StampaQuotidiana ,
RIVA
DI
TRENTO
,
24
.
-
È
Gavroche
che
vi
manda
questa
cartolina
illustrata
:
il
Lago
Azzurro
,
il
vaporetto
a
ruota
,
le
bandiere
che
squillano
,
la
torre
dell
'
Orologio
e
le
montagne
a
picco
sulle
case
.
Nella
tappa
alpina
che
,
da
Schio
,
ci
ha
portato
a
Rovereto
,
il
nostro
angelo
ci
ha
detto
:
«
Vi
seguirò
anche
in
Lombardia
,
ma
dove
troveremo
più
queste
montagne
,
questo
cielo
limpido
,
questi
fiori
?
»
.
E
Fortini
,
che
aveva
rinunciato
al
suo
spirito
di
campione
,
pur
di
godersi
il
paesaggio
,
al
Pian
delle
Fugazze
si
è
fermato
ed
ha
recitato
Rio
Bo
,
la
piccola
e
cara
poesia
di
Palazzeschi
.
Si
era
fatto
,
intorno
,
un
piccolo
uditorio
di
ragazzi
che
lo
hanno
applaudito
.
Intenerito
,
il
nostro
pilota
si
è
messo
a
dispensare
cartoline
de
"
l
'
Unità
"
,
ed
anche
il
prete
del
campeggio
ha
avuto
la
sua
per
scrivere
,
a
casa
,
ricambiando
il
dono
con
una
immaginetta
di
San
Cristoforo
,
protettore
degli
automobilisti
e
dei
carovanieri
.
Terminata
questa
breve
cerimonia
e
salutati
tutti
i
villeggianti
,
ci
siamo
perduti
all
'
orizzonte
della
discesa
.
A
Riva
,
entrando
nel
cielo
del
Trentino
,
là
dove
il
Sarca
s
'
appiglia
agli
ultimi
ciottoli
della
riva
prima
di
perdersi
nel
lago
,
Gavroche
si
è
sbottonata
la
camiciola
al
vento
,
che
gliel
'
ha
subito
gonfiata
,
lasciandola
apparire
nel
cielo
come
una
vela
.
È
stata
la
prima
volta
che
tutti
hanno
potuto
vederlo
.
E
una
nuvoletta
gli
si
è
accostata
al
piede
per
dargli
il
benvenuto
e
il
capitano
di
un
battello
,
con
la
barba
e
i
bottoni
d
'
oro
come
un
eroe
di
Verne
,
ha
dato
fiato
alla
sirena
per
dare
l
'
annuncio
.
Arcadio
Venturini
,
il
pallido
compagno
di
Arco
che
imbianca
e
dipinge
le
case
del
suo
paese
,
era
un
altro
angelo
di
questa
terra
che
ci
veniva
incontro
a
salutarci
.
E
,
con
la
debole
voce
di
malato
,
ci
diceva
la
sua
volontà
di
vivere
e
di
lottare
per
il
Partito
,
come
aveva
sempre
fatto
sin
da
ragazzo
.
Con
lui
era
la
compagna
Rita
Frapporti
,
che
aveva
abbandonato
il
suo
allegro
negozio
di
chicche
e
di
dolci
per
venire
incontro
a
"
l
'
Unità
"
.
La
Rita
è
tutta
sale
e
pepe
,
nessuno
riesce
a
sfuggire
alla
sua
tenacia
di
strillona
e
di
amica
della
nostra
stampa
.
E
Clari
,
il
piccolo
orologiaio
con
la
sua
faccia
di
bambino
,
poteva
dare
finalmente
a
Fortini
una
diagnosi
definitiva
sulla
vaporiera
che
egli
porta
al
polso
,
giudicata
inguaribile
senza
rimedio
.
Clari
si
batte
per
la
organizzazione
come
un
vecchio
militante
e
abbandona
spesso
il
suo
banco
di
artigiano
per
la
Sezione
.
E
Guglielmina
Righi
,
allegra
come
una
ragazza
,
e
la
Vittoria
Confalonieri
,
specialista
per
bambini
,
e
anima
del
Partito
non
soltanto
a
Riva
,
ma
in
tutto
il
Trentino
,
e
suo
marito
Dario
,
anche
lui
medico
ad
Arco
e
barbuto
come
un
cospiratore
,
e
Baroni
che
aveva
ancora
alle
tempie
il
lauro
del
suo
dottorato
:
tutti
gli
attivisti
della
Sezione
più
organizzata
e
più
viva
della
provincia
ci
erano
intorno
e
mettevano
fra
le
braccia
de
"
l
'
Unità
"
un
mazzo
di
garofani
rossi
.
In
carovana
siamo
andati
a
San
Giacomo
,
dove
i
bambini
si
chiedevano
:
«
Quanto
costa
il
cinema
?
»
e
non
credevano
ai
propri
occhi
nel
sentirsi
invitati
a
seguirci
in
piazza
,
a
Varone
,
ad
Albola
,
dove
i
ragazzi
ci
salutavano
col
pugno
chiuso
.
«
Mancano
molti
giovani
compagni
che
sono
al
campeggio
sull
'
Adamello
-
mi
diceva
Clari
-
sono
pieni
di
iniziativa
e
di
nuova
volontà
.
Facciamo
molto
affidamento
su
loro
»
.
Con
Baroni
,
prima
di
andare
in
piazza
per
il
comizio
,
sono
andato
a
trovare
il
prof.
Righi
,
che
mi
voleva
conoscere
.
Era
a
letto
,
questo
vecchio
e
caro
uomo
che
lotta
per
il
socialismo
e
che
ha
passato
la
sua
vita
in
mezzo
ai
ragazzi
.
Non
avrei
mai
creduto
di
trovare
in
lui
anche
un
grande
amico
della
poesia
e
un
'
anima
così
pronta
ai
ricordi
e
alle
emozioni
.
Abbiamo
parlato
di
Firenze
,
della
"
Voce
"
alla
quale
egli
fu
vicino
e
collaborò
,
di
Campana
e
Bastianelli
,
dei
nostri
giornali
:
un
uomo
così
informato
e
così
colto
era
anche
modesto
e
paziente
al
gesto
della
mano
con
cui
sempre
accarezzava
la
coltre
mentre
conversava
.
Ecco
:
nella
dolce
e
azzurra
provincia
d
'
Italia
ci
sono
uomini
così
buoni
e
così
attenti
alla
vita
di
tutti
,
come
in
fondo
alle
vie
colorite
dagli
alberghi
e
dai
bazar
vi
sono
le
vecchie
piazze
cariche
di
storia
da
cui
il
nostro
Partito
parla
ed
annuncia
l
'
avvenire
.
Nella
piazza
3
Novembre
,
raccolta
fra
le
case
e
stipata
di
folla
,
la
dolce
città
di
Riva
,
cinta
dal
silenzio
delle
acque
e
delle
montagne
,
ci
ha
veramente
ascoltato
col
cuore
.
E
una
bambina
ci
ha
offerto
arance
e
limoni
della
riviera
,
un
ragazzo
il
cavalluccio
di
legno
dedicato
ad
un
bambino
povero
di
Milano
,
i
partigiani
un
libro
che
racconta
la
loro
storia
.
Siamo
quasi
al
termine
di
questo
nostro
viaggio
,
nel
Veneto
,
ma
il
ricordo
dei
compagni
e
degli
amici
di
Riva
ci
accompagnerà
sempre
.
Siamo
stati
per
un
giorno
in
una
famiglia
,
e
abbiamo
conosciuto
uomini
e
donne
così
semplici
che
vorremmo
poterli
incontrare
sempre
per
riconoscere
salva
ed
incorrotta
la
vita
che
i
viaggiatori
annoiati
e
i
villeggianti
apatici
non
sanno
come
corrompere
e
minacciare
ancor
di
più
.
È
stato
lungo
il
congedo
:
Arcadio
Venturini
era
pallido
ed
emozionato
,
ma
la
sua
mano
era
forte
,
la
sua
voce
sicura
,
nell
'
alzare
il
piccolo
bicchiere
di
vino
rosso
alla
gloria
del
nostro
giornale
,
alla
fortuna
del
Partito
e
dell
'
Italia
.
Egli
vedeva
le
grandi
e
bianche
Case
del
Popolo
affrescate
con
le
sue
mani
e
salutate
dal
suo
canto
.
Guglielmina
applaudiva
strepitosamente
come
una
scolaretta
e
Clari
,
finalmente
,
conveniva
che
ci
sono
orologi
che
battono
più
presto
il
tempo
sul
pulpito
stesso
del
cuore
.
Così
era
consolato
anche
Fortini
,
il
quale
vuol
bene
alla
sua
vaporiera
che
porta
al
polso
,
per
lo
meno
quanto
all
'
omnibus
della
carovana
.
Gavroche
,
zitto
zitto
,
se
ne
era
andato
sull
'
Adamello
a
trovare
i
ragazzi
del
campeggio
.
A
mezzanotte
lo
abbiamo
visto
ritornare
in
Sezione
con
la
camicia
carica
di
stelle
alpine
.
StampaQuotidiana ,
Gavroche
,
prima
di
prendere
il
volo
,
l
'
ha
fedelmente
trascritto
.
E
intanto
si
preparano
altri
giri
nella
Lombardia
e
nell
'
Emilia
Qui
,
sotto
la
pioggia
,
e
nel
vento
d
'
una
giornata
quasi
autunnale
,
il
"
Giro
del
Veneto
"
ha
ripiegato
le
tende
.
Gavroche
fradicio
d
'
acqua
,
intirizzito
nella
sua
camiciola
,
s
'
è
fatto
accendere
il
fuoco
da
Fortini
per
scaldarsi
i
piedi
.
Salendo
da
Riva
,
a
Trento
c
'
eravamo
fermati
nella
mattinata
per
salutare
Giorgio
e
Visentini
che
lavorano
in
Federazione
e
per
portarci
sul
mezzogiorno
a
Gardolo
,
alla
mensa
degli
operai
della
Caproni
.
L
'
ultimo
giorno
d
'
una
lunga
festa
era
già
così
triste
che
proprio
non
ci
voleva
l
'
autunno
a
salutarlo
sconsolatamente
.
Ho
chiesto
al
nostro
angelo
:
«
Conosci
Gassler
?
»
,
«
chi
è
,
un
nazista
?
»
,
mi
ha
risposto
.
«
Presso
a
poco
-
gli
ho
dovuto
precisare
-
è
il
vescovo
di
Bressanone
.
E
del
principe
-
vescovo
Ferrari
non
ne
hai
mai
sentito
parlare
?
Perché
non
vai
a
trovarlo
?
»
.
Gavroche
non
se
l
'
è
fatto
ripetere
due
volte
e
ha
preso
subito
il
largo
.
«
Finirà
che
lo
perderemo
di
vista
per
sempre
-
brontolava
Fortini
-
e
sia
ben
chiaro
che
io
senza
angelo
non
viaggio
più
»
.
