StampaPeriodica ,
Invece
di
mandargli
i
fiori
,
ho
fatto
stampare
5mila
manifesti
per
il
giorno
del
suo
funerale
.
Li
ho
fatti
stampare
con
la
fotografia
che
a
me
piace
di
più
,
e
con
una
delle
sue
poesie
che
a
me
sono
più
care
,
e
con
una
frase
che
mi
venne
spontanea
quando
seppi
che
lo
avevano
ammazzato
ma
ora
la
ripetono
tutti
come
uno
slogan
.
La
fotografia
è
quella
che
gli
scattarono
il
giorno
in
cui
fu
eletto
deputato
,
e
sorride
il
sorriso
di
un
bambino
felice
,
e
alza
il
pugno
in
segno
di
vittoria
.
La
poesia
è
quella
che
dice
:
«
Non
piangere
per
me
/
Sappi
che
muoio
/
Non
puoi
aiutarmi
/
Ma
guarda
quel
fiore
/
quello
che
appassisce
ti
dico
/
Annaffialo
»
.
La
frase
che
ora
tutti
ripetono
come
uno
slogan
è
questa
:
«
Nel
1968
Alessandro
Panagulis
fu
condannato
a
morte
perché
cercava
la
libertà
.
Nel
1976
Alessandro
Panagulis
è
morto
perché
cercava
la
verità
e
l
'
aveva
trovata
»
.
Tu
sai
di
quale
verità
sto
parlando
.
In
Grecia
lui
la
trovò
soprattutto
a
proposito
dell
'
Esa
e
delle
responsabilità
sulla
invasione
di
Cipro
.
Me
ne
parlò
subito
,
con
gli
occhi
che
gli
ridevano
di
gioia
fanciullesca
.
A
Roma
,
mi
pare
.
«
Altro
che
rapporto
Pike
,
altro
che
rapporto
Church
»
,
mi
disse
.
Erano
documenti
autografi
,
firmati
dagli
stessi
responsabili
.
«
Ma
come
li
userai
?
»
.
Rispose
:
«
Pubblicherò
un
settimanale
.
Il
primo
numero
avrà
in
copertina
la
lettera
autografa
del
personaggio
più
compromesso
.
Al
secondo
numero
mi
fermeranno
,
forse
.
Ma
ormai
avrò
fatto
sapere
l
'
essenziale
»
.
Per
un
mese
non
discutemmo
d
'
altro
.
Si
accorse
ben
presto
che
non
avrebbe
mai
trovato
quei
soldi
,
o
non
abbastanza
in
tempo
,
e
così
si
decise
a
dare
alcuni
documenti
a
Ta
Nea
,
un
quotidiano
di
Atene
.
Erano
i
documenti
meno
sensazionali
,
gli
hors
d
'
uvre
.
Suscitarono
lo
stesso
un
inferno
,
e
alla
sesta
puntata
Averoff
intervenne
:
la
magistratura
proibì
di
continuare
le
pubblicazioni
.
Averoff
:
il
ministro
della
Difesa
.
Il
suo
nemico
.
Mentre
la
pubblicazione
avveniva
,
Alekos
(
Panagulis
,
ndr
)
era
in
Italia
.
Arrivando
mi
aveva
detto
d
'
esser
venuto
per
scrivere
un
libro
.
Ma
io
avevo
capito
subito
che
la
ragione
era
un
'
altra
,
che
aveva
bisogno
di
stare
qualche
settimana
lontano
dalla
Grecia
dove
si
sentiva
in
pericolo
.
Non
gliene
chiesi
conferma
perché
sapevo
che
non
gli
piaceva
farmi
partecipe
di
certe
preoccupazioni
e
angosciarmi
.
Abitava
a
casa
mia
,
naturalmente
.
Ed
era
sempre
così
inquieto
.
Doveva
tornare
in
Grecia
dopo
30
giorni
.
Al
trentesimo
giorno
disse
:
«
Posso
rimandare
la
partenza
di
24
ore
»
.
Al
trentunesimo
giorno
disse
:
«
In
fondo
posso
rimandarla
anche
di
48»
.
Al
trentaduesimo
giorno
disse
:
«
Potrei
rimandarla
anche
d
'
una
settimana
»
.
E
allora
fui
certa
che
in
Grecia
stava
rischiando
davvero
la
vita
.
Ma
non
lo
pregai
di
restare
in
Italia
.
Era
una
di
quelle
creature
che
bisogna
lasciar
morire
se
hanno
deciso
di
morire
.
Perché
,
se
l
'
hanno
deciso
,
vuol
dire
che
è
giusto
così
.
Una
dura
lezione
che
avevo
imparato
quand
'
era
in
esilio
in
Italia
,
nel
1973
e
nel
1974
,
e
lottava
contro
i
colonnelli
.
Ogni
tanto
spariva
.
Andava
in
Grecia
,
grazie
a
un
passaporto
falso
.
Scendeva
all
'
aeroporto
di
Atene
,
con
quei
baffi
e
con
quella
pipa
che
lo
facevano
riconoscere
tra
mille
,
e
fieramente
passava
tra
le
maglie
della
polizia
,
sotto
gli
sguardi
di
coloro
che
volevano
ammazzarlo
.
Quando
lo
accompagnavo
all
'
aeroporto
,
non
mi
chiedevo
mai
se
sarebbe
tornato
.
Mi
limitavo
a
sperare
che
tornasse
.
Tornava
sempre
,
ridendo
.
No
,
in
certi
casi
anche
piangendo
.
Come
la
volta
in
cui
aveva
trovato
tutte
le
porte
chiuse
.
Gli
amici
che
ora
si
definiscono
tali
e
piangono
lacrime
di
coccodrillo
sfruttando
la
sua
morte
(
come
quel
Papandreu
che
egli
non
rispettava
)
non
gli
aprivano
dicendo
:
«
Ho
famiglia
»
.
Tornò
anche
dalla
Spagna
,
dov
'
era
andato
con
un
altro
passaporto
falso
per
aiutare
la
resistenza
contro
Franco
.
