StampaPeriodica ,
Innanzi
che
la
salma
di
Emilio
Zola
fosse
resa
alla
terra
,
un
ministro
della
Repubblica
Francese
,
insieme
col
saluto
della
Francia
,
le
portò
quello
dell
'
Italia
,
patria
paterna
del
sommo
scrittore
.
Questo
riconoscimento
di
parentela
fra
i
due
popoli
,
rispetto
ad
un
uomo
che
aggiunse
tanta
gloria
alla
terra
nativa
,
liberalmente
confessato
nell
'
ora
dell
'
ultimo
distacco
,
quando
l
'
orgoglio
e
la
tenerezza
domestica
sogliono
farsi
più
gelosi
ed
esclusivi
,
fu
un
atto
di
grande
ed
ospitale
gentilezza
che
mosse
a
gratitudine
l
'
animo
degli
italiani
.
E
'
bello
che
un
ministro
d
'
Italia
abbia
in
quell
'
ora
rivendicato
al
nostro
paese
una
singolare
ragione
di
fraternità
colla
Francia
.
Ci
è
caro
che
un
tanto
uomo
portasse
un
nome
italiano
e
fosse
nato
di
sangue
nostro
;
ma
per
la
purezza
dell
'
omaggio
che
oggi
rendiamo
alla
sua
memoria
,
è
nostro
debito
affermare
che
nell
'
affetto
che
portammo
al
poeta
,
nel
dolore
dell
'
acerba
sua
morte
nella
meraviglia
ammirativa
che
desta
in
noi
la
sua
opera
innanzi
tempo
compiuta
,
non
intervenne
e
non
interviene
nessun
sentimento
di
orgoglio
e
di
tenerezza
patria
.
Nato
in
Francia
di
padre
francese
,
nato
in
quale
altro
paese
della
terra
,
di
parenti
che
ignorassero
pure
il
nome
d
'
Italia
,
Emilio
Zola
ci
avrebbe
oggi
ad
un
modo
ferventi
ammiratori
del
suo
genio
ed
affettuosi
cultori
della
sua
memoria
.
La
sola
patria
di
uno
scrittore
è
quella
che
gli
fornisce
l
'
argomento
e
lo
strumento
dell
'
opera
.
Anche
a
non
considerarne
la
nascita
,
ed
il
sangue
materno
e
le
lunghe
materne
cure
nella
misera
infanzia
e
nell
'
adolescenza
randagia
,
la
sostanza
di
vita
che
egli
raccolse
ed
animò
ne
suoi
romanzi
,
la
maravigliosa
padronanza
della
lingua
che
colà
conobbe
,
e
che
già
duttile
e
sottile
ancora
egli
seppe
piegare
e
costringere
ad
una
non
mai
prima
raggiunta
minutezza
di
significati
ed
arricchire
di
termini
tecnici
,
pure
serbandole
sapore
e
vigore
letterario
,
lo
stile
magniloquente
per
impeto
interiore
di
persuasione
e
di
passione
,
ma
chiaro
e
spedito
per
prontezza
e
frequenza
di
comunicazioni
,
la
coltura
non
guari
allargata
oltre
i
confini
della
patria
,
il
semplice
e
pratico
concetto
della
vita
e
dei
destini
umani
,
la
fantasia
fervida
e
concreta
.
l
'
acume
ed
il
metodo
dell
'
osservazione
,
raccolgono
nell
'
immensa
mole
dei
suoi
scritti
,
in
una
somma
quale
raro
s
'
incentra
,
i
caratteri
essenziali
del
genio
francese
.
Mancò
di
gaiezza
.
ma
il
suo
tempo
non
ne
espresse
che
agli
indifferenti
,
e
ne
difettarono
e
ne
difettano
quasi
tutti
gli
scrittori
degni
di
questo
nome
che
vennero
dopo
di
lui
.
Anche
gli
fu
rimproverato
che
mancasse
di
grazia
,
ma
lo
stesso
appunto
mosse
al
Vittor
Hugo
Enrico
Heine
che
se
ne
intendeva
,
e
concorde
al
Balzac
,
tutta
la
critica
sua
contemporanea
.
E
sarebbe
a
vedere
se
proprio
ne
mancasse
o
lo
sdegnasse
quale
mezzo
non
atto
ai
suoi
fini
.
Potrei
citare
ne
'
suoi
romanzi
mille
esempi
di
quella
sfiorante
precisione
nella
quale
appunto
consiste
la
grazia
.
Ma
a
voler
lumeggiare
in
breve
discorso
la
figura
di
uno
scrittore
,
non
conviene
insistere
sulle
qualità
formali
se
non
in
difetto
di
maggiori
.
A
chi
reca
in
mente
un
vasto
e
chiaro
mondo
,
è
poco
merito
saperlo
esprimere
nella
forma
che
più
gli
si
conviene
,
perché
le
cose
ben
possedute
,
nell
'
intelletto
vi
serbano
vivezza
e
calore
e
comandano
e
colorano
la
parola
.
Due
soli
fra
i
romanzieri
del
nostro
tempo
,
parlarono
così
alto
al
mondo
da
parere
la
loro
voce
fragore
di
moltitudine
:
Emilio
Zola
e
Leone
Tolstoi
.
Altri
furono
più
di
essi
cari
ai
raffinati
pregiatori
della
perfezione
artistica
,
altri
regnarono
con
più
esclusivo
impero
in
devoti
cenacoli
ed
ebbero
meno
numerosi
e
meno
acerbi
denigratori
Ma
nessun
altro
possedette
altrettanta
virtù
di
agitar
per
così
larga
cerchia
di
terre
remote
e
diverse
la
coscienza
delle
genti
,
a
quale
classe
,
a
quale
culto
,
a
quale
errore
,
a
quale
fede
appartenessero
,
quale
miseria
o
la
volontaria
cecità
gaudente
,
o
l
'
inopia
o
la
servitù
li
affliggesse
.
Di
agitarla
,
intendo
così
per
consenso
,
come
per
dissenso
,
due
moti
opposti
dell
'
animo
che
procedono
dallo
stesso
impulso
e
ne
attestano
del
pari
l
'
energia
Disparati
negli
aspetti
dell
'
arte
,
avversi
uno
all
altro
nell
'
idea
finale
del
bene
,
essi
s
'
incontrano
in
una
concezione
ottimista
,
benché
diversa
della
città
futura
ed
in
una
visione
pessimista
dell
odierna
società
.
E
il
loro
vasto
dominio
sugli
animi
,
non
procede
già
dagli
aspetti
del
bene
sognato
,
ma
dalla
spietata
confessione
del
male
presente
.
Perché
il
loro
non
è
già
il
pessimismo
filosofico
disperato
delle
sorti
umane
,
che
si
adagia
percosso
e
rassegnato
nell
impotenza
contro
un
cieco
destino
.
Ma
un
pessimismo
sperante
ed
operante
,
fatto
di
sdegno
pietoso
e
di
gagliardo
amore
.
