglio
dire
il
giudizio
del
pubblico
,
non
mi
hanno
mai
tormentato
.
Io
non
chiedo
popolarità
,
non
cerco
popolarità
.
Anzi
,
se
vuoi
proprio
saperlo
,
non
me
ne
importa
nulla
della
popolarità
.
Non
ho
affatto
paura
di
perdere
il
mio
pubblico
,
posso
permettermi
di
dire
ciò
che
penso
.
Sto
alludendo
alla
genuinità
che
v
'
è
in
me
.
Se
io
mi
lasciassi
turbare
dalle
reazioni
del
pubblico
,
se
mi
muovessi
spinto
soltanto
da
una
tecnica
calcolata
,
non
combinerei
nulla
.
Guardi
gli
attori
:
quelli
veramente
buoni
non
si
servono
solo
della
tecnica
.
Recitano
allo
stesso
tempo
seguendo
una
tecnica
e
la
loro
convinzione
.
Sono
genuini
come
me
.
Non
dico
che
tutto
ciò
debba
durare
per
sempre
.
Anzi
,
può
evaporare
con
la
stessa
velocità
con
cui
è
venuto
.
Tuttavia
per
ora
c
'
è
.
Sta
forse
dicendomi
che
lei
è
un
uomo
spontaneo
,
dottor
Kissinger
?
Mio
dio
:
se
metto
da
parte
Machiavelli
,
il
primo
personaggio
con
cui
mi
viene
naturale
associarla
è
quello
di
un
matematico
freddo
,
controllato
fino
allo
spasimo
.
Mi
sbaglierò
,
ma
lei
è
un
uomo
molto
freddo
,
dottor
Kissinger
.
Nella
tattica
,
non
nella
strategia
.
Infatti
credo
più
nei
rapporti
umani
che
nelle
idee
.
Uso
le
idee
ma
ho
bisogno
di
rapporti
umani
,
come
ho
dimostrato
nel
mio
lavoro
.
Ciò
che
mi
è
successo
,
in
fondo
,
non
mi
è
successo
per
caso
?
Perbacco
,
io
ero
un
professore
totalmente
sconosciuto
.
Come
potevo
dire
a
me
stesso
:
«
Ora
manovro
le
cose
in
modo
da
diventare
internazionalmente
famoso
»
?
Sarebbe
stata
pura
follia
.
Volevo
essere
dove
accadono
le
cose
,
sì
,
ma
non
ho
mai
pagato
un
prezzo
per
esserci
.
Non
ho
mai
fatto
concessioni
.
Mi
son
sempre
lasciato
guidare
dalle
decisioni
spontanee
.
Uno
potrebbe
dire
:
allora
è
successo
perché
doveva
succedere
.
Si
dice
sempre
così
quando
le
cose
sono
successe
.
Non
si
dice
mai
così
delle
cose
che
non
succedono
:
non
è
mai
stata
scritta
la
storia
delle
cose
non
successe
.
In
un
certo
senso
,
però
,
io
sono
un
fatalista
.
Credo
nel
destino
.
Sono
convinto
,
sì
,
che
ci
si
debba
battere
per
raggiungere
uno
scopo
.
Ma
credo
anche
che
vi
siano
limiti
alla
lotta
che
l
'
uomo
può
fare
per
raggiungere
uno
scopo
.
Un
'
altra
cosa
,
dottor
Kissinger
:
ma
come
fa
a
mettere
insieme
le
tremende
responsabilità
che
si
è
assunto
e
la
frivola
reputazione
di
cui
gode
?
Come
fa
a
farsi
prendere
sul
serio
da
Mao
Tse
-
tung
,
da
Ciu
En
-
lai
,
da
Le
Duc
Tho
,
e
poi
farsi
giudicare
come
uno
spensierato
seduttore
di
donne
o
addirittura
un
playboy
?
Non
la
imbarazza
?
Nient
'
affatto
.
Perché
dovrebbe
imbarazzarmi
quando
vado
a
negoziare
con
Le
Duc
Tho
?
Quando
parlo
con
Le
Duc
l
'
ho
so
cosa
devo
fare
con
Le
Duc
Tho
e
quando
sono
con
le
ragazze
so
cosa
devo
fare
con
le
ragazze
.
D
'
altronde
,
Le
Duc
Tho
non
accetta
mica
di
negoziare
con
me
perché
rappresento
un
esempio
di
pura
rettitudine
.
Accetta
di
negoziare
con
me
perché
vuole
alcune
cose
da
me
allo
stesso
modo
in
cui
io
voglio
alcune
cose
da
lui
.
Guardi
,
nel
caso
di
Le
Duc
Tho
,
come
nel
caso
di
Ciu
En
-
lai
e
di
Mao
Tse
-
tung
,
io
penso
che
la
reputazione
di
playboy
mi
sia
stata
e
mi
sia
utile
perché
ha
servito
e
serve
a
rassicurare
la
gente
.
A
dimostrarle
che
io
non
sono
un
pezzo
da
museo
.
Comunque
,
quella
reputazione
da
frivolo
mi
diverte
.
E
pensare
che
io
la
ritenevo
una
reputazione
immeritata
,
insomma
una
messa
in
scena
più
che
una
verità
.
Be
'
,
in
parte
è
esagerata
:
ovvio
.
Ma
in
parte
,
ammettiamolo
,
è
vera
.
Ciò
che
conta
non
è
in
quale
misura
sia
vera
o
in
quale
misura
io
mi
dedichi
alle
donne
.
Ciò
che
conta
è
in
quale
misura
le
donne
facciano
parte
della
mia
vita
,
ne
siano
una
preoccupazione
centrale
.
Ebbene
,
non
lo
sono
per
niente
.
Per
me
le
donne
sono
soltanto
un
divertimento
,
un
hobby
.
Nessuno
dedica
tempo
eccessivo
agli
hobby
.
E
che
io
dedichi
loro
un
tempo
limitato
si
capisce
dando
un
'
occhiata
alla
mia
agenda
.
Le
dirò
di
più
:
non
di
rado
preferisco
vedere
i
miei
due
bambini
.
Li
vedo
spesso
,
infatti
,
sebbene
non
come
prima
.
Di
regola
ci
passo
insieme
il
Natale
,
le
feste
importanti
,
diverse
settimane
in
estate
,
e
vado
a
Boston
una
volta
al
mese
.
Per
trovarli
.
Certo
sa
che
sono
divorziato
da
anni
.
No
,
il
fatto
d
'
essere
divorziato
non
mi
pesa
.
Il
fatto
di
non
vivere
coi
miei
bambini
non
mi
dà
complessi
di
colpevolezza
.
Dal
momento
che
il
mio
matrimonio
era
finito
,
e
non
finito
per
colpa
dell
'
uno
o
dell
'
altra
,
non
c
'
era
ragione
di
rinunciare
al
divorzio
.
Del
resto
sono
molto
più
vicino
ai
miei
figli
ora
di
quanto
lo
fossi
quando
ero
marito
della
loro
madre
.
Sono
anche
molto
più
felice
,
ora
,
con
loro
.
Lei
è
contro
il
matrimonio
,
dottor
Kissinger
?
No
.
Quello
del
matrimonio
o
non
matrimonio
è
un
dilemma
che
può
risolversi
come
questione
di
principio
.
Potrebbe
accadere
che
mi
risposassi
...
sì
che
potrebbe
accadere
.
Però
,
sa
:
quando
si
è
persone
serie
come
lo
sono
io
,
dopotutto
,
coesistere
con
qualcun
altro
e
sopravvivere
a
tale
coesistenza
è
molto
difficile
.
II
rapporto
tra
una
donna
e
un
tipo
come
me
è
inevitabilmente
così
complesso
...
Bisogna
andar
cauti
.
Oh
,
mi
è
difficile
spiegare
queste
cose
.
Io
non
sono
una
persona
che
si
confida
coi
giornalisti
.
L
'
ho
capito
,
dottor
Kissinger
.
Non
ho
mai
intervistato
qualcuno
che
sfuggisse
come
lei
alle
domande
e
alle
definizioni
precise
,
nessuno
che
si
difendesse
come
lei
dall
'
altrui
tentativo
di
penetrare
la
sua
personalità
.
È
timido
,
lei
,
dottor
Kissinger
?
Sì
.
Abbastanza
.
Però
in
compenso
credo
d
'
essere
assai
equilibrato
.
Vede
,
c
'
è
chi
mi
dipinge
come
un
personaggio
tormentato
,
misterioso
,
e
chi
mi
dipinge
come
un
tipo
quasi
allegro
che
sorride
sempre
,
ride
sempre
.
Entrambe
le
immagini
sono
inesatte
.
Io
non
sono
né
l
'
uno
né
l
'
altro
.
Sono
...
Non
le
dirò
cosa
sono
.
Non
lo
dirò
mai
a
nessuno
.
StampaPeriodica ,
DAK
TO
(
Vietnam
)
,
gennaio
«
QUANDO
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
ho
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
,
1967»
.
«
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
e
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
«
Signora
,
lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
ho
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
.
Dico
alla
svelta
:
Dio
,
non
farmi
morire
»
.
«
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
si
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
una
sporca
tragedia
»
.
«
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
.
Io
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Credi
che
morirò
?
»
.
«
Non
voglio
tornare
in
battaglia
.
Sono
così
giovane
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
venti
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
ad
un
albero
.
Non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
»
.
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
.
Oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
«
Lasciatemi
in
pace
.
Non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmeno
di
morire
»
.
Poi
è
arrivato
un
razzo
.
E
di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Lunedì
mattina
.
La
tragedia
incomincia
con
la
paura
.
E
la
paura
incomincia
appena
Sali
sul
cargo
militare
che
ti
conduce
alla
zona
del
fuoco
insieme
ai
soldati
che
tacciono
in
un
rassegnato
silenzio
.
Ieri
un
cargo
come
questo
è
precipitato
,
sembra
per
un
sabotaggio
,
e
nessuno
ha
fatto
in
tempo
a
usare
i
paracadute
con
cui
dovremo
buttarci
se
saremo
colpiti
.
Del
resto
,
il
paracadute
a
che
serve
?
Mentre
cali
a
terra
ti
sparano
,
voliamo
su
una
regione
che
pullula
di
vietcong
.
Fa
caldo
,
sudi
.
Anche
perché
il
soldato
accanto
ti
fissa
da
almeno
mezz
'
ora
scuotendo
la
testa
e
poi
,
cercando
di
superare
il
rombo
dei
motori
,
ti
grida
:
«
Sei
giornalista
?
»
.
«
Sì
»
.
«
E
il
lungo
con
te
è
un
fotografo
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Andate
a
Dak
To
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Idioti
,
chi
ve
lo
fa
fare
?
»
.
Te
lo
chiedi
anche
tu
,
all
'
improvviso
.
Hai
superato
tanti
ostacoli
per
arrivare
fin
qui
,
visti
permessi
burocrazie
,
e
all
'
improvviso
vorresti
essere
mille
miglia
lontano
dove
la
guerra
è
solo
una
parola
,
una
fotografia
sul
giornale
,
una
immagine
alla
televisione
.
Provi
a
scherzare
,
la
voce
ti
suona
falsa
:
«
Moroldo
,
ci
pensi
alla
faccia
dell
'
ambasciatore
quando
gli
consegnano
i
nostri
cadaveri
?
»
.
Per
raggiungere
Dak
To
abbiamo
firmato
un
foglio
con
cui
sdebitiamo
le
Forze
armate
e
il
governo
degli
Stati
Uniti
della
nostra
possibile
morte
,
e
in
fondo
al
foglio
c
'
era
questa
domanda
:
«
A
chi
dovrà
essere
consegnato
il
nostro
cadavere
?
»
.
Presi
alla
sprovvista
abbiamo
scritto
:
«
Ambasciata
italiana
a
Saigon
»
.
Moroldo
brontola
che
lo
disturba
solo
un
particolare
:
l
'
intera
faccenda
è
avvenuta
di
venerdì
17
.
Anche
le
uniformi
le
abbiamo
prese
di
venerdì
17
,
ma
bando
alle
spiritosaggini
:
in
poco
più
di
due
anni
sono
morti
dieci
giornalisti
in
Vietnam
.
Ricordiamoli
,
non
lo
fa
mai
nessuno
.
Maggio
1965
,
Pieter
Ronald
Van
Thiel
:
ucciso
dai
vietcong
a
sud
di
Saigon
.
Giugno
1966
,
Jerry
Rose
:
precipitato
con
l
'
aereo
colpito
da
una
cannonata
a
Quang
Ngai
.
Ottobre
1966
,
Bernard
Kolenberg
:
precipitato
con
un
caccia
sulla
zona
demilitarizzata
.
Ottobre
1966
,
Huynh
Than
My
:
ucciso
in
battaglia
a
Can
Tho
.
Novembre
1966
,
Dickie
Chapelle
:
saltata
su
una
mina
a
sud
di
Danang
.
Novembre
1966
,
Charlie
Chellapah
:
disintegrato
da
un
mortaio
a
Cu
Chi
.
Dicembre
1966
,
Sam
Castan
:
ucciso
in
combattimento
nelle
pianure
centrali
.
Febbraio
1967
,
Bernard
Fall
:
sventrato
da
una
mina
nella
foresta
di
Hue
.
Marzo
1967
,
Ronald
Gallagher
:
ucciso
per
errore
dall
'
artiglieria
americana
nei
pressi
di
Saigon
.
Maggio
1967
,
Felipa
Schuler
:
mitragliata
sull
'
elicottero
che
la
portava
a
Danang
.
Di
feriti
,
quest
'
anno
,
ce
ne
sono
stati
una
trentina
.
Ieri
a
Saigon
ho
conosciuto
Cathrine
Leroy
,
fotografa
francese
.
Ha
ventitré
anni
,
il
braccio
destro
,
la
gamba
destra
,
la
parte
destra
del
volto
coperti
di
cicatrici
,
e
cammina
zoppa
.
Lo
scorso
maggio
,
durante
un
combattimento
al
17°
parallelo
,
le
scoppiò
accanto
un
colpo
di
mortaio
.
È
stata
tre
mesi
in
ospedale
,
dal
corpo
le
hanno
tolto
diciotto
schegge
,
ma
al
piede
la
ferita
continua
a
riaprirsi
,
riaprirsi
,
e
i
medici
non
sanno
più
cosa
fare
.
Le
ho
chiesto
:
«
Perché
non
torni
a
casa
,
Catherine
?
»
.
Ha
sorriso
senza
rispondermi
.
Che
strani
tipi
questi
miei
colleghi
in
Vietnam
.
Alcuni
sono
fior
di
giornalisti
e
potrebbero
stare
a
Londra
o
a
Parigi
:
invece
bestemmiano
e
rimangono
qui
.
Altri
reporter
improvvisati
,
nessuno
li
voleva
mandare
:
ma
hanno
supplicato
o
sono
venuti
da
sé
,
a
loro
spese
.
Cosa
cercano
,
dimmi
.
Uno
scopo
che
non
avevano
prima
?
Un
brivido
che
li
scuota
dalla
noia
?
Una
pallottola
che
risolva
un
loro
dolore
?
Un
'
imitazione
di
Hemingway
?
Ho
tentato
un
'
indagine
,
uno
ha
risposto
:
«
Voglio
dimostrare
a
mio
padre
di
non
essere
il
cretino
che
dice
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
Mia
moglie
ha
divorziato
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
È
eccitante
e
,
se
fai
la
foto
giusta
,
sei
a
posto
per
sempre
»
.
Quasi
nessuno
m
'
ha
data
la
sola
ragione
che
a
me
sembra
valida
:
«
Sono
qui
per
capire
»
.
Io
sono
qui
per
capire
,
per
sapere
cosa
pensa
un
uomo
che
ammazza
un
altro
uomo
che
a
sua
volta
lo
ammazza
:
senza
conoscerlo
.
Sono
qui
per
provare
qualcosa
a
cui
credo
:
che
la
guerra
è
inutile
e
sciocca
,
la
più
bestiale
prova
di
idiozia
della
razza
terrestre
.
Sono
qui
per
spiegare
quanto
è
ipocrita
il
mondo
quando
si
esalta
su
un
siero
che
curerà
il
cancro
,
o
sull
'
operazione
chirurgica
che
sostituisce
un
cuore
con
un
altro
cuore
:
mentre
migliaia
di
creature
giovani
e
sane
,
senza
cancro
,
col
cuore
a
posto
,
vanno
a
morire
come
animali
,
vacche
al
macello
.
C
'
è
la
guerra
da
tre
anni
in
Vietnam
e
la
gente
che
piange
su
Washkansky
dice
:
«
Uh
,
che
noia
»
.
Ci
si
massacra
da
venti
giorni
a
Dak
To
è
un
villaggio
situato
a
dieci
miglia
dal
confine
col
Laos
e
la
Cambogia
,
proprio
dove
sbocca
la
Pista
O
Ci
-
min
:
vale
a
dire
la
strada
da
cui
arrivano
i
rifornimenti
di
Hanoi
alle
formazioni
vietcong
e
alle
truppe
nordvietnamite
infiltrate
nel
Sud
.
Verso
la
fine
di
ottobre
a
Dak
To
c
'
era
un
solo
battaglione
di
americani
con
una
base
aerea
,
minuscola
.
Poi
un
disertore
nordvietnamita
rivelò
che
i
suoi
compagni
erano
riusciti
ad
ammassare
sulle
colline
intorno
a
Dak
To
ben
settemila
soldati
e
con
questi
si
accingevano
a
sferrare
l
'
attacco
.
Il
generale
Westmoreland
reagì
concentrando
diecimila
fra
paracadutisti
e
soldati
,
il
1°
novembre
ebbe
inizio
la
più
sanguinosa
battaglia
combattuta
fin
oggi
in
Vietnam
.