Tornava
sempre
.
E
questa
volta
non
è
tornato
.
Dovevamo
vederci
a
Roma
lo
stesso
giorno
in
cui
avverranno
i
suoi
funerali
.
A
Roma
avrebbe
portato
le
fotocopie
dei
documenti
,
per
metterli
al
sicuro
in
Europa
.
Alla
fine
di
aprile
lo
chiamai
ad
Atene
da
New
York
.
Gli
chiesi
:
«
Come
va
?
»
.
Rispose
:
«
Molto
male
»
.
«
Perché
?
»
.
«
Sono
molto
,
molto
triste
.
E
molto
,
molto
preoccupato
»
.
Per
divertirlo
gli
raccontai
che
i
fascisti
di
Imperia
mi
avevano
condannata
a
morte
.
Invece
non
si
divertì
.
Rispose
:
«
Anche
me
»
.
Replicai
,
tentando
dell
'
umorismo
:
«
I
fascisti
d
'
Imperia
?
!
»
.
E
lui
:
«
No
,
i
fascisti
di
qui
»
.
E
io
:
«
Per
i
documenti
?
»
.
«
Già
»
.
Da
New
York
lo
chiamai
di
nuovo
il
giorno
in
cui
partii
per
rientrare
in
Italia
.
Era
venerdì
30
aprile
,
poche
ore
prima
della
sua
morte
.
Il
suo
tono
era
strano
.
No
,
non
strano
.
Triste
.
No
,
non
triste
.
Rassegnato
.
Sussurrai
:
«
Stai
attento
»
.
E
con
quel
tono
triste
,
no
,
rassegnato
,
replicò
:
«
Tanto
,
se
vogliono
farlo
,
lo
fanno
»
.
L
'
indomani
mattina
ero
a
Roma
.
Pensai
di
avvertirlo
per
confermare
il
nostro
appuntamento
.
Allungai
la
mano
verso
il
telefono
e
,
prima
che
sollevassi
il
ricevitore
,
il
telefono
squillò
.
Era
l
'
ex
avvocato
di
Costantino
di
Grecia
.
Sembrava
sconvolto
.
Quasi
strillò
:
«
Cosa
può
dirmi
sulla
morte
di
Panagulis
?
»
.
Paradossalmente
,
rimasi
calma
.
Stupidamente
risposi
:
«
Panagulis
sta
benissimo
.
Ci
ho
parlato
poche
ore
fa
»
.
E
lui
:
«
No
,
no
,
sembra
proprio
che
sia
morto
.
In
un
incidente
automobilistico
»
.
Composi
due
numeri
:
uno
a
Milano
e
uno
a
Roma
.
A
Milano
mi
dissero
che
,
in
realtà
,
la
voce
era
corsa
ma
la
radio
non
l
'
aveva
confermata
.
A
Roma
mi
dissero
:
«
Un
momento
,
ora
controlliamo
»
.
Erano
quelli
dell
'
Ansa
.
«
Sì
,
purtroppo
è
vero
»
.
Allora
chiamai
un
taxi
e
corsi
di
nuovo
all
'
aeroporto
.
Sull
'
aereo
sono
stati
gentili
.
Mi
hanno
dato
un
posto
lontano
da
tutti
:
perché
potessi
piangere
in
pace
,
suppongo
.
Invece
non
ho
pianto
.
Quello
è
successo
dopo
,
quand
'
ero
proprio
sola
.
Anche
lui
faceva
così
.
All
'
aeroporto
di
Atene
c
'
erano
ad
aspettarmi
i
suoi
amici
.
C
'
erano
anche
i
fotografi
che
mi
sparavano
addosso
fucilate
di
luce
,
e
io
mi
vergognavo
,
mi
sentivo
ridicola
,
mi
sembrava
d
'
essere
la
vedova
nazionale
.
Io
e
gli
amici
siamo
saltati
in
macchina
.
Diretti
all
'
obitorio
.
Sulla
strada
che
porta
in
città
,
a
un
certo
punto
,
c
'
era
una
grande
folla
.
Ho
chiesto
perché
e
mi
hanno
detto
:
«
È
successo
lì
»
.
Allora
ho
fatto
fermare
la
macchina
e
sono
passata
attraverso
la
folla
,
pentendomi
subito
perché
molti
sussurravano
:
«
Fallatzi
,
Fallatzi
»
e
si
scostavano
come
intimiditi
.
Il
luogo
era
circondato
da
un
cordone
di
poliziotti
,
e
al
di
là
del
cordone
c
'
era
un
mucchio
di
ferri
contorti
color
verde
pisello
.
Due
poliziotti
m
'
hanno
fermato
con
la
brutalità
dei
poliziotti
:
mettendomi
le
mani
addosso
.
Non
ricordo
bene
quel
che
è
successo
,
ma
gli
amici
dicono
che
ho
buttato
un
poliziotto
per
terra
,
e
ho
spinto
l
'
altro
molto
lontano
.
Poi
sono
stata
davanti
a
quel
mucchietto
di
ferri
color
verde
pisello
...
E
questi
erano
la
sua
Primavera
,
la
sua
Fiat
.
Erano
tre
anni
che
aspettavo
,
voglio
dire
che
temevo
,
questo
momento
.
Erano
tre
anni
che
dicevo
a
me
stessa
:
prima
o
poi
succederà
.
Aveva
sempre
avuto
fortuna
.
Era
sfuggito
alla
fucilazione
;
era
sopravvissuto
a
torture
inumane
;
era
divenuto
un
poeta
proprio
attraverso
quelle
;
era
uscito
dopo
cinque
anni
da
un
carcere
atroce
dove
sembrava
dovesse
restare
tutta
la
vita
o
morirci
;
era
passato
indenne
attraverso
insidie
,
attentati
;
era
stato
eletto
deputato
nell
'
anniversario
della
sua
condanna
a
morte
;
era
amato
,
venerato
,
adulato
da
alcuni
fino
all
'
eccesso
.
Ma
io
non
mi
facevo
illusioni
.
Del
resto
non
faceva
nulla
per
evitarlo
.
