Saggistica ,
LIBRO
PRIMO
L
'
EREDITÀ
DEL
RISORGIMENTO
Problemi
di
libertà
Gli
ultimi
fatti
della
vita
italiana
ripropongono
il
problema
di
una
esegesi
del
Risorgimento
svelandoci
le
illusioni
e
l
'
equivoco
fondamentale
della
nostra
storia
:
un
disperato
tentativo
di
diventare
moderni
restando
letterati
con
vanità
non
machiavellica
di
astuzia
,
o
garibaldini
con
enfasi
tribunizia
.
La
libertà
di
cui
qui
si
discute
contro
i
sogni
di
assolutismo
dei
nuovi
Signori
,
non
deve
dunque
confrontarsi
con
le
verbose
passioni
dei
radicali
che
offrirono
nel
mazzinianismo
la
misura
della
loro
impotenza
.
L
'
Italia
politica
deve
cercare
nella
libertà
una
virtù
di
Stato
meno
volgare
della
servile
disciplina
imposta
da
una
milizia
;
e
mentre
«
un
popolo
di
artisti
non
sapeva
immaginare
niente
di
più
bello
di
un
altro
Rienzi
che
salisse
il
Campidoglio
in
corteggio
teatrale
»
una
questione
di
autonomia
può
bene
affermarsi
come
una
questione
di
stile
e
di
passione
per
lo
spirito
di
fondatori
di
Stato
.
Il
contrasto
vero
dei
tempi
nuovi
come
delle
vecchie
tradizioni
non
è
tra
dittatura
e
libertà
,
ma
tra
libertà
e
unanimità
:
il
vizio
storico
della
nostra
formazione
politica
consisterebbe
nell
'
incapacità
di
pesare
le
sfumature
e
di
conservare
nelle
posizioni
contraddittorie
un
'
onesta
intransigenza
suggerita
dal
senso
che
le
antitesi
sono
necessarie
e
la
lotta
le
coordina
invece
che
sopprimerle
.
La
dignità
di
questi
metodi
liberali
repugna
alla
filosofia
dei
dittatori
,
teorici
di
un
governo
polemista
e
ignoranti
delle
recondite
doppiezze
dell
'
arte
demiurgica
:
l
'
ammonimento
di
Cavour
«
il
Ministero
non
può
fare
l
'
ufficio
del
giornalista
»
risuona
a
vuoto
tra
le
costumanze
facili
e
dogmatiche
della
tirannide
.
Pure
-
-
qualunque
sia
per
essere
il
giudizio
definitivo
delle
esperienze
inglesi
(
nelle
quali
non
cercheremmo
in
nessun
caso
dei
modelli
immutabili
)
-
-
soltanto
da
una
preparazione
di
costumi
e
di
forme
non
provinciali
potrà
scaturire
un
movimento
libertario
che
viva
di
responsabilità
economica
e
di
iniziative
popolari
rinunciando
alle
sterili
ideologie
di
disciplina
,
ordine
,
gerarchia
.
Il
problema
italiano
non
è
di
autorità
,
ma
di
autonomia
:
l
'
assenza
di
una
vita
libera
fu
attraverso
i
secoli
l
'
ostacolo
fondamentale
per
la
creazione
di
una
classe
dirigente
,
per
il
formarsi
di
un
'
attività
economica
moderna
e
di
una
classe
tecnica
progredita
(
lavoro
qualificato
,
intraprenditori
,
risparmiatori
)
:
che
dovevano
essere
le
condizioni
e
le
premesse
di
una
lotta
politica
coraggiosa
,
strumento
infallibile
per
la
scelta
e
il
rinnovamento
della
classe
governante
.
Diplomazia
e
dilettantismo
Dai
nostri
Comuni
sono
sorti
gli
elementi
della
vita
economica
moderna
.
Il
Comune
è
un
governo
di
classe
,
che
insegna
la
vita
politica
attraverso
le
lotte
civili
.
Il
Signore
,
che
per
dominare
la
concorrenza
commerciale
e
industriale
dei
magnati
suoi
rivali
opporrà
con
calcolo
astuto
all
'
opera
della
città
gli
interessi
conservatori
dell
'
economia
agraria
e
la
psicologia
schiavista
del
contadino
,
ha
imparato
nel
Comune
le
arti
dell
'
uomo
di
Stato
.
Senonché
accanto
all
'
autonomia
,
che
ha
fatto
sorgere
queste
figure
di
diplomatici
moderni
,
mentre
nei
secoli
precedenti
la
diplomazia
italiana
era
stata
lo
strumento
inseparabile
delle
superiori
arti
pontificie
,
è
mancata
la
garanzia
dei
movimenti
autonomi
.
La
spontaneità
elementare
dell
'
azione
in
questi
albori
della
politica
doveva
rimanere
povera
di
austera
passione
costruttiva
.
Lontani
dalla
politica
armonia
di
Roma
i
Comuni
oppongono
alle
cattoliche
gerarchie
un
senso
arguto
del
particolare
;
avvertono
l
'
agile
varietà
dei
bisogni
individuali
scordando
l
'
abito
unitario
imposto
dalla
Chiesa
per
esigenze
dogmatiche
;
e
a
gara
con
la
diplomazia
ecclesiastica
rivendicano
i
diritti
delle
nuove
classi
contro
le
superstrutture
dell
'
impero
feudale
.
Per
una
sorte
singolare
e
sfortunata
i
Comuni
non
giunsero
a
proporsi
problemi
europei
se
non
quando
il
periodo
della
vita
economica
comunale
stava
cedendo
alle
nuove
istituzioni
dei
Signori
.
Quando
Genova
e
Venezia
avrebbero
potuto
rappresentare
secondo
valori
unitari
il
problema
italiano
,
mancò
la
coesione
della
penisola
e
l
'
interdipendenza
dell
'
agricoltura
e
dei
commerci
.
Entro
questi
orizzonti
la
morale
non
poteva
accordarsi
con
la
politica
,
né
la
cultura
prodursi
a
contatto
della
vita
civile
e
nazionale
.
Prevalse
il
senso
cattolico
dei
limiti
e
le
idee
valsero
come
artifici
di
corte
.
L
'
agilità
della
cultura
e
l
'
esercizio
diplomatico
impedirono
ogni
Riforma
e
tardarono
l
'
evoluzione
politica
nazionale
:
nel
'500
si
determina
stabilmente
la
fisionomia
della
nostra
vita
economica
che
non
si
può
alimentare
di
rigorismo
etico
e
di
ascesi
organica
;
non
è
senso
di
dipendenza
e
bisogno
di
limitarsi
rinunciando
e
cercando
la
specializzazione
,
ma
prolungamento
eclettico
della
vita
individuale
.
La
morale
protestante
creava
insieme
con
la
libera
discussione
un
senso
di
solidarietà
nell
'
economia
del
lavoro
e
Lutero
ha
qualche
diritto
di
precursore
di
fronte
all
'
umiltà
moderna
del
taylorismo
;
invece
la
libertà
in
Italia
era
l
'
artificio
mantenuto
da
un
tranquillo
spirito
di
conciliazione
.
Le
Corti
,
unico
centro
di
vita
intellettuale
,
seguivano
pacificamente
il
modello
dogmatico
di
Roma
,
sicché
lo
spirito
critico
dovette
appagarsi
,
anche
quando
si
trattò
di
un
Galileo
,
di
risonanze
dilettantesche
,
che
neanche
il
martirio
seppe
trasformare
in
preparazione
ascetica
.
La
nostra
riforma
fu
Machiavelli
,
un
teorico
della
politica
,
un
isolato
.
I
suoi
concetti
non
trovarono
uomini
capaci
di
viverli
,
né
un
terreno
sociale
su
cui
fondarsi
.
È
uomo
moderno
perché
instaura
una
concezione
dello
Stato
ribelle
alla
trascendenza
e
pensa
un
'
arte
politica
organizzatrice
della
pratica
e
professa
una
religiosità
civile
come
spontaneità
di
iniziative
e
di
economia
.
Storicamente
l
'
esperienza
di
Machiavelli
si
potrebbe
definire
come
la
Signoria
più
il
Comune
,
se
lo
studio
della
romanità
non
avesse
aggiunto
alla
sua
osservazione
un
più
ampio
sfondo
realistico
e
un
tono
di
disinteresse
scientifico
.
Veramente
in
lui
l
'
opporsi
alla
Chiesa
fu
istinto
di
politico
mosso
in
qualche
modo
da
gelosia
di
mestiere
,
non
già
risultato
di
coscienza
laica
e
nazionale
come
ha
voluto
qualche
pedante
dei
nostri
giorni
.
Per
le
sue
stesse
abitudini
di
osservatore
doveva
avere
il
gusto
dell
'
etica
realistica
e
il
culto
dello
Stato
.
Invece
queste
complesse
attitudini
poterono
sembrare
un
desiderio
di
contemplazione
d
'
arte
e
la
serietà
del
suo
concetto
di
virtù
parve
attenuarsi
in
fragili
giuochi
di
astuzia
,
perché
le
risorse
del
diplomatico
si
mostravano
in
primo
piano
.
In
realtà
la
fama
di
negligenza
morale
che
lo
accompagna
e
l
'
opinione
corrente
del
suo
dilettantismo
sono
prodotti
dalla
mancanza
di
consenso
da
parte
dei
suoi
tempi
:
e
gli
italiani
alla
loro
volta
mancarono
all
'
appello
perché
la
Corte
li
aveva
educati
al
culto
piccolo
borghese
dell
'
onore
parassitario
e
ne
aveva
fatti
degli
aspiranti
agli
impieghi
e
alle
sinecure
.
Il
principe
sognato
da
Machiavelli
avrebbe
trovato
nel
'500
gli
stessi
elementi
e
le
stesse
psicologie
che
hanno
aiutato
Mussolini
nella
sua
rivoluzione
piccolo
borghese
.
Gli
artefici
della
politica
non
riuscivano
a
superare
gli
ostacoli
opposti
dai
limiti
di
un
ambiente
meramente
diplomatico
.
Due
secoli
dopo
il
Vico
deve
accontentarsi
di
risognare
il
mondo
della
praxis
intuito
da
Machiavelli
,
e
non
trovando
eco
alcuna
nella
realtà
deve
rifuggire
dalla
politica
e
votarsi
a
una
elaborazione
ascetica
di
concetti
storici
.
La
sostanza
di
queste
osservazioni
potrebbe
suggerire
un
equivoco
che
non
è
nei
nostri
intenti
se
alcuno
volesse
derivarne
l
'
affermazione
di
una
necessità
che
in
Italia
si
formi
un
movimento
riformatore
.
Invece
secondo
noi
sarebbe
assurdo
generalizzare
l
'
esperienza
anglo
sassone
.
Si
tratta
piuttosto
di
continuare
le
nostre
doti
istintive
che
ci
portano
più
naturalmente
verso
una
Riforma
(
rivoluzione
)
politica
che
morale
.
Nell
'
insegnamento
di
Machiavelli
c
'
è
la
finezza
del
cittadino
esperto
di
contingenze
storiche
,
non
il
programma
rumoroso
del
contadino
che
proclama
il
libero
esame
e
sente
il
bisogno
di
provvedere
alla
sua
formazione
spirituale
in
pubblico
.
Un
'
indagine
dei
motivi
psicologici
dominanti
nella
storia
italiana
potrebbe
trovare
inaspettatamente
il
riserbo
accanto
alla
retorica
.
Maturità
piemontese
All
'
Italia
indifferente
fu
imposta
la
rivoluzione
da
motivi
esterni
e
da
contingenze
di
politica
europea
.
Solo
il
Piemonte
,
rudemente
travagliato
intorno
a
un
'
esperienza
disordinata
di
forze
e
di
lavoro
,
seppe
compiere
la
sua
missione
.
Alla
fine
del
settecento
complesse
esigenze
di
modernità
caratterizzavano
la
vita
sociale
piemontese
.
La
fisionomia
generale
della
vita
agricola
poteva
riassumersi
nella
lotta
contro
il
latifondo
.
Veramente
il
governo
piemontese
,
fondato
su
un
'
aristocrazia
,
anche
se
moderato
dal
re
,
non
perseguiva
di
proposito
una
politica
favorevole
allo
spezzettamento
della
grande
proprietà
;
questo
era
il
risultato
singolare
di
due
condizioni
,
l
'
assenteismo
della
nobiltà
,
occupata
negli
impieghi
e
negli
onori
,
e
il
forte
peso
tributario
derivante
dalla
politica
estera
dispendiosa
e
bellicosa
dello
Stato
Sabaudo
.
La
classe
dominante
non
poteva
evitare
,
per
la
mancanza
di
industrie
e
commerci
,
che
le
imposte
venissero
a
pesare
sul
patrimonio
fondiario
,
anche
se
ne
era
direttamente
danneggiata
;
e
d
'
altra
parte
non
riusciva
,
assorta
in
altre
cure
,
a
far
fruttare
le
terre
in
modo
da
provvedere
agevolmente
alle
esigenze
del
Tesoro
.
Così
doveva
formarsi
,
per
una
selezione
di
capacità
inevitabile
e
connessa
con
le
trasformazioni
moderne
della
tecnica
agricola
,
una
nuova
classe
economica
indipendente
pronta
a
creare
,
per
assolvere
al
suo
compito
,
la
cultura
intensiva
.
Questa
classe
non
fu
di
coloni
,
ma
di
affittuari
,
per
la
maggiore
indipendenza
in
cui
si
trova
l
'
affittuario
rispetto
al
padrone
e
per
le
sue
attitudini
a
trovar
denaro
e
spenderlo
nel
migliorare
la
cultura
.
Senonché
una
trasformazione
siffatta
portava
con
sé
la
miseria
del
lavoratore
e
generava
il
pauperismo
,
problema
sociale
sinora
sconosciuto
in
Piemonte
.
Il
contrasto
scuoteva
vivamente
i
conservatori
e
si
ebbe
come
ripercussione
delle
difficoltà
obbiettive
un
singolare
rifiorimento
di
letteratura
economica
di
cui
furono
rappresentanti
il
Vasco
ed
il
Solera
.
Col
pauperismo
delle
campagne
si
veniva
manifestando
il
pauperismo
cittadino
a
cui
invano
dai
governanti
si
cercava
di
resistere
coll
'
opporre
un
protezionismo
operaio
al
protezionismo
industriale
.
Tutte
le
lusinghe
della
politica
sociale
,
promossa
per
una
vecchia
astuzia
del
tiranno
istintivamente
democratico
,
non
riuscirono
a
impedire
l
'
affermarsi
delle
differenze
e
la
politica
dei
conservatori
valse
soltanto
a
evitare
le
soluzioni
intransigenti
mentre
non
erano
ancora
abbastanza
mature
.
Contemporaneamente
alla
lotta
tra
aristocrazia
latifondista
e
affittuari
e
tra
affittuari
e
proletariato
si
venivano
ponendo
,
per
la
consuetudine
di
uno
Stato
laico
e
di
un
abile
governo
,
i
problemi
della
vita
sociale
moderna
,
l
'
antitesi
tra
Stato
e
Chiesa
,
i
rapporti
tra
mentalità
militare
ed
economica
,
tra
educazione
letteraria
e
educazione
civile
.
Qui
il
politico
trovava
terreno
per
le
sue
esperienze
,
perché
il
Piemonte
,
Stato
cuscinetto
tra
interessi
spagnuoli
e
interessi
francesi
,
diventava
un
osservatorio
sempre
più
notevole
.
(
Singolare
si
fa
persino
la
cultura
in
questo
vecchio
Stato
nemico
della
cultura
:
Baretti
,
Radicati
,
Denina
,
Botton
di
Castellamonte
,
Gerdil
,
gli
economisti
,
Alfieri
)
.
Un
esempio
di
psicologia
,
la
figura
del
Conte
Napione
,
ci
caratterizza
conclusivamente
questa
complessa
situazione
di
eclettismo
e
di
risveglio
enciclopedico
.
Sorprendiamo
in
lui
lo
sconvolgimento
portato
nel
valido
buon
senso
piemontese
dai
compiti
nuovi
e
raffinati
di
economia
moderna
e
di
politica
internazionale
.
Il
Napione
riusciva
a
salvarsi
col
guardare
le
cose
da
buon
diplomatico
,
libero
da
ogni
crisi
spirituale
.
È
la
politica
quella
che
naturalmente
separa
i
valori
,
e
dove
la
cultura
lascierebbe
troppe
sfumature
,
impone
pratiche
classificazioni
.
Le
soluzioni
proposte
dal
Napione
ai
problemi
del
suo
tempo
sono
quelle
caratteristiche
del
piemontese
,
lontano
dalla
metafisica
e
dal
romanticismo
:
lo
Stato
al
di
sopra
della
religione
,
anche
se
si
è
buoni
cattolici
,
la
scuola
politica
come
diplomazia
e
non
come
letteratura
o
strategia
.
Intanto
la
vecchia
classe
feudale
si
veniva
specializzando
nell
'
adempimento
della
funzione
militare
.
Con
questa
astuzia
di
amministratori
anche
i
problemi
più
lontani
si
possono
intuire
nei
loro
significati
attuali
e
resterà
sempre
un
modello
di
genialità
il
progetto
che
l
'
onesto
e
mediocre
Napione
presentò
per
una
confederazione
nazionale
che
riconoscesse
a
suo
capo
il
Pontefice
,
ma
servendo
di
fatto
agli
interessi
piemontesi
contro
la
Francia
.
L
'
astuzia
del
leale
servitore
del
Re
preveniva
addirittura
,
senza
preparazione
romantica
e
religiosa
,
i
sogni
neoguelfi
.
In
questo
movimento
regionale
l
'
opera
critica
di
Vittorio
Alfieri
compie
una
funzione
unitaria
.
La
sua
polemica
anti
dogmatica
,
l
'
istinto
pragmatista
pronto
a
consacrare
la
validità
di
ogni
sforzo
di
autonomia
,
la
negazione
della
rivoluzione
francese
-
-
la
quale
nonostante
gli
entusiasmi
dei
nostri
illuministi
diventava
tirannide
appena
trasportata
in
Italia
-
-
l
'
elaborazione
in
parte
cosciente
in
parte
indiretta
dei
concetti
di
popolo
,
di
nazione
,
di
libertà
;
superavano
i
limiti
del
movimento
piemontese
,
lo
ricollegavano
a
una
tradizione
,
determinavano
il
nucleo
sostanziale
romantico
del
mito
rivoluzionario
che
doveva
governare
il
nostro
Risorgimento
.
Le
peregrinazioni
alfieriane
attraverso
l
'
Europa
,
l
'
insistenza
della
sua
polemica
antiregionale
indicavano
nella
chiusa
sicurezza
demiurgica
della
vita
piemontese
,
il
ritmo
di
una
più
ampia
civiltà
europea
.
L
'
invasione
francese
-
-
che
per
istinto
di
uomini
di
Stato
non
trovava
tra
i
piemontesi
gli
entusiasmi
che
aveva
sollevati
nelle
altre
regioni
del
Nord
-
-
turbando
e
interrompendo
un
processo
appena
iniziato
impedì
l
'
organizzarsi
di
una
aristocrazia
che
da
una
generica
adesione
agli
ideali
alfieriani
riuscisse
a
un
'
azione
politica
positiva
.
Anzi
l
'
incertezza
delle
contingenze
genera
due
correnti
imprecise
di
pensiero
e
di
azione
che
sino
al
'21
tengono
divisi
gli
spiriti
tra
ipotesi
irreali
.
Gli
aderenti
al
movimento
rivoluzionario
cercano
per
un
lato
,
scimmiottando
l
'
enciclopedismo
la
loro
consistenza
ideale
fuori
delle
tradizioni
.
D
'
altra
parte
i
governi
,
fiduciosi
nella
reazione
,
fermi
alla
rivelazione
di
verità
promessa
dall
'
assolutismo
vedono
nei
nuovi
fermenti
di
idee
anarchia
e
disorganicità
e
vi
contrappongono
l
'
ordine
del
passato
.
Tra
questi
equivoci
le
abitudini
feudali
continuano
a
governare
il
paese
,
miste
con
la
destrezza
dei
diplomatici
,
per
i
primi
decenni
del
secolo
XIX
.
Neoguelfismo
Il
primo
tentativo
di
fondare
una
classe
dirigente
e
uno
Stato
dopo
la
rivoluzione
francese
risale
al
'21
e
sorge
in
Piemonte
perché
ivi
il
governo
e
le
tradizioni
politiche
erano
i
primi
modelli
e
i
primi
educatori
(
per
un
'
antinomia
più
che
per
un
proposito
)
di
esperienza
politica
.
Il
nuovo
contenuto
spirituale
venne
alla
rivoluzione
dall
'
affermarsi
di
un
romanticismo
idealistico
che
respingeva
i
sistemi
sensisti
e
intellettualisti
,
propugnava
i
valori
storici
e
vi
fondava
i
concetti
di
tradizione
nazionale
,
di
realismo
politico
,
di
progresso
e
di
svolgimento
storico
continuo
.
Questo
nucleo
romantico
di
pensiero
si
era
formato
in
Piemonte
durante
la
dominazione
napoleonica
.
Il
misogallismo
imparato
da
Alfieri
si
sviluppa
nell
'
affermazione
del
concetto
di
indipendenza
e
determina
,
oltre
le
limitazioni
del
pensiero
alfieriano
,
una
violenta
polemica
anti
sensista
,
che
significa
ritorno
alle
tradizioni
e
indipendenza
dall
'
imitazione
dei
francesi
.
La
scuola
di
Alfieri
libertario
doveva
nello
stesso
tempo
condurre
a
ripensare
il
concetto
di
libertà
.
Il
vizio
dello
spiritualismo
romantico
rimaneva
nei
limiti
posti
dalla
tradizione
cattolica
e
nell
'
esigenza
dell
'
ortodossismo
,
implicita
in
un
sistema
fondato
sul
principio
della
teocrazia
e
della
trascendenza
.
Perciò
il
nostro
romanticismo
,
mentre
traeva
vantaggio
dall
'
agilità
politica
dello
spirito
cattolico
,
non
riusciva
alla
esplicazione
matura
del
proprio
vigore
intimo
e
non
poté
raggiungere
la
vitalità
del
romanticismo
tedesco
.
Dopo
l
'
Alfieri
una
coscienza
dei
compiti
intellettuali
che
spettano
all
'
Italia
moderna
per
fuggire
un
passato
provinciale
si
trova
in
Luigi
Ornato
,
che
elaborò
il
suo
spiritualismo
prescindendo
da
ogni
teoria
cattolica
e
rivolgendosi
piuttosto
a
un
cristianesimo
platoneggiante
capace
di
rispondere
ai
nuovi
bisogni
religiosi
e
morali
,
senza
soffocarli
in
un
duro
schema
.
Il
misticismo
ornatiano
culminando
nel
concetto
di
libertà
santificava
ogni
ardore
dello
spirito
e
faceva
sentire
l
'
importanza
laica
di
una
vita
religiosa
che
si
chiarisse
e
risolvesse
come
vita
morale
e
filosofica
.
Ma
già
nel
Santarosa
la
coscienza
libertaria
dell
'
Ornato
si
affievoliva
in
uno
spiritualismo
dogmatico
e
dualistico
e
l
'
espressione
dell
'
esigenza
religiosa
si
confondeva
nell
'
ossequio
alla
Chiesa
.
Né
è
meraviglia
poiché
il
cristianesimo
,
iniziale
impulso
di
sentimento
,
momento
ideale
naturalmente
anarchico
,
eretico
,
atto
che
tende
a
non
,
esaurirsi
in
un
fatto
,
affermazione
di
spiritualità
contro
tutte
le
determinazioni
perfette
,
non
può
avere
vita
ideale
né
compimento
nella
realtà
se
non
sostituisce
alla
purezza
astratta
dell
'
aspirazione
l
'
ordine
solido
della
praticità
.
Le
correnti
religiose
romantiche
non
avendo
avuto
la
forza
di
creare
attraverso
il
primo
impulso
cristiano
una
riforma
religiosa
,
dovettero
necessariamente
venire
assorbite
dal
cattolicismo
.
Il
culto
romantico
della
storia
diede
un
fondamento
di
tradizione
a
questi
ritorni
cattolici
.
Le
risonanze
eretiche
del
pensiero
di
Luigi
Ornato
venivano
contenute
dalla
moderazione
dei
conservatori
.
Il
liberalismo
diventò
termine
inseparabile
dal
cattolicismo
.
La
teocrazia
riusciva
con
le
armi
stesse
dei
liberali
,
col
loro
spiritualismo
e
con
la
loro
fede
,
a
stroncare
ogni
moto
che
mettesse
in
discussione
il
passato
.
Per
un
'
eredità
storica
il
primo
movimento
democratico
diventa
un
'
arma
dei
conservatori
.
Il
neo
guelfismo
era
un
risultato
di
conciliazione
necessario
per
un
popolo
che
trovava
nella
diplomazia
tutti
i
suoi
vizi
e
tutte
le
sue
virtù
.
Non
cadremo
nell
'
errore
degli
studiosi
moderni
che
sono
andati
ricercando
i
significati
della
storia
italiana
secondo
mere
dialettiche
di
concetti
.
La
politica
è
un
'
arte
degli
imprevisti
e
la
sua
razionalità
non
segue
la
logica
dell
'
intellettualismo
.
Constatando
dunque
l
'
immaturità
ideale
dell
'
Italia
del
Risorgimento
,
o
la
mancata
partecipazione
popolare
,
non
si
vuol
fare
un
processo
alla
cultura
o
agli
uomini
,
ma
un
semplice
calcolo
di
forze
:
i
fermenti
d
'
idee
liberano
infatti
il
mondo
dell
'
azione
dai
pericoli
dogmatici
e
reazionari
lasciando
libero
l
'
uomo
di
Stato
ai
suoi
compromessi
e
alle
sue
astuzie
.
L
'
espediente
del
neo
guelfismo
si
risolveva
invece
in
un
pericolo
di
equivoci
e
di
debolezze
.
Distrutta
la
giovane
aristocrazia
del
'21
,
la
classe
dominante
che
rimane
è
tuttavia
lo
strumento
di
un
governo
reazionario
e
l
'
espressione
passiva
dei
risultati
promossi
dalla
Santa
Alleanza
.
Il
'48
dopo
una
preparazione
febbrile
interrotta
dalla
coincidenza
di
moti
stranieri
più
maturi
è
nient
'
altro
che
un
'21
divulgato
con
Gioberti
tribuno
.
Tutta
l
'
educazione
cattolica
di
Gioberti
e
la
chiusa
volontà
dogmatica
affiorano
nel
suo
equivoco
pensiero
democratico
.
Il
neo
guelfismo
e
il
cattolicismo
liberale
respingono
ogni
proposito
di
aperta
discussione
e
di
libera
iniziativa
suggeriti
dal
liberalismo
.
L
'
ossequio
alla
Chiesa
indebolisce
le
volontà
che
dovrebbero
produrre
il
nuovo
Stato
.
Il
pensiero
ufficiale
di
questo
attenuato
liberalismo
,
fuori
delle
apocalittiche
sintesi
giobertiane
,
capaci
di
promuovere
entusiasmi
ma
non
suscitatrici
di
esperienze
realistiche
,
scorge
nello
Stato
e
nella
Chiesa
un
dualismo
di
corpo
e
spirito
,
spoglia
la
funzione
dello
Stato
da
ogni
significato
moderno
e
la
intende
come
mera
amministrazione
.
lasciando
la
cura
delle
anime
alla
Chiesa
.
La
dominante
psicologia
libertaria
di
questi
anni
poteva
accettare
per
mera
inerzia
una
forza
tradizionale
come
la
Chiesa
,
ma
si
dimostrava
inesperta
e
immatura
a
fondare
il
nuovo
Stato
;
e
,
poiché
la
storia
nella
sua
dialettica
europea
superava
le
contingenti
volontà
delle
moltitudini
italiane
,
si
accettò
l
'
ossatura
esterna
,
il
meccanismo
dello
Stato
liberale
senza
vivificarlo
dall
'
interno
.
Restava
così
un
nome
senza
soggetto
.
Ma
la
coscienza
pratica
di
questa
immaturità
si
avverte
nelle
polemiche
agitatesi
durante
il
Risorgimento
a
proposito
del
problema
scolastico
.
L
'
opera
del
governo
,
la
sola
forza
di
cui
si
fosse
tenuto
conto
in
terra
di
politici
e
di
politicanti
,
si
rivelava
insufficiente
finché
la
materia
faceva
contrasto
con
la
forma
invano
imposta
.
L
'
educazione
popolare
parve
allora
il
solo
strumento
di
formazione
civile
.
Prima
di
esercitare
le
sue
funzioni
di
garanzia
e
di
difesa
,
il
nuovo
Stato
doveva
creare
gli
elementi
capaci
di
suscitare
e
arricchire
la
lotta
politica
.
Di
qui
il
dissidio
implicito
nel
nostro
liberalismo
che
non
si
può
accontentare
di
esprimere
il
risultato
della
dialettica
delle
forze
politiche
,
ma
deve
rinunciare
alla
libertà
per
imporre
un
elemento
al
disopra
degli
altri
.
Il
governo
erede
del
cattolicismo
ha
conservato
una
funzione
etica
astratta
di
egualitarismo
democratico
.
Il
Risorgimento
anteponeva
democrazia
a
liberalismo
per
continuare
le
patriarcali
tradizioni
teocratiche
.
Senonché
,
sostituendosi
il
cattolicismo
liberale
al
neo
guelfismo
,
penetrava
nel
mito
democratico
un
elemento
moderno
:
il
governo
indulse
al
cattolicismo
soltanto
per
indulgere
al
popolo
e
per
potersi
assumere
senza
contrasti
la
funzione
provvisoria
di
educatore
.
La
legge
Casati
imponendo
allo
Stato
il
compito
di
vincere
l
'
analfabetismo
costituiva
una
violenta
sovrapposizione
di
un
principio
trascendente
all
'
iniziativa
che
nasce
dal
basso
,
ma
poneva
le
premesse
per
far
superare
al
popolo
la
malattia
feudale
.
Così
s
'
erano
incontrati
ancora
una
volta
,
nel
problema
della
scuola
,
conservatori
e
rivoluzionari
.
Un
decennio
di
attività
pedagogica
valse
a
creare
in
Piemonte
una
classe
media
,
che
fu
la
classe
patriottica
e
s
'
inserì
come
forza
di
conservazione
e
di
moderazione
proprio
al
centro
del
dissidio
tra
popolazione
agricola
e
manifatturiera
.
Critica
repubblicana
Il
neo
guelfismo
era
stato
almeno
il
pensiero
istintivo
degli
italiani
cattolici
e
poté
risolversi
infine
in
un
eccellente
strumento
di
propaganda
nazionale
.
Invece
le
metafisiche
del
mazzinianismo
e
del
socialismo
di
Ferrari
ebbero
il
torto
di
nascere
come
dottrine
derivate
dagli
stranieri
,
repugnanti
al
gusto
e
alla
possibilità
degli
spiriti
italiani
,
lontani
dal
gioco
e
dall
'
equilibrio
preciso
delle
forze
.
Mazzini
e
Ferrari
riuscirono
a
trovar
eco
soltanto
nell
'
ambiente
artificioso
delle
eresie
e
degli
esuli
tra
i
quali
la
loro
funzione
di
avanguardia
ritenne
sempre
un
significato
romantico
e
nebuloso
.
Le
loro
dottrine
si
ridussero
a
due
confusi
edifici
teocratici
che
attingevano
motivi
episodici
e
sviluppi
parziali
dai
variopinti
movimenti
d
'
idee
nati
in
Europa
dopo
l
'
Enciclopedia
.
I
motivi
intellettualisti
di
Ferrari
,
gli
elementi
mistici
di
Mazzini
riducevano
in
conclusione
i
due
sogni
a
una
riforma
religiosa
attenuata
che
doveva
restare
impopolare
in
un
ambiente
estraneo
.
La
disperazione
eroica
di
Mazzini
poi
sorgeva
dalle
nobili
delusioni
di
un
ottimista
che
aveva
creduto
di
far
la
rivoluzione
con
la
propaganda
.
Di
fronte
a
queste
ideologie
che
risuscitavano
la
pratica
delle
congiure
e
degli
sdegni
letterari
il
liberalismo
sabaudo
aveva
almeno
il
merito
di
offrire
dei
quadri
sicuri
e
pronti
per
la
politica
estera
della
rivoluzione
.
Il
motivo
vitale
del
federalismo
si
ebbe
nella
critica
di
Carlo
Cattaneo
,
il
solo
realista
tra
tanti
romantici
e
teorici
.
La
fisionomia
speculativa
del
Cattaneo
si
rivela
tutta
in
una
professione
di
cultura
:
né
dal
sensismo
,
né
dal
razionalismo
si
può
dedurre
un
concetto
dell
'
attività
umana
;
per
la
drammaticità
della
storia
egli
rinuncia
agli
schemi
più
semplici
come
ai
più
complicati
messi
in
uso
dal
Risorgimento
.
L
'
impopolarità
di
Cattaneo
derivava
necessariamente
dallo
spirito
della
sua
polemica
che
constatava
il
tramonto
del
razionalismo
e
delle
discussioni
tra
classici
e
romantici
e
rimaneva
estraneo
al
neo
guelfismo
,
ultimo
tentativo
messo
in
opera
dall
'
esasperazione
romantica
.
La
sua
filosofia
è
la
prova
che
l
'
originalità
speculativa
italiana
si
suole
affermare
,
dopo
le
parentesi
di
misticismo
,
nel
riconoscimento
dei
più
gelosi
valori
della
personalità
.
La
sua
finezza
ci
è
attestata
dall
'
atteggiamento
anti
romantico
,
libero
da
ogni
peccato
di
sensismo
;
il
suo
rigorismo
morale
dall
'
opposizione
inesorabile
contro
i
demagogismi
unitari
e
le
illusioni
patriottiche
.
Se
la
forza
dinamica
del
suo
pensiero
è
stata
nel
secolo
scorso
meno
esuberante
di
quella
del
Mazzini
,
il
suo
spirito
ci
appare
ora
meno
indeterminato
e
meno
vaporoso
,
la
sua
figura
è
più
ricca
di
insegnamenti
,
la
sua
eresia
politica
può
presentarsi
ancora
come
un
programma
,
i
suoi
scritti
non
sono
diventati
illeggibili
come
i
Doveri
dell
'
uomo
.
Guardò
al
passato
senza
atteggiarsi
a
profeta
,
capì
senza
l
'
enfasi
dell
'
apostolo
che
il
fondare
uno
Stato
non
era
impresa
da
letterati
entusiasti
,
cercò
nelle
tradizioni
un
linguaggio
di
serietà
,
un
ammaestramento
di
cautela
.
Gli
italiani
erano
usi
a
parlare
di
libertà
come
di
cosa
da
dimostrazione
:
Cattaneo
offrì
l
'
esempio
di
un
pensiero
che
si
identificava
tutto
con
la
libertà
e
l
'
autonomia
e
ne
raccoglieva
organicamente
le
esigenze
senza
farne
risquillare
ad
ogni
istante
con
ingenua
retorica
la
parola
.
Invece
per
certi
spiriti
non
giova
che
il
tamburo
.
La
libertà
di
Cattaneo
si
esprimeva
come
realismo
in
etica
,
come
impulso
alla
produzione
e
alle
iniziative
in
economia
,
come
creatività
liberale
in
politica
,
come
valorizzazione
dell
'
esperienza
in
filosofia
,
come
culto
classico
dei
valori
formali
e
della
tradizione
liberatrice
in
arte
.
Per
queste
caratteristiche
di
misura
che
sono
il
segreto
della
sua
vitalità
gli
toccarono
in
sorte
i
compiti
di
critica
più
ardui
e
più
ingrati
,
che
gli
servirono
poi
di
disciplina
e
di
temperamento
.
Dovette
starsi
contento
della
solitudine
e
della
impopolarità
e
sembrare
retore
del
pessimismo
come
Mazzini
:
diedero
a
lui
,
realista
e
uomo
positivo
,
un
ufficio
di
Cassandra
.
La
sua
opera
resta
un
esempio
di
critica
interna
dello
sviluppo
dialettico
del
nostro
Risorgimento
,
per
il
quale
egli
fu
il
solo
,
dopo
Cavour
,
a
postulare
una
preparazione
economica
.
Visti
in
questa
luce
,
i
suoi
motivi
anti
unitari
,
ancora
validi
,
appaiono
l
'
equilibrata
antitesi
dell
'
illusione
patriottica
di
risolvere
con
l
'
unità
tutti
i
problemi
popolari
,
e
il
suo
regionalismo
è
sopratutto
un
problema
di
stile
e
di
misura
.
Rivoluzione
liberale
In
mezzo
a
questi
fermenti
inespressi
l
'
unità
italiana
doveva
venire
dall
'
iniziativa
del
dispotismo
.
Fu
gran
ventura
per
un
popolo
che
non
sapeva
distinguere
tra
Cattaneo
e
il
giobertismo
,
che
si
trovasse
a
guidarlo
Cavour
,
il
Cattaneo
della
diplomazia
,
che
seppe
evitare
l
'
isterilirsi
della
rivoluzione
in
una
tirannide
.
Il
dissidio
tra
Cavour
e
Vittorio
Emanuele
II
,
re
mediocre
e
negato
alla
comprensione
dei
tempi
,
fu
la
vera
Provvidenza
dell
'
unità
italiana
.
Il
ministro
piemontese
sovrasta
ai
suoi
contemporanei
perché
guarda
gli
stessi
problemi
con
l
'
occhio
dell
'
uomo
di
Stato
.
Tuttavia
la
sua
figura
è
qualcosa
di
più
che
un
esempio
della
coscienza
di
un
governatore
quale
poteva
essere
offerto
dai
ministri
del
'700
.
Genio
e
costanza
non
insegnavano
a
governare
l
'
Italia
delle
sette
e
della
reazione
clericale
.
La
singolare
virtù
di
Cavour
è
piuttosto
nella
franchezza
della
sua
astuzia
.
Egli
era
il
diplomatico
che
sapeva
parlare
alle
folle
e
,
pur
senza
mendicarne
il
favore
,
non
avrebbe
mai
arrestato
o
attenuato
la
forza
che
proviene
dall
'
entusiasmo
di
un
popolo
.
Dominanti
i
costumi
della
demagogia
e
della
teocrazia
,
Cavour
ha
saputo
incominciare
il
processo
moderno
di
una
rivoluzione
liberale
,
pur
disponendo
soltanto
di
un
esercito
e
di
una
dinastia
.
Educatore
e
diplornatico
,
ha
trovato
l
'
adesione
del
popolo
senza
corromperlo
.
Paragonato
con
gli
uomini
politici
che
lo
seguirono
,
tranne
Sella
,
appare
di
un
'
altra
razza
:
per
Depretis
e
per
lo
stesso
Giolitti
,
che
pure
ha
mente
di
uomo
di
Stato
,
il
giusto
termine
di
paragone
non
è
Cavour
,
ma
Rattazzi
,
modello
di
equilibrismo
,
di
equivoco
e
di
demagogia
.
Invece
il
possibilismo
di
Cavour
,
pur
non
indulgendo
a
professioni
di
fede
o
a
programmi
,
non
comprometteva
il
futuro
.
Seppe
disarmare
il
radicalismo
col
connubio
con
Rattazzi
,
che
era
più
una
vittoria
che
un
'
alleanza
e
frenò
il
clericalismo
con
una
politica
ecclesiastica
ferma
,
ma
moderata
e
non
demagogica
.
La
libertà
economica
fu
il
perno
educativo
su
cui
egli
impostò
la
sua
azione
popolare
.
Perché
la
rivoluzione
trionfasse
contro
la
reazione
bisognava
che
sulla
libertà
si
venisse
fondando
la
vita
privata
e
pubblica
;
combattendo
il
protezionismo
egli
apriva
il
Piemonte
a
una
diretta
comunicazione
con
l
'
attività
economica
europea
e
creava
un
movimento
di
attività
e
di
iniziative
che
permise
allo
Stato
di
affrontare
venti
anni
di
politica
avventurosa
.
Il
liberismo
di
Cavour
mirava
a
far
entrare
nella
vita
nazionale
nuove
forze
operose
:
senza
giungere
alle
pratiche
corruttrici
della
politica
di
beneficenza
il
suo
filantropismo
s
'
opponeva
apertamente
all
'
indifferenza
dei
governanti
per
le
classi
inferiori
.
Mentre
creava
nella
vita
popolare
le
condizioni
obbiettive
per
una
rinascita
moderna
fondata
sugli
imperativi
dell
'
economia
e
non
sui
sogni
della
religione
,
il
liberalismo
di
Cavour
era
lo
strumento
fondamentale
della
sua
politica
estera
.
Con
una
tradizione
secolare
di
diplomatici
troppo
astuti
,
costretti
a
far
conto
soltanto
sulla
propria
dignità
personale
perché
non
sorretti
dal
sentimento
della
nazione
,
gli
italiani
erano
diventati
estranei
alla
politica
europea
,
perché
non
le
offrivano
alcuna
garanzia
e
non
potevano
fondarsi
su
esigenze
reali
e
su
virtù
positive
per
partecipare
all
'
equilibrio
internazionale
.
Cavour
seppe
dare
all
'
Europa
l
'
esempio
di
una
pratica
di
governo
dignitosamente
liberale
,
capace
di
mantenere
i
propri
impegni
e
di
conquistare
la
fiducia
del
paese
.
Di
fronte
all
'
Austria
egli
mostrava
la
possibilità
di
un
governo
nazionale
che
non
aveva
bisogno
di
ricorrere
allo
stato
d
'
assedio
.
Ma
il
capolavoro
di
Cavour
-
-
bisogna
riconoscerlo
,
dopo
tanti
fraintendimenti
-
-
fu
la
politica
ecclesiastica
.
Egli
comprese
la
vanità
di
ogni
lotta
contro
il
cattolicismo
in
un
paese
cattolico
e
la
necessità
di
combattere
la
Chiesa
non
su
un
terreno
dogmatico
,
ma
sul
problema
formale
della
libertà
di
coscienza
.
Intesa
secondo
questi
principi
,
la
formula
Libera
Chiesa
in
libero
Stato
non
è
più
un
'
ambigua
trovata
di
filosofia
del
diritto
,
ma
un
'
astuzia
di
politica
internazionale
e
la
prova
delle
virtù
diplomatiche
e
della
maturità
costituzionale
del
nuovo
Stato
.
Lasciando
ai
tribuni
e
ai
capi
della
lotta
politica
il
compito
di
combattere
il
dogmatismo
e
riservando
alla
cultura
libera
la
funzione
di
elaborare
le
nuove
ideologie
,
Cavour
obbligava
i
paladini
di
una
verità
medioevale
ad
accettare
per
la
lotta
una
pregiudiziale
moderna
.
Il
suo
ossequio
per
la
Chiesa
poi
provava
soltanto
il
suo
senso
di
misura
e
la
sua
profonda
convinzione
che
l
'
autonomia
di
un
popolo
moderno
non
potesse
fondarsi
su
una
demagogica
propaganda
anticlericale
.
Non
si
poteva
andare
oltre
il
cattolicismo
se
si
dimenticava
la
tradizione
cattolica
.
Confrontata
con
i
complessi
motivi
dell
'
opera
promossa
dallo
statista
appare
aridamente
dogmatica
la
critica
opposta
alla
formula
cavouriana
dagli
hegeliani
teorici
d
'
intolleranza
e
,
ancor
più
pedantemente
,
dal
Vera
.
G
.
M
.
Bertini
fu
tra
i
critici
della
politica
ecclesiastica
cavouriana
il
solo
che
toccò
con
misura
i
motivi
più
delicati
e
difficili
postulando
la
necessità
di
una
polemica
inesorabile
contro
i
residui
di
assolutismo
inerenti
in
qualsiasi
politica
ispirata
dalla
Chiesa
.
Senonché
questi
motivi
di
pensiero
del
Bertini
ripresi
poi
dagli
Spaventa
e
dalla
Destra
hegeliana
erano
validi
per
prevenire
ogni
rinascita
di
un
equivoco
neo
guelfo
nella
lotta
d
'
idee
e
nella
cultura
nazionale
,
non
potevano
ispirare
una
politica
di
Stato
che
deve
tenere
conto
del
Vaticano
come
di
un
elemento
della
vita
diplomatica
internazionale
.
In
realtà
l
'
opera
di
Cavour
era
l
'
opposizione
più
vigorosa
ad
ogni
influenza
neoguelfa
;
la
sua
politica
era
assai
più
astuta
di
quella
che
gli
potesse
esser
suggerita
da
una
qualunque
ideologia
immanentista
perché
sconfiggeva
l
'
assolutismo
con
risorse
completamente
realistiche
.
Sotto
l
'
amministratore
c
'
era
anche
qui
il
politico
che
aveva
risolto
modernamente
i
più
difficili
problemi
dello
spirito
.
Socialismo
di
Stato
Dei
risultati
liberali
raggiunti
dalla
rivoluzione
unitaria
soltanto
Cavour
tra
gli
uomini
del
suo
tempo
aveva
avuto
completa
coscienza
.
Morto
il
ministro
piemontese
restava
viva
una
situazione
storica
,
ma
la
rivoluzione
veniva
a
trovarsi
senza
contenuto
e
senza
guida
.
Il
problema
di
Cattaneo
ridiventava
dominante
.
Le
nuove
avventure
di
politica
estera
s
'
imponevano
alla
nazione
senza
che
il
ritmo
della
vita
economica
vi
corrispondesse
.
Le
classi
medie
avevano
conquistato
il
governo
senza
istituire
rapporti
di
comunicazione
con
le
altre
classi
.
Dopo
il
'70
,
su
27
milioni
di
abitanti
gli
elettori
politici
inscritti
nelle
liste
erano
mezzo
milione
.
La
povertà
dell
'
economia
generale
generava
una
situazione
di
parassitismo
:
il
regime
dominante
si
poteva
considerare
come
una
casta
di
impiegati
interessata
,
per
conservare
i
privilegi
,
ad
impedire
ogni
partecipazione
popolare
.
L
'
eredità
del
Regno
di
Napoli
pesava
sul
nuovo
Stato
,
aumentando
la
corruzione
e
creando
contro
la
vita
agricola
naturale
una
superstruttura
di
parassitarismo
burocratico
ed
elettorale
.
Non
ci
stupiremo
che
la
lotta
politica
si
confondesse
in
una
caccia
all
'
impiego
.
Per
tali
premesse
il
governo
italiano
doveva
naturalmente
essere
un
socialismo
di
Stato
.
Ma
mentre
Lassalle
,
per
un
calcolo
di
contingenze
realistiche
,
conduce
a
Marx
,
in
Italia
i
termini
del
processo
sono
Rattazzi
e
Mazzini
.
Mazzini
e
Marx
(
ove
si
prescinda
dalle
espressioni
sentimentali
che
trovano
i
loro
miti
e
dall
'
antitesi
di
stile
e
di
psicologia
che
li
separa
:
Mazzini
,
romantico
,
vaporoso
,
impreciso
;
Marx
chiaro
,
inesorabile
,
realista
)
pongono
in
due
ambienti
diversi
le
premesse
rivoluzionarie
della
nuova
società
e
,
attraverso
i
concetti
di
missione
nazionale
e
di
lotta
di
classe
,
affermano
un
principio
volontaristico
che
riconduce
la
funzione
dello
Stato
alle
libere
attività
popolari
risultanti
da
un
processo
di
individuale
differenziazione
.
In
questo
senso
Mazzini
e
Marx
sono
liberali
.
Tuttavia
Marx
parla
al
popolo
un
linguaggio
che
può
essere
inteso
perché
si
fonda
sulle
esigenze
prime
che
caratterizzano
la
vita
sociale
,
Mazzini
resta
in
un
apostolato
generico
e
retorico
,
sospeso
nel
vuoto
dell
'
ideologia
,
perché
non
potendo
rivolgersi
all
'
uomo
dell
'
industria
e
dell
'
officina
parla
a
un
popolo
di
spostati
,
di
disoccupati
,
di
ufficiali
pubblici
.
Siffatte
condizioni
obbiettive
non
possono
promuovere
un
movimento
liberale
,
ma
generano
quasi
per
istinto
lo
sfruttamento
utilitario
delle
etiche
solidaristiche
e
socialiste
.
Perciò
dal
'50
al
'914
l
'
eredità
cattolica
e
la
disgregazione
sociale
,
addirittura
terribile
nel
Sud
,
costringono
in
Italia
il
nuovo
organismo
statale
ad
affermarsi
secondo
un
'
astratta
funzione
di
moralità
che
corrompe
i
principi
liberisti
in
una
concezione
democratica
di
stanca
grettezza
utilitaria
.
Il
riformismo
italiano
non
è
stato
inventato
dai
nostri
socialisti
,
ma
si
è
affacciato
naturalmente
con
le
prime
discussioni
sulla
scuola
popolare
per
poter
dare
un
senso
alla
lotta
contro
i
Gesuiti
.
Vincenzo
Gioberti
e
Domenico
Berti
ne
sono
i
padri
legittimi
.
L
'
evoluzione
sociale
dell
'
Italia
dopo
il
'60
,
essendo
stato
introdotto
nella
vita
della
penisola
un
nuovo
elemento
di
riorganizzazione
economica
,
vien
sostituendo
al
socialismo
di
Stato
che
aveva
promosso
la
legislazione
scolastica
un
più
franco
riformismo
economico
.
La
ricostruzione
scolastica
,
tentata
come
rivoluzione
morale
,
aveva
potuto
creare
un
embrione
di
classe
dirigente
ma
si
era
dimostrata
incapace
di
un
'
espressione
politica
che
valorizzasse
le
forze
individuali
.
Il
primo
momento
dell
'
organizzazione
nelle
coscienze
popolari
doveva
essere
infatti
un
momento
per
eccellenza
economico
,
affermazione
elementare
di
autonomia
e
di
libertà
.
Purtroppo
nei
costumi
della
vita
italiana
questo
tenue
risveglio
economico
doveva
confondersi
in
una
caccia
al
privilegio
:
le
prime
aristocrazie
operaie
,
invece
di
mantenere
le
loro
posizioni
di
intransigenza
,
invocano
borghesemente
la
protezione
della
legislazione
sociale
,
come
le
timide
iniziative
industriali
chiedono
l
'
appoggio
del
protezionismo
doganale
e
delle
sovvenzioni
governative
.
L
'
opera
della
sinistra
come
riformismo
economico
era
dunque
il
coronamento
logico
della
nostra
impotenza
rivoluzionaria
.
Era
il
risultato
dialettico
di
due
forze
arretrate
incapaci
di
esplicarsi
:
la
teocrazia
si
continuava
nella
democrazia
e
nel
riformismo
,
le
tradizioni
diplomatiche
si
riducevano
a
opportunismo
di
amministratori
.
L
'
istinto
della
conciliazione
trasformava
l
'
equivoco
iniziale
di
Chiesa
e
Stato
in
equivoco
di
governo
e
popolo
.
L
'
ideale
del
governo
è
una
monarchia
paterna
dispensatrice
di
privilegi
.
Ma
per
l
'
eredità
della
rivoluzione
non
riuscita
il
movimento
riformista
italiano
(
come
poi
il
partito
socialista
)
non
può
crescere
nei
quadri
di
uno
Stato
a
cui
il
popolo
non
crede
perché
non
l
'
ha
creato
con
il
suo
sangue
.
Il
socialismo
prussiano
coincide
nel
suo
valore
etico
di
liberazione
popolare
con
il
significato
dello
Stato
,
rappresenta
la
continuazione
dello
spirito
di
solidarietà
della
Riforma
,
è
figlio
dell
'
ascesi
religiosa
,
e
si
misura
secondo
il
realizzarsi
dell
'
idea
statale
nella
coscienza
dei
cittadini
.
La
lotta
pratica
s
'
è
ridotta
nei
termini
dell
'
economia
perché
un
principio
comune
è
coessenziale
agli
spiriti
e
dal
processo
economico
trae
esso
stesso
sviluppo
:
la
rivoluzione
unitaria
in
Germania
è
stata
popolare
e
morale
.
In
Italia
una
tradizione
che
non
è
coscientemente
liberale
,
ma
istintivamente
individualista
,
si
oppone
alla
vitalità
di
ogni
sistema
che
ignori
la
libera
iniziativa
e
attribuisca
allo
Stato
un
'
attività
distinta
dall
'
attività
dei
cittadini
.
Il
socialismo
di
Stato
si
rivela
dunque
come
un
momento
effimero
,
come
una
transazione
che
bisogna
superare
.
Una
volta
venuti
sul
terreno
della
legislazione
sociale
la
politica
diventa
un
perpetuo
ricatto
in
cui
a
eterne
concessioni
fanno
eco
eterne
richieste
senza
che
s
'
introduca
nella
lotta
politica
un
principio
di
responsabilità
.
Lo
Stato
viene
corroso
dal
dissidio
tra
governo
e
popolo
:
un
governo
senza
autorità
e
senza
autonomia
perché
astratto
dalle
condizioni
economiche
effettive
e
fondato
sul
compromesso
;
un
popolo
educato
al
materialismo
,
in
perenne
atteggiamento
anarchico
di
fronte
all
'
organizzazione
sociale
.
Né
la
Destra
,
né
la
Sinistra
riuscirono
a
sottrarsi
a
questa
necessità
di
protezionismo
demagogico
:
Sella
che
seguì
in
tono
minore
costumi
cavouriani
fu
l
'
uomo
più
impopolare
nel
paese
.