Le
brutture
umane
non
si
riflettono
già
nell
animo
loro
come
in
uno
specchio
,
ma
sì
come
in
una
lama
brandita
per
estirparne
la
semenza
.
Solo
chi
arde
comunica
ardore
.
L
'
umanità
non
segue
che
gli
eroi
.
A
chiamare
eroe
lo
Zola
,
non
vorrei
che
la
vostra
mente
fosse
ora
ricondotta
a
quel
supremo
atto
d
'
eroismo
che
tenne
il
mondo
sospeso
al
suo
grido
di
giustizia
e
di
pietà
.
Mi
prosterno
alla
magnanima
grandezza
di
quell
'
atto
,
ma
la
virtù
eroica
dello
Zola
già
appariva
intera
.
nella
sua
opera
,
innanzi
che
egli
lo
compiesse
.
Quell
'
atto
appartiene
allo
spirito
animatore
dei
suoi
romanzi
come
lo
zampillo
alla
fonte
,
né
,
il
mondo
si
sarebbe
volto
a
quel
grido
se
egli
non
lo
avesse
gettato
dall
'
altezza
dell
'
opera
letteraria
.
Io
non
so
tacere
di
aver
provato
ì
giorni
andati
sia
senso
di
amarezza
e
quasi
di
scoramento
per
l
'
inanità
del
pensiero
,
nel
notare
come
troppi
articoli
necrologici
,
pure
ispirati
a
riverente
ammirazione
per
lo
scrittore
,
si
sbrigassero
di
questo
quasi
di
passata
ed
esaltassero
sovratutto
la
prodezza
della
magnifica
azione
.
Non
posso
a
meno
di
pensare
che
quarant
'
anni
di
lavoro
indefesso
e
tanto
splendore
di
bellezza
e
sapore
di
forte
pietà
e
la
creazione
e
l
'
animazione
di
oltre
mille
e
duecento
personaggi
di
stinti
ognuno
per
evidenza
e
precisione
di
caratteri
ed
operanti
ognuno
nel
suo
mezzo
ed
esprimenti
gli
innumerevoli
aspetti
della
vita
di
un
popolo
,
;
per
poco
non
parvero
eclissati
davanti
la
virtù
d
un
momento
già
rimunerata
col
maggior
premio
cui
possa
aspirare
l
'
eroismo
umano
:
la
persecuzione
per
la
verità
ed
il
trionfo
della
verità
.
So
bene
che
è
più
facile
disconoscere
dei
fatti
che
delle
idee
,
e
che
l
azione
può
sull
'
animo
nostro
assai
più
che
la
parola
.
Ma
l
opera
letteraria
dello
Zola
contenne
tutte
le
energie
ed
indusse
tutti
i
pericoli
dell
'
azione
.
Nessuno
dei
suoi
libri
passò
sereno
,
vestito
di
sola
bellezza
.
Tutti
levarono
clamori
di
trombe
o
mandarono
rombo
di
mine
sotterranee
.
E
nessun
'
altro
scrittore
ebbe
così
congiurati
al
silenzio
dapprima
,
e
di
poi
così
furibondi
avversari
i
dispensatori
di
fama
dall
'
alto
delle
grandi
riviste
o
dei
giornali
in
maggior
credito
.
Egli
bene
prevedeva
quelle
ire
,
e
quasi
si
godeva
di
incitarle
,
come
previde
e
pregustò
i
danni
e
gli
oltraggi
che
gli
avrebbe
fruttato
la
denunzia
dell
'
ultima
iniquità
.
Io
cercherò
Zola
nella
sua
opera
letteraria
.
Facciamo
di
richiamarcela
intera
alla
mente
.
Quale
edificio
!
Che
mole
immensa
!
Quando
la
costruzione
se
ne
andava
svolgendo
e
compiendo
noi
non
ne
vedevamo
via
via
che
le
parti
ultime
venute
.
E
ognuna
di
queste
ci
dava
sensazione
e
emozioni
,
ci
suggeriva
pensieri
e
giudizi
che
la
riflettevano
sola
.
E
ne
andavamo
esaminando
,
la
singola
struttura
,
il
modo
della
lavorazione
,
ne
pregiavamo
le
delicate
finitezze
di
fattura
,
i
vigorosi
rilievi
,
e
l
'
armonia
delle
parti
che
s
'
integravano
nella
parte
.
Ma
non
tutte
s
'
integravano
,
e
certe
sovrane
linee
ascendenti
troncate
a
mezzo
,
certe
membrature
dispaiate
,
certi
archi
non
sorretti
o
non
chiusi
,
ci
mettevano
a
disagio
e
quasi
in
sospetto
di
mancamenti
o
di
pentimenti
tardivi
.
E
quando
l
'
opera
fu
compiuta
,
essa
ci
stava
a
ridosso
,
sì
che
non
potevamo
d
'
uno
sguardo
abbracciarne
la
mole
,
e
le
si
alzava
intorno
come
polverìo
per
lo
sgombero
dei
materiali
il
gran
litigio
offuscatore
dei
pareri
sapienti
e
delle
cupidigie
rivali
.
E
ancora
l
'
artefice
infaticabile
,
impaziente
di
riposo
,
tentava
altre
imprese
e
ci
chiamava
a
riguardarle
,
distraendoci
dall
'
opera
maestra
,
Ma
l
'
artefice
è
morto
e
la
morte
allontana
di
colpo
le
cose
,
le
colloca
nel
giusto
prospetto
e
dissipa
quelle
nebbie
.
O
se
ancora
qualche
fumo
stagna
con
insidia
alle
basi
o
qualche
strappo
di
nuvoletta
velenosa
s
'
avvolge
intorno
ai
sommi
pinnacoli
,
essi
nulla
appannano
la
veduta
,
e
quasi
le
crescono
maestà
e
vaghezza
,
così
che
il
colosso
ci
appare
armonico
ed
intero
,
serrato
come
una
rupe
,
cupo
nelle
ombre
meditate
,
robusto
negli
aggetti
,
corrusco
e
fiammante
al
sole
.
Chi
più
ricorda
le
diatribe
intorno
al
naturalismo
ed
al
romanzo
sperimentale
?
Che
più
ne
resta
?
Come
si
ragiona
male
dell
'
arte
nostra
e
di
quella
prossima
a
noi
!
Quanto
durano
le
dottrine
artistiche
bandita
ognuna
quale
apportatrice
dell
'
ultima
verità
?
Delle
opere
nate
sotto
il
loro
dominio
,
la
parte
che
più
le
rispecchia
è
la
più
caduca
.
Il
naturalismo
è
morto
.
«
Non
giungerà
al
secolo
XX
»
,
prediceva
il
Goncourt
.
«
Morrà
con
noi
»
,
confessava
lo
Zola
.