Lo
sfidava
ogni
giorno
quel
suo
destino
di
finire
ammazzato
.
Forse
non
riesco
a
esprimermi
.
Capisci
,
non
sono
molto
lucida
.
Non
dormo
da
quattro
notti
e
anche
se
cerco
di
non
darlo
a
vedere
perché
detesto
il
dolore
esibito
,
dentro
sono
un
unico
urlo
.
Ciò
che
cerco
di
spiegarti
è
difficile
.
Ma
può
riassumersi
così
:
non
c
'
è
stupore
in
me
.
O
meglio
,
uno
stupore
c
'
è
:
quello
di
non
essere
anch
'
io
in
una
cella
frigorifera
di
quell
'
obitorio
.
E
non
sono
certa
di
sentirne
sollievo
.
Quante
volte
,
insieme
,
siamo
stati
inseguiti
da
un
'
automobile
che
voleva
ammazzarci
.
La
prima
volta
fu
nel
settembre
del
1973
,
dodici
giorni
dopo
ch
'
egli
era
uscito
dal
carcere
di
Boyati
.
Praticamente
,
m
'
ero
trasferita
ad
Atene
:
non
solo
perché
lui
me
l
'
aveva
chiesto
,
non
solo
perché
volevo
stargli
vicino
,
ma
perché
mi
sembrava
di
aiutarlo
con
la
mia
presenza
.
Mi
sembrava
che
avrebbero
esitato
a
ucciderlo
se
,
per
uccidere
lui
,
dovevano
uccidere
anche
me
.
Abitavo
nella
sua
casa
di
Glifada
.
Un
giorno
gli
dissi
che
non
conoscevo
Creta
.
E
mi
portò
a
Creta
.
A
Creta
dissi
che
volevo
vedere
la
reggia
di
Cnosso
.
E
mi
portò
a
Cnosso
.
Anzi
,
ci
portò
un
suo
amico
,
avvocato
.
Con
l
'
automobile
.
Ci
accorgemmo
presto
che
un
'
altra
automobile
ci
seguiva
,
con
due
tipi
dalla
faccia
di
poliziotto
.
Dunque
questa
macchina
ci
seguiva
e
,
a
volte
,
accelerava
buttandosi
contro
di
noi
.
Noi
riuscivamo
sempre
a
cavarcela
andando
più
forte
ma
a
un
certo
punto
quelli
presero
ad
accostarsi
sulla
nostra
fiancata
di
sinistra
,
e
a
spingerci
verso
il
precipizio
.
Ci
salvò
,
per
miracolo
,
un
'
altra
macchina
della
polizia
.
Salto
gli
altri
episodi
per
non
diventare
monotona
.
Te
ne
aggiungo
uno
e
basta
:
quello
che
avvenne
nel
settembre
dell
'
anno
scorso
.
Nel
settembre
o
in
estate
?
Eravamo
andati
a
cena
,
io
e
Alekos
,
in
una
trattoria
dove
si
mangia
il
pesce
.
Qui
ci
raggiunse
una
telefonata
.
Un
'
automobile
nera
,
gli
dissero
,
passava
da
ore
dinanzi
al
Politecnico
e
a
intervalli
buttava
una
bomba
.
La
polizia
non
interveniva
.
Alekos
ascoltò
con
calma
e
rispose
:
«
Andrò
a
dare
un
'
occhiata
»
.
Erano
i
giorni
in
cui
si
temeva
un
nuovo
colpo
di
Stato
.
Aveva
preso
in
affitto
una
Peugeot
.
Procedeva
come
un
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
.
E
ciò
lo
divertiva
perché
diceva
che
io
ero
Stan
Laurel
e
lui
Oliver
Hardy
,
cioè
due
disgraziati
che
si
mettevano
sempre
nei
guai
.
Tossendo
e
sputando
,
la
nostra
Peugeot
giunse
dinanzi
al
Politecnico
.
Qui
ci
fermammo
e
Alekos
interrogò
gli
studenti
.
Stava
interrogandoli
quando
la
macchina
nera
apparì
.
Aveva
una
targa
del
corpo
diplomatico
,
cd.
A
bordo
c
'
erano
quattro
uomini
dal
volto
di
fascisti
.
Alekos
mi
ordinò
perentorio
:
«
Andiamo
»
.
Risalii
sulla
Peugeot
,
e
lui
con
me
.
Partimmo
e
l
'
automobile
nera
era
ormai
lontana
.
Ma
presto
riapparve
,
dietro
di
noi
e
...
A
un
certo
punto
non
fu
più
chiaro
chi
seguiva
e
chi
era
inseguito
.
La
sola
differenza
era
che
loro
inseguivano
noi
per
ammazzarci
e
noi
inseguivamo
loro
per
capire
chi
fossero
e
portarli
dalla
polizia
.
L
'
agonia
durò
due
ore
e
mezzo
.
L
'
automobile
nera
ci
condusse
molto
lontano
,
quasi
fino
al
tempio
di
Sugno
.
A
un
certo
punto
,
devo
ammetterlo
,
ebbi
molta
paura
.
E
non
mi
vergognai
di
gridarlo
a
quest
'
uomo
che
non
aveva
paura
di
nulla
,
mai
.
Lui
non
rispose
nemmeno
.
Ma
il
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
si
comportò
in
modo
glorioso
.
La
trappola
che
ci
avevano
teso
scattò
solo
alla
fine
,
dopo
che
uno
dei
quattro
fascisti
era
sceso
dall
'
automobile
nera
per
dileguarsi
.
L
'
automobile
nera
finse
di
lasciarsi
inseguire
e
,
in
piena
città
,
imboccò
un
vicolo
cieco
.
Appena
me
ne
accorsi
,
dissi
ad
Alekos
:
«
Siamo
in
trappola
»
.
Lui
rispose
freddo
:
«
Lo
so
»
.
Allora
aggiunsi
:
«
Torniamo
indietro
»
.
E
lui
:
«
È
troppo
tardi
»
.
L
'
automobile
nera
entrò
dentro
un
garage
,
in
fondo
al
vicolo
cieco
.