Il
nuovo
Stato
,
impegnato
sino
al
'70
in
una
politica
estera
prefissa
,
si
trovava
privo
di
risorse
finanziarie
,
con
una
generazione
di
patriotti
da
compensare
con
la
beneficenza
pubblica
e
con
gli
impieghi
,
con
uno
spirito
inconcludente
di
irrequietismo
garibaldino
da
fronteggiare
.
Parve
che
ogni
fortuna
avvenire
sarebbe
stata
compromessa
se
non
si
tenesse
vivo
lo
stato
d
'
animo
di
tensione
e
di
aspettazione
in
cui
si
prolungava
l
'
entusiasmo
degli
anni
precedenti
:
e
si
nascosero
le
verità
della
politica
finanziaria
,
si
ostentò
uno
sfarzo
,
pur
necessario
,
di
opere
pubbliche
.
La
Destra
,
demagogica
e
anticonservatrice
come
la
Sinistra
,
partecipe
delle
stesse
illusioni
radicali
,
divenne
una
consorteria
.
Il
trasformismo
di
Depretis
fu
l
'
espressione
più
evidente
di
un
'
Italia
che
si
pasceva
di
conciliazioni
e
di
unanimità
e
non
riusciva
ad
affrontare
i
terribili
doveri
della
fondazione
dello
Stato
.
La
Sinistra
si
rendeva
anche
eco
di
una
caratteristica
situazione
meridionale
:
per
essa
il
problema
dell
'
unità
veniva
posto
la
prima
volta
nei
suoi
termini
sconfortanti
di
politica
tributaria
e
di
opere
pubbliche
.
Solo
una
pronta
risoluzione
del
problema
elettorale
e
del
problema
burocratico
avrebbe
potuto
porre
rimedio
a
questa
situazione
parassitaria
:
ma
non
si
osava
discorrere
di
autonomie
regionali
per
non
compromettere
l
'
unità
e
si
voleva
mantenere
il
diritto
elettorale
a
una
ristretta
oligarchia
quasi
per
premiare
la
minoranza
che
aveva
preparata
l
'
unità
e
non
complicare
il
problema
dello
Stato
con
l
'
intervento
di
nuove
masse
popolari
,
sinora
neglette
e
ignorate
.
Così
non
si
riusciva
a
consolidare
una
vera
e
propria
situazione
intelligentemente
conservatrice
che
desse
il
suo
tono
alla
vita
nazionale
e
disciplinasse
il
sorgere
delle
nuove
ideologie
rivoluzionarie
che
avrebbero
affrontato
le
responsabilità
future
.
Sonnino
e
Franchetti
invocarono
invano
l
'
allargamento
del
suffragio
;
Stefano
Jacini
,
la
mente
più
lucida
della
politica
italiana
dopo
Cavour
e
Sella
,
veniva
accusato
di
clericalismo
quando
proclamava
questa
esigenza
di
un
partito
conservatore
e
ne
tracciava
il
programma
con
precisione
critica
esemplare
.
Quando
gli
italiani
furono
stanchi
delle
astuzie
e
delle
lusinghe
di
Depretis
si
abbandonarono
alle
facili
seduzioni
della
megalomania
di
Crispi
,
e
nel
fallimento
africano
tutta
la
nazione
fu
compromessa
.
Comunque
suonino
le
tardive
riabilitazioni
,
Adua
segna
l
'
estrema
condanna
di
una
facile
mentalità
romantica
e
rappresenta
la
critica
preventiva
di
ogni
ideologia
nazionalista
,
destinata
a
sorgere
in
Italia
con
la
mentalità
dell
'
avventura
e
la
preparazione
spirituale
parassitaria
della
piccola
borghesia
:
l
'
imperialismo
è
un
'
ingenuità
quando
restano
da
risolvere
i
problemi
elementari
dell
'
esistenza
.
Al
principio
del
secolo
XX
la
politica
italiana
deve
culminare
necessariamente
nel
giolittismo
,
dopo
una
parentesi
reazionaria
che
basta
per
corrompere
il
programma
e
lo
spirito
del
nascente
partito
socialista
e
per
dimostrare
i
pericoli
a
cui
la
libertà
in
Italia
si
trova
continuamente
esposta
.
Con
Giolitti
la
ripresa
dei
metodi
di
governo
di
Depretis
ha
una
serietà
nuova
.
L
'
intuizione
storica
con
cui
si
apre
l
'
azione
del
piemontese
è
addirittura
geniale
per
la
sua
aderenza
alla
precisa
situazione
del
paese
:
l
'
uomo
di
Stato
riconosce
il
suo
compito
nel
creare
un
'
atmosfera
di
tolleranza
nei
conflitti
sociali
che
si
annunciano
,
in
modo
da
non
compromettere
la
lenta
formazione
di
ricchezza
e
di
mentalità
economica
moderna
,
attraverso
cui
il
popolo
italiano
s
'
appresta
a
riparare
alla
sua
inferiorità
storica
.
L
'
Italia
deve
a
Giolitti
dieci
anni
di
pace
sociale
e
di
onesta
amministrazione
;
se
anche
egli
sbagliò
la
misura
nell
'
indulgenza
alla
demagogia
,
nelle
pose
dittatorie
e
nell
'
incostanza
della
schermaglia
parlamentare
,
se
fu
inferiore
a
se
stesso
nell
'
avventura
libica
e
di
fronte
alla
guerra
europea
,
resta
l
'
uomo
più
caratteristico
della
situazione
.
La
guerra
europea
ci
coglie
in
piena
crisi
unitaria
ed
interrompe
l
'
ascesi
di
ordinaria
amministrazione
e
di
serietà
economica
a
cui
il
giolittismo
ci
aveva
iniziati
.
È
la
prova
di
maturità
che
l
'
Italia
deve
superare
in
contatto
con
l
'
Europa
.
Lo
spirito
della
guerra
fu
infatti
popolare
e
severo
,
segnò
per
i
contadini
del
Mezzogiorno
la
prima
prova
di
vita
unitaria
;
il
sacrificio
fu
tanto
più
eroico
quanto
più
parve
umile
ed
anonimo
.
Senonché
s
'
inseriva
nella
guerra
,
a
limitarla
e
a
deformarla
nei
suoi
effetti
educativi
,
lo
spirito
dell
'
interventismo
che
risuscitava
la
retorica
garibaldina
senza
farne
rinascere
la
generosità
.
La
guerra
nazionalista
combattuta
con
lo
spirito
delle
leghe
d
'
azione
antitedesca
e
dei
comitati
di
salute
pubblica
era
la
guerra
impopolare
ed
oligarchica
che
tornò
a
separare
il
paese
tra
una
minoranza
plutocratica
e
avventuriera
e
una
massa
di
lavoratori
non
ancora
differenziata
.
La
crisi
economica
che
ne
seguì
e
le
disparità
psicologiche
generate
dal
privilegio
appaiono
allo
storico
come
la
spiegazione
preventiva
del
fascismo
che
rappresenta
l
'
ultima
rivincita
dell
'
oligarchia
patriottica
,
cortigiana
e
piccolo
borghese
che
governa
l
'
Italia
da
molti
secoli
,
soffocando
ogni
iniziativa
popolare
.
Una
rivoluzione
mancata
La
storia
del
dopo
guerra
in
Italia
appare
all
'
osservatore
sereno
come
l
'
annuncio
della
lotta
politica
e
la
preparazione
di
un
esercizio
effettivo
di
libertà
.
La
guerra
civile
mettendo
a
cimento
tutti
i
partiti
e
tutte
le
forze
costituiva
l
'
espressione
più
intensa
delle
nuove
volontà
.
Senonché
a
questi
fermenti
e
a
queste
speranze
mancarono
le
energie
direttrici
,
le
aristocrazie
capaci
di
interpretarli
e
di
rafforzarli
.
Sopravvissero
le
vecchie
élites
e
le
nuove
ne
riprodussero
l
'
impreparazione
fondandosi
su
una
grossolana
esperienza
guerresca
e
su
inquietudini
messianiche
.
L
'
influenza
dei
due
gruppi
dell
'
Unità
e
di
Volontà
,
privi
di
attitudini
alla
politica
militante
,
non
bastò
a
redimere
la
politica
dei
combattenti
.
Né
i
vecchi
partiti
potevano
intendere
e
dare
espressione
ai
bisogni
nuovi
,
sì
che
furono
inariditi
da
un
insuperabile
dissidio
tra
la
loro
opera
di
interpretazione
del
reale
e
la
loro
praxis
.
Per
quattro
anni
la
lotta
politica
non
riuscì
a
dare
la
misura
della
lotta
sociale
.
Il
liberalismo
perdette
la
sua
efficacia
perché
si
dimostrò
incapace
di
intendere
il
problema
dell
'
unità
.
Il
clericalismo
dopo
aver
cantato
le
esequie
all
'
idea
liberale
si
spense
nel
partito
che
persegue
attraverso
una
praxis
democratica
un
risultato
di
conservazione
.
Il
socialismo
,
che
nascondeva
elementi
per
riuscire
l
'
idea
dell
'
avvenire
,
rivelò
la
povertà
delle
sue
attitudini
nel
momento
della
realizzazione
,
ed
espresse
in
Turati
la
sua
impotenza
di
partito
di
governo
.
Accettò
l
'
eredità
di
una
corrotta
democrazia
invece
di
mantenersi
coerente
a
una
logica
rivoluzionaria
.
Rivoluzionari
furono
in
Italia
solo
quei
comunisti
che
agitando
il
mito
di
Lenin
videro
nella
rivoluzione
il
cimento
della
capacità
politica
delle
classi
lavoratrici
e
della
loro
attitudine
a
creare
lo
Stato
.
Ma
neanche
il
marxismo
che
aveva
animato
le
masse
seppe
far
nascere
i
capi
.
Il
movimento
operaio
è
stato
tuttavia
dopo
la
guerra
il
primo
movimento
laico
d
'
Italia
,
capace
di
recare
alla
sua
ultima
logica
il
significato
rivoluzionario
moderno
dello
Stato
e
di
concludere
in
una
nuova
etica
e
in
una
nuova
religiosità
la
lotta
contro
le
morte
fedi
.
Mancò
la
comprensione
del
valore
nazionale
rappresentato
da
questo
movimento
operaio
rivoluzionario
.
Mancarono
i
dirigenti
alla
loro
funzione
,
per
paura
e
vanità
insieme
del
governare
.
La
politica
unitaria
di
Serrati
,
da
cui
dipesero
a
un
certo
punto
le
sorti
della
rivoluzione
,
si
dimostrò
un
giolittismo
diseducatore
,
privo
dell
'
abilità
di
Giolitti
e
impreparato
a
dominare
le
situazioni
con
serenità
fiduciosa
.
Solo
la
lotta
può
condurre
alla
coesione
e
alla
disciplina
.
La
funzione
unitaria
è
assolta
in
ogni
caso
dal
governo
:
per
lui
l
'
astenersi
è
l
'
essenza
della
moralità
.
Nel
pensiero
di
Serrati
si
confusero
le
opposte
aspirazioni
di
contadini
e
operai
prima
di
riconoscersi
.
Invece
perché
la
lotta
politica
abbia
il
suo
ritmo
di
responsabilità
bisogna
che
le
affermazioni
procedano
autonome
dal
basso
,
quasi
secondo
una
legge
di
separatismo
.
La
conciliazione
è
un
risultato
sempre
nuovo
della
lotta
:
affermarla
a
priori
significa
annientare
i
liberi
sforzi
mentre
sorgono
.
E
i
rivoluzionari
instauravano
infatti
una
pratica
reazionaria
.
Liberismo
e
operai
C
'
era
implicita
nel
movimento
socialista
,
fuori
degli
astratti
programmi
di
socializzazione
,
la
possibilità
di
una
nuova
economia
che
risolvesse
finalmente
l
'
antinorma
insolubile
della
politica
economica
italiana
:
protezionismo
liberismo
.
Il
consiglio
di
fabbrica
poteva
essere
il
punto
di
partenza
di
un
'
economia
nuova
.
Il
liberismo
ha
dominato
in
Piemonte
e
in
Toscana
,
come
Organizzazione
economica
di
un
'
agricoltura
fondata
sulla
piccola
proprietà
e
sulla
mezzadria
.
Deve
dimostrare
nella
vita
moderna
la
sua
validità
adattandosi
alle
esigenze
dell
'
industria
,
la
quale
sta
creando
naturalmente
un
'
economia
della
fabbrica
,
fondata
su
rigida
disciplina
interna
dei
rapporti
tra
industriali
e
operai
.
Ma
nulla
esclude
che
anche
l
'
industria
si
svolga
liberisticamente
dal
punto
di
vista
dello
scambio
,
se
si
vincerà
lo
spirito
dilettantesco
e
parassitario
dell
'
industrialismo
italiano
rivolgendolo
alla
sua
funzione
naturale
che
è
l
'
industrializzazione
dell
'
economia
agraria
.
Un
esame
di
coscienza
severo
ci
convincerebbe
che
la
nostra
politica
economica
fu
sviata
,
prima
che
dalla
mancanza
di
capitali
mobili
,
dalla
permanenza
del
dazio
sul
grano
,
il
quale
sottraeva
all
'
agricoltura
ogni
volontà
di
lotta
,
le
impediva
le
necessarie
comunicazioni
con
lo
sviluppo
dell
'
industria
e
non
le
concedeva
di
conquistare
il
suo
posto
nei
mercati
mondiali
seguendo
la
logica
delle
sue
attitudini
alla
specializzazione
.
Solo
per
questi
errori
iniziali
veniva
alimentata
tra
i
capitalisti
del
Nord
la
psicosi
dell
'
avventura
megalomane
e
del
mimetismo
internazionale
che
ora
è
difficile
estirpare
perché
si
sono
venute
formando
intorno
correnti
artificiose
di
interessi
.
Un
movimento
operaio
intransigente
contro
tutti
i
riformismi
potrebbe
segnare
l
'
inizio
della
revisione
e
offrire
i
quadri
per
la
lotta
inevitabile
.
Gli
appelli
dei
liberisti
ai
consumatori
e
ai
contadini
cadranno
a
vuoto
come
caddero
nel
passato
.
Il
concetto
stesso
di
consumatore
è
un
mero
elemento
di
calcolo
,
e
psicologicamente
corrisponde
allo
spirito
piccolo
borghese
.
Ora
le
classi
medie
che
dominano
nell
'
Italia
moderna
non
hanno
mai
mostrato
alcuna
attitudine
all
'
eroicità
e
al
sacrificio
politico
:
sono
da
un
lato
i
delusi
dell
'
aspirazione
al
capitalismo
,
falliti
per
la
loro
gretta
insufficienza
,
dall
'
altro
le
pseudo
aristocrazie
operaie
esaurite
nello
sforzo
di
imborghesirsi
.
I
contadini
sono
condannati
dalla
storia
ad
una
funzione
conservatrice
;
un
'
iniziativa
politica
che
movesse
dalle
campagne
sboccherebbe
in
un
tumulto
reazionario
per
l
'
impreparazione
dei
costumi
e
l
'
assenza
di
attitudini
specifiche
alla
lotta
politica
:
del
resto
non
importa
che
i
contadini
si
elevino
per
operare
quando
la
loro
funzione
singolare
è
di
conservare
nel
loro
spirito
di
quiete
e
di
rassegnazione
le
energie
del
futuro
,
destinate
a
esaurirsi
rapidamente
colla
selezione
dell
'
inurbanamento
.
Ora
è
nostra
ferma
convinzione
che
l
'
ardore
e
lo
spirito
di
iniziativa
che
condussero
gli
operai
all
'
occupazione
delle
fabbriche
non
possano
considerarsi
spenti
per
sempre
:
né
le
lusinghe
della
legislazione
sociale
e
del
collaborazionismo
parassitario
instaurato
dai
fascisti
addormenteranno
insidiosamente
la
sola
forza
viva
su
cui
si
possa
contare
per
il
futuro
.
In
sede
di
cultura
politica
il
nostro
compito
è
di
preparare
a
queste
idee
centrali
le
nuove
classi
dirigenti
.
Confessando
una
speranza
,
concluderemo
che
il
nuovo
liberismo
deve
coincidere
in
Italia
con
la
rivoluzione
operaia
per
offrire
le
prime
garanzie
e
le
prime
forze
di
uno
sviluppo
autonomo
delle
iniziative
.
L
'
Italia
diventerà
moderna
rimanendo
un
paese
prevalentemente
agricolo
:
ma
la
nostra
agricoltura
povera
ed
arretrata
deve
alimentare
per
prendere
consistenza
una
serie
di
iniziative
industriali
aderenti
ai
suoi
bisogni
,
deve
essa
stessa
,
come
presentì
Stefano
Jacini
nell
'
Inchiesta
agraria
,
divenire
industriale
.
La
rinascita
moderna
della
nostra
economia
incomincierà
allora
con
la
volontà
di
azione
delle
avanguardie
industriali
(
operai
e
intraprenditori
)
del
Nord
che
sapranno
offrire
una
soluzione
unitaria
del
problema
meridionale
e
liberarci
dal
politicantismo
parassitario
che
fu
durante
60
anni
il
solo
effetto
dell
'
unità
.
LIBRO
SECONDO
LA
LOTTA
POLITICA
IN
ITALIA
I
Liberali
e
democratici
Concetto
e
sviluppi
del
liberalismo
in
Italia
Si
potrebbe
cercare
,
senza
intenzione
riposta
d
'
arguzia
,
la
più
grave
deficenza
del
liberalismo
italiano
nella
lunga
mancanza
di
un
partito
politico
francamente
conservatore
.
Senza
conservatori
e
senza
rivoluzionari
,
l
'
Italia
è
diventata
la
patria
naturale
del
costume
demagogico
.
Di
fronte
al
pericolo
del
clericalismo
,
ora
reale
,
ora
immaginato
da
fantasie
garibaldine
,
anche
i
retrivi
si
sono
ridotti
ad
amoreggiare
col
radicalismo
.
Prima
dell
'
assunzione
della
Sinistra
al
potere
la
lotta
per
l
'
indipendenza
nazionale
e
il
difficile
problema
del
risanamento
finanziario
contrastavano
ogni
serio
proposito
di
preparare
le
condizioni
favorevoli
alla
lotta
politica
.
La
Destra
era
un
governo
di
conciliazione
e
di
concentrazione
nazionale
,
e
La
Farina
con
la
sua
lega
politica
non
si
mostrava
pìù
timido
del
Partito
d
'
azione
di
fronte
alle
riforme
radicali
.
Invece
dopo
il
'70
la
pratica
unanime
di
questo
radicalismo
nazionalista
si
convertiva
in
un
germe
di
dissoluzione
per
i
nostri
costumi
politici
.
«
Il
conservatorismo
-
-
secondo
il
pensiero
del
Bluntschli
-
-
ha
il
suo
ufficio
naturale
dopo
una
rivoluzione
e
dopo
una
trasformazione
politica
di
un
popolo
,
quando
si
tratta
di
mantenere
i
risultati
raggiunti
e
impedire
che
trasmodino
»
.
Ora
di
questo
pensiero
soltanto
Stefano
Jacini
si
faceva
eco
e
interprete
per
la
situazione
italiana
.
«
Conservantismo
e
liberalismo
,
quando
coesistano
in
permanenza
nel
seno
di
un
corpo
politico
,
l
'
uno
di
fronte
all
'
altro
,
formano
insieme
le
condizioni
necessarie
della
sua
salute
normale
;
e
sono
destinati
,
nell
'
interesse
del
progresso
civile
,
a
prevalere
alternativamente
;
questo
quando
occorre
dar
mano
ad
un
lavoro
indefesso
di
riforme
;
quello
quando
occorre
riparare
le
forze
che
,
per
effetto
del
lavoro
,
si
sogliono
logorare
,
ciascuno
sorvegliando
l
'
altro
e
impedendogli
di
trasmodare
...
»
.
«
...
L
'
unità
d
'
Italia
,
la
legittimità
della
casa
regnante
,
lo
statuto
vigente
,
essendo
i
tre
fondamenti
dello
Stato
,
un
conservatore
italiano
,
affinché
sia
lecito
designarlo
con
questa
denominazione
non
può
ammetterne
neppure
la
discussione
.
Eccettuati
questi
tre
punti
,
i
quali
del
resto
,
pel
carattere
loro
generale
,
si
adatterebbero
e
alla
massima
espansione
di
libertà
praticabile
nel
mondo
moderno
e
al
più
vigoroso
potere
esecutivo
,
eccettuati
questi
tre
punti
un
conservatore
italiano
può
sindacare
ogni
cosa
che
si
riferisce
allo
Stato
.
Nel
qual
sindacato
,
appoggiandosi
ad
un
'
esperienza
ventenne
,
esso
inclinerà
naturalmente
a
difendere
tutto
ciò
che
nelle
istituzioni
e
nell
'
indirizzo
del
governo
,
risulta
conforme
,
secondo
quell
'
esperienza
,
o
secondo
l
'
evidenza
incontestabile
,
al
concetto
conservatore
,
ecc
.
ecc
.
»
Assai
meglio
di
Silvio
Spaventa
,
preoccupato
di
esprimere
le
sole
esigenze
dell
'
unità
e
dell
'
autorità
dello
Stato
,
Jacini
aveva
capito
come
il
problema
italiano
dovesse
risolversi
in
un
problema
di
stile
politico
.
Un
partito
conservatore
poteva
compiere
in
Italia
una
funzione
moderna
.
Indirettamente
liberale
,
in
quanto
facesse
sentire
la
dignità
del
rispetto
alla
legge
,
l
'
esigenza
di
difendere
scrupolosamente
la
sicurezza
pubblica
,
e
l
'
efficacia
del
culto
delle
tradizioni
per
fondare
nel
paese
una
coesione
morale
.
Le
risorse
dell
'
hegelismo
di
Destra
rimanevano
senza
influenza
di
fronte
alle
dominanti
passioni
demagogiche
perché
non
parlavano
agli
italiani
la
loro
lingua
;
i
conservatori
avrebbero
potuto
invece
creare
consensi
nello
spirito
di
certe
classi
popolari
professando
un
ossequio
severo
per
la
religione
e
attenendosi
alla
formula
cavouriana
nella
questione
ecclesiastica
.
L
'
istinto
del
risparmio
,
la
necessità
di
una
saggia
politica
tributaria
,
l
'
ostilità
verso
le
soverchie
imposte
che
si
accompagnano
,
come
frutto
naturale
,
agli
esperimenti
di
statalismo
avrebbero
dovuto
costituire
nelle
classi
rurali
della
penisola
le
premesse
per
una
chiara
coscienza
anti
parlamentaristica
,
che
rispettasse
nel
Parlamento
l
'
istituto
delle
garanzie
elementari
di
libertà
e
di
democrazia
contro
lo
spirito
di
avventura
in
politica
estera
,
l
'
impiegomania
e
le
sinanie
plutocratiche
in
politica
interna
,
ma
resistesse
all
'
invadenza
del
centralismo
oligarchico
con
una
valida
riforma
elettorale
e
con
la
difesa
del
decentramento
.
Un
programma
simile
a
questo
presentato
dal
Jacini
sarebbe
stato
in
Italia
la
liquidazione
preventiva
della
psicologia
radicaloide
e
nazionalista
che
divenne
invece
dominane
tra
i
parvenus
di
una
borghesia
fallita
.
L
'
insegna
del
conservatorismo
doveva
essere
tra
noi
la
lotta
dell
'
agricoltura
(
nelle
sue
possibilità
di
industrializzazione
)
contro
l
'
Abenteuer
Kapitalismus
degli
industriali
dilettanti
e
contro
il
parassitismo
burocratico
.
I
motivi
di
critica
al
soverchio
peso
delle
imposte
sulla
proprietà
fondiaria
,
sui
quali
si
è
soffermato
in
seguito
con
insistente
convinzione
Giustino
Fortunato
toccavano
il
punto
essenziale
del
problema
del
regime
parlamentare
in
Italia
:
una
coscienza
di
contribuenti
era
la
preparazione
indispensabile
e
sufficiente
per
garantire
la
permanenza
delle
istituzioni
liberali
.
Il
deputato
venuto
a
Roma
per
difendere
a
nome
di
classi
rurali
una
politica
di
risparmio
e
di
emigrazione
avrebbe
interrotto
violentemente
gli
interessi
su
cui
attraverso
ricatti
e
complicità
lo
Stato
italiano
veniva
creando
una
pratica
di
parassitismo
e
di
beneficenza
per
gli
spostati
,
giocando
sulla
demagogia
finanziaria
.
L
'
inerzia
del
Sud
,
subito
dopo
il
'61
connessa
col
brigantaggio
e
con
l
'
eredità
del
vecchio
regime
,
rese
impossibile
il
formarsi
di
condizioni
obbiettive
favorevoli
a
questa
lotta
anti
burocratica
.
I
documenti
della
psicologia
e
della
cultura
conservatrice
rimasero
seppelliti
e
dimenticati
nell
'
Inchiesta
agraria
.
Mentre
falliva
prima
di
nascere
il
liberalismo
dei
conservatori
che
poteva
avere
la
sua
sede
storica
nell
'
economia
del
Mezzogiorno
,
le
avanguardie
del
Nord
erano
tratte
dall
'
immaturità
della
lotta
politica
e
dei
costumi
nazionali
a
rinnegare
il
loro
programma
naturale
di
individualismo
e
di
liberismo
.
Tra
industria
e
liberalismo
veniva
a
scavarsi
un
abisso
che
pretesero
di
trasportare
addirittura
nel
campo
della
teoria
e
della
sociologia
.
Invece
il
liberalismo
non
si
esaurisce
evidentemente
nel
liberismo
,
ma
tuttavia
lo
comprende
e
lo
presuppone
.
Senza
cedere
al
vezzo
di
semplicistiche
e
chiuse
definizioni
si
può
ritenere
che
la
passione
e
la
coscienza
di
libertà
e
di
iniziativa
(
che
sono
i
concetti
centrali
di
una
teoria
e
di
una
pratica
liberale
)
trovino
naturale
alimento
in
una
vita
economica
spregiudicata
senza
essere
avventurosa
,
capace
di
fortificarsi
di
fronte
agli
imprevisti
della
realtà
senza
rigidi
attaccamenti
a
sistemi
di
sorta
,
agile
e
nemica
della
quiete
provinciale
e
nazionalista
,
capace
di
tenere
il
suo
posto
per
fecondità
di
produzione
e
di
intrapresa
nell
'
equilibrio
della
vita
mondiale
.
Questa
è
poi
,
se
ben
si
cerca
,
la
morale
dell
'
individualismo
economico
che
ha
avuto
i
suoi
testi
e
le
sue
esperienze
nei
paesi
anglo
sassoni
i
quali
ci
diedero
gli
albori
della
modernità
.
Nel
nostro
secolo
il
primo
insegnamento
dell
'
industria
dovrebbe
consistere
nella
dimostrazione
di
uno
spirito
e
di
una
necessità
non
grettamente
nazionali
,
ma
europei
e
mondiali
;
da
questi
orizzonti
ormai
l
'
attività
inventrice
e
produttrice
degli
uomini
non
può
più
prescindere
.
Invece
la
nuova
economia
italiana
nel
Nord
sorgeva
come
industria
protetta
rinnegando
ogni
senso
di
dignità
.
In
trent
'
anni
di
polemica
i
nostri
liberisti
hanno
avuto
tempo
e
possibilità
di
dimostrare
con
calcoli
e
cifre
tutti
i
danni
economici
del
protezionismo
doganale
.
Ridiscutere
la
questione
in
sede
di
economia
parrebbe
un
anacronismo
.
Gli
ultimi
studi
e
gli
ultimi
dati
non
hanno
concluso
in
nessun
punto
di
vista
nuovo
,
ma
si
sono
limitati
a
confermare
che
la
vita
nazionale
contrae
,
aderendo
al
protezionismo
,
un
pessimo
affare
.
Ma
è
ora
di
affrontare
gli
argomenti
protezionisti
nel
loro
stesso
campo
prediletto
,
dimostrando
i
danni
politici
del
loro
sistema
,
che
ha
inaugurato
in
Italia
un
'
epoca
di
corruzione
e
di
decadenza
nei
costumi
del
proletariato
e
della
borghesia
.
L
'
elevazione
morale
degli
operai
era
negata
inizialmente
dall
'
umiliazione
di
dover
limitare
propositi
e
ideali
intorno
a
un
problema
di
disoccupazione
;
la
borghesia
per
salvarsi
dall
'
errore
delle
premesse
doveva
cercare
dei
complici
e
pagare
con
una
politica
di
concessioni
la
sua
tattica
di
sfruttamento
dell
'
erario
.
Così
venivano
a
mancare
i
due
nuclei
essenziali
di
reclutamento
per
un
partito
liberale
d
'
avanguardia
che
tendesse
a
rinnovare
la
vita
politica
facendovi
affluire
continuamente
nuove
correnti
libertarie
disciplinate
intorno
a
una
morale
di
autonomia
.
La
parola
d
'
ordine
delle
classi
inferiori
era
la
ricerca
di
un
sussidio
.
Il
krumiraggio
non
era
che
un
simbolo
dell
'
immaturità
desolante
dello
spirito
proletario
e
della
psicologia
primitiva
,
da
corsari
e
da
speculatori
schiavisti
,
delle
classi
industriali
.
Per
l
'
inconsistenza
dei
fini
non
si
poteva
costruire
la
fibra
dei
combattenti
.
All
'
individualismo
(
che
resta
la
prima
base
dell
'
azione
,
come
l
'
economia
è
presupposto
della
politica
,
e
segna
in
un
certo
modo
il
primo
affermarsi
di
una
coscienza
e
di
una
dignità
civile
nell
'
uomo
-
-
le
critiche
della
filosofia
moderna
,
infatti
,
valide
contro
la
gnoseologia
utilitaria
,
sono
inconsistenti
di
fronte
a
un
'
esperienza
inconcussa
della
praxis
)
all
'
individualismo
si
sostituiva
la
morale
della
solidarietà
,
una
specie
di
calcolata
complicità
nel
parassitismo
.
Per
queste
artificiose
conciliazioni
si
scavava
tra
Sud
e
Nord
un
abisso
sempre
più
profondo
e
si
evitava
l
'
urto
soltanto
con
un
'
alternativa
di
favori
.
Invece
un
'
industria
nata
liberisticamente
non
sarebbe
stata
l
'
antitesi
della
vita
agricola
,
ma
l
'
avanguardia
:
intorno
al
sistema
di
produzione
,
nella
fabbrica
,
intraprenditori
e
operai
,
conquistando
la
coscienza
della
necessità
tecnica
delle
loro
funzioni
,
avrebbero
raggiunto
responsabilità
politica
e
potenza
d
'
azione
.
La
vita
italiana
può
parere
ricca
di
inesorabili
antitesi
all
'
osservatore
frettoloso
:
invece
intorno
a
un
sistema
parlamentare
,
sufficientemente
agile
,
interessi
agricoli
e
interessi
industriali
avrebbero
potuto
pacificamente
contendersi
rimanendo
fedeli
a
premesse
di
dignità
liberale
.
L
'
agricoltura
(
sia
la
piccola
proprietà
del
Nord
,
sia
la
mezzadria
toscana
,
sia
la
cultura
estensiva
del
Mezzogiorno
,
a
mano
a
mano
migliorata
dall
'
emigrazione
e
dalle
istituzioni
del
credito
fondiario
,
sia
la
cultura
moderna
industrializzata
delle
zone
emiliane
e
lombarde
)
costituisce
in
certo
modo
l
'
aspetto
conservatore
di
una
pratica
liberale
,
come
quella
formata
prevalentemente
da
proprietari
che
hanno
interesse
a
godere
delle
libertà
tradizionali
,
senza
ingerenze
governative
,
mentre
tengono
fermo
all
'
eternità
dei
propri
diritti
,
attaccati
alle
forme
dominanti
di
proprietà
,
pronti
a
resistere
contro
ogni
aspirazione
del
proletariato
agricolo
,
il
quale
pur
nella
loro
resistenza
viene
temprandosi
al
senso
della
proprietà
e
al
bisogno
della
liberazione
.
Invece
per
queste
stesse
condizioni
di
immaturità
e
di
aspettazione
messianica
il
proletariato
rurale
non
si
può
adattare
in
Italia
a
una
pratica
liberale
ed
è
tratto
naturalmente
ai
sogni
anarchici
e
radicali
,
i
quali
nella
loro
indeterminatezza
e
vaghezza
hanno
pure
il
merito
di
condurli
per
la
prima
volta
alla
vita
sociale
e
di
prepararli
indirettamente
a
lotte
più
mature
.
L
'
industria
alla
sua
volta
alimenta
nel
Nord
un
liberalismo
d
'
avanguardia
e
quasi
l
'
impulso
rivoluzionario
del
mondo
moderno
.
La
fabbrica
educa
al
senso
della
dipendenza
e
della
coordinazione
sociale
,
ma
non
spegne
le
forze
di
ribellione
,
anzi
le
cementa
in
una
volontà
organica
di
libertà
.
Al
culto
della
costituzione
tradizionale
sostituisce
l
'
ideale
sempre
rinnovato
di
un
ordine
nuovo
.
L
'
individuo
trova
la
sua
elevazione
nella
morale
del
lavoro
.
L
'
intraprenditore
esperimenta
nella
conquista
del
mercato
mondiale
le
leggi
inesorabili
dell
'
iniziativa
moderna
della
produzione
.
Un
ritmo
di
vita
intenso
in
cui
ognuno
assolve
la
sua
funzione
in
quanto
sia
sempre
più
vigorosamente
se
stesso
alimenta
una
psicologia
di
dominio
di
fronte
all
'
imprevisto
,
di
coerenza
nello
sfruttamento
di
tutte
le
libere
energie
,
di
preveggenza
sicura
nel
calcolo
dell
'
avvenire
,
senza
illusioni
avventurose
e
senza
i
semplicismi
dello
speculatore
.
Questa
morale
di
libertà
poteva
riuscire
la
preparazione
sociale
più
rigorosa
di
una
pratica
politica
di
opposizione
liberale
.
I
limiti
dello
Statuto
,
rivoluzionario
per
il
mondo
in
cui
era
sorto
,
sarebbero
apparsi
come
ingrate
costrizioni
da
superare
con
nuove
esperienze
di
leggi
future
.
Il
senso
delle
libertà
,
per
la
stampa
,
per
l
'
organizzazione
delle
classi
,
per
la
lotta
politica
,
per
la
critica
costituzionale
,
si
affermava
trionfante
nella
città
moderna
,
organismo
sorto
per
lo
sforzo
autonomo
di
migliaia
d
'
individui
che
gli
danno
la
loro
legge
senza
poter
accettare
più
un
'
imposizione
estranea
.
Il
suffragio
universale
e
la
rappresentanza
proporzionale
avrebbero
potuto
,
esperimentati
spregiudicatamente
,
preparare
un
'
atmosfera
di
serenità
per
l
'
affermarsi
di
queste
discussioni
e
di
queste
esigenze
.
Invece
il
liberalismo
non
seppe
dare
la
parola
d
'
ordine
alle
forze
nuove
:
gli
industriali
parvero
costituire
una
banda
misteriosa
con
nascoste
funzioni
sacerdotali
nell
'
equilibrio
politico
italiano
e
si
creò
la
parola
plutocrazia
per
definire
il
sospetto
e
lo
sdegno
,
pure
ipocritamente
rispettoso
e
cortigiano
,
con
cui
li
considerava
il
pubblico
italiano
;
gli
operai
trovarono
nel
socialismo
il
simbolo
rivoluzionario
della
loro
libertà
,
e
solo
in
questo
senso
(
che
è
precisamente
l
'
opposto
di
quello
riformistico
teorizzato
dal
Missiroli
)
ebbero
nel
mondo
moderno
una
funzione
liberale
.
I
torti
della
teoria
liberale
Di
queste
insufficienze
pratiche
si
può
scorgere
un
sintomo
nell
'
inconsistenza
delle
teorie
liberali
elaborate
nell
'
ultimo
cinquantennio
.
Gli
scrittori
del
liberalismo
non
hanno
saputo
fare
i
loro
conti
con
il
movimento
operaio
che
stava
diventando
l
'
erede
naturale
della
funzione
libertaria
esercitata
prima
dalla
borghesia
;
e
non
hanno
elaborato
un
concetto
dei
più
interessanti
fenomeni
della
vita
politica
:
la
lotta
di
classe
e
la
formazione
storica
dei
partiti
.
La
dottrina
della
classe
politica
accuratamente
elaborata
da
Gaetano
Mosca
e
da
Vilfredo
Pareto
avrebbe
potuto
illuminare
i
significati
della
lotta
nel
campo
sociale
se
fosse
stata
connessa
più
direttamente
con
le
condizioni
della
vita
pubblica
e
con
il
contrasto
storico
dei
vari
ceti
.
Il
concetto
di
una
élite
che
s
'
impone
sfruttando
una
rete
d
'
interessi
e
condizioni
psicologiche
generali
,
contro
vecchi
dirigenti
che
hanno
esaurita
la
loro
funzione
,
è
schiettamente
liberale
come
quella
che
scopre
nel
conflitto
sociale
la
prevalenza
degli
elementi
autonomi
e
delle
energie
reali
rinunciando
all
'
inerzia
di
quelle
ideologie
che
si
accontentano
di
avere
fiducia
in
una
serie
di
entità
metafisiche
come
la
giustizia
,
il
diritto
naturale
,
la
fratellanza
dei
popoli
.
Il
processo
di
genesi
dell
'
élite
è
nettamente
democratico
:
il
popolo
,
anzi
le
varie
classi
offrono
nelle
aristocrazie
che
le
rappresentano
la
misura
della
loro
forza
e
della
loro
originalità
.
Lo
Stato
che
ne
deriva
non
è
tirannico
e
vi
hanno
contribuito
i
liberi
sforzi
dei
cittadini
divenuti
per
l
'
occasione
combattenti
.
Il
regime
parlamentare
,
nonché
contrastare
a
questa
legge
storica
della
successione
dei
ceti
e
delle
minoranze
dominanti
,
non
è
che
lo
strumento
più
squisito
per
lo
sfruttamento
di
tutte
le
energie
partecipanti
e
per
la
scelta
pronta
dei
più
adatti
.
Invece
la
scienza
dominante
,
anche
dei
sedicenti
lberali
,
si
appagò
di
uno
sterile
sogno
di
unità
sociale
e
non
volle
riconoscere
altri
valori
fuori
della
gretta
religione
della
patria
e
dell
'
interesse
generale
.
Questa
dottrina
di
indifferenza
politica
confondeva
addirittura
il
liberalismo
di
governo
col
liberalismo
forza
politica
e
iniziativa
di
popolo
.
Le
conclusioni
più
rigorose
di
tali
premesse
si
possono
leggere
nel
celebre
saggio
di
Benedetto
Croce
sul
Partito
come
giudizio
e
come
pregiudizio
.
Nel
quale
,
a
dire
il
vero
,
la
scoperta
più
arguta
era
la
barzelletta
d
'
apertura
,
dei
partiti
politici
come
generi
letterari
.
Il
Croce
ubbidiva
a
una
logica
conservatrice
e
prescindeva
da
ogni
esperienza
diretta
della
vita
politica
.
Infatti
il
partito
può
definirsi
un
genere
della
casistica
,
un
'
astrazione
programmatica
soltanto
se
lo
si
intende
secondo
una
funzione
meramente
conoscitiva
dei
problemi
pratici
.
Ma
rispetto
alla
conoscenza
tecnica
della
realtà
sociale
il
partito
rappresenta
un
momento
di
ulteriore
mediazione
e
sintesi
effettuata
appunto
in
un
'
azione
:
basta
richiamarci
alla
distinzione
crociana
di
teoria
e
pratica
per
dimostrare
la
natura
illuministica
della
critica
del
Croce
ai
pregiudizi
del
partito
.
Si
dovrà
notare
lo
stesso
errore
quando
il
Croce
parla
della
lotta
di
classe
come
di
un
«
concetto
logicamente
assurdo
,
perché
formato
mercè
l
'
indebito
trasferimento
della
dialettica
hegeliana
dei
concetti
puri
alle
classificazioni
empiriche
;
e
praticamente
pernicioso
,
perché
distruttivo
della
coscienza
dell
'
unità
sociale
»
.
Questa
critica
sarà
valida
contro
la
filosofia
della
storia
di
Marx
e
contro
l
'
illusione
messianica
,
di
natura
mistica
e
hegeliana
,
di
un
'
abolizione
finale
delle
classi
.
In
realtà
la
praxis
ci
addita
ogni
giorno
in
seno
all
'
unità
sociale
il
formarsi
di
classi
distinte
che
,
per
legge
naturale
,
si
ipostatizzano
,
si
associano
,
combattono
per
interessi
presenti
e
idealità
future
.
A
queste
classi
che
si
sentono
unite
,
e
nemiche
e
che
hanno
creato
i
loro
costumi
e
le
loro
aspirazioni
attraverso
una
lotta
reale
nella
storia
,
il
filosofo
non
potrebbe
senza
palese
ingenuità
predicare
l
'
unità
sociale
e
spiegare
la
natura
gnoseologica
delle
loro
illusioni
,
perché
queste
illusioni
non
sono
un
artificioso
schema
come
i
generi
letterari
,
ma
la
necessità
più
intima
della
loro
vita
,
le
loro
speranze
e
le
loro
sofferenze
.
Né
la
logica
dell
'
astratto
né
la
logica
dell
'
atto
puro
possono
spiegare
l
'
imperativo
di
lotta
da
cui
scaturisce
il
partito
politico
che
soltanto
gli
ideologhi
sono
tratti
a
veder
esaurito
nelle
soluzioni
da
esso
presentate
per
le
varie
questioni
economiche
e
tecniche
.
Se
la
realtà
consistesse
soltanto
di
questioni
obbiettive
se
ne
potrebbe
dare
un
concetto
razionalistico
e
il
problema
sociale
consisterebbe
semplicemente
nel
trovare
una
serie
di
specifici
sui
quali
,
a
dimostrazione
data
,
non
dovrebbe
sussistere
più
alcun
dubbio
:
ma
questa
è
la
logica
della
Chiesa
e
del
Sillabo
,
non
la
logica
della
politica
.
L
'
ideale
di
un
partito
unico
resterà
sempre
il
sogno
mediocre
dei
regimi
teocratici
e
corruttori
e
basta
pensare
che
ne
vedemmo
il
risorgere
nelle
ideologie
fasciste
.
La
politica
dei
partiti
,
quando
studia
le
questioni
obbiettive
,
le
prospetta
secondo
gli
interessi
e
le
forze
popolari
:
per
essa
la
realtà
viene
trasfigurata
secondo
la
misura
dei
sentimenti
e
delle
psicologie
.
La
mente
del
capo
partito
manifesta
la
sua
originalità
nel
momento
in
cui
le
volontà
individuali
esprimono
non
già
la
maturità
delle
loro
conoscenze
,
ma
la
loro
logica
politica
.
All
'
uomo
di
governo
spetta
un
compito
di
secondo
grado
,
ossia
il
dialettizzare
le
forze
esprimendone
una
legge
che
è
di
interesse
generale
solo
in
quanto
è
il
risultato
di
atteggiamenti
contrastanti
.
Per
il
partito
una
considerazione
dei
risultati
è
appena
un
elemento
di
calcolo
o
di
previsione
:
mentre
il
capo
partito
è
in
un
senso
preciso
e
ristretto
il
tribuno
,
l
'
uomo
di
governo
è
il
diplomatico
.
Queste
osservazioni
spiegano
senza
equivoco
le
ragioni
per
cui
noi
riteniamo
inconcludente
la
nota
polemica
liberale
del
Gentile
e
del
Missiroli
.
L
'
uno
e
l
'
altro
infatti
per
una
comune
passione
dialettica
e
metafisica
non
tenevano
conto
del
terreno
storico
nel
quale
un
'
indagine
sui
caratteri
e
i
limiti
dei
partiti
dev
'
essere
impostata
.
Per
il
Missiroli
liberalismo
è
la
stessa
essenza
della
storia
moderna
,
attivistica
e
immanentista
.
Il
liberale
più
che
a
una
posizione
precisa
di
giudizio
e
di
fede
deve
attenersi
a
un
metodo
dinamico
e
in
certo
senso
opportunista
.
La
sua
azione
tende
a
coordinare
gli
sforzi
vivi
della
storia
moderna
e
sta
giorno
per
giorno
dalla
parte
dei
più
illuminati
.
La
tesi
pratica
che
il
Missiroli
derivava
da
queste
premesse
definendo
liberale
l
'
opera
dei
socialisti
in
Italia
era
assai
brillante
e
seducente
nel
campo
storico
:
mentre
in
sede
teorica
il
metodo
missiroliano
fa
rivivere
un
pensiero
genericamente
progressista
,
che
ripete
l
'
impotenza
degli
illuministi
nel
tentativo
di
definire
il
progresso
,
ossia
in
sostanza
non
sa
direi
come
la
teoria
professata
debba
incarnarsi
in
azione
politica
.
Il
Gentile
alla
sua
volta
confondeva
liberalismo
con
arte
di
governo
.
Privo
del
senso
delle
distinzioni
e
delle
lotte
pratiche
egli
si
riduceva
a
un
concetto
del
liberalismo
come
risultante
di
forze
opposte
,
come
conservazione
che
è
anche
innovazione
,
ossia
al
vecchio
pensiero
moderato
che
non
vuole
andare
né
a
destra
né
a
sinistra
e
pretende
di
mascherare
i
propri
interessi
conservatori
gabellandoli
per
interessi
generali
.
Del
resto
in
tutta
l
'
equivoca
concezione
del
Gentile
che
vanamente
si
appella
a
Mazzini
e
a
Cavour
,
si
scorge
l
'
assenza
più
desolante
di
ogni
generosa
passione
per
la
libertà
.
Per
il
Gentile
la
politica
liberale
si
fa
dall
'
alto
:
solo
il
ministro
può
chiamarsi
liberale
.
Un
partito
di
governo
inteso
a
questa
funzione
di
moderato
illuminismo
conservatore
è
evidentemente
inconcepibile
,
sicché
il
problema
che
il
Gentile
voleva
risolvere
viene
da
lui
stesso
negato
nei
suoi
termini
.
L
'
esemplificazione
politica
delle
tesi
gentiliane
,
offerta
dal
ministro
della
pubblica
istruzione
di
Mussolini
,
conferma
il
significato
reazionario
che
Missiroli
scorse
nelle
prime
enunciazioni
:
la
giustificazione
e
l
'
interpretazione
date
dal
Gentile
del
suo
liberalismo
coincidono
con
la
morale
della
tirannide
e
il
problema
della
libertà
viene
dimenticato
,
per
un
artificio
dialettico
,
nella
preoccupazione
,
coltivata
da
tutti
i
despoti
,
dell
'
autorità
.
Le
origini
di
questa
arbitraria
interpretazione
filosofica
del
liberalismo
risalgono
in
Italia
a
più
di
un
cinquantennio
addietro
e
si
confondono
coi
primi
tentativi
della
Destra
di
dare
una
teoria
dello
Stato
etico
.
Silvio
Spaventa
ha
le
sue
responsabilità
per
l
'
equivoco
derivato
dal
trasportare
le
tesi
hegeliane
in
sede
pratica
.
Poiché
se
lo
Stato
ha
di
fronte
alla
storia
,
attraverso
le
vicende
,
diciamo
così
,
metafisiche
,
dell
'
umanità
,
una
funzione
etica
in
quanto
rispecchia
il
processo
per
cui
l
'
individuo
è
tratto
perpetuamente
a
esplicare
,
volente
o
no
,
una
funzione
sociale
,
è
assolutamente
erroneo
attribuire
allo
Stato
pubblica
amministrazione
che
vive
dei
contrasti
politici
e
interviene
nelle
vicende
quotidiane
,
una
funzione
metafisica
,
coi
diritti
pratici
che
se
ne
vogliono
derivare
.
In
politica
,
checché
ne
sembri
ai
filosofi
,
lo
Stato
è
etico
in
quanto
non
professa
nessuna
teoria
:
questa
posizione
di
equilibrio
è
la
sola
che
non
ci
ponga
di
fronte
all
'
insolubile
problema
di
fissare
quali
siano
gli
organi
di
questa
pretesa
morale
statale
;
e
ci
garantisce
la
possibilità
che
ogni
etica
,
come
ogni
politica
,
sia
da
esso
rispettata
in
quanto
si
rimette
il
giudizio
della
validità
sociale
di
cui
ciascuna
idea
potrà
menar
vanto
ai
risultati
della
libera
lotta
e
della
storia
imprevista
.
Di
fronte
alle
assurde
pretese
e
alla
dogmatica
grettezza
(
qualità
per
eccellenza
anti
liberali
)
a
cui
i
fìlosofi
sedicenti
liberali
ci
hanno
assuefatto
,
potremo
con
tranquilla
convinzione
di
equità
cantar
le
lodi
agli
onesti
scrittori
di
economia
,
che
,
se
ebbero
il
torto
di
non
salvare
dalle
antipatie
universali
la
dottrina
di
cui
erano
rimasti
modesti
depositari
,
non
si
stancarono
tuttavia
di
divenirne
i
predicatori
inascoltati
.
L
'
equivoco
da
essi
aiutato
della
confusione
tra
liberismo
e
liberalismo
resta
tuttavia
il
meno
pericoloso
e
il
meno
assurdo
di
quelli
sin
qui
analizzati
.
La
chiusa
setta
dei
liberisti
può
ben
dire
di
aver
salvato
per
parecchi
decenni
la
purezza
dell
'
idea
e
preparata
in
sede
economica
la
formazione
di
condizioni
psicologiche
favorevoli
a
una
rinascita
liberale
.
L
'
educazione
inglese
,
se
non
li
salvava
da
un
tono
molesto
ai
più
e
tuttavia
assai
spesso
finemente
ironico
,
dava
ai
loro
costumi
morali
e
letterari
un
senso
austero
di
dignità
,
una
coscienza
severa
di
ossequio
alle
leggi
e
alle
libertà
,
che
li
assisteva
costantemente
nella
loro
critica
e
contribuiva
a
renderli
impopolari
in
una
terra
di
dannunziani
e
di
tribuni
che
guardava
come
straniere
le
loro
figure
riservate
di
persone
educate
e
ammodo
.
S
'
intende
che
il
nostro
ritratto
riguarda
i
più
eletti
della
schiera
,
da
Francesco
Papafava
a
Luigi
Einaudi
,
perché
anche
il
liberismo
ebbe
i
suoi
tribuni
e
retori
fanatici
.
Pure
la
stessa
abitudine
di
giudicare
fatti
complessi
di
sfumature
e
di
psicologie
colla
sola
scorta
di
una
scienza
«
esatta
»
e
«
matematica
»
faceva
tornare
naturalmente
il
pregiudizio
che
la
logica
bastasse
a
giudicare
e
agire
in
politica
e
conduceva
a
svalutare
ancora
come
illusorie
le
distinzioni
dei
partiti
.
Insomma
la
parola
d
'
ordine
dei
liberali
in
Italia
a
partire
dal
secolo
scorso
fu
:
«
tutti
liberali
»
.
La
nuova
critica
liberale
deve
differenziare
i
metodi
,
negare
che
il
liberalismo
rappresenti
gli
interessi
generali
,
identificarlo
con
la
lotta
per
la
conquista
della
libertà
,
e
con
l
'
azione
storica
dei
ceti
che
vi
sono
interessati
.
In
Italia
,
dove
le
condizioni
sia
economiche
che
politiche
sono
singolarmente
immature
,
le
classi
e
gli
uomini
interessati
a
una
pratica
liberale
devono
accontentarsi
di
essere
una
minoranza
e
di
preparare
al
paese
un
avvenire
migliore
con
un
'
opposizione
organizzata
e
combattiva
.
Bisogna
convincersi
che
non
erano
e
non
potevano
essere
,
come
non
sono
,
liberali
i
nazionalisti
e
i
siderurgici
,
interessati
al
parassitismo
dei
padroni
,
né
i
riformisti
che
combattevano
per
il
parassitismo
dei
servi
,
né
gli
agricoltori
latifondisti
che
vogliono
il
dazio
sul
grano
per
speculare
su
una
cultura
esterisiva
di
rapina
,
né
i
socialisti
pronti
a
sacrificare
la
libertà
di
opporsi
alle
classi
dominanti
per
un
sussidio
dato
alle
loro
cooperative
.
Poiché
il
liberalismo
non
è
indifferenza
né
astensione
ci
aspettiamo
che
per
il
futuro
i
liberali
,
individuati
i
loro
nemici
eterni
,
si
apprestino
a
combatterli
implacabilmente
.
Immaturità
democratica
Dopo
il
'70
il
partito
liberale
,
risultante
delle
debolezze
teoriche
ed
obbiettive
fin
qui
descritte
,
è
svuotato
della
sua
funzione
rinnovatrice
perché
privo
di
una
dominante
passione
libertaria
e
si
riduce
a
un
partito
di
governo
,
un
equilibrismo
per
iniziati
che
esercita
i
suoi
compiti
tutorii
ingannando
i
governati
con
le
transazioni
e
gli
artifici
della
politica
sociale
.
La
pratica
giolittiana
fu
liberale
solo
in
questo
senso
conservatore
,
e
la
politica
collaborazionista
non
salvava
il
liberalismo
ma
le
istituzioni
,
tenendo
conto
non
del
movimento
operaio
ma
dello
spirito
piccolo
borghese
del
partito
socialista
.