A
Bolzano
,
prima
di
entrare
in
città
,
siamo
andati
incontro
agli
operai
della
zona
industriale
,
alla
Lancia
,
Ina
Montecatini
,
Feltrinelli
,
Viberti
.
Fortini
ha
alzato
gli
altoparlanti
,
ha
dato
una
pulitina
ai
vetri
della
libreria
e
ha
messo
il
disco
di
Bandiera
Rossa
.
Gli
operai
che
salutavano
la
macchina
e
le
bandiere
de
"
l
'
Unità
"
finalmente
lo
hanno
fatto
sorridere
.
In
Federazione
l
'
angelo
ci
aspettava
di
già
.
Era
apparso
all
'
improvviso
nella
stanza
di
Foco
e
s
'
era
presentato
come
annunciatore
della
carovana
.
Quando
mi
ha
visto
entrare
,
mi
è
corso
incontro
agitando
un
foglio
di
carta
.
«
Ho
fatto
buona
caccia
-
mi
ha
detto
-
l
'
ho
trovato
sul
tavolo
del
principe
-
vescovo
che
s
'
era
addormentato
»
.
Sul
foglio
di
carta
c
'
erano
domande
e
risposte
d
'
uno
strano
questionario
.
Le
domande
erano
state
formulate
dal
principe
-
vescovo
di
Trento
e
le
risposte
scritte
in
bella
calligrafia
da
un
parroco
della
grande
Diocesi
,
che
,
come
si
sa
o
come
non
si
sa
,
cura
anche
le
anime
di
una
parte
dei
bolzanini
.
Il
principe
-
vescovo
domanda
:
«
Esistono
nella
parrocchia
associazioni
sportive
senza
colore
o
politiche
?
»
.
Il
parroco
risponde
:
«
Esiste
un
'
associazione
calcistica
la
quale
per
mezzo
di
inviti
a
giocatori
d
'
altri
paesi
e
per
i
suoi
stessi
viaggi
in
altri
campi
reca
nocumento
alla
gioventù
cattolica
»
.
Il
principe
-
vescovo
domanda
:
«
Quale
orientamento
esiste
in
generale
nell
'
ambito
della
parrocchia
?
»
.
Il
parroco
risponde
:
«
Esiste
in
parte
un
forte
materialismo
che
ostacola
la
cura
delle
anime
.
In
alcuni
reduci
la
fiducia
nel
parroco
lascia
a
desiderare
»
.
Il
principe
-
vescovo
domanda
:
«
Quali
sono
i
rapporti
del
medico
comunale
col
parroco
?
»
.
Ed
il
parroco
risponde
testualmente
:
«
Ottimi
nei
casi
di
pericolo
di
morte
dei
parrocchiani
.
Il
medico
avvisa
subito
il
parroco
»
.
Il
principe
-
vescovo
domanda
ancora
:
«
Quale
è
il
modo
di
vestire
?
Esiste
spirito
di
imitazione
?
Ci
sono
uomini
che
lavorano
senza
camicia
?
»
.
Il
parroco
si
affretta
a
rispondere
:
«
Le
donne
e
le
ragazze
si
vestono
secondo
la
moda
.
Ci
sono
casi
singoli
di
uomini
i
quali
in
presenza
del
sesso
femminile
lavorano
nei
campi
senza
camicia
»
.
Il
principe
-
vescovo
vuol
sapere
:
«
Come
si
fa
sentire
lo
spirito
materialistico
e
come
si
cerca
di
superarlo
?
»
.
Il
parroco
risponde
:
«
Le
conversazioni
dei
parrocchiani
si
riferiscono
quasi
esclusivamente
al
lavoro
e
al
guadagno
.
Il
problema
religioso
lascia
molti
indifferenti
»
.
Il
principe
-
vescovo
vuol
toccar
con
mano
e
chiede
:
«
Esistono
stabilimenti
balneari
misti
e
liberi
?
»
.
Il
parroco
risponde
:
«
Non
ci
sono
stabilimenti
balneari
.
La
gente
utilizza
per
i
bagni
il
lago
di
Monticolo
,
il
lido
di
Bolzano
e
la
fossa
dell
'
Adige
.
Questo
contribuisce
a
ridurre
il
senso
del
pudore
»
.
Il
principe
-
vescovo
pone
l
'
ultima
domanda
:
«
Le
persone
dirigenti
collaborano
con
le
organizzazioni
parrocchiali
?
»
.
Ed
il
parroco
forse
s
'
è
giocata
la
carriera
nel
rispondere
:
«
Purtroppo
le
persone
dirigenti
non
collaborano
con
le
organizzazioni
della
parrocchia
perché
sono
stizzite
dalla
guerra
e
dalle
conseguenze
»
.
Mentre
leggevo
Gavroche
mi
fissava
e
alle
spalle
Fortini
pescava
col
naso
qualche
parola
per
curiosare
anche
lui
.
«
Un
bel
documento
-
ho
detto
al
mio
angelo
-
e
tu
che
sei
fatto
d
'
aria
e
di
luce
e
che
guardi
con
tanto
amore
alle
chiesine
poggiate
sui
prati
e
ai
campanili
che
fanno
din
-
don
,
avresti
mai
immaginato
un
principe
-
vescovo
che
vuol
mettere
gli
occhi
e
le
mani
ovunque
sulla
vita
e
sull
'
animo
dei
suoi
fedeli
spiandoli
e
censendoli
come
un
inquisitore
?
»
,
«
Vedi
-
gli
ho
spiegato
ancora
-
Tu
e
io
forse
non
immaginiamo
nemmeno
come
questo
documento
segreto
insieme
con
tanti
altri
servirà
un
giorno
agli
storici
che
dovranno
giudicare
il
nostro
tempo
.
Hai
reso
un
grande
servigio
al
giornale
.
Questa
sera
ti
premierò
in
pubblico
.
Che
cosa
vuoi
?
Una
medaglia
,
una
chicca
,
un
bicchiere
di
nettare
,
un
viaggio
di
piacere
a
Roma
,
perché
tu
possa
finalmente
andare
a
vedere
quel
ponte
che
è
carico
d
'
angeli
che
ti
somigliano
?
»
.
«
Voglio
venire
con
voi
anche
in
Emilia
,
anche
in
Piemonte
,
anche
in
Liguria
,
vi
seguirò
sempre
,
vi
seguirò
sempre
»
,
si
è
messo
a
strillare
.
Fortini
aveva
aperto
le
braccia
e
stringeva
già
Gavroche
sul
suo
petto
baciandolo
.
S
'
è
destato
alle
nostre
risate
.
Da
qualche
minuto
,
senza
accorgersene
,
baciava
soltanto
le
sue
mani
.
Gavroche
se
l
'
era
squagliata
.
Pioveva
sempre
su
Bolzano
e
nella
piazza
Matteotti
,
al
centro
del
quartiere
popolare
,
il
bravo
compagno
Lotti
stava
già
approntando
gli
altoparlanti
e
il
cavo
delle
luce
per
il
cinema
.
I
compagni
della
Federazione
giovanile
,
Fambri
,
Storti
,
Garau
,
Soppelsa
,
mi
mostravano
il
primo
numero
del
loro
giornaletto
ciclostilato
dove
mi
avevano
raffigurato
nelle
vesti
del
degnissimo
e
nobile
animale
che
mi
somiglia
.
Anche
la
piccola
Evelina
metteva
ridendo
il
dito
sulla
figuretta
e
la
Renza
era
alle
prese
col
telefono
che
da
tre
ore
e
più
mi
faceva
penare
.
Foco
era
di
malumore
,
guardava
ai
vetri
il
cielo
chiuso
carico
di
pioggia
.
«
Sarebbero
venuti
migliaia
di
operai
-
diceva
-
ma
credo
che
non
ci
sia
nulla
da
fare
.
Dovremo
rinchiuderci
in
casa
e
farli
venir
tutti
qui
»
.
Siamo
andati
in
piazza
ad
invitar
compagni
e
cittadini
.
Sotto
i
portici
erano
già
in
molti
ad
aspettare
.
Strette
di
mano
,
qualche
brindisi
in
piedi
al
banco
della
mescita
.
«
Facciamolo
in
piazza
anche
se
diluvia
»
,
dicevano
,
persuasi
tuttavia
che
con
quel
tempo
non
c
'
era
più
nulla
da
sperare
.
Ma
nella
Federazione
ci
siamo
ritrovati
lo
stesso
in
tanti
.
E
Foco
ha
parlato
offrendo
a
"
l
'
Unità
"
un
pannello
scolpito
dagli
artigiani
della
Val
Gardena
e
raffigurante
alcuni
giocolieri
.
«
Questi
sono
giocolieri
veri
-
egli
ha
detto
-
ma
i
giornalisti
e
i
mestieranti
della
stampa
avversaria
che
fanno
i
giocolieri
non
riescono
mai
a
farsi
prendere
sul
serio
,
nemmeno
da
se
stessi
»
.
Tutta
l
'
Italia
era
rappresentata
in
quella
sala
gremita
fino
all
'
inverosimile
:
calabresi
,
siciliani
,
napoletani
,
romani
,
toscani
,
settentrionali
d
'
ogni
regione
mi
salutavano
e
si
facevano
conoscere
ognuno
coi
propri
dialetti
.
E
non
c
'
è
stato
forse
congedo
migliore
dal
Veneto
che
questa
presenza
di
tutta
l
'
Italia
operaia
nella
famiglia
del
nostro
Partito
,
lassù
,
nella
sala
della
Federazione
di
Bolzano
.
Arrivederci
a
tutto
il
Veneto
,
a
tutti
i
compagni
e
gli
amici
incontrati
,
alle
donne
che
ci
hanno
sorriso
con
fraternità
e
ai
bambini
che
hanno
voluto
baciarci
.
Arrivederci
a
voi
,
compagni
di
Bolzano
che
per
ultimi
mi
avete
stretto
la
mano
,
a
te
,
Foco
,
a
te
,
Arona
,
a
te
Fambri
,
a
te
Bruna
Finotti
,
che
mangi
la
tua
zuppa
di
latte
bianco
allo
stesso
tavolo
dove
hai
lavorato
per
tutto
il
giorno
.
StampaQuotidiana ,
Gatto
in
mongolfiera
ha
cominciato
ieri
il
Giro
della
Lombardia
Le
bandierine
rosse
che
sventolavano
sulla
macchina
della
carovana
nelle
tredici
tappe
del
"
Giro
del
Veneto
"
sono
ormai
due
cimeli
che
appartengono
alla
storia
.
Il
vento
le
ha
consumate
ogni
giorno
,
le
ha
strappate
,
bucate
:
sono
due
bandiere
vecchie
che
onorano
i
capitani
ritornati
vittoriosi
da
una
battaglia
.
Fortini
ne
è
orgoglioso
e
alla
partenza
per
il
"
Giro
della
Lombardia
"
ha
voluto
ancora
spiegarle
accanto
alle
nuove
.