A
Saigon
si
dice
:
«
O
gli
americani
vincono
entro
sette
giorni
o
Dak
To
diviene
la
loro
Diem
Bien
Phu
»
.
Non
è
facile
obbedire
al
consiglio
che
un
amico
della
France
Presse
,
François
Pelou
,
mi
ha
lascito
in
albergo
con
un
bigliettino
:
«
N
'
aie
pas
peur
»
.
I
viet
sono
come
gli
Apaches
e
i
Cheyennes
Lunedì
pomeriggio
.
Invece
è
facile
.
La
paura
ti
passa
,
di
colpo
,
con
la
paura
degli
altri
.
L
'
elicottero
su
cui
siamo
saliti
alla
base
di
Pleiku
,
ultima
tappa
prima
di
Dak
To
,
ha
posto
per
quattro
persone
oltre
i
due
piloti
e
i
due
mitraglieri
.
Uno
dei
quattro
è
un
telecronista
appena
giunto
da
New
York
.
Il
suo
viso
ha
il
colore
del
gesso
,
il
suo
corpo
è
scosso
da
un
tremito
convulso
,
e
tutte
le
sue
dieci
dita
sono
ficcate
dentro
la
bocca
dove
tutti
i
suoi
trentadue
denti
le
mordono
furiosamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
alza
,
batte
alle
spalle
di
un
pilota
,
lo
scongiura
invano
di
tornare
indietro
,
e
provi
tanta
vergogna
per
lui
che
di
colpo
sei
un
'
altra
persona
.
Tranquilla
,
lucida
,
con
ogni
tuo
nervo
pronto
a
scattare
per
salvarti
la
pelle
.
Puoi
perfino
osservare
con
curiosità
le
colline
a
sinistra
da
cui
si
alzano
fumate
nere
,
il
napalm
che
gli
americani
sganciano
sui
nordvietnamiti
lanciano
sugli
americani
:
ben
consapevole
che
ci
stai
passando
nel
mezzo
,
come
sotto
un
arcobaleno
,
sorvolando
la
giungla
dove
sono
nascosti
i
vietcong
i
quali
mirano
dritto
alle
pale
dell
'
elicottero
.
Puoi
perfino
capire
perché
questa
guerra
è
una
guerra
diversa
da
ogni
altra
guerra
che
hai
studiato
a
scuola
,
e
perché
dicono
che
non
ha
un
fronte
preciso
,
che
il
fronte
è
ovunque
.
Il
mitragliere
dietro
di
te
s
'
è
abbassato
sulla
mitraglia
e
spara
raffiche
contro
una
macchia
da
cui
è
partito
un
colpo
appena
avvertito
.
Sembra
il
personaggio
di
un
western
dove
i
bianchi
sparano
dal
vagone
agli
indiani
.
Anche
allora
i
bianchi
tenevano
in
pugno
un
paese
di
cui
possedevano
solo
qualche
fortino
,
e
per
andare
da
fortino
a
fortino
bisognava
ammazzare
o
venire
ammazzati
.
Sostituisci
alla
parola
fortino
la
parola
base
aerea
,
alla
parola
indiani
la
parola
vietcong
,
alla
parole
vagone
la
parola
elicottero
:
ed
ecco
il
Vietnam
.
Ecco
il
nostro
viaggio
a
Dak
To
,
con
quel
poverino
che
geme
.
Siamo
a
Dak
To
.
Un
campo
militare
con
una
pista
nel
mezzo
,
bucata
dai
mortai
di
stanotte
.
Decine
di
elicotteri
e
aerei
che
decollano
o
atterrano
in
una
tempesta
di
polvere
rossa
,
un
fragore
che
spacca
gli
orecchi
.
Centinaia
di
camion
e
di
jeep
che
trasportan
soldati
dalla
barba
lunga
e
lo
sguardo
stanco
.
Postazioni
di
artiglieria
che
vomitano
cannonate
ogni
trenta
secondi
facendo
tremare
la
terra
e
il
tuo
stomaco
.
Eppure
come
doveva
essere
bello
il
Vietnam
quando
non
c
'
era
la
guerra
.
I
monti
dove
ora
si
muore
son
blocchi
di
giada
e
smeraldo
,
il
cielo
dove
ora
schizzan
bombe
è
una
cappa
color
fiordaliso
,
e
il
fiume
che
ora
serve
a
spegnere
gli
incendi
ha
un
'
acqua
così
limpida
,
fresca
.
Come
doveva
essere
facile
sentirsi
felici
quaggiù
,
andando
a
pescare
sulle
rive
,
a
passeggiare
nei
boschi
.
Poi
un
tenente
ci
viene
incontro
e
ci
offre
una
rivoltella
ciascuno
.
«
Badate
,
ve
la
consiglio
,
quasi
tutti
i
corrispondenti
ce
l
'
hanno
,
chiunque
porti
l
'
uniforme
è
un
bersaglio
:
i
nordvietnamiti
non
fanno
prigionieri
.
Se
dovete
crepare
,
tanto
vale
che
vendiate
cara
la
vostra
pelle
»
.
E
sembra
molto
sorpreso
,
anzi
offeso
,
quando
gli
rispondiamo
«
no
,
grazie
»
.
Povero
tenente
.
Ha
due
baffi
cretini
su
un
muso
di
topo
,
e
un
elmetto
che
sembra
nato
con
lui
.
Infatti
non
lo
vedremo
mai
senza
e
un
giorno
gli
chiederò
se
ci
dorme
.
È
addetto
alla
stampa
,
nella
tasca
dei
pantaloni
tiene
una
scatola
di
fotocolor
che
mostra
ad
ogni
nuovo
arrivato
:
la
sua
fidanzata
in
camicia
da
notte
e
senza
camicia
da
notte
.
La
mostra
anche
a
me
,
è
una
bionda
cicciuta
con
due
grossi
seni
,
mi
spiega
che
la
fotografò
durante
una
licenza
a
Honolulu
.
Parlando
ci
conduce
alla
tenda
dei
giornalisti
ma
prima
di
entrarci
faccio
in
tempo
a
vedere
due
MP
che
trascinano
un
soldatino
giallo
in
uniforme
kaki
.
Cammina
perché
lo
sostengono
,
ha
i
piedi
scalzi
,
la
bocca
aperta
e
le
palpebre
chiuse
.
Ha
sì
o
no
diciott
'
anni
,
lo
hanno
prese
stamani
sulla
collina
1383
,
era
svenuto
di
fame
e
di
sete
.
«
Dove
lo
portano
»
,
chiedo
,
«
all
'
infermeria
?
»
.
«
No
,
no
»
,
spiega
il
tenente
,
«
lo
portano
all
'
interrogatorio
e
poi
ad
incidere
un
disco
da
trasmettere
con
l
'
altoparlante
sulle
colline
.
»
«
E
cosa
inciderà
su
quel
disco
?
»
.
«
Inviterà
i
suoi
compagni
ad
arrendersi
»
.
«
E
se
lui
non
vuol
farlo
?
»
.
«
Oh
,
lo
farà
,
lo
farà
»
.
Il
prigioniero
inciampa
,
gli
MP
lo
sollevano
,
e
per
un
attimo
i
suoi
piedini
nudi
pendono
giù
grotteschi
.
Forse
fu
lui
a
ordinare
la
giacca
ricamata
che
vidi
da
un
sarto
a
Saigon
.
Il
ricamo
diceva
:
«
Quando
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
sono
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
1967»
.
Però
era
una
giacca
americana
.
E
le
parole
ricamate
,
in
inglese
.
Dieci
piloti
partono
ne
ritornano
due
Lunedì
notte
.
La
sensazione
che
hai
in
questo
campo
è
d
'
essere
chiuso
in
un
pozzo
,
cioè
in
trappola
.
Le
colline
dei
nordvietnamiti
ti
circondano
proprio
a
raggiera
e
solo
tre
sono
in
mano
degli
americani
:
la
1383
,
la
1124
e
la
1089
.
Notte
e
giorno
sei
esposto
al
fuoco
dei
mortai
,
dei
razzi
,
questo
buco
a
trenta
centimetri
dalla
vostra
tenda
lo
ha
fatto
stamani
un
mortaio
.
Veniva
dalla
collina
875
,
quella
che
non
riescono
a
prendere
:
la
notte
scorsa
173°
Airborn
aveva
l
'
ordine
di
arrivarci
in
cima
a
ogni
costo
ma
l
'
attacco
è
fallito
.
Ho
parlato
col
pilota
di
un
elicottero
,
quasi
piangeva
.
M
'
ha
raccontato
che
gli
uomini
sono
ammassati
in
un
perimetro
angusto
da
cui
non
possono
andare
né
avanti
né
indietro
:
i
nordvietnamiti
li
circondano
da
tutte
le
parti
,
sono
dietro
a
ogni
albero
.
In
quel
mucchio
di
carne
umana
vi
sono
almeno
cento
morti
e
altrettanti
feriti
,
nel
buio
gridano
supplicando
acqua
e
morfina
.
Il
sole
decompone
i
cadaveri
,
molti
feriti
muoiono
dissanguati
;
evacuarli
è
impossibile
.
Dieci
elicotteri
ci
hanno
provato
,
otto
sono
stati
abbattuti
,
questo
pilota
è
uno
dei
due
che
sono
riusciti
a
tornare
.
«
Capisce
,
non
ci
si
muove
che
con
gli
elicotteri
in
questa
giungla
maledetta
.
Il
terreno
è
troppo
ripido
,
pieno
di
bambù
e
di
liane
,
per
far
cento
metri
ci
si
mette
due
ore
,
e
i
nordvietnamiti
vi
si
muovono
invece
come
gatti
»
.
«
E
i
sudvietnamiti
dove
sono
?
»
.
«
Non
ci
sono
.
Chi
li
ha
mai
visti
?
Siamo
tutti
americani
a
Dak
To
»
.
I
soldati
al
campo
hanno
un
'
aria
cupa
,
arrabbiata
.
Mi
sono
affacciata
a
una
tenda
e
un
portoricano
gridava
:
«
Questo
lo
zio
Sam
non
ce
lo
aveva
detto
.
Devi
combattere
il
comunismo
non
lo
so
,
e
non
me
ne
frega
un
corno
dei
dannatissimi
vietnamiti
.
Se
lo
combattano
da
sé
il
comunismo
,
non
c
'
è
neanche
un
sudista
qui
fra
noi
.
Sì
,
aveva
ragione
mio
padre
quando
si
arrabbiò
perché
andai
volontario
.
Mio
padre
è
un
operaio
e
sai
che
ti
dico
?
Sono
sempre
i
figli
degli
operai
che
vanno
a
morire
alla
guerra
»
.
Gli
è
saltato
addosso
il
caporale
e
ha
urlato
:
«
Hector
,
chiudi
il
becco
!
»
.
Ma
Hector
ha
continuato
a
sfogarsi
e
io
sono
uscita
.
Ero
alla
mensa
quando
è
suonato
l
'
allarme
.
È
suonato
quando
i
primi
colpi
di
mortaio
erano
già
caduti
sul
ponte
e
sulla
pista
.
Sono
scappati
tutti
rovesciando
i
vassoi
,
i
bicchieri
di
tè
,
e
sono
scappata
anch
'
io
,
con
Moroldo
,
ma
era
molto
buio
e
il
bunker
non
si
vedeva
.
Si
vedevano
solo
sagome
nere
che
correvano
dandosi
spintoni
e
ripetendo
:
«
I
mortai
,
i
mortai
»
.
A
ciascuno
chiedevo
:
«
Il
bunker
,
dov
'
è
il
bunker
»
,
ma
nessuno
mi
rispondeva
.
Si
diventa
egoisti
alla
guerra
.
L
'
artiglieria
intanto
s
'
era
scatenata
con
lancio
di
razzi
,
il
cielo
bruciava
fiamme
rosse
in
fuga
verso
le
colline
,
non
distinguevi
più
tra
i
colpi
in
arrivo
e
i
colpi
in
partenza
,
d
'
un
tratto
una
mano
ha
afferrato
il
mio
polso
e
una
voce
ha
detto
:
«
Viens
avec
moi
»
.
Era
François
Mazure
,
un
collega
francese
,
con
lui
e
Moroldo
mi
son
tuffata
in
un
bunker
pieno
di
soldati
cadendoci
a
capofitto
.
Siamo
rimasti
un
'
oretta
nel
bunker
,
i
soldati
ogni
tanto
accendevano
un
fiammifero
sotto
la
mia
faccia
per
vedere
se
fossi
davvero
una
donna
.
I
loro
discorsi
erano
interessanti
:
parlavano
esclusivamente
di
quelli
che
sono
riusciti
a
evitare
il
Vietnam
.
Quando
l
'
allarme
è
cessato
ci
hanno
detto
che
il
ponte
era
quasi
distrutto
e
che
si
temeva
un
contrattacco
sulla
collina
1383
.
Domattina
ci
andremo
,
intanto
cerchiamo
di
dormire
.
Di
giorno
fa
caldo
,
di
notte
fa
freddo
,
ma
il
peggio
è
che
le
brande
sono
tutte
occupate
e
bisogna
dormire
per
terra
.
Qualcuno
mi
ha
dato
il
suo
sacco
a
pelo
ma
per
terra
i
colpi
di
cannone
ritornano
come
legnate
sul
ventre
.
Nel
sonno
sento
Moroldo
che
brontola
:
«
E
spara
e
spara
e
spara
.
Ma
quanto
costa
ogni
colpo
?
Mezzo
milione
?
Un
milione
?
Come
sono
ricchi
gli
americani
.
Io
,
la
guerra
agli
americani
,
non
gliela
farò
mai
»
.
Una
bomba
da
300
chili
ha
fatto
un
massacro
Martedì
mattina
.
Si
chiama
Pip
,
ha
ventitré
anni
,
un
volto
buono
e
arguto
,
un
fucile
,
una
Leica
e
un
blocco
di
carta
col
lapis
.
È
addetto
al
servizio
informazioni
della
Quarta
divisione
fanteria
e
sarà
lui
a
portarci
sulla
collina
1383
.
Gli
andiamo
incontro
ridendo
,
ci
siamo
svegliati
contenti
,
com
'
è
bello
essere
vivi
.
Se
imparassimo
a
esser
contenti
per
il
semplice
fatto
d
'
essere
vivi
.
Capiremmo
perfino
il
piacere
di
lavarsi
la
faccia
con
un
bicchiere
d
'
acqua
,
l
'
altro
bicchiere
è
pei
denti
,
e
pazienza
se
nell
'
uniforme
ci
hai
dormito
e
sudato
,
se
il
sacco
a
pelo
puzzava
,
se
trovare
un
gabinetto
è
un
regalo
.
Il
generale
Peers
m
'
ha
offerto
l
'
uso
del
suo
gabinetto
che
è
una
scatola
di
legno
su
cui
è
scritto
"
Privato
"
,
ma
tutte
le
volte
che
provi
ad
andarci
c
'
è
lui
.
Al
terzo
tentativo
l
'
ho
sorpreso
sotto
la
doccia
che
si
insaponava
.
«
Oh
!
»
,
ha
esclamato
arrossendo
e
non
si
capiva
a
guardarlo
perché
tutti
ne
abbiano
tanta
paura
.
Così
nudo
e
indifeso
non
sembrava
davvero
il
demonio
che
nell
'
ultima
guerra
mondiale
terrorizzava
i
giapponesi
della
Birmania
,
ancor
meno
sembrava
il
grande
stratega
che
da
venti
giorni
manda
i
ragazzi
a
morire
e
ogni
sera
ripete
:
«
Stanotte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Uscendo
senza
scarpe
scansava
i
sassolini
come
fossero
spilli
.
L
'
ho
raccontato
a
Pip
che
continuava
a
ripetere
:
«
Devi
dirlo
al
capitano
Scher
!
»
.
Il
capitano
Scher
è
colui
che
ha
conquistato
le
tre
colline
e
Pip
sostiene
che
se
la
875
fosse
toccata
a
lui
non
sarebbe
successo
quello
che
è
successo
.
Sulla
875
la
situazione
sta
facendosi
ancora
più
tragica
.
Stamani
i
Phantom
bombardavano
i
bunker
dei
nordvietnamiti
,
uno
ha
sganciato
troppo
presto
una
bomba
e
anziché
sui
nordvietnamiti
le
bomba
è
caduta
sul
perimetro
degli
americani
.
Era
una
bomba
da
trecento
chili
,
ha
fatto
un
massacro
.
Be
'
,
per
dirmi
questo
Pip
ha
indugiato
un
po
'
troppo
e
l
'
elicottero
su
cui
dovevamo
salire
è
partito
.
Dobbiamo
attenderne
un
altro
e
,
quando
arriverà
,
ci
diranno
:
«
Chi
di
voi
tre
porta
bene
?
L
'
elicottero
che
avete
perduto
è
partecipato
per
una
raffica
di
mitra
a
palla
»
.
«
Sono
andato
volontario
,
poi
me
ne
pentii
subito
»
Martedì
mezzogiorno
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
a
non
stupirsi
perché
la
morte
t
'
è
passata
accanto
senza
vederti
.
Ci
si
abitua
a
saltare
sull
'
elicottero
che
non
ha
nemmeno
una
cintura
alla
quale
legarti
sicché
quando
vira
devi
stringere
forte
un
appiglio
sennò
scivoli
giù
.
Ci
si
abitua
a
volare
rasente
i
boschi
da
cui
i
vietcong
sparano
.
Ci
si
abitua
ad
affacciarsi
mentre
il
mitragliere
risponde
al
fuoco
.
Ci
si
abitua
a
non
battere
ciglio
dinanzi
alla
desolazione
,
l
'
orrore
.
Non
sono
rimasti
che
mozziconi
anneriti
di
alberi
su
questa
collina
.