La
naturale
conversione
del
liberalismo
in
democrazia
demagogica
fu
studiata
nelle
pagine
precedenti
e
basterà
richiamare
la
formula
missiroliana
della
Monarchia
socialista
,
o
per
maggiore
evidenza
di
argomentazione
la
polemica
decennale
di
Gaetano
Salvemini
che
combatteva
in
Giolitti
e
nel
socialismo
cooperativista
i
due
elementi
determinanti
dell
'
equilibrio
parassitario
.
Questo
periodo
storico
non
presenta
più
punti
oscuri
.
La
figura
di
Giolitti
sovrasta
su
tutte
le
altre
,
e
nell
'
immaturità
generale
i
danni
della
sua
politica
diseducatrice
e
demagogica
sono
compensati
dai
vantaggi
di
dieci
anni
di
pace
.
Non
si
può
dire
che
sia
stato
visto
dagli
altri
uomini
di
Stato
ciò
che
sfuggì
al
calcolo
e
alle
astuzie
del
domatore
.
La
psicologia
giolittiana
nell
'
esame
dei
due
termini
liberalismo
e
democrazia
è
la
psicologia
dominante
.
È
difficile
del
resto
individuare
le
differenze
tra
liberali
e
democratici
se
non
si
tiene
conto
degli
ambienti
che
li
alimentano
,
come
sarebbe
malagevole
e
retorico
distinguere
con
un
ragionamento
metafisico
i
due
concetti
storici
di
eguaglianza
e
libertà
.
Se
invece
l
'
osservazione
storica
si
trasporta
dal
Settecento
all
'
Ottocento
e
dall
'
Europa
all
'
Italia
potremo
dire
che
la
democrazia
ci
venne
come
una
forma
attenuata
di
liberalismo
,
fu
il
riparo
cercato
dagli
italiani
all
'
equivoco
insolubile
;
e
la
sostituzione
del
mito
egualitario
al
mito
libertario
segnerebbe
appunto
l
'
inaridirsi
dello
spirito
di
iniziativa
e
di
lotta
di
fronte
al
prevalere
dei
sogni
di
palingenesi
e
di
tranquilla
utopia
.
Sonnino
e
Salandra
,
vittime
dei
tempi
,
non
intendono
il
liberalismo
meglio
degli
altri
e
sono
democratici
come
Giolitti
,
con
l
'
astuzia
e
l
'
arte
di
governo
in
meno
.
Sonnino
ebbe
lo
spirito
del
retrivo
che
si
destreggia
con
la
metodologia
dell
'
uomo
di
buon
senso
.
Le
sue
esortazioni
alla
sincerità
nascono
nell
'
atmosfera
semplicista
dell
'
impreparazione
politica
.
In
lui
come
in
tutti
gli
ingenui
propagandisti
di
cultura
in
mezzo
all
'
ignoranza
la
tecnica
prevalse
sull
'
arte
.
Il
culto
della
legge
si
manifesta
nel
chiuso
spirito
d
'
intolleranza
del
predicatore
.
Era
inesorabile
nelle
sue
idee
fisse
con
la
cocciutaggine
di
chi
crede
di
averle
trovate
col
metodo
sperimentale
.
La
morale
della
solidarietà
coesisteva
in
lui
con
la
politica
nazionalista
.
Perciò
già
nella
sua
giovinezza
,
al
tempo
della
Rassegna
settimanale
,
(
opera
mirabile
di
cultura
,
caratteristica
di
un
'
epoca
che
si
sofferma
sul
limitare
della
politica
)
si
scorgevano
i
difetti
del
rigido
uomo
di
Stato
,
grettamente
calcolatore
.
Per
lui
,
diplomatico
fallito
,
la
diplomazia
costituiva
il
punto
centrale
della
considerazione
e
del
calcolo
.
Logicamente
doveva
scaturire
da
questo
cervello
un
concetto
di
liberalismo
del
tutto
inadeguato
al
ritmo
della
lotta
politica
.
Sonnino
auspicava
un
blocco
liberale
che
comprendesse
democratici
e
repubblicani
proponendosi
il
solo
fine
dell
'
interesse
generale
dello
Stato
nazionale
:
anche
per
lui
si
trattava
di
avvincere
le
classi
popolari
alla
causa
della
stabilità
e
della
pacifica
evoluzione
dell
'
organismo
dello
Stato
con
le
riforme
:
la
famosa
campagna
per
la
pensione
dei
sei
soldi
resta
caratteristica
testimonianza
di
un
metodo
social
democratico
di
tipo
germanico
dal
quale
Sonnino
dedusse
poi
con
perfetta
logica
,
se
pure
con
poca
finezza
,
la
sua
politica
estera
di
rivendicazioni
patriottiche
.
Anche
Antonio
Salandra
non
sa
vedere
nel
partito
liberale
molto
più
che
l
'
idealità
della
patria
e
il
sentimento
della
nazione
,
anch
'
egli
protesta
che
il
partito
liberale
non
è
un
partito
di
classe
,
salvo
a
confessare
poi
che
attinge
le
sue
forze
dalla
classe
media
:
intento
al
solo
problema
dell
'
autorità
e
del
potere
,
egli
non
si
stanca
di
rivolgere
le
sue
esortazioni
alla
borghesia
perché
essa
si
svegli
dalla
sua
inerzia
politica
.
Confonde
il
sintomo
col
problema
e
non
avverte
la
sostanza
della
crisi
che
sta
nell
'
assenza
di
libertà
e
di
attitudine
alla
lotta
.
L
'
esperimento
governativo
di
Salandra
,
che
ci
ha
dato
una
tirannide
demagogica
e
retorica
è
la
conferma
dei
suoi
vizi
mentali
.
Prima
della
guerra
soltanto
pochi
episodi
di
cultura
e
di
esercitazione
politica
solitari
e
senz
'
eco
potrebbero
entrare
a
buon
diritto
in
una
storia
analitica
del
liberalismo
.
Sono
tentativi
di
eresia
,
sforzi
di
concentrare
intorno
a
organi
di
studio
e
di
ricerca
gruppi
di
giovani
disinteressati
e
alieni
dal
calcolo
demagogico
.
I
nomi
sono
di
ieri
e
non
hanno
bisogno
di
essere
illustrati
:
Salvemini
,
Prezzolini
,
Caroncini
,
Amendola
e
Slataper
,
confusi
insieme
in
un
compito
indifferenziato
di
illuministi
.
Accanto
ad
essi
,
tollerata
e
quasi
gradita
,
la
bolsa
magniloquenza
di
Giovanni
Borelli
,
il
più
vuoto
dei
tribuni
del
militarismo
,
creduto
per
vent
'
anni
quasi
leggendariamente
l
'
ultimo
liberale
.
I
risultati
sono
di
cultura
,
la
loro
fecondità
per
l
'
avvenire
consiste
nella
preparazione
di
classi
dirigenti
più
mature
.
Il
desiderio
dell
'
azione
è
coltivato
in
questi
gruppi
di
eretici
quasi
nascostamente
e
si
manifesta
chiaro
soltanto
dopo
la
guerra
nel
movimento
politico
dei
combattenti
.
In
questo
le
possibilità
inizialmente
liberali
furono
frustrate
dalla
mancanza
di
chiarezza
nella
classe
politica
che
lo
guidò
e
che
era
stata
vittima
di
una
preparazione
genericamente
romantica
.
Vi
coesistettero
liberalismo
agrario
e
demagogia
finanziaria
,
politica
estera
salveminiana
e
imperialismo
,
spirito
anti
burocratico
e
simpatia
per
le
classi
di
impiegati
.
Romolo
Murri
,
il
più
bell
'
esemplare
della
vanità
del
profeta
fallito
.
cervello
di
pedante
,
in
cui
l
'
aridità
del
prete
s
'
accoppia
con
la
pigrizia
mentale
dell
'
attualista
dogmatico
,
riuscì
a
dare
il
tono
a
quei
tentativi
pratici
con
la
scoperta
di
un
sindacalismo
apocalittico
e
confusionario
che
egli
non
si
fece
scrupolo
di
gabellare
poi
per
fascista
e
di
farne
un
omaggio
ai
vincitori
.
Tutta
l
'
immaturità
del
movimento
dei
combattenti
si
rivelava
poi
nella
sua
incapacità
di
sostenere
la
concorrenza
dei
popolari
(
come
conservatore
)
e
dei
socialisti
(
come
rivoluzionario
)
.
Logicamente
moriva
nel
fascismo
la
confusa
ideologia
dei
guerrieri
intellettualisti
.
Le
aspettazioni
messianiche
generate
dalla
guerra
contrastavano
irrimediabilmente
con
le
premesse
liberali
:
la
lotta
politica
doveva
fare
i
conti
con
i
sogni
di
palingenesi
e
di
unanimità
.
Il
pensiero
più
maturo
in
questo
momento
storico
fu
quello
di
Nitti
che
tuttavia
mancò
di
tatto
e
di
elasticità
diplomatica
per
far
prevalere
nel
momento
opportuno
le
formule
chiarificatrici
.
Conscio
delle
transazioni
a
cui
la
lotta
politica
in
Italia
è
condannata
,
conscio
della
crisi
economica
permanente
nel
paese
povero
per
natura
,
Nitti
è
liberale
in
quanto
non
vede
soluzioni
possibili
fuori
di
una
politica
di
emigrazione
e
di
pace
.
La
sua
democrazia
di
compromesso
,
il
suo
collaborazionismo
avevano
il
merito
di
realizzare
in
Italia
,
rimanendo
nell
'
ambito
della
costituzione
e
dei
costumi
di
libertà
,
le
premesse
unitarie
non
ancora
compiute
.
Non
si
può
sapere
se
sulla
via
additata
da
Nitti
si
incamminerà
tuttavia
per
una
curiosa
ironia
della
storia
l
'
opera
del
governo
fascista
.
Se
così
fosse
(
ma
l
'
ipotesi
è
meramente
accademica
,
quando
appena
si
pensi
all
'
immaturità
delle
nuove
classi
guerriere
)
Mussolini
avrebbe
tuttavia
il
torto
di
averci
dato
con
la
retorica
del
tiranno
romantico
i
risultati
che
stava
per
raggiungere
l
'
azione
parlamentare
.
Se
dalla
negazione
fascista
il
liberalismo
fosse
tratto
a
ridiscutere
i
suoi
principi
,
a
difendere
i
propri
metodi
e
le
proprie
istituzioni
,
a
rinnovare
quella
passione
per
la
libertà
da
cui
nacque
primamente
,
forse
l
'
avvenire
politico
del
nostro
popolo
si
potrebbe
guardare
con
animo
più
sicuro
.
II
I
popolari
Toniolo
A
Giuseppe
Toniolo
(
18451918
)
spetta
il
merito
singolare
di
aver
data
espressione
e
sistemazione
politica
alle
esigenze
di
azione
sociale
che
Leone
XIII
era
venuto
agitando
e
di
aver
mostrato
così
,
contro
il
proprio
intento
,
agli
uomini
di
buona
fede
,
che
ancora
non
se
ne
fossero
persuasi
,
l
'
irreducibile
repugnanza
di
ogni
posizione
cattolica
col
pensiero
moderno
,
e
l
'
intimo
carattere
reazionario
di
una
praxis
politica
che
voglia
appoggiarsi
alla
Chiesa
,
come
a
istituto
e
organo
della
lotta
in
Italia
,
e
alla
tradizione
della
trascendenza
cristiana
come
a
un
Credo
sociale
degno
di
essere
continuato
.
Anche
oggi
l
'
atteggiamento
di
simpatia
e
di
adesione
con
cui
si
guarda
alle
idee
del
Toniolo
da
parecchi
uomini
e
da
diverse
tendenze
del
partito
popolare
,
può
essere
un
buon
argomento
per
cogliere
le
contraddizioni
e
gli
equivoci
persistenti
da
una
parte
nel
clericalismo
retrivo
,
dall
'
altra
nella
demagogia
teocratica
di
Miglioli
.
Il
Toniolo
,
sotto
la
moderazione
letteraria
,
è
un
intransigente
;
e
,
pur
attraverso
i
vizi
stilistici
dell
'
accademismo
e
gli
ornamenti
di
una
convenzionalità
ufficiale
,
mostra
il
bisogno
di
atteggiamenti
chiari
e
netti
,
di
un
centro
ideale
che
permetta
operose
discussioni
dei
concetti
e
spregiudicata
negazione
dei
termini
contrastanti
.
-
-
Se
non
ha
i
fulmini
di
Veuillot
o
di
Casoni
per
il
mondo
moderno
ne
ripete
tuttavia
un
'
identica
critica
negativa
.
La
sola
spiegazione
soddisfacente
della
vita
e
della
natura
dell
'
uomo
,
per
il
Toniolo
,
deve
riconoscersi
a
priori
nella
dottrina
di
Cristo
.
Tutto
ciò
che
vi
repugna
,
repugna
con
la
verità
.
Bisogna
ripetere
con
Dante
:
Avete
il
Vecchio
e
il
Nuovo
Testamento
E
il
Pastor
della
Chiesa
che
vi
guida
.
La
filosofia
per
eccellenza
,
la
verità
,
è
la
Scolastica
.
Bisogna
riprenderla
integralmente
.
Bisogna
eliminare
le
ultime
reliquie
deleterie
della
Riforma
luterana
.
Né
importa
distinguere
nelle
negazioni
.
La
rivoluzione
religiosa
tedesca
ha
lo
stesso
senso
della
rivoluzione
sociale
francese
.
Perciò
tutto
il
lavoro
di
revisione
critica
della
rivoluzione
francese
iniziato
dal
Le
Play
secondo
un
punto
di
vista
cattolico
è
accettato
integralmente
.
Riforma
e
rivoluzione
trovano
la
loro
espressione
filosofica
nell
'
individualismo
,
anzi
addirittura
in
Emanuele
Kant
:
bisogna
respingere
tutto
il
kantismo
.
Il
torto
del
pensiero
moderno
consiste
nell
'
avere
accettato
l
'
individualismo
e
negato
il
soprannaturale
:
la
degenerazione
filosofica
ha
prodotto
o
si
è
accompagnata
con
le
degenerazioni
economiche
e
sociali
.
Con
una
visione
sintetica
notevole
(
non
priva
tuttavia
di
grossolane
osservazioni
sempliciste
)
il
Toniolo
coglie
l
'
unità
ideale
della
filosofia
romantica
e
dell
'
economia
moderna
.
Questa
è
da
respingersi
tutta
in
blocco
:
il
liberalismo
smithiano
perché
nelle
sue
estreme
conseguenze
sancisce
,
col
principio
della
libera
concorrenza
,
l
'
oppressione
del
lavoratore
,
senza
alcuna
cristiana
pietà
,
e
perché
è
viziato
da
tre
gravi
peccati
ideali
:
l
'
utilitarismo
materiale
,
il
cosmopolitismo
egualitario
o
atomisino
individualistico
,
l
'
antistatalismo
;
la
scuola
sociologica
(
di
cui
sono
responsabili
,
per
doppio
titolo
indivisibile
,
il
positivista
Comte
e
il
panteista
Hegel
contemporaneamente
!
)
perché
colpevole
di
utilitarismo
ideologico
trascendentale
,
tendente
a
una
forma
di
unità
vaga
e
imprecisa
,
e
di
socialismo
di
Stato
.
Le
differenze
tra
Hegel
e
Haeckel
non
sono
visibili
all
'
occhio
di
un
cattolico
.
L
'
eresia
panteista
,
secondo
Toniolo
,
che
accetta
la
tradizione
cattolica
dell
'
Ottocento
,
basta
ad
accomunarli
senza
possibilità
di
contestazione
.
Di
fronte
alla
crudeltà
e
ai
dolori
della
scienza
moderna
,
pace
e
verità
si
possono
attendere
soltanto
da
un
coraggioso
ritorno
alla
democrazia
cristiana
.
Questa
si
deve
fondare
,
secondo
le
indicazioni
delle
Encicliche
di
Leone
XIII
,
movendo
dal
principio
che
fa
di
«
Gesù
Cristo
l
'
alfa
e
l
'
omega
di
tutta
la
vita
individuale
e
sociale
»
.
Il
punto
di
partenza
rigorosamente
teocratico
genera
svolgimenti
e
conclusioni
di
inesorabile
conseguenza
.
Democrazia
si
definisce
«
quell
'
ordinamento
civile
nel
quale
tutte
le
forze
sociali
,
giuridiche
ed
economiche
,
nella
pienezza
del
loro
sviluppo
gerarchico
cooperano
proporzionalmente
al
bene
comune
,
rifluendo
nell
'
ultimo
risultato
a
prevalente
vantaggio
delle
classi
inferiori
»
.
Dove
il
bene
comune
non
è
altro
che
la
salvezza
delle
anime
nella
fede
cattolica
,
il
principio
gerarchico
è
quello
cattolico
,
e
l
'
amore
alle
classi
inferiori
,
derivato
dal
riconoscimento
dell
'
eguaglianza
dei
figli
di
Dio
in
terra
,
si
fonda
sulla
carità
e
sull
'
umiltà
.
Ora
questa
definizione
della
democrazia
,
messa
da
parte
ogni
discussione
sugli
anacronismi
che
implica
,
può
giustificarsi
praticamente
solo
da
un
punto
di
vista
egoistico
e
utilitario
(
utilitaria
è
sempre
la
logica
politica
di
tutti
i
misticismi
)
e
l
'
indagine
storica
che
il
Toniolo
vi
reca
a
sostegno
ne
costituisce
la
prova
più
limpida
.
Sfugge
al
suo
cattolicismo
di
quiete
la
religiosità
dell
'
uomo
moderno
,
la
religiosità
della
democrazia
come
forza
autonoma
,
liberamente
operante
dal
basso
,
senza
limiti
che
la
predeterminino
fuori
della
volontaria
disciplina
che
essa
stessa
si
pone
,
sforzo
morale
di
liberazione
,
sacrificio
dell
'
individuo
nella
continuità
di
una
lotta
sociale
che
lo
trascende
e
che
pure
non
esiste
senza
la
sua
azione
singolare
.
La
visione
politica
del
nostro
buon
scienziato
si
restringe
al
mondo
antico
,
nel
sogno
di
una
gerarchia
sociale
in
cui
alle
classi
superiori
spetti
una
funzione
di
assistenza
e
di
patronato
e
alle
classi
inferiori
l
'
umiltà
e
l
'
obbedienza
.
Guarda
con
idillica
simpatia
i
vecchi
istituti
della
beneficenza
:
il
sabato
,
il
settennato
,
il
giubileo
;
crede
che
i
due
diritti
tradizionali
del
petere
e
dell
'
acclamare
possano
anche
nel
mondo
moderno
bastare
alla
difesa
del
popolo
.
Le
parole
di
approvazione
e
di
rimpianto
con
cui
il
Toniolo
ricorda
la
monarchia
di
Luigi
IX
,
che
egli
crede
di
poter
chiamare
senza
ironia
democratica
,
mentre
ci
rivelano
tutta
la
singolarità
della
sua
psicologia
,
chiariscono
la
sua
dottrina
nei
limiti
di
una
democrazia
patriarcale
che
esclude
l
'
iniziativa
popolare
e
i
principi
di
autoeducazione
,
e
vuol
dare
alle
masse
soltanto
i
palliativi
di
riforme
e
di
miglioramenti
economici
.
La
società
ideale
di
Toniolo
è
un
ordine
predisposto
in
cui
funzioni
specializzate
,
avute
in
eredità
per
divina
Provvidenza
,
spettano
alle
varie
classi
che
in
questo
modo
si
liberano
dal
problema
integrale
della
vita
e
dalla
complessità
delle
preoccupazioni
.
L
'
economia
si
riduce
al
compito
della
ripartizione
dei
beni
,
riesce
a
sancire
la
fratellanza
e
l
'
amore
nella
miseria
universale
.
Per
un
economista
siffatti
sviluppi
sono
assai
strani
ed
è
curioso
vedere
come
in
omaggio
a
una
teorizzata
dipendenza
dell
'
attività
economica
dall
'
etica
(
cristiana
)
si
neghi
l
'
industrialismo
moderno
e
vi
si
sostituisca
candidamente
la
dignità
della
povertà
cristiana
.
Insomma
decentramento
e
regime
corporativo
dovrebbero
riportare
la
società
alla
sua
logica
medioevale
.
La
funzione
dello
Stato
vi
resta
imprecisa
,
timidamente
discussa
,
mentre
lo
Stato
liberale
moderno
incute
paura
come
uno
spettro
.
Il
problema
dell
'
autorità
deve
riportarsi
in
sede
ultima
alla
Chiesa
cui
compete
di
definire
i
rapporti
non
ancora
definiti
e
di
rivendicare
in
ogni
istante
l
'
inesauribilità
della
propria
azione
(
scolastica
,
economica
,
legislativa
,
sociale
,
morale
)
.
Di
fronte
allo
Stato
moderno
la
Chiesa
è
lo
strumento
supremo
di
una
logica
anarchico
individualista
,
e
nel
suo
sforzo
di
ristabilire
gli
istituti
della
reazione
e
del
passato
essa
assume
spontaneamente
l
'
ufficio
di
guidare
i
cattolici
alla
disgregazione
degli
organi
pratici
di
quel
liberalismo
che
è
la
sua
antitesi
.
Intento
chiaro
in
Toniolo
e
nei
primi
atteggiamenti
di
Murri
.
Ma
pur
agitandosi
tra
oscure
anti
.
nomie
e
opposte
esigenze
,
il
migliolismo
con
le
sue
promesse
mistiche
e
con
la
sua
azione
sindacale
messianica
ne
ha
accolto
disorganicamente
l
'
eredità
.
Meda
Filippo
Meda
tempera
invece
le
intransigenze
della
fede
medioevale
con
l
'
astuzia
del
politico
.
I
suoi
scritti
si
possono
onestamente
classificare
nel
genere
letterario
dell
'
erudizione
parlamentare
di
cui
hanno
dato
esempi
dignitosamente
aridi
e
monotoni
Luzzatti
,
Salandra
,
Orlando
.
Vi
trovi
frequentemente
problemi
laterali
di
storia
politica
,
esami
di
coscienza
che
si
esprimono
in
tentativi
di
biografia
,
sforzi
di
allargare
la
visione
di
studioso
,
abbandonando
i
limiti
ristretti
della
vita
quotidiana
.
L
'
osservatore
li
distingue
a
una
nota
infallibile
di
psicologia
:
il
parlamentare
resta
parlamentare
e
diplomatico
anche
sotto
le
spoglie
dello
studioso
.
Anzi
per
chi
indaghi
i
fatti
nel
loro
complesso
lo
studio
storico
rivela
i
motivi
più
riposti
dell
'
azione
.
Il
Meda
ha
una
sua
arte
di
narratore
,
sa
disporre
fatti
e
documenti
,
approfondire
le
sue
ricerche
;
persiste
tuttavia
nei
suoi
profili
biografici
la
vecchia
forma
letteraria
dell
'
elogio
,
con
più
precise
misure
e
dignità
,
con
minori
pretese
di
accademismo
:
ma
sotto
lo
storico
avverti
il
pedagogista
che
considera
«
dovere
morale
lo
studio
dei
pochi
che
abbiano
avuto
nella
lor
carriera
mortale
una
fisionomia
propria
per
pregio
d
'
intelletto
e
di
virtù
»
.
È
naturale
che
l
'
esame
ponga
essenzialmente
in
luce
atteggiamenti
individuali
e
miri
a
rivelare
caratteri
.
Osservazioni
letterarie
,
morali
,
teoriche
restano
sempre
aderenti
al
pensiero
e
al
pregiudizio
degli
individui
che
sono
ritratti
:
il
Meda
trascura
di
vederli
in
rapporto
a
un
interesse
estetico
o
filosofico
dominante
.
La
considerazione
scientifica
non
turba
mai
la
varietà
dell
'
esperienza
e
della
cronaca
.
Per
il
cattolico
che
resti
al
di
qua
del
dissidio
tra
fede
e
ragione
,
dogma
e
libero
esame
,
la
scienza
deve
ridursi
a
qualcosa
di
astratto
;
la
logica
del
misticismo
vorrebbe
condurre
a
negarla
nella
passione
dell
'
unità
trascendente
e
poiché
i
tempi
non
paiono
propizi
all
'
eroica
rinuncia
mistica
,
l
'
unità
resta
un
articolo
di
fede
accanto
alla
quale
le
più
opposte
esigenze
dividono
gli
spiriti
e
i
particolari
interessi
sono
soddisfatti
in
modo
pacifico
,
separatamente
l
'
uno
dall
'
altro
,
con
grossolano
eclettismo
e
tranquilla
indifferenza
.
Il
cattolicismo
del
Meda
è
appunto
un
cattolicismo
moderno
,
quasi
modernistico
,
ma
senza
l
'
inquietudine
e
l
'
ansia
religiosa
.
La
Chiesa
non
combatte
con
lo
Stato
,
né
la
fede
con
la
ragione
;
in
sede
politica
,
nella
transazione
di
tutti
i
giorni
le
idee
rigide
e
nette
si
temperano
per
intrinseca
necessità
,
il
processo
di
creazione
ideale
è
attenuato
in
un
processo
meccanico
di
coordinamento
.
Meda
non
accarezza
illusioni
,
non
si
appassiona
a
posizioni
determinate
di
intolleranza
.
Il
suo
cattolicismo
non
è
una
fede
,
ma
la
fiducia
in
un
ordine
di
fatto
che
liberi
dagli
inconvenienti
dell
'
impreveduto
;
è
un
metodo
che
con
gli
opportuni
chiarimenti
e
le
giuste
riserve
si
può
definire
realismo
.
Non
esclude
infatti
l
'
intransigenza
,
le
posizioni
false
,
l
'
adesione
ai
miti
unilaterali
,
pur
sapendo
a
priori
che
la
storia
non
ne
sarà
rigidamente
modellata
.
Senonché
il
vero
realismo
ha
il
culto
delle
forze
che
creano
i
risultati
,
non
l
'
ammirazione
dei
risultati
intellettualisticamente
contemplati
a
priori
.
Il
realista
sa
che
la
storia
è
un
riformismo
,
ma
sa
pure
che
il
processo
riformistico
,
nonché
ridursi
a
una
diplomazia
di
iniziati
,
è
prodotto
dagli
individui
in
quanto
essi
operino
come
rivoluzionari
,
attraverso
nette
affermazioni
di
contrastanti
esigenze
.
La
visione
della
storia
del
Meda
è
invece
la
visione
dell
'
uomo
di
governo
,
che
ti
convince
quando
rimane
sottintesa
ad
animare
le
azioni
del
tattico
e
del
riformatore
,
ma
riesce
inadeguata
quando
si
cimenta
a
interpretazioni
sintetiche
.
Il
cattolicismo
poi
lo
conduce
per
istinto
a
ridurre
il
processo
della
storia
entro
gli
schemi
di
una
esaurita
rivelazione
.
E
la
sua
mente
di
politico
di
governo
può
guardare
con
interesse
le
forze
capaci
di
esprimersi
in
termini
e
valori
di
conservazione
,
ma
nega
di
rivolgersi
verso
gli
elementi
che
alla
normalità
della
formula
conservatrice
si
oppongano
con
la
spontaneità
di
uno
sforzo
rivoluzionario
e
di
un
ardore
creativo
.
La
posizione
del
politico
insomma
limita
e
comprende
quella
del
cattolico
,
evita
la
logica
rigoristica
del
dogma
che
condurrebbe
ad
una
negazione
violenta
del
mondo
moderno
,
si
appaga
di
uno
pseudo
realismo
,
inteso
come
riformismo
,
che
tende
ad
eliminare
dalla
storia
l
'
imprevisto
e
la
lotta
per
sostituirvi
un
ottimismo
senza
asprezze
e
senza
intransigenze
.
È
risaputo
che
l
'
esempio
più
convincente
e
preciso
di
questo
metodo
empirico
si
ebbe
in
sede
politica
col
giolittismo
:
in
sede
letteraria
invece
l
'
applicazione
dello
stesso
criterio
doveva
risolversi
in
gravi
delusioni
,
e
il
Meda
stesso
ce
ne
offrì
un
esperimento
quando
si
provò
a
tracciare
coraggiosamente
le
linee
di
una
cronistoria
del
partito
socialista
.
Basti
notare
l
'
equivoco
evidente
nella
pretesa
di
valutare
una
corrente
politica
dai
risultati
obbiettivi
e
legali
scaturiti
,
prescindendo
dal
movimento
che
li
ha
determinati
;
equivoco
tanto
più
grave
quando
siffatto
criterio
si
applichi
ad
un
fenomeno
che
è
in
piena
praxis
formativa
e
che
non
si
può
valutare
per
ciò
che
fa
,
ma
essenzialmente
per
ciò
che
inspira
,
per
le
correnti
di
azione
e
di
pensiero
che
vi
sono
implicite
o
iniziali
.
Nel
caso
specifico
poi
il
Meda
si
arresta
intellettualisticamente
all
'
esame
delle
formule
e
della
logica
comiziesca
,
sicché
per
es
.
il
movimento
del
partito
socialista
italiano
non
viene
negato
a
priori
come
eresia
,
ma
studiato
nel
suo
movimento
empirico
,
dove
le
rigidità
e
le
posizioni
nette
si
attenuano
in
transazioni
ineluttabili
.
Atteggiamento
caratteristicamente
riformista
,
per
cui
nonostante
tutte
le
professioni
di
oggettività
il
Meda
è
tratto
ad
esaminare
con
benevolenza
e
a
mettere
in
valore
le
tendenze
gradualiste
e
anti
rivoluzionarie
,
senza
sentire
il
bisogno
di
una
netta
critica
ideale
alle
dottrine
di
estrema
sinistra
.
Il
presupposto
del
Meda
è
che
il
pensiero
conservatore
sia
nel
vero
con
la
sua
svalutazione
di
ogni
movimento
non
contenutisticamente
tradizionale
e
la
premessa
implicita
si
converte
in
una
visione
turatiana
dei
movimenti
delle
masse
.
Insegnamenti
decisivi
per
la
natura
del
suo
pensiero
vengono
del
resto
dalla
mera
considerazione
della
scelta
degli
argomenti
di
studio
:
Beernaert
,
Hertling
sono
i
suoi
ideali
,
i
realizzatori
della
sua
politica
temperata
e
fattiva
;
di
De
Mun
ha
in
pregio
l
'
opera
della
maturità
,
ma
considera
con
scetticismo
le
esplosioni
di
giovanile
esuberanza
;
Moneta
rappresenta
un
altro
suo
platonico
sogno
di
calma
e
di
quiete
;
Tosti
,
Persico
,
Toniolo
sono
i
maestri
diretti
di
democrazia
e
di
moderazione
.
Il
suo
sguardo
rimane
fisso
alla
pratica
abilità
,
alla
sapienza
di
equilibrio
,
all
'
azione
empirica
più
che
alle
risonanze
ideali
.
Dal
De
Mun
e
dal
cattolicismo
gallico
ha
assimilata
la
critica
della
rivoluzione
francese
,
non
per
avere
libera
la
via
a
un
'
affermazione
dogmatica
,
non
per
opporre
cattolicismo
a
libertà
,
ma
per
non
doversi
preoccupare
di
risalire
allo
studio
delle
origini
del
mondo
moderno
,
per
non
dover
risolvere
una
questione
di
filosofia
e
porre
un
'
antitesi
senza
soluzione
tra
la
pacifica
fede
medioevale
del
cattolico
e
la
modernità
del
politico
.
Finché
il
dualismo
resta
implicito
,
finché
le
due
opposte
fedi
non
si
determinano
in
contrasto
,
l
'
equivoco
può
sussistere
senza
pericolo
.
Il
Meda
ha
un
metodo
pratico
per
evitare
ogni
inconveniente
quando
le
idee
gli
si
fanno
incontro
,
contraddittorie
,
nella
pratica
:
e
questo
metodo
è
ancora
una
possibilità
di
astenersi
,
un
liberalismo
conservatore
limitato
ad
esaminare
le
cose
dall
'
esterno
.
I
principi
formali
del
liberalismo
inglese
vengono
temperati
così
da
preoccupazioni
di
governo
patriarcale
che
tendono
non
solo
a
conciliare
sul
terreno
pratico
,
ma
a
stroncare
,
mentre
nascono
,
le
antitesi
troppo
forti
e
le
posizioni
troppo
nette
.
È
la
negazione
del
concetto
di
lotta
che
sta
alla
base
della
politica
e
della
vita
,
di
quel
concetto
che
proprio
le
rivoluzioni
ideali
moderne
hanno
cercato
di
valorizzare
.
Il
Meda
teme
che
i
principi
liberistici
possano
favorire
la
reazione
del
proletariato
:
e
la
sua
visione
moderata
riesce
piena
di
diffidenza
e
di
paura
di
fronte
alle
nuove
forze
travolgenti
che
esigono
di
partecipare
alla
vita
dello
Stato
.
«
Il
partito
conservatore
dovrà
mostrarsi
sinceramente
costituzionale
e
liberale
nel
vero
senso
della
parola
,
mediante
il
rispetto
di
tutti
i
diritti
»
.
Ma
la
disciplina
resta
un
presupposto
e
l
'
intimo
compito
del
politico
è
ancora
la
conciliazione
della
borghesia
col
governo
di
destra
.
La
crisi
che
travaglia
l
'
anima
nazionale
non
è
neanche
avvertita
,
le
esigenze
dell
'
economia
sono
ridotte
a
poche
formulette
di
protezionismo
e
di
intervenzionismo
statale
;
presenti
al
suo
spirito
restano
i
problemi
di
forma
come
il
problema
cestituzionale
e
la
rappresentanza
proporzionale
,
voluta
con
l
'
astuzia
del
conservatore
.
A
considerare
intrinsecamente
le
cose
,
c
'
è
alla
base
di
questo
liberalismo
conservatore
inolto
semplicismo
e
quasi
un
'
indifferenza
verso
l
'
elaborazione
delle
idee
.
Infatti
egli
ammira
dell
'
Hertling
l
'
eleganza
,
la
moderazione
,
la
tolleranza
,
l
'
amore
per
le
soluzioni
non
rigide
.
Nella
sua
fede
neo
scolastica
è
penetrato
molto
eclettismo
.
Come
non
ha
inteso
la
rivoluzione
francese
,
così
è
rimasto
estraneo
a
tutti
i
movimenti
ideali
profondi
e
travolgenti
(
riforma
luterana
,
rivoluzione
russa
,
ecc
.
)
:
perché
contro
lo
spirito
della
rivoluzione
sta
appunto
il
suo
carattere
,
la
sua
abitudine
mentale
.
Del
suo
partito
,
che
pur
avrebbe
dovuto
avere
un
pensiero
religioso
specifico
,
almeno
prima
del
'19
,
egli
è
pronto
ad
accettare
la
definizione
del
Beernaert
:
il
partito
che
non
vuole
l
'
anticlericalismo
.
In
sede
ideale
respinge
l
'
individualismo
in
omaggio
a
una
concezione
organica
della
società
(
De
Mun
)
,
che
creda
a
una
gerarchia
,
con
funzioni
di
patronato
riservate
alle
classi
alte
,
di
devozione
e
sottomissione
attribuite
alle
classi
umili
.
Da
queste
premesse
(
benché
egli
riconosca
la
difficoltà
e
il
pericolo
di
«
costringere
e
dirigere
l
'
azione
politica
e
sociale
nel
rigore
dialettico
di
tesi
e
definizioni
assolute
»
)
costruisce
il
suo
edificio
di
legislazione
sociale
e
di
riformismo
che
si
rivela
talvolta
pochissimo
più
libero
e
aperto
della
monastica
pretesa
agitata
dal
De
Muri
di
risanare
il
popolo
e
dargli
la
giustizia
perché
cessi
di
odiare
la
società
.
Certo
il
Meda
non
scorge
tutta
l
'
ingenuità
di
questo
programma
,
non
vede
come
il
problema
della
vita
sociale
non
consista
nella
ricerca
di
un
patriarcale
accordo
di
carità
e
di
giustizia
,
ma
soltanto
nell
'
adesione
vitale
del
popolo
stesso
all
'
organismo
della
società
che
esso
senta
come
creazione
propria
e
di
cui
sappia
assumere
la
responsabilità
.
Gli
è
che
il
suo
sguardo
è
fisso
al
passato
e
nel
suo
mondo
statico
(
psicologicamente
,
se
non
dogmaticamente
,
cattolico
)
i
principi
e
i
criteri
non
risiedono
nell
'
iniziativa
,
ma
in
una
concezione
trascendente
per
metà
illuministica
e
per
metà
biblica
.
La
pratica
trasformista
è
continuata
con
una
pregiudiziale
ancora
più
esplicitamente
reazionaria
poiché
monarchia
socialista
e
cristianesimo
sociale
sono
,
a
pari
diritto
,
due
elementi
dell
'
assolutismo
.
Con
le
arti
dell
'
illusione
si
frenano
le
lotte
spirituali
;
l
'
ideale
politico
presente
resta
ancora
la
Chiesa
(
esclusa
ogni
questione
di
fede
)
nata
da
tutte
le
transazioni
come
espressione
di
continuità
,
di
alterne
vicende
,
di
sicura
consistenza
;
quasi
per
tradizione
il
più
grande
istituto
dell
'
abilità
politica
.
A
questo
motivo
di
valore
essenzialmente
empirico
è
ridotto
il
neo
guelfismo
di
Meda
,
il
quale
,
pur
nelle
sue
tendenze
reazionarie
e
nella
sua
cieca
fiducia
verso
la
tradizione
,
è
troppo
prudente
e
ha
troppo
vivo
il
senso
dell
'
opportunità
per
concedersi
un
anacronismo
clamoroso
.
Non
sembrerà
tuttavia
un
paradosso
il
dire
che
la
sicurezza
del
suo
equilibrio
di
democratico
fa
pensare
a
Turati
,
un
Turati
che
ha
cambiato
la
tonaca
del
demagogo
con
quella
del
predicatore
.
Della
demagogia
settecentesca
infatti
le
idee
del
Meda
partecipano
l
'
astrattismo
e
l
'
imprecisione
:
dalle
sue
generiche
formule
si
possono
dedurre
modi
d
'
azione
perfettamente
antitetici
e
decisamente
immorali
.
Il
concetto
di
ordine
può
avere
un
senso
rivoluzionario
se
è
professato
da
un
comunista
che
abbia
un
suo
ideale
di
ordine
nuovo
;
ma
diventa
reazionario
in
chi
sospiri
l
'
ordine
del
passato
.
Così
la
solidarietà
sociale
è
il
vessillo
in
nome
del
quale
hanno
combattuto
tutti
i
tribuni
,
ma
se
la
solidarietà
deve
essere
instaurata
in
nome
di
una
legge
di
salvazione
eterna
il
modello
di
umanitarismo
diventa
l
'
Inquisizione
.
Un
altro
atteggiamento
caratteristico
di
Meda
nella
discussione
ideale
si
può
riconoscere
nell
'
esame
che
egli
dedica
al
nazionalismo
e
al
pacifismo
.
La
giustificazione
della
tesi
pacifista
è
da
riportarsi
al
suo
atteggiamento
di
uomo
di
governo
ed
è
accettabile
solo
secondo
limiti
di
empirismo
economico
.
È
necessaria
una
politica
di
pace
e
di
accordi
internazionali
per
la
ricostruzione
europea
.
Era
necessaria
una
politica
di
pace
all
'
Italia
al
principio
del
secolo
xx
per
vincere
la
crisi
interna
,
iniziare
una
politica
di
risparmi
e
di
economia
,
favorire
la
formazione
di
capitale
circolante
per
le
industrie
,
il
commercio
,
l
'
agricoltura
.
Ma
pare
illusorio
e
pericoloso
ricondurre
questa
tesi
pratica
alla
logica
umanitaria
del
cattolicismo
.
Il
Meda
vi
si
prova
,
ma
poi
ne
rifugge
e
per
un
generico
patriottismo
retorico
accetta
anche
la
guerra
libica
.
Vigile
spirito
di
politico
,
s
'
arresta
al
fatto
compiuto
;
ha
la
duttilità
necessaria
per
piegarvisi
,
per
sfruttarlo
.
Non
teme
le
contraddizioni
perché
la
pratica
non
è
,
per
il
ministro
,
un
mondo
da
organizzarsi
secondo
tendenze
e
ideali
coerenti
,
ma
da
accettarsi
come
un
risultato
di
destrezza
.
Perciò
il
politico
resta
privo
di
giustificazioni
ideali
e
deve
cercare
la
sua
idealità
in
un
'
astratta
tradizione
o
in
un
ingenuo
moralismo
di
cui
resta
esempio
nel
singolare
interesse
con
cui
egli
segue
questioni
politicamente
inesistenti
,
come
la
legislazione
su
la
ricerca
della
paternità
,
la
campagna
anti
blasfema
e
la
lotta
contro
la
stampa
corruttrice
.
Se
il
cristianesimo
del
Meda
può
accettare
le
lotte
ma
non
la
lotta
,
vuol
dire
che
rinuncia
alla
coerenza
per
limitarsi
all
'
opportunismo
:
qui
già
il
metodo
è
individualismo
utilitario
.
E
soltanto
per
una
premessa
utilitaria
è
giustificabile
in
sede
ideale
l
'
internazionalismo
di
Meda
che
ha
rinunciato
all
'
apocalittica
impostazione
del
problema
che
poteva
riuscire
coerente
in
un
cattolico
;
invece
egli
non
capisce
il
valore
della
guerra
avendone
una
visione
meramente
atomistica
:
non
vede
il
trasfigurarsi
del
delitto
in
missione
quando
corrisponda
a
rinuncia
e
a
sacrificio
dell
'
individuo
.
Così
non
riesce
ad
affermare
la
validità
sociale
della
forza
e
dell
'
ingiustizia
,
non
intende
la
dialettica
umana
per
cui
la
giustizia
e
i
valori
morali
scaturiscono
dalla
sostanza
stessa
della
lotta
,
si
alimentano
di
antitesi
e
di
ingiustizie
,
risultano
dalla
consacrazione
dei
nostri
giusti
limiti
.
Dal
fatto
economico
la
scienza
moderna
vede
nascere
il
fatto
morale
,
dall
'
individuo
lo
Stato
,
dall
'
egoismo
la
razionalità
della
storia
;
il
torto
del
Meda
consiste
nella
sua
inettitudine
ad
acquistare
coscienza
di
queste
supreme
giustificazioni
spirituali
.
Ma
giova
riconoscere
con
franchezza
,
esaurita
la
parte
più
severa
del
processo
,
che
a
conclusioni
più
indulgenti
ci
si
potrebbe
obbiettivamente
arrestare
trasportando
l
'
analisi
dalla
forma
mentis
alle
intenzioni
.
Certo
la
posizione
di
un
cattolico
ortodosso
che
volesse
operare
nella
politica
nazionale
negli
anni
18901914
era
tra
le
più
difficili
:
cultura
,
chiarezza
di
principi
,
novità
d
'
idee
non
offrivano
un
fondamento
coerente
:
fidando
sulla
cultura
e
sulla
sincerità
degli
spontanei
impulsi
ideali
,
la
conclusione
logica
era
Murri
,
ossia
la
negazione
delle
premesse
.
Meda
ebbe
l
'
astuzia
di
elaborare
formule
più
o
meno
empiriche
e
contraddittorie
e
di
preparare
in
piena
sicurezza
e
buona
fede
l
'
equivoco
pratico
,
L
'
episodio
delle
elezioni
di
Rho
nel
1904
è
un
esempio
della
sua
giolittiana
saggezza
.
Non
si
poteva
con
più
dignitosa
apparenza
di
ingenuità
liquidare
il
non
expedit
continuando
a
professarvi
devozione
nel
modo
più
rigido
in
sede
teorica
.
Meda
aveva
ragione
contro
le
intransigenze
pontificie
,
aveva
per
sé
una
situazione
di
fatto
invincibile
:
ma
appunto
per
la
sua
sicurezza
ebbe
il
senno
pratico
di
non
ribellarsi
e
la
vittoria
fu
sua
.
Mettendosi
apertamente
contro
il
non
expedit
egli
ne
avrebbe
certo
aiutata
la
caduta
,
ma
si
precludeva
ogni
via
all
'
azione
,
si
condannava
alla
solitudine
e
politicamente
all
'
inutilità
.
Le
sue
transazioni
,
la
poca
franchezza
delle
professioni
ideali
,
il
velo
dell
'
equivoco
mantenuto
gelosamente
non
gli
conquistano
molte
simpatie
:
manca
inesorabilmente
alla
sua
persona
ogni
parvenza
etica
:
pure
questa
è
la
realtà
del
suo
spirito
e
il
suo
bisogno
di
pace
e
di
serenità
per
operare
,
le
naturali
tendenze
alla
conciliazione
,
dovevano
condurlo
istintivamente
a
questo
atteggiamento
di
obbedienza
che
gli
assegnava
ufficio
rappresentativo
tra
i
cattolici
italiani
destinandolo
ad
attenuare
le
rigidezze
troppo
aspre
dell
'
azione
cattolica
in
Italia
,
a
suscitare
nei
cattolici
,
senza
rimpianti
,
una
franca
azione
conservatrice
dello
Stato
.
Così
egli
conservatore
poté
essere
all
'
avanguardia
come
deputato
e
come
ministro
,
primo
tra
i
cattolici
,
dopo
i
neoguelfi
,
che
osasse
accettare
anche
ufficialmente
la
responsabilità
di
un
nuovo
Stato
sorto
sulle
rovine
di
una
trascendente
autorità
.
Abile
del
resto
fu
la
sua
opera
di
ministro
,
esemplare
la
sua
politica
finanziaria
:
digiuno
di
cultura
tecnica
in
materia
di
finanze
seppe
superare
i
pregiudizi
dell
'
economia
cristiana
e
,
circondandosi
di
sapienti
consiglieri
come
Einaudi
e
Cabiati
,
legò
al
nome
suo
un
'
opera
di
ricostruzione
delle
finanze
italiane
importantissima
,
cui
egli
probabilmente
non
ha
recato
il
contributo
di
un
rigo
.
Lo
scrittore
riesce
inferiore
al
politico
appunto
perché
conserva
lo
stesso
ideale
di
abilità
,
sincero
,
ma
non
sino
ad
abbandonarsi
a
compromettenti
professioni
di
fede
,
storico
onesto
,
ma
con
un
secondo
fine
quasi
inconsciamente
sottinteso
,
uomo
di
cultura
non
sottile
,
privo
di
pericolose
passioni
per
la
verità
.
Ci
lascia
freddi
anche
quando
riesce
ad
interessarci
perché
non
si
sa
spogliare
di
un
abito
di
monotonia
che
è
diventato
la
sua
seconda
natura
,
e
con
l
'
astuta
bonarietà
ha
rinunciato
anche
all
'
ultimo
residuo
eroico
che
vi
era
nel
superiore
cinismo
di
Giolitti
sì
che
nella
sua
figura
è
rimasto
solo
più
l
'
arido
atteggiamento
di
un
politico
che
vuol
conservare
un
equilibrio
pratico
tramontato
.
Sturzo
Soltanto
nel
problema
(
ormai
storico
)
della
personalità
di
Luigi
Sturzo
sono
riassunte
le
più
insolubili
difficoltà
e
i
più
sottili
equivoci
che
impediscono
al
teorico
e
allo
storico
di
comprendere
la
praxis
del
partito
popolare
.
La
posizione
di
Sturzo
fu
la
prova
più
chiara
che
si
sono
elaborate
tra
i
popolari
idee
politiche
e
stati
d
'
animo
che
non
è
possibile
confondere
col
vecchio
clericalismo
.
Lo
stato
di
profondo
disagio
in
cui
l
'
onorevole
Meda
si
è
venuto
trovando
a
poco
a
poco
nel
suo
partito
,
l
'
improvviso
tramonto
della
sua
autorità
di
quasi
capo
di
governo
e
indiscusso
capo
dei
cattolici
,
non
sono
un
caso
di
fortuna
personale
,
non
corrispondono
a
una
sostituzione
di
idoli
,
ma
hanno
il
carattere
preciso
di
un
rinnovamento
ideale
,
di
un
mutamento
di
metodi
e
di
concezioni
.
Filippo
Meda
restò
nel
partito
popolare
il
rappresentante
del
vecchio
clericalismo
liberale
e
riformista
,
che
fu
soltanto
un
elemento
nel
complesso
gioco
politico
tentato
dallo
Sturzo
.
Meda
al
governo
è
un
uomo
,
un
'
abilità
pratica
,
non
un
'
idea
:
egli
concilia
cattolicismo
e
liberalismo
senza
neppure
proporsi
il
problema
della
conciliazione
.
Ora
l
'
esperienza
Murri
,
con
tutte
le
sue
confusioni
romantiche
,
non
si
poteva
tuttavia
saltare
senza
chiarimenti
.
L
'
esigenza
Murri
risolta
invece
senza
escludere
Meda
,
anzi
giustificandolo
,
determinava
problemi
assai
più
complessi
di
cultura
e
di
azione
,
sicché
nel
chiuso
cerchio
della
vaga
incertezza
clericale
dovevano
penetrare
nuovi
elementi
,
più
complessi
dell
'
idillio
mistico
.
Il
clericalismo
era
stato
una
letteratura
di
nostalgia
e
,
nei
suoi
termini
sociali
,
l
'
origine
di
una
tecnica
di
diplomatici
:
il
partito
popolare
doveva
diventare
un
termine
della
lotta
politica
.
Far
coesistere
Miglioli
e
Crispolti
,
accettare
l
'
eredità
di
Murri
e
di
Pio
X
,
esaltare
le
elucubrazioni
economiche
di
Toniolo
e
valorizzare
l
'
eclettismo
di
Tangorra
,
accogliere
liberamente
con
sovrana
superiorità
persino
l
'
eresia
,
servirsi
addirittura
con
sapienza
regia
dell
'
elegante
dilettantismo
eristico
di
Luigi
Ambrosini
(
senza
compromettersi
,
anzi
compromettendolo
)
:
ecco
la
maestosa
dialettica
che
il
partito
popolare
ha
imposto
nella
disorganizzata
vita
italiana
,
dimostrando
con
evidenza
la
verità
del
suo
equivoco
.
Ora
è
agevole
spiegare
partitamente
Speranzini
e
Anile
,
Gemelli
e
Crispolti
,
Miglioli
e
Meda
.
Ma
in
Sturzo
si
tratta
di
risolvere
il
problema
di
tutte
queste
antitesi
,
trovando
il
punto
di
legame
pratico
dell
'
attività
di
tutte
queste
figure
.
Sturzo
fu
,
più
che
il
capo
,
il
simbolo
del
suo
partito
:
nella
necessità
del
suo
ufficio
si
nascose
una
funzione
demiurgica
che
lo
fa
apparire
come
un
enigma
ai
tecnici
della
politica
,
e
che
sconvolse
persino
la
complessa
astuzia
di
Giolitti
.
Sturzo
,
il
messianico
del
riformismo
trova
dominante
nella
situazione
in
cui
gli
tocca
agire
l
'
illusione
riformista
che
educa
il
popolo
al
parassitarismo
e
all
'
utilitarismo
.
Deve
fare
i
suoi
conti
con
le
degenerazioni
concrete
del
costume
politico
e
morale
.
La
sua
figura
di
prete
aperto
e
acuto
sembra
destinata
in
Italia
a
una
funzione
di
riformatore
,
per
l
'
educazione
civile
di
un
popolo
letterato
.
Nell
'
illusione
riformista
il
popolo
si
piega
all
'
utilitarismo
,
e
questa
corruzione
allontana
sempre
più
l
'
unità
due
volte
fallita
.
Bisogna
impedire
la
catastrofe
dell
'
atomismo
che
i
socialisti
non
vedono
e
non
sanno
evitare
perché
credono
di
fare
agire
delle
coscienze
,
mentre
non
dispongono
che
di
dilettanti
inesperti
.
Per
questo
programma
Sturzo
è
il
messianico
del
riformismo
.
Accettando
la
formula
cavouriana
con
la
più
ingenua
convinzione
lavora
a
fare
che
il
popolo
creda
alla
politica
attraverso
una
pregiudiziale
morale
.
Si
propone
di
animare
la
vitalita
delle
democrazie
,
ma
,
chiuso
nei
limiti
del
suo
problema
,
non
può
vedere
la
politica
in
funzione
dello
Stato
e
delle
classi
dirigenti
.
La
sua
attività
è
in
diretto
rapporto
con
gli
elementi
palingenetici
dell
'
avvenire
dei
popoli
.
Egli
può
dunque
tentare
l
'
opera
di
proselitismo
fallita
ai
democratici
perché
agita
la
bandiera
del
riformismo
messianicamente
e
fa
partecipare
il
popolo
al
processo
della
laicità
valendosi
delle
illusioni
di
cui
è
ricco
per
natura
un
programma
religioso
.
Né
l
'
eresia
della
praxis
può
incutergli
timore
perché
accettando
il
vecchio
liberalismo
monco
e
riformistico
egli
rende
più
difficile
la
concorrenza
dello
Stato
panteista
e
del
marxismo
.
Invece
,
nella
storia
della
Chiesa
,
Sturzo
rappresentò
per
un
analogo
atteggiamento
e
secondo
un
'
identica
misura
la
parte
del
riformista
del
messianismo
,
proprio
perché
politica
e
religione
creano
naturalmente
posizioni
reciproche
.
La
guerra
europea
ha
dimostrato
che
la
Chiesa
non
può
lottare
contro
tutta
l
'
Europa
,
non
può
teorizzare
la
sua
antitesi
con
l
'
eresia
,
ma
deve
anzi
dialettizzarla
con
cautela
in
una
pratica
di
diplomatici
.