E
con
ciò
essi
non
rinnegavano
già
il
principio
animatore
dell
arte
loro
ma
riconoscevano
che
l
'
arte
è
così
grande
cosa
che
non
può
capire
nello
stretto
ambito
di
una
teoria
;
perché
quanto
l
'
artista
porta
con
sé
dalla
nascita
è
elemento
incoercibile
.
e
al
movimento
generale
degli
spiriti
nel
proprio
tempo
,
non
si
sottrae
volente
o
nolente
nessuno
,
a
quale
scuola
artistica
egli
appartenga
.
Già
lo
Zola
si
rideva
di
quelli
che
volevano
fare
del
naturalismo
una
dottrina
estetica
e
non
si
saziava
di
ripetere
che
esso
era
un
metodo
e
nulla
più
.
Ma
quelle
benedette
parole
in
-
ismo
contengono
una
indeterminatezza
che
le
predestina
,
ad
ogni
più
cervellotica
stiracchiatura
-
E
neanche
per
metodo
,
esso
non
era
cosa
nuova
.
«
Non
ho
inventato
nulla
,
scriveva
lo
Zola
,
nemmeno
la
voce
naturalismo
,
già
usata
dal
Montaigne
,
nel
senso
stesso
che
le
diamo
noi
.
Essa
,
già
corre
in
Russia
da
trent
'
anni
e
la
si
trova
in
Francia
negli
scritti
di
venti
critici
almeno
ed
in
particolare
in
quelli
del
Taine
.
E
come
non
ho
inventato
la
parola
,
così
non
ho
inventato
la
cosa
.
:
non
sono
un
capo
-
scuola
:
ho
trentasei
mila
padri
prima
del
Diderot
,
e
dal
Diderot
in
poi
riconosco
molti
illustri
maestri
.
Lo
Stendhal
,
il
Balzac
,
il
Flaubert
,
i
due
Goncourt
.
Non
c
'
è
scuola
,
non
ci
sono
scolari
.
Pigliatevela
coi
miei
romanzi
se
vi
spiacciono
.
Essi
sono
ripugnanti
,
odiosi
,
abbominevoli
:
il
naturalismo
,
non
ci
ha
nulla
a
vedere
.
Io
romanziere
non
credo
che
nell
'
ingegno
.
Siate
uomini
di
genio
,
studiatevi
di
dire
la
verità
del
vostro
secolo
e
l
'
immortalità
vi
aspetta
»
.
Mille
volte
lo
Zola
ritorna
sull
'
argomento
e
sempre
ribadisce
le
stesse
idee
e
per
poco
non
colle
stesse
parole
.
Al
suo
spirito
battagliero
,
educato
a
veder
chiaro
dentro
di
sé
,
nulla
più
coceva
delle
confusioni
che
gli
facevano
intorno
gli
insaccatori
di
nebbia
.
Ma
nelle
cose
umana
il
torto
non
è
mai
da
una
parte
sola
e
bisogna
pur
confessare
che
il
primo
tenue
.
filo
di
nebbia
-
e
si
sa
che
,
le
nebbie
gonfiano
e
s
'
allargano
-
l
'
aveva
proprio
portato
lui
e
proprio
trovato
di
suo
,
coll
'
uso
illegittimo
delle
parole
:
Esperimento
scientifico
,
e
coll
'
abuso
di
assimilare
l
'
arte
alla
scienza
.
Uso
ed
abuso
che
si
riscontrano
nella
sua
opera
critica
e
assai
meno
nella
creativa
.
Il
Flaubert
ha
risolto
la
questione
del
romanzo
sperimentale
in
due
parole
«
Quale
sia
l
'
ingegno
speso
in
una
data
favola
tolta
ad
esempio
,
sempre
un
altra
favola
potrà
fornire
un
esempio
contrario
,
perché
gli
scioglimenti
non
sono
conclusioni
»
.
E
'
verissimo
.
Il
temperamento
che
lo
Zola
fa
,
con
tanta
ragione
,
intervenire
nella
genesi
dell
'
opera
d
'
arte
è
un
coefficiente
disturbatore
dell
'
esperimento
scientifico
.
Le
bilancie
,
le
storte
ed
i
provini
non
hanno
temperamento
.
Quando
lo
Zola
dice
che
un
processo
penale
è
un
romanzo
esperimentale
svolto
nel
cospetto
del
pubblico
,
esprime
con
una
imagine
felice
,
benché
solo
approssimativa
,
un
'
idea
giustissima
.
Se
non
che
il
processo
penale
è
un
romanzo
,
senza
romanziere
.
I
fatti
vi
si
compiono
da
sé
,
ogni
elemento
costitutivo
vi
fa
la
sua
parte
e
non
altra
,
e
chi
conchiude
,
né
ideò
il
delitto
,
né
formulò
l
'
imputazione
,
né
condusse
le
prove
,
né
fece
testimonianza
,
né
arringò
per
accusa
o
per
difesa
.
Ma
è
inutile
sfondare
una
porta
aperta
.
Piuttosto
gioverà
cercare
come
la
mente
lucida
e
minuziosa
dello
Zola
sia
caduta
in
questa
confusione
di
termini
.
Io
sono
persuaso
che
se
i
principi
della
scienza
francese
intorno
alla
metà
del
secolo
XIX
,
invece
di
chiamarsi
Claude
Bernard
e
Pasteur
si
fossero
chiamati
Gay
Lussac
e
Lavoisier
,
lo
Zola
sarebbe
stato
ad
un
modo
schietto
osservatore
della
realtà
,
perché
così
volevano
la
sua
indole
e
il
suo
tempo
,
ma
non
avrebbe
mai
predicato
s
avessero
ad
applicare
all
arte
i
procedimenti
dell
indagine
scientifica
.
La
ripercussione
delle
grandi
scoperte
scientifiche
sulle
menti
dell
universale
non
ha
sempre
né
la
stessa
prontezza
né
la
stessa
facoltà
iniziatrice
di
movimenti
intellettuali
.
Vi
sono
rami
del
sapere
che
si
allacciano
per
una
fitta
rete
di
fili
alle
idee
generali
patrimonio
di
tutti
gli
uomini
colti
.
Ve
ne
sono
altri
che
c
'
ispirano
una
fiduciosa
riverenza
e
nulla
più
.
La
legge
del
rapporti
ponderali
fissi
nelle
reazioni
chimiche
,
la
legge
della
dilatazione
dei
gas
,
la
legge
della
gravitazione
universale
,
il
computo
delle
distanze
siderali
ci
colmano
noi
profani
di
maraviglia
,
ma
non
ci
muovono
ad
induzioni
,
non
svegliano
in
noi
nessuna
concreta
ulteriore
curiosità
,
disperati
come
siamo
di
poter
penetrare
oltre
,
senza
il
sussidio
di
una
formidabile
dottrina
.
Non
così
avviene
delle
scienze
riflettenti
certe
funzioni
della
nostra
vita
.
e
certi
modi
di
essa
;
dei
quali
siamo
spesso
chiamati
a
testimoniare
.