Si
levano
contro
il
cielo
in
mille
schegge
che
sembrano
dita
tese
a
chieder
pietà
e
introno
a
essi
vedi
solo
buche
,
voragini
,
trincee
,
bunker
coperti
da
sacchi
di
sabbia
,
uomini
dall
'
espressione
sbalordita
,
il
passo
incerto
.
Ci
siamo
calati
nel
punto
dov
'
è
appostata
l
'
artiglieria
.
Nel
recinto
dei
mortai
stanno
tre
ragazzini
vestiti
da
soldato
.
Quello
che
infila
gli
obici
ha
due
occhi
tristi
che
spaccano
il
cuore
.
«
Larry
,
ti
ho
portato
un
pacco
»
,
gli
dice
Pip
.
«
Vengo
subito
»
,
risponde
Larry
.
Infila
un
'
altra
granata
nella
bocca
del
mortaio
,
si
inginocchia
appoggiando
la
testa
bionda
alla
canna
e
:
«3048
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
«
Larry
!
»
,
insiste
Pip
.
«
Un
momento
»
,
dice
Larry
,
«3049
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
Poi
cede
il
posto
a
un
altro
e
prende
il
pacco
che
viene
dalla
zia
Dolores
di
Kansas
City
e
contiene
pop
-
corn
,
burro
di
noccioline
,
torroni
ma
soprattutto
caramelle
perché
a
Larry
piacciono
le
caramelle
.
Le
mangiamo
insieme
,
seduti
sul
tronco
di
un
castagno
.
«
Larry
,
ma
è
vero
che
sei
volontario
?
»
.
«
Cosa
vuole
,
eran
tre
anni
che
il
Vietnam
incombeva
su
me
,
alla
fine
mi
dissi
:
meglio
andar
volontario
,
o
la
va
o
la
spacca
,
se
va
e
se
ritorno
becco
un
congedo
di
centocinquanta
dollari
al
mese
.
Mi
pentii
subito
di
aver
fatto
quel
che
avevo
fatto
.
Ma
ormai
lo
avevo
fatto
.
I
miei
genitori
si
arrabbiarono
molto
,
la
mamma
piangeva
.
Mi
sembra
un
secolo
,
e
fu
solo
tre
mesi
fa
.
Tre
.
Ho
ancora
nove
mesi
da
passare
qui
.
Lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
o
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
,
dico
alla
svelta
:
Dio
non
farmi
morire
»
.
Poi
dal
recinto
arriva
una
voce
:
«
Dico
,
Larry
,
vuoi
riprenderti
questo
fetentissimo
aggeggio
?
»
.
E
Larry
se
na
va
,
masticando
caramelle
di
zia
Dolores
,
a
sparar
colpi
che
ammazzeranno
un
ragazzo
come
lui
.
Quello
che
l
'
ha
chiamato
si
avvicina
e
sorride
:
«
Lei
è
italiana
,
vero
?
Anch
'
io
»
.
Si
chiama
George
Mazzarella
,
figlio
unico
di
Giacinto
e
Irene
Mazzarella
che
nel
1926
lasciarono
Napoli
per
emigrare
a
New
York
.
Ha
ventiquattr
'
anni
,
è
meccanico
,
era
sposato
da
un
mese
quando
lo
mandarono
qui
.
E
il
giorno
prima
dell
'
attacco
ricevette
una
lettera
dove
la
moglie
diceva
d
'
essere
incinta
.
«
Così
andai
all
'
attacco
come
in
stato
di
ubriachezza
.
Era
la
prima
volta
che
andavo
all
'
attacco
e
lei
m
'
aveva
scritto
d
'
essere
incinta
.
Avevo
paura
,
mi
tenevo
vicino
a
Bob
.
Bob
era
il
mio
amico
.
Eravamo
partiti
insieme
perché
lui
era
un
tipo
zitto
e
io
sono
un
tipo
che
chiacchiera
:
si
legava
come
due
innamorati
.
Poi
il
razzo
arrivò
.
Lo
vidi
arrivare
e
mi
seccò
la
gola
,
non
riuscii
a
dirlo
a
Bob
.
Mi
buttai
a
terra
e
nel
momento
in
cui
mi
buttai
a
terra
rividi
tutta
la
mia
vita
,
come
un
film
,
rividi
mia
madre
e
mio
padre
e
i
giorni
di
scuola
e
mia
moglie
nel
letto
,
tutto
insieme
.
E
mentre
vedevo
questo
vidi
Bob
scoppiare
.
Letteralmente
scoppiare
.
In
due
,
lo
giuro
,
tagliato
nel
mezzo
.
Lo
vidi
morire
ed
era
la
prima
volta
che
vedevo
un
uomo
morire
e
quell
'
uomo
era
Bob
.
Gridai
:
Bob
!
E
poi
,
che
Dio
mi
perdoni
,
non
l
'
ho
ancora
detto
a
nessuno
,
lo
dico
a
lei
perché
devo
dirlo
a
qualcuno
,
se
non
lo
dico
divento
pazzo
,
e
poi
ecco
poi
fui
così
felice
che
il
razzo
avesse
preso
lui
anziché
me
.
Dio
,
mi
vergogno
.
Quanto
mi
vergogno
.
Ma
è
così
.
E
se
in
questo
momento
arriva
un
altro
razzo
,
lo
sa
che
le
dico
?
Spero
che
prenda
lei
anziché
me
.
Brutto
,
vero
?
»
.
«
Non
lo
so
,
George
.
È
guerra
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
a
un
albero
,
non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
.
Brutto
,
vero
?
»
.
Non
lo
so
,
George
,
è
la
guerra
.
Il
ragazzo
giallo
giaceva
contorto
nella
trincea
Martedì
pomeriggio
.
Da
una
tenda
è
sbucato
il
capitano
Scher
ed
è
venuto
a
sedersi
con
noi
.
Anziché
alzarsi
in
piedi
i
soldati
hanno
detto
:
«
Ciao
,
Don
»
.
Donald
Scher
ha
trentasei
anni
,
è
bello
come
Tyrone
Power
quando
Tyrone
Power
era
davvero
bello
,
ha
la
disinvoltura
di
chi
ha
girato
il
mondo
e
vive
a
New
York
.
Conosce
Londra
,
Parigi
,
Roma
dove
abitava
quand
'
era
alla
NATO
e
suo
sketch
preferito
è
sugli
italiani
che
guidano
.
Sostiene
di
preferire
un
bombardamento
di
mortai
al
traffico
di
Roma
:
una
volta
al
Tritone
ebbe
una
crisi
di
panico
e
non
riusciva
più
a
muoversi
,
i
romani
gli
gridavan
cornuto
.
Dopo
lo
sketch
sugli
italiani
abbiamo
mangiato
una
razione
C
,
pollo
disossato
,
dolce
alla
panna
,
caffè
,
e
dopo
mangiato
lui
ci
ha
condotto
sulla
cima
della
collina
:
con
l
'
elicottero
perché
a
piedi
avremmo
trovato
mine
e
vietcong
.
Quando
l
'
elicottero
s
'
è
abbassato
,
m
'
ha
detto
:
«
Non
salti
lì
»
.
Ho
calcolato
male
le
distanze
e
sono
saltata
proprio
lì
,
affondando
su
qualcosa
di
molle
.
Ho
udito
la
sua
voce
irritata
:
«
Glielo
avevo
detto
di
non
saltare
lì
!
»
,
e
poi
mi
sono
accorta
di
tenere
i
piedi
sul
cadavere
di
un
vietnamita
appena
coperto
di
terra
.
I
cadaveri
qui
sono
ovunque
,
dopo
tre
giorni
e
mezzo
non
li
hanno
ancora
sepolti
tutti
.
Sebbene
il
metodo
sia
sbrigativo
:
li
butti
in
una
trincea
e
poi
copri
la
trincea
con
la
terra
.
«
Capitano
,
quante
vite
è
costata
questa
collina
?
»
.
«
Io
ho
perso
solo
sette
uomini
ma
di
vietnamiti
ne
ho
contati
sessanta
.
Di
sicuro
eran
molti
,
molti
di
più
:
quelli
che
noi
troviamo
son
quelli
uccisi
da
ultimo
.
Gli
altri
li
portano
via
prima
di
ritirarsi
,
legandoli
ai
piedi
con
le
funi
.
Prepararono
le
funi
prima
della
battaglia
,
sono
coraggiosi
.
O
dovrei
dire
suicidi
,
fanatici
?
Li
ho
visti
sotto
un
bombardamento
al
napalm
:
uscivano
dai
bunker
e
tentavano
di
sparare
coi
fucili
agli
aerei
.
Come
i
giapponesi
della
seconda
guerra
mondiale
.
Diresti
che
non
gli
importa
di
morire
,
anzi
che
voglion
morire
.
Io
non
so
cosa
li
muova
»
.
Allora
ho
guardato
il
ragazzo
giallo
che
giaceva
contorto
e
coperto
di
sangue
dentro
una
trincea
.
Non
c
'
era
nulla
di
fanatico
,
di
suicida
,
sul
suo
viso
tondo
e
imberbe
.
Sembrava
,
anzi
,
che
sorridesse
.
Dio
,
ma
a
cosa
?
L
'
ultima
cosa
che
aveva
visto
era
un
George
o
un
Larry
che
avanzavano
col
loro
terrore
e
gli
sparavano
addosso
,
per
non
morire
essi
stessi
.
Dal
giorno
in
cui
era
nato
,
forse
diciassette
,
forse
diciotto
anni
fa
,
non
avevo
mai
visto
che
guerra
.
Prima
la
guerra
con
i
francesi
,
poi
la
guerra
agli
americani
,
in
questa
sua
terra
dove
c
'
era
sempre
qualcuno
che
non
doveva
esserci
,
perché
all
'
inferno
il
comunismo
,
il
non
comunismo
,
lui
era
morto
per
la
sua
terra
,
e
quella
collina
gli
apparteneva
,
come
le
altre
colline
,
le
pianure
e
i
fiumi
,
e
ciò
lo
rendeva
ricco
,
vittorioso
e
ricco
.
Anche
se
aveva
sempre
ignorato
cosa
significa
vivere
in
pace
.
Quella
misteriosa
parola
che
tutti
gli
dicevano
,
pace
.
Una
lucertola
gli
è
andata
su
un
occhio
.
«
Non
guardi
»
,
ho
detto
il
capitano
,
«
venga
via
,
Dio
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
di
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
solo
una
sporca
tragedia
e
se
hai
poco
di
cuore
piangi
sempre
quando
la
battaglia
è
finita
.
Piangi
su
quello
cui
negasti
una
sigaretta
ed
è
morto
,
su
quello
che
rimproverasti
ed
è
morto
,
piangi
perfino
su
lui
che
ha
ammazzato
i
tuoi
amici
.
Tre
uomini
m
'
ha
ammazzato
questo
ragazzo
.
Con
una
granata
sola
.
E
magari
se
lo
incontravo
a
un
bar
di
New
York
lo
trovavo
simpatico
,
e
mi
mettevo
a
discuter
con
lui
sul
comunismo
e
sul
capitalismo
,
e
poi
lo
invitavo
a
mangiare
.
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
«
E
allora
perché
la
fa
,
capitano
?
»
.
«
È
il
mio
mestiere
.
Lo
scelsi
perché
mi
piaceva
lavorare
con
gli
uomini
,
mi
sembrava
di
fare
il
maestro
,
io
ero
un
maestro
.
Quando
diventi
un
militare
non
ci
pensi
mica
che
in
fondo
il
tuo
mestiere
è
uccidere
.
Poi
viene
il
momento
di
uccidere
e
ti
assale
come
uno
stupore
,
senti
come
uno
strappo
,
ma
è
ormai
troppo
tardi
:
se
non
uccidi
sei
ucciso
.
Nel
momento
estremo
non
ti
guida
il
dovere
,
non
ti
guida
il
coraggio
,
ti
guida
la
paura
.
Certo
che
avevo
pura
,
anche
tre
giorni
fa
.
Prima
della
battaglia
io
ho
sempre
paura
,
ogni
volta
è
la
prima
volta
.
E
ogni
volta
penso
che
non
voglio
morire
,
voglio
tornare
a
casa
dove
ho
quattro
figli
.
Eppure
vado
avanti
.
Che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
Siamo
andati
in
giro
per
le
trincee
,
trattenendo
il
fiato
a
causa
del
fetore
.
Erano
trincee
molto
piccole
perché
i
vietnamiti
sono
sempre
molto
piccoli
e
hanno
bisogno
di
pochissimo
spazio
.
Però
erano
trincee
fatte
bene
,
con
intelligenza
e
gran
senso
strategico
.
Erano
sei
,
giravano
in
tondo
alla
collina
in
cerchi
concentrici
ed
erano
unite
fra
loro
con
sottopassaggi
.
Le
più
vecchie
avevan
sei
mesi
.
Da
sei
mesi
i
bambini
gialli
scavavano
,
zitti
zitti
,
come
i
topi
,
sotto
gli
occhi
degli
americani
,
e
gli
americani
non
s
'
erano
accorti
di
nulla
.
Se
il
disertore
non
avesse
tradito
,
sarebbe
successa
una
carneficina
.
«
E
malgrado
lui
,
che
battaglia
dura
.
Partimmo
alle
nove
del
mattino
e
non
fummo
in
cima
che
alle
sei
del
pomeriggio
.
Procedevamo
albero
per
albero
,
macchia
per
macchia
,
bambù
per
bambù
.
Per
andare
da
qui
a
quella
liana
,
quanti
metri
saranno
,
quindici
al
massimo
,
ci
mettevamo
un
'
ora
.
Due
ore
.
Vede
che
terreno
ripido
.
Loro
stavano
sopra
e
potevano
guardarci
in
gola
fino
alle
tonsille
.
Giunto
a
questi
bambù
chiesi
gli
aerei
:
col
rischio
di
essere
bombardati
anche
noi
Erano
armati
ben
ma
poche
armi
russe
.
Di
russo
ho
trovato
solo
due
fucili
del
1946
.
Tutte
armi
cinesi
,
nuovissime
,
di
prima
qualità
.
Fucili
,
mitraglie
,
granate
a
mano
,
mortai
da
60
mm
.
,
razzi
B40
che
nella
giungla
son
oro
:
perché
spaccano
gli
alberi
e
i
rami
schizzando
diventan
coltelli
.
Vero
,
tenente
?
»
.
Una
morte
è
già
di
troppo
,
in
una
famiglia
Il
tenente
ha
ventun
anni
ma
ne
dimostra
quindici
.
Si
chiama
Joseph
Knowlton
e
viene
dal
Massachusetts
dove
ha
un
fratello
di
diciott
'
anni
e
uno
di
quattordici
.
Vive
nell
'
incubo
che
anche
a
loro
tocchi
il
Vietnam
.
Siede
su
un
sasso
e
coprendo
coi
piedi
qualcosa
che
non
vedo
,
ci
ha
fatto
sopra
un
mucchietto
di
terra
,
mi
dice
:
«
Ho
scritto
a
quello
più
grande
di
arruolarsi
in
marina
così
sfugge
al
Vietnam
.
Non
voglio
che
provi
ciò
che
provo
io
.
Io
la
guerra
l
'
avevo
vista
al
cinematografo
,
ma
non
credevo
che
fosse
così
.
Ti
passano
le
pallottole
sopra
la
testa
,
colpiscono
l
'
albero
e
vuoi
tanto
bene
all
'
albero
che
lo
abbracceresti
per
non
lasciarlo
più
,
invece
vai
avanti
proteggendo
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
.
Forse
perché
il
primo
che
hai
visto
morire
ha
perso
la
testa
.
Gli
è
volata
via
come
un
pallone
per
giocare
al
calcio
.
Non
voglio
che
mio
fratello
veda
queste
cose
.
Se
l
'
America
pretende
che
io
sia
qui
,
pazienza
:
cerco
di
fare
meglio
che
mi
riesce
.
Però
mio
fratello
no
.
Una
morte
è
già
un
prezzo
troppo
alto
.
E
malgrado
l
'
obbedienza
che
porto
,
malgrado
sia
abbastanza
d
'
accordo
sulla
nostra
presenza
in
Vietnam
,
chi
vuole
essere
qui
?
Chi
ne
è
fiero
?
»
.
E
con
rabbia
tira
una
pedata
al
mucchietto
di
terra
che
aveva
ammassato
.
Sotto
c
'
è
una
manina
gialla
.
Ce
ne
siamo
andati
sotto
il
fuoco
.
Sparavano
da
una
cima
accanto
,
forse
il
contrattacco
temuto
.
Siamo
saltati
sull
'
elicottero
con
la
velocità
di
due
lepri
,
mi
calcavo
in
testa
l
'
elmetto
fino
a
schiacciarmi
.
«
La
testa
,
la
testa
,
proteggi
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
»
.
E
intanto
Joseph
Tinnery
,
vent
'
anni
,
da
Filadelfia
,
strappato
alle
scuole
medie
,
stava
lì
a
testa
nuda
e
urlava
:
«
Senti
m
'
ero
dimenticato
,
tu
che
sei
giornalista
,
me
lo
fai
un
favore
?
Mi
fai
mandare
una
fotografia
con
l
'
autografo
da
Julie
Christie
?
Ricordati
,
Joseph
Tinnery
,
Terzo
battaglione
,
Dodicesimo
Fanteria
,
sì
,
Julie
Christieee
!
»
.
La
conferenza
-
stampa
del
generale
ottimista
Martedì
sera
.
Sono
giunti
i
feriti
della
collina
875
.
Stamani
una
colonna
del
173°
Airborne
è
riuscita
a
stabilire
un
contatto
col
perimetro
del
massacro
e
ora
esiste
una
zona
di
atterraggio
per
gli
elicotteri
.
Ero
sulla
pista
a
vederli
arrivare
.