In
questo
giorno
di
riposo
il
nostro
omnibus
è
entrato
in
cantiere
impolverato
,
pesto
,
carico
di
stampa
e
di
doni
e
di
valige
:
ne
è
uscito
lindo
e
pavesato
come
una
nave
pronta
per
il
varo
.
E
c
'
è
stata
la
rottura
della
bottiglia
di
rito
:
abbiamo
sturato
una
bottiglia
di
vino
friulano
che
ci
regalarono
i
compagni
di
Cividale
.
Vino
da
dei
;
lo
ha
assaggiato
anche
Gavroche
leccandosi
i
baffi
.
Il
Veneto
è
lontano
con
i
suoi
fiumi
,
con
le
sue
montagne
,
con
i
suoi
laghi
,
con
le
sue
piccole
cariche
di
storia
:
e
ci
aspetta
la
Lombardia
che
tra
poche
ore
saluteremo
a
Morbegno
nel
nome
dell
'
Adda
.
Le
condizioni
di
salute
dei
componenti
della
carovana
sono
discrete
:
Fortini
ieri
ha
scritto
a
Roma
alla
moglie
una
lettera
di
dodici
pagine
,
Regi
ha
passato
la
serata
a
Baggio
,
in
famiglia
,
Gatto
ha
studiato
il
percorso
,
e
Gavroche
se
ne
è
stato
sulle
guglie
del
Duomo
per
tutto
il
pomeriggio
.
Alla
sera
ha
preso
parte
a
un
piccolo
ricevimento
offerto
dai
bambini
della
Bovisa
.
Invitato
a
parlare
ha
detto
che
egli
si
augura
che
in
Lombardia
i
compagni
gli
stiano
preparando
almeno
le
montagne
russe
.
«
Per
fortuna
che
i
pioppi
sono
più
alti
dei
campanili
-
egli
ha
detto
-
altrimenti
con
tanta
pianura
rischierei
di
non
veder
nulla
o
sarei
costretto
a
starmene
sempre
in
aria
come
un
'
anima
del
purgatorio
»
.
Questo
è
di
necessità
un
bollettino
scritto
in
fretta
:
quanto
tempo
ci
vuole
per
armare
una
carovana
di
tutto
punto
!
Le
esperienze
ci
hanno
consigliato
di
rendere
più
efficiente
la
nostra
organizzazione
,
più
ricco
il
nostro
bagaglio
di
sorprese
.
Persino
Gavroche
ha
fatto
le
bizze
volendo
che
noi
portassimo
con
noi
una
piccola
mongolfiera
.
L
'
ha
battezzata
col
nome
di
Cicirinella
,
nel
ricordo
di
una
vecchia
canzone
di
tre
secoli
fa
ch
'
egli
ricorda
benissimo
.
Ulisse
,
ha
firmato
il
lasciapassare
che
dà
via
libera
al
primo
naviglio
della
nostra
flotta
e
ha
attaccato
a
Gavroche
sul
largo
pettorale
della
camicia
un
'
aquila
d
'
alluminio
,
leggera
perché
non
precipiti
di
sotto
.
Fortini
non
s
'
è
ancora
persuaso
che
il
suo
omnibus
oltre
che
libreria
,
arengo
,
cabina
di
proiezione
,
osservatorio
,
orchestra
e
mangiastrada
,
sia
diventato
un
hangar
.
Gavroche
gli
ha
spiegato
che
Cicirinella
non
servirà
tanto
a
lui
che
in
cielo
se
ne
può
andare
quando
vuole
con
una
semplice
alzata
di
braccia
,
quanto
a
noi
,
poveri
uomini
costretti
a
stare
coi
piedi
per
terra
.
«
Immaginate
che
effetto
a
scendere
nella
piazza
di
Castiglione
con
la
nostra
mongolfiera
?
»
.
A
buon
conto
Fortini
è
entrato
da
un
ottico
e
comprare
un
piccolo
cannocchiale
.
«
Perché
non
scriviamo
a
Walter
?
?
ha
detto
Regi
-
Sarà
l
'
astronomo
della
carovana
»
.
Partiremo
da
piazza
Cavour
come
comuni
mortali
,
ma
già
sul
viale
Monza
saremo
gli
"
argonauti
"
di
cui
tutti
parlano
e
che
hanno
già
storia
e
leggenda
sulle
spalle
.
Gavroche
è
ansioso
di
scoprire
l
'
Adda
e
«
quel
ramo
del
lago
di
Como
che
volge
a
mezzogiorno
»
.
Quando
entrerà
in
Valtellina
,
nella
povera
regione
dove
gli
asini
portano
la
terra
sulle
montagne
,
in
quel
cielo
sempre
rosato
,
accenderà
una
grande
stella
rossa
per
chiamare
tutti
i
contadini
alla
grande
festa
di
Morbegno
dove
gli
operai
saranno
ad
attenderlo
.
Forse
dallo
Stelvio
scenderanno
i
grandi
e
vecchi
pastori
del
cielo
.
StampaQuotidiana ,
MORBEGNO
,
23
.
-
Il
vecchietto
che
per
venire
a
Morbegno
ha
fatto
a
piedi
sette
chilometri
all
'
andata
e
sette
al
ritorno
,
si
chiama
Gatti
ed
è
di
Dazio
.
Immaginate
la
Valtellina
brulla
nel
cielo
della
sera
:
sullo
stradale
ritornano
alle
proprie
case
di
pietra
e
di
legno
i
minatori
che
,
per
tutto
il
giorno
,
hanno
lavorato
alle
miniere
di
Chiavenna
,
a
Traona
si
accendono
le
prime
luci
,
per
le
vie
di
campagna
i
contadini
vanno
dietro
a
una
mucca
e
le
monache
tutte
nere
,
a
drappelli
,
appaiono
come
ombre
nel
silenzio
in
cui
si
ode
soltanto
il
fresco
rumore
dell
'
Adda
.
Il
tempo
si
è
fermato
,
ma
il
nostro
vecchietto
cammina
,
battendo
sulla
strada
il
piccolo
bastone
;
ha
un
'
idea
in
testa
,
e
l
'
avvenire
che
potrà
essere
suo
per
qualche
anno
ancora
,
gli
si
apre
al
passo
,
come
se
egli
sia
ancora
giovane
e
possa
salutare
il
giorno
della
vittoria
.
L
'
angelo
l
'
accompagna
,
il
nostro
Gavroche
,
stupito
della
sconsolata
povertà
della
sera
che
gli
è
intorno
,
da
quelle
grigie
montagne
che
lasciano
il
cielo
solo
.
Egli
dice
al
nostro
vecchietto
:
«
Senti
?
Laggiù
cantano
l
'
Internazionale
e
le
bandiere
rosse
della
carovana
che
sta
entrando
in
Morbegno
,
hanno
rotto
la
grigia
cerchia
delle
case
,
alle
quali
non
giunge
mai
una
parola
che
sia
di
festa
e
di
speranza
.
Senti
?
La
macchina
de
"
l
'
Unità
"
strombetta
nelle
viuzze
di
Traona
e
alle
finestre
di
quei
tuguri
,
fatti
di
legno
e
di
pietra
,
si
affacciano
donne
e
bambini
che
non
hanno
mai
avuto
tra
le
mani
un
giornale
,
uomini
che
vivono
di
miseria
e
di
contrabbando
,
ragazze
bellissime
ed
impaurite
dai
proprii
sogni
.
È
stata
come
una
pietra
gettata
in
un
lago
:
le
monache
hanno
visto
,
a
un
tratto
,
le
proprie
orfanelle
avviate
alla
chiesa
,
rompere
le
file
,
sparpagliarsi
intorno
alla
macchina
e
tendere
le
braccia
per
ricevere
un
"
Calendario
del
Popolo
"
.
Figure
,
illustrazioni
di
uomini
,
di
paesi
,
di
città
,
pitture
,
sculture
:
improvvisamente
,
un
mondo
si
è
rivelato
da
quelle
pagine
ai
loro
occhi
e
forse
il
ricordo
resterà
sempre
a
destarle
»
.
Il
nostro
vecchietto
,
camminando
camminando
,
diceva
di
sì
con
la
testa
.
E
rassicurato
,
Gavroche
è
volato
sulle
spalle
del
compagno
Manzocchi
;
che
con
la
sua
bella
testa
candida
,
dalla
carrozzina
ov
'
era
seduto
,
mostrava
la
via
al
corteo
.
Al
ponte
sul
Bitto
avevamo
incontrato
i
compagni
di
Morbegno
,
che
ora
ci
accompagnavano
alla
Sezione
ove
ci
aspettava
Garibaldi
,
tutto
vestito
a
colori
in
una
grande
oleografia
di
tanti
anni
fa
.
Passato
l
'
ultimo
treno
,
scomparso
anche
il
cielo
nella
notte
,
questi
paesi
approdano
al
sonno
,
chiudono
le
porte
di
casa
:
pochi
lumi
restano
a
tracciarne
l
'
abitato
.
Ma
sabato
sera
,
a
Morbegno
,
"
l
'
Unità
"
aveva
messo
a
soqquadro
tutte
le
abitudini
.
Passando
e
ripassando
per
le
vie
del
centro
,
davanti
ai
portichetti
ancora
affollati
,
per
i
viottoli
della
periferia
sino
a
Regolado
,
sino
a
Traona
,
il
nostro
omnibus
si
portava
dietro
la
folla
verso
la
piazza
di
Sant
'
Antonio
,
ampia
,
aperta
nella
notte
.
In
bicicletta
giungevano
i
compagni
da
Traona
,
da
Ardenno
,
da
Delebio
,
altri
se
ne
annunciavano
da
Sondrio
.
Nel
feudo
democristiano
"
l
'
Unità
"
si
ritrovava
all
'
appuntamento
con
i
propri
fedeli
che
erano
tanti
,
uomini
,
donne
,
bambini
,
cittadini
destati
dal
loro
sonno
provinciale
e
portati
a
ricordare
di
quei
giorni
succeduti
alla
insurrezione
,
in
cui
anche
nella
Valtellina
passò
la
speranza
di
una
vita
nuova
.
In
questi
paesi
,
ed
in
tanti
altri
che
sembrano
rassegnati
ad
accettare
il
mondo
così
come
è
,
la
propria
miseria
,
la
propria
disperazione
,
i
propri
lutti
,
arde
segreta
una
speranza
di
giustizia
che
toccherà
a
noi
cogliere
negli
occhi
dei
poveri
operai
,
dei
contadini
,
dei
diseredati
che
hanno
persino
paura
di
mostrarsi
troppo
e
che
,
quasi
,
chiedono
scusa
di
vivere
.