Si
fermò
,
i
tre
scesero
e
si
piazzarono
in
mezzo
al
garage
ad
aspettarci
.
Alekos
fermò
la
Peugeot
accanto
all
'
automobile
nera
e
mi
disse
:
«
Tu
resta
in
macchina
»
.
Poi
scese
andandogli
incontro
.
Lo
seguii
immediatamente
.
Alekos
si
avvicinò
al
tipo
più
minaccioso
e
sempre
freddo
,
sempre
calmo
,
gli
tirò
la
cravatta
.
Poi
mormorò
,
in
greco
e
in
italiano
:
«
Vedi
,
questi
sono
fascisti
greci
.
E
non
hanno
coglioni
»
.
L
'
uomo
col
pacchetto
posò
la
mano
destra
sopra
il
pacchetto
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
si
buttò
in
ginocchio
e
cominciò
a
implorare
pietà
:
«
Alekos
,
noi
ti
ammiriamo
,
ti
rispettiamo
.
Sei
Panagulis
.
È
stato
tutto
un
equivoco
»
.
E
Alekos
:
«
Meglio
.
Gli
equivoci
si
chiariscono
dinanzi
alla
polizia
»
.
Non
mi
crederai
ma
riuscì
a
farsi
seguire
,
stavolta
,
per
portarli
al
Politecnico
e
consegnarli
alla
polizia
.
La
targa
cd
era
una
targa
falsa
e
...
Vedi
,
siamo
qui
nella
sua
stanza
,
io
sto
qui
a
parlarti
distesa
sul
suo
letto
,
e
non
riesco
a
credere
che
sia
morto
davvero
.
Eppure
l
'
ho
visto
morto
.
Non
ci
riesco
,
malgrado
tutto
ciò
che
ti
ho
detto
prima
,
perché
lui
si
comportava
come
se
fosse
immortale
.
Eppure
parlava
sempre
di
morte
.
Le
sue
poesie
parlavano
sempre
di
morte
,
di
morti
.
Quando
poi
aveva
la
febbre
...
Lo
coglievano
febbri
violente
,
assai
spesso
.
Le
torture
subite
lo
avevano
rovinato
.
Una
volta
,
a
Firenze
,
lo
portai
a
fare
una
radiografia
per
vedere
se
quelle
febbri
dipendevano
dai
reni
o
dai
polmoni
.
E
il
radiologo
,
stupefatto
,
esclamò
:
«
Ma
è
tutto
rotto
quest
'
uomo
!
Non
ha
nemmeno
una
costola
intatta
!
Ma
cosa
gli
hanno
fatto
?
!
»
.
Queste
febbri
arrivavano
anche
a
41
,
41
e
mezzo
.
Tremando
diceva
:
«
Muoio
,
Stavolta
muoio
,
Oriana
»
.
Però
lo
diceva
ridendo
.
Temeva
la
morte
o
no
?
È
una
domanda
che
mi
sono
posta
spesso
,
senza
darvi
risposta
.
Ma
ora
posso
dare
una
risposta
.
Non
temeva
la
morte
.
Parlava
della
morte
,
ridendo
,
perché
sapeva
che
sarebbe
giunta
assai
presto
:
come
una
beffa
.
Un
giorno
gli
lessi
la
mano
.
Aveva
una
mano
strana
,
anzi
terrificante
.
Sulle
palme
c
'
erano
solo
tre
segni
.
Quello
del
cuore
,
quello
dell
'
intelligenza
,
quello
della
vita
.
Quello
del
cuore
e
quello
dell
'
intelligenza
erano
senza
fine
,
quello
della
vita
si
interrompeva
bruscamente
.
Provai
un
brivido
a
guardarlo
e
gli
dissi
:
«
Vivrai
fino
a
cent
'
anni
!
»
.
Spalancò
la
bocca
immensa
in
una
immensa
risata
ed
esclamò
:
«
Bugiarda
!
Io
non
diventerò
mai
vecchio
e
l
'
hai
visto
»
.
Gli
dispiaceva
,
sai
.
Perché
il
sogno
di
Alessandro
Panagulis
era
diventare
vecchio
.
Vecchio
e
curvo
come
Ferruccio
Parri
che
amava
e
ammirava
.
Per
questo
si
vestiva
quasi
sempre
da
vecchio
.
Abiti
severi
,
grigi
o
blu
,
camicie
:
bianche
o
color
pastello
,
e
sempre
la
cravatta
.
Per
questo
portava
i
baffi
e
fumava
la
pipa
.
Con
quelle
boccate
lunghe
,
lente
,
da
vecchio
.
Per
questo
camminava
a
passi
così
grevi
,
cardinalizi
.
Io
lo
prendevo
in
giro
.
Sapevo
quanto
gli
piacesse
Makarios
,
quanto
ne
ammirasse
la
ieraticità
,
e
quando
correvo
(
tu
lo
sai
,
io
corro
sempre
)
gli
strillavo
con
impazienza
:
«
E
dai
,
corri
!
Non
fare
il
Makarios
!
»
.
Un
giorno
mi
disse
:
«
Lasciami
fare
.
Ci
ho
messo
tanto
a
imparare
a
camminare
come
un
vecchio
»
.
Poi
ebbe
una
pausa
e
aggiunse
:
«
E
a
pensare
come
un
vecchio
»
.
Anche
la
sua
saggezza
era
saggezza
da
vecchio
.
E
le
sue
profezie
erano
le
profezie
di
un
vecchio
.
Te
le
declamava
lentamente
,
mordendo
la
pipa
,
e
a
volte
erano
profezie
così
paradossali
che
non
lo
contraddicevi
solo
per
il
rispetto
che
suscita
un
vecchio
.
Io
sono
...
io
ero
un
poco
più
vecchia
di
lui
,
eppure
dinanzi
a
lui
,
con
lui
,
mi
sentivo
più
giovane
di
lui
.
Mi
suscitava
rispetto
,
capisci
?
Infatti
tenevo
sempre
conto
dei
suoi
rimproveri
.