Calavano
come
un
branco
di
calabroni
,
accecandoci
in
quel
vento
di
terra
rossa
,
gli
infermieri
correvano
con
le
barelle
,
ma
solo
i
moribondi
venivano
adagiati
sulle
barelle
.
Gli
altri
si
buttavano
in
terra
da
sé
,
e
laceri
insanguinati
,
zoppicando
,
ridendo
,
piangendo
,
venivano
verso
di
noi
neanche
fossimo
stati
la
mamma
,
il
miracolo
.
Uno
che
rideva
mi
si
è
buttato
addosso
gridando
:
«
Prendete
la
collina
,
era
l
'
ordine
,
prendete
la
dannata
collina
!
Eravamo
in
trappola
,
capisci
,
in
trappola
!
»
.
Poi
,
di
colpo
,
ha
smesso
di
ridere
.
S
'
è
staccato
da
me
,
m
'
ha
guardato
serio
e
m
'
ha
detto
:
«
Ma
tu
chi
sei
?
Cosa
vuoi
?
»
.
Un
altro
,
seminudo
,
era
in
preda
a
una
crisi
selvaggia
.
Batteva
i
piedi
,
si
picchiava
la
fronte
,
singhiozzava
:
«
Li
odiooo
!
Vi
odioso
!
Maledetti
!
Sudicioniii
!
»
.
Cercavano
di
calmarlo
,
di
condurlo
in
infermeria
,
ma
non
ce
la
facevano
mica
.
Un
altro
,
negro
,
s
'
era
seduto
con
una
ciotola
di
minestra
e
piangeva
quieto
mentre
le
lacrime
gli
cadevano
nella
minestra
.
«
Quella
bomba
.
Un
mucchio
di
ragazzi
son
morti
per
quella
bomba
.
Non
sapevi
più
dove
andare
.
Dovevo
nascondermi
sotto
i
cadaveri
.
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
ma
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
Poi
è
arrivato
il
colonnello
che
ha
cacciato
i
giornalisti
strillando
incoscienti
,
datemi
i
rotolini
delle
fotografie
,
incoscienti
,
e
siamo
dovuti
scappare
perché
non
ce
li
rubasse
.
C
'
è
uno
strano
modo
,
qui
,
di
giudicar
l
'
incoscienza
.
Alla
conferenza
-
stampa
il
generale
,
con
l
'
uniforme
stirata
,
ripeteva
:
«
Detesto
apparire
ottimista
ma
ritengo
di
potervi
annunciare
,
stavolta
con
certezza
,
che
entro
la
notte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Una
bella
giornata
:
abbiamo
due
nuovi
amici
Mercoledì
mattina
.
La
collina
875
non
è
affatto
nel
mani
del
generale
.
Non
solo
,
raggiungerla
è
più
che
mai
impossibile
:
gli
elicotteri
ci
portano
solo
i
soldati
che
vanno
a
morire
.
All
'
alba
sono
andata
sulla
pista
ma
non
c
'
era
più
nulla
da
fare
,
tutti
i
posti
erano
pei
soldati
di
una
compagnia
che
partiva
.
Erano
appena
giunti
dagli
Stati
Uniti
,
sembravano
cani
bastonati
.
Un
ragazzo
dai
capelli
rossi
m
'
ha
chiesto
con
voce
strozzata
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
Gli
ho
risposto
:
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
,
oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
Forse
ci
ha
creduto
.
Siamo
fermi
qui
al
campo
,
qualche
colpo
di
mortaio
piomba
a
intervalli
,
ma
nessuno
ci
fa
caso
ormai
,
ammenoché
non
si
tratti
di
un
vero
bombardamento
non
suona
neppure
l
'
allarme
.
A
chi
tocca
,
tocca
:
se
non
ragioni
così
stai
sempre
rannicchiato
in
un
buco
.
È
una
bella
giornata
,
io
e
Moroldo
abbiamo
fatto
due
amici
:
il
sergente
Norman
Jeans
e
il
caporale
Bobby
Janes
.
Norman
è
un
negro
di
Beaumont
,
Texas
;
Bobby
è
un
irlandese
di
Milford
,
Connecticut
.
Hanno
entrambi
ventitrè
anni
e
il
primo
è
nero
come
il
carbone
,
il
secondo
è
biondo
come
il
grano
.
Dove
va
uno
va
l
'
altro
,
non
si
staccano
mai
.
Il
fatto
è
che
Norman
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Bobby
e
Bobby
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Norman
.
Dal
maggio
scorso
sono
stati
insieme
in
ben
sette
combattimenti
.
«
Guarda
,
io
non
voglio
essere
un
eroe
»
Alle
dieci
,
quando
Norman
e
Bobby
sono
andati
a
prendere
l
'
acqua
nel
fiume
,
li
abbiamo
seguiti
.
Poi
,
mentre
Bobby
caricava
le
latte
sul
camion
,
mi
sono
messa
a
chiacchierare
con
Norman
che
è
in
Vietnam
da
undici
mesi
ma
dice
undici
mesi
come
se
dicesse
undici
anni
.
Era
appena
sposato
quando
partì
.
«
No
voleva
vedermi
partire
,
sai
.
E
piangeva
,
piangeva
.
Così
me
ne
andai
all
'
alba
,
mentre
dormiva
.
Scesi
piano
dal
letto
,
mi
vestii
trattenendo
il
respiro
,
e
uscii
di
casa
scalzo
:
perché
non
si
svegliasse
.
Com
'
era
bella
così
addormentata
.
Non
potei
nemmeno
baciarla
,
dirle
good
-
bye
,
e
se
non
la
rivedessi
mai
più
?
»
.
Parla
in
soffio
,
con
gli
occhi
chiusi
.
«
Sì
che
la
rivedrai
Norman
.
Tra
un
mese
»
.
«
In
un
mese
Stamani
è
tornato
il
capitano
a
cercar
volontari
per
la
collina
.
Gli
ho
risposto
no
,
ma
se
vogliono
possono
mandarmi
lo
stesso
.
E
non
voglio
,
capisci
non
voglio
.
La
guerra
,
ecco
,
quando
mi
richiamarono
non
sapevo
immaginarmi
la
guerra
ma
ora
la
conosco
e
tutto
quello
che
chiedo
è
di
uscirne
al
più
presto
,
di
tornare
da
lei
.
Bobby
,
dice
:
"
Sei
sempre
triste
,
sorridi
"
.
Non
ero
triste
,
ero
allegro
,
ero
buffo
.
Ero
giovane
.
Ora
son
vecchio
.
Sai
che
mi
sono
trovato
un
capello
bianco
?
Guardalo
,
è
qui
a
sinistra
,
è
proprio
bianco
»
.
«
Io
non
lo
vedo
»
.
«
Tu
non
lo
vedi
ma
c
'
è
.
Dev
'
esser
venduto
quando
mio
fratello
Charlie
m
'
ha
scritto
che
hanno
richiamato
anche
lui
e
ora
mandano
anche
lui
in
Vietnam
.
Gli
ho
risposto
Charlie
,
tenta
di
farti
mettere
nel
servizio
trasporti
,
non
in
fanteria
.
Se
dovesse
accadergli
qualcosa
Charlie
è
così
buono
,
non
ha
mai
ammazzato
nessuno
,
io
sì
invece
,
e
se
qualcuno
deve
morire
in
famiglia
allora
meglio
che
tocchi
a
me
,
ti
pare
?
»
.
«
Non
toccherà
neanche
a
te
»
.
«
Sono
cose
che
si
dicono
,
io
vivo
nella
paura
.
Invece
di
andarsene
,
cresce
.
Per
esempio
,
la
seconda
volta
che
fui
in
combattimento
.
Avevo
più
paura
della
prima
.
Sparando
pensavo
:
Norman
,
la
prima
volta
non
t
'
hanno
beccato
ma
questa
ti
beccheranno
.
E
la
terza
volta
avevo
più
paura
della
seconda
,
la
quarta
più
della
terza
.
Son
rimasto
ferito
sei
volte
e
la
prossima
sarà
quella
buona
»
.
«
Ma
piantala
,
Norman
!
»
.
«
E
poi
non
mi
piace
ammazzare
,
non
capisco
perché
si
debba
ammazzare
.
Io
vorrei
che
tutti
fossero
vivi
,
felici
.
Invece
ne
ho
ammazzati
tanti
.
Tanti
!
Lì
per
lì
non
ci
pensi
,
mi
spiego
,
un
uomo
è
un
bersaglio
.
E
poi
sei
arrabbiato
perché
i
tuoi
amici
son
morti
,
odi
il
mondo
e
quell
'
uomo
è
il
mondo
per
te
.
Dopo
però
ti
dispiace
,
dici
Buon
Dio
,
perdonami
,
Buon
Dio
.
Se
tu
non
credessi
che
stai
combattendo
per
qualcosa
di
buono
,
che
la
tua
causa
è
giusta
,
che
quando
tornerai
a
casa
ti
tratteranno
bene
anche
se
sei
negro
,
guarda
,
diventeresti
pazzo
.
Ma
quando
finirà
questa
guerra
?
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
,
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Prima
ero
cattivo
a
volte
,
non
farò
più
certe
cose
che
facevo
prima
.
Sono
diventato
più
buono
a
scoprire
che
la
vita
è
bella
»
.
Poi
Norman
ha
dato
il
cambio
a
Bobby
che
s
'
è
seduto
dov
'
era
seduto
Norman
,
e
s
'
è
messo
a
spiegarmi
perché
gli
vuol
bene
.
«
Perché
ad
esempio
stamani
gli
è
arrivata
una
radio
transistor
e
,
sapendo
che
mi
piaceva
,
l
'
ha
data
a
me
.
Ma
non
è
neanche
questo
,
è
il
modo
in
cui
mi
accolse
quando
arrivai
.
Non
come
un
sergente
,
come
un
fratello
.
Qui
,
sai
,
il
colore
della
pelle
non
conta
.
Partimmo
in
pattuglia
e
si
mise
a
spiegarmi
come
si
fa
a
riconoscer
le
mine
,
sul
sentiero
volle
andare
avanti
per
primo
.
E
mi
ordinò
di
restare
a
distanza
.
Nel
primo
combattimento
che
facemmo
insieme
,
Norman
rimase
ferito
.
Cercai
di
capire
da
che
bunker
sparassero
,
lo
capii
e
mi
avvicinati
che
lanciarvi
una
granata
.
Norma
diceva
non
lo
fare
,
scappa
,
ma
io
la
gettai
e
rimasi
a
mia
volta
ferito
.
Quando
aprii
gli
occhi
Norman
era
sopra
di
me
che
mi
tirava
via
.
S
'
era
trascinato
fin
lì
con
la
gamba
piena
di
schegge
,
il
braccio
pieno
di
schegge
,
e
mi
tirava
via
.
L
'
amicizia
è
bella
,
forse
più
bella
d
'
amore
,
e
l
'
unica
cosa
buona
alla
guerra
è
che
a
volte
ci
trovi
un
amico
.
Il
resto
è
spazzatura
.
Io
,
vedi
,
venni
volontario
ma
ora
odio
tanto
questa
guerra
che
non
so
come
esprimerlo
.
Forse
così
:
vorrei
non
esser
venuto
»
.
«
Quanto
tempo
ti
resta
,
Bobby
?
»
.
«
Tre
mesi
.
Novanta
giorni
,
ci
pensi
?
In
novanta
giorni
faccio
in
tempo
a
morire
novanta
volte
.
Fino
a
oggi
m
'
hanno
tenuto
lontano
dal
fuoco
perché
le
ferite
guarissero
ma
ora
sono
guarite
e
ogni
giorno
è
l
'
attesa
di
quando
mi
rispediranno
in
battaglia
.
Non
voglio
morire
,
maledizione
.
Non
voglio
tornare
.
Sono
così
giovane
,
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
vent
'
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
.
Non
me
ne
importa
più
un
corno
di
questa
guerra
,
incomincio
a
pensarla
come
mio
fratello
che
era
nel
173°
Airborn
ed
è
rimasto
ferito
e
dice
:
è
una
stupida
inutile
guerra
.
Molti
di
noi
non
sanno
neppure
perché
sono
qui
,
non
capiscono
un
corno
di
queste
faccende
politiche
,
vengono
direttamente
dai
banchi
di
scuola
e
si
chiedono
:
perché
?
Gli
rispondono
:
sei
qui
a
combattere
per
il
tuo
paese
.
Replicano
:
ma
il
mio
paese
è
laggiù
,
non
è
qui
.
Sono
bambini
,
dovrebbero
essere
a
scuola
,
e
li
odiano
tutti
perché
sono
qui
.
Ci
odiano
anche
se
moriamo
,
ecco
la
verità
»
.
«
Bobby
,
credi
che
gli
americani
vinceranno
questa
guerra
?
»
.
«
Non
lo
so
.
Vincere
una
guerra
vuol
dire
vincere
il
cuore
della
gente
non
lo
vinceremo
mai
.
Sono
buoni
soldati
,
i
vietnamiti
.
Hanno
già
cacciato
i
francesi
e
conoscono
il
loro
terreno
come
noi
non
lo
conosceremo
mai
e
a
loro
non
importa
di
morire
.
Gli
butti
addosso
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
li
bruci
col
lanciafiamme
:
e
sembran
risorgere
dalle
loro
ceneri
.
Per
ogni
nostro
morto
ne
nuore
venti
dei
loro
,
eppure
quando
vai
all
'
assalto
di
una
collina
ne
trovi
di
nuovi
,
di
nuovi
,
di
nuovi
,
e
sono
tanti
.
Voglio
tornare
a
casa
.
Che
i
governanti
sistemino
i
loro
litigi
con
un
altro
sistema
,
non
col
sangue
degli
uomini
.
Non
col
mio
sangue
.
Perché
,
tanto
,
a
chi
importa
se
muoio
?
»
.
È
proprio
una
bella
giornata
,
con
questi
alberi
verdi
e
questo
fiume
pulito
.
Un
gruppo
di
bambini
vietnamiti
viene
verso
di
noi
,
cantando
sotto
i
cappelli
a
pagoda
.
Ma
gli
occhi
azzurri
di
Bobby
son
colmi
di
lacrime
e
non
vedono
gli
alberi
verdi
né
il
fiume
pulito
né
i
bambini
che
cantano
sotto
il
cappello
a
pagoda
.
Lentamente
mi
alzo
,
mi
avvio
verso
il
camion
,
e
quando
salgo
sul
camion
lo
sguardo
mi
cade
sullo
specchio
retrovisivo
.
Sono
tre
giorni
che
non
mi
vedo
allo
specchio
:
per
timore
che
si
rompesse
e
mi
portasse
male
,
non
l
'
ho
preso
con
me
.
E
al
campo
non
ce
ne
sono
,
non
c
'
è
nemmeno
un
vetro
.
Quasi
con
timidezza
mi
avvicino
a
quel
coso
che
brilla
,
mi
osservo
,
e
rimango
allibita
a
fissare
un
volto
che
non
conosco
.
Possibile
che
in
soli
tre
giorni
si
possa
cambiare
così
?
Ha
ragione
Bobby
.
Non
ci
sono
né
alberi
verdi
,
né
fiumi
puliti
,
né
bambini
che
cantano
,
qui
.
«
La
collina
875
è
stata
abbandonata
»
Mercoledì
sera
.
Al
tramonto
s
'
è
udito
un
grido
:
«
I
morti
!
I
morti
!
»
.
Siamo
corsi
alla
pista
,
gli
elicotteri
li
avevano
già
scaricati
.
Erano
centodieci
,
e
venivano
dalla
collina
875
.
Erano
chiusi
in
sacchi
di
plastica
argentea
,
con
un
lampo
nel
mezzo
,
e
alcuni
avevano
ancora
la
sagoma
di
una
figura
umana
,
altri
erano
pacchi
informi
di
roba
.
Erano
allineati
in
file
prolisse
,
neanche
dovessero
sfilar
sull
'
attenti
per
il
generale
.
Erano
in
stato
di
decomposizione
e
puzzavano
come
la
coscienza
degli
uomini
che
li
avevano
mandati
a
morire
.
Sono
corsa
da
Bobby
e
da
Norman
.
Li
ho
trovati
fuori
della
tenda
,
con
gli
occhi
sulla
pista
,
le
braccia
conserte
.
In
silenzio
.
Poi
Bobby
ha
detto
con
voce
roca
:
«
C
'
è
anche
Charlie
Waters
,
il
cappellano
.
Hanno
trovato
soltanto
la
testa
»
.
E
Norman
ha
balbettato
:
«
No
!
Nooo
!
»
.
Corre
voce
che
domani
ci
sarà
un
altro
attacco
alla
875
.
Giovedì
sera
.
La
collina
875
è
stata
conquistata
dagli
americani
.
Scrivo
queste
note
sull
'
aereo
che
da
Pleiku
ci
riporta
a
Saigon
.
Le
scrivo
malvolentieri
perché
non
ho
voglia
di
ricordare
,
credo
che
nessuno
abbia
voglia
di
ricordare
.
È
successo
tutto
molto
in
fretta
.
Verso
le
nove
il
tenente
coi
baffi
è
uscito
dalla
tenda
e
battendo
le
mani
come
un
cretino
ha
annunciato
:
«
Elicotteri
a
disposizione
,
zona
del
fuoco
,
zona
del
fuoco
!
»
.
Sembrava
che
offrisse
i
biglietti
gratis
per
andare
a
teatro
.
Mentre
gli
elicotteri
partivano
,
dalla
collina
si
alzavano
fumate
nere
:
era
in
corso
l
'
ultima
pioggia
di
napalm
per
ridurre
al
minimo
la
resistenza
dei
nordvietnamiti
.
Nel
perimetro
del
massacro
,
come
ormai
lo
chiamano
,
erano
riuniti
i
soldati
e
i
paracadutisti
del
173°
Airborn
:
pronti
per
l
'
assalto
.