Sturzo
,
alieno
dalle
posizioni
rivoluzionarie
,
cercò
anche
in
questa
lotta
la
palingenesi
pacifica
e
ai
fermenti
rumorosi
oppose
l
'
agilità
di
una
transazione
.
Il
Risorgimento
è
un
risultato
che
bisogna
accettare
:
non
vi
si
può
contrapporre
una
Riforma
religiosa
come
rivoluzione
che
scoppia
dall
'
esterno
ad
ampliare
il
dogma
della
Chiesa
,
rinnovandone
la
funzione
di
centro
della
vita
europea
.
Alle
torbide
antitesi
ideali
,
che
si
rivelerebbero
come
un
anacronismo
nelle
condizioni
della
vita
economica
italiana
,
Sturzo
contrappose
lo
spirito
di
una
riforma
che
restasse
nei
metodi
senza
toccare
la
sostanza
,
paga
di
un
'
agilità
diplomatica
e
di
una
versatilità
di
consensi
e
di
simpatie
,
chiusa
nel
tradizionale
orizzonte
di
finezza
e
di
duttilità
del
cattolico
.
Ma
nel
gioco
fu
più
spregiudicato
sino
a
far
riuscire
il
suo
cattolicismo
alla
politica
,
andando
al
popolo
attraverso
il
Vangelo
.
È
in
lui
la
fede
del
cristiano
ottimista
e
cauto
,
che
opera
secondo
i
suoi
limiti
di
uomo
,
senza
crisi
,
e
sa
che
la
divinità
non
può
non
essergli
presente
perché
è
universale
.
Sente
i
problemi
più
vivi
dello
spirito
senza
averne
il
terrore
degli
asceti
;
la
sua
religiosità
non
è
un
tormento
,
ma
uno
stato
di
serenità
,
quasi
uno
stato
di
grazia
-
-
per
usare
termini
sacri
in
un
discorso
che
vuol
essere
profano
.
È
difficile
trovare
in
Sturzo
una
professione
teorica
,
di
cristianesimo
,
e
quando
si
direbbe
che
stia
per
pronunciarsi
appare
inadeguata
perché
egli
non
è
intollerante
e
la
preoccupazione
del
proselitismo
si
tempera
in
uno
stato
d
'
animo
di
liberale
.
Ma
il
pensiero
della
trascendenza
gli
è
presente
anche
quando
egli
non
lo
afferma
,
la
sua
filosofia
della
storia
è
cattolica
e
gli
permette
di
guardare
le
cose
con
fiducia
.
Ché
se
dall
'
azione
trascorressimo
all
'
indagine
della
teoria
per
cercarvi
un
esempio
più
convincente
di
ortodossismo
,
il
nostro
ragionamento
potrebbe
riuscire
assai
rigoroso
,
ma
non
dovrebbe
in
nessun
modo
compromettersi
in
un
atto
di
accusa
contro
le
intenzioni
perché
anche
la
fede
di
Sturzo
rispetta
l
'
imprevisto
e
non
rifiuta
di
lasciarsi
giudicare
in
ultima
analisi
dalla
storia
.
C
'
è
,
è
vero
,
una
premessa
psicologica
necessaria
nella
via
che
conduce
all
'
affermazione
della
trascendenza
e
talvolta
poté
sembrare
che
il
proposito
più
segreto
di
Sturzo
consistesse
nel
fare
agire
questa
premessa
.
Mentre
non
si
può
difendere
integralmente
il
dogma
e
la
fede
,
senza
ridursi
a
un
oltraggio
alla
modernità
,
il
verbo
della
fede
e
dell
'
amore
parlato
dalla
Chiesa
opera
spontaneo
nella
solitudine
della
coscienza
individuale
.
Gli
elementi
palingenetici
in
cui
Sturzo
confida
portano
indirettamente
al
cattolicismo
e
si
offrono
nel
momento
giusto
alle
speranze
inappagate
dell
'
umana
debolezza
.
Si
tratta
di
creare
l
'
aspettazione
messianica
in
cui
questi
impulsi
possano
agire
.
Sturzo
in
questo
viene
incontro
ardimentosamente
al
mondo
moderno
e
sembra
aspettare
l
'
istante
di
debolezza
in
cui
la
dedizione
alla
Chiesa
universale
potrà
tornare
necessaria
.
Notate
infatti
come
egli
si
sforzi
di
vedere
in
ogni
fatto
politico
un
valore
morale
,
come
faccia
risalire
la
giustificazione
di
ogni
atto
non
alla
realtà
storica
o
all
'
autonomia
dei
risultati
obbiettivi
,
ma
alla
suprema
dignità
della
morale
individuale
.
La
Chiesa
potrà
vincere
ancora
facendo
conto
sulla
paura
dei
singoli
di
fronte
alle
crisi
di
coscienza
.
Ma
se
anche
fosse
stato
questo
il
calcolo
profondo
di
Sturzo
,
lo
vedremmo
facilmente
convertirsi
in
un
gioco
pericoloso
.
La
aconfessionalità
poté
sembrare
il
tentativo
di
convertire
le
armi
dei
liberali
contro
loro
stessi
.
La
lotta
autonomista
contro
lo
Stato
burocratico
fu
talvolta
lotta
contro
il
socialismo
e
la
politica
liberale
dei
governi
eretici
:
infatti
è
più
facile
nella
praxis
vincere
gli
spiriti
singoli
che
gli
Stati
,
i
quali
non
conoscono
le
dure
vigilie
della
coscienza
,
né
la
paura
dell
'
eresia
.
Dopo
due
millenni
la
tattica
che
ha
servito
a
sgretolare
dall
'
interno
l
'
impero
romano
,
quando
non
era
possibile
per
la
Chiesa
domarlo
dall
'
esterno
,
ritornerebbe
valida
.
Ma
sarà
possibile
svegliare
delle
coscienze
senza
suscitare
delle
responsabilità
?
Le
volontà
operanti
,
raggiunta
la
loro
coerenza
politica
,
si
adatteranno
ancora
a
chiedere
la
sanzione
?
Se
in
Sturzo
fosse
continuata
una
nascosta
pregiudiziale
di
clericalismo
bisognerebbe
avvertirlo
che
nei
suoi
conti
avrebbe
dimenticato
il
rovesciamento
della
praxis
.
Svegliando
coscienze
individuali
,
suscitando
impulsi
autonomi
,
egli
invece
operò
di
fatto
come
un
liberale
né
seppe
più
fermarsi
a
mezza
strada
.
Chi
oserebbe
dirci
se
il
messianico
del
riformismo
pratico
avrà
servito
alla
Chiesa
o
allo
Stato
;
se
il
riformista
del
messianismo
avrà
consolidato
l
'
ortodossismo
o
aiutata
la
logica
del
libero
esame
,
favorendo
il
formarsi
di
pregiudiziali
etiche
laiche
?
Liberalismo
conservatore
Chi
osservi
spregiudicatamente
i
risultati
e
i
motivi
pratici
dell
'
opera
di
Sturzo
nel
partito
popolare
deve
ammettere
che
a
queste
domande
egli
si
è
sforzato
di
rispondere
,
con
logica
costante
,
come
si
conveniva
allo
spirito
di
un
liberale
conservatore
.
E
soltanto
la
sua
abilità
e
la
profonda
onestà
ideale
seppero
evitare
all
'
equivoca
azione
del
partito
i
due
scogli
dell
'
eresia
,
che
gli
avrebbe
tolto
ogni
importanza
pratica
,
e
del
confessionalismo
che
l
'
avrebbe
ridotto
idealmente
a
un
'
inerte
contraddizione
.
Il
suo
spirito
di
tolleranza
si
rivelò
in
pratica
il
pìù
adatto
a
chiarire
il
problema
delle
relazioni
tra
Stato
e
Chiesa
soffocando
ogni
rinascita
del
pericolo
clericale
.
Il
partito
popolare
confermò
in
ultima
analisi
l
'
infallibilità
della
politica
ecclesiastica
di
Cavour
e
di
Jacini
;
poiché
la
questione
romana
non
mette
in
pericolo
la
religione
e
la
nazione
soltanto
se
permane
un
dissidio
ideale
tra
Stato
e
Chiesa
,
una
separazione
di
intendimenti
,
che
possa
giustificare
nella
vita
internazionale
l
'
esistenza
dei
due
poteri
,
mentre
impone
all
'
Italia
l
'
obbligo
di
una
dignitosa
politica
di
libertà
.
Giova
ricordare
l
'
importanza
del
chiarimento
recato
dai
popolari
nella
vita
italiana
con
l
'
esempio
di
un
partito
cattolico
che
non
subisce
in
nessun
caso
l
'
influenza
del
Vaticano
.
Sturzo
fu
l
'
antitesi
più
eloquente
dell
'
equivoco
neoguelfo
e
del
dogma
giurisdizionalista
:
di
fronte
alla
Chiesa
le
sue
abdicazioni
e
concessioni
furono
tutte
meno
gravi
di
quelle
alle
quali
si
adattò
Mussolini
.
Né
la
politica
ecclesiastica
fu
il
solo
esempio
di
pratica
liberale
nel
partito
di
Don
Sturzo
.
Metodi
e
organizzazione
si
risolvevano
in
un
senso
schiettamente
conservatore
.
I
contadini
e
i
piccoli
proprietari
partecipando
al
partito
popolare
entravano
per
la
prima
volta
nella
vita
pubblica
portandovi
un
caratteristico
spirito
di
avversione
verso
la
politica
megalomane
e
la
preponderanza
plutocratica
:
dalla
novità
di
questi
interessi
apertamente
dichiarati
si
ebbe
la
revisione
tecnica
della
cultura
clericale
.
Gli
antichi
clericali
non
si
erano
preoccupati
di
problemi
pratici
:
risolta
la
questione
essenziale
con
una
professione
di
ossequio
alla
Chiesa
non
vedevano
nello
Stato
la
risultante
di
tutte
le
forze
economiche
e
contingenti
,
né
pensavano
di
penetrarne
le
esigenze
.
Suggerivano
non
dei
problemi
ma
delle
pregiudiziali
,
come
la
negazione
del
divorzio
e
la
propaganda
contro
la
pornografia
.
Suscitati
i
nuovi
problemi
i
tentativi
di
risolverli
,
secondo
un
metodo
semplicemente
problemista
,
hanno
una
funzione
politica
e
conservatrice
e
Sturzo
se
ne
è
fatto
un
'
arma
contro
le
intemperanze
dogmatiche
e
retrive
dei
destri
e
contro
la
palingenesi
demigogica
dei
sinistri
.
Il
richiamo
alla
realtà
rompe
le
aspirazioni
in
frammentarie
esigenze
concrete
,
ma
riesce
pure
ad
assegnare
al
partito
popolare
un
'
adeguata
missione
e
lo
induce
a
farsi
eco
dei
bisogni
delle
classi
medie
e
agricole
,
impotenti
a
una
rivoluzione
,
ma
non
più
disposte
a
continuare
nella
politica
parassitaria
del
collaborazionismo
.
Collaborazionisti
poterono
sembrare
,
in
un
difficile
momento
della
vita
italiana
,
i
popolari
,
per
il
naturale
istinto
democratico
che
li
moveva
e
perché
la
situazione
del
dopo
guerra
favoriva
ogni
professione
demagogica
.
Ma
la
logica
di
Sturzo
fu
sempre
chiara
nella
dichiarata
avversione
a
Giolitti
per
la
sua
politica
finanziaria
e
nella
difesa
delle
autonomie
e
delle
libertà
scolastiche
contro
l
'
invadenza
burocratica
favorita
,
dai
ceti
medi
socialistoidi
.
Soltanto
la
politica
sindacale
poté
sembrare
il
punto
oscuro
ed
equivoco
del
programma
.
La
moda
della
difesa
degli
interessi
professionali
,
l
'
illusione
che
un
parlamento
del
lavoro
potesse
risolvere
le
più
difficili
questioni
,
era
invero
in
forte
contrasto
con
l
'
istinto
democratico
e
le
aspirazioni
liberali
connaturate
con
la
difesa
di
interessi
largamente
diffusi
,
pacifici
e
tolleranti
.
Ma
l
'
errore
fu
scontato
con
la
passione
portata
poi
nella
difesa
del
sistema
parlamentare
.
Sturzo
si
assimilò
il
concretismo
di
Salvemini
portando
nel
costume
parlamentare
almeno
il
tono
di
discussioni
leali
.
Riproponendo
il
problema
del
regionalismo
egli
seguiva
uno
stile
di
singolare
misura
e
di
moderazione
psicologica
,
riattaccando
gli
uomini
alle
tradizioni
e
agli
interessi
precisi
,
mentre
tutta
la
politica
si
veniva
facendo
intorno
a
formule
messianiche
e
a
rivendicazioni
retoriche
.
Disinteressandosi
delle
questioni
più
artificiose
di
politica
estera
proposte
dai
nazionalisti
mostrava
di
intendere
la
necessità
per
gli
italiani
di
dedicarsi
a
una
politica
di
raccoglimento
,
e
iniziava
con
singolare
precisione
il
suo
compito
di
rieducatore
delle
medie
borghesie
,
guarendole
dall
'
infantilismo
retorico
,
dall
'
illusione
dell
'
avventura
,
dall
'
irrequietudine
propria
degli
spostati
.
Sfuggì
a
Don
Sturzo
,
tra
tanti
problemi
visti
lucidamente
e
affrontati
con
amministrativa
ponderatezza
e
modestia
,
il
problema
centrale
della
vita
italiana
,
che
condizionava
tutti
gli
altri
:
il
problema
delle
forze
capaci
di
creare
e
sostenere
una
classe
dirigente
.
Le
simpatie
della
classe
ecclesiastica
,
verso
il
nuovo
partito
,
mentre
furono
in
un
primo
tempo
il
segreto
del
suo
successo
,
ne
irrigidirono
le
manifestazioni
contrastando
il
formarsi
di
organismi
tattici
corrispondenti
alle
sempre
più
incalzanti
necessità
di
lotta
aperta
.
Il
sindacalismo
bianco
mancando
di
uno
spirito
battagliero
di
classe
fu
sfruttato
dagli
industriali
come
un
espediente
della
resistenza
agli
operai
estremisti
alla
stregua
dei
krumiri
.
Tutte
queste
debolezze
si
rivelarono
irrimediabili
nel
momento
dell
'
offensiva
fascista
che
,
se
non
riuscì
a
eliminare
il
partito
dalla
vita
italiana
,
ne
diminuì
tuttavia
la
funzione
moderatrice
e
chiarificatrice
.
Non
sapendo
quali
forze
opporre
ai
vincitori
la
tattica
più
proficua
parve
allora
a
Sturzo
un
collaborazionismo
guardingo
che
accanto
alla
demagogia
retriva
dei
guerrieri
disoccupati
tendesse
ad
affermare
la
legittimità
di
un
atteggiamento
conservatore
e
rispettoso
delle
tradizioni
.
La
proporzionale
fu
difesa
appunto
come
uno
strumento
di
pacifica
democrazia
e
come
il
metodo
più
adatto
per
frenare
le
illusioni
degli
arrivati
.
Senonché
la
necessità
penosa
del
sacrificio
di
Sturzo
attesta
appunto
la
presenza
oscura
di
quegli
equivoci
e
di
quei
pericoli
ideali
che
hanno
tenuto
sin
qui
l
'
osservatore
spregiudicato
in
un
atteggiamento
di
sospensione
del
giudizio
circa
il
futuro
.
Lontani
dal
fascismo
e
non
più
responsabili
dell
'
esperimento
di
Mussolini
la
salvezza
dei
popolari
per
il
futuro
potrebbe
consistere
soltanto
nella
loro
attitudine
a
tener
conto
non
soltanto
delle
proprie
organizzazioni
,
ma
delle
esigenze
vitali
della
media
borghesia
agraria
che
si
è
consolidata
nel
decennio
giolittiano
e
che
costituisce
una
delle
forze
conservative
permanenti
,
anche
contro
la
nuova
situa
zione
del
fascismo
.
La
fortuna
e
la
necessità
della
pratica
liberale
moderata
di
Sturzo
in
questi
anni
consistono
appunto
nella
sua
capacità
di
continuare
i
compiti
del
giolittismo
preparando
le
condizioni
favorevoli
alla
libera
lotta
politica
.
III
I
socialisti
Premesse
riformiste
Tra
l
'
equivoco
del
liberalismo
come
arte
di
governo
,
la
demagogia
nazionalista
e
il
pericolo
clericale
il
Partito
Socialista
Italiano
non
poté
,
neppure
approssimativamente
,
nella
sua
logica
e
nella
sua
praxis
apparire
come
un
episodio
politico
connesso
con
la
storia
del
marxismo
in
Italia
.
Il
marxismo
,
dottrina
dell
'
iniziativa
popolare
diretta
,
preparazione
di
un
'
aristocrazia
operaia
capace
,
nell
'
esperimento
della
lotta
quotidiana
,
di
promuovere
l
'
ascensione
delle
classi
lavoratrici
è
stato
ripensato
in
Italia
con
qualche
originalità
soltanto
da
pochi
solitari
come
Antonio
Labriola
e
Rodolfo
Mondolfo
ed
è
valso
a
ravvivare
qua
e
là
i
motivi
di
critica
dei
sindacalisti
come
Enrico
Leone
e
Arturo
Labriola
.
L
'
esperimento
torinese
dell
'
Ordine
Nuovo
fu
la
sola
iniziativa
di
popolo
alimentata
dal
marxismo
.
Sorto
con
le
pretese
di
un
partito
rivoluzionario
,
il
socialismo
si
esaurì
nella
tattica
dei
miglioramenti
economici
e
del
cooperativismo
e
finì
con
l
'
aggregare
alle
sue
file
tutti
i
malcontenti
della
media
borghesia
,
preoccupati
di
formarsi
con
la
pratica
riformista
le
proprie
clientele
parassitarie
.
Non
ci
meravigliamo
che
il
problema
istituzionale
sia
ignorato
o
dimenticato
quando
la
vita
economica
tende
naturalmente
ad
allargare
l
'
educazione
politica
trasportando
le
preoccupazioni
dagli
elementi
formali
e
individuali
alle
esigenze
della
produzione
.
Ma
è
indice
di
insufficienza
politica
e
legislativa
il
fatto
che
in
nessuna
circostanza
si
sia
osato
mettere
in
discussione
il
nostro
Statuto
,
caratterizzato
per
i
casi
stessi
che
lo
produssero
,
da
uno
spirito
anacronistico
trasgredito
ogni
giorno
;
tanto
più
se
si
riflette
che
le
vicende
della
pratica
quotidiana
dopo
l
'
unità
facevano
sentire
come
un
peso
continuo
agli
italiani
l
'
umiliazione
della
mancanza
di
libertà
e
di
sicurezza
.
L
'
esigenza
libertaria
in
un
paese
in
cui
la
preoccupazione
della
libertà
è
stata
continuamente
soffocata
dalla
preoccupazione
dell
'
unità
,
rimane
così
viva
da
poter
giustificare
la
persistenza
di
un
partito
radicale
fittizio
,
ridotto
ad
assumere
atteggiamenti
eroici
da
rivoluzione
francese
e
a
mascherare
con
pose
garibaldine
e
mazziniane
una
sostanza
di
corruzione
e
di
infantilismo
.
Trent
'
anni
di
propaganda
socialista
furono
per
queste
ragioni
turbati
e
sconvolti
dalla
retorica
dei
principi
e
dall
'
utilitarismo
dell
'
azione
.
I
socialisti
non
discutevano
di
problemi
pratici
e
di
riforme
politiche
per
mantenere
purissime
le
premesse
rivoluzionarie
,
e
costretti
poi
a
inserirsi
nella
realtà
,
non
vi
trovavano
alcun
impulso
all
'
intransigenza
.
La
pratica
riformista
rimase
priva
di
ogni
lume
della
cultura
e
della
tecnica
,
la
predicazione
rivoluzionaria
s
'
inebbriò
di
parole
.
Solo
dopo
due
decenni
di
sforzi
inani
compresero
l
'
equivoco
gli
amici
di
Bissolati
e
cercarono
di
chiarirsi
e
di
chiarire
la
situazione
decidendosi
a
una
pratica
riformista
di
critica
al
governo
.
Purtroppo
ai
loro
motivi
genericamente
umanitari
mancava
qualunque
preparazione
di
studi
e
il
loro
esperimento
si
risolse
in
un
fenomeno
d
'
imitazione
francese
.
Salvemini
Più
interessante
in
sede
di
chiarimenti
programmatici
è
l
'
esperimento
Salvemini
nella
storia
del
nostro
socialismo
.
La
posizione
spirituale
di
Salvemini
dal
1900
al
1910
appare
analoga
alla
posizione
di
Sorel
,
se
appena
si
tien
conto
delle
condizioni
specifiche
in
cui
doveva
ridursi
la
lotta
politica
italiana
per
effetto
della
immaturità
storica
ed
economica
.
Pure
il
richiamo
a
Sorel
non
ci
deve
mettere
in
sospetto
di
rigoristiche
premesse
o
di
misteriose
iniziazioni
mitiche
:
perché
il
sorelismo
che
attribuiamo
a
Salvemini
(
e
che
prescinde
da
qualunque
ipotesi
di
lettura
o
di
accettazione
o
di
specifica
influenza
)
lungi
dall
'
avere
un
significato
dogmatico
vuol
definire
con
precisione
di
rapporti
storici
la
funzione
critica
che
Salvemini
ebbe
di
fronte
al
movimento
socialista
nelle
sue
degenerazioni
riformiste
e
parassitarie
.
Ché
se
si
volesse
precisare
il
confronto
in
una
questione
di
stile
politico
dovremo
finire
coll
'
escludere
decisamente
nel
Salvemini
una
vera
e
propria
mentalità
marxista
,
anche
se
considerazioni
critiche
valorizzate
dall
'
autorità
del
marxismo
possano
dargli
giustamente
ragione
nella
sua
polemica
con
Turati
.
Sarà
agevole
mostrare
come
le
idee
direttive
di
Salvemini
muovano
da
una
formazione
del
tutto
diversa
e
si
dirigano
verso
altri
orizzonti
.
Smascherando
il
rivoluzionarismo
verboso
di
Enrico
Ferri
e
mostrando
come
alla
rivoluzione
si
oppongano
inesorabilmente
condizioni
obbiettive
le
quali
consigliano
di
volgersi
invece
ad
una
lotta
decisa
a
ottenere
le
riforme
politiche
,
Salvemini
non
faceva
insomma
che
continuare
la
battaglia
combattuta
dai
socialisti
dal
1892
al
1901
per
liberare
i
cittadini
dal
giogo
dello
Stato
e
del
parlamentarismo
estraneo
,
e
per
promuovere
,
richiamandoli
alla
loro
responsabilità
,
iniziative
coscienti
invece
che
azioni
demagogiche
.
Nella
sua
critica
del
riformismo
,
del
socialismo
di
Stato
e
del
parassitismo
cooperativistico
bisogna
sottintendere
una
pregiudiziale
non
marxista
,
di
semplice
realismo
politico
,
riferito
a
un
liberalismo
radicaleggiante
con
qualche
accento
di
solidarismo
.
È
lo
stesso
impeto
di
affetti
e
di
commozione
che
lo
porterà
alle
indagini
sul
problema
meridionale
.
E
talora
infatti
egli
non
vede
altro
che
una
questione
di
morale
e
di
educazione
.
Ossia
gli
sfuggono
i
termini
più
schiettamente
marxistici
:
il
suo
marxismo
rimarrebbe
in
questi
casi
una
semplice
antipatia
contro
le
superstrutture
ideologiche
,
un
amore
per
i
fatti
che
scende
in
lui
direttamente
dal
Cattaneo
.
Ma
gli
ammaestramenti
realistici
del
Salvemini
al
partito
socialista
non
si
limitarono
mai
al
feticismo
dei
fatti
e
alla
morale
della
solidarietà
o
alle
preoccupazioni
costanti
per
il
problema
meridionale
.
Intanto
alla
sua
adesione
al
socialismo
non
bisogna
attribuire
alcun
proposito
ideologico
fuor
della
volontà
di
una
lotta
concreta
contro
tutti
i
privilegi
:
il
motivo
spiega
anche
esaurientemente
il
distacco
.
Ché
se
vorremo
trattare
qui
delle
più
delicate
questioni
di
personalità
bisognerà
confessare
che
proprio
questo
moralismo
solenne
,
mentre
costituisce
il
suo
più
intimo
fascino
,
appare
il
segreto
delle
sue
debolezze
:
la
troppa
moralità
,
l
'
assenza
di
una
liberazione
ascetica
dai
termini
individuali
e
pessimistici
del
problema
rimangono
i
limiti
della
sua
azione
,
caratteristico
esempio
di
feroce
intransigenza
,
mentre
tutti
abdicavano
e
negli
accordi
e
nelle
conciliazioni
offrivano
esempio
della
loro
corrotta
tolleranza
.
Chiarificatore
,
schematizzatore
,
chiuso
al
senso
degli
imponderabili
egli
è
troppo
sofferente
per
riuscire
un
uomo
di
lotta
.
Gli
è
più
facile
descrivere
un
fenomeno
che
aderire
al
gioco
sottile
delle
forze
operanti
.
Infatti
,
uscito
dal
socialismo
senza
critica
e
senza
crisi
,
egli
chiarì
il
suo
illuminismo
come
problemismo
;
più
che
una
fede
un
canone
descrittivo
,
un
mezzo
di
capire
.
Egli
cerca
il
fatto
obbiettivo
prescindendo
dalle
sfumature
,
ignorando
le
illusioni
che
presiedono
alle
opere
.
La
sua
concezione
razionalista
si
risolve
in
un
'
azione
di
illuminismo
e
di
propagandismo
,
che
può
riuscire
utile
a
una
società
di
cultura
,
non
a
un
partito
;
è
una
preparazione
elementare
per
la
serietà
delle
classi
dirigenti
,
ma
non
risolve
il
problema
degli
uomini
e
delle
iniziative
perché
non
dà
il
senso
dell
'
azione
.
Fisso
alle
pregiudiziali
teoriche
e
morali
egli
non
si
libera
dallo
schema
nell
'
esame
degli
individui
e
si
ridusse
per
vent
'
anni
a
combattere
una
crociata
contro
Giolitti
,
il
quale
come
uomo
di
governo
aveva
le
sue
stesse
idee
,
i
suoi
metodi
,
i
suoi
pregiudizi
,
ma
li
presentava
col
cinismo
del
domatore
invece
che
coll
'
entusiasmo
dell
'
apostolo
.
Se
il
partito
socialista
fu
sino
al
1911
l
'
avanguardia
dell
'
azione
riformista
del
governo
,
Salvemini
scorse
i
metodi
ed
elaborò
le
idee
di
questa
pratica
con
la
chiarezza
che
può
trovarsi
soltanto
nel
fanatismo
di
un
avversario
.
Più
tardi
il
distacco
dal
partito
socialista
richiamandolo
ad
interessi
troppo
specificamente
regionali
e
ad
un
'
opera
quasi
di
predicatore
gli
diminuì
assai
la
sensibilità
politica
e
la
capacità
di
valutare
le
forze
e
i
limiti
della
concretezza
.
Invece
nel
periodo
della
critica
socialista
,
prima
del
1910
,
si
trova
in
lui
uno
stile
molto
più
complesso
e
una
volontà
assai
più
preoccupata
del
ritmo
dialettico
sociale
.
Si
possono
rileggere
ancora
con
sorpresa
e
con
cordiale
adesione
le
sue
critiche
all
'
equivoco
dell
'
anticlericalismo
,
e
certo
lo
seguiamo
consenzienti
quando
egli
dice
che
«
la
classe
lavoratrice
deve
crearsi
da
sé
,
con
le
sue
forze
,
i
suoi
diritti
»
o
lo
vediamo
notare
quasi
religiosamente
che
«
le
moltitudini
hanno
un
fondo
inesauribile
di
misticismo
e
d
'
aspirazione
al
bene
»
o
considerare
pensoso
«
la
meravigliosa
forza
di
espansione
morale
che
è
racchiusa
nella
formula
dell
'
ideale
socialista
»
.
Alle
aspettazioni
utilitarie
fiduciose
nel
mecenatismo
governativo
opponeva
la
«
vera
praticità
delle
grandi
iniziative
,
apparentemente
disinteressate
»
.
È
incontestabile
che
da
questo
senso
cordiale
di
umanità
e
di
esperienza
storica
i
motivi
della
sua
critica
al
riformismo
ministeriale
rimanessero
assai
più
profondi
e
vari
.
Il
suo
antigiolittismo
,
che
ora
può
parere
quasi
donchisciottesco
,
e
che
la
storia
si
diverte
a
confondere
con
la
sua
ironia
,
ebbe
un
significato
tragico
ed
eroico
per
le
preoccupazioni
religiose
con
cui
il
Salvemini
considerò
sempre
ogni
movimento
popolare
.
In
queste
illusioni
e
in
questi
miti
risiede
una
profonda
capacità
realistica
.
Come
non
preferire
questa
prima
fase
della
lotta
contro
il
socialismo
di
Stato
,
quando
Salvemini
è
tutto
preoccupato
dal
pensiero
di
evitare
che
aristocrazie
diventando
oligarchie
restino
assorbite
dal
ministerialismo
e
ne
vengano
così
disgregati
gli
strumenti
di
lotta
del
partito
operaio
e
la
stessa
unità
della
classe
:
mentre
in
seguito
riduce
tutte
le
sue
lagnanze
a
una
questione
di
giustizia
?
Nessun
dubbio
che
fosse
quella
veramente
la
via
maestra
per
un
'
azione
politica
non
fittizia
:
in
quanto
soddisfaceva
le
necessità
tattiche
di
coordinare
la
marcia
delle
avanguardie
con
quella
del
grosso
dell
'
esercito
e
poneva
le
precauzioni
più
evidenti
per
impedire
la
formazione
di
mediocrazie
al
posto
delle
vere
éliles
operaie
.
Rinunciandovi
,
Salvemini
passava
da
Marx
e
da
Cattaneo
alla
democrazia
.
Il
motivo
più
valido
del
suo
apostolato
rimase
la
sua
posizione
concretamente
unitaria
di
fronte
al
problema
meridionale
;
una
posizione
di
franco
liberismo
,
incapace
di
tradursi
in
azione
per
la
persistenza
di
una
solitudine
moralistica
.
In
realtà
il
Salvemini
ebbe
il
torto
di
non
elaborare
la
sua
critica
al
rivoluzionarismo
in
una
posizione
decisamente
rivoluzionaria
e
questo
rimane
il
punto
morto
del
suo
liberismo
e
del
suo
regionalismo
.
La
concessione
del
suffragio
universale
e
della
proporzionale
furono
la
sua
sconfitta
irreparabile
.
Il
suo
moralismo
istintivo
poteva
rimanere
rigoroso
sinché
gli
toccò
la
parte
di
vittima
.
Fatta
alla
Camera
dei
Deputati
,
la
campagna
epuratrice
ed
educativa
ha
un
sapore
d
'
ironia
e
manca
del
fascino
centrale
.
Il
ritmo
dell
'
azione
deve
inseguire
attraverso
gli
scopi
concreti
un
'
illusione
trascendente
o
l
'
ideale
di
un
'
autonomia
infinita
;
la
liberazione
che
viene
dagli
istituti
giuridici
e
dalle
stesse
riforme
politiche
è
solo
una
molla
ad
agire
e
non
significa
nulla
senza
la
forza
delle
iniziative
.
Il
chiaro
razionalismo
di
Salvemini
era
tratto
invece
a
vedere
esaurite
e
attuate
le
iniziative
nel
momento
in
cui
si
conquistavano
le
riforme
ossia
si
lasciava
sfuggire
l
'
insegnamento
più
realistico
del
movimento
operaio
:
un
imperativo
liberale
di
intransigenza
.
Tuttavia
Salvemini
rappresenta
un
momento
caratteristico
e
centrale
nell
'
opera
del
partito
socialista
:
l
'
opposizione
costituzionale
.
Finché
il
partito
socialista
si
accontentò
di
ripetere
romanticamente
motivi
di
rivendicazione
degli
oppressi
esso
poté
rappresentare
insieme
contadini
e
operai
,
agire
come
rivoluzionario
e
come
conservatore
.
E
riducendosi
sempre
più
a
un
partito
di
classi
medie
,
con
la
psicologia
caratteristica
del
consumatore
,
la
via
,
additata
dal
Salvemini
e
seguita
da
Modigliani
,
della
lotta
antiprotezionista
poteva
anche
parere
la
più
coerente
e
la
sola
che
si
venisse
a
risolvere
in
una
pratica
educativa
.
Le
formule
gradualiste
,
integraliste
,
sindacaliste
,
anarchiche
e
rivoluzionarie
erano
enunciate
tutte
in
termini
irreali
,
echi
imprecisi
di
concetti
e
di
teorie
legittime
in
altri
paesi
e
vani
sforzi
di
nascondere
l
'
equivoco
sostanziale
.
L
'
incapacità
,
rivoluzionaria
si
mostrava
a
mano
a
mano
più
evidente
con
la
prevalenza
delle
organizzazioni
settentrionali
e
col
trasformarsi
del
socialismo
del
Nord
in
un
partito
quasi
dominante
,
analogo
per
corruzione
alle
democrazie
meridionali
alimentate
da
quella
media
borghesia
,
eternamente
soffocatrice
degli
sforzi
compiuti
dal
proletariato
agricolo
per
rinnovarsi
,
che
era
stata
appunto
l
'
oggetto
delle
critiche
più
acerbe
da
parte
del
Salvemini
e
degli
altri
intellettuali
dedicatisi
alla
lotta
socialista
.
Allora
Salvemini
abbandonò
il
partito
e
venne
chiarendo
la
sua
azione
come
difesa
liberale
dei
contadini
.
L
'
equivoco
riformista
Il
riformismo
socialista
era
la
conseguenza
logica
delle
premesse
e
delle
psicologìe
manifestatesi
nel
primo
incomposto
sforzo
di
liberazione
compiuto
dai
ceti
popolari
in
Italia
.
L
'
equilibrio
della
nostra
lotta
politica
era
duramente
alterato
dall
'
eredità
del
Risorgimento
:
questo
ha
creato
senza
compierla
né
soddisfarla
una
specifica
situazione
rivoluzionaria
,
che
se
restò
potenziale
durante
il
travaglio
dei
tecnici
e
dei
diplomatici
nell
'
opera
d
'
arte
della
creazione
dello
Stato
italiano
,
diventava
torbidamente
esplicita
quando
lo
Stato
compiuto
si
scorgeva
vuoto
di
significato
ideale
,
incapace
di
essere
vivificato
dalle
masse
.
D
'
altra
parte
fuori
del
governo
una
mediocrazia
pìù
o
meno
sapiente
che
professa
a
priori
una
funzione
di
assistenza
e
di
aiuto
al
popolo
tenta
di
corrompere
con
le
riforme
e
l
'
opera
di
conciliazione
ogni
azione
diretta
,
per
illudere
i
ribelli
con
proposte
pacifiche
che
le
conservino
una
illuministica
funzione
educativa
.
Il
partito
socialista
non
si
è
accorto
del
gioco
e
ha
lasciato
che
si
riproducesse
nel
suo
seno
,
con
un
'
infiltrazione
di
conservatori
,
un
'
altra
forma
dell
'
ineluttabile
antitesi
che
separa
nell
'
immatura
Italia
popolo
e
governo
.
L
'
accordo
coi
liberali
conservatori
e
coi
radicali
era
giustificato
di
fronte
a
Crispi
e
a
Pelloux
nella
difesa
delle
pìù
elementari
condizioni
di
libertà
.
Ma
superato
il
pericolo
i
socialisti
non
riescono
più
a
distinguersi
da
Giolitti
che
per
una
più
intensa
demagogia
:
nell
'
unità
del
partito
,
invano
ridiscussa
e
proclamata
si
nascondono
le
più
contrastanti
sfumature
,
che
riproducono
in
un
linguaggio
semi
estremista
i
vari
motivi
degli
altri
partiti
italiani
,
dai
conservatori
ai
radicali
.
La
linea
d
'
azione
è
identica
,
non
lottano
diversi
principi
,
ma
diverse
persone
.
Perciò
Bissolati
è
stato
più
coerente
e
pìù
sincero
di
Turati
accettando
una
responsabilità
di
governo
che
era
ineluttabile
date
le
premesse
ideali
.
Le
pose
antigovernative
diventavano
anch
'
esse
nel
partito
posizioni
di
governo
,
modi
di
lotta
parlamentare
.
Passando
dalla
piazza
a
Montecitorio
la
rivoluzione
si
è
convertita
in
una
diplomazia
.
Il
comizio
è
solo
più
l
'
arma
dell
'
illusione
dei
nuovi
capi
,
oltreché
l
'
artificio
per
appagare
un
istinto
di
tribuni
,
è
il
sistema
adottato
per
rafforzare
una
posizione
personale
.
La
preoccupazione
dell
'
unità
del
movimento
,
al
di
sopra
della
coesione
delle
idee
,
diventava
dominante
per
la
necessità
di
apparire
rappresentanti
di
una
forte
organizzazione
;
e
perciò
si
mantenne
una
parvenza
di
unità
ricorrendo
a
tutte
le
formule
intellettualistiche
di
nascosto
arrivismo
.
La
vuota
eristica
dei
congressi
-
-
dalla
negazione
delle
tendenze
(
Imola
,
Bologna
)
all
'
integralismo
(
Roma
)
,
al
riformismo
di
destra
o
di
sinistra
(
Firenze
,
Modena
)
-
-
nasconde
questo
riposto
calcolo
.
Gli
sforzi
autonomisti
delle
masse
sfuggono
alle
analisi
dei
capi
,
fermentano
invano
in
cerca
di
un
'
espressione
,
affiorano
finalmente
nel
modo
più
confuso
dopo
che
la
guerra
europea
sembra
aver
condotto
alla
responsabilità
sociale
nuclei
nuovi
di
operai
e
di
contadini
.
Ma
quando
si
pone
chiaramente
il
dissidio
tra
riformisti
e
rivoluzionari
,
Livorno
è
la
squallida
eredità
di
un
equivoco
durato
30
anni
e
l
'
incertezza
di
Serrati
disorganizza
definitivamente
le
forze
popolari
.
Turati
Attraverso
queste
vicende
un
uomo
rimane
in
campo
,
costante
e
senza
contraddizioni
perché
non
,
mai
deciso
,
animatore
di
tutta
una
tradizione
politica
,
anche
se
alieno
dall
'
assumerne
responsabilità
di
condottiero
:
Filippo
Turati
.
Senonché
qual
valore
dovremo
dare
a
questa
coerenza
di
trent
'
anni
di
vita
politica
?
Il
problema
pare
restringersi
nei
limiti
di
un
fatto
psicologico
e
questa
del
resto
è
la
ragione
invocata
da
tutti
gli
ammiratori
di
Turati
.
Ma
la
coerenza
lineare
,
l
'
identità
delle
parole
e
dei
concetti
,
la
fermezza
del
carattere
annuncia
qui
un
sentimentalismo
di
visioni
dogmatiche
,
una
conclusione
prematura
,
che
rimane
unilaterale
mentre
si
ritiene
perfetta
.
E
del
resto
qual
'
è
la
natura
speculativa
,
il
nocciolo
ideale
dei
luoghi
comuni
che
viene
ripetendo
Turati
?
Il
marxismo
non
è
penetrato
nel
suo
spirito
,
non
vi
ha
alimentato
l
'
esperienza
realistica
del
condottiero
di
forze
politiche
.
L
'
ideologia
turatiana
non
ha
giustificazioni
di
aperta
e
vigorosa
umanità
,
ma
si
limita
in
un
momento
caratteristico
per
la
nostra
storia
,
di
assenza
di
lotta
.
L
'
educazione
di
Turati
lo
porta
assai
lontano
dai
problemi
di
cultura
e
di
realismo
storico
:
il
suo
spirito
si
svolge
sin
dai
primi
scritti
giovanili
nell
'
atmosfera
spirituale
della
sociologia
positivista
e
l
'
umanitarismo
che
rese
affascinante
la
sua
propaganda
tra
le
masse
ha
un
colore
utilitari
sta
e
sostituisce
troppo
interessatamente
le
funzioni
patriarcali
del
frate
laico
.
Da
Anna
Kuliscioff
imparò
un
marxismo
di
tinta
romantica
,
da
Enrico
Ferri
l
'
ottimismo
dello
scienziato
indulgente
e
l
'
abito
missionario
del
difensore
dei
miseri
,
da
Bissolati
la
preoccupazione
di
trovare
poche
e
chiare
formule
di
sentimentalismo
sociologico
da
applicare
ai
problemi
politici
.
La
sua
morale
non
ha
nulla
di
rigoristico
,
si
riduce
alla
funzione
difensiva
della
vita
e
dello
sviluppo
,
un
atomismo
gretto
e
particolaristico
che
trasferendosi
nel
campo
politico
riduce
i
problemi
di
forza
a
una
tattica
di
astuzie
economiche
.
Del
resto
anche
dove
egli
accetta
l
'
esigenza
della
conquista
(
graduale
!
)
del
potere
politico
da
parte
delle
masse
il
suo
obbiettivo
è
di
arrivare
pacificamente
a
un
mutamento
radicale
economico
.
Qui
l
'
intreccio
è
assai
ingarbugliato
e
il
problema
dei
rapporti
tra
economia
e
politica
che
il
marxismo
aveva
validamente
posto
è
ingenuamente
trattato
da
una
mente
aliena
dalle
più
sottili
considerazioni
di
dialettica
storica
e
di
realismo
della
praxis
.
Al
Turati
basta
salvare
i
suoi
pregiudizi
di
natura
ottimistica
e
il
suo
concetto
tollerante
del
progresso
:
la
lotta
di
classe
e
l
'
importanza
idealistica
della
conquista
del
potere
da
parte
dei
nuovi
ceti
operai
per
il
rinnovamento
del
ritmo
attivo
della
storia
sfuggono
alla
sua
critica
.
Di
fronte
alla
grande
importanza
del
comunismo
critico
e
della
disciplina
rivoluzionaria
da
esso
instaurata
,
il
riformismo
di
Turati
si
rivela
sterile
e
diseducatore
.
Un
altro
equivoco
di
cui
Turati
è
responsabile
nella
nostra
incultura
politica
si
nasconde
nelle
interminabili
discussioni
sul
dilemma
:
programma
massimo
o
programma
minimo
.
Il
programma
minimo
è
un
programma
di
governo
,
è
un
espediente
tecnico
per
l
'
esercizio
dei
poteri
statali
.
Ma
non
spetta
,
non
è
mai
spettato
a
un
partito
di
masse
il
compito
di
elaborare
un
tale
programma
,
che
non
può
alimentare
se
non
parzialmente
la
lotta
politica
,
e
in
tutti
i
casi
soltanto
attraverso
metodi
di
alta
maturità
,
analoghi
a
quelli
proposti
dall
'
Ostrogorschi
e
perciò
assai
lontani
dalle
possibilità
di
un
partito
demagogico
.
L
'
azione
del
popolo
,
nel
momento
storico
presente
può
svolgersi
soltanto
secondo
gli
indirizzi
di
un
programma
massimo
,
una
concezione
della
vita
e
della
realtà
elaborata
come
mito
suscitatore
di
opere
,
e
l
'
interesse
verso
le
riforme
pratiche
deve
rimanere
un
interesse
di
ordine
amministrativo
,
un
provvedimento
tattico
per
superare
ostacoli
contingenti
.
Ma
la
preparazione
della
vittoria
in
questa
grande
battaglia
eternamente
ripresa
può
venire
soltanto
dalla
decisione
del
piano
strategico
.
La
strategia
si
risolveva
nella
tattica
,
nel
decennio
ultimo
dei
secolo
scorso
,
durante
il
quale
si
ebbe
l
'
esperienza
politica
più
vivace
del
Turati
e
del
primo
socialismo
italiano
.
Risolto
d
'
amore
e
d
'
accordo
con
radicali
ed
anarchici
il
problema
materiale
dell
'
esistenza
vennero
a
mancare
fini
più
coerenti
e
lontani
.
Di
fronte
a
Crispi
e
a
Pelloux
,
Turati
seppe
condurre
la
battaglia
con
singolare
arte
diplomatica
e
con
grande
generosità
.
Riuscì
a
conservare
al
suo
partito
un
'
individualità
,
pur
approfittando
del
concorso
decisivo
degli
elementi
conservatori
che
gli
erano
indispensabili
.
Ma
in
questo
compromesso
si
è
esaurita
tutta
l
'
originalità
di
pensiero
del
nostro
socialismo
.
L
'
antitesi
coi
sindacalisti
e
con
gli
anarchici
significò
appunto
una
pratica
conservatrice
.
Il
gradualismo
attenuò
ogni
opposizione
al
potere
costituito
.
L
'
idea
internazionalista
fu
mantenuta
per
pregiudizi
di
umanitarismo
e
di
positivismo
o
,
nel
caso
Treves
,
per
una
cruda
necessità
messianica
di
razza
.
Il
giolittismo
segna
lo
sfacelo
di
questa
ideologia
perché
il
governo
si
dimostra
più
illuminato
e
più
umanitario
che
il
partito
.
Mentre
Salvemini
sceglieva
una
pratica
di
opposizione
ispirata
a
motivi
pratici
corrispondenti
a
una
situazione
squallida
del
proletariato
rurale
del
Sud
e
si
salvava
così
con
la
fecondità
di
una
critica
,
Turati
e
gli
altri
parlamentari
settentrionali
del
socialismo
si
riducevano
sempre
più
penosamente
ad
una
complicità
non
avvertita
con
le
borghesie
dominanti
e
salvavano
le
loro
posizioni
personali
professando
un
grossolano
pacifismo
retorico
e
una
filosofia
democratica
per
cui
speravano
di
procurare
anche
alle
classi
operaie
organizzate
del
Nord
i
privilegi
di
cui
godevano
i
dominanti
.
Da
questa
logica
collaborazionista
Turati
non
giunse
ad
assumere
responsabilità
di
governo
per
mera
timidezza
.
In
realtà
predicava
alle
masse
con
enfasi
demagogica
concetti
e
riforme
che
Giolitti
attuava
stando
al
governo
.
Il
rivoluzionarismo
poi
serviva
per
ragioni
elettorali
e
corrispondeva
alla
psicologia
d
'
inquietudine
alimentata
nella
città
moderna
in
spiriti
non
preparati
al
ritmo
della
vita
industriale
,
venuti
dalla
campagna
con
l
'
illusione
dell
'
avventura
.
La
tragicommedia
dell
'
indecisione
Dopo
la
guerra
appena
il
popolo
ebbe
coscienza
di
esser
rimasto
esterno
alla
formazione
nazionale
,
guidato
per
venti
anni
dai
riformisti
a
un
'
opera
anarchica
di
sfruttamento
dello
Stato
,
e
volle
una
sua
disciplina
sovvertitrice
di
un
ordine
impostogli
da
tradizioni
non
sue
,
Turati
si
trovò
a
parlare
attraverso
i
fiori
della
retorica
messianica
un
linguaggio
reazionario
.
Il
suo
scetticismo
verso
ogni
organizzazione
di
forze
,
la
sua
fede
nella
diplomazia
giolittiana
riuscirono
in
un
momento
storico
solenne
gravemente
diseducatori
.
Per
un
'
opera
di
governo
realizzatrice
mancò
la
capacità
degli
uomini
nel
momento
in
cui
le
democrazie
socialiste
avrebbero
potuto
aggiungersi
alle
stanche
democrazie
borghesi
.
Si
può
giudicare
ormai
il
fenomeno
collaborazionista
con
animo
perfettamente
obbiettivo
,
ma
si
deve
condudere
che
dopo
le
esperienze
giolittiane
e
nittiane
esso
non
recava
nulla
di
nuovo
nella
nostra
vita
nazionale
.
Avrebbe
consolidato
opportunamente
uno
stato
di
fatto
ormai
insopprimibile
,
avrebbe
dato
un
senso
di
tranquillità
ai
ceti
medi
turbati
dall
'
attesa
seguita
alle
promesse
della
guerra
.
Non
potendo
animare
questa
situazione
coll
'
entusiasmo
di
un
'
iniziativa
epica
,
i
socialisti
avrebbero
dovuto
dominare
gli
eventi
con
la
perizia
amministrativa
e
lo
spirito
d
'
ordine
nella
giustizia
distributiva
.
Per
una
politica
reale
di
conservazione
bisognava
trovare
il
punto
di
incontro
e
di
reciproca
tolleranza
tra
gli
interessi
plutocratici
e
le
incalzanti
richieste
delle
classi
inferiori
.
Con
l
'
esperimento
della
guerra
e
con
la
politica
di
Nitti
era
stata
preparata
efficacemente
la
coesistenza
delle
due
correnti
mediante
un
'
opera
legislativa
che
convertiva
le
contrastanti
pretese
in
nuovi
rapporti
giuridici
.
L
'
autorità
che
Filippo
Turati
e
i
suoi
amici
avrebbero
potuto
recare
al
governo
partecipandovi
assicurava
la
continuazione
di
questo
equilibrio
,
nel
quale
il
popolo
si
salvava
per
l
'
avvenire
.
Invece
le
aristocrazie
sindacali
si
trovarono
svuotate
di
ogni
consistenza
politica
,
vittime
di
una
pratica
di
corruzione
e
di
caccia
ai
sussidi
governativi
.
La
loro
avidità
non
le
poteva
assistere
in
un
'
opera
di
conciliazione
diplomatica
.
L
'
organizzazione
politica
socialista
era
vittima
del
suo
stesso
successo
che
si
era
risolto
in
un
ingigantimento
burocratico
.
L
'
adesione
di
larghi
strati
di
malcontenti
tolse
ogni
agilità
di
movimento
al
partito
.
Invece
di
essere
un
'
avanguardia
disciplinata
pronta
alla
manovra
come
un
esercito
,
i
tesserati
riprodussero
le
incertezze
della
situazione
italiana
,
divisi
tra
un
nucleo
di
operai
formatisi
nella
vita
della
città
moderna
e
una
turba
di
contadini
indeboliti
più
che
affrancati
dalla
breve
esperienza
vissuta
come
imboscati
nella
fabbrica
.
La
partecipazione
di
nuclei
più
propriamente
agricoli
,
esasperati
dalla
guerra
,
accrebbe
la
confusione
perché
non
si
seppe
farli
agire
al
loro
posto
come
gregari
inquadrati
.
Non
è
qui
il
luogo
di
rilevare
gli
errori
insiti
nella
diagnosi
della
situazione
offerta
dai
rivoluzionari
.
Ma
bisogna
constatare
che
ai
rivoluzionari
i
riformisti
non
seppero
rispondere
con
un
pensiero
chiaro
e
originale
.
Non
seppero
contrapporvi
un
'
organìzzazione
propria
.
Esplicarono
un
'
opera
corrodente
e
invece
di
assumere
le
loro
responsabilità
fuori
del
partito
vi
agirono
come
sentinelle
avanzate
di
una
tattica
che
godeva
la
fiducia
degli
industriali
,
aderendo
alla
rivoluzione
colle
parole
,
ma
boicottando
coi
fatti
ogni
sforzo
di
chiarimento
.
Rimasero
nel
partito
soltanto
per
non
diminuire
la
loro
influenza
parlamentare
che
doveva
riuscire
completamente
feconda
nel
momento
in
cui
essi
avrebbero
portato
a
Giolitti
o
a
Nitti
il
dono
di
un
proletariato
acquiescente
e
addomesticato
.
Ma
questo
stesso
proposito
fu
perseguito
coi
sistemi
infantili
di
una
organizzazione
da
carbonari
.
Il
mestiere
del
tribuno
aveva
ucciso
in
questi
uomini
tutti
i
sensi
del
diplomatico
.
Le
giornate
del
luglio
1922
resteranno
l
'
esempio
più
ingenuo
di
una
battaglia
combattuta
con
tutte
le
intenzioni
di
essere
sconfitti
.
Mentre
le
possibilità
immediate
della
situazione
si
risolvevano
tutte
nel
collaborazionismo
,
essi
subirono
il
giuoco
della
crisi
parlamentare
,
ebbero
gli
scrupoli
più
inopportuni
nel
momento
in
cui
la
loro
opera
era
richiesta
e
poteva
ancora
salvare
il
proletariato
da
una
reazione
apertamente
violenta
,
smobilitarono
le
forze
definendo
legalitario
uno
sciopero
che
restava
l
'
ultima
possibilità
di
vincere
la
battaglia
e
finirono
umoristicamente
col
presentarsi
candidati
al
governo
quando
la
borghesia
,
evitato
il
pericolo
,
non
si
doveva
più
fare
alcun
scrupolo
di
respingerli
con
le
beffe
.
Lo
storico
di
questo
episodio
quasi
ameno
,
che
fu
la
prima
vittoria
,
non
cercata
,
dei
fascisti
,
non
potrà
salvare
né
le
menti
né
i
caratteri
:
anche
nella
favola
la
figura
della
volpe
gabbata
riesce
una
parte
priva
d
'
indulgenza
.
Turati
,
Modigliani
e
i
mandarini
sindacali
s
'
illudevano
di
trovare
in
tutta
Italia
la
situazione
milanese
di
ottimismo
e
di
bonaria
complicità
.
Nel
loro
collegio
elettorale
come
in
Parlamento
non
riuscivano
a
rappresentarsi
quella
vita
di
passione
e
di
esasperazione
che
non
erano
stati
capaci
di
leggere
trent
'
anni
prima
nelle
opere
di
Carlo
Marx
.