Però
era
anche
un
bambino
,
e
ora
non
so
come
metterla
insieme
questa
storia
del
bambino
e
del
vecchio
.
Le
sue
esplosioni
di
gioia
,
ad
esempio
,
erano
esplosioni
da
bambino
.
Quand
'
era
felice
,
saltava
e
giocava
come
un
bambino
:
fino
a
irritarmi
.
Anche
i
suoi
dispetti
erano
dispetti
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Anche
i
suoi
capricci
.
E
le
sue
disperazioni
erano
disperazioni
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Così
le
sue
allegrie
.
Se
tu
sapessi
quant
'
era
allegro
,
buffo
,
divertente
.
Io
non
ho
mai
riso
tanto
come
in
questi
tre
anni
con
Alekos
.
Riso
o
sofferto
?
Diventava
la
stessa
cosa
con
lui
.
Guardiamo
se
posso
spiegarmi
.
Non
c
'
è
nulla
di
più
odioso
,
secondo
me
,
di
un
eroe
.
E
Panagulis
era
un
eroe
.
Ma
era
un
eroe
che
ride
.
Soprattutto
di
se
stesso
.
Si
prendeva
sempre
in
giro
.
Questo
è
il
ritratto
di
un
bambino
o
di
un
vecchio
;
io
temo
che
sia
il
ritratto
di
un
genio
.
Ci
ho
messo
tanto
a
capire
che
era
un
genio
.
Mi
rifiutavo
di
ammetterlo
,
anche
per
riuscire
a
tenergli
testa
.
Avevo
dinanzi
a
me
,
accanto
a
me
,
un
mito
delle
folle
.
E
,
sia
istintivamente
che
razionalmente
,
respingevo
quel
mito
.
Cercavo
di
ridurlo
a
dimensioni
umane
che
in
realtà
non
aveva
.
Perché
tutto
in
lui
era
eccessivo
.
Di
male
c
'
era
così
poco
in
lui
.
I
suoi
difetti
erano
tanto
piccoli
quanto
le
sue
virtù
erano
grandi
.
E
quando
i
suoi
difetti
ti
esasperavano
,
non
avevi
che
ricordare
le
sue
virtù
.
Ad
esempio
la
sua
bontà
,
malamente
nascosta
dietro
gli
atteggiamenti
bruschi
.
Ricordi
quando
perdonò
ai
suoi
torturatori
e
chiese
che
Papadopulos
,
Makaresos
,
Pattakos
,
Joannidis
non
fossero
condannati
a
morte
?
Era
ossessionato
dalla
libertà
,
lo
sanno
tutti
,
ma
anche
dalla
moralità
.
E
questo
non
lo
sanno
tutti
.
Diceva
,
pensa
,
che
la
politica
è
moralità
.
Per
questo
fece
la
sua
campagna
elettorale
con
poche
lire
,
pubblicizzato
soltanto
da
qualche
manifesto
grande
come
un
francobollo
,
e
dai
suoi
discorsi
pronunciati
senza
retorica
e
senza
lusinghe
.
Parlava
alla
folla
con
voce
bassa
,
dicendo
che
lui
non
prometteva
miracoli
perché
i
miracoli
non
esistevano
.
Non
ho
mai
visto
qualcuno
chiedere
d
'
essere
eletto
a
quel
modo
,
cioè
maltrattando
in
tal
modo
i
suoi
possibili
elettori
,
fustigandoli
,
rimproverandoli
.
Era
un
uomo
indulgente
con
tutti
,
capiva
come
nessuno
le
debolezze
e
le
colpe
che
nascono
con
la
vita
.
Eppure
diventava
rigido
come
un
angelo
vendicatore
quando
toccava
il
tema
della
moralità
.
Io
gli
dicevo
:
«
Fai
la
politica
come
un
predicatore
»
.
E
lui
rispondeva
:
«
No
,
faccio
la
politica
come
un
poeta
»
.
Un
poeta
che
ride
.
Una
volta
si
trovò
nel
mezzo
di
una
manifestazione
di
ostetriche
che
facevano
anche
lo
sciopero
della
fame
.
Così
ordinò
a
sua
madre
di
portare
alle
ostetriche
un
soccorso
di
uova
sode
.
Sua
madre
giunse
mentre
la
polizia
le
attaccava
.
Così
lui
agguantò
il
cesto
delle
uova
sode
e
con
quelle
,
una
a
una
,
si
mise
a
bombardare
i
rappresentanti
dell
'
ordine
.
Il
capo
della
polizia
lo
riconobbe
.
Lo
affrontò
e
gli
disse
:
«
Onorevole
Panagulis
,
sono
il
colonnello
Tal
dei
Tali
»
.
Alekos
posò
l
'
uovo
sodo
,
gli
si
avvicinò
,
gli
strappò
le
spalline
coi
gradi
,
e
rispose
:
«
Ora
non
lo
è
più
.
L
'
ho
degradato
»
.
Gli
intentarono
un
processo
per
questo
.
Ma
l
'
intero
Parlamento
votò
quasi
all
'
unanimità
perché
il
processo
non
avvenisse
.
Dico
«
quasi
all
'
unanimità
»
perché
ci
fu
un
voto
contrario
:
il
suo
.
E
lui
lo
motivò
dicendo
:
«
Sì
,
l
'
ho
degradato
.
Ma
non
era
mica
legale
.
Farsi
la
legge
da
soli
è
un
dovere
quando
la
legge
non
c
'
è
perché
la
democrazia
non
esiste
.
Ma
ora
la
democrazia
esiste
.
Be
'
...
comunque
esiste
un
Parlamento
»
.
Mi
dicono
(
e
credo
sia
vero
)
che
durante
l
'
episodio
delle
ostetriche
il
presidente
del
Parlamento
gli
chiedesse
esasperato
:
«
Scusi
,
onorevole
.
Ma
cosa
c
'
entra
,
lei
,
con
le
ostetriche
?
»
.
E
Alekos
:
«
Mi
hanno
fatto
nascere
,
signor
presidente
.