Una
parola
fraterna
e
schietta
che
essi
ascoltino
,
la
visita
del
nostro
giornale
alle
loro
case
,
perdute
persino
nel
ricordo
degli
uomini
,
la
visione
di
migliaia
e
migliaia
di
operai
organizzati
nelle
nostre
grandi
città
industriali
:
basta
un
nulla
perché
essi
si
sentano
chiamati
a
dirci
le
proprie
esitazioni
,
a
mostrasi
,
a
ritrovare
nella
letizia
e
nella
compagnia
di
una
sera
,
la
prima
forma
di
società
perduta
.
In
questa
aria
di
comune
ritrovamento
,
"
l
'
Unità
"
si
è
vista
festeggiare
a
Morbegno
con
una
spontaneità
che
raramente
ci
è
stato
dato
,
altrove
,
di
riconoscere
.
L
'
applaudivano
uomini
e
donne
della
montagna
,
che
non
hanno
veramente
nulla
oltre
al
proprio
cuore
,
anch
'
esso
umiliato
ed
offeso
da
secoli
.
Gavroche
era
talmente
commosso
che
ne
ha
fatta
una
delle
sue
.
Invisibile
com
'
è
,
mi
si
è
messo
davanti
mentre
ero
al
microfono
e
si
è
messo
a
parlare
lui
al
mio
posto
.
Io
aprivo
la
bocca
,
io
muovevo
le
braccia
,
ma
la
voce
e
le
parole
erano
sue
.
Pure
,
non
restavo
mai
a
bocca
aperta
e
mai
alzavo
fuori
tempo
le
braccia
:
un
profondo
incantesimo
ci
teneva
uniti
.
Dopo
il
comizio
mi
ha
annunciato
che
,
per
questo
inverno
,
formerà
una
intera
squadriglia
di
angeli
che
,
ogni
giorno
,
saranno
nei
paesi
della
Valtellina
,
a
trovare
i
poveri
montanari
nelle
loro
case
ed
a
spiegar
loro
il
Manifesto
.
Fortini
si
è
dichiarato
disposto
a
morire
,
pur
di
far
parte
della
invidiabile
schiera
di
cherubini
.
«
Porterò
con
me
la
mia
tromba
-
egli
ha
detto
-
e
ruberò
una
camicia
da
notte
a
mia
moglie
»
.
Gavroche
ha
dovuto
faticare
a
spiegargli
che
sarebbe
troppo
comodo
disporsi
a
morire
per
diventare
angeli
:
occorre
,
invece
,
imparare
a
nascere
ogni
giorno
nuovo
e
innocente
della
propria
memoria
,
e
della
propria
storia
,
far
raccogliere
a
tutti
gli
uomini
di
questa
terra
i
frutti
della
verità
,
essere
come
la
luce
.
Fortini
ha
passato
la
notte
senza
dormire
,
aspettando
che
gli
spuntassero
i
denti
.
All
'
alba
piangeva
come
un
lattante
.
Poi
si
è
accorto
che
sognava
ed
è
caduto
dal
letto
,
ammaccandosi
il
naso
.
A
quell
'
ora
,
Gavroche
se
ne
tornava
in
mongolfiera
da
un
suo
viaggio
al
sanatorio
di
Sondalo
.
Cicirinella
ha
atterrato
dolcemente
in
piazza
.
Io
e
Regi
siamo
saliti
con
le
nostre
valige
per
raggiungere
Chiari
dalle
vie
del
cielo
.
Fortini
se
ne
è
rimasto
solo
col
suo
omnibus
,
a
seguirci
via
Lecco
-
Bergamo
.
Di
questo
-
e
dell
'
incontro
di
Fortini
con
un
novello
don
Chisciotte
-
vi
parlerò
domani
;
durante
il
racconto
delle
nostre
due
tappe
nel
Bresciano
.
StampaQuotidiana ,
GOTTOLENGO
,
30
.
-
Nella
lunga
tappa
di
trasferimento
da
Morbegno
a
Chiari
i
carovanieri
de
"
l
'
Unità
"
,
l
'
angelo
Gavroche
e
persino
Cicirinella
hanno
vissuto
una
cavalleresca
avventura
che
val
la
pena
di
raccontare
per
filo
e
per
segno
.
Come
sapete
Fortini
era
partito
solo
via
terra
,
noi
altri
lo
seguivamo
dal
cielo
,
comodamente
seduti
,
sui
sacchi
di
zavorra
,
nella
navicella
della
mongolfiera
.
Il
passaggio
del
lago
si
è
svolto
calmo
,
senza
incidenti
.
Navigavamo
a
700
metri
di
quota
,
Fortini
procedeva
a
30
chilometri
all
'
ora
,
fermandosi
a
Varenna
a
comprare
il
giornale
dalle
mani
di
un
compagno
.
Si
accingeva
a
leggerlo
per
farci
dispetto
,
quando
Gavroche
,
calandosi
alle
sue
spalle
,
glielo
ha
portato
via
di
mano
.
Fortini
è
rimasto
con
tanto
di
naso
e
,
per
guardare
in
cielo
al
nostro
pallone
,
per
poco
non
è
andato
a
cozzare
contro
il
muretto
della
strada
.
Dopo
Meggianico
e
dopo
Calolziocorte
,
entrando
nel
Bergamasco
,
l
'
aria
si
è
fatta
all
'
improvviso
carica
di
cattivi
presagi
.
Un
passaggio
a
livello
chiuso
,
a
Caprino
,
la
strada
incassata
in
curva
tra
la
collina
e
l
'
improvviso
silenzio
della
campagna
,
prima
allietata
da
allegre
brigate
domenicali
,
che
in
bicicletta
,
correvano
al
lago
:
erano
tutti
segni
che
annunciavano
la
straordinaria
avventura
alla
quale
ben
presto
,
è
proprio
il
caso
di
dire
,
avrebbe
dato
mano
il
cielo
e
la
terra
.
Fortini
si
era
abbandonato
alle
proprie
meditazioni
,
e
noi
dall
'
alto
gli
stavamo
calando
un
panierino
per
dargli
le
ultime
notizie
della
rotta
,
quando
sulla
strada
gli
si
è
parato
davanti
un
guerriero
con
elmo
e
con
corazza
,
il
quale
con
la
lancia
in
resta
,
dall
'
alto
della
sua
cavalcatura
,
gli
ha
così
parlato
:
«
Vuoi
tu
,
infedele
,
abbandonando
la
tua
macchina
indiavolata
,
seguirmi
al
passo
dell
'
umile
bestia
che
ti
somiglia
,
vuoi
tu
essere
scudiero
dell
'
ultimo
Don
Chisciotte
che
viaggia
il
mondo
?
»
.
-
Va
là
,
fascista
-
gli
ha
gridato
pronto
Fortini
.
-
Levati
di
sotto
,
soldato
del
Papa
,
se
no
,
quanto
è
vero
Dio
che
t
'
ammazzo
-
e
ha
ingranato
la
marcia
.
Gavroche
,
dall
'
alto
della
navicella
,
calando
un
uncino
,
toglieva
la
scodella
di
testa
dal
cavaliere
proprio
nell
'
istante
in
cui
egli
si
lanciava
a
spron
battuto
contro
il
parabrezza
.
Non
l
'
avesse
mai
fatto
.
Dai
viottoli
vicini
,
dalle
case
che
sembravano
chiuse
,
dieci
,
venti
,
trenta
cavalieri
,
vestiti
di
maglia
di
ferro
e
reggendo
al
braccio
un
grande
scudo
crociato
,
erano
sbucati
in
tempo
a
circondare
la
macchina
ed
a
tuffarsi
in
mischia
su
Fortini
,
che
,
alzato
in
piedi
sul
sedile
,
aveva
impugnato
per
sua
difesa
la
grossa
ruota
di
formaggio
casereccio
offertoci
dai
compagni
di
Morbegno
.
Noi
,
dal
cielo
,
fremevamo
.
Cicirinella
si
torceva
per
l
'
impazienza
.
Gavroche
si
era
già
buttato
di
sotto
e
,
con
le
sue
ali
,
schiaffeggiava
a
destra
e
a
manca
i
crociati
,
che
rotolavano
sulla
strada
e
si
rialzavano
ancora
in
tempo
per
essere
di
nuovo
presi
nel
vortice
dell
'
invisibile
ruota
.
Fortini
,
coi
bastoncelli
delle
due
bandierine
rosse
,
picchiava
a
tutt
'
uomo
,
dopo
aver
scagliato
la
forma
di
formaggio
in
piena
faccia
a
Don
Chisciotte
,
che
era
caduto
di
sella
,
scalciato
anche
dal
destriero
che
ormai
fuggiva
all
'
orizzonte
.
Regi
,
dalla
navicella
,
aveva
dato
mano
ai
sacchetti
di
zavorra
e
li
scaraventava
sulla
mischia
,
la
mongolfiera
prendeva
quota
ad
ogni
lancio
e
io
ero
attaccato
alla
cordicella
a
dar
via
libera
al
gas
per
calar
di
nuovo
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
di
battaglia
,
la
strada
era
seminata
di
nemici
che
facevano
tutti
finta
di
essere
morti
,
pur
di
dormire
in
pace
.
Fortini
raccoglieva
la
grande
ruota
di
formaggio
e
risaliva
in
macchina
per
continuare
il
viaggio
seguendo
la
rotta
che
gli
indicavamo
dal
cielo
.
Gavroche
,
non
avendo
altra
medaglia
,
si
appuntava
sul
petto
l
'
aquila
di
alluminio
donatagli
da
Ulisse
alla
partenza
da
Milano
.
Chi
era
stato
a
far
uscire
da
una
vecchia
illustrazione
quei
trenta
crociati
e
quel
grosso
cavaliere
pieno
di
macchie
e
di
paura
e
ad
inviarli
contro
di
noi
?
Forse
il
chiarissimo
monsignor
Capretti
,
di
Chiari
,
che
durante
le
messe
della
mattina
aveva
ordinato
a
tutti
i
fedeli
di
star
lontani
dalla
Festa
che
si
annunciava
in
piazza
,
pena
l
'
eterna
scomunica
?
Alle
case
di
Brescia
e
dei
paesi
vicini
,
dai
solerti
uffici
redazionali
de
"
L
'
Italia
"
,
erano
stati
inviati
questi
manifesti
,
debitamente
pagati
e
affrancati
,
da
cui
vi
trascriviamo
il
testo
:
«
In
ubbidienza
al
decreto
del
Santo
Uffizio
,
ci
è
vietato
assolvere
i
comunisti
:
li
preghiamo
,
quindi
,
di
accedere
al
confessionale
solamente
se
pentiti
.
Non
poneteci
nella
dolorosa
situazione
di
dover
negare
l
'
assoluzione
»
.
Per
risposta
,
i
compagni
di
Chiari
che
ci
aspettavano
a
Coccaglio
,
erano
in
tanti
con
la
bandiera
e
in
corteo
ci
accompagnavano
nella
grande
piazza
ove
si
apre
il
loro
Circolo
.