Alcuni
problemi
:
della
scienza
fisiologica
,
comportano
l
'
accertamento
di
fatti
che
cadono
sotto
gli
occhi
dei
comuni
mortali
.
L
'
osservazione
di
tali
fatti
appartiene
ad
un
modo
allo
scienziato
,
al
romanziere
,
ed
anche
semplicemente
all
'
uomo
esperto
della
vita
.
Quanti
psichiatri
interrogano
intorno
a
fatti
specifici
il
giudice
istruttore
,
colla
medesima
serietà
di
propositi
con
cui
un
chimico
interroga
nel
suo
laboratorio
le
fiale
ove
seguono
le
combinazioni
dei
corpi
!
E
se
il
giudice
istruttore
avrà
confidato
i
medesimi
fatti
al
romanziere
,
saranno
essi
perciò
meno
veri
e
meno
attendibili
?
Qui
lo
scienziato
ed
il
romanziere
trattano
spesso
la
medesima
so
-
stanza
e
ne
colgono
i
medesimi
aspetti
.
Notiamo
poi
che
queste
recenti
scienze
della
vita
,
adoperano
un
linguaggio
prossimo
a
noi
e
non
sdegnoso
affatto
delle
vaghezze
stilistiche
.
Molti
poderosi
trattati
di
psicologia
sperimentale
citano
ad
illustrazione
dei
più
sottili
fenomeni
della
psiche
umana
intere
pagine
di
poeti
.
Quasi
tutti
i
fisiologi
sono
eccellenti
scrittori
che
dalle
memorie
accademiche
volentieri
scendono
-
o
salgono
,
se
meglio
vi
piace
-
agli
articoli
di
rivista
.
Essi
ci
trasmettono
il
prodotto
della
ricerca
scientifica
col
linguaggio
dell
'
opera
letteraria
.
Conforme
dunque
la
sostanza
,
e
conforme
il
mezzo
di
comunicazione
.
Avvertite
finalmente
che
l
'
esperimento
scientifico
raggiunse
verso
la
metà
del
secolo
XIX
,
mercé
il
sussidio
di
maravigliosi
istrumenti
,
un
rigore
di
osservazione
e
di
indagine
non
mai
conseguito
per
l
'
addietro
,
e
che
di
tutti
i
metodi
escogitati
per
la
ricerca
dei
vero
,
esso
è
il
più
facilmente
persuasivo
,
perché
ognuno
di
noi
lo
adopera
inconsapevole
ad
acquisto
e
verifica
di
ogni
più
usuale
cognizione
.
Quale
meraviglia
che
lo
Zola
giovane
e
fervente
del
vittorioso
movimento
scientifico
del
suo
tempo
,
smanioso
di
strapparsi
alla
chimera
romantica
,
assetato
di
certezza
per
necessità
fisiologica
del
proprio
ingegno
che
solo
a
contatto
colla
realtà
saliva
ad
accendimenti
poetici
ed
a
fervore
imaginativo
.
sedotto
dalle
conformità
che
ho
detto
,
si
illudesse
di
poter
applicare
alla
preparazione
della
sostanza
artistica
i
procedimenti
dell
'
osservazione
sperimentale
e
ne
vantasse
l
'
eccellenza
?
Il
Taine
non
aveva
egli
affermato
che
i
vizi
e
le
virtù
sono
dei
prodotti
allo
stesso
modo
che
l
'
acido
solforico
e
lo
zucchero
?
Ma
non
bisogna
mai
prendere
alla
lettera
i
ragionamenti
critici
di
un
artista
,
perché
questi
è
inconsapevolmente
inclinato
a
conformarli
alle
proprie
attitudini
ed
essi
vi
si
piegano
compiacenti
.
Quali
sono
i
protagonisti
della
maggiore
opera
zoliana
?
Quale
ne
è
l
'
idea
dominante
?
I
protagonisti
sono
forse
quei
Rougon
-
Macquart
che
le
diedero
nome
?
Forse
che
l
'
idea
dominante
è
proprio
quella
dell
'
eredità
fisiologica
?
Nel
1862
,
giovane
di
28
anni
,
lo
Zola
concepisce
il
proposito
di
scrivere
una
serie
di
romanzi
legati
insieme
non
per
diretta
continuità
d
azione
o
di
personaggi
;
ma
per
la
trama
delle
influenze
ereditarie
dipartite
da
un
cognito
protagonismo
.
Questo
misterioso
influsso
atavico
già
adombrato
forse
nella
legenda
del
peccato
originale
e
circonfuso
poi
di
sacra
terribilità
dai
Greci
che
lo
chiamarono
Fato
,
affascinò
in
ogni
tempo
ed
affascina
le
menti
imaginose
.
Lo
stesso
Zola
ne
aveva
fatto
pochi
anni
addietro
argomento
di
un
dramma
che
allargò
di
poi
nel
romanzo
intitolato
Madelaine
Ferat
.
Ma
in
quello
egli
era
rimasto
nel
fantasioso
,
pago
di
derivare
.
dalle
eredità
naturali
un
contrasto
drammatico
di
affetti
.
D
'
altra
parte
un
solo
romanzo
non
poteva
contenere
ad
un
tempo
la
causa
originaria
dei
fenomeni
ereditari
e
le
sue
molteplici
conseguenze
che
si
manifestano
col
volgere
degli
anni
e
delle
generazioni
.
Nel
concetto
iniziale
la
serie
dei
Rougon
-
Macquart
doveva
constare
di
dodici
volumi
,
e
furono
venti
di
poi
.
Innanzi
di
mettersi
al
primo
,
La
fortune
des
Rougan
,
lo
Zola
si
diede
a
compulsare
trattati
e
memorie
,
a
interrogare
medici
,
-
a
postillare
statistiche
,
ad
osservare
intorno
ed
a
notare
con
una
diligenza
fatta
insieme
di
inestinguibile
ardore
e
di
probità
impareggiabile
.
L
'
albero
genealogico
dei
Rougon
-
Macquart
che
egli
pubblicò
in
capo
al
romanzo
Una
page
d
'
amour
,
l
'
ottavo
della
serie
,
fu
stabilito
intero
con
tutte
le
sue
annotazioni
caratteristiche
,
durante
quel
periodo
di
studi
preparatori
.
Ma
questi
lo
indugiarono
a
segno
,
che
La
fortune
des
Rougon
,
incominciata
a
scrivere
nel
maggio
1869
,
apparve
in
appendice
solamente
il
giugno
del
1870
ed
in
volume
l
'
inverno
del
'71
Nel
tempo
corso
fra
la
concezione
iniziale
dell
'
opera
e
la
pubblicazione
del
primo
volume
,
la
Francia
era
caduta
dal
colmo
della
prosperità
all
'
estremo
della
miseria
.
La
guerra
Franco
-
Prussiana
,
l
'
ecatombe
di
Sedan
,
il
crollo
dell
'
Impero
,
la
dedizione
di
Metz
con
un
esercito
di
100
mila
uomini
,
lo
sfacelo
governativo
,
gli
incerti
comandi
nell
'
assedio
di
Parigi
,
erano
passati
su
di
essa
come
un
torrente
in
piena
che
spazza
via
tutte
le
ragioni
e
tutti
í
segni
della
vita
.