Nessuno
parlava
,
tutti
avevano
lo
sguardo
vuoto
di
chi
non
ha
scelta
.
Due
ore
avanti
il
cappellano
Roy
Peters
che
ha
sostituito
il
cappellano
Water
,
aveva
detto
la
Messa
.
Molti
s
'
erano
comunicati
.
Il
perimetro
era
ancora
pieno
di
bende
insanguinate
,
scatole
vuote
di
medicinali
,
bossoli
anneriti
,
pallottole
intatte
,
elmetti
con
un
buco
dentro
.
Jack
Russell
,
della
NBC
,
era
l
'
unico
che
ancora
avesse
il
coraggio
di
andare
in
giro
a
fare
interviste
,
e
poneva
a
tutti
la
stessa
domanda
:
«
Credi
che
ne
valga
la
pena
?
»
.
I
più
rispondevano
:
«
sì
perché
abbiamo
perso
troppi
ragazzi
,
bisogna
prenderla
questa
collina
»
.
Uno
ha
detto
«
No
»
,
e
non
ha
voluto
aggiungere
altro
.
Un
negro
ha
risposto
senza
alzare
il
viso
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Poi
s
'
è
udito
un
berciare
:
«
Ora
voglio
che
arriviate
lassù
e
becchiate
quei
figli
di
cani
»
.
Sono
scattati
tutti
,
hanno
incominciato
a
salire
.
Sono
andati
avanti
per
cinque
minuti
senza
che
accadesse
nulla
,
come
una
scalata
in
montagna
.
Poi
s
'
è
udito
un
fischio
,
un
altro
fischio
,
ed
è
esploso
l
'
inferno
.
Razzi
,
colpi
di
mortaio
,
granate
,
una
valanga
di
fuoco
che
rotola
giù
e
rotolando
si
gonfia
,
si
ingrossa
,
si
spezza
in
mille
altre
valanghe
di
fuoco
,
tra
gli
urli
.
Urlavano
tutti
.
Chi
urlava
:
«
Avanti
,
avanti
!
»
.
Chi
urlava
:
«
Barelle
,
barelle
!
»
.
Chi
urlava
bestemmie
atroci
.
Un
razzo
ha
centrato
il
negro
che
aveva
detto
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
Un
altro
razzo
ha
centrato
un
soldato
coi
capelli
rossi
e
di
lui
non
è
rimasta
nemmeno
una
scarpa
,
sono
rimaste
soltanto
queste
macchie
color
ruggine
che
ora
lordano
la
camicia
di
un
fotografo
.
Era
il
soldato
che
mi
aveva
chiesto
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
»
.
L
'
assalto
è
durato
sessanta
minuti
e
quando
gli
americani
sono
giunti
alla
cima
non
hanno
trovato
che
sassi
,
tronchi
bruciati
,
frammenti
di
corpi
.
La
valanga
di
fuoco
non
era
partita
di
lì
,
era
partita
da
un
'
altra
collina
.
La
875
i
nordvietnamiti
l
'
avevan
lasciata
nella
notte
,
trascinandosi
dietro
anche
l
'
ultimo
morto
.
«
Signore
»
,
ha
detto
il
radiotelefonista
al
comandante
,
«
dal
campo
ci
chiedono
la
conta
dei
cadaveri
nordvietnamiti
»
.
«
Rispondi
che
posso
dargli
quella
dei
nostri
»
,
ha
replicato
il
comandante
.
«
Sono
centocinquantotto
»
.
Dieci
giorni
dopo
.
Questo
è
il
comunicato
che
ho
appena
letto
sulla
telescrivente
della
Agence
France
Presse
a
Saigon
.
«11900/3/Dic/AFP/La
collina
875
è
stata
abbandonata
stop
I
paracadutisti
americani
che
controllavano
la
cima
a
sette
chilometri
dalla
Cambogia
sono
discesi
verso
Dak
To
dopo
aver
fatto
saltare
l
'
esplosivo
e
le
fortificazioni
nordvietnamite
stop
.
Nessuna
spiegazione
è
stata
fornita
dai
militari
americani
sui
motivi
di
questo
abbandono
stop
Il
solo
motivo
plausibile
sembra
quello
che
gli
americani
non
fossero
in
grado
di
tenere
la
875
indefinitamente
stop
Anche
le
altre
colline
sono
state
abbandonate
ad
eccezione
della
collina
1383
che
domina
direttamente
il
campo
di
Dak
To
stop
A
Dak
to
regna
la
calma
stop
»
.
E
questa
è
la
guerra
che
ho
visto
in
Vietnam
.
StampaPeriodica ,
[
Oriana
Fallaci
,
ferita
mercoledì
2
ottobre
a
Città
del
Messico
,
durante
i
gravissimi
incidenti
di
piazza
delle
Tre
Culture
,
ci
ha
fatto
giungere
il
suo
racconto
della
stanza
dell
'
ospedale
in
cui
era
ricoverata
.
Lo
stato
in
cui
si
trovava
,
dopo
le
ferite
e
l
'
operazione
subita
,
le
ha
impedito
di
mettersi
alla
macchina
da
scrivere
.
Essa
ha
però
voluto
ugualmente
farci
avere
la
propria
testimonianza
sui
fatti
di
cui
è
stata
anche
protagonista
:
ha
inciso
su
nastri
tutto
il
racconto
.
La
registrazione
che
è
giunta
da
Città
del
Messico
dura
due
ore
e
mezzo
,
con
le
inevitabili
ripetizioni
,
gli
indugi
,
e
le
interruzioni
di
una
testimonianza
resa
a
viva
voce
da
una
persona
ancora
sotto
choc
del
rischio
mortale
che
ha
corso
.
Oriana
Fallaci
ci
ha
inviato
i
nastri
raccomandandoci
di
usare
la
sua
narrazione
per
ricavarne
un
servizio
su
ciò
che
era
accaduto
il
2
ottobre
in
Messico
.
Noi
,
dopo
aver
ascoltato
queste
bobine
,
abbiamo
deciso
di
trascrivere
esattamente
ciò
che
vi
è
detto
,
senza
cambiare
niente
.
Nessun
servizio
avrebbe
potuto
essere
più
vivo
,
più
drammatico
di
questo
racconto
fatto
con
la
sua
voce
viva
.
Ogni
tanto
il
discorso
è
interrotto
da
qualche
lamento
,
da
medici
e
infermieri
che
entrano
ad
escono
dalla
stanza
,
da
pause
di
stanchezza
della
nostra
collega
.
Il
servizio
di
Oriana
Fallaci
che
pubblichiamo
è
più
di
un
racconto
:
è
un
eccezionale
documento
giornalistico
]
.
(
All
'
inizio
del
nastro
si
sentono
voci
,
c
'
è
gente
nella
stanza
d
'
ospedale
dove
si
trova
Oriana
Fallaci
.
Un
'
infermiera
le
ordina
,
in
spagnolo
,
di
non
agitarsi
.
Poi
comincia
il
racconto
di
Oriana
Fallaci
.
)
Mi
sento
male
,
ho
ancora
la
testa
confusa
.
Vedi
,
c
'
è
qualcosa
che
mi
fa
più
male
del
dolore
,
di
questo
dolore
tremendo
alla
spalla
,
al
polmone
,
al
ginocchio
,
alla
gamba
,
mi
fa
più
male
del
dolore
fisico
:
mi
fa
male
questo
incubo
che
ritorna
,
che
mi
ossessiona
.
Il
dolore
fisico
si
sopporta
ma
l
'
incubo
no
.
Non
è
l
'
incubo
della
guerra
del
Vietnam
,
io
nel
Vietnam
ho
visto
delle
cose
spaventose
,
ho
seguito
delle
battaglie
tremende
,
dei
pericoli
allucinanti
,
ma
era
diverso
,
perché
sapevo
di
andare
alla
guerra
.
Uno
va
in
Vietnam
e
sa
che
va
alla
guerra
e
la
guerra
è
una
cosa
dove
ci
sono
dei
signori
armati
da
una
parte
e
degli
altri
signori
armati
dall
'
altra
:
sai
anche
che
si
spara
da
tutte
e
due
le
parti
.
Ma
quello
che
è
successo
là
la
sera
in
cui
sono
stata
ferita
non
era
una
guerra
.
Era
atroce
perché
non
era
la
battaglia
di
Dak
-
To
,
non
era
la
battaglia
ai
confini
con
la
Cambogia
o
che
diavolo
.
E
non
aveva
niente
a
che
vedere
con
le
guerre
che
più
o
meno
tutti
,
facendo
questo
mestiere
,
abbiamo
visto
come
corrispondenti
.
Capisci
?
Non
era
una
guerra
.
E
non
doveva
essere
una
notte
si
sangue
.
Se
insisto
su
questo
punto
è
perché
voglio
cercare
di
spiegare
quest
'
incubo
che
mi
torna
e
mi
ritorna
la
notte
.
La
storia
dell
'
altra
sera
è
questa
:
poi
andrò
indietro
e
ti
racconterò
il
perché
,
come
siamo
arrivati
a
questo
.
Mercoledì
alle
cinque
era
stata
indetta
una
manifestazione
nella
piazza
delle
Tre
Culture
a
Città
del
Messico
.
Questa
piazza
,
che
credo
sia
una
delle
più
grandi
di
Città
del
Messico
e
anche
una
delle
più
note
,
si
chiama
delle
Tre
Culture
perché
riunisce
in
un
certo
senso
,
simbolicamente
,
le
tre
culture
del
paese
:
quella
azteca
,
quella
spagnola
,
quella
moderna
:
c
'
è
una
chiesa
spagnola
del
1500
,
c
'
è
la
base
di
una
piramide
azteca
e
ci
sono
gli
edifici
moderni
,
quelli
costruiti
ora
.
Gli
studenti
l
'
hanno
sempre
scelta
per
le
loro
manifestazioni
,
non
soltanto
perché
si
trova
nel
quartiere
di
Tlatelolco
,
vale
a
dire
abbastanza
vicino
alla
loro
università
,
ma
anche
perché
è
molto
grande
,
ha
molte
vie
d
'
accesso
e
molte
vie
di
fuga
:
è
facile
arrivarci
ed
è
facile
uscirne
.
E
in
questo
paese
è
sempre
meglio
riunirsi
in
luoghi
dove
fai
presto
ad
arrivare
e
fai
presto
a
scappare
.
Io
ero
già
stata
testimone
di
una
manifestazione
del
genere
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
esattamente
il
giorno
dopo
in
cui
ero
arrivata
in
Messico
.
Era
lì
infatti
,
in
una
manifestazione
del
genere
,
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
che
avevo
conosciuto
i
capi
degli
studenti
e
avevo
cominciato
a
intervistarli
.
Ero
arrivata
la
notte
tra
il
giovedì
e
il
venerdì
,
e
al
venerdì
ci
fu
subito
questa
manifestazione
.
Era
la
prima
alla
quale
assistevo
,
e
mi
fece
subito
un
effetto
profondo
.
Mi
avevano
impressionata
queste
grandi
migliaia
di
ragazzi
,
perché
sono
ragazzi
,
sai
,
tredici
,
quattordici
,
sedici
diciotto
,
al
massimo
ventitré
o
ventiquattro
anni
.
Ragazzi
poveri
poi
,
perché
degli
studenti
messicani
solo
una
piccola
parte
sono
figli
di
borghesi
.
La
massima
parte
sono
figlioli
di
contadini
,
di
operai
e
appartengono
in
maggioranza
al
Politecnico
.
Al
Politecnico
ci
vanno
i
figli
degli
operai
,
dei
contadini
:
allora
tu
vedi
questi
ragazzini
,
che
non
sono
come
i
nostri
studenti
,
con
le
camicie
pulite
,
il
golf
stirato
di
fresco
,
le
scarpe
pulite
,
ma
sono
brutti
e
sembrano
i
contadini
che
alla
domenica
vanno
al
villaggio
,
come
si
vedevano
in
Italia
venti
o
trent
'
anni
fa
e
forse
anche
oggi
.
E
un
po
'
timidi
,
come
sono
i
contadini
.
Mi
ero
commossa
a
vederli
lì
tutti
ordinati
,
tutti
insieme
.
Questi
ragazzi
s
'
erano
riuniti
nella
piazza
delle
Tre
Culture
,
quello
scorso
venerdì
,
per
commemorare
i
loro
morti
,
perché
avevano
già
avuto
dei
morti
,
un
centinaio
credo
,
dal
ventisei
luglio
,
il
giorno
in
cui
sono
incominciate
le
repressioni
della
polizia
.
Quel
venerdì
c
'
era
la
polizia
,
soltanto
la
polizia
,
non
l
'
esercito
;
era
riunita
però
sulla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
ancora
occupata
dalla
truppe
governative
.
Questa
scuola
si
affaccia
proprio
sulla
piazza
delle
Tre
Culture
.
Dalla
parte
moderna
della
piazza
i
ragazzi
erano
arrivati
,
con
i
loro
cartelli
,
erano
intervervenute
le
madri
dei
ragazzi
ammazzati
dalla
polizia
.
Avevo
conosciuto
in
quell
'
occasione
alcuni
capi
del
Comitato
della
huelga
,
il
comitato
dello
sciopero
,
e
li
avevo
intervistati
.
I
discorsi
erano
tenuti
(
questo
è
importante
perché
è
lì
che
poi
è
successo
il
disastro
ieri
l
'
altro
)
dalla
terrazza
di
un
edificio
,
una
specie
di
grattacielo
popolare
,
che
guarda
proprio
la
piazza
delle
Tre
Culture
.
A
ogni
piano
di
questo
edificio
che
si
chiama
Chihuahua
Building
,
c
'
è
una
grande
terrazza
con
una
balaustra
abbastanza
bassa
e
lì
i
ragazzi
mettevano
degli
altoparlanti
e
parlavano
.
Era
stata
una
manifestazione
,
ripeto
,
commovente
perché
ad
un
certo
punto
c
'
era
stata
la
commemorazione
dei
morti
:
pioveva
,
e
tutti
questi
ragazzi
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
,
e
le
madri
dei
ragazzi
morti
stavano
immobili
sotto
la
pioggia
.
Finita
la
manifestazione
,
anzi
durante
il
minuto
di
raccoglimento
per
i
morti
,
qualcuno
aveva
acceso
un
accendino
,
poi
un
altro
,
un
altro
ancora
e
poi
un
altro
ancora
e
s
'
eran
formati
in
tutta
questa
piazza
come
dei
fuochi
,
piccoli
fuochi
fatui
,
dappertutto
c
'
erano
queste
fiammelle
:
fiammelle
e
fiammelle
e
fiammelle
,
di
accendini
e
di
fiammiferi
che
finivano
per
bruciarsi
sulle
dita
.
Finchè
qualcuno
aveva
avuto
l
'
idea
di
arrotolare
dei
giornali
e
farne
delle
fiaccole
e
allora
tutti
si
erano
messi
ad
arrotolare
giornali
e
fare
fiaccole
e
la
manifestazione
s
'
era
sciolta
oserei
dire
pacificamente
con
questa
grande
fiaccolata
.
Capisci
,
avevano
arrotolato
i
giornali
,
erano
andati
via
uno
a
uno
,
una
fila
lunga
lunga
verso
il
ponte
,
queste
torce
accese
,
cantando
le
canzoni
degli
studenti
.
Le
canzoni
dicono
:
«
Goya
,
Goya
.
Cachu
,
cachu
rara
,
cachu
cachu
rara
,
Goya
Goya
Universidad
»
.
Non
vuole
dire
niente
,
sono
dei
suoni
da
bambini
,
questa
è
la
canzone
dell
'
università
;
la
canzone
del
Politecnico
è
:
«
Gueu
,
Gloria
a
la
cachi
cachi
porra
,
a
la
cachi
cachi
porra
Gueu
pin
pon
porra
Politecnico
Politecnico
gloria
»
.
Pensa
un
po
'
che
canzoni
pericolose
.
E
cantando
«
pin
pon
porra
cachu
rara
»
questi
ragazzi
,
con
la
loro
fiaccolata
,
si
allontanarono
e
questa
era
la
pericolosa
manifestazione
che
avrebbe
dovuto
mettere
in
pericolo
la
stabilità
e
l
'
attuazione
delle
Olimpiadi
.
Dopo
questa
manifestazione
il
governo
messicano
decise
di
togliere
le
truppe
dall
'
università
,
che
poi
fu
un
'
evacuazione
parziale
,
gli
studenti
mercoledì
indissero
un
'
altra
manifestazione
,
sempre
nella
piazza
delle
Tre
Culture
;
gli
studenti
mi
dissero
che
questa
era
una
manifestazione
importante
e
sarebbe
stato
bene
se
io
l
'
avessi
vista
,
e
ci
andai
.
(
A
questo
punto
nella
registrazione
si
inserisce
la
voce
di
un
medico
che
domanda
a
Oriana
Fallaci
come
si
sente
.
La
risposta
è
:
«
Mal
,
doctor
,
muy
mal
.
Mi
duole
tutta
la
schiena
»
.
Il
medico
dice
che
le
farà
un
'
iniezione
per
la
notte
.
Il
racconto
riprende
.
)
La
manifestazione
doveva
avvenire
alle
cinque
.
A
un
quarto
alle
cinque
io
ero
lì
nella
piazza
delle
Tre
Culture
e
la
piazza
era
già
piena
a
metà
.
Nelle
varie
terrazze
di
questo
edificio
popolare
che
guarda
la
piazza
,
c
'
erano
già
vari
capi
degli
studenti
ma
una
gran
parte
si
erano
riuniti
nella
terrazza
del
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
con
le
bandiere
,
le
bandiere
messicane
e
le
bandierine
dello
sciopero
che
sono
rosse
e
nere
.