E
a
me
piace
tanto
essere
nato
.
Peccato
che
abbiano
fatto
nascere
anche
lei
»
.
Si
divertiva
anche
a
fare
il
deputato
.
Si
divertiva
a
fare
tutto
.
Trasformava
ogni
suo
problema
personale
in
una
burla
da
Ulisse
.
Era
Ulisse
.
La
sua
Itaca
non
esisteva
.
Per
lui
esisteva
soltanto
il
viaggio
.
E
a
interrompere
il
viaggio
,
la
vita
,
può
essere
solo
la
morte
.
Il
concetto
che
esprime
nella
più
bella
delle
sue
poesie
,
Taxidi
.
Quella
che
mi
ha
dedicato
.
Il
concetto
,
anche
,
che
mi
regalò
con
una
frase
che
ho
messo
nel
mio
libro
Lettera
a
un
bambino
mai
nato
.
Quella
che
dice
:
«
Benedetto
colui
che
può
dirsi
:
io
voglio
camminare
,
non
voglio
arrivare
.
Maledetto
colui
che
s
'
impone
:
voglio
arrivare
fin
là
.
Arrivare
è
morire
,
durante
il
cammino
puoi
concederti
solo
fermate
»
.
E
sua
anche
la
frase
che
chiude
il
libro
:
«
Perché
la
vita
non
muore
»
.
Me
la
gridò
una
notte
,
in
questa
stanza
,
arrabbiato
perché
facevo
morire
la
protagonista
del
libro
.
Solo
con
una
persona
non
si
divertì
mai
:
col
ministro
della
Difesa
Averoff
.
Quello
che
ha
dichiarato
stamani
:
«
Io
non
permetto
nemmeno
che
il
mio
nome
venga
citato
nella
storia
dei
documenti
scoperti
dal
signor
Panagulis
»
.
Quello
che
oggi
non
si
è
presentato
in
Parlamento
dove
l
'
intera
seduta
era
dedicata
alla
commemorazione
di
Panagulis
.
Quello
che
dice
:
«
Voglio
quei
documenti
e
li
avrò
»
.
Del
resto
non
fu
Averoff
a
sollecitare
la
sentenza
della
magistratura
che
ne
interrompeva
e
ne
proibiva
la
pubblicazione
?
L
'
inimicizia
,
mi
pare
,
scoppiò
quando
Alekos
scrisse
per
L
'
Europeo
un
articolo
dove
indicava
in
Averoff
l
'
elemento
più
reazionario
dell
'
attuale
governo
e
l
'
uomo
più
legato
alla
Cia
.
Lo
indicava
anche
come
l
'
ideatore
e
il
direttore
del
colpo
di
Stato
andato
a
monte
verso
la
fine
del
1975
.
Averoff
tentò
di
prenderla
sportivamente
.
Cercò
di
farlo
incontrare
e
ammansire
,
si
dice
,
con
la
sua
bella
figliola
.
Una
extraparlamentare
di
lusso
,
ovviamente
di
estrema
sinistra
.
Ma
il
tentativo
non
riuscì
.
Allora
Averoff
attese
d
'
incontrarlo
nei
corridoi
del
Parlamento
.
Gli
andò
incontro
a
braccia
spalancate
,
un
sorriso
mellifluo
sotto
i
baffetti
alla
Charlot
,
e
:
«
Alessandro
carissimo
,
ma
cos
'
è
questa
incomprensione
tra
noi
?
Siamo
due
persone
intelligenti
,
civili
,
quindi
capaci
di
trovare
un
punto
di
intesa
.
Perché
non
discuterne
?
Parliamone
a
cena
»
.
E
Alekos
:
«
Signor
ministro
,
i
problemi
del
popolo
non
si
discutono
a
cena
.
Si
discutono
in
Parlamento
»
.
Incominciò
a
quel
modo
la
lunga
,
spietata
serie
delle
sue
interrogazioni
al
signor
ministro
.
Alekos
le
chiamava
domandine
.
Solo
nei
casi
più
gravi
,
domande
.
E
,
nei
casi
gravissimi
,
superdomande
.
Quasi
a
ogni
telefonata
mi
diceva
:
«
Stamani
il
domandiere
ha
fatto
arrabbiare
di
nuovo
Averoff
»
.
All
'
inizio
Averoff
rispose
con
grande
indulgenza
.
Ma
poi
divenne
sempre
meno
indulgente
.
Diciamo
subito
che
io
non
so
niente
di
quel
che
è
successo
negli
ultimi
giorni
tra
Alekos
e
Averoff
.
Non
ero
ad
Atene
.
Però
mi
è
stato
detto
che
avvenne
una
telefonata
assai
drammatica
,
la
settimana
scorsa
,
tra
i
due
.
Alekos
disse
:
«
Signor
ministro
,
lei
mi
minaccia
.
Io
non
la
minaccio
,
ma
lei
mi
minaccia
»
.
Lo
disse
tre
volte
.
Me
lo
ha
confermato
anche
un
eminente
uomo
politico
spiegandomi
che
ad
Atene
l
'
episodio
è
conosciuto
da
tutti
.
L
'
eminente
uomo
politico
al
quale
alludevo
poco
fa
sostiene
addirittura
che
stare
in
casa
di
Alekos
è
follia
.
Non
dimentichiamo
che
,
quando
Alekos
era
vivo
,
la
porta
è
stata
forzata
più
volte
.
E
più
volte
vi
hanno
lasciato
minacce
scritte
o
stampate
,
anche
in
italiano
,
con
la
firma
Ordine
Nero
.
L
'
eminente
uomo
politico
ha
preso
l
'
iniziativa
di
chiedere
che
sul
marciapiede
sosti
,
giorno
e
notte
,
una
guardia
in
uniforme
.
Affacciati
alla
finestra
.
Guardalo
:
è
quello
lì
,
poveretto
.
Scommetto
che
muore
di
sonno
e
mi
maledice
.
E
poi
perché
questa
sollecitudine
viene
esibita
con
tanto
ritardo
e
per
me
?