E
come
alla
rovina
delle
acque
furenti
,
segue
lo
stagnare
delle
limacciose
,
che
dissolvono
coll
'
occulto
lavorio
corroditore
fin
l
'
ultime
fondamenta
degli
edifizî
crollati
,
così
nei
giorni
stessi
che
si
pubblicava
,
fra
tanto
squallore
di
morte
,
quel
primo
piccolo
,
male
avventurato
volume
,
bolliva
sorda
nei
fondi
popolari
,
più
terribile
e
più
minacciosa
delle
guerre
aperte
,
la
grande
collera
che
divampò
ben
tosto
sui
due
bracieri
della
Senna
negli
eccidi
della
Comune
.
A
che
si
riduceva
il
caso
di
fisiologia
sociale
ideato
e
studiato
dallo
Zola
,
davanti
a
tanto
sconvolgimento
di
uomini
e
di
cose
?
Potevano
la
sua
mente
,
e
la
sua
coscienza
,
appartarsi
dai
tragici
eventi
nella
pacifica
contemplazione
di
una
così
tenue
realtà
?
E
poteva
il
soggetto
così
subitamente
immiserito
,
contenere
il
bollore
degli
affetti
e
l
'
enormezza
delle
immagini
mosse
da
quella
vista
?
Lo
Zola
si
era
proposto
di
scrivere
la
storia
naturale
e
sociale
di
una
famiglia
durante
il
Secondo
Impero
,
Ma
quando
,
ne
aveva
formato
il
divisamento
;
il
Secondo
Impero
trionfava
sull
'
istmo
di
Suez
aperto
da
un
francese
care
alla
famiglia
imperiale
,
ed
accoglieva
ospite
riverente
all
'
Esposizione
di
Parigi
quello
stesso
sovrano
cui
doveva
in
breve
rimettere
la
spada
di
Sedan
,
il
periodo
del
tempo
assegnato
all
'
azione
dei
suoi
romanzi
,
ne
segnava
il
punto
di
partenza
ma
non
quello
di
arrivo
.
Ed
eccolo
,
quel
periodo
,
chiuso
di
un
colpo
colle
spranghe
della
morte
.
Il
morbo
ereditario
preso
ad
osservare
nella
famiglia
dei
Rougon
-
Macquart
,
era
quella
nevrosi
che
esce
dalle
voglie
sfrenate
,
dalle
incontinenze
carnali
,
dalle
urgenti
impazienze
e
dalle
spietate
fatiche
.
Ed
ecco
che
quelle
voglie
,
quelle
incontinenze
,
quelle
impazienze
e
quelle
fatiche
.
avevano
attossicato
non
una
famiglia
,
ma
un
popolo
,
del
quale
parevano
aver
disgregato
la
compagine
ed
annullata
fin
la
coscienza
dell
'
essere
.
Confessò
lo
Zola
a
sé
stesso
il
repentino
impicciolire
della
prima
impresa
?
O
fu
inconsapevolmente
trascinato
a
sconfinarla
?
Certo
è
che
da
quel
punto
il
vero
protagonista
del
suo
poema
fu
il
popolo
di
Francia
e
che
l
'
idea
informatrice
,
di
pseudo
-
scientifica
che
era
da
principio
,
divenne
storica
,
con
animazione
di
impeti
lirici
e
di
larghi
compendi
simbolici
.
Rimarrà
inalterato
il
piano
generale
che
è
come
l
'
ossatura
dell
'
opera
,
rimarranno
i
personaggi
già
ideati
,
quali
punti
di
richiamo
sparsi
tra
la
moltitudine
,
rimarrà
la
nevrosi
quale
uno
fra
i
tanti
aspetti
del
gran
morbo
sociale
,
ma
altre
innumerevoli
infermità
ne
pulluleranno
come
schiuma
da
bollore
di
caldaia
,
ed
una
gente
intera
,
dai
campi
,
dai
mercati
,
dalle
officine
,
dai
cunicoli
delle
miniere
;
dalle
sfrenate
locomotive
,
dalle
banche
,
dalle
taverne
,
dalle
alcove
,
dalle
stamberghe
,
dagli
ospedali
urlerà
le
sue
paure
i
suoi
tripudi
e
le
sue
brutture
con
tal
voce
da
coprire
il
gemito
di
una
poca
famiglia
e
da
echeggiare
fino
agli
estremi
confini
della
terra
.
Tale
mutamento
nella
sostanza
dell
'
opera
si
palesa
fin
dal
secondo
volume
La
Curée
,
scritto
per
l
'
appunto
sotto
la
percossa
delle
recenti
sciagure
.
Mentre
nella
Fortune
des
Rougon
la
figura
centenaria
di
Adelaide
Fouque
campeggia
quale
generatrice
della
malattia
destinata
a
diramarsi
ne
'
suoi
discendenti
ed
il
caso
particolare
ci
è
di
continuo
presente
.
nella
Curée
,
il
titolo
istesso
ci
solleva
dal
particolare
al
generale
ed
il
precipuo
personaggio
,
quella
Renée
che
riempie
tutto
il
romanzo
della
sua
morbosa
bellezza
e
dei
suoi
amori
incestuosi
,
nulla
appartiene
ai
Rougon
-
Macquart
.
Né
dei
due
personaggi
che
vi
appartengono
,
Aristide
e
Massimo
,
l
'
Ippolito
di
quella
Fedra
,
nessuno
di
noi
rileva
la
tabe
ereditaria
,
tanto
essi
ci
appaiono
quali
spiriti
di
maleficio
sociale
,
ideati
a
rappresentare
le
enormezze
orgiache
di
un
Basso
Impero
.
Provatevi
a
ripensare
i
principali
romanzi
della
serie
:
Le
ventre
de
Paris
,
l
'
Assommoir
,
Nana
,
Pot
-
Bouille
,
Au
Bonheur
des
dames
,
Germinal
,
La
Terre
,
La
Bête
humaine
,
l
'
Argent
,
La
Débâcle
,
e
ditemi
se
nessuno
di
essi
coi
richiama
alla
mente
il
filo
dell
'
influenza
atavica
,
se
da
nessuno
di
essi
vedete
emergere
i
rampolli
dell
'
inquinata
famiglia
.
Che
aggiunge
all
'
orrore
ed
alla
nausea
dell
Assommoir
l
'
essere
Gervaise
nata
di
padre
beone
?
Tra
i
fumi
delle
taverne
e
nella
penombra
delle
gelide
od
afose
soffitte
non
intravvediamo
noi
farse
mille
altri
.
piccoli
esseri
,
generati
nella
foia
del
vin
guasto
,
e
dell
'
assenzio
e
predestinati
,
alla
miseria
ed
al
delitto
?