Il
comizio
della
sera
è
stato
un
vero
trionfo
per
Chiari
:
erano
venuti
compagni
anche
da
Palazzolo
sull
'
Oglio
e
da
Covo
,
la
Sezione
meglio
organizzata
della
Bassa
Bergamasca
.
La
vasta
piazza
era
quasi
tutta
esaurita
e
la
proiezione
dei
due
documentari
ha
tenuto
attenti
,
per
un
'
ora
e
mezza
,
quasi
tutti
i
cittadini
che
avevano
disertato
il
cinema
all
'
aperto
gestito
dall
'
Oratorio
.
Trenta
metri
di
tela
le
ragazze
della
filanda
hanno
offerto
a
"
l
'
Unità
"
e
Fortini
diceva
tra
sé
:
«
Ora
mi
tocca
trovare
un
gatto
vero
e
proprio
per
portare
in
salvo
la
ruota
di
formaggio
e
una
bella
Penelope
per
questa
tela
.
E
chissà
che
essa
non
mi
serva
per
un
'
altra
battaglia
...
»
.
A
Brescia
,
Fortini
ha
trovato
il
gatto
che
cercava
e
la
carovana
si
è
incontrata
col
compagno
Antonini
,
che
è
il
sindaco
di
Gottolengo
.
Con
lui
,
nel
pomeriggio
,
siamo
andati
al
piccolo
paese
dei
braccianti
che
è
,
insieme
con
Gambara
e
con
Pralboino
,
una
trincea
avanzata
del
socialismo
e
della
democrazia
nella
Bassa
Bresciana
.
Gottolengo
è
un
Comune
modello
quanto
alla
sua
amministrazione
e
l
'
affetto
con
cui
Antonini
mi
indicava
le
opere
pubbliche
,
realizzate
anche
col
lavoro
volontario
degli
abitanti
,
la
colonia
estiva
dei
bambini
che
ci
salutavano
dalla
villetta
dell
'
asilo
infantile
,
era
lo
stesso
col
quale
,
più
tardi
,
i
compagni
mi
mostravano
il
loro
paese
illuminato
a
festa
e
risonante
già
dei
canti
dei
giovani
e
delle
ragazze
venuti
dai
paesi
vicini
e
lontani
,
da
Gambara
,
da
Ghedi
,
da
Pralboino
,
da
Isorella
,
da
Remedollo
,
da
Pavone
Mella
,
da
Leno
,
da
Visano
,
da
Calvisano
,
da
Fiesse
e
persino
da
Manerbio
,
che
dista
17
chilometri
.
I
comizi
a
Gottolengo
sono
sempre
una
festa
per
il
Partito
e
per
"
l
'
Unità
"
,
il
cui
nome
sfolgorava
da
una
scritta
luminosa
fissata
sulla
facciata
del
teatro
comunale
.
Evidentemente
,
il
merito
non
era
mio
,
ma
di
quella
migliaia
di
compagni
che
mi
rispondevano
.
Da
Gottolengo
portiamo
con
noi
un
aratro
di
legno
costruito
con
amore
dal
compagno
Cigala
,
bello
e
colorato
come
un
giocattolo
,
e
soprattutto
le
voci
,
i
canti
,
la
passione
dei
braccianti
della
Bassa
Bresciana
,
di
questi
paesi
che
sono
fondati
nella
terra
con
le
stesse
radici
degli
alberi
e
che
mostrano
altra
storia
che
quella
della
proprio
lavoro
.
StampaQuotidiana ,
CASTIGLIONE
DELLE
STIVIERE
,
31
.
-
In
questa
cara
e
piccola
città
dell
'
alto
Mantovano
,
che
si
affaccia
da
colline
bellissime
e
dai
ruderi
della
vecchia
rocca
,
quasi
alla
vista
del
Garda
,
"
l
'
Unità
"
ha
avuto
forse
la
più
grande
festa
.
I
compagni
di
Castiglione
,
sotto
la
guida
di
Severino
Negri
,
ispettore
della
Federazione
di
Mantova
,
l
'
avevano
agghindata
:
era
da
quattro
giorni
che
lavoravano
,
passando
l
'
ultima
notte
quasi
senza
dormire
.
Festoni
,
bandiere
,
scritte
luminose
alle
finestre
con
le
testate
di
tutta
la
nostra
stampa
,
da
"
l
'
Unità
"
a
"
Rinascita
"
,
dal
"
Calendario
dl
popolo
"
a
"
Vie
Nuove
"
,
a
"
Noi
Donne
"
,
un
palco
vasto
come
il
ponte
di
comando
di
una
nave
:
un
altoparlante
grande
come
la
tromba
del
giudizio
.
Quando
poi
siamo
giunti
da
Gottolengo
,
essi
stavano
lavorando
ancora
ed
hanno
continuato
a
lavorare
salutandoci
con
la
mano
.
La
Giustizia
con
la
bilancia
in
mano
sulla
colonna
della
piazza
e
Domenica
Calubini
,
in
piedi
col
suo
peplo
di
marmo
sul
piedistallo
della
fontana
,
ci
hanno
dato
il
benvenuto
della
vecchia
rocca
dei
Gonzaga
,
annunciandoci
alla
storia
,
che
spesso
si
è
fermata
da
queste
parti
a
portare
il
fragore
delle
battaglie
.
La
mattina
era
dolce
e
ventilata
ed
i
paesi
vicini
,
da
Goito
a
Solferino
,
sorridevano
alla
immagine
delle
vecchie
campagne
di
guerra
,
come
a
vecchie
stampe
colorate
nelle
quali
,
ora
,
pascolavano
le
mucche
di
un
pastore
sdraiato
sull
'
erba
e
correva
l
'
acqua
di
una
cascata
sino
a
lambire
le
mura
della
filanda
.
La
bella
cittadina
,
ove
pure
si
annidano
tanti
benpensanti
e
tanti
faccioni
(
così
,
nel
Mantovano
,
sono
chiamati
democristiani
e
fascisti
)
,
era
in
maniche
di
camicia
per
"
l
'
Unità
"
,
lavorava
cantando
,
cantava
lavorando
,
voleva
scrollarsi
di
dosso
l
'
inerzia
per
farsi
segnare
a
dito
non
più
come
una
pecora
nera
in
una
grande
provincia
rossa
,
ma
come
una
trincea
avanzata
del
socialismo
in
terra
bresciana
.
C
'
è
riuscito
al
di
là
di
ogni
aspettativa
e
l
'
organizzazione
di
cui
si
è
dimostrata
capace
era
così
sicura
,
così
vigilata
che
i
compagni
hanno
potuto
rompere
gli
schemi
ed
aprirsi
alla
spontaneità
più
commovente
,
e
quasi
alla
fantasia
,
senza
turbarla
.
I
compagni
della
Bassa
Mantovana
e
gli
stessi
compagni
del
Bresciano
hanno
aiutato
Castiglione
a
ritrovare
una
grande
sera
di
festa
,
a
mostrarla
ai
nemici
e
agli
avversari
,
all
'
arciprete
,
ai
democristiani
e
ai
fascisti
che
assistevano
al
comizio
:
sono
venuti
a
centinaia
e
centinaia
,
alcuni
facendo
,
fra
l
'
andata
e
il
ritorno
,
quasi
150
chilometri
di
viaggio
.
Alle
9
la
piazza
era
fitta
di
popolo
e
di
bandiere
sotto
il
cielo
stellato
:
i
canti
si
levavano
alti
nella
notte
verso
i
compagni
che
,
ancora
,
pedalavano
da
tutte
le
strade
per
raggiungere
la
città
.
Quanti
sindaci
dei
Comuni
democristiani
ci
erano
intorno
,
da
Mignoni
sindaco
di
Suzzara
,
ai
primi
cittadini
di
Marmirolo
,
di
Solferino
,
di
Volta
Mantovana
,
di
Castiglione
,
e
compagni
di
tutte
le
Sezioni
ci
stringevano
la
mano
,
venuti
con
ogni
mezzo
da
Guidizzolo
,
da
Goito
,
da
Desenzano
,
da
Solferino
,
da
Medole
,
da
Cavriago
,
che
è
una
roccaforte
del
clero
,
da
Castelgoffredo
,
da
Lonato
,
da
Acquafredda
,
da
Acquanegra
,
da
Castenedolo
,
da
Gonzaga
.
Centinaia
,
migliaia
di
compagni
:
volti
,
occhi
,
mani
di
vecchi
,
di
donne
,
di
bambini
,
di
uomini
di
fatica
.
I
compagni
di
Marmirolo
e
di
Pegognaga
,
lontana
70
chilometri
,
non
erano
giunti
:
pazientavamo
ad
aspettarli
.
Non
giungevano
,
ma
li
annunciavano
ormai
vicini
i
canti
che
tutti
udivano
nel
silenzio
che
si
era
fatto
sulla
piazza
.
Stavo
già
parlando
,
dopo
che
Negri
ed
il
compagno
Zanchi
delle
Federazione
di
Mantova
mi
avevano
presentato
,
spiegando
il
significato
della
festa
,
quando
li
abbiamo
visti
entrare
in
piazza
e
fendere
la
folla
già
assiepata
,
con
la
musica
ed
un
grande
striscione
in
testa
,
coperti
dagli
applausi
e
dagli
inni
.
Abbiamo
parlato
a
questa
folla
di
migliaia
di
amici
e
di
compagni
,
col
nostro
cuore
,
come
potevamo
,
e
al
di
là
delle
nostre
stesse
forze
.
Volevamo
ringraziarli
ad
uno
ad
uno
,
raggiungerli
con
lo
sguardo
e
con
la
voce
.
Parlavamo
a
tutte
le
case
di
Castiglione
,
a
quelle
chiuse
ed
a
quelle
aperte
,
perché
ci
ascoltassero
i
cittadini
di
buona
volontà
e
non
dimenticassero
la
loro
grande
serata
di
festa
.
Più
che
un
successo
,
è
stata
una
conferma
della
forza
organizzata
del
nostro
Partito
e
della
verità
del
messaggio
che
noi
,
ogni
sera
,
inviamo
al
Paese
perché
ci
ascolti
,
perché
ascolti
il
popolo
migliore
che
è
con
noi
,
intorno
a
noi
,
a
chiedere
che
siano
difese
la
pace
,
la
democrazia
e
il
lavoro
.
Un
sacco
di
grano
hanno
offerto
i
compagni
di
Castiglione
,
altro
grano
porteranno
alla
Sezione
i
contadini
.
Il
segretario
lo
venderà
,
spedendo
a
Fortini
il
ricavato
per
una
sottoscrizione
a
"
l
'
Unità
"
,
che
ricordi
la
grande
serata
passata
insieme
.