Perché
non
imposero
ad
Alekos
d
'
esser
protetto
da
un
poliziotto
sul
marciapiede
,
anzi
da
un
poliziotto
che
lo
seguisse
in
automobile
per
impedire
che
qualche
automobile
tentasse
di
buttarlo
fuori
strada
come
a
Creta
,
come
a
Sugno
?
Lo
sapevano
bene
quanto
fosse
minacciato
.
No
,
no
,
lungi
dal
sembrarmi
follia
,
stare
qui
a
me
sembra
un
dovere
.
Bisogna
pure
che
qualcuno
dimostri
come
in
questa
stanza
resti
accesa
una
luce
anche
ora
.
Magari
,
alzando
lo
sguardo
verso
queste
finestre
,
chi
passa
è
portato
a
pensare
che
Alekos
è
ancora
qui
:
coi
suoi
documenti
.
E
comunque
,
finché
resto
ad
Atene
,
per
i
suoi
funerali
,
mi
sembra
di
aiutarlo
a
ricordare
che
è
vivo
.
Vivo
quanto
quei
documenti
che
non
ha
fatto
in
tempo
a
consegnarmi
in
fotocopia
,
che
non
so
dove
siano
,
ma
che
prima
o
poi
verranno
fuori
.
Vedrai
.
E
allora
anche
in
Parlamento
se
ne
dovrà
parlare
,
e
nessuno
potrà
permettersi
d
'
essere
assente
:
come
ha
fatto
ieri
Averoff
.
A
proposito
:
lo
sai
che
il
lunedì
3
maggio
Alekos
avrebbe
rivolto
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
,
per
quei
documenti
?
Era
la
sua
ultima
carta
.
E
,
vedi
caso
,
lo
hanno
ammazzato
proprio
la
notte
tra
venerdì
e
sabato
.
Ti
ripeteranno
fino
alla
nausea
che
fu
un
incidente
.
Te
lo
dimostreranno
con
un
capro
espiatorio
.
Magari
con
un
giovanottello
che
piange
raccontando
d
'
aver
commesso
un
errore
di
guida
ed
esser
colpevole
solo
di
omissione
di
soccorso
.
Succede
sempre
così
.
Ma
non
ci
credere
,
mai
.
Testimoni
hanno
visto
,
e
le
perizie
tecniche
lo
hanno
dimostrato
.
Almeno
un
'
automobile
(
sembra
infatti
che
fossero
due
)
lo
seguiva
e
lo
provocava
,
mentre
lui
scappava
invano
.
Era
un
'
auto
che
andava
più
forte
della
sua
.
Lo
colpì
una
prima
volta
di
dietro
(
è
dimostrato
dalle
perizie
)
,
poi
gli
si
affiancò
sulla
sinistra
e
prese
a
spingerlo
verso
il
margine
della
strada
:
più
volte
.
Lui
si
trovava
nella
corsia
centrale
,
fu
presto
obbligato
a
buttarsi
sulla
corsia
di
destra
.
E
,
da
questa
,
sullo
spiazzato
che
si
stendeva
oltre
il
marciapiede
.
Obbligato
a
spostarsi
o
buttato
?
Diciamo
buttato
.
Alekos
tentò
di
riprendersi
.
Aveva
riflessi
prontissimi
.
Ma
lo
spazio
era
stretto
,
le
luci
della
Texaco
abbagliavano
,
e
certo
non
vide
che
lo
spiazzato
s
'
interrompeva
su
un
vuoto
che
era
la
corsia
d
'
ingresso
a
un
garage
.
Una
corsia
in
discesa
,
ripida
,
e
limitata
dal
muro
contro
cui
si
schiacciò
.
Si
schiacciò
con
tale
violenza
che
la
sua
Primavera
divenne
corta
corta
.
Dicono
che
sia
morto
sul
colpo
.
Lo
spero
.
Io
continuo
a
chiedere
ai
medici
e
agli
esperti
:
se
ne
sarà
accorto
che
non
sarebbe
diventato
mai
vecchio
?
E
loro
mi
rispondono
no
,
non
ne
ha
avuto
il
tempo
,
è
precipitato
e
si
è
schiacciato
nel
giro
di
mezzo
secondo
,
un
terzo
di
secondo
,
è
svenuto
nello
stesso
momento
in
cui
questo
è
avvenuto
.
Lo
spero
.
Il
suo
assassino
,
intanto
,
girava
con
una
svolta
a
U
,
per
tornare
di
nuovo
in
città
.
Ed
erano
le
una
e
52
del
mattino
di
sabato
primo
maggio
festa
dei
lavoratori
.
Lunedì
mattina
Alekos
avrebbe
dovuto
rivolgere
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
sulla
faccenda
dei
documenti
.
Per
insultarlo
anche
da
morto
ti
diranno
anche
quale
percentuale
di
alcool
gli
hanno
trovato
nel
sangue
:
omettendo
di
chiarire
,
s
'
intende
,
che
era
una
percentuale
minima
,
ancora
al
di
sotto
di
quella
consentita
dalla
legge
.
Quella
sera
aveva
bevuto
,
insieme
ad
altri
quattro
,
solo
una
bottiglia
di
vino
.
I
quattro
erano
quattro
vecchi
,
amici
suoi
.
Erano
rimasti
insieme
fino
a
mezzanotte
e
mezzo
,
forse
di
più
.
Poi
lui
li
aveva
accompagnati
a
casa
,
uno
a
uno
.
La
tragedia
è
successa
all
'
una
e
52
mentre
tornava
verso
Glifada
:
per
dormire
a
casa
di
sua
madre
.
Quando
temeva
d
'
esser
aggredito
,
preferiva
dormire
laggiù
.
Ho
detto
tornava
perché
il
ristorante
dove
aveva
mangiato
è
a
Glifada
.
Ed
è
lo
stesso
,
all
'
aperto
,
dove
andò
dopo
esser
uscito
dalla
prigione
,
la
prima
volta
che
rientrò
in
un
ristorante
.
Ci
andammo
insieme
.
Scendendo
dal
taxi
diceva
:
«
Sono
molto
felice
,
I
am
very
happy
»
.