Non
è
forse
la
moltitudine
suicida
la
grande
anima
paurosa
del
romanzo
?
Chi
mai
può
riconoscere
in
Etienne
Lantier
il
protagonista
dei
Germinal
?
E
quando
egli
nelle
tenebre
della
miniera
inondata
uccide
il
rivale
chi
mai
può
imputare
l
'
eccidio
necessario
«
al
veleno
che
dormiva
ne
'
suoi
muscoli
,
all
alcool
lentamente
accumulato
nella
sua
razza
»
?
Protagonista
è
la
secolare
miniera
che
stremò
d
forze
intere
successive
generazioni
,
che
impingua
gli
scrigni
degli
azionisti
lontani
ignari
perfino
del
sue
nome
e
del
luogo
ov
'
essa
s
'
inabissa
nella
terra
,
che
centuplicò
nell
'
ozio
il
magro
peculio
di
un
primo
Grégoire
e
ne
alimenta
di
padre
in
figlio
l
'
oziante
beatitudine
.
Forse
che
l
'
ultimo
romanzo
della
serie
è
quel
Docteur
Pascal
,
di
tutti
il
più
artificioso
,
che
sta
fuor
d
'
opera
tardo
e
meccanico
richiamo
al
concepimento
giovanile
?
O
non
sentiamo
noi
tutti
che
la
serie
si
chiude
nella
Débâcle
,
alla
quale
convergono
come
a
fiumana
devastatrice
tutti
i
rivi
fangosi
gonfi
della
corruzione
raccolta
in
ogni
strato
sociale
?
A
mano
a
mano
che
l
'
autore
penetra
nei
fondi
depravati
e
doloranti
,
ogni
romanzo
si
fa
più
irto
di
fatti
,
tanto
egli
accanisce
nel
gittare
in
faccia
ai
suoi
contemporanei
tutta
intera
la
realtà
che
essi
hanno
creato
e
volentieri
rifuggono
dal
contemplare
.
Via
la
polita
discrezione
tanto
cara
alle
menti
delicate
ed
agli
artisti
impeccabili
.
Non
è
tempo
di
reticenze
né
di
omissioni
compiacenti
.
L
'
impressione
che
egli
vuole
indurre
nei
lettori
,
non
è
già
quella
di
un
deliziamento
estetico
.
o
di
un
fuggevole
vellicamento
sentimentale
.
«
Basta
,
basta
,
gli
gridano
i
lettori
,
e
gli
urlano
i
critici
.
a
che
insistere
?
Lo
sappiamo
,
è
l
'
eterna
storia
delle
miserie
e
delle
brutture
umane
»
.
No
,
non
basta
saperlo
.
Questa
misera
storia
è
eterna
perché
la
sua
conoscenza
è
sommaria
;
le
verità
disgustose
prese
in
blocco
,
si
inghiottono
e
si
digeriscono
troppo
facilmente
.
E
'
troppo
comoda
cosa
dire
:
«
è
così
»
,
e
voltarsi
dall
'
altra
a
più
riposanti
spettacoli
.
Bisogna
sparnazzare
in
questo
tritume
di
sozzure
,
e
farne
vaporare
tutti
i
fetori
ed
esalare
tutti
i
veleni
,
fino
ai
ribrezzo
.
fino
alla
nausea
,
finché
in
luogo
di
sclamare
:
«
così
è
»
,
la
coscienza
ribellata
comandi
:
«
così
non
deve
essere
»
.
Per
tal
modo
lo
Zola
,
soverchiando
i
mezzi
consueti
dell
'
arte
,
raggiunge
un
'
efficacia
artistica
così
larga
e
poderosa
che
non
ha
altro
riscontro
moderno
,
se
non
in
quella
di
Leone
Tolstoi
.
E
come
al
russo
giovò
l
'
appartenere
ad
un
popolo
ultimo
venuto
nel
concerto
intellettuale
dei
mondo
e
,
perché
nuovo
all
'
arte
,
prossimo
ancora
alle
ingenue
fonti
della
vita
,
così
giovarono
allo
Zola
l
'
infanzia
selvaggia
e
l
'
adolescenza
e
la
giovinezza
intristite
,
che
lo
chiusero
in
se
stesso
e
gli
serbarono
nell
'
anima
i
forti
aromi
della
terra
.
Solo
fra
i
grandi
scrittori
del
suo
tempo
e
del
suo
paese
egli
ritrova
fino
al
limitare
della
vecchiaia
,
le
pronte
ingenue
ire
e
le
temerarie
sincerità
giovanili
.
Facit
indignatio
versus
.
Ma
domato
dal
freno
dell
'
arte
il
suo
sdegno
.
non
inveisce
né
sermoneggia
.
Obbiettivo
quanti
altri
mai
nel
raccogliere
e
nell
'
ordinare
i
fatti
e
ne
condurre
via
per
la
trama
dei
fatti
i
personaggi
,
assente
in
apparenzadai
suoi
romanzi
,
egli
vi
guida
a
suoi
fini
senza
prendervi
per
mano
e
senza
additarvi
la
meta
.
I
suoi
libri
hanno
un
'
occulta
anima
persuasiva
.
Poiché
registrò
a
sazietà
tutte
le
minuzie
delle
cose
inerti
e
delle
animate
e
vi
immerse
invano
riluttanti
nella
realtà
brutale
,
ecco
levarsi
di
colpo
da
quella
realtà
una
grande
immagine
ideale
che
pure
le
appartiene
,
che
la
continua
,
che
ne
serba
la
sodezza
e
l
'
asprezza
,
ma
che
insieme
la
illumina
e
la
commenta
assorgendo
ad
immaterialità
di
simbolo
Alle
corse
di
Longchamp
Nanà
la
prostituta
empie
il
recinto
del
pesaggio
della
sta
trionfale
inverecondia
.
La
prode
bellezza
le
procacciò
l
'
alto
onore
di
battezzare
col
suo
nome
una
polledra
iscritta
a
correre
il
gran
premio
.
Via
per
gli
steccati
e
nei
palchi
,
tra
la
febbre
e
le
trap
pole
del
giuoco
,
tra
i
fumi
dello
champagne
,
sulla
moltitudine
ebbra
di
sé
,
dei
colori
,
del
fasto
e
del
sole
,
sta
sospesa
una
mordente
ansietà
patriottica
.
Gli
oracoli
profetizzano
il
premio
ad
una
scuderia
inglese
.
-
Ecco
il
segnale
.
La
piccola
schiera
si
sferra
nella
pista
.
Due
cavalli
francesi
contendono
all
'
inglese
il
trionfo
.
Un
giro
,
due
giri
,
lo
eguagliano
,
lo
sorpassano
,
riperdono
terreno
,
l
'
inglese
urge
primo
al
traguardo
imminente
,
ma
di
un
attimo
Nanà
la
polledra
saetta
tra
le
informi
groppe
serrate
colori
di
Francia
e
li
porta
vittoriosi
alla
meta
.