Teso
verso
un
'
aspettazione
non
mai
appagata
il
proletariato
restava
ormai
inerte
e
senza
interesse
verso
l
'
esperimento
riformista
.
Il
tono
della
vita
italiana
veniva
dato
da
nuovi
elementi
e
la
volontà
reazionaria
dei
gruppi
più
esperti
si
valse
della
disoccupazione
degli
spiriti
e
della
disoccupazione
delle
braccia
per
tentare
un
'
offensiva
in
grande
stile
,
che
si
nascose
,
come
accade
,
sotto
la
retorica
del
patriottismo
.
A
guardar
bene
le
cose
non
era
che
il
secondo
termine
,
identico
anche
se
reciproco
,
dell
'
aspirazione
collaborazionista
:
non
dovremo
meravigliarci
se
i
gregari
della
reazione
si
trovarono
ad
essere
gli
stessi
che
avevano
aspettato
l
'
offensiva
di
sinistra
,
né
che
i
capi
,
se
pur
dovettero
mutare
,
resultassero
negli
effetti
fratelli
di
pensiero
e
di
illusioni
;
-
-
insomma
che
proprio
i
fascisti
si
dovessero
trovare
con
la
più
allegra
sventatezza
a
proporre
la
palingenesi
collaborazionista
.
Senonché
i
fascisti
erano
guerrieri
oltre
che
tribuni
e
non
accadde
che
si
disponessero
a
recitarci
la
tragicommedia
dell
'
indecisione
.
IV
I
comunisti
La
fabbrica
Per
gli
sforzi
di
un
nucleo
intelligente
di
capitani
d
'
industria
(
i
soli
borghesi
che
abbia
avuto
l
'
Italia
)
c
'
era
a
Torino
,
almeno
inizialmente
,
prima
della
guerra
europea
,
una
industria
moderna
.
La
guerra
la
ingigantì
:
per
opera
di
Giovanni
Agnelli
,
si
venne
creando
intorno
alle
officine
Fiat
un
organismo
industriale
da
cui
tutta
l
'
attività
cittadina
ritrasse
nuova
fisionomia
.
«
Si
tratta
-
-
per
dirla
con
uno
scrittore
comunista
di
un
gigantesco
apparato
industriale
che
corrisponde
a
un
piccolo
Stato
capitalista
,
che
è
un
piccolo
Stato
capitalista
e
imperialista
,
perché
detta
legge
all
'
industria
meccanica
torinese
,
perché
tende
,
con
la
sua
produttività
eccezionale
,
a
prostrare
e
ad
assorbire
tutti
i
concorrenti
,
un
piccolo
Stato
assoluto
che
ha
il
suo
autocrate
»
.
L
'
importanza
delle
officine
Fiat
non
si
riduceva
ai
progressi
della
tecnica
o
dell
'
economia
,
ma
dipendeva
da
una
specifica
situazione
moderna
.
Si
veniva
sviluppando
in
una
grande
città
la
prima
industria
modello
che
creava
una
nuova
psicologia
del
cittadino
.
Torino
fu
così
la
città
moderna
della
penisola
,
sede
di
un
'
industria
aristocratica
accentrata
,
per
selezione
di
spiriti
e
di
capacità
,
nelle
mani
di
pochi
uomini
geniali
,
e
divenuta
la
cellula
iniziale
di
un
organismo
economico
in
cui
la
coordinazione
degli
elementi
e
l
'
esperienza
dei
nuovi
sistemi
produttivi
alimentava
negli
individui
una
coscienza
sociale
.
Soltanto
queste
caratteristiche
possono
spiegare
l
'
originalità
della
vita
politica
torinese
,
mentre
a
Milano
il
dilettantismo
commerciale
(
Notari
)
suscita
una
psicologia
riformista
contraria
alla
politica
intransigente
della
città
industriale
.
Infatti
a
Torino
l
'
accentramento
industriale
venne
creando
l
'
accentramento
operaio
.
La
selezione
degli
spiriti
direttivi
promosse
la
selezione
delle
intelligenze
operaie
e
il
raffinamento
delle
virtù
della
mano
d
'
opera
.
Né
questi
coefficienti
di
progresso
tecnico
possono
rimanere
inerti
di
,
conseguenze
politiche
.
Il
capitalismo
seguendo
la
sua
estrema
logica
ideale
,
con
un
processo
che
sembrava
dar
ragione
a
Marx
,
costringeva
il
movimento
operaio
a
riprendere
le
sue
premesse
ideali
,
a
organizzarsi
intorno
al
suo
centro
di
vita
quotidiano
e
lo
aiutava
direttamente
ad
esprimere
la
sua
logica
di
ribelle
.
I
vecchi
miti
della
socialdemocrazia
italiana
e
straniera
(
fragili
documenti
di
rivoluzionarismo
o
di
riformismo
secondo
i
diversi
temperamenti
che
li
rivivevano
)
caddero
inutili
di
fronte
all
'
esperienza
diretta
.
Alla
visione
politica
di
chi
li
accettava
restò
il
dilemma
tra
la
confusa
agitazione
demagogica
(
Bombacci
)
o
il
pauroso
ripiegamento
retrivo
del
riformismo
.
Chi
avvertendo
le
nuove
esigenze
delle
classi
popolari
si
provò
a
studiarle
poté
constatare
che
la
loro
struttura
era
fondamentalmente
mutata
.
S
'
affermavano
qua
e
là
vigorose
minoranze
operaie
che
,
conquistata
la
propria
coscienza
di
classe
,
ne
deducevano
con
logica
infallibile
posizioni
pratiche
di
lotta
.
L
'
ideale
di
una
classe
operaia
aristocratica
,
conscia
della
sua
forza
,
capace
di
rinnovare
se
stessa
e
la
vita
politica
quale
era
balenato
alla
visione
storica
di
Marx
,
intuizione
che
rimane
per
noi
al
disopra
delle
macchinose
costruzioni
economiche
la
parte
viva
del
marxismo
,
trovava
una
risonanza
concreta
per
cui
inserirsi
fecondamente
nello
sviluppo
dell
'
economia
italiana
.
La
specializzazione
quasi
tayloristica
del
lavoro
suscitava
nell
'
operaio
la
coscienza
della
sua
necessità
.
D
'
altra
parte
contro
l
'
umile
ideale
americano
e
protestante
di
un
lavoro
ridotto
a
puro
fatto
meccanico
,
complesse
esigenze
di
produzione
che
facevano
partecipare
un
nucleo
sempre
più
numeroso
di
eletti
al
segreto
e
alle
difficoltà
del
lavoro
qualificato
,
generavano
nei
salariati
una
coscienza
oscura
di
idealismo
aristocratico
che
fermentava
in
un
bisogno
di
potere
.
S
'
incontravano
così
due
momenti
della
civiltà
moderna
proprio
nella
fase
più
tormentosa
del
loro
ascendere
.
Intorno
ai
nuclei
più
veggenti
degli
operai
e
degli
intraprenditori
si
raccoglievano
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
i
gregari
recando
alimento
di
complesse
esigenze
alla
lotta
.
La
città
divenuta
centro
della
vita
e
delle
aspirazioni
che
la
circondano
obbliga
gli
immigrati
(
operai
manuali
e
piccoli
borghesi
commercianti
)
ad
accettare
il
loro
posto
di
combattimento
tra
le
contrastanti
esigenze
di
una
dialettica
che
li
sovrasta
.
Di
fronte
all
'
Italia
,
indifferente
a
questo
processo
improvviso
e
turbinoso
,
parve
che
a
Torino
dovesse
incombere
un
'
altra
volta
il
compito
di
riconquistare
la
penisola
alla
vita
europea
.
La
teoria
di
questa
nuova
realtà
economica
fu
tracciata
frammentariamente
e
parzialmente
dai
giovani
dell
'
Ordine
Nuovo
.
Essi
elaborarono
attraverso
l
'
esperienza
politica
che
si
svolgeva
dinanzi
ai
loro
occhi
,
l
'
idea
di
un
organismo
che
raccogliesse
tutti
gli
sforzi
produttivi
legittimi
,
aderendo
plasticamente
alla
realtà
delle
forze
storiche
e
ordinandole
liberamente
in
una
gerarchia
di
funzioni
,
di
valori
,
di
necessità
.
Il
consiglio
di
fabbrica
,
nel
quale
le
esigenze
del
risparmio
,
dell
'
intrapresa
e
dell
'
opera
esecutrice
si
organizzano
secondo
il
pregio
che
è
peculiare
di
ciascuno
,
nella
misura
dell
'
attività
svolta
,
fu
la
loro
idea
nuova
e
precisa
in
nome
della
quale
cercarono
di
chiamare
a
raccolta
gli
operai
e
di
dare
loro
una
personalità
politica
.
Accanto
e
contro
questa
caratteristica
esperienza
torinese
si
avvertivano
intanto
in
Italia
le
risonanze
imprecise
di
una
nuova
situazione
internazionale
che
suscitava
complessi
ideali
nel
travaglio
di
difficili
antinomie
:
le
avanguardie
rivoluzionarie
torinesi
si
trovarono
così
di
fronte
all
'
ostacolo
dei
nuovi
problemi
di
tattica
,
teoria
e
psicologia
popolare
determinati
dalla
situazione
generale
.
La
crisi
rivoluzionaria
internazionale
fatta
di
aspirazioni
messianiche
insoddisfatte
,
di
miseria
e
di
impotenza
,
prevalenti
nelle
maggioranze
,
diventava
per
l
'
appunto
l
'
antitesi
dei
propositi
e
dell
'
azione
alimentati
nelle
aristocrazie
proletarie
per
un
'
esperienza
caratteristica
e
autonoma
.
Il
problema
contro
cui
si
spezzarono
le
energie
dei
teorici
torinesi
del
consiglio
di
fabbrica
fu
il
rapporto
e
la
coordinazione
tra
la
confusa
incertezza
dei
riposti
impulsi
dominanti
nelle
masse
popolari
della
nazione
e
il
loro
istinto
rivoluzionario
concreto
.
Gramsci
Se
si
vuole
penetrare
nelle
intime
caratteristiche
di
cultura
e
di
psicologia
del
gruppo
che
diresse
il
movimento
comunista
torinese
bisogna
risalire
alla
storia
del
giornalismo
socialista
negli
anni
di
guerra
.
Nel
1914
il
socialismo
torinese
aveva
la
stessa
impreparazione
e
superficialità
provinciale
che
vedemmo
caratteristica
di
tutto
il
movimento
italiano
.
Invece
di
una
politica
di
ideali
,
capace
di
esercitare
un
'
influenza
educatrice
,
invece
di
organizzare
le
idee
almeno
intorno
all
'
astratta
e
pur
sempre
generosa
bandiera
dell
'
internazionalismo
,
professarono
i
più
,
prendendolo
a
prestito
dai
giolittiani
,
un
gretto
neutralismo
,
arido
,
privo
di
motivi
spirituali
,
utilitarista
,
a
mala
pena
giustificabile
in
una
mentalità
di
governo
,
ma
affatto
ripugnante
a
un
partito
di
popolo
.
La
mancanza
di
idealità
e
di
intransigenza
nel
partito
corrispondeva
alla
mancanza
di
un
nucleo
di
dirigenti
colti
e
operosi
.
La
fisionomia
del
vecchio
socialismo
torinese
fu
data
quasi
essenzialmente
dall
'
esistenza
dell
'
Alleanza
Cooperativa
,
grande
organismo
economico
che
si
rivelò
capace
di
sostenere
la
concorrenza
del
libero
commercio
nel
provvedere
alle
esigenze
del
consumo
,
ma
,
in
sede
politica
,
fu
scuola
di
collaborazionismo
e
di
spirito
burocratico
.
Né
alcuna
corrente
che
divenisse
dominante
nel
partito
ne
poté
prescindere
,
perché
questa
era
la
vera
base
finanziaria
del
partito
,
nella
sua
azione
locale
.
Nofri
,
tecnico
del
cooperativismo
,
nel
quale
poté
anche
trovare
il
suo
canonicato
,
Casalini
il
missionario
dell
'
igiene
,
il
medico
dei
poveri
,
che
lavorando
nel
suo
Comune
esauriva
tutti
i
suoi
ideali
filantropici
,
Morgari
l
'
apostolo
popolare
nella
lotta
contro
i
soprusi
e
i
privilegi
,
furono
le
figure
eminenti
e
popolari
nella
psicologia
rudimentale
delle
masse
.
Il
«
marchese
»
Balsamo
Crivelli
,
il
raffinato
dell
'
erudizione
,
il
Pastonchi
degli
studi
storici
,
e
il
«
professore
»
Zino
Zini
recarono
al
quadro
i
necessari
colori
romantici
,
con
la
loro
adesione
aristocratica
e
filosofica
alla
causa
degli
umili
e
degli
oppressi
.
La
preparazione
e
la
fisionomia
spirituale
di
Antonio
Gramsci
invece
apparivano
profondamente
diverse
da
queste
tradizioni
già
negli
anni
in
cui
egli
compiva
i
suoi
studi
letterari
all
'
Università
di
Torino
e
si
era
iscritto
al
partito
socialista
,
probabilmente
per
ragioni
umanitarie
maturate
nel
pessimismo
della
sua
solitudine
di
sardo
emigrato
.
Pare
venuto
dalla
campagna
per
dimenticare
le
sue
tradizioni
,
per
sostituire
l
'
eredità
malata
dell
'
anacronismo
sardo
con
uno
sforzo
chiuso
e
inesorabile
verso
la
modernità
dei
cittadino
.
Porta
nella
persona
fisica
il
segno
di
questa
rinuncia
alla
vita
dei
campi
,
e
la
sovrapposizione
quasi
violenta
di
un
programma
costruito
e
ravvivato
dalla
forza
della
disperazione
,
dalla
necessità
spirituale
di
chi
ha
respinto
e
rinnegato
l
'
innocenza
nativa
.
Antonio
Granisci
ha
la
testa
di
un
rivoluzionario
;
il
suo
ritratto
sembra
costruito
dalla
sua
volontà
,
tagliato
rudemente
e
fatalmente
per
una
necessità
intima
,
che
dovette
essere
accettata
senza
discussione
:
il
cervello
ha
soverchiato
il
corpo
.
Il
capo
dominante
sulle
membra
malate
sembra
costruito
secondo
i
rapporti
logici
necessari
per
un
piano
sociale
,
e
serba
dello
sforzo
una
rude
serietà
impenetrabile
;
solo
gli
occhi
mobili
e
ingenui
ma
contenuti
e
nascosti
dall
'
amarezza
interrompono
talvolta
con
la
bontà
del
pessimista
il
fermo
rigore
della
sua
razionalità
.
La
voce
è
tagliente
come
la
critica
dissolutrice
,
l
'
ironia
s
'
avvelena
nel
sarcasmo
,
il
dogma
vissuto
con
la
tirannia
della
logica
toglie
la
consolazione
dell
'
umorismo
.
C
'
è
nella
sua
sincerità
aperta
il
peso
di
un
corruccio
inaccessibile
;
dalla
condanna
della
sua
solitudine
sdegnosa
di
confidenze
sorge
l
'
accettazione
dolorosa
di
responsabilità
più
forti
della
vita
,
dure
come
il
destino
della
storia
;
la
sua
rivolta
è
talora
il
risentimento
e
talora
il
corruccio
più
profondo
dell
'
isolano
che
non
si
può
aprire
se
non
con
l
'
azione
,
che
non
può
liberarsi
dalla
schiavitù
secolare
se
non
portando
nei
comandi
e
nell
'
energia
dell
'
apostolo
qualcosa
di
tirannico
.
L
'
istinto
e
gli
affetti
si
celano
ugualmente
nella
riconosciuta
necessità
di
un
ritmo
di
vita
austera
nelle
forme
e
nei
nessi
logici
;
dove
non
vi
può
essere
unità
serena
e
armonia
supplirà
la
costrizione
,
e
le
idee
domineranno
sentimenti
e
espansioni
.
L
'
amore
per
la
chiarezza
categorica
e
dogmatica
,
propria
dell
'
ideologo
e
del
sognatore
gli
interdicono
la
simpatia
e
la
comunicazione
sicché
sotto
il
fervore
delle
indagini
e
l
'
esperienza
dell
'
inchiesta
diretta
,
sotto
la
preoccupazione
etica
del
programma
,
sta
un
rigorismo
arido
e
una
tragedia
cosmica
che
non
consente
un
respiro
di
indulgenza
.
Lo
studente
conseguiva
la
liberazione
dalla
retorica
propria
della
razza
negando
l
'
istinto
per
la
letteratura
e
il
gusto
innato
nelle
ricerche
ascetiche
del
glottologo
;
l
'
utopista
detta
il
suo
imperativo
categorico
agli
strumenti
dell
'
industria
moderna
,
regola
colla
logica
che
non
può
fallire
i
giri
delle
ruote
nella
fabbrica
,
come
un
amministratore
fa
i
suoi
calcoli
senza
turbarsi
,
come
il
generale
conta
le
unità
organiche
apprestate
per
la
battaglia
:
sulla
vittoria
non
si
calcola
e
non
si
fanno
previsioni
perché
la
vittoria
sarà
il
segno
di
Dio
,
sarà
il
risultato
matematico
del
rovesciamento
della
praxis
.
Il
senso
epico
è
dato
qui
dal
freddo
calcolo
e
dalla
sicurezza
silenziosa
:
c
'
è
la
borghesia
che
congiura
per
la
vittoria
del
proletariato
.
Come
scrittore
Gramsci
fu
una
rivelazione
dell
'
Avanti
!
.
Nella
pagina
dedicata
alla
vita
torinese
egli
ebbe
una
rubrica
sua
,
Sotto
la
Mole
,
di
polemica
distruttrice
e
di
satira
acerba
:
nei
suoi
scritti
si
sentì
subito
uno
stile
feroce
,
incalzante
,
dialettico
,
serenamente
rude
:
la
lucida
disperazione
catastrofica
di
Marx
mescolata
con
le
visioni
di
dialettica
storica
di
Oriani
,
e
l
'
arte
delle
rispondenze
e
delle
costruzioni
armoniche
attinte
dai
classici
.
Ma
la
sua
attività
di
teorico
del
processo
rivoluzionario
incomincia
con
l
'
opera
prestata
nel
Grido
del
Popolo
.
Il
piccolo
settimanale
di
propaganda
del
partito
diventò
nel
1918
una
rivista
di
cultura
e
di
pensiero
.
Pubblicò
le
prime
traduzioni
degli
scritti
rivoluzionari
russi
,
propose
l
'
esegesi
politica
dell
'
azione
dei
bolscevichi
.
L
'
animatore
di
queste
ricerche
,
benché
il
direttore
apparente
sia
altri
,
è
il
cervello
di
Gramsci
.
La
figura
di
Lenin
gli
appariva
come
una
volontà
eroica
di
liberazione
:
i
motivi
ideali
che
costituivano
il
mito
bolscevico
,
nascostamente
fervidi
nella
psicologia
popolare
,
dovevano
agire
non
come
il
modello
di
una
rivoluzione
italiana
ma
come
l
'
incitamento
a
una
libera
iniziativa
operante
dal
basso
.
Le
esigenze
antiburocratiche
della
rivoluzione
italiana
erano
state
avvertite
dal
Gramsci
,
fin
dal
1917
,
quando
il
suo
pensiero
autonomista
si
concretò
in
un
numero
unico
,
dal
titolo
significativo
,
La
città
futura
,
pubblicato
come
modello
e
come
annuncio
di
un
giornale
di
cultura
politica
operaia
.
L
'
Ordine
Nuovo
La
città
futura
diventa
nel
1919
l
'
Ordine
Nuovo
,
il
solo
documento
di
giornalismo
rivoluzionario
e
marxista
che
sia
sorto
in
Italia
con
qualche
serietà
ideale
.
Nell
'
Ordine
Nuovo
il
tragico
dissidio
di
ogni
azione
politica
italiana
-
-
ineluttabilmente
incerta
tra
una
tendenza
all
'
autonomia
e
una
tradizione
riformista
-
-
si
avvertì
sin
dai
primi
numeri
nel
contrasto
di
pensiero
tra
i
fondatori
.
Bisogna
ricordarli
per
l
'
opera
singolare
a
cui
si
dedicarono
:
erano
,
accanto
a
Gramsci
,
Tasca
,
Togliatti
e
Terracini
.
Il
temperamento
di
Terracini
è
politico
più
che
teorico
.
Antidemagogico
per
sistema
,
aristocratico
,
contrario
alle
violenze
oratorie
,
ragionatore
sottile
,
fermo
nella
polemica
e
nell
'
azione
fino
all
'
aridità
e
alla
cocciutaggine
.
Spregiudicato
nel
giudizio
delle
idee
,
disposto
a
trattarle
come
forze
,
secondo
l
'
opportunità
.
Era
il
diplomatico
,
il
Machiavellico
;
ma
così
privo
di
simpatia
e
di
qualità
incitatrici
che
quando
rimase
per
ultimo
sulla
breccia
nessuna
delle
sue
qualità
diplomatiche
gli
valse
a
vincere
l
'
arida
solitudine
che
lo
circondava
,
per
preparare
un
'
azione
.
Togliatti
,
trovatosi
anche
lui
come
Terracini
in
una
posizione
di
responsabilità
,
fu
vittima
della
sua
inquietudine
che
pare
cinismo
inesorabile
e
tirannico
ed
è
indecisione
,
che
fu
giudicata
equivoco
e
forse
è
soltanto
un
ipercriticismo
invano
combattuto
e
che
tuttavia
deve
lasciare
sospeso
il
nostro
giudizio
obiettivo
.
Il
vero
dissidio
si
ebbe
tra
il
Gramsci
e
il
Tasca
,
e
fu
la
prova
del
fuoco
che
rivelò
nel
primo
l
'
uomo
maturo
a
intendere
i
nuovi
problemi
.
Angelo
Tasca
veniva
al
movimento
politico
da
un
'
educazione
prevalentemente
letteraria
e
con
mentalità
di
propagandista
e
di
apostolo
.
Collaboratore
dell
'
Ordine
Nuovo
lo
pensava
come
una
rivista
di
idee
che
riprendesse
il
problema
di
Antonio
Labriola
e
tracciasse
una
revisione
del
marxismo
e
la
storia
del
movimento
intellettuale
socialista
.
Cominciò
con
una
serie
di
studi
su
Louis
Blanc
,
scritti
con
la
cura
bibliografica
di
un
collaboratore
del
Giornale
storico
della
letteratura
italiana
;
il
suo
interesse
,
oltreché
all
'
onestà
delle
citazioni
e
dello
schedario
,
si
rivolgeva
al
problema
della
piccola
proprietà
con
atteggiamenti
sentimentali
quasi
piccolo
borghesi
:
qualcosa
di
patriarcale
,
di
Bakounine
e
di
Turati
insieme
,
restava
nel
suo
pensiero
.
Socialismo
di
un
letterato
,
di
un
messianico
che
concepiva
la
redenzione
popolare
come
palingenesi
illuministica
e
alla
civiltà
moderna
sovrapponeva
un
suo
sogno
di
virtù
operaia
piccolo
borghese
,
che
si
alimentasse
di
abitudini
moderate
e
ataviche
,
di
una
tranquillità
raccolta
nella
casa
giardino
.
La
fantasia
dell
'
intellettuale
lottò
sempre
in
lui
con
l
'
equilibrio
del
latino
colto
,
il
messianismo
cristiano
soverchiò
talvolta
la
serenità
calcolatrice
del
piemontese
.
Dopo
i
primi
mesi
durante
i
quali
l
'
Ordine
Nuovo
visse
una
vita
sterile
di
tentativi
e
di
enfasi
(
le
sole
cose
vive
erano
alcune
brillanti
cronache
culturali
in
cui
si
rivelò
il
caustico
ingegno
di
Palmiro
Togliatti
)
il
Gramsci
impose
come
problema
centrale
la
discussione
dei
consigli
di
fabbrica
.
Questi
dovevano
essere
nel
suo
pensiero
i
quadri
del
nuovo
Stato
operaio
,
e
,
nel
periodo
di
lotta
violenta
,
i
quadri
dell
'
esercito
rivoluzionario
;
alle
astratte
propagande
si
trattava
di
sostituire
un
'
azione
concreta
,
gli
operai
dovevano
abituarsi
a
una
reale
disciplina
e
a
un
cosciente
esercizio
d
'
autorità
,
dovevano
acquistare
a
contatto
con
i
loro
organismi
di
lavoro
una
mentalità
di
produttori
e
di
classe
dirigente
.
Se
nella
fabbrica
si
svolge
la
vita
operaia
,
nella
fabbrica
si
devono
organizzare
gli
operai
per
resistere
di
fronte
agli
industriali
.
Il
nuovo
Stato
che
non
sorge
più
in
nome
degli
astratti
diritti
e
doveri
del
cittadino
,
ma
per
secondare
l
'
operosità
dei
lavoratori
,
deve
aderire
plasticamente
agli
organismi
in
cui
la
loro
attività
si
svolge
e
di
qui
attingere
la
conoscenza
dei
loro
bisogni
,
qui
indagare
i
loro
problemi
.
Comunque
si
debba
giudicare
della
validità
pratica
di
tali
formule
questa
era
finalmente
una
concezione
rivoluzionaria
di
fronte
a
cui
tutto
il
bagaglio
di
astrattismo
e
di
riformismo
doveva
cadere
.
Il
sindacalismo
di
Tasca
che
accettava
i
consigli
per
attribuirvi
lo
stesso
valore
propagandistico
dei
sindacati
si
rivelava
inadeguato
alla
coscienza
operaia
.
Egli
rimase
estraneo
al
nuovo
esperimento
di
lotta
di
classe
.
L
'
Ordine
Nuovo
diventò
il
centro
intorno
a
cui
affluirono
i
nuclei
più
coscienti
dei
proletari
,
che
ne
attesero
la
parola
d
'
ordine
durante
le
lotte
più
gravi
,
nei
momenti
più
incerti
.
L
'
occupazione
delle
fabbriche
e
la
campagna
elettorale
per
la
conquista
del
comune
furono
gli
episodi
culminanti
dell
'
offensiva
proletaria
,
diretta
dagli
uomini
che
ne
avevano
dato
la
teoria
.
Ma
contro
l
'
azione
della
nuova
aristocrazia
stava
il
peso
morto
dell
'
eredità
socialista
,
l
'
incapacità
dei
dirigenti
confederali
,
gli
ideali
utilitaristi
a
cui
la
massa
piccolo
borghese
era
stata
educata
,
lo
spirito
reazionario
dei
contadini
venuti
confusamente
al
partito
,
infine
la
limitatezza
stessa
chiusa
e
impotente
dei
dirigenti
,
che
non
riuscirono
a
dividersi
i
compiti
e
a
ritrovare
nuovi
uomini
adatti
,
mentre
l
'
arrivismo
soffocava
da
tutte
le
parti
il
movimento
troppo
precoce
.
In
questo
dissidio
l
'
opera
dell
'
Ordine
Nuovo
si
rivelò
insufficiente
a
far
prevalere
le
sue
soluzioni
.
La
lotta
per
i
Consigli
Per
tutto
l
'
anno
1920
il
Consiglio
di
fabbrica
fu
il
centro
dell
'
attività
rivoluzionaria
,
il
problema
intorno
a
cui
si
distinsero
le
varie
sfumature
del
movimento
operaio
,
l
'
organo
della
lotta
contro
le
organizzazioni
industriali
.
Mentre
queste
seguendo
esigenze
locali
si
mostravano
fortemente
battagliere
e
si
sentivano
moralmente
e
intellettualmente
alla
testa
dello
sviluppo
industriale
della
nazione
,
gli
scrittori
dell
'
Ordine
Nuovo
alla
loro
volta
capivano
di
non
poter
resistere
coi
vecchi
principi
di
comuni
discussioni
sindacali
,
di
non
poter
aderire
alla
tattica
meramente
economica
della
Confederazione
Generale
del
Lavoro
,
quando
il
movimento
impegnava
la
personalità
degli
interessati
integralmente
e
senza
tregua
:
la
lotta
generale
doveva
avvenire
su
un
fronte
unico
di
azione
.
Mario
Guarnieri
,
un
riformista
,
ci
ha
lasciato
i
documenti
,
alquanto
tendenziosi
per
lo
stesso
eclettismo
ostentato
,
dell
'
elaborazione
prima
di
questo
pensiero
e
delle
discussioni
preliminari
tra
fautori
e
avversari
dei
consigli
.
Ma
il
dissidio
teorico
e
pratico
ha
risonanze
assai
più
complesse
di
una
questione
di
persone
e
corrisponde
a
caratteristiche
schiettamente
regionali
,
determinate
da
condizioni
di
più
raffinato
progresso
tecnico
e
di
più
viva
comprensione
dei
rapporti
politici
tra
le
classi
sul
terreno
della
produzione
.
Nell
'
agosto
del
1919
i
gruppi
operai
della
Fiat
centro
,
coi
quali
il
Granisci
era
in
intimo
rapporto
di
discussione
e
di
collaborazione
pensarono
di
creare
i
nuovi
organismi
di
lotta
e
di
organizzazione
proletaria
,
movendo
da
un
'
istituzione
preesistente
,
le
commissioni
interne
.
Queste
,
sorte
da
parecchi
anni
nella
città
,
senza
notevoli
opposizioni
da
parte
degli
industriali
,
erano
destinate
secondo
il
pacifico
Colombino
a
costituire
una
nuova
specie
di
scuola
di
arti
e
mestieri
e
nel
recondito
pensiero
di
Buozzi
avrebbero
potuto
perfino
recare
incremento
alla
produzione
.
Si
trattava
di
rinunciare
ai
limiti
posti
all
'
organizzazione
economica
dagli
accordi
stabiliti
esplicitamente
o
implicitamente
coi
padroni
,
e
di
affermare
le
commissioni
interne
come
organismi
politici
,
che
esercitassero
un
potere
accanto
e
contro
il
potere
padronale
,
estendendoli
fino
a
dar
loro
la
struttura
dei
veri
e
propri
consigli
di
fabbrica
,
capaci
di
imporre
agli
operai
la
loro
disciplina
e
di
organizzarli
secondo
le
naturali
gerarchie
di
produzione
.
L
'
esperienza
insegnò
subito
che
le
commissioni
interne
potevano
riuscire
un
buon
punto
di
partenza
per
una
specie
di
tradizione
psicologica
.
Ma
le
funzioni
del
nuovo
consiglio
dovevano
rimanere
distinte
dalle
antiche
della
commissione
o
almeno
in
ogni
reparto
bisognava
assegnare
a
nuovi
commissari
le
funzioni
direttrici
del
movimento
operaio
.
L
'
Ordine
Nuovo
,
aiutato
dall
'
edizione
torinese
dell
'
Avanti
!
che
Ottavio
Pastore
acconsentiva
a
far
diventare
quasi
il
prolungamento
naturale
del
pensiero
del
Gramsci
,
si
assunse
la
direzione
e
la
preparazione
degli
organismi
economici
e
dell
'
opera
politica
.
Dimostrò
l
'
originalità
del
nuovo
movimento
dei
consigli
e
la
necessità
di
tenerli
distinti
dall
'
azione
sindacale
.
Il
sindacato
è
organo
di
resistenza
,
non
di
iniziativa
,
tende
a
dare
all
'
operaio
la
sua
coscienza
di
salariato
,
non
la
dignità
del
produttore
:
lo
accetta
nella
sua
condizione
di
schiavo
e
lavora
per
elevarlo
,
senza
rinnovarlo
,
in
un
campo
puramente
riformistico
e
utilitario
.
Nel
Consiglio
invece
l
'
operaio
sente
la
sua
dignità
di
elemento
indispensabile
della
vita
moderna
,
si
trova
in
relazione
coi
tecnici
,
cogli
intellettuali
,
cogli
intraprenditori
,
pone
al
centro
delle
sue
aspirazioni
non
il
pensiero
dell
'
utile
particolare
,
ma
un
ideale
di
progresso
e
di
autonomia
per
cui
egli
possa
rafforzare
le
sue
attitudini
,
e
cerca
di
fondare
un
'
organizzazione
pratica
attraverso
la
quale
la
sua
classe
conquisti
il
potere
.
Lo
schema
di
azione
non
era
più
grossolanamente
democratico
e
pedagogico
:
la
nuova
società
da
instaurare
non
doveva
essere
la
società
del
popolo
indistinto
,
ma
del
popolo
come
proletariato
.
Il
governo
sarebbe
stato
un
'
aristocrazia
venuta
dal
basso
,
capace
di
ricevere
l
'
eredità
della
classe
dirigente
esausta
.
Nonché
organo
di
collaborazione
il
Consiglio
appariva
come
la
cellula
prima
della
futura
organizzazione
economica
e
politica
e
come
l
'
esercito
del
fronte
unico
di
lotta
nel
periodo
anteriore
alla
conquista
del
potere
.
A
capo
di
questo
movimento
vi
furono
gruppi
di
operai
che
nel
mito
dell
'
Ordine
Nuovo
sentirono
la
loro
libertà
.
Si
ebbe
l
'
esempio
di
giovani
proletari
dedicati
alla
propaganda
rivoluzionaria
senza
messianismi
e
senza
speranze
umanitarie
,
che
parlavano
un
linguaggio
di
hegeliani
inconsci
,
e
mettevano
al
disopra
dei
loro
pensieri
un
ideale
arido
e
austero
di
Stato
.
E
poiché
le
masse
non
potevano
intendere
e
partecipare
volontariamente
alle
nuove
idee
,
si
assunsero
il
compito
di
guidarle
dove
quelle
non
sapevano
vedere
,
di
farle
trovare
di
fronte
ad
avvenimenti
che
le
determinassero
coscienti
o
no
ad
un
'
azione
precisa
.
Riuscirono
infatti
ad
organizzare
e
ad
imporre
per
10
giorni
,
a
Torino
,
nell
'
aprile
1920
,
uno
sciopero
generale
che
non
si
proponeva
le
solite
rivendicazioni
di
salario
,
ma
uno
scopo
nettamente
ideale
:
il
mantenimento
dei
Consigli
.
Lo
sciopero
fallì
perché
il
Consiglio
Nazionale
del
partito
socialista
lo
volle
circoscritto
a
Torino
e
perché
gli
industriali
,
guidati
intelligentemente
dall
'
Olivetti
(
che
aveva
studiato
il
pensiero
dei
nuovi
rivoluzionari
e
ne
aveva
penetrato
lo
spirito
e
i
pericoli
)
si
opposero
con
tutte
le
forze
.
Tuttavia
la
sconfitta
fu
uno
di
quegli
ammaestramenti
solenni
che
esperimentano
la
costanza
delle
volontà
e
consentono
il
calcolo
delle
forze
.
Non
infranse
la
disciplina
operaia
,
anzi
provò
una
capacità
singolare
di
sacrificio
.
Dimostrò
l
'
inettitudine
del
partito
socialista
ad
ogni
azione
diretta
;
fece
intendere
l
'
esigenza
di
imprimere
al
movimento
un
'
organizzazione
politica
nazionale
,
capace
di
dire
a
tutti
gli
operai
la
parola
d
'
ordine
necessaria
per
la
difesa
dei
gruppi
più
progrediti
che
si
trovano
all
'
avanguardia
del
movimento
rivoluzionario
.
Il
dissidio
,
tra
l
'
Ordine
Nuovo
e
Serrati
era
sostanzialmente
questo
:
per
il
primo
il
fronte
unico
dell
'
azione
proletaria
doveva
essere
nelle
trincee
più
avanzate
;
per
Serrati
alla
retroguardia
.
Questi
pensava
l
'
occupazione
del
potere
come
coronamento
dell
'
elevazione
generale
delle
masse
(
utopia
mazziniana
astrattista
e
indeterminata
)
,
Gramsci
credeva
all
'
elevamento
delle
masse
solo
attraverso
l
'
occupazione
del
potere
.
Tra
queste
due
mentalità
,
una
democratica
,
l
'
altra
marxista
,
l
'
antitesi
si
dimostrò
sin
dall
'
aprile
1920
,
e
a
quella
data
risale
la
costituzione
effettiva
di
un
partito
comunista
torinese
,
distinto
e
contrastante
dal
partito
socialista
.
E
il
battesimo
del
nuovo
partito
fu
l
'
occupazione
delle
fabbriche
del
settembre
:
la
rivincita
della
battaglia
perduta
nella
primavera
,
la
prova
del
fuoco
della
maturità
degli
operai
torinesi
.
Senonché
la
vittoria
segnò
insieme
la
conclusione
e
la
decadenza
perché
dimostrò
l
'
impossibilità
di
estendere
il
movimento
a
tutta
l
'
Italia
sia
per
gli
ostacoli
economici
,
sia
per
l
'
inesistenza
fuori
di
Torino
di
una
classe
dirigente
operaia
matura
.
Di
fronte
al
grandioso
movimento
dei
Consigli
qui
descritto
un
liberale
non
può
assumere
la
posizione
meramente
negatrice
di
Luigi
Einaudi
e
di
Edoardo
Giretti
.
Siamo
di
fronte
a
uno
dei
fenomeni
più
schiettamente
autonomisti
che
abbiano
saputo
prodursi
nell
'
Italia
moderna
.
Chi
fuori
di
ogni
pregiudizio
di
partito
,
pensoso
degli
effetti
della
crisi
postbellica
che
è
crisi
di
volontà
,
di
coerenza
,
di
libertà
,
confidi
ancora
in
una
ripresa
del
movimento
rivoluzionario
interrotto
nel
Risorgimento
che
penetri
finalmente
nello
spirito
delle
masse
popolari
e
le
svegli
alla
libertà
,
dovrebbe
scorgere
in
questi
sentimenti
e
in
queste
prove
la
via
maestra
della
lotta
politica
futura
.
I
comunisti
torinesi
avevano
superato
la
fraseologia
libertaria
e
demagogica
e
si
proponevano
problemi
concreti
.
Contro
la
burocrazia
sindacale
affermavano
le
libere
iniziative
locali
.
Movendo
dalla
fabbrica
si
assumevano
l
'
eredità
specifica
della
tradizione
borghese
proponendosi
non
già
di
creare
dal
nulla
una
nuova
economia
,
ma
di
riprendere
e
continuare
i
progressi
della
tecnica
produttrice
raggiunta
dagli
industriali
.
Sapevano
,
contro
le
astrattezze
dei
programmi
di
socializzazione
,
quale
importanza
debba
attribuirsi
al
problema
del
risparmio
nell
'
industria
,
quale
parte
spetti
nella
produzione
agli
intraprenditori
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
poteva
soddisfare
,
nel
pensiero
dei
suoi
teorici
,
anche
le
esigenze
degli
impiegati
,
non
in
quanto
siano
piccoli
borghesi
,
ma
in
quanto
sono
impiegati
,
elementi
della
produzione
.
Si
può
concludere
insomma
che
le
esperienze
concrete
dell
'
azione
politica
avevano
liberato
completamente
i
giovani
comunisti
torinesi
dalle
illusioni
e
dai
luoghi
comuni
del
socialismo
e
dell
'
internazionalismo
.
Essi
videro
nel
movimento
operaio
un
valore
liberistico
.
Se
il
loro
esperimento
è
fallito
resta
tuttavia
uno
dei
più
nobili
sforzi
che
si
siano
tentati
per
rinnovare
la
nostra
vita
politica
.
Il
Partito
Comunista
Giolitti
esperimentò
anche
di
fronte
al
disperato
movimento
promosso
dai
comunisti
la
sua
tattica
infallibile
e
poté
addomesticare
i
ribelli
,
consegnarli
inerti
alle
vendette
della
piccola
borghesia
,
cui
non
parve
vero
che
fosse
cessato
lo
spauracchio
del
motto
«
Chi
non
lavora
non
mangia
»
,
scritto
sulla
bandiera
dei
suoi
carnefici
.
Fu
in
queste
circostanze
,
dopo
il
tramonto
dell
'
ideale
di
libertà
che
il
solo
proletariato
era
rimasto
a
difendere
con
le
sue
avanguardie
,
fu
in
questa
crisi
di
volontà
e
in
questa
stanchezza
delle
forze
e
dei
caratteri
che
poté
nascere
il
vendicatore
e
il
consolatore
degli
atterriti
ceti
medi
,
il
fascismo
,
armato
della
sua
violenza
patriarcale
e
della
sua
dannunziana
esaltazione
.
Il
sogno
tirannico
di
Mussolini
,
non
diverso
dalla
piacevole
dittatura
burocratica
e
sindacale
pensata
dai
nostri
social
democratici
,
ma
soltanto
più
italiano
,
più
umanista
,
dilettantesco
e
teatrale
,
rappresentò
appunto
la
rinuncia
degli
individui
alle
loro
responsabilità
,
delle
classi
alle
loro
forze
schierate
in
campo
e
fu
la
palingenesi
di
una
decadenza
in
cui
le
minoranze
più
battagliere
e
più
degne
erano
state
travolte
da
una
crisi
economica
di
disoccupazione
superiore
alle
loro
volontà
e
fatalmente
propizia
ai
ritorni
vagheggiati
dai
retori
a
un
'
economia
schiavista
.
In
queste
condizioni
ai
vinti
di
Torino
non
rimaneva
che
un
compito
di
resistenza
.
Poiché
il
fallimento
era
irreparabile
bisognava
che
le
avanguardie
scindessero
le
loro
responsabilità
dalle
turbe
infrante
e
piegate
,
per
riaffermare
come
una
solitaria
eresia
del
futuro
il
loro
fermo
pensiero
di
vendicatori
.
Così
in
grande
fretta
e
senza
riflettere
alle
circostanze
di
opportunità
e
di
tattica
fu
fondato
il
partito
comunista
.
Si
spiega
perfettamente
come
i
veri
rivoluzionari
italiani
non
potessero
pìù
aver
fede
nel
partito
socialista
che
non
era
stato
capace
di
azione
realizzatrice
per
l
'
elefantiasi
burocratica
del
suo
ordinamento
,
per
il
pregiudizio
dell
'
unità
e
per
una
responsabilità
di
governo
implicita
nella
sua
tattica
collaborazionista
;
e
restava
ora
impotente
di
fronte
all
'
offensiva
armata
dei
cercatori
di
quiete
e
di
spasso
.
Il
pericolo
del
partito
era
che
,
nella
difesa
dei
privilegi
cooperativisti
,
si
venisse
a
man
mano
adeguando
empiricamente
al
vecchio
Stato
,
e
agisse
come
forza
di
conservazione
,
senza
introdurre
nella
vita
nazionale
né
un
'
idea
,
né
una
forza
nuova
,
pago
di
accogliere
l
'
eredità
giolittiana
.
Se
Serrati
fosse
stato
grande
politico
,
come
fu
,
veramente
,
cuore
generoso
,
la
battaglia
per
l
'
unità
del
partito
avrebbe
potuto
assumere
almeno
un
carattere
educativo
e
sarebbe
stato
più
fecondo
lo
sforzo
di
imprimere
all
'
unico
movimento
una
direzione
operosa
e
libera
che
stimolasse
le
forze
popolari
invece
di
attenderne
lo
svegliarsi
e
che
facesse
coincidere
l
'
opera
del
partito
col
pensiero
della
minoranza
più
attiva
,
più
coerente
,
più
rivoluzionaria
.
L
'
unità
di
Serrati
invece
era
viziata
da
un
pregiudizio
quietistico
e
democratico
.
Ora
nel
partito
socialista
,
per
la
generica
propaganda
di
messianismo
,
erano
entrati
a
poco
a
poco
elementi
di
ceti
borghesi
e
contadini
,
desiderosi
di
miglioramenti
economici
,
privi
di
preparazione
politica
e
di
volontà
libertaria
,
fissi
a
una
generica
negazione
anarchica
dello
Stato
per
ragione
di
utilitarismo
,
e
la
psicologia
di
questi
neofiti
doveva
rivelarsi
l
'
ostacolo
più
insuperabile
a
una
netta
differenziazione
politica
.
Sistemi
democratici
erano
destinati
a
portare
alla
direzione
del
movimento
proprio
queste
masse
impreparate
che
,
incapaci
di
controllo
e
di
iniziativa
,
avrebbero
poi
seguito
disegni
e
condottieri
demagogici
.
Al
pari
di
Serrati
anche
i
comunisti
erano
privi
di
attitudini
diplomatiche
e
parve
più
adeguata
ai
loro
spiriti
una
modesta
questione
di
sincerità
.
Così
la
separazione
divenne
inevitabile
;
il
problema
della
disciplina
a
Mosca
fu
la
mera
occasione
per
il
conflitto
dei
due
sistemi
e
venne
accettata
volentieri
dai
riformisti
i
quali
per
collaborare
al
governo
dovevano
farsi
perdonare
parecchi
peccati
di
internazionalismo
.
Lo
sviluppo
degli
eventi
ha
dimostrato
che
i
comunisti
sacrificarono
di
fatto
a
questo
problema
di
sincerità
il
loro
avvenire
politico
.
Il
partito
che
essi
immaginarono
poteva
agire
intransigente
e
solitario
,
inesorabilmente
pronto
a
instaurare
la
dittatura
,
solo
nel
momento
in
cui
fosse
consentita
una
offensiva
in
grande
stile
.
Ma
alle
esigenze
della
difesa
contro
il
fascismo
avrebbe
provveduto
invece
molto
più
energicamente
il
fronte
unico
proletario
che
fu
poi
invano
invocato
.
La
tattica
propizia
per
una
politica
intransigente
doveva
essere
ben
altrimenti
machiavellica
:
il
compito
dei
comunisti
era
di
far
servire
alla
Resistenza
tutte
le
forze
.
Naturalmente
il
partito
si
sarebbe
liberato
dalle
tendenze
meno
coraggiose
eliminandole
e
lasciandole
agli
ultimi
posti
e
non
avremmo
avuto
l
'
esempio
di
un
gruppo
che
va
alla
battaglia
più
difficile
e
definitiva
con
un
esercito
improvvisato
,
sfornito
di
quadri
e
coi
gregari
malcerti
.
La
fisionomia
del
nuovo
partito
risultò
infatti
di
elementi
discordi
e
immaturi
:
i
messianici
della
propaganda
rivoluzionaria
come
Bombacci
e
Misiano
(
i
decorativi
dell
'
estrema
sinistra
)
accanto
a
un
teorico
della
catastrofe
de
l
'
economia
borghese
come
Graziadei
;
la
frazione
astensionista
di
Bordiga
,
fautrice
con
esuberanza
meridionale
di
un
rivoluzionarismo
burocratico
che
riusciva
a
sboccare
nel
socialismo
di
Stato
mentre
riduceva
sempre
più
la
politica
al
chiuso
dogmatismo
della
teoria
,
accanto
ai
disegni
sottili
e
alle
storiche
improvvisazioni
di
Tuntar
,
prodotto
caratteristico
di
una
forte
genialità
critica
svolta
con
arido
intellettualismo
in
un
ambiente
internazionale
dove
tre
civiltà
si
incontrano
senza
determinare
una
nuova
civiltà
,
ma
producendo
soltanto
la
patologia
dell
'
irrequietezza
.
Tra
questi
dissidi
e
queste
sfumature
il
pensiero
di
Gramsci
avrebbe
potuto
imporsi
come
forza
risolutrice
se
la
disoccupazione
non
avesse
fatto
mancare
improvvisamente
i
gregari
disciplinati
alla
lotta
.
Così
i
comunisti
furono
un
'
eresia
solitaria
invece
che
un
'
avanguardia
caratteristica
nell
'
equilibrio
delle
forze
.
Si
chiusero
a
ogni
comunicazione
con
la
vita
nazionale
,
limitandosi
ad
affermare
come
una
fede
sopravissuta
la
loro
politica
estera
internazionalista
.
I
loro
disegni
e
la
loro
attività
pratica
rimasero
fedeli
a
una
coerenza
astratta
e
teorica
,
secondo
calcoli
meramente
dialettici
e
sillogistici
.
Poiché
il
partito
socialista
era
fallito
per
la
mancanza
di
organismi
che
aderissero
agli
strati
della
produzione
e
potessero
costituire
l
'
impalcatura
del
nuovo
Stato
,
il
nuovo
partito
comunista
avrebbe
dovuto
secondo
Gramsci
e
Bordiga
organizzare
il
movimento
con
una
rigida
disciplina
interna
:
il
popolo
avrebbe
sentita
la
superiorità
di
questa
minoranza
direttrice
e
ne
avrebbe
accettata
l
'
influenza
.
Senonché
tali
ideologie
restavano
prive
di
ogni
attitudine
ad
inserirsi
nella
vita
economica
italiana
quando
il
problema
dei
Consigli
di
fabbrica
era
diventato
definitivamente
insolubile
;
è
curioso
parlare
di
organismi
e
di
organicità
quando
non
c
'
è
materia
da
inquadrare
.
Infatti
in
tre
anni
di
vita
il
partito
si
è
chiuso
sterilmente
in
un
problema
di
tattica
del
quale
l
'
esercito
proletario
sconvolto
si
è
appena
accorto
:
scomparsi
i
consentimenti
pratici
e
ideali
l
'
eristica
delle
persone
divenne
dominante
.
A
questo
punto
la
critica
che
noi
vorremmo
offrire
al
processo
teorico
e
pratico
per
cui
i
comunisti
furono
travolti
si
stacca
notevolmente
dalle
obbiezioni
dominanti
.
È
vero
che
l
'
elaborazione
delle
idee
pratiche
e
dei
problemi
empirici
rimase
alquanto
nebulosa
e
contraddittoria
,
ma
noi
sappiamo
che
un
partito
d
'
opposizione
deve
avere
due
programmi
pratici
,
uno
mitico
che
offra
la
palingenesi
agli
stanchi
combattenti
di
oggi
,
i
quali
sospirano
cristianamente
il
regno
della
pace
,
anche
se
la
negano
con
la
loro
irrequietezza
,
un
altro
politico
che
si
esprimerà
soltanto
nell
'
ora
della
vittoria
.
Questa
curiosa
ironia
rimane
latente
nel
movimento
rivoluzionario
:
quando
viene
la
fase
risolutiva
,
i
rivoluzionari
si
trovano
a
lottare
primamente
contro
se
stessi
.
Fu
un
caso
singolare
dei
comunisti
torinesi
,
derivante
dalla
famigliarità
della
loro
coltura
col
sindacalismo
di
Sorel
,
il
fatto
di
aver
compreso
perfettamente
questo
processo
di
contraddizione
della
storia
pur
non
potendo
essi
proporsi
l
'
esame
dei
rapporti
che
avrebbero
dovuto
connettere
il
mito
con
l
'
azione
pratica
.
Le
declamazioni
contro
lo
Stato
furono
intese
originariamente
dagli
scrittori
dell
'
Ordine
Nuovo
come
declamazioni
contro
lo
Stato
burocratico
;
il
loro
ideale
stesso
di
un
ordine
nuovo
derivò
dalla
volontà
di
ereditare
le
esigenze
del
Risorgimento
non
soddisfatte
;
la
professione
di
fede
internazionalista
fu
una
politica
estera
contrapposta
all
'
imperialismo
francese
;
e
la
lotta
contro
il
capitalismo
sfiorò
motivi
polemici
di
rimpianto
per
l
'
insufficienza
economica
del
capitalismo
italiano
.
I
motivi
della
critica
non
avevano
dunque
alcuna
parentela
con
le
ideologie
del
socialismo
di
Stato
e
i
maestri
più
diretti
del
Gramsci
furono
insieme
con
i
rivoluzionari
teorici
i
problemisti
liberali
da
Salvemini
a
Einaudi
,
da
Mosca
a
Fortunato
:
Tasca
,
Togliatti
,
Sanna
avevano
le
stesse
origini
ideologiche
.
L
'
insufficienza
del
loro
esperimento
non
si
può
dunque
attribuire
all
'
immaturità
delle
idee
che
anzi
derivano
dalle
tradizionali
correnti
di
pensiero
liberale
e
autonomista
le
quali
furono
in
ogni
tempo
il
pìù
caratteristico
strumento
di
critica
alla
storia
italiana
.
Bisogna
risalire
a
una
questione
di
caratteri
e
di
amministrazione
interna
.
Il
partito
comunista
coi
suoi
ideali
di
rivoluzione
liberatrice
contro
la
burocrazia
borghese
fu
un
esempio
pratico
di
organismo
artificiale
,
cresciuto
in
regime
protezionista
.
I
suoi
organi
sono
uffici
burocratici
,
i
suoi
uomini
funzionari
,
legati
come
e
più
che
i
mandarini
sindacali
a
uno
stipendio
.
I
sistemi
amministrativi
corrispondono
a
un
metodo
di
vita
parassitaria
.
Per
la
sua
stessa
natura
impopolare
e
aristocratica
parve
sovrapporsi
alle
condizioni
reali
della
vita
italiana
:
le
sue
iniziative
furono
astratte
e
non
commisurate
e
controllate
dall
'
effettiva
partecipazione
delle
masse
.
Sul
tema
oro
russo
si
potrebbe
anche
restare
indifferenti
alle
critiche
banali
mosse
da
nazionalisti
e
patrioti
:
il
vero
pericolo
e
la
vera
immoralità
provengono
dal
fatto
che
,
mancando
una
finanza
liberistica
,
aperta
alle
sanzioni
e
ai
sacrifici
dei
singoli
,
viene
a
mancare
lo
sprone
all
'
iniziativa
e
uno
dei
criteri
fondamentali
per
i
giudizi
di
validità
e
di
successo
.