Sono
per
noi
colori
anarchici
,
per
loro
no
.
Per
i
messicani
la
bandiera
dello
sciopero
è
una
bandiera
rossa
e
nera
;
non
è
né
anarchica
né
non
anarchica
:
è
la
bandiera
dello
sciopero
.
Gli
operai
quando
sono
in
sciopero
innalzano
questa
bandiera
rossa
e
nera
.
Non
sono
anarchici
più
di
quanto
siano
comunisti
o
cattolici
,
liberali
o
che
altro
.
A
un
quarto
alle
cinque
la
piazza
era
già
piena
a
metà
,
io
sono
arrivata
,
sono
salita
sulla
terrazza
del
terzo
piano
e
ho
trovato
Guevara
che
è
uno
dei
capi
,
ho
trovato
Manuel
un
altro
capo
,
un
ragazzo
che
studia
biologia
ed
è
figlio
di
un
contadino
.
Ho
trovato
Manuel
che
è
figlio
di
un
musicista
e
studia
al
Conservatorio
,
ho
trovato
Socrates
,
un
altro
dei
capi
,
e
ho
trovato
Maribilla
una
ragazza
che
studia
,
mi
pare
,
medicina
.
Ho
chiesto
come
si
mettevano
le
cose
,
se
c
'
era
la
polizia
intorno
,
se
si
aspettavano
un
attacco
e
mi
hanno
detto
di
no
,
sembrava
che
la
manifestazione
fosse
tranquilla
.
In
realtà
dalla
terrazza
della
Scuola
numero
7
,
dove
la
settimana
avanti
,
durante
l
'
altra
manifestazione
,
quella
della
fiaccolata
,
avevo
visto
per
tutto
il
tempo
i
granaderos
con
i
mitra
puntati
,
non
c
'
era
niente
,
non
c
'
erano
neanche
i
granaderos
.
Intanto
la
piazza
si
riempiva
in
un
modo
incredibile
:
guarda
,
nel
giro
di
dieci
minuti
io
credo
che
siano
arrivate
tremila
,
quattromila
persone
,
perché
ad
un
certo
punto
c
'
erano
almeno
seimila
persone
.
Mentre
la
piazza
si
riempiva
è
arrivato
Angel
,
un
altro
ragazzo
dei
capi
del
Comitato
generale
dello
sciopero
;
sembrava
molto
turbato
e
mi
ha
detto
:
«
Sai
,
sono
in
ritardo
perché
quasi
tutta
la
piazza
a
tre
o
quattro
chilometri
da
qui
è
circondata
di
autoblindo
e
di
camion
:
a
un
certo
punto
c
'
è
una
strada
sbarrata
,
mi
sembra
che
fosse
la
strada
Manuel
Gonzales
,
sbarrata
con
ben
trenta
camion
carichi
di
soldati
con
le
mitragliatrici
e
non
lasciano
passare
nessuno
.
Ho
dovuto
fare
un
lungo
giro
e
per
questo
sono
arrivato
in
ritardo
»
.
Ora
sono
confusa
,
faccio
male
il
racconto
.
Dopo
la
manifestazione
i
ragazzi
volevano
andare
a
una
delle
scuole
del
Politecnico
che
è
ancora
occupata
dall
'
esercito
,
capito
?
Volevano
andare
a
fare
una
manifestazione
lì
.
Quando
Angel
è
arrivato
,
dicendo
che
c
'
era
l
'
esercito
e
la
polizia
schierata
dappertutto
,
i
ragazzi
tra
di
loro
si
sono
riuniti
e
hanno
deciso
di
non
andare
più
perché
,
hanno
detto
,
se
andiamo
tutti
lì
dove
ci
stanno
aspettando
con
i
bazooka
sembra
che
vogliamo
provocarli
.
Al
che
io
gli
ho
detto
per
carità
non
andate
,
non
lo
fate
,
lasciate
perdere
,
è
inutile
,
è
una
bravata
superflua
,
non
ci
andate
.
Allora
il
Socrates
è
andato
al
microfono
,
in
questa
piazza
che
continuava
a
riempirsi
,
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
abbiamo
cambiato
idea
,
volevamo
andare
a
manifestare
davanti
alla
scuola
.
Non
ci
andiamo
più
,
perché
l
'
esercito
ci
sta
aspettando
con
le
autoblindo
,
con
i
bazooka
.
Andarci
è
una
provocazione
inutile
,
per
cui
mi
raccomando
,
compañeros
,
appena
la
nostra
riunione
sarà
conclusa
disperdetevi
e
andate
alle
nostre
case
»
.
La
folla
,
i
ragazzi
rumoreggiavano
un
po
'
:
erano
un
po
'
delusi
;
ma
era
evidente
che
avevano
deciso
di
rinunciare
alla
sfilata
in
direzione
della
scuola
,
mi
pare
fosse
la
scuola
di
Economia
e
Commercio
.
Hanno
incominciato
la
riunione
vera
e
propria
.
I
discorsi
sono
stati
aperti
dalla
ragazzina
Maribilla
la
qualche
ha
detto
:
«
L
'
esercito
ha
evacuato
la
nostra
lotta
fino
all
'
applicazione
di
tutti
i
sei
punti
»
.
La
Maribilla
è
una
ragazzina
di
circa
diciotto
anni
,
graziosina
,
un
po
'
sciupata
da
un
labbro
leporino
,
gentile
,
un
po
'
timida
,
parlava
con
una
vocina
che
sembrava
un
uccellino
:
anche
con
l
'
altoparlante
non
si
sentiva
niente
.
Dopo
ha
preso
la
parola
Socrates
,
che
sembra
un
bambino
coi
baffi
,
ha
la
faccia
di
un
bambino
,
come
quella
di
Emiliano
Zapata
,
ha
diciotto
-
diciannove
anni
e
questi
immensi
baffi
che
è
tutto
quello
che
gli
è
rimasto
dei
capelloni
lunghi
perché
i
ragazzi
fino
all
'
agosto
scorso
avevano
i
capelli
lunghi
,
non
perché
volessero
fare
gli
hippies
,
non
perché
volessero
imitare
i
Beatles
,
ma
perché
c
'
è
una
tradizione
al
Messico
che
i
rivoluzionari
hanno
i
capelli
lunghi
.
Così
fino
a
poco
tempo
fa
,
i
ragazzi
portavano
tutti
i
capelli
lunghi
.
Quando
la
polizia
ha
cominciato
a
fotografarli
,
a
seguirli
,
ad
arrestarli
,
c
'
è
stata
una
ecatombe
di
capelli
lunghi
e
di
baffoni
e
l
'
unico
che
non
ha
voluto
rinunciare
ai
baffi
è
stato
il
Socrates
,
poveretto
,
che
con
i
suoi
baffoni
è
andatati
lì
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compagni
,
questa
è
una
manifestazione
pacifica
,
noi
oggi
l
'
abbiamo
indetta
innanzitutto
per
festeggiare
l
'
evacuazione
della
nostra
università
da
parte
delle
truppe
governative
,
poi
per
chiedere
che
il
resto
delle
scuole
secondarie
vengano
anch
'
esse
liberate
dalla
presenza
dei
soldati
e
infine
per
indurre
i
compañeros
a
cominciare
,
a
partire
da
lunedì
,
uno
sciopero
della
fame
,
per
dimostrare
che
noi
non
vogliamo
attaccare
nessuno
.
Cerchiamo
d
'
ora
innanzi
dei
sistemi
pacifici
.
Lunedì
cominceremo
,
chiunque
vorrà
partecipare
a
questo
sciopero
della
fame
si
sistemerà
nella
città
universitaria
dinnanzi
alla
piscina
olimpica
che
farà
lo
sciopero
della
fame
fino
alla
fine
delle
Olimpiadi
»
.
Socrates
aveva
appena
finito
di
parlare
,
che
un
elicottero
ha
cominciato
a
volare
sopra
la
piazza
,
un
elicottero
verde
dell
'
esercito
,
in
cerchi
concentrici
,
sempre
più
bassi
,
sempre
più
bassi
.
Io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
a
Manuel
:
che
cos
'
è
questa
storia
?
Lui
mi
ha
risposto
di
non
preoccuparmi
;
i
ragazzi
non
erano
eccitati
,
erano
tranquilli
,
quieti
.
Mentre
si
discuteva
della
presenza
dell
'
elicottero
,
l
'
elicottero
ha
lanciato
due
bengala
verdi
.
Ora
,
venendo
dal
Vietnam
,
so
benissimo
che
tutte
le
volte
che
un
elicottero
o
un
aereo
butta
giù
un
bengala
,
è
perché
vuole
localizzare
il
punto
da
colpire
.
Allora
io
mi
sono
preoccupata
e
ho
detto
subito
a
questi
ragazzi
:
guardate
che
sta
buttando
i
bengala
,
se
butta
giù
i
bengala
vuol
dire
che
hanno
intenzione
di
sparare
.
Ma
loro
non
mi
hanno
preso
sul
serio
.
Siccome
sapevano
che
ero
stata
in
Vietnam
hanno
detto
:
«
Eh
,
tù
ves
las
cosas
come
en
Vietnam
»
.
Non
avevano
finito
di
parlare
che
si
è
sentito
un
gran
fracasso
,
un
grande
rumore
di
camion
e
di
carri
armati
e
la
piazza
è
stata
letteralmente
circondata
dalle
quattro
parti
,
perché
l
'
edificio
dove
eravamo
noi
,
questo
terzo
piano
dove
c
'
erano
gli
studenti
,
guarda
la
piazza
,
quindi
da
qualsiasi
parte
si
guardasse
,
si
vedevano
arrivare
camion
e
autoblindo
.
Sul
fondo
,
di
fronte
all
'
edificio
,
c
'
è
una
specie
di
cavalcavia
e
si
sono
piantati
su
questo
cavalcavia
.
I
camion
si
sono
aperti
,
cioè
la
parte
posteriore
dei
camion
,
i
soldato
si
sono
buttati
giù
sparando
.
Ma
non
sparando
in
aria
,
sparando
in
basso
,
i
fucili
non
li
tenevano
in
alto
,
li
tenevano
in
basso
.
Per
due
o
tre
minuti
siamo
rimasti
sbalorditi
,
allibiti
quasi
,
per
questa
cosa
;
questa
cosa
era
un
incubo
,
era
al
di
là
dell
'
assurdo
perché
non
era
successo
niente
che
potesse
giustificare
l
'
arrivo
di
queste
truppe
.
Stavano
dicendo
che
volevano
indire
lo
sciopero
della
fame
lunedì
!
I
ragazzi
hanno
cominciato
a
scappare
.
Socrates
,
non
essendosi
ancora
reso
conto
che
stavano
sparando
veramente
alla
folla
,
è
andato
al
microfono
e
ha
detto
:
«
Compañeros
,
compañeros
,
calma
calma
calma
,
es
una
provocaciòn
,
es
una
provocaciòn
!
»
.
Ma
loro
continuavano
a
scappare
,
volevano
venire
in
avanti
,
E
ad
un
tratto
ho
cominciato
a
vederli
cadere
,
sai
quando
vai
a
caccia
e
le
lepri
corrono
,
come
fanno
le
lepri
quando
le
colpisci
,
fanno
una
specie
di
capriola
e
poi
restano
lì
.
Da
lontano
si
vedevano
piccoli
,
e
si
vedevano
queste
lepri
,
che
correvano
e
facevano
una
capriola
,
bom
!
E
restavano
in
terra
.
Io
ero
immobilizzata
,
letteralmente
immobilizzata
al
balcone
e
guardavo
la
confusione
violenta
,
tremenda
che
era
scoppiata
e
sentivo
Socrates
che
stava
raccomandando
alla
folla
la
calma
:
ma
non
so
che
razza
di
calma
potesse
raccomandare
a
questo
punto
perché
erano
già
cominciati
a
cadere
i
primi
morti
.
Davanti
a
me
c
'
era
la
piazza
,
la
grande
piazza
rettangolare
che
dalla
nostra
parte
,
dove
eravamo
noi
,
finisce
in
una
grande
scalinata
.
Ora
c
'
è
una
cosa
ti
voglio
spiegare
,
ti
ricordi
nel
film
della
corazzata
Potiomkin
quella
scena
della
folla
che
scappa
per
quella
scalinata
e
restano
quelle
donne
,
quei
bambini
,
tutti
ciondoloni
,
ecco
sembrava
la
corazzata
Potiomkin
,
questa
scalinata
ripida
dove
restavano
tutti
in
giù
,
a
testa
in
giù
,
era
una
cosa
spaventosa
.
Noi
eravamo
chiusi
in
trappola
,
ci
eravamo
resi
conto
benissimo
che
stavano
puntando
verso
di
noi
,
verso
il
terzo
«
piso
»
,
il
terzo
piano
,
dove
c
'
erano
gli
altoparlanti
,
ma
ho
capito
anche
che
non
c
'
era
nulla
da
fare
.
Voglio
dire
ho
fatto
il
movimento
di
andare
verso
l
'
ascensore
,
ma
l
'
ascensore
era
stato
bloccato
,
capisci
,
nello
stesso
momento
la
Maribilla
che
era
scesa
giù
,
è
arrivata
gridando
,
chiamando
Angel
,
e
Angel
è
sceso
giù
al
piano
terreno
e
quando
è
sceso
giù
al
piano
terreno
ha
trovato
decine
,
decine
,
decine
di
poliziotti
in
borghese
che
hanno
cominciato
a
gridare
«
figlio
de
chingada
»
,
«
hijo
de
puta
»
,
«
figlio
di
cane
»
,
«
donde
vas
hijo
de
chingada
»
,
allora
Angel
e
gli
altri
dicevano
«
Abajo
,
abajo
!
»
e
allora
loro
hanno
detto
«
Arriva
,
arriba
!
»
e
li
hanno
mandati
su
.
Io
mi
sono
girata
voltando
le
spalle
al
massacro
che
era
cominciato
nella
piazza
e
ho
visto
piombare
,
come
nei
film
,
una
quarantina
,
una
cinquantina
prima
,
poi
una
sessantina
di
uomini
di
mezza
età
in
borghese
,
in
camicia
,
avevano
tutti
la
camicia
bianca
,
la
mano
sinistra
dentro
un
guanto
bianco
,
oppure
fasciata
in
un
fazzoletto
bianco
,
era
per
riconoscersi
,
perché
erano
in
borghese
.
Sono
entrati
sparando
,
hanno
cominciato
a
sparare
con
queste
rivoltelle
dappertutto
,
non
addosso
alla
gente
,
devo
dire
,
ma
per
terra
dappertutto
,
e
agguantando
la
gente
.
Socrates
è
scomparso
,
io
non
l
'
ho
più
visto
Socrates
,
Angel
era
già
scomparso
prima
,
quando
la
Maribilla
era
venuta
a
dire
che
c
'
erano
i
poliziotti
.
Io
mi
sono
ritrovata
insieme
a
Moises
,
che
è
un
ragazzino
del
Politecnico
,
figlio
di
un
contadino
,
a
Manuel
,
un
amico
mio
,
e
ho
guardato
i
poliziotto
venire
avanti
,
in
uno
stato
di
totale
stupore
,
anche
se
per
stupire
me
ce
ne
vuole
parecchio
e
per
stupirmi
dopo
che
avevo
visto
quello
che
stava
succedendo
nella
piazza
,
quel
piombare
senza
ragione
,
ce
ne
voleva
ancora
di
più
.
Ma
era
talmente
pazzo
il
piombare
di
questi
qua
,
che
li
guardavo
sbalordita
.
Una
guardia
mi
ha
preso
pei
capelli
,
io
ho
i
capelli
lunghi
,
mi
ha
agguantata
per
i
capelli
,
sai
come
nelle
vignette
dell
'
uomo
delle
caverne
che
agguanta
la
donna
per
i
capelli
,
e
prendendomi
pei
capelli
(
io
credo
che
gliene
siano
rimasti
un
bel
po
'
in
mano
)
,
mi
ha
fatto
fare
mulinello
,
mi
ha
letteralmente
scaraventata
contro
il
muro
.
Sono
rimasta
qualche
secondo
stordita
,
naturalmente
.
Non
so
se
avete
capito
com
'
era
la
terrazza
.
C
'
è
questa
terrazza
grande
,
con
le
scale
dalle
parti
,
poi
c
'
è
il
muro
con
i
due
ascensori
e
poi
c
'
è
la
balaustra
.
Lui
m
'
ha
buttato
contro
il
muro
dalla
parte
dove
ci
sono
gli
ascensori
.
Quando
mi
sono
ripresa
mi
sono
trovata
da
Moises
e
Manuel
,
gli
altri
erano
spariti
,
nello
sfondo
c
'
erano
altri
,
giornalisti
tedeschi
,
olandesi
,
c
'
era
un
giapponese
,
dei
francesi
,
eccetera
.
E
questo
qui
che
gridava
«
Detenidos
,
detenidos
,
detenidos
!
»
,
cioè
arrestati
,
arrestati
,
arrestati
.
Io
sono
rimasta
in
piedi
.
Intanto
continuava
la
sparatoria
nella
piazza
,
ma
non
era
ancora
una
sparatoria
violenta
.
Io
ho
detto
una
parola
:
«
Yo
italiana
»
.
Chissà
perché
ho
detto
italiana
,
mi
è
venuto
così
per
istinto
di
sopravvivenza
,
non
lo
so
.
Quello
ha
preso
e
mi
ha
messo
la
rivoltella
alla
tempia
.