Ma
quanti
altri
piccoli
doni
i
compagni
non
hanno
voluto
offrirci
;
e
Dante
Bellini
e
Sfoi
ci
portavano
,
avvolte
in
un
giornale
,
le
pianelle
lavorate
con
le
loro
mani
,
e
Sergio
Borsadoli
un
pezzo
di
sapone
,
«
il
più
fine
»
,
tolto
dal
proprio
banco
di
profumiere
,
la
compagna
che
conoscemmo
a
Pescara
una
bottiglia
di
«
Sassolino
»
,
e
fiori
,
fiori
,
di
grandi
e
di
piccini
.
Eravamo
in
mezzo
ai
canti
,
in
mezzo
ai
brindisi
.
I
compagni
che
lasciavano
la
città
continuavano
a
mandarci
i
loro
saluti
da
lontano
,
dalla
notte
serena
in
cui
sul
cielo
,
in
mezzo
alle
alte
stelle
,
era
anche
apparsa
la
grande
stella
del
nostro
avvenire
.
La
portava
tra
le
braccia
Gavroche
,
l
'
angelo
della
carovana
.
StampaQuotidiana ,
CASALMAGGIORE
,
1
.
-
Questo
compagno
cantoniere
col
quale
vado
camminando
lungo
il
Po
,
mi
piace
:
è
un
giovane
invecchiato
dal
sole
e
dalla
fatica
,
porta
sul
capo
una
paglia
larga
e
ormai
logora
.
Lui
guarda
le
grandi
e
bianche
strade
dell
'
estate
e
,
dopo
colazione
,
dorme
all
'
ombra
dei
pioppi
col
volto
in
una
mano
,
come
un
ragazzo
.
Odo
il
silenzio
largo
e
monotono
del
fiume
,
ove
le
barche
scendono
al
filo
della
rotta
senza
mare
.
Il
Po
è
una
grande
presenza
in
questa
terra
di
lavoro
,
che
si
perde
all
'
orizzonte
fino
alla
riva
emiliana
,
coi
suoi
arenili
abbaglianti
,
con
le
sue
isole
verdi
e
col
tremolare
lontano
delle
alberete
.
Questa
è
la
civiltà
contadina
dell
'
Italia
e
,
di
qua
e
di
là
dalle
due
sponde
,
ferve
la
lotta
dei
braccianti
e
dei
mezzadri
come
una
continua
giornata
di
luce
.
Questi
paesi
e
questa
città
della
pianura
Padana
sembrano
veramente
aspettare
il
giorno
della
resurrezione
popolare
,
e
gli
uomini
come
il
cantoniere
che
mi
cammina
al
fianco
,
saprebbero
come
dividere
la
propria
giornata
tra
il
lavoro
,
lo
sport
,
la
contemplazione
e
lo
studio
,
i
giovani
operai
come
Buttarelli
,
che
mi
è
alla
destra
,
saprebbero
far
rinascere
cartiere
in
mezzo
alle
pioppete
che
si
perdono
per
venti
-
trenta
chilometri
all
'
orizzonte
,
si
ricorderebbero
di
portare
sulla
propria
terra
le
esperienze
dei
viaggi
compiuti
nei
Paesi
che
si
vanno
organizzando
nelle
nuove
società
popolari
dell
'
Oriente
europeo
.
Così
,
camminando
camminando
,
i
due
compagni
mi
mostravano
quasi
una
città
che
non
c
'
era
,
ma
che
noi
tutti
vedevamo
su
quelle
rive
e
nel
fervido
silenzio
della
pianura
.
Gavroche
era
con
noi
,
altissimo
:
la
sua
ombra
leggera
passava
sul
greto
come
una
nuvola
e
i
ragazzi
che
si
rincorrevano
nuotando
nel
fiume
,
vicini
e
pur
così
lontani
coi
propri
gridi
,
se
lo
indicavano
.
Lungo
la
strada
da
Castiglione
delle
Stiviere
a
Canneto
sull
'
Oglio
,
passando
da
Asola
,
ci
eravamo
fermati
ad
Acquanegra
,
dove
i
compagni
mi
aspettavano
.
E
nella
grande
stanza
del
Circolo
popolare
,
intorno
ad
un
bicchiere
di
vino
bianco
,
avevamo
fatto
conoscenza
dei
più
vecchi
militanti
del
Partito
e
del
più
giovane
amico
de
"
l
'
Unità
"
.
Con
i
suoi
76
anni
,
Curzio
Rossi
cedeva
il
passo
a
Vegilio
Novellini
,
ancora
più
vecchio
come
uomo
e
come
comunista
,
tutti
e
due
in
gamba
,
affezionati
di
un
buon
bicchiere
e
dell
'
allegria
che
traspariva
dal
loro
incarnato
ancora
roseo
,
dagli
occhietti
vispi
e
dalla
arguta
serenità
delle
parole
.
Insieme
tutti
e
due
,
mi
mostravano
il
ragazzo
che
batte
i
grandi
nella
vendita
de
"
l
'
Unità
"
,
Ugo
Caprioli
di
14
anni
.
«
E
a
Gavroche
non
regaliamo
nulla
?
»
,
essi
mi
chiedevano
.
Acquanegra
e
Canneto
potrebbero
essere
i
paesi
dei
balocchi
:
vi
si
fabbricano
con
amore
artigiano
grandi
e
bellissimi
giocattoli
.
Dopo
qualche
minuto
,
Gavroche
era
in
sella
a
un
cavalluccio
a
dondolo
e
ammoniva
Fortini
che
a
Casalmaggiore
egli
sarebbe
giunto
al
galoppo
come
un
antico
cavaliere
.
La
piazza
di
Casalmaggiore
ove
si
affaccia
il
municipio
,
è
così
vasta
che
potrebbe
figurare
degnamente
in
una
grande
città
.
In
questa
piazza
era
stato
scritto
ovunque
,
a
forti
lettere
bianche
:
«
Viva
l
'
Unità
»
e
tabelloni
inneggianti
al
"
Mese
della
Stampa
comunista
"
,
striscioni
di
saluto
erano
tesi
allo
sbocco
di
tutte
le
vie
:
sulla
torre
del
palazzo
comunale
,
a
più
di
quaranta
metri
di
altezza
,
i
compagni
operai
stavano
innalzando
una
scritta
luminosa
visibile
in
tutta
la
pianura
del
Casalasco
.
Insieme
col
vicesindaco
compagno
Bravi
e
con
l
'
assessore
socialista
professoressa
Ramponi
,
arrampicandoci
per
le
ripide
scalette
,
siamo
saliti
a
salutarli
.
Mancavano
ancora
tre
ore
al
comizio
e
già
quel
faro
splendeva
,
ad
indicare
la
via
ai
compagni
che
si
erano
messi
in
viaggio
per
giungere
in
tempo
alla
festa
.
Tocchi
,
della
Federazione
di
Cremona
,
e
Gerelli
,
della
locale
Camera
del
Lavoro
,
insieme
con
Buttarelli
e
col
compagno
cantoniere
,
spendevano
le
ultime
raccomandazioni
.
Un
enorme
ritratto
di
Lenin
calava
lentamente
dal
balcone
centrale
del
Municipio
,
proprio
sul
palco
ove
già
si
affacciavano
in
effigie
Gramsci
e
Togliatti
.
La
piazza
,
vivida
di
insegne
di
bar
illuminati
al
neon
,
si
popolava
già
di
curiosi
,
di
amici
e
di
compagni
.
Stavamo
già
per
parlare
,
quando
in
piazza
sono
entrati
i
carri
carichi
di
giovani
e
di
ragazze
e
le
fiaccole
portate
dai
compagni
di
Gussola
e
di
Martignana
.
Hanno
fatto
il
giro
della
vasta
arena
affollata
,
salutati
alla
voce
e
coperti
di
applausi
.
Da
Cingia
de
'
Botti
,
da
San
Martino
del
Lago
,
da
Palvareto
,
erano
venuti
a
centinaia
e
centinaia
i
compagni
di
tutte
le
età
,
uomini
e
donne
,
ed
ora
se
ne
stavano
in
mezzo
alle
proprie
bandiere
,
in
quel
vasto
coro
di
voci
,
di
lumi
vicini
e
lontani
,
in
quell
'
allegro
sferragliare
di
carri
.
Ha
parlato
Buttarelli
,
ho
parlato
io
,
ma
soprattutto
ha
parlato
un
ragazzo
,
responsabile
giovanile
della
Sezione
di
San
Paolo
,
nel
Parmense
.
Senza
impaccio
alcuno
,
e
con
la
semplice
evidenza
delle
sue
parole
pensate
e
dosate
una
ad
una
,
egli
ha
ricordato
i
ventinove
compagni
arrestati
nello
sciopero
bracciantile
,
i
duecento
nuovi
iscritti
in
un
mese
,
i
nomi
degli
agrari
che
cercano
di
logorare
lo
spirito
di
resistenza
dei
contadini
.
Chiamava
questi
agrari
semplicemente
«
fetenti
»
,
con
una
parola
così
sobria
e
così
definitiva
che
acquistava
non
so
che
veridica
innocenza
,
pronunciata
con
quella
sua
voce
acerba
di
ragazzo
.
Gli
abbiamo
chiesto
il
nome
.
«
Orlandi
Ermes
»
,
ci
ha
risposto
,
arrossendo
e
ravviandosi
con
la
mano
i
capelli
biondi
.
Molto
più
impacciata
,
un
'
adolescente
che
ci
offriva
panieri
e
cestini
di
uva
non
era
riuscita
a
leggere
il
discorso
che
si
era
preparato
scritto
su
un
foglio
.
I
compagni
detenuti
ancora
in
conseguenza
dello
sciopero
bracciantile
,
avevano
inviato
a
"
l
'
Unità
"
un
bel
cestino
colorato
fatto
con
mollica
di
pane
.
E
il
cantoniere
,
abituato
a
guardare
all
'
infinito
le
bianche
strade
dell
'
estate
,
augurando
buon
viaggio
alla
carovana
,
ci
metteva
tra
le
mani
una
caravella
con
le
vele
di
argento
,
costruita
dagli
operai
della
Placcato
Oro
.
Oltre
alla
mongolfiera
ed
al
cavallo
a
dondolo
di
Gavroche
,
ora
abbiamo
anche
una
nave
.
La
nostra
flotta
incomincia
a
preoccupare
Saragat
e
l
'
alto
comando
del
Patto
Atlantico
.
Domani
saremo
a
Soresina
,
il
paese
del
latte
.
Chissà
che
non
portiamo
dietro
una
mucca
carica
di
fiori
e
di
campanelli
.
StampaQuotidiana ,
S
.
ANGELO
LODIGIANO
,
3
-
Per
S
.
Angelo
passa
il
Lambro
che
è
un
bel
fiume
e
più
di
tutti
dice
Lombardia
e
Milano
.
Un
'
ingenua
cartolina
del
luogo
dà
a
vedere
persino
i
pescatori
che
all
'
orizzonte
d
'
un
cielo
nuvoloso
,
sullo
sfondo
del
celebre
castello
,
sono
pronti
a
partire
per
la
pesca
.