Il
partito
si
volle
diffondere
seguendo
,
col
metodo
più
borghese
e
reazionario
,
le
circoscrizioni
amministrative
del
regno
(
una
sezione
in
ogni
comune
,
era
il
sogno
più
caro
!
)
e
non
si
tenne
conto
che
un
partito
rivoluzionario
deve
fondarsi
sulle
forze
più
che
sugli
uffici
e
la
distribuzione
geografica
delle
sezioni
deve
corrispondere
allo
sforzo
e
alla
volontà
degli
aderenti
secondo
una
legge
di
autonomia
non
secondo
un
piano
burocratico
.
Naturalmente
quando
il
mantenere
le
posizioni
divenne
impresa
ardua
,
l
'
impiegato
abdicò
di
fronte
ai
vincitori
.
Mancava
lo
spirito
eroico
e
non
vi
poté
essere
la
resistenza
disperata
.
Chiusa
la
cassa
centrale
si
sbandarono
i
funzionari
.
Gli
stessi
effetti
di
questo
protezionismo
si
constatarono
nell
'
attività
giornalistica
del
partito
.
C
'
era
un
giornale
,
nato
dai
sacrifici
di
una
classe
operaia
matura
e
agguerrita
:
l
'
Ordine
Nuovo
.
Fu
nei
primi
mesi
di
vita
il
giornale
più
intellettuale
d
'
Italia
in
cui
tutto
era
concepito
organicamente
,
fatto
con
spirito
di
sacrificio
e
con
un
ideale
di
libertà
,
dalla
manchette
alla
cronaca
teatrale
,
dalle
lettere
degli
operai
agli
articoli
di
Lenin
,
al
romanzo
d
'
appendice
.
E
si
ebbe
un
miracolo
anche
più
raro
:
che
gli
operai
lo
lessero
,
lo
discussero
,
quasi
fanatici
della
cultura
.
Un
ordine
dell
'
esecutivo
,
non
estraneo
a
piccole
questioni
personali
,
fondò
all
'
improvviso
due
nuovi
quotidiani
,
Il
Lavoratore
a
Trieste
e
Il
Comunista
a
Roma
,
e
divise
l
'
Italia
in
tre
zone
inesorabilmente
delimitate
,
ciascuna
delle
quali
doveva
avere
un
giornale
e
uno
solo
,
per
evitare
la
concorrenza
.
E
poiché
gli
uomini
per
tre
quotidiani
non
vi
erano
si
spezzò
l
'
organica
redazione
torinese
mandando
a
Roma
Togliatti
,
a
Trieste
Pastore
,
col
risultato
ultimo
di
tre
giornali
illeggibili
,
mentre
solo
nel
proletariato
torinese
vi
erano
attitudini
specifiche
a
far
vivere
un
giornale
politico
proprio
imprimendogli
la
sua
stessa
vita
.
Fu
chiaro
che
non
è
possibile
creare
aristocrazie
e
spiriti
maturi
con
disposizioni
di
comitati
direttivi
ed
esecutivi
.
I
giornali
invece
di
rappresentare
psicologie
caratteristiche
e
di
rispecchiare
tendenze
originali
diventarono
per
un
malinteso
ossequio
alla
Terza
Internazionale
antologie
noiosissime
di
scritti
di
Bucarin
o
di
Zinovief
.
Siffatte
condizioni
di
protezionismo
politico
determinarono
formazioni
artificiose
di
vita
morale
.
Chiusi
in
piccoli
gruppi
,
negati
all
'
azione
i
comunisti
si
esaurivano
in
una
sterile
critica
ai
massimalisti
,
mentre
le
loro
file
nonostante
la
negazione
teorica
di
qualunque
suddivisione
in
tendenze
erano
sconvolte
dalle
reciproche
diffidenze
e
da
odi
personali
feroci
,
come
accade
solo
tra
congiurati
.
Dominava
un
'
atmosfera
romantica
intollerante
e
intollerabile
,
uno
spirito
di
setta
arido
e
dissolvente
.
Gli
uomini
migliori
dovettero
occuparsi
di
faccende
insidiosamente
particolari
e
vi
esaurirono
le
loro
più
vivaci
attitudini
.
Si
logorarono
in
meno
di
due
anni
.
E
le
persecuzioni
fasciste
invece
di
farne
dei
martiri
,
e
dei
simboli
di
ribellione
tolsero
ogni
efficacia
pratica
alla
loro
azione
condannandoli
,
a
ricominciare
daccapo
per
l
'
esame
di
coscienza
e
di
maturità
.
Le
organizzazioni
non
si
improvvisano
:
valgono
per
le
tradizioni
che
le
hanno
nutrite
,
per
gli
sforzi
che
costarono
.
Invece
di
trovare
nelle
lotte
per
la
libertà
il
vigore
della
rinascita
gli
organismi
comunisti
caddero
appena
i
capi
ebbero
un
momento
di
stanchezza
.
V
I
nazionalisti
La
dottrina
nazionalista
ha
indicato
i
suoi
limiti
e
i
suoi
vizi
d
'
origine
in
Morasso
e
in
Sighele
durante
il
periodo
di
preparazione
,
in
Corradini
e
in
Rocco
nel
momento
costruttivo
.
La
praxis
esaurì
ogni
eroicità
nell
'
avventura
tripolina
e
si
ridusse
a
un
fatto
personale
Federzoni
che
non
è
senza
interesse
per
il
collezionista
di
curiosità
aneddotiche
.
Le
adesioni
del
Gentile
e
del
Varisco
sono
da
valutare
come
casi
di
accademia
e
di
retorica
che
non
portarono
al
nazionalismo
esperienze
nuove
;
Coppola
è
un
fenomeno
d
'
importazione
francese
,
Sillani
un
documento
di
archeologia
,
Siciliani
il
traduttore
degli
Erotici
,
Tamaro
un
caso
di
patologia
irredentista
.
Se
si
guardano
le
cose
nel
loro
aspetto
di
tecnica
politica
,
il
partito
nazionalista
è
un
poco
il
fratellino
del
vecchio
partito
repubblicano
,
prodotto
romagnolo
,
un
capriccio
di
studenti
e
di
professori
,
«
malattie
d
'
infanzia
»
che
si
ritrovano
e
si
spengono
tutt
'
e
due
nel
fascismo
.
L
'
uno
e
l
'
altro
infatti
si
sono
fermati
a
pregiudiziali
di
costituzionalismo
,
l
'
uno
e
l
'
altro
hanno
incominciato
con
la
poesia
(
Carducci
e
D
'
Annunzio
)
per
continuare
con
l
'
oratoria
e
finire
...
con
la
filosofia
.
Già
in
certe
constatazioni
c
'
è
un
fondo
di
amarezza
e
di
condanna
ineluttabile
che
ci
lasciano
indifferenti
;
e
l
'
esame
proposto
si
muta
nell
'
adempimento
doveroso
di
un
'
indagine
storica
.
Tutti
sentiamo
di
non
poter
cercare
qui
orizzonti
di
scoperta
perché
le
avventure
del
viaggio
sono
previste
e
piccole
,
né
sul
cammino
troveremo
ragione
di
discordia
.
Partecipando
alla
lotta
politica
i
nazionalisti
,
in
venti
anni
di
dottrina
e
quindici
di
azione
,
hanno
lasciato
dietro
di
sé
un
solo
insegnamento
,
negativo
:
l
'
impresa
libica
.
Ignorarono
il
problema
operaio
,
il
problema
per
eccellenza
,
intorno
a
cui
avrebbero
dovuto
impegnarsi
,
di
vita
o
di
morte
,
i
partiti
del
nostro
secolo
.
Di
tutte
le
questioni
pratiche
discussero
per
passatempo
quasi
compiacendosi
di
contraddizioni
e
di
ignoranze
compromettenti
;
combatterono
la
burocrazia
difendendo
l
'
accentramento
;
maledissero
l
'
emigrazione
e
ne
invocarono
la
tutela
;
disdegnarono
il
problema
meridionale
,
mentre
volevano
esaltare
la
nazione
e
la
sua
unità
;
annunciatori
della
religione
dello
Stato
fecero
comunella
coi
clericali
;
venerarono
la
Triplice
Alleanza
e
poi
finirono
a
mostrare
la
loro
finezza
nelle
leghe
di
azione
antitedesca
;
sindacalisti
per
virtù
di
imitazione
,
confusero
abilmente
i
trusts
con
i
sindacati
operai
;
critici
della
democrazia
e
del
pacifismo
non
seppero
inserirsi
neanche
in
una
tradizione
borghese
.
Il
nazionalismo
francese
,
monarchico
e
reazionario
,
ha
il
gusto
dell
'
arcaico
e
il
sostegno
vigoroso
di
una
tradizione
militare
,
religiosa
,
aristocratica
,
capace
di
non
confondersi
con
l
'
enfasi
demagogica
del
cosmopolitismo
parigino
.
In
Italia
un
atteggiamento
di
questo
genere
che
non
voglia
peccare
di
copia
fotografica
dovrebbe
riprendere
la
tradizione
sabauda
.
Invece
l
'
Idea
Nazionale
e
Politica
sono
irreparabilmente
affezionate
al
cosmopolitismo
e
romanamente
filistee
;
il
gusto
dell
'
arcaico
si
esprime
in
tendenze
archeologiche
,
il
culto
della
tradizione
nonché
dirigersi
ai
valori
morali
e
agli
sforzi
di
coscienza
più
istintivi
,
sdegna
i
limiti
naturali
della
prudenza
storica
e
si
traduce
in
desideri
vibranti
senza
ascoltare
i
suggerimenti
diplomatici
di
un
realismo
elementare
.
Alfredo
Rocco
ha
inventato
il
nazionalismo
economico
,
Enrico
Corradini
la
priorità
della
politica
estera
sulla
politica
interna
.
Guerrieri
l
'
uno
e
l
'
altro
,
nelle
loro
elucubrazioni
,
ma
con
l
'
anima
del
giurista
o
con
la
maschera
del
drammaturgo
.
C
'
è
tra
i
Maurras
,
i
Valois
,
i
Barrès
,
i
Daudet
da
un
lato
e
i
Rocco
e
gli
Ercole
dall
'
altro
una
differenza
di
misura
e
di
spirito
comico
;
quelli
sono
conservatori
per
ragioni
di
stile
e
francesi
di
letteratura
,
questi
giuristi
sottili
,
preoccupati
di
fissare
la
formula
e
di
allontanare
le
sfumature
,
per
lungo
esercizio
diventati
famigliari
con
le
entità
pseudoconcettuali
e
del
tutto
alieni
dall
'
ironia
che
è
nell
'
individuo
e
dall
'
astuzia
del
particolare
;
imperialisti
per
reagire
all
'
aridità
di
un
'
educazione
astratta
,
con
il
fondamentale
dogmatismo
del
costituzionalista
.
Se
a
queste
deficienze
di
personalità
e
a
questa
frettolosa
sicumera
di
praxis
connetterete
i
limiti
del
movimento
storico
avrete
collocato
il
nazionalismo
nella
sua
luce
,
in
quell
'
atmosfera
d
'
ironia
che
gli
aderisce
senza
essere
frutto
della
crudeltà
della
satira
,
che
può
pacificamente
risparmiarlo
.
I
profeti
primi
,
in
ordine
cronologico
,
del
nazionalismo
furono
poeti
(
Corradini
,
Papini
,
Borgese
,
1903
)
sognatori
di
espansione
e
di
attività
.
La
seconda
generazione
nazionalista
si
divertì
più
modestamente
a
sognare
un
collegio
elettorale
(
Federzoni
,
Bevione
)
;
gli
ultimi
sono
operosi
giuristi
e
candidi
teorici
,
votati
a
un
'
opera
di
società
di
cultura
.
Sotto
questa
varietà
di
evoluzioni
resta
,
come
unica
sostanza
sentimentale
,
un
patriottismo
ora
filisteo
ora
retorico
,
sempre
troppo
ingenuo
per
avere
validità
politica
(
il
sentimento
della
patria
può
essere
un
presupposto
,
non
un
elemento
della
politica
)
e
si
perpetua
,
come
aspirazione
ideale
,
l
'
ultimo
tentativo
di
un
astratto
sogno
hegeliano
.
Senonché
Antonio
Labriola
e
Benedetto
Croce
bene
avevano
avvertito
con
l
'
esempio
la
poca
serietà
di
chi
volesse
riprendere
il
concetto
dello
Stato
hegeliano
senza
ricordarsi
gli
approfondimenti
di
Marx
.
Così
il
nazionalismo
fu
una
filosofia
della
storia
ottimistica
che
parlò
enfaticamente
di
Stato
forte
dimenticando
l
'
elaborazione
pratica
della
lotta
politica
da
cui
lo
Stato
scaturisce
e
teorizzò
astrattamente
un
termine
del
processo
storico
senza
vederne
la
natura
meccanica
e
naturalistica
.
Invero
solo
per
un
vizio
originario
di
educazione
positivista
essi
ci
parlano
di
nazione
e
non
di
Stato
e
non
bastano
le
tessere
di
Giovanni
Gentile
e
di
Balbino
Giuliano
per
cancellare
le
orme
di
Morasso
e
di
Sighele
.
Il
nazionalismo
si
oppose
al
socialismo
e
al
positivismo
rimanendo
nel
loro
stesso
piano
:
per
parlare
un
linguaggio
famigliare
ai
nuovi
aderenti
fu
l
'
antitesi
della
tesi
.
La
romantica
democrazia
reagendo
contro
il
Risorgimento
aveva
cercato
di
superare
il
particolarismo
in
esso
implicito
;
poiché
la
nostra
unità
ci
venne
più
dalle
tradizioni
piemontesi
che
dal
liberismo
di
Cavour
e
dallo
storicismo
critico
di
Cattaneo
.
Per
vie
diverse
erronee
,
limitate
,
Lombroso
,
Ardigò
,
Loria
reagivano
rimanendo
provinciali
al
filisteismo
della
nostra
unità
,
volgarizzavano
esigenze
di
malcontento
,
si
assimilavano
grossolanamente
un
pensiero
europeo
che
gli
Italiani
non
avevano
saputo
apprendere
dalla
serietà
di
Cattaneo
e
di
Cavour
.
Opponendosi
a
questo
umanitarismo
romantico
,
i
nazionalisti
non
sentirono
la
vitalità
che
vi
si
nascondeva
.
Da
quella
parentesi
era
nato
il
movimento
operaio
e
,
contro
il
garibaldinismo
di
Crispi
,
una
franca
coscienza
libertaria
,
premessa
necessaria
di
un
serio
pensiero
politico
.
I
nazionalisti
credettero
di
poter
fare
a
meno
della
lotta
politica
e
di
tornare
semplicemente
al
povero
sogno
di
disperazione
del
Gioberti
.
Essi
accettarono
il
Risorgimento
come
un
dato
di
fatto
,
senza
intendere
che
si
poteva
essere
davvero
unitari
solo
facendo
il
processo
all
'
unità
,
solo
spezzandone
il
mito
eroico
per
integrare
le
deficienze
e
mettere
riparo
al
fallimento
.
Perciò
rimase
sterile
la
loro
critica
al
parlamentarismo
,
all
'
acquiescenza
delle
classi
dirigenti
,
all
'
impreparazione
della
politica
estera
,
alla
superficialità
dell
'
anticlericalismo
,
alla
pericolosa
corruzione
della
massoneria
.
Ma
non
seppero
rifare
il
processo
organico
che
determinava
queste
condizioni
necessariamente
,
non
seppero
esprimere
una
volontà
di
redenzione
aderente
a
capacità
storiche
reali
.
E
perciò
le
loro
idee
si
ridussero
alle
manifestazioni
del
malcontento
piccoloborghese
che
con
la
retorica
della
patria
cercava
di
consolarsi
della
sua
incapacità
economica
.
Si
ripeteva
nel
partito
senza
genialità
e
senza
profondità
psicologica
il
caso
di
provincialismo
letterario
di
Alfredo
Oriani
.
Ad
Oriani
come
a
ispiratore
dottrinario
si
rivolgeva
Giulio
De
Frenzi
già
vicino
a
trasfigurarsi
nell
'
eroico
clericalismo
di
Luigi
Federzoni
.
Oriani
era
stato
l
'
ammiratore
di
Crispi
e
il
teorico
ottimista
dell
'
impresa
africana
:
Oriani
era
il
«
grand
'
uomo
del
villaggio
»
come
il
nazionalismo
era
il
grande
partito
di
un
'
Italia
desolata
e
infantile
.
Ma
volgarizzandosi
,
irreparabilmente
si
disperdevano
le
qualità
letterarie
dell
'
eroica
solitudine
del
Romagnolo
:
restavano
la
sua
mazziniana
incultura
politica
e
i
suoi
arbitrari
schematismi
hegeliani
che
,
per
ignoranza
delle
forze
economiche
e
della
genuina
idealità
dell
'
empiria
,
lo
avevano
condotto
semplicisticamente
a
capovolgere
Ferrari
e
a
fantasticare
di
unità
italiana
compiuta
quando
il
processo
era
appena
incominciato
.
Alla
lotta
politica
pensata
da
Oriani
resta
estranea
la
complessità
dei
movimenti
economici
e
delle
psicologie
:
la
Rivolta
Ideale
è
il
trionfo
dell
'
astrattismo
,
un
mondo
di
ideologie
senza
uomini
.
E
i
nazionalisti
,
che
ne
assimilarono
la
superficie
,
derivarono
dai
più
infelici
intellettualismi
la
pigrizia
semplificatrice
in
cui
il
loro
istinto
retorico
si
appagava
.
Prezzolini
e
Papini
cercarono
,
ai
tempi
del
Regno
,
di
far
capire
ai
nazionalisti
Mosca
e
Parere
,
ma
questo
tentativo
di
integrazione
culturale
trovò
gli
spiriti
impreparati
e
non
era
del
resto
sufficiente
alla
realtà
imprevista
che
si
veniva
creando
.
Poiché
la
teoria
delle
élites
è
un
canone
valido
di
interpretazione
storica
,
ma
nasconde
tutti
i
pericoli
dell
'
intellettualismo
sociologico
e
scientifico
da
cui
nasce
,
se
non
si
trasporta
la
logica
di
Mosca
e
di
Pareto
sino
a
Giorgio
Sorel
il
quale
considera
la
teoria
delle
aristocrazie
nel
suo
ambiente
naturale
,
ossia
nella
lotta
di
classe
.
Nel
1903
una
teorica
di
conservazione
si
esprimeva
necessariamente
nella
pratica
giolittiana
,
e
non
la
borghesia
ma
il
proletariato
si
stava
schierando
sul
fronte
di
combattimento
.
Ma
in
quegli
anni
gli
scrittori
del
Regno
davano
la
prova
del
loro
realismo
schernendo
gli
operai
.
Se
chi
parlava
nel
1903
di
élites
e
di
lotta
politica
avesse
avuto
una
visione
della
realtà
la
rivoluzione
operaia
del
191920
non
sarebbe
stata
stroncata
per
mancanza
di
classe
dirigente
.
Il
nazionalismo
ha
perduto
in
questa
ignoranza
la
sua
prima
battaglia
di
politica
estera
.
Mario
Morasso
definiva
allora
le
rivendicazioni
delle
classi
lavoratrici
un
eterno
rompicapo
e
levava
il
suo
inno
alle
imprese
di
eroismo
dilettantesco
del
Duca
degli
Abruzzi
e
del
Capitano
Cagni
.
Enrico
Corradini
non
poteva
capire
che
la
politica
estera
è
più
importante
in
un
certo
senso
della
politica
interna
solo
in
quanto
è
essa
stessa
politica
interna
;
senza
che
sia
meno
vera
la
proposizione
reciproca
.
Ma
a
questa
stregua
l
'
impresa
libica
invece
di
preparare
una
politica
imperialista
svela
la
nostra
infantilità
politica
,
nello
stesso
modo
della
politica
adriatica
.
Il
realismo
politico
più
elementare
suggerisce
ben
più
precise
grandezze
;
il
problema
della
nostra
emigrazione
,
la
questione
meridionale
sono
problemi
di
politica
estera
più
importanti
del
conseguimento
di
concessioni
africane
,
e
una
saggia
politica
di
alleanze
può
servirci
meglio
di
grossi
propositi
bellici
.
D
'
altra
parte
l
'
esempio
inglese
e
americano
insegnano
che
solo
con
un
proletariato
agguerrito
e
cosciente
è
possibile
una
seria
politica
espansionista
.
Non
basta
aver
affermato
l
'
utilità
della
guerra
per
esser
chiamati
realisti
in
politica
.
Qui
i
nazionalisti
dichiareranno
tutti
i
meriti
loro
e
il
loro
coraggio
nella
lotta
e
nella
resistenza
contro
le
demagogie
pacifiste
.
Ma
l
'
esaurirsi
nella
mera
critica
di
una
ideologia
utopistica
può
essere
la
migliore
prova
di
un
peccato
d
'
utopia
e
di
una
valutazione
erronea
della
realtà
.
Lo
spirito
guerresco
dei
nazionalisti
fu
infatti
poco
più
che
uno
sfogo
di
esuberanze
malate
e
di
illusioni
dimentiche
.
Il
giudizio
più
realistico
in
tema
di
militarismo
resta
sempre
quello
di
Machiavelli
:
i
soldati
che
vincono
le
battaglie
sono
quelli
che
vogliono
la
pace
e
lo
spirito
d
'
avventura
mal
si
concilia
con
le
severe
necessità
della
guerra
.
La
pratica
offre
le
critiche
più
decisive
e
inesorabili
di
certe
illusioni
storiche
senza
che
se
ne
diano
pensiero
i
dottrinari
.
La
guerra
europea
è
stata
vinta
più
per
opera
dell
'
astrattismo
wilsoniano
che
del
concretismo
imperialista
e
questo
concretismo
non
era
meno
ingenuo
di
quell
'
astrattismo
.
La
storia
è
sempre
più
complessa
dei
programmi
:
la
politica
imperialista
degli
zar
conduce
la
Russia
alla
sconfitta
;
Trozchi
predicando
la
pace
fa
la
guerra
vittoriosa
.
Nel
disconoscimento
di
queste
realtà
consiste
il
dottrinarismo
immaturo
dei
nazionalisti
.
Espansione
coloniale
e
militarismo
non
sono
in
essi
specifiche
volontà
ma
vizi
dogmatici
:
progetti
innocui
con
cui
si
cerca
di
nascondere
penose
situazioni
non
conosciute
.
Il
nazionalismo
ha
perduto
la
sua
seconda
battaglia
quando
ha
dovuto
subire
il
gioco
del
fascismo
e
ridursi
,
esso
,
il
partito
della
forza
e
dell
'
astuzia
,
al
compito
di
elaborare
una
dottrina
per
i
vincitori
.
Nell
'
adesione
al
fascismo
si
vide
chiaramente
quanto
vi
fosse
di
piccolo
borghese
e
di
enfatico
nella
Real
Politik
di
Coppola
e
di
Corradini
.
Con
la
sua
teoria
delle
aristocrazie
il
nazionalismo
non
è
stato
capace
di
elaborare
neanche
una
praxis
borghese
.
Il
corradiniano
regime
della
borghesia
produttiva
non
ha
sostegni
di
intransigenza
,
né
natura
eroica
che
lo
salvi
dalla
degenerazione
del
socialismo
di
Stato
.
Gli
industriali
potranno
essere
condotti
alla
lotta
politica
con
intollerante
coerenza
solo
da
un
mito
francamente
liberista
.
Il
protezionismo
è
la
morale
della
mediocrità
dell
'
industria
;
stronca
la
formazione
di
aristocrazie
borghesi
adeguando
il
merito
all
'
intrigo
,
negando
con
lo
statalismo
il
processo
libero
dell
'
industria
-
-
come
il
cooperativismo
spezza
le
naturali
aristocrazie
operaie
col
promuovere
costumi
da
parassita
.
I
nazionalisti
non
hanno
elevato
un
solo
grido
contro
la
mentalità
burocratica
,
anzi
sono
diventati
il
partito
dei
ceti
medi
per
paura
della
rivoluzione
.
Nella
difesa
del
protezionismo
affiora
una
vera
e
propria
questione
di
mentalità
che
culmina
in
un
mediocre
ricatto
:
il
parassitismo
è
mercanteggiato
in
cambio
di
un
'
adesione
dottrinaria
al
mito
della
patria
.
Eccoci
a
constatare
ancora
qui
la
malattia
storica
e
costituzionale
del
neo
guelfismo
:
Alfredo
Rocco
ne
è
il
profeta
più
tardo
.
Il
Primato
giobertiano
torna
in
vigore
col
suo
astrattismo
anti
liberale
da
medioevo
e
l
'
hegelismo
provinciale
della
Destra
si
acqueta
con
Gentile
monarchico
e
nazionalista
,
nell
'
enfatica
palingenesi
unitaria
del
semplicismo
conservatore
.
Si
esercitino
i
letterati
nel
considerare
questi
episodi
di
oratoria
arcadica
.
Nota
sul
sindacalismo
di
Alfredo
Rocco
Le
costruzioni
teoriche
di
Alfredo
Rocco
,
filosofo
del
sindacalismo
nazionalista
,
sono
appena
un
nuovo
aspetto
della
dominante
morale
protezionista
che
si
è
prima
analizzata
.
«
Tutta
la
vita
degli
organismi
sociali
-
-
scrive
Alfredo
Rocco
-
-
è
una
lotta
incessante
tra
il
principio
dell
'
organizzazione
rappresentato
dallo
Stato
,
che
tende
a
consolidarli
e
ad
accrescerli
,
e
il
principio
della
disgregazione
,
rappresentata
dagli
individui
e
dai
gruppi
,
che
tende
a
disintegrarli
,
e
perciò
a
farli
cadere
e
perire
.
Quando
trionfa
lo
Stato
,
la
società
si
sviluppa
e
prospera
:
quando
riprendono
il
sopravvento
gli
individui
e
i
gruppi
essa
si
disgrega
e
muore
»
.
Non
è
vera
la
dottrina
del
progresso
,
anzi
«
la
storia
si
svolge
secondo
cicli
distinti
,
ma
simili
e
ricorrenti
.
Ed
è
naturale
:
la
storia
dell
'
umanità
non
è
che
la
storia
delle
varie
organizzazioni
sociali
che
si
succedono
nei
secoli
e
nei
millenni
,
e
ciascuna
di
queste
ha
,
come
tutti
gli
organismi
,
una
vita
,
che
si
inizia
con
la
nascita
e
termina
con
la
morte
,
attraverso
la
giovinezza
,
la
maturità
,
la
vecchiaia
.
Nessuna
meraviglia
,
pertanto
,
che
la
storia
si
ripeta
perché
nei
vari
organismi
sociali
che
si
formano
successivamente
,
si
ripete
con
le
sue
identiche
fasi
,
la
vita
»
(
Politica
,
vol
.
VII
,
pag
.
3
)
.
Questi
concetti
sono
una
rigida
applicazione
del
socialismo
di
Stato
,
senonché
,
più
che
a
Lassalle
,
bisognerebbe
pensare
a
Campanella
e
ai
regimi
teocratici
.
Dopo
Marx
solo
qualche
onesto
pievano
di
paeselli
sperduti
saprebbe
consentire
a
una
anatomia
della
società
ingenua
come
quella
escogitata
dal
Rocco
.
Invero
il
trionfo
dello
Stato
non
può
essere
che
trionfo
degli
individui
.
La
funzione
politica
non
è
propria
di
entità
concettuali
,
ma
di
persone
,
le
quali
per
il
fatto
stesso
che
operano
nella
società
non
dipendono
mai
dalla
grettezza
degli
egoismi
.
Se
la
vita
è
trionfo
di
attività
e
di
iniziativa
,
lo
Stato
opera
come
limite
ideale
,
tende
a
diventare
un
risultato
immanente
e
necessario
nel
momento
delle
affermazioni
individuali
.
Senonché
la
più
elementare
prudenza
ci
suggerisce
di
metter
da
parte
osservazioni
troppo
filosofiche
inadatte
alla
schermaglia
con
un
candido
giurista
inesperto
di
storia
.
Gioverà
scendere
invece
dalle
premesse
alle
smaglianti
conseguenze
.
«
Lo
Stato
deve
tornare
alla
sua
vecchia
tradizione
interrotta
dal
trionfo
dell
'
ideologia
liberale
,
e
comportarsi
verso
i
sindacati
moderni
come
si
comportò
con
le
corporazioni
medioevali
.
Deve
assorbirli
e
farli
suoi
organi
.
Per
ottenere
questo
risultato
il
semplice
riconoscimento
non
basta
,
occorre
una
trasformazione
ben
più
profonda
.
Occorre
da
un
lato
proclamare
la
obbligatorietà
dei
sindacati
e
dall
'
altro
porli
risolutamente
sotto
il
controllo
dello
Stato
,
determinandone
con
precisione
le
funzioni
,
disciplinandone
la
vigilanza
e
la
tutela
in
una
forma
di
autarchia
non
eccessivamente
svincolata
.
Ma
,
sopratutto
,
bisogna
trasformarli
da
strumenti
di
lotta
per
la
difesa
di
interessi
particolaristici
in
organi
di
collaborazione
al
raggiungimento
di
fini
comuni
.
I
sindacati
operai
e
quelli
padronali
debbono
essere
riuniti
,
industria
per
industria
,
in
un
sindacato
misto
organizzato
,
s
'
intende
,
in
due
,
anzi
,
piuttosto
in
tre
sezioni
,
giacché
sarebbe
opportuno
che
anche
gli
elementi
direttivi
,
ingegneri
,
tecnici
,
capi
fabbrica
,
avessero
la
loro
rappresentanza
speciale
.
Ma
l
'
azione
comune
del
sindacato
deve
essere
ridotta
ad
unità
da
un
organismo
apposito
,
consiglio
e
direttorio
sindacale
per
il
raggiungimento
di
fini
comuni
»
(
Politica
,
VII
,
p
.
10
)
.
Qui
con
l
'
ironia
viene
a
contrastare
la
generosità
,
e
il
naturale
candore
che
sta
sotto
ogni
malizia
ci
consiglia
a
mitezza
verso
le
illusioni
stesse
più
enfatiche
e
i
progetti
più
massicci
e
goffi
e
sicuri
di
sé
.
Usi
a
pietà
verso
le
deficenze
più
irreparabili
e
,
per
così
dire
,
fisiologiche
,
dovremo
dire
che
si
nasce
ottimista
come
si
nasce
becco
,
e
se
il
nazionalismo
è
bello
e
ridente
invece
che
serio
e
doloroso
la
colpa
non
sarà
tutta
della
sua
infanzia
.
Il
sindacalismo
è
nato
per
sconvolgere
gli
schemi
,
per
stroncare
le
pretese
illuministiche
,
per
far
scaturire
la
verità
dalla
lotta
politica
,
per
ottenere
da
ognuno
la
sua
dedizione
alla
praxis
,
per
dominare
col
realismo
i
comodi
giusnaturalismi
.
Il
sindacalismo
organizza
delle
forze
,
le
conduce
al
sacrificio
,
obbliga
ognuno
ad
assumere
la
sua
responsabilità
,
dà
a
tutti
,
senza
preoccuparsi
di
astrattezze
dottrinali
,
un
senso
elementare
di
dignità
:
separa
gli
attivi
dagli
inerti
,
schiaccia
inesorabilmente
i
pigri
,
fa
sentire
le
differenze
dei
valori
,
acuisce
l
'
esigenza
di
una
aristocrazia
e
di
un
eroismo
civile
,
crea
i
presupposti
per
la
nuova
esperienza
di
una
morale
di
produttori
.
Qualunque
sia
il
suo
mito
finale
,
il
suo
sogno
di
palingenesi
,
il
sindacalismo
ha
la
sua
realtà
attuale
come
suscitatore
di
valori
.
Rocco
vuole
il
sindacalismo
senza
lotta
,
come
dire
Hegel
senza
dialettica
,
il
collettivismo
marxista
senza
la
dittatura
del
proletariato
e
il
rovesciamento
della
praxis
,
il
diritto
pubblico
senza
la
politica
.
Il
suo
sogno
è
infatti
essenzialmente
costi
tuzionalista
;
il
suo
mondo
ideale
è
una
pacifica
rinuncia
mistica
.
Vagheggia
la
riduzione
dello
spirito
e
degli
individui
a
una
misura
amministrativa
;
la
sua
ammirazione
per
la
burocrazia
è
inesorabile
,
propugna
:
«
l
'
abbandono
del
pregiudizio
dottrinale
,
ogni
giorno
smentito
dai
fatti
,
che
il
salario
e
le
condizioni
del
lavoro
siano
determinate
dalla
legge
della
domanda
e
dell
'
offerta
e
l
'
adozione
del
principio
del
giusto
salario
che
la
giurisprudenza
si
incaricherebbe
ben
presto
di
precisare
e
di
sviluppare
»
.
Non
occorre
infierire
contro
intenzioni
tanto
candide
.
L
'
inventore
del
nazionalismo
economico
è
diventato
economista
non
per
presunzione
ma
per
esigenza
di
partito
:
egli
non
osa
neanche
nascondere
le
equivoche
sue
derivazioni
.
La
giurisprudenza
?
Abbiamo
trovato
le
giuste
misure
.
Ecco
perché
è
necessario
abolire
i
validi
strumenti
millenari
della
lotta
politica
:
boicottaggio
,
sciopero
,
serrata
,
ostruzionismo
.
I
sindacati
di
Rocco
sono
un
'
invenzione
di
carattere
professionale
,
sono
il
semenzaio
dei
nuovi
clienti
.
VI
I
repubblicani
Lo
spirito
del
partito
d
'
azione
Se
nel
Partito
Repubblicano
si
trovano
oggi
germi
di
rinnovamento
le
ragioni
sono
da
cercarsi
nell
'
azione
storica
del
fascismo
e
nel
confluire
in
seno
al
fascismo
dei
motivi
nazionalisti
e
retorici
dell
'
interventismo
.
La
guerra
ha
liquidato
la
questione
dell
'
irredentismo
,
nella
quale
i
repubblicani
rimanevano
rigidi
e
indifferenziati
dai
partiti
dell
'
ordine
.
La
monarchia
poi
,
riconoscendo
il
colpo
di
mano
fascista
,
ha
ripresentato
il
problema
istituzionale
.
Infine
il
fascismo
ricollegandosi
alla
parte
caduca
e
donchisciottesca
del
nostro
Risorgimento
si
assume
quel
compito
di
rivendicazioni
romantiche
,
di
predicazione
di
esaltato
patriottismo
,
di
sentimentalismo
sociale
collaborazionista
che
dopo
la
fine
del
partito
d
'
azione
era
stato
il
solo
patrimonio
continuato
dal
mazzinianismo
.
Il
ventennio
antecedente
al
'14
ci
aveva
dato
infatti
una
caratteristica
forma
di
psicologia
di
altri
tempi
:
la
camicia
rossa
«
tendenziale
»
non
mai
sazia
di
leggenda
e
di
cortei
,
generoso
sangue
romagnolo
,
con
l
'
avventura
per
ideale
e
la
spavalderia
per
motto
,
irredentista
per
un
ripicco
a
Francesco
Giuseppe
,
rispettosa
dell
'
ordine
borghese
come
di
quello
che
si
lascia
bestemmiare
,
sdegnata
con
la
monarchia
per
potersi
spiegare
con
semplicità
la
storia
e
il
proprio
perpetuo
malcontento
,
oltre
che
per
altissimi
principi
di
uguaglianza
sociale
.
La
guerra
,
poverissima
nel
creare
sfumature
di
idealità
e
di
caratteri
,
ci
divertì
invece
nella
figurazione
del
repubblicano
tirannello
e
del
comitato
di
salute
pubblica
.
Furono
i
repubblicani
primissimi
responsabili
con
i
nazionalisti
nel
creare
le
famìgerate
leghe
d
'
azione
antitedesca
e
nell
'
esasperare
quella
campagna
contro
Giolitti
,
che
resta
,
anche
per
gli
spiriti
non
teneri
verso
il
giolittismo
,
uno
degli
indici
più
sconsolanti
della
nostra
immaturità
durante
la
guerra
.
Del
resto
un
partito
che
non
ebbe
altra
risorsa
,
per
decenni
,
fuor
di
una
banale
campagna
moralizzatrice
e
identificò
la
lotta
politica
con
la
lotta
all
'
uomo
e
le
accuse
di
disonestà
pratica
,
doveva
logicamente
esaurirsi
nel
modo
più
allegro
,
e
darci
lo
spettacolo
di
parecchi
suoi
gregari
,
paladini
di
purità
,
implicati
nei
più
disgustosi
scandali
.
Si
sa
che
la
storia
difficilmente
consente
che
le
sfuggano
le
occasioni
della
più
piacevole
ironia
:
e
ci
volle
riservare
l
'
estrema
prevista
sorpresa
di
un
Colaianni
persecutore
del
proletariato
e
del
bolscevismo
e
di
un
partito
rivoluzionario
alleato
alla
monarchia
per
salvare
i
pescicani
e
le
cricche
di
Montecitorio
.
Solo
a
questo
punto
,
mentre
la
reazione
fascista
si
stava
sfrenando
in
Romagna
con
la
complicità
dei
repubblicani
,
e
da
parte
dei
più
dignitosi
,
come
il
Ghisleri
e
il
Facchinetti
,
non
si
sapeva
suggerir
rimedio
fuor
di
una
rosea
Costituente
:
alcuni
giovani
,
come
Zuccarini
,
Conti
,
Schiavetti
e
Bergamo
,
riuscirono
ad
imporre
la
necessità
di
un
orientamento
rivoluzionario
.
Senonché
l
'
occasione
e
il
fondamento
dell
'
opera
,
il
movimento
operaio
,
sono
mancati
e
ai
nuovi
repubblicani
spetterà
un
mero
compito
di
critica
e
di
eresia
d
'
avanguardia
.
I
torti
del
mazzinianismo
Resta
a
vedere
se
la
dottrina
mazziniana
,
su
cui
questi
giovani
continuano
a
fondarsi
,
non
contenga
già
originariamente
quei
vizi
di
comprensione
storica
e
di
pratica
dei
quali
Colaianni
,
Barzilai
,
Chiesa
,
Pirolini
,
non
sarebbero
che
naturali
esemplificazioni
.
Si
chiede
se
l
'
equivoco
in
cui
si
trovarono
i
repubblicani
di
fronte
ai
tre
problemi
1
)
Dalmazia
,
2
)
wilsonismo
,
3
)
bolscevismo
potessero
evitarsi
o
non
corrispondessero
a
pericolosi
errori
di
impostazione
e
di
natura
.
La
politica
estera
fu
il
terreno
specifico
della
competenza
di
Mazzini
e
si
potrebbe
citare
come
una
prova
del
suo
realismo
nella
visione
del
Risorgimento
.
Ma
,
in
quanto
è
valida
,
ha
i
suoi
limiti
aderenti
alle
occasioni
per
le
quali
fu
pensata
e
soltanto
per
ragionamenti
storici
si
possono
giustificare
le
sue
ideologie
umanitarie
,
che
i
repubblicani
hanno
inteso
invece
come
premesse
su
cui
esercitare
i
procedimenti
deduttivi
.
Più
compromettente
è
l
'
eredità
mazziniana
in
tema
di
questione
sociale
.
Infatti
quando
Mazzini
parla
del
problema
sociale
come
di
un
problema
di
educazione
delle
facoltà
umane
,
egli
è
in
una
posizione
reazionaria
;
la
stessa
in
cui
ricade
il
Ghisleri
,
intendendo
il
consiglio
di
fabbrica
come
uno
strumento
di
conoscenze
economiche
per
gli
operai
.
E
se
il
concetto
d
'
associazione
come
l
'
intendeva
il
genovese
ha
avuto
una
grande
importanza
per
creare
lo
slancio
e
lo
spirito
rivoluzionario
non
ha
saputo
poi
estendersi
al
campo
tattico
e
strategico
e
dare
agli
operai
un
ordine
di
lotta
e
una
disciplina
di
intransigenza
.
La
cooperazione
e
la
mutualità
,
sorte
dall
'
iniziativa
di
difesa
delle
classi
proletarie
,
diventano
una
corruzione
piccolo
borghese
delle
autonomie
e
un
peso
morto
per
la
battaglia
se
sono
alimentate
con
spirito
riformistico
come
preludio
alla
società
futura
.
Il
movimento
operaio
ha
la
sua
logica
nella
sua
disperazione
;
il
futuro
non
può
essere
compromesso
con
piani
preconcetti
.
Ed
ecco
che
invece
Zuccarini
,
in
pieno
processo
di
rivoluzione
italiana
,
mentre
afferma
che
il
problema
politico
è
problema
di
forza
e
che
i
repubblicani
sono
rivoluzionari
,
pone
di
fronte
all
'
esperimento
russo
la
domanda
:
come
deve
essere
organizzata
la
società
dopo
la
rivoluzione
.
Preoccupazione
caratteristica
del
dottrinarismo
mazziniano
che
viene
a
introdurre
,
nel
momento
in
cui
l
'
unità
della
difesa
e
dell
'
attacco
deve
essere
conservata
,
rigorosa
,
la
scissione
delle
ipotesi
e
delle
previsioni
.
Il
processo
al
regime
accentratore
,
autoritario
,
monopolistico
della
rivoluzione
russa
,
non
si
può
fare
a
priori
in
nome
di
un
ideale
di
autonomia
perché
soltanto
il
futuro
ci
dirà
l
'
organizzazione
del
futuro
e
in
Russia
Lenin
ubbidisce
al
suo
clima
storico
e
ad
esigenze
non
più
astratte
ma
determinate
da
una
dialettica
quotidiana
reale
.
Il
problema
del
movimento
operaio
è
problema
di
libertà
e
non
di
uguaglianza
sociale
,
la
critica
allo
Stato
ha
un
valore
dinamico
,
non
ricostruttivo
.
La
classe
operaia
si
migliora
tecnicamente
da
se
stessa
nella
fabbrica
;
la
sua
capacità
rivoluzionaria
poi
è
data
dalla
sua
forza
morale
,
dallo
spirito
di
sacrificio
.
Sono
cose
che
la
scuola
non
può
insegnare
,
anzi
l
'
idea
sola
di
insegnarle
,
mentre
non
ha
alcun
grado
di
attuabilità
,
costituisce
un
'
umiliazione
per
l
'
operaio
.
I
Doveri
dell
'
uomo
di
Mazzini
sono
un
libro
immorale
in
quanto
propongono
all
'
operaio
un
ideale
che
non
scaturisce
dal
suo
stesso
cuore
,
lo
persuadono
a
tradire
sé
e
i
suoi
per
agire
nell
'
atmosfera
retorica
della
palingenesi
democratica
e
della
virtù
piccolo
borghese
.
L
'
operaio
deve
educarsi
da
se
stesso
nella
fabbrica
,
deve
conquistare
la
sua
coscienza
morale
nel
lavoro
,
che
gli
darà
virtù
di
eroismo
politico
,
deve
,
educato
,
rimanere
operaio
.
L
'
uguaglianza
sociale
è
l
'
ideale
di
tutte
le
preparazioni
e
di
tutti
i
sogni
ribelli
,
è
l
'
aspirazione
più
tragicamente
commossa
dell
'
uomo
di
tutti
i
tempi
,
ma
esaurisce
la
sua
forza
nel
creare
l
'
impulso
rivoluzionario
:
solo
la
differenziazione
può
alimentare
una
morale
sociale
e
un
senso
dei
limiti
e
una
responsabilità
di
sacrificio
.
Mazzini
non
ha
avvertito
la
logica
di
questo
processo
perché
il
suo
Stato
futuro
vive
in
un
'
atmosfera
romantica
ed
evangelica
aliena
da
ogni
esperienza
di
modernità
e
i
suoi
seguaci
non
scorgono
,
al
di
là
della
nazione
,
il
travaglio
della
coscienza
statale
.
Solo
per
questa
considerazione
è
spiegata
la
svalutazione
dei
capi
che
affiora
anche
qua
e
là
negli
scritti
di
Zuccarini
;
e
la
assoluta
incomprensione
dei
compiti
che
spettano
alle
aristocrazie
dirigenti
.
Infine
dove
il
dottrinarismo
mazziniano
si
rivela
più
inadeguato
è
nella
completa
assenza
di
cognizioni
economiche
e
nella
pretesa
di
subordinare
la
complessa
realtà
dell
'
economia
al
semplicismo
preconcetto
di
uno
schema
politico
.
Le
idee
fisse
di
Mazzini
e
dei
suoi
seguaci
sono
la
cooperazione
e
la
piccola
proprietà
concepite
con
una
mentalità
di
primitivi
,
senza
connessione
con
l
'
economia
moderna
e
senza
avvertire
che
la
cooperazione
,
come
sistema
produttivo
,
tende
a
diventare
parassitaria
e
la
piccola
proprietà
floridissima
nel
Monferrato
urta
contro
ostacoli
sinora
non
superati
in
Basilicata
o
in
Calabria
.
Tra
Mazzini
e
Cattaneo
Non
si
può
dire
dunque
come
i
giovani
repubblicani
siano
per
riuscire
a
conciliare
la
loro
volontà
rivoluzionaria
con
queste
malsicure
premesse
della
dottrina
mazziniana
.
La
loro
critica
al
fascismo
corruttore
coincide
oggi
con
la
nostra
,
ma
nel
momento
in
cui
bisognerà
scegliere
tra
uguaglianza
e
libertà
la
guida
di
Mazzini
non
li
trarrebbe
certo
dall
'
equivoco
,
perché
nel
mazzinianismo
,
mentre
si
trovano
le
idee
più
contraddittorie
e
confuse
,
il
nucleo
centrale
resta
una
dottrina
democratica
conservatrice
rispetto
alla
quale
le
sovrapposizioni
rivoluzionarie
sono
una
mera
derivazione
romantica
,
quasi
una
malattia
del
secolo
che
non
è
più
il
nostro
.
Il
disagio
di
questo
equivoco
è
avvertito
dai
nuovi
repubblicani
nell
'
atto
stesso
che
non
riescono
a
individuare
la
loro
azione
in
un
senso
determinato
.
I
motivi
polemici
di
Critica
politica
,
la
bella
rivista
di
O
.
Zuccarini
,
potrebbero
essere
accettati
senza
discussione
da
conservatori
intelligenti
.
Tra
Sud
e
Nord
il
partito
non
si
è
deciso
.
Le
nostalgie
rivoluzionarie
lo
avvicinano
agli
operai
,
il
mazziniano
fanatismo
per
la
piccola
proprietà
lo
accosta
ai
contadini
.
Qui
si
nascondono
delle
contraddizioni
per
l
'
azione
futura
del
partito
:
se
bisogna
preoccuparsi
della
vita
agraria
in
Italia
prima
di
ogni
altra
cosa
(
p
.
43
,
Il
partito
repubblicano
dopo
la
guerra
)
bisogna
combattere
non
soltanto
l
'
industria
,
ma
anche
gli
operai
e
sognare
una
rivoluzione
fanatica
(
di
che
altro
saranno
capaci
i
contadini
del
Sud
?
)
invece
di
una
rivoluzione
politica
.
Che
dire
del
pensiero
repubblicano
verso
il
Parlamento
per
cui
li
troviamo
partecipi
della
comune
aspettazione
dal
governo
tecnico
e
competente
?
La
storia
recente
ha
dimostrato
in
modo
inconcusso
la
superiorità
degli
incompetenti
sui
competenti
.
Giunto
a
questo
punto
il
nostro
processo
ai
rinati
repubblicani
apparirebbe
tendenzioso
e
non
metterebbe
in
chiaro
la
simpatia
con
cui
continuiamo
a
seguirli
se
non
rilevassimo
il
punto
vivo
del
loro
pensiero
e
delle
loro
polemiche
rendendo
l
'
omaggio
dovuto
ai
motivi
che
ereditano
da
Cattaneo
.
Il
federalismo
per
spiriti
non
negati
alla
cultura
conserva
le
suggestioni
dell
'
eresia
più
accreditata
che
sia
sorta
nella
nostra
storia
politica
.
Il
vessillo
dell
'
autonomia
e
del
decentramento
nasconde
sfumature
e
risorse
complesse
ed
impreviste
:
del
regionalismo
è
facile
rinnovare
di
fronte
alle
esigenze
ricorrenti
i
sensi
e
le
suggestioni
;
la
modestia
dell
'
insegnamento
economico
non
è
fuor
di
luogo
nell
'
Italia
moderna
,
il
mito
libertario
sta
per
diventare
laborioso
e
doveroso
.
In
un
regime
intollerante
di
critica
e
di
autonomia
,
sotto
un
governo
paternamente
dispotico
,
queste
sfumature
di
indagini
e
delicatezze
di
metodo
hanno
un
compito
ben
preciso
di
difesa
per
l
'
avvenire
,
anche
se
non
ne
scaturisca
oggi
un
imperativo
di
azione
tutto
chiaro
.
LIBRO
TERZO
CRITICA
LIBERALE
I
Problemismo
Gaetano
Salvemini
e
Luigi
Sturzo
sono
riusciti
a
promuovere
in
Italia
il
più
recente
esperimento
di
illuminismo
politico
offrendo
il
metodo
e
alcuni
esempi
di
problemismo
pratico
.
La
natura
liberale
di
questo
tentativo
non
ha
bisogno
di
troppi
chiarimenti
e
le
stesse
obbiezioni
che
gli
furono
rivolte
attestano
solo
l
'
immaturità
delle
condizioni
storiche
in
cui
il
loro
pensiero
,
alquanto
esclusivo
,
si
dovette
svolgere
.
La
conoscenza
dei
problemi
pratici
non
può
sostituire
,
s
'
intende
,
la
dialettica
delle
forze
e
infatti
la
critica
liberale
non
ha
mai
preteso
di
ridurre
la
realtà
sotto
schemi
intellettualistici
preconcetti
:
le
azioni
degli
uomini
non
sono
guidate
dalla
sola
logica
,
anzi
la
spiegazione
offerta
dalle
pretese
razionali
è
insufficiente
quanto
quella
che
si
vuol
derivare
dal
riconoscimento
degli
istinti
.
D
'
altra
parte
lo
scetticismo
verso
l
'
indagine
problemistica
mostra
di
non
capire
che
nella
complessità
della
vita
sociale
i
«
problemi
»
riescono
degli
eccellenti
punti
di
orientamento
,
e
sono
talvolta
occasioni
e
strumenti
per
individuare
la
crisi
e
le
forze
vitali
presenti
nell
'
equilibrio
politico
.
Se
la
metodologia
liberale
è
la
più
ripugnante
ai
dogmi
e
alle
semplificazioni
astratte
,
alle
cieche
fiducie
e
alla
sicumera
dei
progettismi
,
la
conoscenza
dei
problemi
pratici
si
presenta
per
il
politico
come
una
forma
e
un
indice
di
liberalismo
:
è
un
modo
di
aderire
alle
sfumature
e
di
prolungare
l
'
osservazione
,
una
delle
vie
per
cui
si
prova
l
'
ascesi
del
politico
.
La
teoria
liberale
non
ha
mai
dimenticato
che
l
'
attitudine
prima
dell
'
uomo
di
governo
come
dell
'
uomo
di
partito
sarebbe
quella
di
sapersi
fermare
al
momento
giusto
,
prima
di
decidere
:
la
virtù
del
dubbio
e
della
sospensione
di
giudizio
,
la
capacità
di
dar
ragione
all
'
avversario
è
la
miglior
preparazione
all
'
intransigenza
e
all
'
intolleranza
operosa
.
Anzi
deriva
da
questa
caratteristica
l
'
accusa
volgare
mossa
al
liberalismo
quasi
fosse
incapace
di
azione
perché
obbiettivo
e
fedele
a
canoni
di
indagine
teorica
prima
che
a
esigenze
di
interessi
:
senonché
l
'
obbiezione
mostra
di
ignorare
proprio
il
fondamento
psicologico
del
liberalismo
,
che
non
è
soltanto
movimento
libertario
e
difesa
delle
iniziative
dei
singoli
,
ma
anche
un
indice
di
maturità
storica
,
un
segno
di
aristocrazia
del
sapere
e
una
raffinata
diplomazia
nei
rapporti
sociali
.
Il
liberalismo
sdegna
la
politica
dei
competenti
(
degli
interessati
)
perché
ha
elaborato
un
concetto
della
politica
come
disinteresse
dell
'
uomo
di
governo
di
fronte
al
popolo
interessato
,
e
perché
ha
offerto
durante
il
corso
storico
alcuni
modelli
assai
evidenti
della
competenza
che
deve
ritrovarsi
nell
'
uomo
di
Stato
(
Cavour
)
.
II
La
lotta
di
classe
e
la
borghesia
La
lotta
di
classe
è
stata
l
'
experimentum
crucis
della
pratica
liberale
;
solo
attraverso
la
lotta
di
classe
il
liberalismo
può
dimostrare
le
sue
ricchezze
.
Essa
rappresenta
in
politica
la
parte
che
in
economia
spettò
al
fenomeno
dello
scambio
e
del
commercio
.
È
lo
strumento
infallibile
per
la
formazione
di
nuove
élites
,
la
vera
leva
,
sempre
operante
,
del
rinnovamento
popolare
.
Soltanto
la
lotta
,
mentre
condiziona
lo
scaturire
delle
iniziative
,
garantisce
le
libertà
dei
singoli
.
Le
classi
appaiono
chiuse
e
agiscono
come
unità
distinte
e
individuate
nei
momenti
più
gravi
del
contrasto
:
ma
errerebbe
chi
le
considerasse
schemi
o
astrazioni
mentre
corrispondono
a
uno
sviluppo
e
rappresentano
un
movimento
.