A
questo
punto
,
ti
dico
la
verità
,
io
avrei
voluto
dire
periodista
,
giornalista
,
ma
non
sono
riuscita
a
dirlo
,
con
quella
pistola
puntata
alla
tempia
e
col
pensiero
che
se
avessi
voluto
tentare
di
dimostrarlo
,
non
avrei
neanche
potuto
,
perché
far
vedere
un
documento
,
soltanto
mettere
la
mano
nella
tasca
della
giacchetta
(
avevo
i
pantaloni
e
la
giacchetta
)
e
tirar
fuori
un
documento
voleva
dire
farti
sparare
,
perché
si
dovevano
tenere
le
mani
quelli
lì
facevano
partire
un
colpo
.
Ci
hanno
fatto
mettere
Dunque
sta
'
a
sentire
:
loro
ci
hanno
fatto
mettere
al
muro
.
Devo
dire
che
fino
a
quel
momento
,
malgrado
la
tremenda
sparatoria
fosse
già
cominciata
,
io
non
ero
spaventata
,
un
po
'
perché
c
'
era
Manuel
,
questo
ragazzo
che
continuava
a
dire
:
«
Lo
fanno
per
ragioni
psicologiche
»
,
un
po
'
perché
ero
andata
a
intervistare
il
capo
della
polizia
,
quel
generale
Queto
di
cui
gli
studenti
chiedono
le
dimissioni
insieme
allo
scioglimento
del
corpo
dei
granaderos
.
Ero
stata
ricevuta
da
questo
signore
nel
suo
bellissimo
ufficio
ed
egli
aveva
incominciato
a
intrattenermi
a
lungo
sui
vini
italiani
,
sul
fatto
che
a
lui
piace
il
Bardolino
e
il
Chianti
meno
,
che
c
'
è
un
ristorante
che
si
chiama
Mamma
Roma
,
Mamma
Maria
,
non
mi
ricordo
come
a
New
York
.
Quando
poi
gli
avevo
posto
delle
domande
precise
,
gli
avevo
chiesto
spiegazioni
sul
fatto
che
la
polizia
attaccava
gli
studenti
,
sparava
sulla
popolazione
,
con
aria
tranquilla
mi
aveva
detto
:
«
Ma
no
,
ma
nada
,
no
pasa
nada
,
no
pasa
nada
nunca
,
mentira
,
mentira
»
.
E
aveva
aggiunto
:
«
Lei
ha
visto
che
anche
l
'
ultima
volta
vi
è
stata
la
manifestazione
alla
piazza
delle
Tre
Culture
,
non
è
successo
niente
»
.
Ed
era
vero
che
non
era
successo
niente
,
capisci
.
Così
io
non
ero
eccessivamente
spaventata
.
Il
capo
stesso
della
polizia
mi
aveva
rassicurata
.
La
mia
sola
preoccupazione
era
data
,
devo
dire
,
dalla
presenza
di
questi
poliziotti
in
borghese
con
il
guanto
bianco
per
riconoscersi
,
con
le
pistole
puntate
.
Intanto
la
sparatoria
si
era
fatta
ancora
più
intensa
.
Le
raffiche
partivano
dalle
mitragliatrici
delle
autoblindo
,
che
circondavano
la
piazza
,
e
dai
mitragliatori
e
dai
fucili
automatici
dell
'
esercito
,
e
dai
granaderos
,
i
granatieri
che
qui
chiamano
granaderos
,
e
infine
da
questo
elicottero
che
si
abbassava
sempre
di
più
,
capisci
,
e
sparava
sulla
folla
ormai
sparsa
per
tutta
la
piazza
e
sulla
terrazza
dove
eravamo
noi
.
Ho
spiegato
che
su
questa
terrazza
l
'
unico
punto
in
cui
si
poteva
cercare
un
pochino
di
protezione
era
sotto
la
balaustra
,
sotto
il
muricciolo
,
e
sotto
il
muricciolo
si
sono
messi
tutti
questi
poliziotti
col
guanto
bianco
e
le
rivoltelle
in
pugno
,
puntate
contro
di
noi
e
noi
,
che
eravamo
i
detenidos
,
gli
arrestati
,
siamo
stati
messi
invece
dalla
parte
del
muro
.
Così
eravamo
un
bellissimo
bersaglio
per
quelli
che
sparavano
dalla
piazza
,
dall
'
elicottero
,
eravamo
un
bersaglio
per
tutti
.
(
A
questo
punto
la
voce
di
Oriana
Fallaci
si
interrompe
.
Quando
si
riprende
dice
:
«
Scusami
,
ferma
un
momento
il
magnetofono
che
mi
sento
male
,
molto
male
.
Mi
sento
morire
»
)
Ecco
,
riprendiamo
.
Vedi
,
quando
io
dico
che
era
peggio
che
nel
Vietnam
,
voglio
dire
che
nel
Vietnam
,
quando
sei
dentro
una
battaglia
,
cerchi
di
ripararti
,
di
salvarti
,
ti
butti
in
un
buco
,
ti
butti
in
un
bunker
,
ti
ripari
dietro
qualche
cosa
e
mentre
fai
questo
non
c
'
è
mica
un
poliziotto
con
la
rivoltella
spianata
che
te
lo
impedisce
.
E
non
potevi
trovare
nessun
rifugio
,
non
potevi
entrare
in
nessun
buco
,
non
c
'
era
nessun
bunker
nel
quale
ti
potevi
rifugiare
e
tutte
le
volte
che
cercavi
di
muoverti
di
un
millimetro
da
quel
muro
maledetto
che
costituiva
il
bersaglio
principale
e
contro
il
quale
ci
avevano
messi
e
cercavi
di
andare
un
pochino
più
in
là
dove
c
'
era
il
muricciolo
,
questi
poliziotti
distesi
per
terra
ti
sparavano
addosso
,
capisci
?
Sparavano
contro
il
muro
.
Hanno
sparato
due
o
tre
volte
nel
muro
!
Hanno
sparato
nell
'
ascensore
due
o
tre
volte
.
In
questa
sparatoria
tremenda
,
mi
cadevano
i
bossoli
tutto
d
'
intorno
.
A
un
certo
punto
io
ho
detto
:
«
Por
favor
,
por
favor
quiero
me
haga
venir
,
me
haga
venir
cerca
,
cerca
!
»
,
gliel
'
ho
detto
anche
in
inglese
:
«
Please
,
please
let
me
come
there
,
please
please
here
is
too
dangerous
,
too
bad
,
please
»
:
per
favore
qui
è
troppo
pericoloso
,
lasciatemi
venire
lì
.
Ma
loro
mi
rispondevano
puntandomi
l
'
arma
contro
e
sparando
nel
muro
.
Quindi
io
non
mi
potevo
muovere
,
comprendi
,
non
mi
potevo
muovere
assolutamente
.
L
'
incubo
per
cui
io
alla
notte
mi
sveglio
come
impazzita
è
questo
,
è
un
incubo
da
racconto
di
Poe
.
C
'
è
il
fuoco
da
tutte
le
parti
,
sei
inseguito
come
uno
scorpione
circondato
dal
fuoco
,
che
non
soltanto
ti
sparano
da
tutte
le
parti
ma
non
puoi
neanche
metterti
in
salvo
perché
quando
fai
un
movimento
per
metterti
in
salvo
te
lo
impediscono
e
ti
sparano
addosso
.
Poi
qualcuno
deve
avermi
dato
l
'
ispirazione
per
togliermi
da
quella
posizione
terribile
,
lì
in
piedi
,
a
fare
da
bersaglio
.
A
un
bel
momento
ho
finto
di
svenire
,
sicché
sono
calata
giù
come
uno
straccio
,
gli
altri
hanno
fatto
lo
stesso
e
quelli
ci
hanno
lasciato
fare
.
Allora
siamo
rimasti
in
quel
modo
sdraiati
a
pancia
a
terra
.
Io
mi
trovavo
fra
questi
due
studenti
,
questo
Moises
e
questo
Manuel
:
Moises
è
rimasto
subito
ferito
alla
mano
perché
ho
visto
che
la
mano
era
tutta
insanguinata
.
Manuel
cercava
di
proteggermi
e
quando
la
polizia
si
è
accorta
che
lui
cercava
di
proteggermi
un
poliziotto
ha
incominciato
a
gridare
perché
ci
staccassimo
.
Per
quanto
possibile
cercava
di
proteggermi
,
mi
teneva
le
mani
sulla
testa
,
e
mi
tenevo
anch
'
io
le
mani
sulla
testa
.
La
polizia
allora
,
sempre
puntando
le
rivoltelle
,
ha
ordinato
a
lui
di
staccarsi
e
a
tutti
e
due
e
anche
a
Moises
di
alzare
le
mani
in
modo
che
non
ci
potevamo
neanche
proteggere
la
testa
dalle
schegge
.
Niente
,
capisci
:
è
questa
la
cosa
meravigliosa
.
Quando
Manuel
si
è
staccato
da
me
e
Moises
si
è
staccato
,
io
centimetro
per
centimetro
,
perché
stavo
tutta
distesa
bocconi
sullo
stomaco
,
perché
mi
sentivo
più
sicura
,
ho
cominciato
a
scivolare
lungo
il
muro
e
sono
riuscita
a
spostarmi
di
un
metro
indietro
mentre
questo
poliziotto
gridava
e
mi
puntava
la
rivoltella
.
Questo
movimento
è
stato
quello
che
mi
ha
salvato
,
perché
se
no
la
pallottola
mi
sarebbe
arrivata
nella
testa
anziché
nelle
spalle
.
La
sparatoria
era
ininterrotta
,
ho
detto
che
sparavano
da
tutte
le
parti
mentre
noi
eravamo
sempre
sotto
le
rivoltelle
della
polizia
.
A
un
certo
punto
l
'
elicottero
si
è
abbassato
,
si
è
sentita
una
grande
raffica
e
io
ho
avvertito
come
due
o
tre
pezzi
di
sasso
che
si
abbattevano
sopra
di
me
e
un
coltello
che
mi
entrava
nella
schiena
.
Il
coltello
era
la
scheggia
della
pallottola
dell
'
elicottero
che
si
è
fermata
a
pochi
millimetri
dalla
colonna
vertebrale
.
Un
'
altra
scheggia
è
entrata
nel
ginocchio
sinistro
e
mi
ha
squarciato
tutta
la
gamba
in
quel
punto
,
però
ho
avuto
questa
fortuna
incredibile
che
il
professor
Viale
ha
definito
una
fortuna
scandalosa
perché
è
andata
a
incastrarsi
tra
l
'
arteria
principale
e
tutti
i
legamenti
nervosi
e
la
vena
,
senza
tagliare
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Un
'
altra
ancora
è
entrata
nella
coscia
.
È
entrata
da
una
parte
ed
è
uscita
educatamente
da
quell
'
altra
,
senza
fare
nulla
,
lasciando
solo
due
o
tre
schegge
che
risultano
dalla
radiografia
ma
che
non
possono
togliere
.
Resteranno
sempre
lì
tanto
non
mi
danno
noia
e
io
le
tengo
come
ricordo
.
StampaPeriodica ,
Teheran
,
novembre
-
Non
fu
facile
avere
un
colloquio
con
l
'
imperatrice
Soraya
nella
sua
reggia
di
Teheran
.
Da
circa
due
anni
nessun
giornalista
veniva
ricevuto
al
Palazzo
di
Marmo
per
essere
ammesso
alla
presenza
della
sovrana
ed
erano
oltretutto
giorni
difficili
,
particolarmente
inadatti
ad
ottenere
una
udienza
speciale
.
Poche
ore
avanti
Fatemi
,
l
'
ex
Primo
ministro
,
era
stato
fucilato
in
una
caserma
della
capitale
.
Numerosi
ufficiali
arrestati
con
l
'
accusa
di
tradimento
erano
sotto
processo
,
si
attendeva
da
un
momento
all
'
altro
la
notizia
della
loro
condanna
.
Una
atmosfera
carica
di
angoscia
e
di
elettricità
gravava
su
tutta
la
Persia
.
Inoltre
l
'
intero
paese
era
in
lutto
per
la
morte
di
Alì
Reza
,
il
fratello
dello
scià
,
avvenuta
mentre
egli
pilotava
il
suo
aereo
.
Bandiere
a
mezz
'
asta
pendevano
dai
palazzi
imperiali
e
dagli
edifici
pubblici
,
per
strada
si
incontravano
soldati
con
la
striscia
di
panno
nero
cucita
alla
manica
sinistra
del
blusotto
.
A
corte
anche
i
servitori
erano
vestiti
di
nero
e
il
lutto
era
rigidissimo
.
Ricevimenti
,
pranzi
e
colloqui
erano
stati
cancellati
dalla
lista
degli
impegni
delle
Loro
Maestà
.
I
giornalisti
italiani
giunti
a
Teheran
col
volo
inaugurale
della
LAI
avevano
chiesto
con
molta
insistenza
di
porgere
gli
omaggi
alla
regina
,
ma
il
loro
desiderio
era
andato
deluso
.
Anch
'
io
avevo
ormai
rinunciato
ad
incontrare
Soraya
nella
sua
favolosa
dimora
quando
giunse
,
inaspettata
,
la
comunicazione
da
corte
:
l
'
imperatrice
avrebbe
ricevuto
soltanto
me
,
che
ero
l
'
unica
donna
del
gruppo
,
e
mi
aspettava
entro
due
ore
per
offrirmi
una
tazza
di
tè
.
Il
gran
maestro
delle
cerimonie
,
Musin
Garagozlu
,
mi
informò
con
aria
compiaciuta
,
porgendomi
i
complimenti
.
Era
un
signore
autorevole
e
profumato
di
lavanda
francese
,
dalle
maniere
galanti
.
Era
un
grande
onore
,
mi
fece
osservare
,
che
l
'
imperatrice
mi
ricevesse
,
ma
esisteva
una
condizione
:
che
non
le
parlassi
di
politica
e
non
le
rivolgessi
domande
indiscrete
.
Il
colloquio
si
doveva
svolgere
secondo
le
regole
più
rigide
dell
'
etichetta
.
Era
inoltre
preferibile
che
anche
io
mi
vestissi
di
nero
ed
assolutamente
necessario
che
imparassi
a
fare
l
'
inchino
.
Non
dovevo
assolutamente
dimenticare
di
fare
l
'
inchino
all
'
imperatrice
se
non
volevo
offenderla
gravemente
e
vedermi
volgere
le
spalle
.
Due
ore
dopo
tutti
i
giornalisti
di
Teheran
sapevano
che
una
collega
italiana
sarebbe
stata
ammessa
alla
presenza
di
Soraya
e
mi
aspettavano
dinanzi
al
portone
del
Palazzo
di
Marmo
.
Apparivano
molto
sorpresi
,
quella
visita
era
per
loro
eccezionale
.
Mi
posero
domande
,
mi
dettero
consigli
,
mi
dissero
che
Soraya
è
una
regina
severa
,
che
non
sorride
mai
,
mi
fotografarono
mentre
entravo
nel
parco
,
scortata
da
una
pattuglia
armata
di
soldati
piccoli
e
bruni
come
siciliani
.
A
metà
del
viale
i
soldati
mi
consegnarono
a
un
ufficiale
e
anche
lui
sembrava
assai
stupefatto
,
ogni
tanto
si
girava
a
guardarmi
con
curiosità
e
,
sempre
guardandomi
,
sulla
soglia
del
palazzo
mi
consegnò
a
un
servitore
che
per
l
'
emozione
sbagliò
e
mi
portò
nel
guardaroba
dell
'
imperatrice
lasciandomi
lì
.
Stavo
meditando
sui
vestiti
della
regina
,
le
sue
calze
di
nailon
,
la
sua
biancheria
di
raso
,
gli
stivali
da
cavallerizza
,
lo
scaldapiedi
con
la
fodera
di
visone
,
il
mucchio
della
sua
corrispondenza
(
centinaia
di
lettere
provenienti
da
ogni
parte
del
mondo
)
quando
una
dama
di
corte
,
vestita
di
nero
,
irruppe
ansimando
nella
stanza
.
Era
rossa
in
volto
,
estremamente
confusa
,
e
spiegando
in
francese
che
il
servitore
aveva
perso
la
testa
per
le
troppe
raccomandazioni
,
mi
fece
tornare
indietro
.
Salimmo
lo
scalone
principale
dove
le
pareti
e
il
soffitto
sono
completamente
incrostate
di
specchi
come
nel
fantastico
Golestan
e
,
passando
attraverso
numerosi
corridoi
,
venni
introdotta
nel
salone
degli
ospiti
dove
le
Loro
Maestà
ricevono
i
visitatori
stranieri
.
Era
un
salone
sfarzoso
,
enormi
lampadari
di
cristallo
pendevano
dal
soffitto
ricamato
ad
arabeschi
,
quadri
di
celebri
pittori
persiani
erano
appesi
alle
pareti
insieme
a
tappeti
antichissimi
,
tendaggi
preziosi
coprivano
le
grandi
finestre
sul
parco
.
Negli
angoli
erano
poltrone
e
divani
di
stoffa
verdolina
,
un
poco
consunta
,
un
enorme
tappeto
era
steso
sul
pavimento
.
Sempre
rossa
in
volto
la
dama
mi
fece
segno
di
aspettare
e
si
allontanò
chiudendo
alle
spalle
una
delle
pesantissime
porte
di
legno
scolpito
.
Trascorsero
alcuni
secondi
,
poi
la
medesima
porta
si
aprì
e
una
piccola
donna
vestita
di
nero
entrò
nella
stanza
accompagnata
da
un
cane
lupo
e
da
un
cocker
spagnolo
.
Io
non
feci
molta
attenzione
.
Stavo
osservando
il
tappeto
splendidamente
tessuto
,
così
spesso
e
soffice
che
i
tacchi
ci
si
affondavano
come
dentro
la
rena
,
e
credetti
che
la
signora
vestita
di
nero
,
i
cui
lineamenti
restavano
confusi
nella
penombra
,
fosse
un
'
altra
dama
di
corte
mandata
a
scortarmi
o
a
darmi
istruzioni
.