E
allora
dal
prato
immenso
,
dai
palchi
,
dalla
loggia
imperiale
,
dall
'
ultimo
formicolio
remoto
ed
indistinto
,
scroscia
in
un
urlo
trionfale
il
nome
di
Nana
:
di
Nanà
la
polledra
,
di
Nanà
la
prostituta
,
cui
si
tendono
d
'
ogni
parte
vicina
le
coppe
,
gli
sguardi
,
le
voci
e
le
bramosie
,
in
un
sacrilego
miscuglio
di
vanità
patria
e
di
concupiscenza
carnale
.
Il
poeta
è
rimasto
fino
all
'
estremo
nella
realtà
accettabile
e
quotidiana
,
ma
dal
cozzo
delle
cose
reali
come
sprizza
dai
capi
opposti
dei
fili
conduttori
la
scintilla
,
è
divampata
un
'
immensa
fiamma
ideale
che
illumina
e
rivela
i
reconditi
nessi
delle
azioni
umane
.
Al
soffio
dell
'
arte
,
la
realtà
è
salita
d
un
colpo
d
'
ala
fino
al
simbolo
.
Quanto
non
fu
deriso
lo
Zola
per
le
sue
famose
inchieste
!
Ad
ogni
nuovo
romanzo
,
erano
nuove
accuse
di
indagini
frettolose
,
condotte
alla
grossa
,
con
animo
parziale
,
a
sola
cura
di
vellicare
le
malsane
curiosità
;
e
dove
non
mordeva
l
'
accusa
,
suppliva
il
dileggio
,
pure
di
fargli
increduli
i
lettori
.
Quando
egli
pubblicò
La
Débâcle
,
fu
uno
scatenamento
di
ire
feroci
.
che
lo
segnavano
all
'
abbominio
della
Francia
,
della
quale
a
sentirli
,
egli
aveva
con
supina
ignoranza
vilipeso
l
'
esercito
ed
insudiciata
la
bandiera
.
E
'
certo
che
di
tutti
i
suoi
romanzi
,
La
Débâcle
era
il
più
ardito
a
condurre
con
rigorosa
osservanza
del
vero
,
perché
il
più
estraneo
alle
sue
inclinazioni
ed
alle
condizioni
della
sua
vita
:
ed
il
più
molteplice
negli
aspetti
,
e
perché
la
sua
mattina
era
per
diffidenze
e
gelosie
di
casta
la
più
difficile
a
penetrare
.
Eppure
se
mai
nella
sua
opera
egli
conseguì
la
precisione
storica
,
fu
in
quello
per
l
'
appunto
.
Udite
la
testimonianza
che
rendono
i
fratelli
Margueritte
,
ai
quali
le
glorie
domestiche
e
gli
assidui
studi
attribuirono
in
tale
,
soggetto
un
'
autorità
incontestata
.
«
Noi
pure
,
dopo
lo
Zola
,
abbiamo
voluto
percorrere
il
sentiero
sanguinoso
di
quella
guerra
seminato
dei
nostri
morti
Noi
pure
dopo
di
lui
smovemmo
quella
triste
terra
arrossata
,
e
pellegrinammo
ai
campi
di
battaglia
,
che
videro
il
crollo
di
un
Impero
ed
il
barcollare
di
una
nazione
.
E
interrogando
storie
,
fatti
,
episodi
,
ricordi
e
testimoni
potemmo
accertare
quanta
scrupolosa
verità
,
quale
esatta
e
severa
autorità
di
documento
il
romanziere
calunniato
abbia
raccolto
nel
doloroso
e
probo
libro
della
Débâcle
.
Una
sola
volta
la
ricerca
del
vero
gli
riuscì
manchevole
,
e
fu
nel
libro
di
Roma
.
Ma
qui
non
si
palesa
già
la
pochezza
del
suo
lavoro
indagatore
,
ma
bensì
l
'
insufficienza
di
simili
indagini
quando
le
notizie
positive
accumulate
per
deliberato
proposito
non
trovino
nella
mente
che
le
accoglie
e
le
registra
quel
largo
corredo
di
notizie
generali
che
sola
può
dare
la
lunga
consuetudine
delle
cose
e
delle
genti
.
Né
l
'
ingegno
dello
Zola
,
aperto
a
tutti
gli
aspetti
della
vita
odierna
,
conscio
dei
suoi
macchinosi
congegni
e
innamorato
dei
suoi
travagli
,
poteva
afferrare
e
penetrare
la
grande
Roma
,
dove
il
passato
non
sorge
soltanto
malinconico
spettro
dalle
rovine
,
ma
regge
istituti
millenari
,
crea
consuetudini
,
modifica
le
condizioni
degli
animi
,
governa
il
sentimento
della
bellezza
,
franca
gli
spiriti
dalle
effimere
adorazioni
,
rivive
nella
concisa
familiarità
del
linguaggio
popolare
.
Le
cose
non
parlavano
allo
Zola
se
egli
non
conosceva
gli
uomini
che
vivono
loro
frammezzo
.
Io
lo
vidi
a
lungo
,
quando
tornava
da
Roma
e
da
Venezia
che
egli
aveva
visitato
la
prima
volta
e
mi
parve
non
ne
avesse
compresa
intera
la
bellezza
.
E
dico
intera
ad
attenuazione
riverente
.
Egli
era
sordo
al
passato
e
svogliato
di
penetrarne
la
tenebra
.
La
vita
,
la
vita
d
'
oggi
.
gli
uomini
d
'
oggi
,
poderosi
,
accaniti
,
malvagi
,
angosciosi
,
infermi
,
violenti
,
ecco
la
sua
sostanza
d
'
arte
,
ecco
il
solo
mondo
atto
a
movere
il
suo
spirito
a
prodezze
creatrici
.
Nessuno
,
che
io
sappia
,
cercò
mai
di
proposito
se
nell
'
arte
o
nell
'
indole
dello
Zola
si
riscontri
qualche
vena
di
influenza
italiana
discesagli
dal
padre
.
L
'
indagine
sarebbe
in
special
modo
curiosa
trattandosi
di
un
uomo
che
attribuì
tanta
efficacia
alla
eredità
fisiologica
da
farne
argomento
iniziale
della
sua
maggior
creazione
:
il
Bonghi
,
riprovandone
certe
sconcezze
,
accennava
,
non
so
bene
se
a
titolo
di
derivazione
,
ai
novellieri
italiani
del
500
.
Ma
non
mi
pare
che
i
novellieri
,
i
cronisti
e
gli
autori
comici
francesi
fossero
meno
salaci
e
meno
sboccati
dei
nostrani
.
Né
il
Brantôme
,
né
il
Rabelais
,
né
il
Saint
-
Simon
,
né
il
La
Fontaine
hanno
nulla
da
invidiare
all
'
Aretino
,
al
Bandello
ed
al
cardinale
Bibbiena
.