Il
sogno
nazionalista
della
distruzione
o
dell
'
addomesticamento
delle
classi
ha
la
stessa
natura
del
sogno
pacifista
e
dimentica
la
funzione
educativa
del
contrasto
nella
vita
degli
uomini
.
Ci
sono
buone
ragioni
per
sospettare
che
la
sociologia
abbia
negato
il
concetto
di
classe
soltanto
per
avere
esperimentato
la
difficoltà
del
definirle
.
La
caratteristica
della
lotta
politica
infatti
risiede
in
questo
che
,
mentre
separa
le
classi
,
le
unisce
:
le
sfumature
e
gli
elementi
differenziali
riescono
così
mutevoli
e
dialettici
.
Uno
studioso
idealista
,
avendo
voluto
intendere
rigorosamente
la
borghesia
come
un
fatto
dello
spirito
,
si
ridusse
a
studiarla
non
nei
borghesi
,
che
nel
suo
giudizio
avevano
troppo
scarsa
coscienza
ideale
di
se
stessi
,
ma
nel
proletariato
che
la
conosce
per
il
fatto
stesso
che
la
combatte
.
Con
questo
processo
metodologico
la
scienza
veniva
a
fondarsi
sui
miti
,
la
critica
riesciva
identica
con
la
polemica
.
Infatti
per
suggestioni
di
questo
genere
si
è
continuato
a
vedere
nella
figura
del
borghese
l
'
uomo
che
si
è
fatta
una
posizione
,
l
'
uomo
del
ceto
dirigente
contento
di
sé
.
E
allora
non
esisterebbe
una
borghesia
,
ma
soltanto
lo
spirito
che
si
imborghesisce
;
non
una
classe
,
ma
una
circolazione
di
classi
:
un
pericolo
eterno
di
stasi
,
di
negazione
del
progresso
,
di
acquiescenza
al
passato
.
La
borghesia
sarebbe
il
momento
dell
'
inerzia
,
della
rinuncia
in
cui
tutte
le
élites
ricadono
quando
si
avvicina
il
loro
tramonto
.
Senonché
si
può
parlare
nel
secolo
nostro
della
necessità
del
tramonto
della
borghesia
?
La
civiltà
capitalistica
,
preparata
dai
comuni
sorta
trionfalmente
in
Inghilterra
e
diffusa
negli
ultimi
decenni
,
pur
nonostante
varie
attenuazioni
in
tutto
il
mondo
civile
,
è
la
civiltà
del
risparmio
,
fondata
su
intraprese
che
hanno
bisogno
per
vivere
di
un
capitale
mobile
.
I
paesi
più
arretrati
nella
civiltà
capitalistica
,
i
paesi
in
cui
la
borghesia
si
mostrava
meno
solida
,
erano
appunto
negli
anni
scorsi
quelli
in
cui
la
povertà
delle
condizioni
sociali
,
la
difficoltà
di
iniziative
industriali
e
commerciali
ostacolava
la
formazione
di
capitale
mobile
:
la
Russia
,
ancora
costretta
in
un
'
economia
latifondista
,
l
'
impero
austriaco
dominato
dagli
agrari
ungheresi
,
l
'
Italia
,
condannata
dal
dazio
sul
grano
a
una
politica
agraria
preistorica
.
Adriano
Tilgher
ha
cercato
la
logica
di
questa
civiltà
nell
'
attivismo
assoluto
che
riconosce
in
se
stesso
il
principio
e
il
termine
dello
svolgimento
.
L
'
impulso
vitale
viene
infatti
alla
vita
moderna
dalle
sue
stesse
ragioni
interiori
,
per
una
parte
dalla
superpopolazione
per
l
'
altra
dalla
crescente
capacità
produttiva
,
dalle
inesauribili
invenzioni
tecniche
,
dai
bisogni
sempre
nuovi
.
In
questa
vita
moderna
l
'
economia
si
fonda
sul
liberismo
,
la
politica
promuove
le
esperienze
di
autonomia
con
la
pratica
liberale
,
la
filosofia
vuole
essere
critica
e
immanentista
,
la
morale
si
fonda
sul
realismo
e
sul
valore
fondamentale
dell
'
attività
,
la
logica
è
dialettica
.
Ma
dove
le
condizioni
obbiettive
non
sono
mature
per
uno
sviluppo
rigoroso
,
abbiamo
processi
patologici
che
dagli
stessi
principi
conducono
a
conseguenze
contrastanti
;
il
liberismo
diventa
socialismo
di
Stato
,
il
liberalismo
democrazia
demagogica
o
nazionalismo
dilettantesco
,
come
in
sede
culturale
il
criticismo
si
dissangua
nel
sensismo
,
la
dialettica
cede
all
'
eristica
e
alla
retorica
.
Questi
due
momenti
dello
sviluppo
di
uno
stesso
mondo
,
si
possono
chiamare
tutti
e
due
con
la
stessa
legittimità
borghesi
,
se
borghese
è
l
'
orientamento
di
vita
cominciato
con
la
rivoluzione
francese
:
solo
un
esame
storico
più
analitico
potrà
introdurre
nuovi
criteri
di
differenza
per
spiegare
i
vari
stadi
di
sviluppo
in
cui
la
civiltà
borghese
si
trova
presso
i
vari
popoli
.
La
lotta
di
classe
risparmia
,
nella
sua
azione
presente
,
la
civiltà
capitalistica
la
quale
poi
è
al
di
sopra
delle
classi
e
vuole
l
'
opera
di
tutti
i
ceti
che
vi
partecipano
e
la
creano
concordi
,
pur
mentre
lottano
tra
di
sé
inesorabili
nel
volere
la
reciproca
sopraffazione
.
La
crisi
economica
che
offrì
gli
elementi
per
la
critica
socialista
non
fu
il
segno
di
un
esaurimento
definitivo
,
e
le
palingenesi
socialiste
stesse
valsero
come
miti
d
'
azione
,
non
come
annunci
di
tramonto
:
il
capitalismo
moderno
oppone
ai
suoi
avversari
insuperabili
esigenze
economiche
e
pratiche
e
li
obbliga
a
contribuire
al
suo
successo
.
Si
spiega
agevolmente
il
motivo
per
cui
nel
mondo
moderno
borghese
,
spettò
la
definizione
di
borghesia
alla
classe
dirigente
:
non
in
quanto
essa
si
opponga
ai
moti
popolari
,
ma
in
quanto
ne
è
l
'
espressione
diretta
e
ne
rappresenta
gli
istinti
e
le
deficienze
.
È
giusto
però
che
i
partiti
d
'
opposizione
,
nella
loro
volontà
di
creare
la
nuova
élite
di
governo
,
affrontino
la
lotta
seguendo
la
logica
di
miti
intransigenti
e
messianici
sino
al
semplicismo
.
Lasciata
l
'
elaborazione
del
concetto
di
borghesia
agli
scrittori
del
proletariato
,
è
naturale
che
il
concetto
ne
sia
stato
essenzialmente
negativo
e
che
nella
borghesia
si
siano
trovati
e
teorizzati
,
come
specifici
di
essa
,
quegli
errori
e
quelle
debolezze
che
il
mondo
moderno
reca
in
sé
e
che
sono
propri
nello
stesso
modo
del
proletariato
,
il
quale
anzi
sogna
una
società
nuova
,
appunto
perché
ha
la
coscienza
istintiva
dell
'
immaturità
presente
.
La
lotta
di
classe
affina
il
senso
di
questa
economia
borghese
e
della
proprietà
privata
,
promuove
nel
cittadino
la
coscienza
di
produttore
,
come
capitalista
,
come
tecnico
e
come
operaio
.
Gli
stessi
operai
conservano
una
psicologia
borghese
se
pure
sognano
trasformazioni
e
catastrofi
:
il
concetto
marxistico
di
proprietà
dei
mezzi
di
produzione
distingue
soltanto
i
ceti
che
hanno
potuto
più
rapidamente
conquistare
la
loro
coscienza
di
produttori
.
Il
significato
rivoluzionario
del
movimento
operaio
,
come
ha
dimostrato
l
'
occupazione
delle
fabbriche
,
consiste
nella
sua
attitudine
a
riuscire
più
vigorosamente
borghese
,
mentre
troppi
industriali
non
sanno
adempiere
la
loro
funzione
di
risparmiatori
e
di
intraprenditori
.
Il
sistema
borghese
invece
di
avviarsi
al
tramonto
sarà
ravvivato
proprio
dai
declamatori
e
dai
becchini
della
borghesia
.
Le
classi
dunque
valgono
come
miti
:
forze
che
sempre
si
rinnovano
e
si
contendono
il
potere
.
Il
proletariato
potendo
affermarsi
solo
a
patto
di
voler
creare
un
ordine
nuovo
,
ha
negato
in
teoria
,
col
più
formidabile
paradosso
,
la
sua
funzione
nella
società
presente
:
in
uno
sforzo
tanto
più
gigantesco
quanto
più
,
in
apparenza
,
impotente
,
nelle
umili
condizioni
spirituali
dei
proletari
,
ha
acconsentito
a
identificare
la
civiltà
presente
con
la
classe
avversaria
ed
ha
osato
affrontare
la
responsabilità
di
creare
una
civiltà
nuova
.
Che
cosa
vi
sarà
di
nuovo
in
questa
sognata
civiltà
ci
diranno
le
vicende
della
storia
:
le
illusioni
del
socialismo
in
tanto
diventeranno
realizzatrici
in
quanto
si
cimenteranno
intorno
al
problema
specifico
di
continuare
l
'
eredità
del
mondo
presente
.
Il
mito
marxista
nella
sua
temerarietà
avrà
saputo
far
degni
i
proletari
di
questo
compito
.
Nella
lotta
messianica
di
due
principi
ideali
,
vivi
l
'
uno
come
sogno
e
l
'
altro
come
realtà
economica
e
politica
,
la
storia
non
ammette
soluzioni
di
continuità
e
si
serve
dei
miti
,
delle
fedi
e
delle
illusioni
per
rinnovare
la
sua
eternità
.
Con
questa
fiducia
guarda
il
liberale
la
lotta
aperta
dei
ceti
e
dei
partiti
chi
sa
combattere
è
degno
di
libertà
.
III
Politica
ecclesiastica
Le
accuse
degli
idealisti
contro
il
semplicismo
e
la
fiducia
con
cui
la
teoria
liberale
avrebbe
considerato
il
problema
ecclesiastico
,
valgono
soltanto
contro
i
massoni
del
patto
Gentiloni
.
Lo
Stato
non
professa
un
'
etica
,
ma
esercita
un
'
azione
politica
.
Non
rinuncia
di
fronte
a
nessuna
Chiesa
,
ma
non
ha
bisogno
di
combatterla
come
una
concorrente
.
Il
potere
temporale
è
morto
.
Lo
Stato
(
anzi
gli
individui
nello
Stato
libero
)
deve
difendersi
dall
'
assolutismo
che
reca
in
se
stesso
,
non
dal
reazionarismo
di
altre
epoche
.
Il
liberalismo
vede
nella
storia
italiana
due
problemi
di
politica
ecclesiastica
:
i
rapporti
tra
il
Vaticano
e
lo
Stato
,
complicati
dalla
questione
romana
;
e
l
'
esistenza
di
uno
spirito
cattolico
tra
i
cittadini
.
Prima
della
fondazione
del
partito
popolare
la
questione
degli
italiani
cattolici
sembrava
assai
pericolosa
per
l
'
unità
e
lo
Stato
risentì
di
queste
paure
e
dovette
ricorrere
alternativamente
a
provvedimenti
di
politica
ora
grettamente
clericali
ora
settariamente
massonici
.
Il
partito
popolare
ha
migliorato
i
costumi
dell
'
Italia
liberale
allontanando
lo
spauracchio
del
pericolo
clericale
.
È
ormai
lecito
pensare
a
una
pratica
di
governo
ispirata
da
cattolici
che
rimanga
perfettamente
estranea
alle
influenze
del
Vaticano
.
In
quanto
al
primo
problema
è
buona
tradizione
di
governo
,
che
risale
a
Cavour
,
il
considerarlo
come
un
affare
di
politica
estera
.
Nel
regolare
i
rapporti
tra
il
Vaticano
e
lo
Stato
consisterebbe
infatti
la
prova
infallibile
di
maturità
per
il
diplomatico
italiano
che
ha
poi
il
dovere
di
presentare
i
risultati
della
partita
come
garanzia
di
serietà
politica
della
nazione
agli
occhi
degli
altri
governanti
.
Sostenere
cavallerescamente
la
schermaglia
continua
con
la
diplomazia
più
raffinata
del
mondo
,
mantenere
intatta
una
difficilissima
posizione
di
equilibrio
senza
che
la
lotta
si
inasprisca
e
senza
che
si
venga
a
una
pace
compromettente
e
pericolosa
è
un
esercizio
invidiabile
di
serenità
e
di
astuzia
.
E
non
si
può
escludere
che
il
Vaticano
abbia
per
la
nostra
politica
interna
una
delicata
funzione
di
liberalismo
e
di
moderazione
,
capace
di
frenare
i
sogni
tirannici
,
i
colpi
di
Stato
e
le
avventure
scapigliate
con
lo
spauracchio
delle
complicazioni
internazionali
.
Ma
queste
considerazioni
valgono
soltanto
se
si
immagina
costante
il
presente
stato
di
lotta
tra
i
due
organismi
ritenuti
inconciliabili
nonostante
il
riserbo
e
la
dignità
dei
reciproci
rapporti
.
Una
soluzione
della
questione
romana
che
assegnasse
al
pontefice
la
sovranità
su
una
parte
sia
pur
minima
di
territorio
(
per
es
.
i
Palazzi
)
significherebbe
un
regresso
evidente
:
anche
l
'
ombra
e
il
nome
del
potere
temporale
riescono
insopportabili
a
uno
spirito
moderno
;
e
il
dissidio
risorto
su
una
conciliazione
siffatta
ci
riporterebbe
vanamente
ad
altri
tempi
.
La
logica
cattolica
postula
in
politica
il
clericalismo
assoluto
;
ma
il
cattolicismo
del
Vaticano
è
ormai
troppo
abile
,
diplomatico
,
agile
per
voler
essere
logico
:
basta
togliere
di
mezzo
le
occasioni
e
le
ambizioni
dei
ritorni
.
Qui
volendo
indicare
con
un
nome
tutto
il
cammino
di
aberrazioni
da
cui
si
deve
distogliere
la
politica
italiana
basterà
ricordare
Gioberti
:
nessun
programma
riuscirebbe
oggi
più
nefasto
del
neoguelfismo
che
pur
sembra
allettare
i
cuori
dei
nuovi
governanti
.
Da
Federzoni
a
Mussolini
l
'
idea
di
una
Chiesa
strumento
dell
'
espansione
italiana
,
custode
delle
tradizioni
nazionali
,
sacra
protettrice
del
popolo
eletto
è
tornata
ostinatamente
con
ingenue
promesse
;
e
sembra
ricorrere
con
Pio
XI
,
il
papa
milanese
,
la
nefasta
illusione
quarantottesca
.
L
'
ingenuità
di
un
siffatto
sogno
di
conciliazione
appare
evidente
se
appena
si
considera
che
la
fine
arte
politica
del
Vaticano
difficilmente
s
'
indurrà
a
concedere
senza
ricambio
:
e
la
situazione
è
così
delicata
che
qualunque
spostamento
di
equilibrio
può
far
rinascere
penosamente
le
questioni
clericali
.
L
'
educazione
politica
(
dei
cattolici
è
cominciata
col
partito
popolare
.
L
'
opera
dei
governanti
dovrà
essere
ben
cauta
se
non
vorrà
interromperla
prima
della
maturità
.
D
'
altra
parte
il
solo
sospetto
di
una
complicità
italiana
nelle
decisioni
del
Vaticano
potrebbe
determinare
un
umiliante
conflitto
internazionale
.
I
rapporti
tra
Stato
e
Chiesa
dunque
si
potranno
migliorare
solo
se
si
manterrà
costante
la
pregiudiziale
cavouriana
della
laicità
.
Si
tratta
di
liquidare
lentamente
e
insensibilmente
gli
ultimi
residui
di
clericalismo
,
se
non
si
vuole
veder
rinascere
con
singolare
asprezza
la
lotta
anticlericale
.
Questo
programma
in
Italia
è
stato
rappresentato
da
Luigi
Sturzo
,
il
solo
che
avrebbe
saputo
,
liquidando
il
clericalismo
con
il
consenso
dei
cattolici
,
evitare
una
reazione
cruenta
.
L
'
accordo
di
Mussolini
col
Vaticano
contro
Sturzo
segna
certo
il
ritorno
di
politiche
più
avventurose
e
compromettenti
ma
non
è
ancora
lecito
dire
quale
dei
tre
malanni
(
neoguelfismo
,
clericalismo
o
anticlericalismo
)
ci
attende
in
questa
parentesi
di
politica
illiberale
.
IV
La
proporzionale
In
Italia
le
questioni
costituzionali
continuano
ad
essere
considerate
come
questioni
di
forma
come
se
tutti
i
popoli
non
avessero
fatto
la
prova
delle
loro
attitudini
all
'
autogoverno
e
delle
qualità
diplomatiche
nella
creazione
dei
congegni
elettorali
più
adatti
a
condizioni
storiche
specifiche
e
nella
coordinazione
degli
istituti
statali
e
delle
iniziative
libere
.
Il
collegio
uninominale
fu
il
sistema
ideale
in
un
paese
(
l
'
Inghilterra
)
che
aveva
rinunciato
al
feudalismo
per
garantirsi
contro
un
sovrano
statolatra
;
è
ancora
economicamente
e
politicamente
una
forma
feudale
,
presuppone
il
voto
limitato
e
l
'
esistenza
d
'
una
classe
aristocratica
,
si
adatta
a
un
tipo
di
vita
tradizionale
e
sedentaria
,
esente
dallo
spirito
d
'
avventura
;
riesce
l
'
ideale
più
accessibile
ai
contadini
,
alieni
dal
partecipare
alla
vita
dello
Stato
,
paghi
di
eleggere
il
deputato
,
incapaci
di
controllarlo
.
Dove
il
deputato
non
può
parlare
in
nome
dei
suoi
interessi
di
feudatario
la
tendenza
del
collegio
uninominale
si
esprime
nella
formazione
di
una
classe
di
politici
,
facili
a
degenerare
in
una
pratica
di
politicantismo
parassitario
.
Questo
processo
si
ebbe
,
in
forme
alquanto
demagogiche
,
in
Italia
,
dove
gli
interessi
agrari
non
riuscirono
a
stabilizzarsi
,
e
l
'
istinto
retorico
trasformò
il
rappresentante
nel
tribuno
.
Così
stando
le
cose
la
rappresentanza
proporzionale
parve
segnare
giustamente
in
Italia
il
periodo
in
cui
la
vita
unitaria
si
sarebbe
imposta
alfine
,
dopo
il
tormento
della
guerra
e
dell
'
ascensione
socialista
,
con
una
fisionomia
di
serietà
etica
e
politica
.
Se
ne
fece
banditore
il
partito
popolare
che
inaugurò
appunto
in
Italia
,
nella
misura
concessa
agli
italiani
,
una
rivoluzione
di
carattere
protestante
sia
per
la
sua
etica
cristiano
liberale
,
sia
per
lo
spirito
laico
e
cavouriano
con
cui
considera
il
clericalismo
(
Sturzo
e
Donati
)
.
L
'
utilità
della
proporzionale
non
fu
quella
di
uno
strumento
di
conservazione
come
crede
alcuno
,
ma
si
rivelò
nel
creare
le
condizioni
della
lotta
politica
e
del
normale
svolgimento
dell
'
opera
dei
partiti
.
A
questo
concetto
noi
dobbiamo
dare
dei
riferimenti
alquanto
diversi
dai
consueti
.
Il
dopo
guerra
fu
un
fenomeno
di
dissolvimento
dei
costumi
e
di
tormenti
ideologici
:
le
condizioni
generali
vi
sono
assai
analoghe
a
quelle
dell
'
Europa
di
Lutero
,
fortemente
favorevoli
a
un
movimento
di
carattere
religioso
nel
senso
di
una
riforma
cristiana
del
cattolicismo
.
Il
sintomo
più
importante
di
queste
esigenze
non
sono
i
vari
episodi
mistici
o
confessionali
(
Papini
,
Manacorda
,
Zanfrognini
,
Conscientia
)
,
ma
il
tentativo
di
Sturzo
che
ha
appunto
la
serietà
di
un
largo
movimento
sociale
.
La
proporzionale
diede
a
queste
voci
i
mezzi
per
agire
nel
terreno
nazionale
,
per
presentarsi
come
programmi
e
proporre
delle
discipline
.
La
democrazia
trovava
la
sua
atmosfera
liberale
:
la
proporzionale
obbliga
gli
individui
a
battersi
per
un
'
idea
,
vuole
che
gli
interessi
si
organizzino
,
che
l
'
economia
sia
elaborata
dalla
politica
.
Uno
dei
più
forti
segni
di
disgregamento
nel
dopo
guerra
non
fu
la
lotta
di
classe
,
ma
il
pericolo
che
le
classi
si
spezzassero
egoisticamente
in
categorie
;
che
gli
interessi
vincessero
le
idee
,
che
il
corporativismo
si
sostituisse
ai
costumi
di
lotta
sindacale
rivoluzionaria
insegnati
da
Marx
e
da
Sorel
.
Il
pericolo
-
-
anche
se
nessuno
l
'
ha
visto
-
-
stava
nelle
rappresentanze
professionali
-
-
concetto
che
fu
caro
a
tutti
gli
intellettuali
disoccupati
da
Murri
a
Rossoni
.
Solo
la
proporzionale
ebbe
la
virtù
per
qualche
anno
di
utilizzare
queste
forze
disgregatrici
obbligandole
a
trasportare
gli
interessi
nel
campo
politico
,
dove
naturalmente
son
tratti
a
coordinarsi
rinunciando
al
loro
esclusivismo
proprio
quanto
più
ciascuno
lo
afferma
e
lo
difende
.
Il
fascismo
dovette
sconvolgere
,
per
vincere
,
i
risultati
liberali
conservatori
di
due
esperimenti
proporzionalisti
e
oppose
all
'
esercito
degli
elettori
bande
di
schiavi
ignari
dei
diritti
politici
.
Il
loro
istinto
di
padroni
guida
assai
precisamente
i
fascisti
nella
lotta
contro
la
proporzionale
.
Ora
codesti
padroni
sono
tanto
più
curiosi
in
quanto
ci
vogliono
presentare
i
loro
stratagemmi
di
volgare
restaurazione
come
scoperte
futuriste
.
La
critica
alla
proporzionale
perché
non
rende
possibile
un
governo
di
maggioranza
è
futurista
proprio
come
le
scoperte
marinettiane
di
forme
d
'
arte
alessandrine
.
L
'
importanza
dell
'
opera
moralizzatrice
della
proporzionale
si
riconobbe
negli
esperimenti
italiani
,
nella
sua
attitudine
a
liquidare
i
governi
di
maggioranza
.
Dove
prevale
senza
incertezze
una
maggioranza
si
ha
nient
'
altro
che
un
'
oligarchia
larvata
.
La
formazione
elettorale
della
maggioranza
di
governo
è
poi
sempre
un
risultato
di
transazioni
e
di
equivoci
(
patto
Gentiloni
)
;
l
'
arma
del
ricatto
diventa
il
sistema
con
cui
il
tiranno
può
asservire
ai
suoi
istinti
gli
eserciti
delle
democrazie
votanti
.
La
vita
moderna
si
nutre
di
antitesi
e
di
contrasti
non
riducibili
a
schemi
;
i
blocchi
e
le
concentrazioni
sono
il
sistema
del
semplicismo
in
cerca
di
unanimità
;
la
logica
della
vita
politica
si
riposa
nella
varietà
e
nel
dissenso
,
il
governo
ne
sorge
per
un
processo
dialettico
diversamente
atteggiato
a
seconda
delle
diverse
azioni
di
tutti
i
partiti
.
La
proporzionale
è
riuscita
a
creare
le
condizioni
di
vita
per
un
governo
di
coalizione
(
valorizzato
dall
'
influenza
dei
partiti
che
vi
collaborano
anche
quando
si
contrastano
)
,
eliminando
ogni
possibilità
di
patti
Gentiloni
.
L
'
Italia
di
Nitti
dovrà
rimanere
per
questo
aspetto
,
a
parte
ogni
critica
che
si
possa
muovere
alla
figura
del
ministro
,
un
ideale
vanamente
vagheggiato
e
risperato
di
educazione
politica
.
In
quel
periodo
torbido
e
difficile
mentre
la
proporzionale
aiutò
con
chiarezza
i
governi
a
salvare
il
paese
,
ci
fu
dato
il
primo
esempio
della
capacità
degli
italiani
a
vivere
in
un
regime
di
democrazia
moderna
:
fuori
di
quell
'
esperimento
non
ci
rimase
altra
alternativa
che
il
Medio
Evo
di
Mussolini
.
V
La
rivolta
dei
contribuenti
Il
concetto
marxista
della
derivazione
dei
rapporti
politici
da
fenomeni
di
natura
economica
va
inteso
e
corretto
in
un
senso
che
escluda
ogni
rigoroso
determinismo
e
fissi
invece
connessioni
di
carattere
irrazionale
assai
più
complesse
e
vorrei
dire
misteriose
.
L
'
attività
economica
sarebbe
la
materia
che
cerca
nella
politica
la
sua
forma
;
fenomeno
rozzo
e
sfuggente
che
si
tenta
di
conoscere
attraverso
leggi
di
approssimazione
meccaniche
e
in
cui
l
'
opera
del
politico
,
mobile
,
sensibilissima
,
libera
,
si
esercita
come
su
un
terreno
di
sperimento
per
sorprendere
l
'
istante
in
cui
riuscirà
ad
affermare
il
suo
dominio
spirituale
.
Riesce
perciò
ricca
di
notevoli
significati
l
'
osservazione
comune
che
l
'
opera
del
politico
,
volontà
libera
e
indipendente
debba
tuttavia
incontrarsi
con
la
presenza
di
condizioni
obbiettive
favorevoli
,
o
,
secondo
la
frase
più
generica
degli
idealisti
,
inserirsi
nella
storia
.
Anzi
solo
a
questo
punto
si
potrebbe
riprendere
con
frutto
il
vecchio
discorso
della
cultura
che
si
richiede
nel
politico
.
Queste
pregiudiziali
spiegano
il
nostro
scetticismo
verso
le
troppo
abusate
disquisizioni
sulla
crisi
economica
e
sui
modi
di
risolverla
.
Se
la
parola
decisiva
spetta
,
senza
appello
,
al
politico
l
'
indagine
economica
non
ci
darà
lo
specifico
infallibile
,
ma
appena
dei
punti
di
riferimento
.
Tutto
il
valore
della
tecnica
si
deve
esaurire
nel
suo
carattere
di
strumento
e
di
coefficiente
.
L
'
uomo
di
Stato
starà
attento
al
consiglio
dell
'
economista
,
ma
lo
subordinerà
agli
altri
fattori
storici
.
Il
merito
di
certa
economia
liberista
consiste
essenzialmente
nella
franca
rinuncia
al
giudizio
conclusivo
:
l
'
economista
rimane
fedele
al
suo
limite
scientifico
,
suggerisce
criteri
di
buona
amministrazione
,
espone
i
risultati
della
sua
esperienza
isolata
e
ristretta
secondo
ipotesi
e
astrazioni
quasi
matematiche
,
o
secondo
misure
semplicemente
descrittive
.
L
'
economista
constata
l
'
esistenza
di
un
problema
finanziario
,
burocratico
,
monetario
,
offre
l
'
anatomia
dei
processi
di
produzione
della
ricchezza
in
un
determinato
momento
storico
:
ma
la
sua
osservazione
resta
sul
terreno
delle
premesse
e
dei
sintomi
.
L
'
istituire
tra
questi
fatti
una
gerarchia
e
una
coordinazione
è
già
il
compito
dello
storico
e
del
politico
.
L
'
osservatore
realista
studia
come
si
comportano
rispetto
a
questi
sintomi
e
rispetto
ai
problemi
le
varie
forze
dell
'
equilibrio
sociale
.
Ecco
un
esempio
nel
quale
si
può
risolvere
tutta
la
nostra
indagine
.
Il
problema
del
pareggio
del
bilancio
che
è
il
punto
più
sensibile
della
crisi
economica
non
può
essere
risolto
con
le
riforme
tecniche
perché
è
un
problema
di
contribuenti
:
e
per
chiare
ragioni
,
se
non
altro
psicologiche
,
si
riferisce
più
alle
spese
che
alle
entrate
.
Non
riesce
difficile
constatare
attraverso
i
tormenti
degli
economisti
l
'
esistenza
di
una
più
grave
questione
di
coscienza
tributaria
.
Tra
la
storia
inglese
dei
secoli
XII
XIII
e
la
storia
nostra
del
dopo
guerra
si
trovano
curiose
analogie
.
La
conquista
normanna
aveva
necessariamente
unito
per
i
sacrifici
della
guerra
vittoriosa
re
e
vassalli
:
aveva
rafforzato
l
'
autorità
statale
,
come
la
guerra
europea
la
rafforzò
in
Italia
.
I
nobili
scomparvero
dinanzi
al
Re
,
divennero
tenentes
in
capite
;
come
negli
anni
passati
la
demagogia
finanziaria
ha
reso
incerti
i
diritti
di
proprietà
dei
cittadini
.
Lo
scutagium
o
l
'
auxilium
dovuto
dai
nobili
e
dal
clero
non
era
di
natura
diversa
dalle
imposte
che
industria
,
commercio
,
proprietari
e
capitalisti
pagarono
per
far
vivere
gli
impiegati
o
per
fornire
di
scuole
le
classi
medie
o
di
pensioni
e
sussidi
le
classi
proletarie
e
militari
privilegiate
favorendo
anche
attraverso
il
fascismo
le
tendenze
collaborazioniste
.
E
se
la
situazione
si
annunciava
in
Italia
già
da
trent
'
anni
la
guerra
ne
ha
radicalmente
capovolti
gli
effetti
.
Il
commune
concilium
regni
(
poi
Parliamentum
)
nacque
in
Inghilterra
non
come
istituto
parlamentare
,
non
come
teatro
di
lotte
politiche
di
partiti
ma
come
strumento
pratico
diretto
ad
impedire
le
dilapidazioni
a
danno
dei
baroni
.
Questi
si
sentivano
contribuenti
,
si
sentivano
Stato
,
classe
politica
,
tanto
che
imposero
al
re
un
vero
e
proprio
contratto
bilaterale
che
fu
il
fundamentum
libertatis
Angliae
in
quanto
consolidò
la
vita
economica
del
paese
indipendentemente
dalle
ingerenze
politiche
.
Il
sistema
bicamerale
ebbe
un
senso
profondo
in
Inghilterra
perché
la
Camera
dei
Lords
dovette
esercitare
una
specifica
funzione
finanziaria
,
che
venne
poi
cedendo
alla
Camera
dei
Comuni
a
mano
a
mano
che
la
ricchezza
affluiva
alle
classi
medie
intraprendenti
.
I
conflitti
costituzionali
dal
Reform
bill
del
1832
al
Parliament
bill
del
1911
coincidendo
con
un
progressivo
allargamento
del
suffragio
segnano
l
'
assorbimento
della
funzione
finanziaria
nella
più
ampia
funzione
politica
.
In
Italia
lo
Statuto
,
che
era
stato
per
certi
aspetti
un
frettoloso
espediente
piemontese
nel
'48
,
non
risolse
,
ma
fece
appena
balenare
il
problema
.
In
Italia
il
contribuente
non
ha
mai
sentito
la
sua
dignità
di
partecipe
della
vita
statale
:
la
garanzia
del
controllo
parlamentare
sulle
imposte
non
era
una
esigenza
,
ma
una
formalità
giuridica
:
il
contribuente
italiano
paga
bestemmiando
lo
Stato
;
non
ha
coscienza
di
esercitare
,
pagando
,
una
vera
e
propria
funzione
sovrana
.
L
'
imposta
gli
è
imposta
.
Il
Parlamento
italiano
,
derivato
,
attraverso
la
Carta
e
la
costituzione
belga
,
dal
modello
inglese
esercita
il
controllo
finanziario
come
esercita
ogni
altra
funzione
politica
.
È
demagogico
,
parlamentaristico
sin
dal
suo
nascere
perché
è
nato
dalla
rettorica
,
dall
'
inesperienza
,
dal
mimetisino
.
C
'
è
un
tentativo
non
mai
interrotto
nella
legislazione
italiana
per
far
diventare
la
piccola
proprietà
un
fatto
universale
,
per
costringere
tutti
a
questa
legge
:
le
classi
nullatenenti
(
primi
gli
impiegati
)
tendono
a
partecipare
alla
piccola
proprietà
attraverso
il
parassitismo
a
spese
dello
Stato
.
I
socialisti
italiani
hanno
aderito
a
questa
politica
cercando
di
ottenere
per
le
classi
proletarie
la
legislazione
sociale
.
Giolitti
ha
avuto
l
'
eroico
cinismo
di
presentare
come
liberale
questa
politica
di
saccheggio
dello
Stato
.
Sembrò
che
la
guerra
tendesse
ad
abolire
la
descritta
mentalità
dei
piccoli
proprietari
meschini
,
anarchici
e
sfruttatori
,
col
farli
partecipare
largamente
allo
sforzo
della
Nazione
attraverso
le
sottoscrizioni
al
prestito
.
Ma
si
trattò
anche
qui
della
gioia
piccolo
borghese
di
carpire
allo
Stato
il
grasso
interesse
.
È
naturale
che
sia
stato
proprio
Giolitti
(
il
quale
non
ha
mai
creduto
che
l
'
Italia
potesse
diventare
una
Nazione
produttrice
e
l
'
ha
sempre
amministrata
con
metodi
piccoli
borghesi
)
ad
annullare
i
pochi
effetti
economici
salutari
della
guerra
con
la
politica
finanziaria
demagogica
reclamata
dal
popolo
unanime
.
Il
problema
della
pubblica
amministrazione
era
stato
risolto
in
Inghilterra
con
la
creazione
di
una
buro
`
crazia
non
numerosa
ferreamente
sottoposta
alla
direzione
dei
lords
insigniti
di
cariche
direttive
onorifiche
.
In
Italia
il
problema
della
burocrazia
non
è
più
solubile
dal
momento
che
per
fare
gli
Italiani
abbiamo
dovuto
farli
impiegati
,
e
abbiamo
abolito
il
brigantaggio
soltanto
trasportandolo
a
Roma
.
Una
rivoluzione
di
contribuenti
in
Italia
in
queste
condizioni
non
è
possibile
per
la
semplice
ragione
che
non
esistono
contribuenti
.
Nel
pensiero
di
Turati
e
di
Miglioli
l
'
Italia
fu
la
nazione
proletaria
:
il
popolo
poi
doveva
essere
educato
al
parassitismo
.
Le
classi
borghesi
mancano
di
una
coscienza
capitalistica
e
liberistica
,
e
cercano
di
difendersi
,
di
non
lasciarsi
sopraffare
partecipando
esse
pure
all
'
accordo
e
facendosi
pagare
in
dazi
doganali
e
sussidi
ciò
che
devono
elargire
in
imposte
.
L
'
operaio
e
l
'
agricoltore
non
usano
avvedersi
di
questo
ultimo
anello
della
catena
per
cui
il
beneficio
iniziale
torna
a
ricadere
su
di
loro
.
Mancando
di
iniziativa
coraggiosa
hanno
bisogno
di
delegare
,
anche
a
proprio
danno
,
allo
Stato
la
funzione
di
allontanar
l
'
imprevisto
e
il
pericolo
.
Qui
la
crisi
si
riassume
nelle
scarse
attitudini
degli
Italiani
all
'
autogoverno
,
che
le
fantasie
anti
parlamentari
favorite
dal
fascismo
teorizzano
nel
modo
più
sconsolante
e
inconscio
.
Lo
spettro
del
bilancio
riesce
l
'
indice
di
tormenti
più
laboriosi
che
soltanto
la
rivoluzione
dei
contribuenti
riuscirà
a
coronare
.
Senonché
con
questi
discorsi
siamo
addirittura
nei
limiti
della
profezia
.
Bisogna
che
nuove
condizioni
di
maturità
economica
preparino
le
aristocrazie
adatte
(
operai
,
intraprenditori
agricoli
,
capitani
d
'
industria
,
principi
mercanti
)
a
sostituire
il
governo
degli
impiegati
di
Colombino
,
di
Rossoni
e
di
Farinacci
.
Solo
con
la
coscienza
di
questi
fini
la
rivolta
antiburocratica
e
l
'
invocazione
alle
iniziative
regionali
potranno
migliorare
il
nostro
costume
politico
.
VI
Politica
estera
La
caratteristica
generale
della
nuova
politica
internazionale
dopo
la
guerra
è
nella
volontà
esperta
di
ognuno
di
non
decidersi
,
di
non
considerare
come
punto
di
partenza
nessuno
dei
risultati
raggiunti
,
di
confidare
nel
futuro
.
Nel
gioco
reciproco
di
nascondersi
,
la
politica
estera
indica
le
convulsioni
interne
ed
esclude
la
mutua
confidenza
.
L
'
isolamento
reciproco
è
un
sistema
per
mantenere
l
'
equilibrio
valido
come
la
politica
delle
alleanze
:
esige
una
diplomazia
più
fine
e
un
'
abilità
più
spregiudicata
.
A
guardar
bene
le
cose
questa
incertezza
inconcludente
non
è
evitabile
e
bisogna
congratularci
coi
nostri
ministri
degli
esteri
che
non
si
stancano
al
gioco
.
La
ragione
centrale
di
turbamento
potrebbe
sembrare
l
'
entrata
dell
'
America
e
del
Giappone
nella
storia
e
il
premere
dell
'
India
sulla
politica
inglese
:
ma
invece
di
parlare
del
tramonto
dell
'
Europa
bisogna
vedere
il
disordine
come
frutto
di
una
necessaria
diffidenza
reciproca
.
Le
soluzioni
più
evidenti
sono
,
in
tali
frangenti
,
le
più
semplicistiche
che
nulla
risolvono
e
soltanto
introducono
semi
di
discordia
aprioristici
inaderenti
ai
reali
interessi
:
il
blocco
delle
nazioni
proletarie
dei
progettisti
non
fa
che
constatare
l
'
esistenza
di
un
mondo
dilacerato
con
Russia
,
Germania
,
Italia
in
crisi
di
depressione
e
America
e
Inghilterra
in
crisi
di
eccesso
di
produzione
.
La
lotta
dei
debitori
contro
i
creditori
sarebbe
la
soluzione
estrema
e
disperata
che
riaffermerebbe
la
scissione
in
modo
più
doloroso
,
mentre
l
'
equilibrio
deve
mirar
a
combinare
in
modo
sapiente
crteditori
e
debitori
.
Una
politica
wilsoniana
dell
'
Italia
a
Versailles
avrebbe
costituito
forse
uno
dei
termini
fermi
della
riorganizzazione
,
avrebbe
offerto
un
punto
di
direzione
e
di
convergenza
alle
nazioni
più
deboli
e
isolate
(
Piccola
Intesa
,
Penisola
balcanica
,
America
del
Sud
)
.
Era
la
prima
volta
che
si
offriva
all
'
Italia
la
possibilità
di
esercitare
una
grande
azione
di
politica
estera
.
L
'
aspirazione
nittiana
all
'
unità
del
mondo
,
mossa
da
intelligenti
apprezzamenti
sulla
Germania
,
trascura
il
terreno
realistico
su
cui
gli
avvenimenti
si
svolgono
;
l
'
impossibilità
di
distruggere
certe
naturali
differenze
.
Qui
non
si
pretende
di
condannare
i
popoli
ma
è
evidente
che
Francia
e
Germania
sono
ridotte
per
ora
a
posizioni
statiche
e
predisposte
e
l
'
America
pare
che
ne
voglia
seguire
l
'
esempio
,
sicché
solo
all
'
Inghilterra
e
all
'
Italia
,
fallito
Wilson
,
viene
a
spettare
,
per
opposte
vie
e
secondo
opposte
esigenze
,
la
funzione
delicata
delle
comunicazioni
e
dei
movimenti
in
un
mondo
rigido
.
Versailles
è
dunque
una
tregua
nel
senso
più
completo
e
oserei
dire
normale
della
parola
:
e
la
pace
dovrà
esser
preparata
e
realizzata
a
poco
a
poco
in
un
lavorio
di
decenni
dai
diplomatici
.
Se
non
intervengono
decisioni
avventate
,
nonostante
i
problemi
intricatissimi
delle
riparazioni
,
della
penisola
balcanica
,
della
Russia
,
della
eredità
dell
'
Austria
,
l
'
Europa
s
'
avvia
appunto
a
una
lunga
parentesi
di
pace
duratura
.
E
di
ciò
la
ragione
non
va
ricercata
nelle
sue
stremate
forze
,
ma
nell
'
estremo
buon
senso
(
non
paia
ironia
)
prevalso
in
questi
anni
di
dopoguerra
,
nell
'
assenza
di
ogni
posizione
intollerante
,
nell
'
effettiva
unità
dell
'
Europa
sentita
universalmente
anche
se
ognuno
dei
gover
ni
crede
di
fare
una
politica
nazionalista
.
In
effetto
dalla
politica
estera
del
dopoguerra
sono
stati
esclusi
del
tutto
gli
avventurieri
(
fatalmente
persino
Venizelos
!
)
e
abbiamo
avuto
per
quattro
anni
l
'
esempio
di
una
singolare
fermezza
di
nervi
,
di
uno
spirito
di
ascesi
non
venuto
meno
neanche
attraverso
le
inconclusioni
di
decine
di
conferenze
internazionali
!
Tutti
son
divenuti
naturalmente
diplomatici
,
e
chiusa
la
partita
di
una
discussione
ne
vogliono
aperta
un
'
altra
:
scopo
essenziale
non
già
l
'
espandersi
,
ma
il
neutralizzar
l
'
avversario
.
Veramente
sotto
il
cinismo
dei
diplomatici
bisogna
riconoscere
che
uno
spirito
di
carità
cristiana
nuovo
ha
pervaso
tutta
l
'
Europa
,
né
dovremo
lamentarci
se
si
mostra
come
finezza
e
tatto
invece
che
con
dichiarazioni
di
simpatia
:
da
quattro
anni
gli
uomini
di
Stato
agiscono
col
più
sublime
disinteresse
e
tanto
è
il
fascino
di
siffatta
atmosfera
che
persino
il
bellicoso
Mussolini
fu
fatto
mansueto
a
Territet
da
poche
parole
di
Lord
Curzon
e
da
un
sorriso
di
Poincaré
.
È
naturale
che
ognuno
nasconda
gelosamente
la
buona
volontà
sotto
il
decoro
dell
'
occasione
,
ma
in
realtà
chi
osò
cogliere
una
tra
le
migliaia
di
occasioni
per
una
nuova
guerra
manifestatesi
dopo
Versailles
?
La
lentezza
:
questa
è
l
'
arma
per
cui
la
diplomazia
del
dopoguerra
viene
spiegando
i
suoi
diabolici
disegni
di
pace
mentre
i
popoli
non
sognano
che
di
uccidersi
.
Altro
che
politica
estera
fatta
dai
parlamenti
!
Solo
le
aristocrazie
e
le
minoranze
sanno
realizzare
la
democrazia
.
Queste
premesse
offrono
una
base
organica
per
chi
voglia
esaminare
criticamente
la
politica
estera
dell
'
Italia
in
questi
quattro
anni
.
Nel
giuoco
comune
noi
avevamo
per
natura
una
delle
posizioni
più
mobili
e
spregiudicate
.
Non
si
seppe
comprendere
abbastanza
il
forte
nostro
interesse
al
disinteresse
.
È
chiaro
che
la
sicurezza
dell
'
Italia
dipende
dalla
sua
politica
di
alleanze
,
dalle
simpatie
che
riesce
ad
alimentare
e
non
dalle
concessioni
orientali
;
è
chiaro
che
anche
una
politica
nazionalista
è
ammissibile
soltanto
se
noi
riusciamo
a
non
esser
soli
,
ad
inserirci
a
un
sistema
di
forze
.
Ciò
fu
compreso
soltanto
dal
conte
Sforza
che
realizzò
prudentemente
la
politica
d
'
accordo
con
la
Piccola
Intesa
,
rovinata
poi
dai
successori
.
Bisognava
saper
giuocare
sul
wilsonismo
;
la
politica
delle
nazionalità
oppresse
che
ci
aveva
fatto
vincere
la
guerra
ci
avrebbe
fatto
vincere
la
pace
.
Sarebbe
poi
assurdo
non
ricordare
che
il
punto
fermo
della
nostra
politica
estera
attraverso
vicende
secolari
rimane
la
possibilità
di
contare
sull
'
accordo
inglese
:
una
politica
antinglese
è
sterile
per
chi
non
possa
disporre
della
riserva
di
iniziative
e
di
imprevisti
che
soltanto
la
Russia
riuscirebbe
a
far
agire
in
Italia
,
in
Asia
Minore
e
nell
'
Europa
centrale
.
Siamo
inesorabilmente
risoluti
a
chiamarci
pacifisti
sin
che
l
'
imperialismo
italiano
sarà
quello
di
Corradini
o
di
Coppola
.
L
'
Italia
che
sogna
avventure
tripoline
o
pensa
alle
tradizioni
romane
è
negata
a
qualunque
politica
estera
efficace
.
Il
fascismo
si
risolverà
in
un
pacifismo
imbelle
e
astensionista
per
la
sua
incapacità
di
educare
gli
italiani
alla
responsabilità
,
per
la
sua
indulgenza
al
sogno
idillico
di
un
regime
paterno
.
Comunque
suoni
la
retorica
dei
discorsi
,
un
governo
che
esalti
la
milizia
nazionale
non
può
creare
uno
spirito
militare
.
L
'
esercito
dei
volontari
fu
sempre
l
'
esercito
degli
sbandati
,
con
la
psicologia
di
avventurieri
o
di
predoni
;
l
'
austerità
del
sacrificio
richiesto
dalla
guerra
non
s
'
impara
nelle
spedizioni
punitive
.
Solo
le
democrazie
che
avranno
saputo
alimentare
un
proletariato
agguerrito
nel
suo
ideale
di
lavoro
saranno
capaci
di
una
politica
imperialista
,
appunto
in
quanto
non
ostenteranno
infantili
programmi
di
militarismo
.
Nella
Civiltà
moderna
la
guerra
per
la
pace
,
definita
da
Machiavelli
,
diventa
una
legge
di
sviluppo
dei
popoli
:
il
noviziato
retorico
e
l
'
iniziazione
ai
riti
più
enfatici
di
Marte
fanciullo
non
si
adattano
allo
spirito
laico
di
questi
nuovi
combattenti
.
«
Perché
questi
uomini
buoni
,
e
che
non
usano
la
guerra
per
loro
arte
,
non
vogliono
trarre
di
quella
se
non
fatica
pericoli
e
gloria
,
quando
e
'
sono
a
sufficienza
gloriosi
,
desiderano
tornarsi
a
casa
e
vivere
dell
'
arte
loro
»
.
«
Ciascuno
d
'
essi
faccia
volentieri
la
guerra
per
avere
pace
e
non
cerchi
turbare
la
pace
per
avere
guerra
»
.
II
Il
problema
della
scuola
Le
tendenze
corporative
e
sindacali
del
dopo
guerra
ci
hanno
procurato
tra
gli
altri
esperimenti
di
politica
dei
competenti
la
scoperta
non
nuova
,
ma
tuttavia
non
meno
allegra
,
di
una
politica
scolastica
proposta
,
discussa
e
tentata
dai
professori
.
Il
più
tranquillo
liberale
o
il
più
modesto
psicologo
avrebbero
potuto
indicare
agevolmente
l
'
equivoco
di
queste
abusate
sicumere
:
per
chi
abbia
dimestichezza
con
la
storia
non
sono
invero
necessarie
nuove
esperienze
per
dimostrare
l
'
inferiorità
della
politica
dei
tecnici
in
confronto
dei
tecnici
della
politica
.
Invece
le
cose
si
condussero
sino
al
fondo
e
assistemmo
,
secondo
una
logica
prevista
,
alle
più
sottili
trasformazioni
,
che
nell
'
adeguarsi
alla
doppia
logica
del
partito
popolare
,
statolatra
per
favorire
la
media
borghesia
e
antistatale
per
seguire
le
tradizioni
cattoliche
e
autonomiste
,
cambiarono
il
programma
della
libertà
della
scuola
in
una
discussione
professorale
sull
'
esame
di
stato
.
Pare
evidente
che
non
debba
acconsentire
alla
metamorfosi
chi
non
ha
perduto
,
nella
pratica
dell
'
insegnamento
,
il
senso
delle
proporzioni
e
dei
rapporti
tra
scuola
e
cultura
.
Il
senso
più
palese
della
formula
«
libertà
della
scuola
»
per
un
liberale
è
per
l
'
appunto
la
necessità
e
la
volontà
di
una
liquidazione
del
dogmatismo
scolastico
,
di
un
riconoscimento
del
valore
educativo
contenuto
nelle
libere
iniziative
culturali
che
il
mondo
moderno
ha
creato
intorno
alla
scuola
,
istituto
caratteristicamente
sorto
sotto
l
'
influenza
delle
concezioni
medioevali
.
La
dimostrazione
nel
nostro
pensiero
scaturisce
dalle
considerazioni
storiche
più
elementari
che
segnalano
la
coincidenza
delle
prime
affermazioni
della
libertà
scolastica
e
dei
primi
istintivi
ritrovamenti
del
pensiero
e
della
civiltà
moderna
.
Senza
allontanarci
dalla
tradizione
liberale
piemontese
potremo
indicare
agevolmente
gli
spunti
di
una
concezione
originale
,
anteriore
ai
cattolici
liberali
francesi
,
sulla
questione
della
libertà
scolastica
.
Giambattista
Vasco
,
economista
torinese
(
17331786
)
,
del
quale
anche
il
Pecchio
loda
la
chiarezza
e
l
'
evidenza
nella
trattazione
dei
problemi
tecnici
,
liberista
convinto
«
non
tanto
per
aver
letto
e
ammirato
Smith
,
per
avere
pensato
da
sé
»
,
affermava
pochi
anni
prima
della
rivoluzione
francese
che
giova
«
sianvi
scuole
stabilite
dal
governo
,
potendo
esse
scegliere
facilmente
i
più
dotti
professori
procacciandoli
anche
da
'
lontani
paesi
,
e
somministrare
agli
studenti
quei
comodi
che
difficilmente
si
avrebbero
in
altre
scuole
particolari
,
come
macchine
di
fisica
,
istromenti
di
matematiche
,
ecc
.
»
.
Ma
«
la
concorrenza
dei
maestri
privati
coi
professori
(
della
scuola
pubblica
)
può
essere
utilissima
,
sia
per
costringere
questi
a
non
trascurare
il
loro
dovere
,
sia
per
formare
ottimi
candidati
per
le
cattedre
,
quali
saranno
certamente
coloro
che
con
buona
reputazione
si
sono
molti
anni
esercitati
ad
insegnare
nelle
scuole
particolari
(
private
)
»
.
E
per
regolare
questo
privato
insegnamento
fissava
due
disposizioni
:
prima
«
non
permettere
ad
alcuno
di
aprire
scuole
in
casa
senza
una
permissione
speciale
del
governo
che
non
si
accorderebbe
che
a
persone
dabbene
»
,
seconda
«
costringere
coloro
che
vogliono
insegnare
in
propria
casa
a
farlo
a
porte
aperte
,
cosicché
possa
intervenire
alle
loro
lezioni
chiunque
voglia
,
il
che
sembra
un
sufficiente
ritegno
»
.
E
«
giammai
non
converrebbe
spingere
le
precauzioni
più
oltre
»
.
Proponendo
la
pubblicità
dell
'
insegnamento
il
Vasco
non
pensava
alle
difficoltà
didattiche
della
sua
proposta
(
se
ne
preoccupò
invece
nel
1876
il
Bertini
e
risolse
il
problema
negandolo
)
:
fu
questa
della
pubblicità
idea
diffusa
e
fortunata
durante
tutto
l
'
Ottocento
e
meriterebbe
forse
un
esame
approfondito
:
ma
noi
dobbiamo
piuttosto
concludere
dalle
citazioni
fatte
la
natura
antidogmatica
del
pensiero
liberale
piemontese
.
E
nel
1846
,
agli
albori
della
rivoluzione
che
doveva
in
Piemonte
liquidare
molti
resti
di
medioevalismo
,
l
'
Albini
,
rosminiano
in
filosofia
,
ma
in
politica
costituzionalista
,
con
tendenze
alla
statolatria
,
riaffermava
con
precisione
di
giurista
l
'
idea
di
libertà
scolastica
corretta
mediante
un
controllo
governativo
.
Tali
professioni
di
fede
appaiono
generiche
anticipazioni
dottrinali
:
tutto
il
sistema
d
'
insegnamento
vigente
in
Piemonte
era
in
realtà
nelle
mani
del
governo
,
rigidamente
cattolico
,
e
cattolici
erano
i
pochi
istituti
privati
.
La
concorrenza
era
un
nome
.
Ma
proprio
mentre
l
'
Albini
scriveva
,
nel
1844
,
si
svegliava
quel
movimento
per
le
scuole
di
metodo
,
da
cui
nacque
poi
tutto
il
giornalismo
scolastico
dello
stato
sardo
.