I
comunisti
di
S
.
Angelo
non
hanno
la
vita
facile
.
Nella
cittadina
della
pianura
lodigiana
che
ha
pur
dato
i
natali
a
una
santa
che
in
missione
girò
il
mondo
,
anziché
seminare
zizzanie
dal
pulpito
o
dal
convento
,
i
preti
tengono
in
soggezione
tutti
gli
abitanti
che
vivono
di
piccoli
affari
e
di
piccoli
lucri
,
facendo
i
venditori
ambulanti
e
a
poco
a
poco
ingrandendo
i
commerci
.
Giorni
fa
uno
straniero
che
fosse
capitato
a
S
.
Angelo
si
sarebbe
chiesto
:
«
Ma
dove
mi
trovo
?
»
.
Le
mura
erano
gremite
di
scritte
in
inglese
,
bandiere
americane
sventolavano
sui
palazzi
pubblici
,
sulle
torri
e
persino
sulle
chiese
.
Striscioni
davano
il
benvenuto
a
O
'
Brien
,
che
non
è
il
popolare
attore
,
ma
soltanto
un
monsignore
d
'
oltre
oceano
venuto
a
rendere
onore
alla
Santa
Cabrini
.
«
Welcome
to
O
'
Brian
»
,
abbiamo
ancora
trovato
scritto
su
tutti
i
muri
.
Per
fortuna
,
nella
notte
,
i
compagni
avevano
controbilanciato
l
'
offensiva
scrivendo
dovunque
il
nome
del
nostro
giornale
,
di
Togliatti
,
di
Fortini
,
e
persino
dell
'
angelo
Gavroche
.
Viaggiando
nel
pomeriggio
caldissimo
e
inseguendo
sulla
strada
affocata
la
Fata
Morgana
che
Fortini
ogni
volta
è
pronto
a
indicarmi
,
ci
siamo
imbattuti
a
Crema
in
uno
strano
uomo
che
ci
ha
chiesto
un
passaggio
.
Aveva
la
barba
come
Carlo
Marx
,
un
cappelluccio
di
cencio
in
testa
,
un
bastone
in
mano
e
sotto
il
braccio
portava
una
cartella
d
'
acquarelli
ed
egli
dipinge
con
una
scatoletta
di
pasticche
colorate
in
tasca
,
di
quelle
che
usano
i
ragazzi
.
Ci
ha
detto
subito
:
«
Io
dipingo
meglio
di
Churchill
,
eppure
non
sono
mai
stato
un
ministro
.
Dipingo
i
miei
sogni
e
i
sogni
di
tutti
gli
uomini
.
Guardate
»
.
Aperta
la
cartella
ci
ha
mostrato
a
una
a
una
le
sue
opere
.
Erano
cieli
azzurri
,
mari
verdi
e
lievissimi
,
uomini
che
correvano
su
grandi
spiagge
gli
uni
verso
gli
altri
,
case
di
vetro
trasparenti
,
arene
affollate
di
giochi
.
«
A
S
.
Angelo
farai
un
'
esposizione
in
piazza
»
,
gli
abbiamo
detto
.
E
difatti
sul
muretto
della
sezione
,
appena
giunto
,
egli
ha
messo
in
fila
i
suoi
cartoni
e
s
'
è
avuto
le
prime
strette
di
mano
dai
bambini
che
erano
accorsi
a
vederli
,
e
subito
dopo
occhiatacce
da
parte
degli
ambulanti
,
che
non
avevano
mai
pensato
che
si
potessero
esporre
in
vendita
i
propri
sogni
.
I
prudenti
si
tenevano
al
largo
dopo
aver
avvisato
il
maresciallo
che
è
venuto
a
vedere
di
persona
le
pitture
proibite
.
«
Sono
i
miei
sogni
»
,
ha
detto
il
vecchio
.
«
I
sogni
sono
sempre
pericolosi
-
ha
risposto
subito
il
maresciallo
-
ritirateli
subito
»
.
Il
comizio
nel
viale
ove
s
'
affaccia
la
sezione
è
andato
al
di
là
d
'
ogni
aspettativa
.
Insieme
coi
compagni
più
giovani
,
quali
i
due
cugini
Franco
e
Mario
Rusconi
,
e
Ranzoni
,
l
'
operaio
della
Face
di
Milano
che
fu
licenziato
perché
membro
della
Commissione
interna
,
c
'
era
il
vecchio
Gatti
che
ha
a
cuore
le
sorti
della
cooperativa
e
che
per
tanti
anni
ha
lavorato
nelle
Ferrovie
Nord
.
Anche
Gatti
ha
una
bella
barba
bianca
alla
Carlo
Marx
.
Dispiaceri
per
il
bravo
cittadino
qualunque
di
S
.
Angelo
che
vorrebbe
beatificare
e
santificare
anche
se
stesso
pur
di
continuare
a
fare
i
propri
comodi
con
la
protezione
del
cielo
e
della
terra
.
StampaQuotidiana ,
ERBA
,
5
.
-
A
Pavia
,
Fortini
disse
:
«
Io
non
sono
un
autista
,
io
sono
un
guerriero
,
uno
strano
soldato
,
vengo
dall
'
Oriente
e
non
monto
destrier
...
»
.
Scese
di
macchina
abbassando
sugli
occhi
la
visiera
del
berretto
.
Eravamo
in
pieno
solleone
,
pensai
che
il
caldo
gli
avesse
dato
alla
testa
.
Anche
Regi
si
era
messo
a
protestare
:
«
Io
sono
un
Regisole
»
.
Il
nostro
omnibus
era
improvvisamente
diventato
una
gabbia
da
matti
.
«
Alla
terza
che
mi
fate
-
gridai
-
vi
licenzio
e
ve
ne
andate
»
.
Per
fortuna
intervenne
Gavroche
a
portare
i
suoi
buoni
consigli
.
«
Sei
o
non
sei
un
soldato
di
Mao
?
-
chiese
a
Fortini
.
-
Ebbene
,
in
Lomellina
avrai
tutto
il
riso
che
vuoi
ed
un
vero
e
proprio
esercito
di
compagni
.
Perché
vuoi
interrompere
la
tua
grande
marcia
?
E
tu
bauscia
-
disse
poi
rivolto
a
Regi
-
troverai
a
pochi
chilometri
da
Sannazzaro
tutto
un
paese
che
si
chiama
Scaldasole
,
è
la
tua
vera
patria
»
.
Persuasi
,
i
due
carovanieri
sembrarono
tornare
in
senno
.
Così
riprendemmo
il
viaggio
e
,
in
vista
di
Cava
Manara
,
il
sereno
era
tornato
a
illuminare
la
nostra
famiglia
.
Ai
muri
delle
case
dei
piccoli
paesi
che
attraversammo
,
già
ci
annunciavano
i
manifesti
e
,
richiamati
dalla
nostra
tromba
,
si
affacciavano
alle
porte
amici
e
compagni
,
donne
e
bambini
.
La
più
grande
festa
che
la
Lombardia
avrebbe
tributato
a
"
l
'
Unità
"
era
già
nell
'
aria
del
sabato
sera
:
i
contadini
che
ancora
si
attardavano
nei
campi
,
con
le
mani
ci
indicavano
la
via
,
come
a
dirci
che
presto
ci
avrebbero
seguiti
.
Sannazzaro
,
che
non
è
più
dei
Burgundi
,
ma
del
popolo
,
spuntava
all
'
orizzonte
,
eravamo
presto
tra
le
sue
case
e
la
stella
rossa
dalla
torre
del
Comune
scopriva
come
un
faro
il
porto
della
piazza
punteggiata
di
lampadine
,
pavesata
di
bandiere
ed
animata
come
una
piccola
città
di
festa
,
messa
su
in
poche
ore
da
tutti
i
compagni
che
c
'
erano
intorno
.
Si
alzavano
pali
e
macchine
per
i
fuochi
d
'
artificio
:
il
palco
per
il
comizio
era
un
pittoresco
balconcino
dal
quale
si
affacciavano
i
ragazzi
a
parlare
per
burla
agli
amici
di
sotto
,
oratori
in
erba
di
una
cittadina
che
interviene
sempre
unanime
nelle
decisioni
per
la
democrazia
e
per
la
libertà
e
che
forma
nella
lotta
gli
uomini
migliori
del
suo
governo
.
Bastava
vedere
in
faccia
le
donne
che
ci
venivano
incontro
applaudendoci
e
fermandoci
,
le
famiglie
che
abbandonavano
la
cena
per
stringerci
la
mano
:
si
vedeva
un
popolo
liberato
da
ogni
soggezione
e
rinfrancato
dal
sentimento
della
vita
comune
,
dall
'
amicizia
e
dalla
solidarietà
.
Gavroche
diceva
:
«
Vorrei
sollevare
con
le
mie
mani
tanti
paesi
come
questo
e
portarli
dovunque
,
sulle
montagne
,
sui
laghi
,
sul
mare
,
sui
fiumi
,
sulle
pianure
,
là
dove
comandano
i
preti
e
gli
uomini
sono
come
intimoriti
di
parlare
,
di
farsi
vedere
,
di
essere
sinceri
con
se
stessi
e
con
gli
altri
»
.
Mai
Gavroche
aveva
parlato
con
questa
passione
:
Fortini
ne
era
commosso
sino
alle
lacrime
.
Andavamo
a
trovare
,
nella
dolce
sera
,
i
compagni
e
gli
amici
dei
paesi
vicini
,
quelli
di
Ferrera
,
quelli
di
Scaldasole
,
e
nella
stessa
Sannazzaro
ci
fermavamo
,
di
piazzetta
in
piazzetta
,
di
via
in
via
,
a
chiamare
tutti
alla
festa
.
Dietro
la
nostra
macchina
era
,
ormai
,
un
corteo
di
popolo
,
di
famiglie
:
dovevamo
farci
largo
a
suon
di
trombetta
.
Tutti
volevano
toccar
con
mano
"
l
'
Unità
"
,
appuntarle
sul
petto
una
coccarda
rossa
,
metterle
un
fiore
tra
i
capelli
.
Una
ragazza
e
la
mamma
di
un
caduto
partigiano
hanno
portato
sul
palco
cesti
di
garofani
e
di
gladioli
rossi
.
Non
dimenticherò
mai
l
'
emozione
con
cui
questa
compagna
,
già
anziana
e
vestita
a
lutto
,
è
salita
sul
palco
vincendo
la
sua
età
ed
il
suo
peso
arrampicandosi
ferocemente
.
Somigliava
a
mia
madre
,
a
tutte
le
donne
che
sorridono
solo
quando
hanno
compiuto
una
fatica
e
restano
impacciate
di
per
se
stesse
a
mostrarsi
.
Poi
due
bambinetti
hanno
cantato
Sotto
il
sole
di
Lombardia
ed
il
compagno
prof.
Piovano
,
della
Federazione
di
Pavia
,
ha
presentato
la
carovana
.