Invece
io
mi
domando
se
dai
sangue
paterno
non
dovesse
lo
Zola
riconoscere
una
qualità
che
si
riverbera
bensì
negli
scritti
e
ne
diventa
carattere
distintivo
,
ma
che
appartiene
direttamente
all
'
animo
ed
è
un
modo
della
coscienza
.
Voglio
dire
l
'
assenza
di
pregiudizi
intorno
a
tutti
i
fatti
,
a
tutti
gli
aspetti
del
vivere
sociale
.
Per
pregiudizio
non
intendo
già
un
giudizio
errato
.
ma
semplicemente
un
giudizio
preventivo
fisso
ed
immutabile
che
inibisce
ogni
ulteriore
disanima
.
Mi
par
certo
che
gli
altri
popoli
ed
il
francese
in
special
modo
,
assai
più
di
noi
amano
crearsi
delle
verità
intangibili
nelle
quali
riposano
e
che
difenderebbero
a
prezzo
di
vita
.
L
'
argomento
di
questa
verità
può
variare
a
seconda
degli
individui
:
per
gli
uni
sarà
la
credenza
religiosa
,
per
gli
altri
,
la
somma
potestà
politica
,
o
la
magistratura
,
o
l
'
esercito
,
o
il
cavillo
cavalleresco
,
o
saranno
uomini
eminenti
,
o
le
convenienze
mondane
,
ma
un
'
arca
santa
e
magari
parecchie
ce
l
'
hanno
tutti
.
Ce
ne
abbiamo
forse
anche
noi
in
Italia
delle
arche
sante
,
ma
la
loro
santità
è
piuttosto
precaria
tanto
amiamo
di
smontarle
per
sedere
come
sono
fatte
,
e
come
l
'
abbiamo
veduto
,
non
c
'
è
rispetto
umano
che
ci
trattenga
:
la
verità
sbotta
ad
ogni
costo
.
Se
sia
bene
o
male
non
importa
qui
di
cercare
,
il
fatto
è
che
di
tutti
i
popoli
noi
siamo
,
nella
pratica
,
il
meno
impastoiato
da
preconcetti
e
da
riverenze
convenzionali
.
Lo
siamo
oggi
e
lo
fummo
nei
secoli
fino
da
quando
Roma
erigeva
altari
al
Dio
ignoto
e
riconosceva
il
diritto
di
cittadinanza
agli
Dei
d
'
ogni
terra
e
d
'
ogni
tempo
.
Ricordiamo
che
il
nostro
paese
fu
il
solo
andato
immune
dalle
guerre
di
religione
,
quantunque
da
noi
procedessero
i
primi
moti
per
la
libertà
religiosa
.
Che
non
introdusse
scismi
perché
nelle
cose
dell
'
anima
ognuno
qui
fa
il
comodo
suo
senza
che
gli
occorra
di
mettersi
all
'
ombra
di
una
dottrina
.
Ricordiamo
le
verità
con
sapere
di
forte
agrume
che
Dante
non
si
peritò
di
gettare
in
faccia
a
tutti
i
potentati
del
suo
tempo
.
Ricordiamo
che
il
libro
più
spregiudicato
di
quanti
sono
al
mondo
è
il
Principe
di
Niccolò
Machiavelli
;
e
pensiamo
infine
che
il
nostro
patriottismo
gagliardo
amore
di
patria
,
ma
non
cecità
patria
e
non
ardore
di
soverchiare
.
Scetticismo
?
Mancanza
di
convinzioni
?
No
.
Ma
uno
spirito
critico
penetrato
nell
'
anima
popolare
,
attraverso
la
maggiore
continuità
storica
che
i
popoli
moderni
possono
vantare
;
un
vedere
largo
e
libero
che
prepara
pronto
ed
oculato
accoglimento
ai
successivi
aspetti
del
vero
Le
verità
invecchiando
diventano
errori
.
fa
dire
Enrico
Ibsen
al
protagonista
di
una
sua
commedia
.
A
quel
modo
che
gli
antichi
simboleggiavano
il
tempo
coll
'
immagine
di
Saturno
che
divora
i
suoi
figli
,
io
vorrei
suggerire
ai
moderni
simbolisti
di
rappresentare
il
Vero
coll
'
immagine
di
un
figlio
che
si
divora
i
suoi
padri
.
Ora
lo
Zola
possedeva
per
l
'
appunto
ed
in
grado
eminente
onesto
nostro
spirito
iconoclastico
.
Franco
d
'
ogni
riverenza
convenzionale
,
era
in
lui
una
sete
inestinguibile
di
verità
,
ed
un
bisogno
prepotente
di
confessarla
.
La
massima
francese
pas
tante
verité
n
'
est
bonne
à
dire
non
faceva
per
lui
.
La
verità
ad
ogni
costo
:
ecco
la
sua
impresa
.
E
non
si
resta
di
gridarla
alto
in
ogni
momento
della
vita
.
Dai
primi
saggi
critici
all
'
ultimo
romanzo
rimasto
abbozzato
sullo
scrittoio
è
sempre
lo
stesso
ardore
indomito
di
verità
.
Udite
quel
ch
'
egli
scrisse
non
ieri
,
non
nel
fervore
dell
'
ultima
mischia
,
ma
vent
'
anni
or
sono
nella
prefazione
del
volume
Une
campaigne
,
:
«
Oh
,
provare
la
:
continua
ed
irresistibile
necessità
di
gridare
alto
quello
che
pensiamo
e
più
quando
siamo
soli
a
pensarlo
,
a
costo
di
avvelenarci
la
vita
.
Questa
è
la
mia
passione
;
ne
sono
tutto
insanguinato
,
ma
l
adoro
e
nulla
vorrei
senza
di
essa
»
.
E
più
sotto
nello
stesso
libro
:
«
Muoiano
le
-
convenienze
,
i
riguardi
,
i
sentimenti
,
cadano
i
nostri
orgogli
e
le
nostre
glorie
,
purché
sia
la
verità
»
.
Non
squilla
in
queste
parole
tutta
la
diana
risvegliatrice
del
J
'
accuse
?
Altri
,
altri
molti
ardono
di
verità
;
ma
che
un
idolo
si
frapponga
fra
essi
ed
il
vero
,
ed
il
loro
ardore
li
rode
dentro
e
si
tace
.
Lo
Zola
non
conosce
idoli
o
quello
sol
a
cui
si
dà
in
continuo
olocausto
.
Quando
offerse
la
fama
,
la
pace
,
la
vita
perché
giustizia
fosse
resa
ad
un
ignoto
di
là
dei
mari
,
egli
fu
nel
naturale
esercizio
delle
sue
facoltà
animatrici
.
Non
contendiamo
alla
Francia
il
vanto
di
quel
grande
spirito
veritiero
.
Ma
se
da
noi
gli
venne
di
francarsi
da
ogni
riverenza
inibitrice
di
verità
,
teniamocene
come
di
assai
munifico
dono
.
E
'
bello
noverare
eroi
per
la
verità
.
E
'
più
bello
che
non
occorrano
eroismi
nel
asserire
il
vero
.