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> autore_s:"GARGÀNO GIUSEPPE_SAVERIO"
PER UN'ANTOLOGIA ( GARGÀNO GIUSEPPE_SAVERIO , 1899 )
StampaPeriodica ,
Ed ecco finalmente un poeta che agita nella sua mente i problemi più importanti del suo tempo , anzi il più grande di tutti , e coopera magnificamente alla sua risoluzione . Così al coro di ammirazione che suscitano in ogni parte d ' Italia le strofe di G . Pascoli bisogna che si unisca quello della gratitudine per l ' opera buona che egli ha compiuto . E la bontà non val certamente meno dell ' impegno : io oserei dire che vale anche di più . Dal risolvere con amore il problema dell ' educazione dipenderà senza dubbio gran parte della nostra felicità avvenire , tutta quasi vorrei dire , e tutta la nostra floridezza e tutta quella gloria , alla quale oscuramente aspiriamo in nome di una grande tradizione . Sì , è necessario che la « novella generazione italica » sia migliore di noi ; è necessario che essa abbia più fede di noi , è necessario da lei attendere « piuttosto che l ' incremento , la risurrezione della nostra idealità » . E l ' uomo che ha rivolto il suo cuore a questa nobile meta è degno davvero di essere ascoltato con animo commosso dai giovani , è degno che a lui guardino con occhi di riconoscenza tutti coloro ( ed ancora sono pochi in Italia ) che nelle questioni dell ' educazione sentono palpitare tutto il loro cuore . È un fatto che a questo fine altissimo di risorgimento morale i compilatori di libri per i ragazzi pensano poco , e non vi pensano affatto , salvo qualche nobile eccezione , i compilatori delle Antologie italiane , di quei libri cioè che restano profondamente impressi nell ' animo nostro , come tutto ciò che appartiene alla nostra prima esistenza . Pare che coloro i quali si accingono a questo lavoro ignorino completamente quale importanza abbiano i primi semi che si gettano nelle anime ancora schiuse , schiuse e forse allora solamente , alla contemplazione ed all ' ammirazione sincera . E quest ' ammirazione sincera non può nascere se non dall ' affinità che ha il mondo interiore del fanciullo con quello che l ' arte ha rappresentato ; e non è vero che a quella prima età ci si interessi più alla rappresentazione degli affetti e dei sentimenti di una civiltà complessa e raffinata come è la nostra , anzi che a quella più primitiva e più infantile di un passato lontano . Coloro che credettero una volta di dover sbandire dalla prima scuola tutto ciò che era l ' eco di una società defunta non osservarono se non certi legami apparenti , ma parvero non vedere alcuni vincoli più saldi che legano l ' animo nostro e che si stendono lontani e tenaci nelle misteriose oscurità del tempo . E se l ' uomo avveduto , se l ' uomo sapiente , cioè il poeta ( poiché è appunto un poeta che si è assunto il compito di guidare nella vita e nell ' arte quelli che saranno uomini quando egli sarà pressoché al termine del suo viaggio ) ha trovato il modo di far palpitare , ricordando le più ideali espressioni di una vita più semplice e più schietta della nostra , l ' anima giovanile , egli ha forse tanto meritato della sua fatica , quanto con l ' arte sua stessa . Così una gran parte del volume mette il fanciullo nel bel mezzo del mondo eroico ... Ma ascoltiamo il Mentore : « Oh ! il mio fanciullo quanto è lontano ! È sulle rive dell ' Ellesponto , è nel campo degli Achei , è nel mondo di Omero . Eppure più s ' allontana da ciò che gli è intorno , più s ' avvicina a ciò che egli è dentro . È uscito dal suo ambiente , e ha trovato la sua anima . Quegli eroi antichi di tre millenni sono più somiglianti al suo essere intimo , che non i personaggi de ' racconti d ' oggidì , specialmente de ' racconti per bambini . Oh ! il gran libro per i bambini che è l ' Iliade ! Il mio fanciullo ne è preso : egli vede se stesso in Achille , che è pur così grande e che , quando , nell ' impeto del dolore , si rotola per terra , copre tanto spazio . Fanciullo mio , non è vero che t ' assomiglia ? Tu non ti vendichi , è vero , così terribilmente ; anzi , perché ascolti alcuni divini precetti , non ti vendichi affatto . Ma quando sei adirato , che cosa non ti proponi di fare ! E anche tu , quando non ti puoi sfogare , piangi ; e piangi in disparte anche tu . E dici : mamma ! mamma ! anche se ella è lontana , anche se ella è lontanissima , morta ; e la chiami per ogni tuo cruccio e per ogni tuo dolore con un gran ripetìo , con un singultìo continuato , torcendoti le mani dalla disperazione . Oppure le mani le tendi ; le tendi , se non al mare , al cielo infinito . E viene allora ? Ti dice ella , Mia creatura , che piangi ? e qual passione t ' accora ? Dimmelo , non lo nascondere : in due lo vogliamo sapere ! ti dice ella così ? Presso a poco , ella ti dice così e ti stringe la tuta fra le sue due mani . E non sei tu che fai le bizze ora ? Ti sei impuntato a castigare i compagni privandoli della tua compagnia ne ' loro giochi ; e castighi te stesso . Ti rodi di non essere con loro e non vuoi volere . Eccolo il giovinetto imbronciato , che sta in un cantuccio : né all ' adunata egli più si recava , ch ' esalta i guerrieri , né alla guerra egli più : ma bensì macerava il suo cuore standosi lì , e anelava tra sé l ' ululato di guerra . Non la guerra , non l ' ululato di guerra , veramente ; ma giù di lì : può anzi essere a dirittura la guerra con eroi dall ' elmo di cartone e dalla spada di legno , ma può anche essere caponiscondere e mosca cieca . Ma facendo questa riduzione , non più dal grande al piccolo , ma , per così dire , dal selvatico al domestico , sii Achille , o giovinetto buono , sii Achille , quando si tratta del tuo dovere ! E fissati ora nell ' anima e presentati poi nel pensiero , ogni volta che il dovere da adempiere sia con dolore e con pericolo , presentati nel pensiero il fulvo eroe sul carro da guerra : e il cavallo gli parla con la testa china e con la criniera spiovente e tersa e gli dice : Andremo e morrai ! ed esso risponde : E morrò : Disse e d ' un urlo tra i primi egli spinse al galoppo i cavalli . Prepara il cuore alle traversie : verranno . Ricordati che si può e si deve essere eroi anche senza lanciarsi , l ' un contro l ' altro , le lancie guarnite di bronzo . Ricordati che il sommo dell ' eroismo non è nel riluttare , ma nel rassegnarsi ( Achille si rassegna alla morte ) , nel soffrire anche più che nel fare » ( G . PASCOLI , Nota per gli alunni , in Sul limitare , cit . , pp . XI - XII ) . Ed a traverso il mondo eroico il fanciullo è trasportato in mezzo al mondo romano , e ne apprende qualche gloria fulgida dalla parola colorita di Livio , qualche ignominia dagli accenti rotti e fieri di Tacito , finché giunge all ' età media , a quel tempo in cui gli uomini parvero ritornati « a quella selvatica e semplice infanzia in che erano al tempo di Achille e del suo poeta » (Ibid., p . XIII ) . Ed anche qui altri eroi , altri racconti meravigliosi ; ed egli accoglie pensoso nell ' anima i fatti di cui si gloriano le nuove nazioni nate dal disfacimento del più grande impero del mondo , e si domanda forse perché anche l ' Italia non ha nella sua parte l ' eco di quella società nuova che si veniva formando lentamente dal dissolvimento di un ' antica . Chi sa ? Forse per noi la fine dell ' Impero « non fu un tramonto o fu un tramonto polare , cui non seguì la notte , ma l ' alba , quasi senza intervallo . Non ci fu penombra e il nostro popolo non ebbe tempo di sognare » (Ibid., p . XIV ) . E questa ragione merita un attento esame . E poi agli occhi del piccolo lettore s ' apre il mondo delle meraviglie , è Ulisse , sono semplici racconti e leggende popolari , è qualche favola , qualche parabola , qualche allegoria ; racconto e ragionamento nel tempo stesso , per adombrare qualche altra verità , alle volte con voce divina . E finalmente si trova in un tribunale nell ' Elica , ed ivi apprende come si debba piuttosto morire che mancare al suo dovere . « Le parole di Socrate nel vestibolo e sul limitare della morte sono tali che nessuno venuto al mondo deve uscirne senza averle imparate » (Ibid., p . XVIII ) . E da ultimo quando il giovinetto è passato attraverso ad un ' altra parte del libro di pensieri e di affetti è maturo per imparare a conoscere i due più grandi spiriti di nostra gente : Virgilio e Dante . Con tali intendimenti è fatto questo magnifico libro , che io chiamerei volentieri un ' opera di fede ; libro fatto non per insegnare come s ' abbiano a dire le cose ( questa preoccupazione è stata sempre , io credo , una delle principali ragioni della nostra debolezza morale ) ma le cose che si possono poi dire agli altri ed anche non dire : libro che ha la divina virtù di svegliare in noi , anche diventati grandi , il fanciullo che in noi dorme ; quel fanciullo che sa qualche volta additarci con la sua voce semplice e buona e istintivamente una mèta nobile ed alta ed a volte anche gloriosa . E lode sia a G . Pascoli di questo suo grande benefizio ; sia lode a lui che tante volte ascolta con orecchio attento e ripete con voce commossa la voce del fanciullo che così spesso in lui si risveglia .