«
Good
morning
»
essa
disse
avanzando
verso
di
me
.
«
Good
morning
»
risposi
io
distrattamente
.
«
How
do
you
do
?
»
Subito
dopo
rimasi
senza
fiato
:
colei
che
avevo
salutato
con
tanta
distratta
familiarità
era
l
'
imperatrice
di
Persia
.
Era
ormai
troppo
tardi
per
fare
l
'
inchino
.
Soraya
mi
stava
davanti
,
conscia
del
mio
imbarazzo
,
e
una
luce
allegra
le
brillava
negli
occhi
,
gli
angoli
della
bocca
le
tremavano
per
la
voglia
di
ridere
.
Ci
fissammo
un
secondo
,
poi
entrambe
ci
lasciammo
andare
ad
una
breve
risata
liberatrice
e
Soraya
mi
porse
la
mano
stringendo
con
forza
la
mia
:
«
Don
'
t
worry
,
please
»
(
non
preoccupatevi
)
,
disse
mentre
pronunciavo
qualche
parola
di
scusa
e
mi
parve
quasi
grata
dell
'
errore
che
aveva
evitato
un
incontro
formale
.
Vista
di
vicino
la
ventiduenne
imperatrice
di
Persia
non
ha
l
'
aspetto
autoritario
e
imponente
che
le
attribuiscono
le
fotografie
.
È
una
ragazza
di
media
statura
,
quasi
fragile
,
certamente
timida
.
Notai
che
era
più
magra
di
quando
,
un
anno
e
mezzo
fa
,
il
colpo
di
Stato
di
Mossadeq
la
costrinse
a
fuggire
a
Roma
insieme
allo
Scià
.
Il
volto
sembrava
meno
florido
e
tondo
,
gli
zigomi
erano
quasi
tirati
,
i
celebri
occhi
grigi
ancora
più
grandi
.
I
capelli
neri
dai
riflessi
castani
erano
tagliati
cortissimi
,
le
labbra
carnose
erano
senza
rossetto
,
le
guance
prive
di
cipria
,
e
questo
le
dava
un
'
aria
infantile
,
da
adolescente
cresciuta
un
po
'
in
fretta
.
L
'
abito
che
indossava
era
chiuso
fino
al
collo
,
con
le
maniche
lunghe
.
«
Don
'
t
worry
,
please
»
ripeté
sorridendo
,
con
una
voce
sottile
ed
acuta
,
da
bambina
,
e
con
la
mano
sottile
,
dalle
unghie
appena
laccate
di
smalto
trasparente
,
mi
indicò
la
poltrona
.
Aspettò
che
fossi
seduta
;
poi
anche
lei
si
sedette
,
sul
divano
di
fronte
,
accanto
a
un
tavolino
di
avorio
su
cui
era
un
vaso
pieno
di
rose
rosse
.
Conoscevo
quelle
rose
.
Erano
partite
col
nostro
aereo
da
Roma
,
confezionate
dentro
una
scatola
di
ghiaccio
,
e
l
'
indomani
dell
'
arrivo
,
quando
il
principe
Pacelli
era
stato
ricevuto
dallo
scià
che
voleva
complimentarsi
per
la
nuova
linea
della
LAI
che
unisce
Roma
con
Teheran
,
il
pacco
era
stato
recapitato
a
Soraya
con
questo
messaggio
:
«
Alla
regina
più
bella
del
mondo
le
rose
più
belle
di
Roma
»
.
Soraya
le
accarezzò
lentamente
.
«
Così
lei
viene
da
Roma
»
mormorò
sempre
parlando
in
inglese
.
«
Ah
,
Roma
:
via
Veneto
,
il
Pincio
,
Villa
Borghese
!
Nessuna
città
al
mondo
è
bella
come
Roma
,
nessuno
è
adorabile
come
la
gente
di
Roma
.
Come
invidio
lei
che
ci
vive
!
Quando
venni
con
mio
marito
»
(
diceva
«
mio
marito
»
e
non
«
lo
Scià
»
,
come
avrebbe
preteso
l
'
etichetta
)
«
abitavo
in
un
albergo
di
via
Veneto
e
le
nostre
finestre
guardavano
sulla
strada
.
Spesso
mi
affacciavo
,
mi
divertivo
a
guardare
i
marciapiedi
affollati
di
gente
,
i
tavolini
fuori
dei
bar
,
le
edicole
dei
giornali
,
e
mi
sembrava
d
'
essere
al
centro
del
mondo
.
La
notte
il
brusio
dei
discorsi
saliva
fino
alle
nostre
finestre
e
il
rumore
delle
automobili
e
delle
lambrette
ci
impediva
di
dormire
;
mio
marito
si
inquietava
.
Eppure
era
così
bello
lo
stesso
.
Cosa
fanno
ora
in
via
Veneto
?
»
chiese
Soraya
sporgendo
verso
di
me
il
piccolo
volto
ansioso
.
Risposi
che
facevano
le
medesime
cose
:
si
davano
appuntamenti
,
bevevano
,
chiacchieravano
,
e
le
detti
una
copia
dell
'
«
Europeo
»
dove
c
'
erano
appunto
molte
notizie
e
fotografie
di
via
Veneto
.
Soraya
prese
a
sfogliarlo
con
avidità
.
Si
ricordava
dell
'
«
Europeo
»
,
quand
'
era
a
Roma
l
'
aveva
intervistata
per
questo
giornale
un
signore
amabile
e
severo
che
poi
aveva
scritto
tante
cose
gentili
.
Mi
chiese
timidamente
se
potevo
lasciarle
quel
numero
.
A
Teheran
i
giornali
italiani
arrivano
sempre
con
tanto
ritardo
e
lei
era
sempre
ansiosa
di
sapere
quel
che
succede
in
Europa
.
Per
esempio
era
ansiosa
di
sapere
qualcosa
sulla
morte
di
Fath
:
non
sapevo
che
era
morto
Fath
?
Io
lo
ignoravo
.
Gli
ultimi
giornali
scritti
a
caratteri
latini
che
avevo
letto
a
Teheran
erano
di
tre
giorni
avanti
,
le
mie
informazioni
si
fermavano
lì
.
Mi
dispiaceva
tuttavia
confessare
a
Soraya
che
non
sapevo
nulla
sulla
morte
di
Fath
e
finsi
di
sapere
.
«
Ne
sono
rimasta
tanto
addolorata
»
disse
lei
con
le
lacrime
agli
occhi
.
«
Era
così
bello
,
così
bravo
,
così
giovane
.
Quanti
anni
aveva
?
»
Buttai
giù
un
numero
:
quaranta
.
«
Oh
,
mon
Dieu
.
Non
è
terribile
pensare
che
Jacques
è
morto
a
quarant
'
anni
?
»
esclamò
lei
.
«
E
di
che
cosa
è
morto
?
»
Sapevo
che
il
sarto
parigino
era
ammalato
di
leucemia
e
risposi
che
era
morto
per
questo
.
«
Oh
che
strazio
!
»
esclamò
Soraya
coprendosi
gli
occhi
.
«
E
lo
conosceva
?
»
Non
ho
mai
visto
Fath
se
non
in
fotografia
ma
mi
dispiaceva
deludere
l
'
imperatrice
.
Dissi
perciò
che
lo
conoscevo
.
«
E
Dior
?
Conosce
Dior
?
»
volle
ancora
sapere
Soraya
.
Mi
pressava
di
domande
;
non
mi
era
mai
capitato
di
andare
ad
intervistare
qualcuno
e
di
essere
invece
intervistata
.
Risposi
,
questa
volta
senza
mentire
,
che
conoscevo
Dior
.
«
E
la
linea
H
le
piace
?
»
chiese
allora
Soraya
.
Questa
volta
mi
ribellai
,
risposi
che
avrei
molto
gradito
sapere
se
la
linea
H
piaceva
a
Sua
Maestà
.
«
Oh
,
no
!
»
fece
lei
scandalizzata
.
«
Le
pare
che
possa
portare
quella
roba
?
»
In
realtà
la
bellissima
Soraya
si
mortificherebbe
a
portare
un
abito
che
nasconde
la
figura
e
glielo
dissi
.
Parve
lusingata
e
continuò
a
lungo
a
parlare
della
moda
:
sembrava
impossibile
distoglierla
dal
suo
argomento
preferito
.
Soraya
adora
i
vestiti
,
le
pellicce
,
i
gioielli
.
Dicono
che
passi
molte
ore
davanti
allo
specchio
,
ogni
stagione
le
più
celebri
sartorie
francesi
e
italiane
le
mandano
i
cataloghi
con
le
fotografie
delle
collezioni
e
lei
sceglie
decine
di
modelli
per
volta
.
Possiede
centinaia
di
toilettes
,
una
immensa
quantità
di
profumi
,
un
numero
incalcolabile
di
pellicce
(
la
sua
pelliccia
preferita
è
quella
di
ermellino
che
le
regalò
Stalin
per
il
suo
matrimonio
)
,
gioielli
di
ogni
genere
.
Quando
venne
a
Roma
comprò
da
un
gioielliere
di
via
Condotti
collane
e
braccialetti
per
34
milioni
,
in
una
sola
mattina
.
Cambiare
toilettes
è
una
delle
poche
cose
da
fare
nella
reggia
di
Teheran
,
dove
l
'
imperatrice
passa
quasi
tutta
la
giornata
annoiandosi
.
Soraya
è
nata
e
cresciuta
in
Europa
,
è
stata
educata
in
collegi
svizzeri
ed
inglesi
,
la
vita
oziosa
nel
fasto
di
un
palazzo
orientale
non
può
non
opprimerla
.
Come
passa
il
suo
tempo
la
sovrana
più
invidiata
del
mondo
?
Soraya
fece
una
piccola
smorfia
.
Disse
che
leggeva
,
suonava
il
pianoforte
,
studiava
canto
,
si
intratteneva
con
la
gente
di
corte
.
Qualche
volta
usciva
,
andava
a
cavallo
,
oppure
a
nuotare
.
D
'
inverno
andava
a
sciare
sulle
montagne
che
circondano
Teheran
;
ma
non
era
così
divertente
come
sciare
in
Svizzera
.
«
Non
vedo
quasi
nessuno
»
disse
Soraya
con
voce
triste
.
«
E
mio
marito
ha
tanto
da
lavorare
,
non
riesco
quasi
mai
a
restare
a
lungo
con
lui
.
La
mattina
vengo
qui
,
aspetto
che
abbia
esaurito
i
suoi
impegni
e
all
'
una
faccio
colazione
in
sua
compagnia
.
Nel
pomeriggio
egli
torna
a
lavorare
ed
io
non
lo
vedo
fino
all
'
ora
di
cena
.
Non
è
molto
,
vero
?
»
concluse
con
un
sospiro
.
E
il
cinematografo
le
piaceva
?
Vedeva
spesso
dei
film
?
Soraya
scosse
la
testa
:
ogni
tanto
li
proiettavano
a
corte
.
Ma
a
Roma
era
più
divertente
:
andava
proprio
nei
cinema
,
anche
tre
volte
la
settimana
.
Ah
,
Roma
!
I
film
di
Roma
!
L
'
argomento
la
ravvivò
.
Soraya
adora
il
cinematografo
,
le
piacciono
soprattutto
i
film
drammatici
,
quelli
che
raccontano
storie
d
'
amore
,
detesta
i
film
comici
e
musicali
.
I
suoi
attori
preferiti
sono
Gregory
Peck
,
Barbara
Stanwyck
ed
Errol
Flynn
.
«
Conosce
Errol
Flynn
?
»
chiese
con
la
solita
curiosità
.
Mi
scappò
detto
che
non
lo
conoscevo
:
rimase
delusa
.
Lei
lo
incontrò
a
Roma
,
nel
1953
,
durante
una
festa
in
casa
Vassarotti
.
Era
vestito
in
modo
così
buffo
,
coi
calzini
rossi
,
ma
era
ugualmente
irresistibile
.
Conserva
ancora
nei
suoi
appartamenti
una
fotografia
in
cui
è
ritratta
con
lui
.
«
Quella
sera
conobbi
anche
Gina
Lollobrigida
»
disse
Soraya
.
«
Conosce
Gina
Lollobrigida
?
»
Le
dissi
di
sì
e
volle
sapere
cosa
faceva
,
se
il
suo
viaggio
in
America
era
stato
davvero
un
trionfo
,
se
in
Inghilterra
aveva
avuto
davvero
tanto
successo
,
se
era
ancora
così
«
splendidamente
bella
»
.
«
E
Silvana
Mangano
?
La
conosce
?
»
chiese
Soraya
,
piena
di
curiosità
.
L
'
aveva
vista
in
Riso
amaro
,
avrebbe
dato
non
so
cosa
per
vederla
in
persona
e
parlare
con
lei
.
«
È
così
brava
!
Come
mai
non
è
andata
a
Londra
?
»
chiese
piena
di
rammarico
.
Le
dissi
che
Silvana
Mangano
aspettava
un
altro
bambino
:
forse
per
questo
non
era
andata
a
Londra
.
«
Aspetta
un
bambino
?
»
balbettò
l
'
imperatrice
e
improvvisamente
il
suo
volto
si
oscurò
,
ci
fu
un
intervallo
di
silenzio
penoso
,
imbarazzante
.
Da
tre
anni
la
Persia
aspetta
che
Soraya
dia
un
figlio
allo
Scià
:
la
sua
mancata
maternità
è
divenuta
un
problema
di
Stato
ed
un
motivo
di
angoscia
per
lei
e
per
il
marito
.
Lo
scià
divorziò
dalla
prima
moglie
,
Fauzia
,
perché
questa
non
gli
aveva
dato
figli
maschi
;
e
sposò
Soraya
per
avere
un
erede
che
ancora
non
è
venuto
:
sembra
che
un
comitato
di
medici
abbia
dichiarato
l
'
imperatrice
fisiologicamente
sterile
.
La
mancanza
di
eredi
al
trono
è
alla
base
della
crisi
dinastica
che
travaglia
l
'
Iran
;
se
il
figlio
non
nascesse
,
lo
scià
potrebbe
anche
ripudiare
Soraya
o
essere
costretto
a
rinunciare
al
trono
.
Alcuni
partiti
,
nemici
di
Soraya
,
invocano
da
tempo
una
delle
due
soluzioni
che
sono
improbabili
ma
non
impossibili
.
Lo
Scià
è
innamorato
della
moglie
,
non
ha
alcuna
intenzione
di
abdicare
:
ma
potrebbe
esservi
costretto
se
la
crisi
si
aggravasse
.
L
'
imperatrice
taceva
ancora
,
abbuiata
,
quando
un
cameriere
entrò
portando
un
vassoio
con
le
tazze
di
tè
.
Il
fatto
la
scosse
.
Tirò
un
lungo
sospiro
,
ordinò
al
servitore
,
con
un
cenno
del
capo
,
di
lasciare
tutto
sul
tavolo
,
e
mi
porse
con
grazia
la
tazza
di
tè
.
«
Il
3
dicembre
parto
per
l
'
America
»
disse
poi
,
sollevata
.
«
È
mai
stata
in
America
?
Ah
,
New
York
,
la
Fifth
Avenue
,
le
Montagne
Rocciose
,
Hollywood
!
È
mai
stata
ad
Hollywood
?
»
Soraya
non
conosce
gli
Stati
Uniti
,
da
molto
tempo
supplicava
lo
scià
di
portarcela
,
ed
ora
parlando
del
suo
viaggio
sembrava
di
nuovo
una
bambina
felice
,
ignara
dei
suoi
gravi
problemi
.
Avrebbe
visitato
gli
studi
,
diceva
,
avrebbe
conosciuto
Gregory
Peck
e
Barbara
Stanwyck
.
Era
così
commovente
nella
sua
eccitazione
che
per
qualche
minuto
non
ebbi
il
coraggio
di
chiederle
se
davvero
andava
in
America
per
divertimento
oppure
se
il
viaggio
aveva
lo
scopo
che
i
bene
informati
alla
corte
di
Teheran
gli
attribuiscono
:
cioè
di
farsi
visitare
da
celebri
specialisti
in
ginecologia
per
riuscire
,
attraverso
un
procedimento
artificiale
,
a
dare
finalmente
allo
scià
l
'
erede
che
aspetta
.
Poi
mi
decisi
:
si
diceva
che
Sua
Maestà
si
recasse
negli
Stati
Uniti
per
sottoporsi
ad
un
medicai
treatment
:
era
esatto
?
Di
nuovo
il
volto
di
Soraya
si
oscurò
e
la
sovrana
perse
il
sorriso
.
Posò
lentamente
la
tazza
di
tè
,
abbassò
la
testa
e
quando
la
rialzò
aveva
una
espressione
smarrita
,
da
bambina
che
non
sa
cosa
dire
.
Poi
disse
a
voce
bassa
ed
incerta
,
come
se
si
vergognasse
a
dire
una
bugia
:
«
No
,
for
pleasure
»
,
per
divertimento
.
E
cambiò
in
fretta
il
discorso
.
Raccontò
che
sarebbe
partita
in
aereo
,
si
sarebbe
fermata
a
Londra
e
qui
,
forse
,
avrebbe
preso
la
nave
.
In
America
sarebbe
rimasta
due
mesi
soltanto
per
aver
tempo
di
fermarsi
a
Roma
sulla
via
del
ritorno
.
«
Ho
convinto
mio
marito
a
tornarci
»
disse
con
la
vocina
sottile
;
e
gli
occhi
le
brillavano
di
nuovo
gaiamente
.
Si
alzò
,
mi
porse
la
mano
per
dimostrarmi
che
il
colloquio
era
finito
;
e
a
vederla
così
piccola
e
fragile
mi
dimenticai
per
la
seconda
volta
di
farle
l
'
inchino
.