Fu
un
vero
Sturm
und
drang
pedagogico
che
ebbe
,
nonostante
la
fretta
,
una
forte
efficacia
nella
formazione
della
classe
dirigente
che
guidò
l
'
esperienza
del
'4849
.
Dopo
la
guerra
il
problema
si
presentò
nella
forma
più
urgente
e
imprescindibile
.
Il
nuovo
Stato
,
costituito
a
democrazia
senza
partecipazione
popolare
,
doveva
prendere
la
sua
posizione
e
la
sua
responsabilità
di
fronte
a
partiti
inesistenti
o
immaturi
,
doveva
affrontare
un
compito
ideale
,
non
ancora
sentito
dai
cittadini
,
l
'
istruzione
del
popolo
,
e
preparare
una
classe
di
maestri
.
Per
tale
esigenza
la
politica
scolastica
liberale
doveva
venir
sacrificata
provvisoriamente
a
una
politica
scolastica
unitaria
e
in
mancanza
di
una
morale
e
di
uno
spirito
nazionale
e
laico
si
tentò
di
creare
una
scuola
di
Stato
.
La
psicologia
dell
'
italiano
di
fronte
alla
scuola
fu
caratteristicamente
piccolo
borghese
e
,
per
l
'
impotenza
di
preparare
situazioni
storiche
concrete
di
maturità
,
vagheggiò
di
sovrapporre
sui
dissidi
delle
anime
una
tinta
comune
di
cultura
generale
ottimistica
e
borghese
.
Il
dilettantismo
della
erudizione
e
la
retorica
fiduciosa
dell
'
autoincensamento
sostituivano
la
coscienza
del
produttore
e
le
responsabilità
realistiche
.
Bisogna
riconoscere
tuttavia
che
tali
vizi
nacquero
originariamente
come
ripari
della
necessità
;
e
l
'
espediente
della
scuola
di
Stato
venne
alimentato
in
coscienze
per
natura
libertarie
o
liberali
.
Dalla
libertà
come
da
punto
di
partenza
inconcusso
movevano
per
esempio
Bertrando
Spaventa
e
Domenico
Berti
;
ma
la
libertà
del
Berti
era
quella
del
cattolico
diventato
liberale
per
influenza
dell
'
economia
inglese
e
della
recente
esperienza
storica
;
Spaventa
cercava
la
libertà
sognata
da
Cuoco
e
da
Colletta
nella
giustificazione
teorica
di
Hegel
.
Non
poteva
dunque
sfuggire
allo
Spaventa
il
carattere
della
civiltà
moderna
che
non
chiede
organi
o
istituti
per
una
propaganda
dogmatica
,
ma
si
serve
di
tutte
le
antitesi
e
di
tutte
le
critiche
:
egli
infatti
rifiutava
in
sede
teorica
persino
il
concetto
di
una
scuola
di
Stato
.
Ma
lo
Stato
italiano
,
o
per
esso
lo
Stato
piemontese
,
deve
difendersi
di
fronte
al
pericolo
clericale
;
perciò
anche
Spaventa
pensa
a
un
insegnamento
ufficiale
,
timoroso
della
prevalenza
cattolica
,
almeno
fino
che
non
sia
tolta
alla
Chiesa
la
posizione
di
privilegio
in
cui
la
metteva
il
primo
articolo
dello
Statuto
.
Il
pensiero
dello
Spaventa
nel
1851
era
dunque
identico
al
pensiero
del
Berti
nel
'49
.
Senonché
il
Berti
a
due
anni
di
distanza
aveva
attenuato
la
polemica
anticattolica
,
e
colla
libertà
della
scuola
voleva
avvicinarsi
a
Cavour
per
preparare
intorno
a
lui
la
nota
concentrazione
,
che
fu
per
il
Piemonte
non
infeconda
di
successi
politici
.
Anche
il
liberalismo
del
Berti
dunque
nascondeva
un
equivoco
.
Egli
aveva
compreso
dall
'
esperienza
della
prima
guerra
che
l
'
unità
d
'
Italia
sarebbe
avvenuta
soltanto
mediante
la
transazione
coi
cattolici
;
perciò
verso
la
scuola
cattolica
egli
non
poteva
più
nutrire
timori
anzi
era
tratto
a
considerarla
come
fattore
primo
di
nazionalità
.
Un
terribile
problema
poi
incombeva
sul
nuovo
Stato
:
l
'
educazione
di
tutto
il
popolo
;
e
a
compiere
questo
dovere
,
secondo
il
Berti
,
bisognava
che
si
unissero
gli
sforzi
della
nazione
intera
,
senza
distinzione
di
partiti
:
bisognava
concedere
la
libertà
d
'
insegnamento
a
tutti
,
la
libera
concorrenza
avrebbe
permesso
poi
che
solo
le
scuole
migliori
prendessero
sviluppo
completo
:
le
scuole
limitate
,
confessionali
,
non
avrebbero
avuto
mai
vita
vigorosa
:
si
sarebbero
affaticati
i
liberali
al
lavoro
,
a
fondare
anch
'
essi
scuole
private
modello
,
e
a
dare
l
'
esempio
ci
si
era
messo
il
Berti
sin
dal
'50
.
Ma
un
avversario
della
libertà
scolastica
poteva
obbiettare
per
le
stesse
ragioni
storiche
:
di
fronte
all
'
immensità
del
problema
bisogna
che
da
parte
del
governo
venga
una
parola
decisiva
:
lasciar
la
scuola
alla
libera
concorrenza
vorrebbe
dire
condannare
le
regioni
più
povere
a
non
avere
scuole
,
a
non
combattere
l
'
analfabetismo
:
vorrebbe
dire
rendere
impossibile
l
'
unità
.
Bisogna
dunque
che
il
nuovo
Stato
affermi
,
la
sua
laicità
anche
a
costo
di
sovrapporsi
alle
iniziative
private
:
bisogna
che
s
'
impegni
a
dare
la
scuola
a
tutti
i
comuni
.
E
se
questo
non
fu
il
pensiero
esplicito
di
Bertrando
Spaventa
diventò
tuttavia
il
programma
del
governo
,
che
non
si
accontentò
di
fare
,
ma
volle
,
e
continua
a
volere
,
strafare
.
Nel
momento
presente
un
'
attività
scolastica
troppo
invadente
dello
Stato
si
riduce
a
sostituire
alla
coltura
i
pregiudizi
della
burocrazia
.
Del
resto
Augusto
Monti
ha
dimostrato
che
la
politica
scolastica
dello
Stato
italiano
dopo
il
'70
è
stata
tutta
organicamente
diretta
,
con
i
pregiudizi
della
cultura
generale
,
della
neutralità
del
sapere
scientifico
,
ecc
.
,
ad
attuare
una
concezione
di
classe
e
a
formare
uno
spirito
borghese
anzi
,
diremmo
noi
,
piccolo
borghese
.
La
lotta
politica
intensa
del
dopo
guerra
preparando
la
formazione
dei
partiti
capovolge
invece
tutto
lo
spirito
della
scuola
italiana
e
instaura
un
nuovo
equilibrio
di
forze
,
desiderose
di
combattere
su
ogni
terreno
.
La
formula
dei
popolari
per
la
libertà
scolastica
in
un
ambiente
siffatto
non
ha
più
nulla
di
clericale
,
ma
diventa
un
caposaldo
di
libera
lotta
contro
lo
stato
burocratico
.
D
'
altra
parte
l
'
esistenza
di
grossi
nuclei
organizzati
e
di
precise
tendenze
psicologiche
,
dai
socialisti
ai
popolari
,
ai
combattenti
,
era
,
al
tempo
della
lotta
per
la
riforma
Croce
,
la
più
sicura
garanzia
contro
ogni
possibilità
di
monopolio
e
di
impostazione
dogmatica
partigiana
.
In
sede
speculativa
i
filosofi
potranno
anche
teorizzare
l
'
attività
scolastica
come
funzione
di
Stato
inteso
quale
sintesi
delle
iniziative
dei
cittadini
.
Ma
l
'
equivoco
dei
socialisti
riformisti
e
di
tutti
gli
ammiratori
della
statolatria
consiste
per
l
'
appunto
nel
confondere
questo
Stato
ideale
,
oggetto
delle
speculazioni
dei
filosofi
del
diritto
con
lo
Stato
amministrazione
pubblica
.
Il
fatto
è
che
le
funzioni
del
primo
Stato
non
debbono
affatto
tradursi
in
organi
di
quest
'
ultimo
.
Nel
momento
in
cui
le
funzioni
cercano
i
loro
organi
entra
in
gioco
il
libero
contrasto
delle
forze
economiche
ed
amministrative
.
Solo
uno
Stato
teocratico
può
rivendicare
il
diritto
del
monopolio
scolastico
;
lo
Stato
moderno
non
ha
una
funzione
patriarcale
di
educatore
e
chi
parla
di
un
'
etica
di
Stato
parla
per
metafora
,
esaurendosi
necessariamente
la
morale
pubblica
in
quella
dei
cittadini
e
non
potendosi
parlare
di
una
civiltà
sociale
diversa
da
quella
realizzata
dagli
individui
.
La
scuola
e
la
cultura
sono
state
organizzate
e
promosse
dall
'
alto
,
e
si
sono
sovrapposte
alle
iniziative
dei
singoli
in
momenti
storici
specifici
,
e
non
la
filosofia
del
diritto
,
ma
la
psicologia
e
la
politica
devono
discutere
questi
limiti
dell
'
empiria
.
La
Chiesa
ha
creato
l
'
Università
,
e
ha
realizzato
gerarchicamente
la
sua
predicazione
umanitaria
per
opporre
alle
invasioni
barbariche
un
baluardo
conservatore
delle
antiche
civiltà
.
Le
corti
umanistiche
promovendo
la
letteratura
e
la
scuola
di
cultura
servivano
all
'
arte
loro
di
governo
in
un
tempo
in
cui
le
plebi
italiane
sognavano
un
regime
paterno
.
Oggi
di
fronte
al
fascismo
,
una
politica
che
rivendichi
la
libertà
della
scuola
,
utile
ieri
,
è
diventata
insufficiente
perché
non
si
può
fare
della
tecnica
quando
il
fronte
unico
della
lotta
è
diventato
il
terreno
politico
.
La
lotta
contro
la
tirannide
non
si
può
fare
invocando
riforme
e
concessioni
dalla
tirannide
,
ma
contrapponendole
rivendicazioni
integrali
di
dignità
.
Il
fascismo
instaurando
la
sua
politica
scolastica
di
classe
travolgerà
le
illusioni
pedagogiche
di
Gentile
e
di
Lombardo
Radice
e
continuerà
la
scuola
piccolo
borghese
e
parassitaria
della
terza
Italia
.
La
pregiudiziale
per
proporre
il
vero
problema
dell
'
educazione
nazionale
è
dunque
la
non
collaborazione
.
È
chiaro
che
in
questo
senso
la
nostra
scuola
non
ha
bisogno
di
scuole
,
e
possiamo
discutere
di
problemi
pratici
soltanto
in
senso
astratto
e
per
un
vizio
di
progettismo
.
In
un
'
Italia
moderna
,
quale
la
veniamo
preparando
con
la
nostra
lotta
,
in
cui
i
cittadini
sappiano
creare
la
loro
scuola
aderente
alle
loro
esigenze
,
contro
la
monotonia
generica
della
scuola
di
Stato
,
l
'
esame
è
naturalmente
svalutato
in
quanto
la
scuola
si
fonde
con
la
cultura
e
con
la
vita
.
Invece
di
allevare
impiegati
lo
Stato
si
riduce
alla
sua
funzione
di
controllo
.
Se
può
sembrare
interessante
conoscere
i
nostri
progetti
confesseremo
che
prima
del
fascismo
il
problema
di
questo
controllo
si
riduceva
per
noi
nei
termini
seguenti
:
1
)
Per
la
scuola
elementare
:
lotta
diretta
dello
Stato
contro
l
'
analfabetismo
,
mobilitazione
di
tutte
le
forze
nazionali
,
preti
o
massoni
,
bolscevichi
o
conservatori
,
poiché
si
tratta
di
preparare
gli
strumenti
elementari
della
vita
moderna
indipendentemente
da
ogni
considerazione
etica
.
Affrontare
risolutamente
il
problema
nel
Mezzogiorno
.
Non
si
rinnoverà
il
popolo
meridionale
con
scuole
elementari
improvvisate
,
ma
la
lotta
contro
l
'
analfabetismo
è
una
imprescindibile
esigenza
economica
per
il
problema
eticamente
e
politicamente
più
importante
del
Sud
:
l
'
emigrazione
.
2
)
Per
la
scuola
elementare
bisogna
formare
dei
maestri
,
ossia
lo
Stato
deve
istituire
delle
scuole
normali
,
anzi
delle
scuole
medie
modello
,
limitate
di
numero
e
coi
posti
concessi
ad
allievi
per
concorso
;
a
integrare
questa
azione
di
Stato
provvederà
l
'
iniziativa
privata
:
per
fornire
di
scuole
poi
i
paesi
rurali
non
c
'
è
altra
soluzione
fuor
di
quella
di
Augusto
Monti
dell
'
assunzione
di
personale
non
diplomato
e
dell
'
abilitazione
.
Ma
della
scuola
normale
o
media
non
bisogna
sopravalutare
il
significato
:
la
questione
dell
'
analfabetismo
si
risolve
solo
creando
una
situazione
rivoluzionaria
delle
vecchie
abitudini
e
suscitatrice
di
nuovi
sforzi
,
come
ben
insegna
Lenin
in
Russia
.
L
'
affollamento
alla
scuola
media
verrà
meno
non
appena
lo
Stato
non
darà
più
ai
suoi
studenti
titoli
o
lauree
:
poiché
la
nostra
piccola
borghesia
è
diventata
una
casta
che
ha
il
suo
titolo
nobiliare
nel
diploma
.
Il
problema
dell
'
università
è
identico
con
quello
delle
scuole
medie
e
lo
si
potrà
risolvere
solo
riconoscendo
che
da
parecchie
decine
d
'
anni
la
cultura
universitaria
è
inferiore
alla
cultura
del
paese
,
alimentata
sopratutto
dalle
libere
iniziative
del
giornalismo
,
dei
partiti
,
delle
associazioni
.
3
)
Poiché
queste
riforme
parranno
alla
nostra
reazionaria
e
demagogica
borghesia
troppo
antidemocratiche
o
rivoluzionarie
si
tratta
di
prepararle
proponendole
come
riforme
essenzialmente
economiche
.
La
scuola
di
Stato
infatti
è
diventata
per
lo
Stato
un
problema
di
finanza
che
non
si
può
risolvere
se
non
sfollando
gli
istituti
,
coll
'
aumentare
le
tasse
scolastiche
(
mettendo
a
concorso
i
posti
gratuiti
)
ed
eliminando
il
parassitismo
professorale
mediante
il
solo
sistema
infallibile
di
cui
si
disponga
,
ossia
riducendo
gli
stipendi
.
Il
fascismo
non
farà
nulla
di
questo
perché
ha
bisogno
di
gregari
fedeli
o
non
può
ottenerli
se
non
in
cambio
di
un
impiego
governativo
;
né
può
lasciar
libertà
alla
cultura
per
timore
delle
conseguenze
e
perché
in
ogni
tempo
l
'
oscurantismo
burocratico
e
la
morale
di
Stato
furono
le
migliori
armi
dell
'
assolutismo
.
LIBRO
QUARTO
IL
FASCISMO
Le
ragioni
dell
'
opposizione
Lo
spirito
della
nostra
indagine
ci
potrebbe
esentare
dal
compito
di
discorrere
del
fascismo
,
che
fu
individuato
,
nelle
pagine
precedenti
,
come
una
parentesi
storica
,
come
un
fenomeno
di
disoccupazione
nell
'
economia
e
nelle
idee
connesso
con
tutti
gli
errori
della
nostra
formazione
nazionale
.
Il
presupposto
di
questo
libro
è
che
l
'
Italia
riesca
a
trovare
in
sé
la
forza
per
superare
la
sua
crisi
e
riprendere
quella
volontà
di
vita
europea
che
parve
annunciarsi
,
almeno
in
certi
episodi
,
col
Risorgimento
.
Quindi
accade
che
le
nostre
obbiezioni
al
fascismo
siano
tutte
pregiudiziali
e
scorgano
l
'
errore
dove
gli
apologisti
indicano
i
meriti
,
nella
capacità
che
ebbe
il
movimento
,
in
un
'
ora
di
sospensione
e
di
incertezze
,
di
porre
termine
alla
tensione
degli
Italiani
e
di
comprometterli
in
una
banale
palingenesi
di
patriarcalismo
quando
la
solennità
della
crisi
imponeva
ai
cittadini
l
'
imperativo
categorico
della
coerenza
,
della
libera
lotta
politica
,
dell
'
autogoverno
.
Il
ministero
Facta
apparirà
allo
storico
come
la
più
curiosa
delle
ironie
e
quasi
la
caricatura
di
un
volere
provvidenziale
che
dava
agli
Italiani
un
governo
debole
e
rinunciatario
perché
i
cittadini
sapessero
affrontare
le
responsabilità
inevitabili
della
lotta
politica
e
dell
'
iniziativa
statale
.
Finché
la
lotta
dei
partiti
nati
nel
dopo
guerra
rimaneva
indecisa
tutte
le
possibilità
del
futuro
erano
salve
.
Il
fascismo
ci
ha
tolto
quest
'
incubo
;
e
mentre
gli
Italiani
fallivano
al
loro
esame
di
serietà
moderna
il
genio
della
stirpe
ha
ripreso
tra
i
residui
dell
'
avventuroso
Rinascimento
la
leggendaria
figura
del
condottiero
di
milizie
che
dà
ai
servi
inquieti
una
paterna
disciplina
.
Elogio
della
ghigliottina
Nella
Rivoluzione
Liberale
del
23
novembre
1922
questo
nostro
stato
d
'
animo
impopolare
era
così
descritto
:
Il
fascismo
vuol
guarire
gli
Italiani
dalla
lotta
politica
,
giungere
a
un
punto
in
cui
,
fatto
l
'
appello
nominale
,
tutti
i
cittadini
abbiano
dichiarato
di
credere
nella
patria
,
come
se
col
professare
delle
convinzioni
si
esaurisse
tutta
la
praxis
sociale
.
Insegnare
a
costoro
la
superiorità
dell
'
anarchia
sulle
dottrine
democratiche
sarebbe
un
troppo
lungo
discorso
,
e
poi
,
per
certi
elogi
,
nessun
miglior
panegirista
della
pratica
.
L
'
attualismo
,
il
garibaldinismo
,
il
fascismo
sono
espedienti
attraverso
cui
l
'
inguaribile
fiducia
ottimistica
dell
'
infanzia
ama
contemplare
il
mondo
semplificato
secondo
le
proprie
misure
.
La
nostra
polemica
contro
gli
Italiani
non
muove
da
nessuna
adesione
a
supposte
maturità
straniere
;
né
da
fiducia
in
atteggiamenti
protestanti
o
liberisti
.
Il
nostro
antifascismo
prima
che
un
'
ideologia
,
è
un
istinto
.
Se
il
nuovo
si
può
riportare
utilmente
a
schemi
e
ad
approssimazioni
antichi
,
il
nostro
vorrebbe
essere
un
pessimismo
sul
serio
,
un
pessimismo
da
vecchio
Testamento
senza
palingenesi
,
non
il
pessimismo
letterario
dei
cristiani
delusione
di
ottimisti
.
La
lotta
tra
serietà
e
dannunzianesimo
è
antica
e
senza
rimedio
.
Bisogna
diffidare
delle
conversioni
,
e
credere
più
alla
storia
che
al
progresso
,
concepire
il
nostro
lavoro
come
un
esercizio
spirituale
,
che
ha
la
sua
necessità
in
sé
,
non
nel
suo
divulgarsi
.
C
'
è
un
valore
incrollabile
al
mondo
:
l
'
intransigenza
e
noi
ne
saremmo
,
per
un
certo
senso
,
in
questo
momento
,
i
disperati
sacerdoti
.
Temiamo
che
pochi
siano
così
coraggiosamente
radicali
da
sospettare
che
con
queste
metafisiche
ci
si
possa
incontrare
nel
problema
politico
.
Ma
la
nostra
ingenuità
è
più
esperta
di
talune
corruzioni
e
in
certe
teorie
autobiografiche
ha
già
sottinteso
un
insolente
realismo
politico
obbiettivo
.
Noi
vediamo
diffondersi
con
preoccupazione
una
paura
dell
'
imprevisto
che
seguiteremo
a
indicare
come
provinciale
per
non
ricorrere
a
più
allarmanti
definizioni
.
Ma
di
certi
difetti
sostanziali
anche
in
un
popolo
«
nipote
»
di
Machiavelli
non
sapremmo
capacitarci
,
se
venisse
l
'
ora
dei
conti
.
Il
fascismo
in
Italia
è
un
'
indicazione
di
infanzia
perché
segna
il
trionfo
della
facilità
,
della
fiducia
,
dell
'
entusiasmo
.
Si
può
ragionare
del
ministero
Mussolini
:
come
di
un
fatto
d
'
ordinaria
amministrazione
.
Ma
il
fascismo
è
stato
qualcosa
di
più
;
è
stato
l
'
autobiografia
della
nazione
.
Una
nazione
che
crede
alla
collaborazione
delle
classi
;
che
rinuncia
per
pigrizia
alla
lotta
politica
,
dovrebbe
essere
guardata
e
guidata
con
qualche
precauzione
.
Confessiamo
di
aver
sperato
che
la
lotta
tra
fascisti
e
socialcomunisti
dovesse
continuare
senza
posa
:
e
pensammo
nel
settembre
del
1920
e
pubblicammo
nel
febbraio
del
1922
La
Rivoluzione
Liberale
con
fiducia
verso
la
lotta
politica
che
attraverso
tante
corruzioni
,
corrotta
essa
stessa
,
tuttavia
sorgeva
.
In
Italia
,
c
'
era
della
gente
che
si
faceva
ammazzare
per
un
'
idea
per
un
interesse
per
una
malattia
di
retorica
!
Ma
già
scorgevamo
i
segni
della
stanchezza
,
i
sospiri
alla
pace
.
È
difficile
capire
che
la
vita
è
tragica
,
che
il
suicidio
è
più
una
pratica
cotidiana
che
una
misura
di
eccezione
.
In
Italia
non
ci
sono
proletari
e
borghesi
:
ci
sono
soltanto
classi
medie
.
Lo
sapevamo
:
e
se
non
lo
avessimo
saputo
ce
lo
avrebbe
insegnato
Giolitti
.
Mussolini
non
è
dunque
nulla
di
nuovo
:
ma
con
Mussolini
ci
si
offre
la
prova
sperimentale
dell
'
unanimità
,
ci
si
attesta
l
'
inesistenza
di
minoranze
eroiche
,
la
fine
provvisoria
delle
eresie
.
Certe
ore
di
ebbrezza
valgono
per
confessioni
e
la
palingenesi
fascista
ci
ha
attestato
inesorabilmente
l
'
impudenza
della
nostra
impotenza
.
A
un
popolo
di
dannunziani
non
si
può
chiedere
spirito
di
sacrificio
.
Noi
pensiamo
anche
a
ciò
che
non
si
vede
:
ma
se
ci
si
attenesse
a
quello
che
si
vede
bisognerebbe
confessare
che
la
guerra
è
stata
invano
.
Privi
di
interessi
reali
,
distinti
,
necessari
gli
Italiani
chiedono
una
disciplina
e
uno
Stato
forte
.
Ma
è
difficile
pensare
Cesare
senza
Pompeo
,
Roma
forte
senza
guerra
civile
.
Si
può
credere
all
'
utilità
dei
tutori
e
giustificare
Giolitti
e
Nitti
,
ma
i
padroni
servono
soltanto
per
farci
ripensare
a
La
Congiura
dei
Pazzi
ossia
ci
riportano
a
costumi
politici
sorpassati
.
Né
Mussolini
né
Vittorio
Emanuele
Savoia
hanno
virtù
di
padroni
,
ma
gli
Italiani
hanno
bene
animo
di
schiavi
.
È
doloroso
dover
pensare
con
nostalgia
all
'
illuminismo
libertario
e
alle
congiure
.
Eppure
,
siamo
sinceri
sino
in
fondo
,
c
'
è
chi
ha
atteso
ansiosamente
che
venissero
le
persecuzioni
personali
perché
dalle
sofferenze
rinascesse
uno
spirito
,
perché
nel
sacrificio
dei
suoi
sacerdoti
questo
popolo
riconoscesse
se
stesso
.
C
'
è
stato
in
noi
,
nel
nostro
opporsi
fermo
,
qualcosa
di
donchisciottesco
.
Ma
ci
si
sentiva
pure
una
disperata
religiosità
.
Non
possiamo
illuderci
di
aver
salvato
la
lotta
politica
:
ne
abbiamo
custodito
il
simbolo
e
bisogna
sperare
(
ahimè
,
con
quanto
scetticismo
)
che
i
tiranni
siano
tiranni
,
che
la
reazione
sia
reazione
,
che
ci
sia
chi
avrà
il
coraggio
di
levare
la
ghigliottina
che
si
mantengano
le
posizioni
sino
in
fondo
.
Si
può
valorizzate
il
regime
;
si
può
cercare
di
ottenerne
tutti
i
frutti
:
chiediamo
le
frustate
perché
qualcuno
si
svegli
,
chiediamo
il
boia
perché
si
possa
veder
chiaro
.
Mussolini
può
essere
un
eccellente
Ignazio
di
Loyola
;
dove
c
'
è
un
De
Maistre
che
sappia
dare
una
dottrina
,
un
'
intransigenza
alla
sua
spada
?
La
capitis
deminutio
delle
teorie
Nessun
De
Maistre
,
nessuna
dottrina
nella
letteratura
apologetica
del
fascismo
.
Per
il
fascismo
le
teorie
sono
ideologie
piacevoli
che
bisogna
improvvisare
e
subordinare
alle
occasioni
.
Le
avventure
riescono
più
seducenti
che
le
idee
,
e
queste
perdendo
la
loro
dignità
e
autonomia
sono
ridotte
a
funzioni
servili
.
L
'
uguaglianza
fascismo
controriforma
serve
come
una
risorsa
del
programma
neoguelfo
;
il
liberalismo
di
De
Stefani
può
soddisfare
le
aspettazioni
più
popolari
intorno
al
mito
del
pareggio
;
il
sindacalismo
nazionale
offre
alle
masse
il
pane
in
cambio
della
dignità
;
il
nazionalismo
e
il
patriottismo
soddisfano
gli
istinti
più
filistei
delle
classi
dell
'
entusiasmo
.
In
un
libro
troppo
fortunato
nel
quale
Mussolini
lasciò
che
si
riconoscesse
,
anche
all
'
estero
,
il
suo
programma
,
un
fascista
onesto
ha
finito
col
trarre
tutte
le
conseguenze
piu
pacifiche
dall
'
ammonimento
di
Missiroli
:
«
Il
fascismo
sarà
la
coscienza
matura
della
nuova
democrazia
,
e
,
come
tale
,
dovrà
riconciliarsi
col
socialismo
,
o
sarà
peggio
che
nulla
;
un
tardivo
e
impossibile
tentativo
reazionario
»
.
Ma
il
fascismo
di
Pietro
Gorgolini
è
addirittura
il
giolittismo
di
Fera
,
un
'
antologia
politica
di
tutti
i
programmi
di
sinistra
dopo
Depretis
.
Wilsonismo
e
socialismo
di
Stato
,
liberismo
confuso
con
l
'
economia
del
giusto
prezzo
,
finanza
demagogica
,
difesa
della
piccola
proprietà
e
lotta
contro
il
latifondo
,
ecco
la
demagogia
poetica
annunciata
precocemente
dal
banditore
e
non
smentita
poi
dall
'
opera
dei
governanti
.
Chi
non
ha
adottato
queste
semplici
formule
è
andato
subito
troppo
vicino
all
'
eresia
e
si
è
preclusa
la
popolarità
.
I
tentativi
mediocri
di
teoria
dei
Grandi
rimasero
un
'
ingenuità
solitaria
.
Il
proposito
di
far
aderire
le
masse
allo
Stato
del
resto
non
si
realizza
inventando
nuove
formule
di
sindacalismo
nazionale
;
mentre
spera
la
religiosità
del
movimento
dall
'
adesione
popolare
,
Grandi
non
si
avvede
di
ripetere
le
aberrazioni
di
illuministica
eleganza
del
nazionalismo
,
del
modernismo
e
del
sindacalismo
,
note
critiche
di
intellettuali
.
Il
pensiero
di
Agostino
Lanzillo
poi
si
potrebbe
addirittura
consigliare
a
chi
si
trovi
a
corto
di
argomenti
nella
polemica
col
fascismo
.
Anche
se
ci
spieghiamo
senza
difficoltà
la
sua
adesione
a
Mussolini
per
l
'
esaltazione
dell
'
interventismo
e
per
l
'
irrequieta
ispirazione
antintellettualista
la
filosofia
dell
'
intuizione
di
A
.
Lanzillo
resta
infatti
alquanto
più
esperta
e
preparata
di
talune
grossolane
professioni
relativistiche
di
capi
e
di
gregari
e
riesce
persino
a
consentire
certe
possibilità
di
critica
e
di
intelligenza
.
La
profezia
del
governo
fascista
appare
in
questi
termini
:
«
Nella
società
attuale
-
-
ai
primi
del
1922
-
-
noi
constatiamo
che
lo
Stato
sta
accrescendo
ogni
giorno
il
suo
potere
.
La
forza
militare
che
ha
ai
suoi
ordini
è
assai
più
temibile
ora
che
non
prima
della
guerra
,
per
la
sviluppatissima
confidenza
con
l
'
uso
delle
armi
e
la
diminuita
e
quasi
scomparsa
impressionabilità
dei
cittadini
di
fronte
a
fatti
di
repressione
armata
.
I
mezzi
di
collegamento
,
di
repressione
,
di
organizzazione
difensiva
sono
formidabili
e
quasi
invincibili
.
Se
si
suppone
,
secondo
l
'
ipotesi
avanzata
avanti
,
che
possa
avvenire
una
fusione
,
allo
scopo
di
dominio
politico
,
fra
talune
categorie
operaie
e
taluni
ceti
dirigenti
,
ne
verrà
una
compagine
politica
così
salda
,
che
la
forza
che
questo
Stato
avrà
e
potrà
usare
contro
il
resto
della
società
,
sarà
praticamente
illimitata
»
.
Si
domanda
quale
sia
di
fronte
a
tali
prospettive
l
'
animo
di
Agostino
Lanzillo
liberista
,
nemico
dell
'
intervenzionismo
statale
,
del
nazionalismo
e
del
militarismo
dato
che
il
fascismo
sta
per
essere
appunto
l
'
erede
,
nel
senso
più
cattivo
,
del
socialismo
.
Dei
tre
canoni
cari
al
Lanzillo
,
liberismo
,
antintellettualismo
,
esperienza
economica
non
so
quale
si
potrà
salvare
in
un
governo
paternamente
cattolico
,
in
uno
Stato
disposto
a
controllare
non
solo
l
'
economia
privata
ma
ancora
le
coscienze
e
l
'
urna
elettorale
.
È
vero
che
egli
si
può
rallegrare
ormai
della
sua
antica
profezia
:
La
guerra
sarà
per
dare
agli
uomini
la
massima
spregiudicatezza
nell
'
usare
la
forza
,
ma
nei
nuovi
iniziati
alla
concezione
della
vita
guerriera
cercherà
invano
gli
auspicati
requisiti
della
classe
dirigente
capace
di
contemperare
la
persistenza
degli
aggregati
e
l
'
istinto
delle
combinazioni
,
individualista
e
liberista
contro
la
mediocrità
organizzata
.
Certo
le
nuove
classi
guerriere
,
che
Lanzillo
preconizzava
istintivamente
individualiste
,
si
sono
piuttosto
rivelate
barbaramente
burocratiche
e
i
loro
istinti
di
monotonia
non
consentono
la
speranza
di
una
risoluzione
unitaria
del
regionalismo
col
rispetto
religioso
delle
personalità
regionali
!
L
'
invito
al
fascismo
a
farsi
rappresentante
delle
classi
medie
è
stato
il
solo
ascoltato
,
ma
a
vederne
i
risultati
vorremmo
che
Lanzillo
ci
spiegasse
come
egli
scorgesse
nel
fascismo
un
'
anima
eroica
e
se
la
citazione
di
Sorel
a
proposito
della
loro
violenza
non
venisse
alquanto
a
sproposito
.
Gli
offriremo
appunto
una
antitesi
liberista
dei
problemi
che
egli
pone
.
Il
liberismo
infatti
fissa
come
limite
naturale
all
'
economia
la
mediazione
politica
,
la
quale
ha
parimenti
le
sue
necessità
ed
esigenze
autonome
:
sembrerebbe
dunque
che
la
giusta
critica
agli
avventati
scioperi
di
cattivi
politicanti
e
al
facilonismo
massimalista
non
autorizzasse
senz
'
altro
l
'
esaltazione
del
sindacalismo
giuridico
,
in
omaggio
a
un
vagheggiato
governo
dei
produttori
!
Invocare
un
governo
di
produttori
mentre
solo
la
proporzionale
potrebbe
agire
mirabilmente
come
strumento
di
lotta
politica
e
di
formazione
libera
dei
partiti
significa
spaventarsi
della
libertà
e
rifugiarsi
nelle
medioevali
consolazioni
corporative
.
Quest
'
odio
dei
fascisti
verso
la
politica
in
omaggio
all
'
idillio
letterario
e
al
pratico
adattamento
economico
è
il
peggior
indice
della
decadenza
dei
nostri
costumi
e
della
mollezza
dei
caratteri
che
invocano
,
come
riposo
,
il
ritorno
del
Medio
Evo
.
La
costituzione
del
Carnaro
fu
il
primo
avvertimento
;
poi
collaborazionismo
e
fascismo
,
guardia
regia
e
squadrismo
furono
gli
assidui
espedienti
della
tremula
fantasia
.
Il
governo
di
Mussolini
esilia
nei
conventi
la
critica
,
offre
ai
deboli
una
religione
di
Stato
,
una
guardia
pretoriana
,
un
filosofo
hegeliano
a
capo
delle
scuole
;
nello
Stato
etico
annulla
le
iniziative
.
All
'
Italia
immatura
offre
una
culla
che
potrebbe
essere
la
tomba
delle
coscienze
civili
diventate
private
dopo
aver
eliminati
provvisoriamente
alleandosi
ancora
una
volta
con
la
plutocrazia
,
i
due
problemi
che
sarebbero
stati
la
Bastiglia
del
popolo
italiano
:
i
rapporti
tra
lo
Stato
e
le
classi
operaie
;
l
'
incontro
e
l
'
antitesi
tra
industria
e
agricoltura
.
Chi
parla
oggi
di
liberismo
e
di
problema
meridionale
?
La
Monarchia
ha
seppellito
i
democratici
e
la
lotta
politica
.
I
discorsi
sui
governi
delle
competenze
e
dei
tecnici
hanno
la
stessa
natura
delle
prediche
sulla
grazia
divina
e
lo
spirito
santo
:
valsero
a
rubarci
una
costituzione
che
volevano
migliorare
e
a
edificare
un
nuovo
monumento
di
paterna
teocrazia
.
Ma
il
discorso
delle
teorie
non
è
necessario
quando
predomina
una
questione
di
istinti
assolutamente
spensierati
.
I
simboli
riescono
più
significativi
delle
idee
.
Così
al
ritratto
dell
'
autore
che
adorna
un
altro
libro
apologetico
assai
curioso
poco
resterebbe
da
aggiungere
per
avere
completa
la
biografia
del
fascista
:
parendo
che
lo
sfoggio
audace
di
medaglie
militari
definisca
i
confini
delle
individualità
assai
meglio
che
un
elenco
di
testi
o
la
descrizione
dello
stile
.
L
'
istintivo
richiamo
,
per
rozze
somiglianze
,
al
capo
primitivo
di
tribù
,
armato
di
fisica
esultanza
corrugata
e
di
piacevoli
talismani
,
non
si
smentisce
nella
narrazione
vivacemente
burocratica
,
inesperta
e
palese
.
Il
documento
interessa
in
modo
singolare
se
appena
si
guardano
le
cose
ad
una
certa
lontananza
,
sì
che
prendano
il
loro
rilievo
quasi
Umberto
Banchelli
fosse
un
nuovo
vassallo
del
nuovo
re
,
illetterato
e
bellicoso
come
Teodorico
,
feroce
come
Alboino
.
Ma
egli
terrebbe
più
della
rozzezza
di
Paolo
Diacono
,
che
della
felice
erudizione
di
Cassiodoro
;
derivando
il
suo
rispetto
per
intellettuali
come
Prezzolini
e
per
Soffici
dall
'
indulgenza
costante
nei
due
amici
verso
la
spensieratezza
avventurosa
,
e
talvolta
persino
verso
i
nuovi
barbari
.
Chissà
che
Soffici
non
offra
volentieri
la
sua
allegra
malleveria
alle
invettive
del
Banchelli
contro
le
dottrine
«
dell
'
ebreo
germanico
Carlo
Marx
,
ovvero
di
Mordeca
,
poiché
era
questo
il
suo
vero
nome
che
si
era
tolto
per
essere
dalle
folle
ignoranti
dei
suoi
tempi
acclamato
e
creduto
»
.
In
verità
solo
il
pervertimento
del
senso
dei
valori
nei
momenti
più
notturni
può
spiegarci
le
metafore
marinesche
dell
'
umile
cronaca
dove
per
la
battaglia
elettorale
di
Firenze
si
attribuisce
al
fascio
il
compito
di
«
impedire
che
otto
secoli
di
arte
italiana
e
di
sacrifici
cittadini
potessero
esser
lordati
dall
'
effigie
del
russo
asiatico
ebreizzato
Lenin
»
.
Del
resto
l
'
ambizione
letteraria
del
rozzo
cronista
chiama
candidamente
a
riscontro
la
fiorentina
età
di
«
guelfi
e
ghibellini
»
per
la
ripresa
sassaiola
.
Ma
non
giova
sprecare
metafore
di
troppo
lusso
per
fatti
che
sono
tanto
banali
e
cotidiani
.
Nel
fascista
non
si
trova
poi
se
non
di
rado
il
rispetto
del
barbaro
per
la
sapienza
che
gli
è
negata
,
e
certe
religiose
venerazioni
crescono
male
nel
cuore
monotono
del
goffo
guerriero
di
mestiere
.
La
cronaca
dei
giornali
parla
con
più
precisione
della
contraffatta
baldanza
di
generali
e
deputati
«
minorenni
»
.
Anche
in
queste
memorie
,
la
venerazione
e
la
profezia
dell
'
Italia
cattolica
,
il
plauso
alla
monarchia
assoluta
,
la
paura
degli
ebrei
e
della
plutocrazia
,
le
proteste
contro
Mussolini
che
non
vuole
le
industrie
di
Stato
descrivono
conclusivamente
il
candore
di
certe
albe
spirituali
.
Si
vorrebbero
raccogliere
esempi
di
stile
:
«
Ormai
tutto
questo
dilagare
di
partiti
ha
fatto
conoscere
quanto
occorra
por
fine
ai
partiti
stessi
,
e
ridurli
numericamente
magari
ad
uno
solo
»
.
«
E
distruggere
fino
al
possibile
i
dialetti
e
non
permettere
la
stampa
in
dialetto
che
fa
alimentare
lo
spirito
di
campanile
»
.
«
Non
vi
può
essere
che
una
potenza
cattolica
,
non
vi
può
essere
che
Roma
,
che
un
dì
si
possa
decidere
a
scacciare
i
turchi
dall
'
Europa
e
ridare
al
tempio
di
Santa
Sofia
il
significato
cristiano
per
cui
esso
sorse
»
.
«
Guai
a
colui
che
ardisse
toccare
le
sacrosante
conquiste
economiche
proletarie
!
Se
dovrà
sorgere
la
vera
e
reale
monarchia
essa
dovrà
essere
per
mezzo
del
suo
Re
responsabile
il
padre
austero
del
proletariato
»
.
Il
discorso
potrebbe
farsi
più
severo
se
di
queste
innocenze
si
chiedesse
ragione
ai
tutori
legittimi
e
responsabili
.
Allora
la
critica
moralistica
del
Banchelli
alla
democrazia
si
dovrebbe
definire
la
giusta
ribellione
insolente
dello
scolaro
maleducato
al
maestro
insufficiente
.
Invero
perché
non
considerare
con
profonda
pietà
,
questi
ragazzi
spostati
che
dai
padri
democratici
e
dagli
eventi
avventurosi
poco
poterono
apprendere
fuor
della
corruzione
dei
costumi
!
Anche
il
fascismo
,
come
tutte
le
infanzie
,
ha
per
noi
le
sue
penose
giustificazioni
,
come
quello
cui
meglio
si
adatterebbe
il
confessore
o
il
predicante
che
il
maestro
di
politica
.
Crebbero
svagati
trovatelli
né
alcuno
insegnò
loro
qual
duro
noviziato
attenda
l
'
artiere
delle
sociali
contingenze
.
Nel
gioco
della
guerra
si
riconobbero
una
precocità
viziosa
.
Oggi
la
sicumera
del
barbaro
cela
soltanto
la
paura
,
né
lo
spirito
aperto
assiste
la
generosità
,
anzi
la
spavalderia
alternandosi
con
l
'
obbedienza
mostra
l
'
esaurimento
dei
nervi
,
la
povertà
di
inibizione
,
la
decadenza
della
razza
.
Il
futurismo
sarebbe
stato
dunque
l
'
annuncio
ebbro
e
sconsolato
di
questa
fondamentale
aridezza
interiore
.
Si
tratta
di
sostituire
al
bastone
tedesco
il
pugnale
fascista
(
pag
.
176
)
,
di
affidare
altrui
l
'
esercizio
della
propria
libertà
.
In
politica
l
'
antidemocrazia
segna
un
ritorno
nostalgico
verso
lo
Stato
paterno
;
in
critica
i
procedimenti
sono
metafore
come
negli
alchimisti
.
Volta
per
volta
servirebbe
,
in
luogo
della
pietra
filosofale
,
a
spiegar
tutto
,
la
plutocrazia
non
conosciuta
,
o
l
'
ebreismo
,
fantoccio
di
nuvole
che
mille
venti
ingrandiscono
,
o
l
'
arrivismo
di
chi
tiene
i
primi
posti
,
o
il
commercio
e
l
'
industria
addirittura
.
Il
libro
di
Banchelli
è
pieno
di
deplorazioni
per
la
mancanza
di
fascisti
galantuomini
,
e
di
domande
maligne
sulla
sorte
toccata
all
'
amministrazione
delle
finanze
del
fascio
per
opera
dei
capi
più
accesi
.
Nelle
crude
lotte
intestine
vi
appare
legge
l
'
accusa
di
ladro
contro
l
'
avversario
politico
.
La
nostra
memoria
non
è
tanto
vigile
da
rimettere
in
corso
certi
pettegolezzi
,
ma
il
giudizio
sarà
ben
pronto
a
cogliere
il
significato
storico
di
siffatti
caduti
costumi
.
Nessuno
si
nasconda
le
naturali
preoccupazioni
per
la
rinuncia
alle
più
elementari
dignità
,
ché
l
'
immaturo
spirito
del
fascismo
sta
proprio
nel
non
saper
destare
neanche
il
rispetto
per
il
mestiere
.
Il
ricorrere
ai
miti
invece
che
all
'
esperienza
,
il
considerate
antropomorficamente
le
realtà
complesse
della
contingenza
,
indica
senza
il
pudore
dell
'
infingimento
il
suo
semplicismo
.
Con
la
stereotipia
di
una
disciplina
si
vorrebbero
riparare
le
deficenze
ma
non
si
osa
far
nascere
l
'
ordine
dal
libero
disordine
.
Lo
spirito
d
'
avventura
non
riesce
a
scoprire
la
tradizione
e
i
lamenti
sulle
degenerazioni
morali
non
intendono
che
fuori
della
lotta
politica
manca
il
criterio
del
rinnovamento
etico
.
Mussolini
Mussolini
è
stato
l
'
eroe
rappresentativo
di
questa
stanchezza
e
di
questa
aspirazione
al
riposo
.
La
sua
figura
di
ottimista
sicuro
di
sé
,
le
astuzie
oratorie
,
l
'
amore
per
,
il
successo
e
per
le
solennità
domenicali
,
la
virtù
della
mistificazione
e
dell
'
enfasi
riescono
schiettamente
popolari
tra
gli
Italiani
.
È
difficile
immaginarlo
altrimenti
che
sotto
le
spoglie
di
un
audace
condottiero
di
compagnie
di
ventura
;
o
come
il
capo
primitivo
di
una
selvaggia
banda
posseduta
da
un
dogmatico
terrore
che
non
consenta
riflessioni
.
La
sua
vittoria
,
tra
il
disorientamento
degli
altri
,
si
spiega
esaurientemente
pensando
alle
sue
qualità
risolutive
di
tattico
.
Gli
manca
il
senso
squisitamente
moderno
dell
'
ironia
,
non
comprende
la
storia
se
non
per
miti
,
gli
sfugge
la
finezza
critica
dell
'
attività
creativa
che
è
dote
centrale
del
grande
politico
.
La
sua
professione
di
relativismo
non
riuscì
neppure
a
sembrare
un
'
agile
mistificazione
:
troppo
dominante
vi
avvertì
ognuno
la
sconcertata
ricerca
ingenua
di
un
riparo
che
eludesse
l
'
infantile
incertezza
e
coprisse
le
malefatte
.
Coerenza
e
contraddizioni
sono
in
Mussolini
due
diversi
aspetti
di
una
mentalità
politica
che
non
può
liberarsi
dai
vecchi
schemi
di
un
moralismo
troppo
disprezzato
per
poter
essere
veramente
sostituito
.
Egli
rimane
perciò
diviso
e
indeciso
tra
momenti
di
una
coerenza
troppo
dogmatica
per
non
riuscire
goffa
e
sfoghi
di
esuberanza
anarchicamente
ingiustificati
.
Ha
bisogno
di
un
mondo
in
cui
al
condottiero
,
non
si
chieda
di
essere
un
politico
.
Lottare
per
una
idea
,
elaborare
nella
lotta
un
pensiero
,
è
un
lusso
e
una
seccatura
:
Mussolini
è
abbastanza
intelligente
per
piegarvisi
,
ma
gli
basterebbe
la
lotta
pura
e
semplice
senza
i
tormenti
della
critica
moderna
.
Solo
gli
ingenui
si
sono
potuti
stupire
dei
suoi
recenti
amori
con
la
Chiesa
cattolica
.
Nessuno
più
lontano
di
Mussolini
dallo
spirito
dello
Stato
laico
e
dalla
vecchia
Destra
degli
Spaventa
.
Egli
non
ha
nulla
di
religioso
,
sdegna
il
problema
come
tale
,
non
sopporta
la
lotta
col
dubbio
;
ha
bisogno
di
una
fede
per
non
doverci
più
pensare
,
per
essere
il
braccio
temporale
di
una
idea
trascendente
.
Avrebbe
potuto
riuscire
il
duce
di
una
Compagnia
di
Gesù
,
l
'
arma
di
un
Pontefice
persecutore
di
eretici
,
-
-
con
una
sola
idea
in
testa
da
ripetere
e
da
far
entrare
«
a
suon
di
randellate
»
nei
«
crani
refrattari
»
.
Gli
articoli
del
Popolo
d
'
Italia
erano
così
:
ripetizioni
di
un
ordine
,
dogmi
e
spesso
stereotipie
di
un
monotono
disegno
,
così
sono
i
comunicati
e
i
discorsi
:
letterariamente
hanno
qualcosa
di
militare
e
di
catechismo
-
-
si
deduce
l
'
opera
del
boia
o
dello
squadrista
dalle
verità
assolute
,
trascendenti
,
e
cristallizzate
.
Infatti
i
tre
momenti
centrali
della
vita
di
Mussolini
hanno
coinciso
con
tre
momenti
risolutivi
,
entusiastici
,
dogmatici
della
storia
italiana
:
il
messianismo
socialista
,
l
'
apocalissi
antitedesca
,
la
palingenesi
fascista
:
chi
vorrà
essere
così
ottuso
da
ricercare
nel
condottiero
di
questi
episodi
uno
sviluppo
,
e
delle
ragioni
ideali
.
di
progresso
?
Perché
vedere
un
problema
politico
dove
si
tratta
di
un
fenomeno
di
psicologia
del
successo
e
di
una
nuova
arte
economica
delle
idee
?
Sarà
legittimo
studiare
la
filosofia
politica
di
Corrado
Wolfort
,
di
Giovanni
Hakwood
o
di
Francesco
Bussone
?
La
storia
giudicherà
con
indulgenza
l
'
anacronismo
di
Mussolini
che
nonostante
il
suo
orgoglio
chiuso
di
signorotto
incompiuto
è
stato
tanto
umile
da
inchinarlesi
:
garibaldino
in
ritardo
come
Crispi
,
ma
forse
meno
cocciuto
di
lui
e
per
il
suo
convinto
arrivismo
più
duttile
:
rozzo
,
povero
di
idee
riuscì
almeno
due
volte
,
per
la
robustezza
e
la
disinvoltura
,
l
'
ostetrico
della
storia
.
Le
debolezze
intrinsiche
di
questo
temperamento
si
scorsero
quando
il
condottiero
dovette
farsi
amministratore
e
diplomatico
.
In
un
consesso
internazionale
di
impenetrabili
l
'
inferiorità
di
Mussolini
,
attore
più
che
artista
,
tribuno
più
che
statista
,
è
palese
poiché
egli
non
sa
che
specchiarsi
nella
propria
enfasi
.
La
sua
eloquenza
,
la
forza
del
polemista
,
non
sanno
battersi
sul
terreno
delle
ironie
e
dei
sottintesi
,
restano
smontate
appena
dal
comizio
e
dalla
sala
di
scherma
si
passi
all
'
arguta
conversazione
e
alla
snervante
schermaglia
insidiosa
delle
parole
.
Mussolini
è
a
suo
agio
soltanto
quando
parla
al
buon
popolo
e
ne
ascolta
i
desideri
o
lo
rimbrotta
con
fiero
cipiglio
per
le
sue
monellerie
.
L
'
ordinaria
amministrazione
con
la
sua
monotonia
è
un
altro
fiero
nemico
del
presidente
;
se
egli
non
avesse
un
piacevole
divertimento
nelle
trovate
sportive
che
gli
riconciliano
la
popolarità
il
compito
quotidiano
sarebbe
snervante
e
senza
risorse
.
Del
resto
l
'
indole
propria
del
governo
avventuroso
ed
eccezionale
vuole
che
l
'
ostacolo
insuperabile
resti
il
mondo
delle
faccende
comuni
e
necessarie
su
cui
invano
si
dirigono
i
desideri
dei
pretoriani
e
dei
subalterni
della
rivoluzione
in
cerca
di
sinecure
.
La
pazienza
è
più
amica
dei
ritorni
e
delle
rivincite
che
delle
improvvisazioni
.
Tuttavia
restano
notevoli
le
attitudini
di
Mussolini
a
conservare
il
potere
tra
un
popolo
entusiasta
e
desideroso
di
svaghi
,
che
egli
conosce
benissimo
e
cui
appresta
quotidiane
sorprese
(
dal
telegramma
a
Spalla
all
'
esaltazione
del
raid
Baracca
ai
discorsi
domenicali
)
.
Messa
da
parte
ogni
preoccupazione
di
politica
estera
egli
si
è
dedicato
inesorabilmente
a
un
'
abile
tattica
reazionaria
di
liquidazione
di
tutti
i
partiti
e
di
tutti
gli
organismi
politici
e
,
aiutato
dalla
crisi
economica
,
sembra
voler
ridurre
alla
sua
ragione
tutti
gli
avversari
.
Anche
in
questo
esperimento
il
trasformismo
giolittiano
è
stato
ripreso
con
più
decisi
espedienti
teatrali
e
le
doti
dei
politico
si
riducono
tutte
ad
astuzie
di
manovra
e
a
calcoli
tattici
,
indici
di
un
'
arte
affatto
umanistica
e
militare
.
Il
mussolinismo
è
dunque
un
risultato
assai
più
grave
del
fascismo
stesso
perché
ha
confermato
nel
popolo
l
'
abito
cortigiano
,
lo
scarso
senso
della
propria
responsabilità
,
il
vezzo
di
attendere
dal
duce
,
dal
domatore
,
dal
deus
ex
machina
la
propria
salvezza
.
La
lotta
politica
in
regime
mussoliniano
non
è
facile
:
non
è
facile
resistergli
perché
egli
non
resta
fermo
a
nessuna
coerenza
,
a
nessuna
posizione
,
a
nessuna
distinzione
precisa
ma
è
pronto
sempre
a
tutti
i
trasformismi
.
Dovrà
ineluttabilmente
l
'
Italia
rimanere
condannata
dalla
sua
inferiorità
economica
a
questi
costumi
anacronistici
e
cortigiani
?
O
le
forze
della
nuova
iniziativa
popolare
e
di
ceti
dirigenti
incompromessi
riusciranno
a
dare
il
tono
alla
nostra
storia
futura
?
A
questo
punto
è
evidente
che
una
nostra
profezia
riuscirebbe
troppo
interessata
e
per
quel
che
non
nasce
dal
contesto
spetta
piuttosto
all
'
iniziativa
del
lettore
.