Poi
,
quando
entrammo
,
fu
chiaro
quanto
gli
costasse
ogni
piccola
felicità
.
Il
fatto
di
sentirsi
riconosciuto
,
guardato
,
additato
,
come
l
'
attentatore
di
Papadopulos
,
l
'
eroe
del
nostro
tempo
,
lo
riempiva
d
'
imbarazzo
e
di
angoscia
.
Procedeva
confuso
tra
i
tavoli
,
stringendomi
forte
la
mano
,
quasi
vi
si
volesse
aggrappare
.
Una
volta
seduto
,
si
mise
a
fissare
la
tovaglia
.
Ci
misi
tanto
a
fargli
sollevare
lo
sguardo
verso
il
cielo
per
dimostrargli
che
non
era
più
in
prigione
,
e
che
in
cielo
c
'
eran
le
stelle
.
Tu
non
crederai
a
ciò
che
sto
per
raccontarti
,
lo
so
.
Dirai
che
è
teatro
.
Ma
tutto
ciò
che
accadeva
con
lui
,
e
a
lui
,
era
anche
teatro
.
A
un
certo
punto
,
quella
sera
,
cadde
una
stella
.
E
io
feci
a
tempo
a
esprimere
un
desiderio
:
che
vivesse
ancora
un
po
'
.
Quest
'
uomo
scomodo
,
diverso
da
tutti
,
dai
più
accettabile
solo
da
morto
.
Dopo
aver
visto
la
sua
Primavera
ridotta
a
un
mucchio
di
ferri
contorti
,
sono
risalita
in
macchina
e
sono
andata
all
'
obitorio
.
Anche
dinanzi
a
questo
c
'
era
una
gran
folla
.
E
,
tra
la
folla
,
c
'
erano
i
medici
e
gli
avvocati
giunti
dall
'
Italia
per
una
superperizia
.
Per
vederlo
ci
voleva
il
permesso
del
ministro
della
Giustizia
da
cui
dipendeva
l
'
arrivo
di
due
funzionari
di
nonsoché
.
I
due
funzionari
erano
attesi
da
un
'
ora
e
mezzo
.
Ho
chiesto
il
numero
del
signor
ministro
e
sono
andata
a
telefonargli
da
una
cabina
.
Non
sono
stata
gentile
.
Gli
ho
detto
che
sarei
entrata
in
quell
'
obitorio
coi
suoi
funzionari
o
senza
i
suoi
funzionari
.
L
'
interno
dell
'
obitorio
era
una
scatola
bianca
e
illuminata
da
luci
vivide
,
al
neon
.
Da
un
lato
c
'
era
un
cassone
di
metallo
con
nove
sportelli
.
Nel
primo
sportello
in
basso
,
a
sinistra
,
c
'
era
Alessandro
Panagulis
:
hanno
detto
.
Ho
sentito
una
grande
stanchezza
.
Mi
sono
appoggiata
al
muro
.
Mi
ha
scosso
il
lampo
di
un
flash
.
Hanno
fatto
chiudere
la
finestra
,
e
poi
ci
hanno
mostrato
le
fotografie
di
Alekos
dopo
l
'
autopsia
.
Così
ci
avrebbe
fatto
meno
impressione
vederlo
,
si
sono
giustificati
.
Nelle
fotografie
Alekos
era
disteso
sopra
una
tavola
,
nudo
,
come
quando
lo
torturavano
nel
1968
alla
centrale
della
polizia
militare
.
La
sola
differenza
,
suppongo
,
era
che
qui
non
aveva
le
mani
e
i
piedi
legati
.
Molte
fotografie
offrivano
particolari
raccapriccianti
delle
sue
ferite
.
Altre
,
i
suoi
organi
estratti
.
Il
medico
greco
ci
ha
spiegato
che
gli
era
scoppiato
il
cuore
,
che
il
fegato
s
'
era
rotto
in
19
punti
,
che
la
milza
non
esisteva
più
,
che
il
femore
destro
s
'
era
frantumato
in
mille
pezzetti
,
che
il
polmone
destro
era
ridotto
a
uno
straccio
.
E
così
mi
sono
ricordata
di
un
'
altra
sua
poesia
.
Quella
che
dice
:
«
Non
ti
capisco
Dio
/
Dimmi
di
nuovo
/
Mi
chiedi
di
ringraziarti
/
o
di
scusarti
?
»
.
Mi
sono
anche
ricordata
di
com
'
era
quando
rideva
,
e
quando
saltava
,
e
quando
giocava
,
tutto
contento
d
'
essere
nato
.
E
il
giorno
in
cui
l
'
avevo
accompagnato
,
per
la
prima
volta
dopo
anni
di
calvario
,
a
nuotare
,
nel
mare
.
E
il
giorno
in
cui
aveva
giurato
come
deputato
in
Parlamento
e
dallo
scanno
si
era
girato
a
guardarmi
lassù
sulle
tribune
,
frenando
un
sorriso
,
perché
sapevo
che
le
sue
suole
erano
consumate
e
temevo
che
alzandosi
scivolasse
.
Ma
io
mi
sono
pentita
di
esser
lì
e
ho
avuto
tanta
voglia
di
scappare
per
non
vederlo
come
nelle
fotografie
dell
'
autopsia
.
Invece
loro
hanno
aperto
lo
sportello
della
prima
cella
frigorifera
in
basso
a
sinistra
,
e
hanno
tirato
fuori
una
lastra
di
metallo
su
cui
stava
un
fagotto
insanguinato
.
E
hanno
aperto
il
fagotto
e
hanno
scoperto
Alekos
che
dormiva
serio
serio
,
con
un
visino
bianco
bianco
.
Mi
sono
inginocchiata
davanti
a
lui
e
gli
ho
accarezzato
i
capelli
.
Erano
molto
freddi
,
e
ho
ritirato
la
mano
.
Non
posso
dirti
altro
.
O
forse
non
voglio
.
Dovrei
raccontarti
,
altrimenti
,
qual
è
l
'
odore
dell
'
odio
.