Chiaramondia
e
Maggi
e
tutti
gli
altri
amici
di
cui
non
ricordo
il
nome
erano
contenti
:
la
festa
che
essi
avevano
preparato
con
tanto
amore
era
un
trionfo
.
Dai
paesi
a
dalle
città
vicine
,
da
Mortara
,
da
Voghera
,
da
Garlasco
,
da
Pavia
,
persino
da
Alessandria
e
da
Casale
,
erano
venuti
compagni
con
le
famiglie
,
con
i
bambini
,
come
le
nonnette
,
alle
quali
i
più
giovani
cedevano
la
propria
sedia
in
quel
buio
punteggiato
di
silenzio
.
La
luna
si
era
ritirata
sotto
gli
alberi
per
non
disturbare
la
proiezione
dei
due
documentari
,
che
quasi
tutti
avevano
visto
,
ma
che
volevano
rivedere
se
non
altro
per
salutare
Togliatti
,
e
per
riascoltare
la
sua
voce
.
Franco
Papetti
,
il
compagno
di
Ferrera
,
aspettava
di
distinguere
in
quella
folla
assiepata
sullo
schermo
,
la
propria
pelata
,
e
Piera
Volpi
e
Teresina
Tartara
,
sedute
in
due
su
una
sola
sedia
,
ridevano
come
bambine
.
I
fuochi
sono
saliti
nel
cielo
:
le
girandole
bellissime
all
'
improvviso
scoprivano
sino
alle
ultime
file
una
folla
di
migliaia
e
migliaia
di
persone
,
abbagliandola
di
rosso
,
di
verde
e
di
giallo
ed
aprendola
alla
meraviglia
sotto
una
pioggia
d
'
oro
e
d
'
argento
:
la
testata
de
"
l
'
Unità
"
bruciava
in
tutti
i
colori
dell
'
iride
e
rimaneva
sino
all
'
ultimo
sospesa
sulla
notte
piena
di
canti
e
di
gioia
.
Col
ricordo
di
questa
grande
sera
,
abbiamo
poi
chiuso
a
Erba
il
"
Giro
di
Lombardia
"
.
C
'
era
la
"
Proletaria
"
,
una
piccola
banda
composta
di
dieci
musicanti
che
abitavano
ognuno
in
un
paese
diverso
,
c
'
erano
cantanti
improvvisati
e
tenori
di
grido
che
si
affacciavano
dai
dischi
a
rialzare
le
sorti
del
melodramma
,
c
'
era
la
compagna
Antonietta
,
tutta
sale
e
pepe
quanto
a
prontezza
e
intelligenza
.
E
la
cara
Barcellona
era
venuta
da
Milano
a
dividere
con
noi
la
fatica
e
l
'
onore
della
festa
.
Un
buon
comizio
,
un
ottimo
spettacolo
all
'
aperto
frequentato
da
amici
,
da
avversari
e
da
nemici
:
una
battaglia
vinta
in
una
città
difficile
.
Non
potevamo
chiedere
congedo
migliore
alla
generosa
terra
lombarda
.
Una
grande
fotografia
offerta
dal
compagno
Piero
Riva
alla
sezione
di
Erba
e
conservata
da
suo
padre
durante
tutto
il
fascismo
,
mostra
l
'
Arena
di
Milano
gremita
di
muratori
che
avevano
resistito
,
nel
1910
,
per
nove
giorni
,
ad
un
loro
sciopero
di
categoria
.
Questa
immagine
nitida
di
lotta
,
dopo
quarant
'
anni
,
era
viva
più
che
mai
.
Dai
padri
ai
figli
,
ai
nipoti
,
la
grande
marcia
continua
.
StampaQuotidiana ,
Gatto
ha
afferrato
il
timone
di
Cicirinella
e
ha
puntato
decisamente
su
Carpi
,
prima
tappa
di
questo
festoso
e
movimentato
"
tour
"
emiliano
L
'
Emilia
è
una
ragazza
che
ci
ha
sempre
scritto
lettere
d
'
amore
.
Fortini
non
aveva
mai
avuto
tanti
appuntamenti
sotto
le
Torri
dell
'
Orologio
.
Io
gli
vado
dicendo
:
«
È
una
bella
campagnola
,
ha
le
guance
rosse
le
piace
correre
in
bicicletta
incipriarsi
di
polvere
»
.
Fortini
è
da
anni
che
sente
parlare
dell
'
Emilia
,
l
'
ha
sempre
vista
di
sfuggita
tra
un
viaggio
e
l
'
altro
.
Tutti
,
ad
ogni
tappa
nel
Veneto
e
nella
Lombardia
,
gli
hanno
insinuato
:
«
Questo
è
ancora
nulla
,
vedrai
in
Emilia
»
.
E
lui
s
'
aspetta
di
vedere
finalmente
la
terra
promessa
.
Quando
ha
letto
il
messaggio
inviatomi
dai
compagni
di
Carpi
,
ha
concluso
semplicemente
in
romanesco
,
com
'
è
suo
costume
:
«
Qui
ci
sanno
fare
»
.
Potete
stare
sicuri
che
questa
frase
Fortini
non
la
pronuncia
mai
a
cuor
leggero
,
gliel
'
ho
sentita
ripetere
poche
volte
,
solo
quando
la
festa
era
perfetta
e
i
bambini
non
si
arrampicavano
sulla
macchina
e
i
compagni
gli
organizzavano
la
vendita
dei
libri
e
dei
distintivi
,
indovinandoli
persino
i
pensieri
.
Gavroche
è
andato
a
trovare
Colombi
in
Federazione
e
gli
ha
dichiarato
semplicemente
:
«
Voglio
si
sappia
che
io
non
sono
un
angelo
qualunque
e
che
io
non
mi
balocco
con
le
stelline
d
'
argento
o
con
i
rami
di
pesco
.
Sono
un
angelo
comunista
e
chiedo
d
'
iscrivermi
al
Partito
,
sia
pure
alla
Sezione
giovanile
se
è
difficile
stabilire
la
mia
età
.
Le
ali
non
mi
impediscono
di
poggiare
i
piedi
a
terra
.
Guarda
:
ho
una
stella
rossa
in
fronte
e
due
stelle
rosse
fra
le
mani
.
Puoi
bene
disporre
che
mi
si
fotografi
:
d
'
ora
in
poi
viaggerò
sospeso
al
pennone
della
macchina
.
Gatto
e
la
sua
compagna
mi
hanno
ritagliato
su
un
bel
foglio
di
latta
,
mi
hanno
dipinto
di
vermiglio
i
bottoni
del
vestito
,
le
stelle
e
le
ali
.
Son
vivo
e
luccicante
come
un
pesce
»
.
Prima
di
partire
,
come
si
conviene
,
ho
voluto
intervistare
i
compagni
di
carovana
.
Fortini
è
stato
poeta
di
poche
parole
.
Ha
detto
testualmente
:
«
A
Comacchio
porterò
il
saluto
di
Ceruacchio
.
A
Cento
il
saluto
del
vento
.
A
Portomaggiore
il
saluto
dell
'
amore
,
a
Pavullo
il
mio
cuore
fanciullo
.
A
tutti
i
paesi
senza
rima
Cicirinella
giungerà
per
prima
»
.
E
Regi
,
solennemente
come
un
ciclista
,
ha
dichiarato
:
«
Quindici
tappe
e
un
sol
giorno
di
riposo
:
questo
"
Giro
dell
'
Emilia
"
è
lungo
e
irto
di
difficoltà
,
dall
'
Appennino
alle
valli
salate
,
dalla
Romagna
di
nuovo
sino
ai
confini
della
Lombardia
.
Partiremo
con
l
'
ultima
estate
e
ritorneremo
ai
primi
freddi
dell
'
autunno
.
Tanti
saluti
alla
mamma
»
.
Gavroche
se
l
'
è
sbrigata
con
una
cantatina
,
sull
'
aria
del
Barbiere
di
Siviglia
.
S
'
è
messo
a
canticchiare
:
«
Giro
di
qua
,
giro
di
là
-
sono
un
ragazzo
di
qualità
.
-
Porto
le
ali
-
vendo
i
giornali
-
suono
le
trombe
sulla
città
.
-
Sopra
Guastalla
-
gioco
alla
palla
.
-
Sopra
Cesena
-
all
'altalena...»
.
Con
questi
propositi
in
versi
e
in
prosa
,
oggi
la
carovana
scenderà
in
terra
d
'
Emilia
.
Quanto
a
me
,
io
invito
le
"
trecciaie
"
di
Carpi
a
intrecciar
danze
nella
piazza
della
nostra
festa
,
i
compagni
di
Cento
a
organizzare
una
delle
loro
celebri
corse
al
trotto
fra
tutti
gli
strilloni
de
"
l
'
Unità
"
,
gli
isolani
di
Portomaggiore
a
illuminare
a
giorno
i
loro
canali
,
i
pescatori
e
i
salinari
di
Comacchio
a
scivolare
coi
loro
barchetti
neri
attraverso
valli
e
vallette
sino
alla
torre
dell
'
Orologio
che
sarà
il
faro
della
nostra
domenica
,
i
cittadini
di
Cesena
a
dar
battaglia
a
tutti
i
papalini
come
già
fecero
i
loro
antenati
nella
gloriosa
giornata
di
Monte
nel
1832
,
chiamando
in
aiuto
anche
i
vicini
di
Lugo
,
i
bolognesi
di
Budrio
e
di
Minerbio
ad
aprire
le
porte
della
loro
celebre
colombaia
a
tutte
le
colombe
della
pace
perché
volino
sempre
più
lontano
al
di
là
dell
'
oceano
.
A
Pavullo
e
a
Villa
Minozzo
rispondano
i
canti
partigiani
dell
'
Appennino
sino
a
Scandiano
,
a
Reggio
,
a
Guastalla
.
Ritorneremo
sulla
strada
di
casa
verso
Fidenza
e
nella
città
dove
i
Comuni
italiani
giurarono
i
patti
della
Seconda
Lega
Lombarda
,
anche
noi
giureremo
parole
di
lotta
e
di
libertà
.
Quanto
a
Bobbio
,
che
è
stata
dei
sardi
,
dei
liguri
,
dei
pavesi
e
che
sembra
oggi
definitivamente
affidata
ai
piacentini
,
siamo
convinti
che
si
addica
all
'
Emilia
e
al
nostro
viaggio
.
Una
festa
a
Bobbio
ci
sta
bene
,
così
come
è
giusto
che
a
Castel
San
Giovanni
,
il
paese
dell
'
uva
,
dei
bottoni
e
degli
scialli
,
si
srotolino
gli
ultimi
metri
del
nostro
viaggio
.
I
compagni
ci
attacchino
pure
tutti
i
bottoni
che
vogliono
,
ma
chiudano
degnamente
il
nostro
giro
di
feste
.
Sarà
una
vendemmia
di
applausi
.