StampaQuotidiana ,
L
'
opposizione
è
mestiere
difficile
,
molto
più
del
governare
,
non
avendo
tra
le
proprie
armi
il
miele
del
potere
.
Richiede
tenacia
,
fantasia
e
una
capacità
di
proposta
alternativa
la
cui
visibilità
non
è
sempre
facile
,
dal
momento
che
la
sua
realizzabilità
è
proiettata
nel
futuro
.
Mai
,
comunque
,
l
'
opposizione
deve
scivolare
nella
rissa
o
,
peggio
ancora
,
accreditare
alla
maggioranza
di
governo
meriti
che
non
le
appartengono
per
il
solo
amore
di
polemica
.
Purtroppo
,
invece
,
è
quello
che
sta
accadendo
da
qualche
tempo
a
questa
parte
.
Più
volte
,
per
esempio
,
abbiamo
scritto
e
motivato
,
parlando
di
finanza
pubblica
e
di
Maastricht
,
che
l
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
moneta
unica
era
un
dato
politicamente
scontato
.
Senza
la
lira
,
l
'
euro
non
sarebbe
nato
nel
1999
per
una
serie
di
motivi
,
il
primo
dei
quali
era
il
peso
che
il
nostro
Paese
ha
avuto
e
continua
ad
avere
nella
costruzione
comunitaria
.
Il
secondo
motivo
era
che
la
Francia
non
si
sarebbe
avventurata
nella
costruzione
della
moneta
unica
tenendo
fuori
la
sterlina
e
la
lira
contemporaneamente
.
Una
costruzione
di
questo
tipo
,
infatti
,
avrebbe
consegnato
politicamente
Parigi
nelle
mani
della
grande
area
centroeuropea
egemonizzata
dalla
Germania
e
avrebbe
consentito
all
'
Italia
di
lucrare
sulle
conseguenti
oscillazioni
di
cambio
della
lira
sull
'
euro
,
garantendo
così
quella
spinta
alle
nostre
esportazioni
che
hanno
messo
in
difficoltà
,
in
questi
ultimi
tempi
,
numerose
produzioni
francesi
.
Erano
queste
le
considerazioni
che
ci
hanno
sempre
fatto
dire
che
l
'
ingresso
in
Europa
era
un
dato
scontato
da
tempo
.
Il
Polo
in
questi
mesi
,
piuttosto
che
documentare
gli
errori
di
politica
economica
e
le
tante
"
una
tantum
"
che
hanno
costellato
le
scelte
di
finanza
pubblica
,
si
è
lanciato
a
testa
bassa
contro
il
governo
affermando
ad
ogni
pié
sospinto
,
che
Prodi
e
compagni
non
ci
avrebbero
portato
in
Europa
.
Conclusione
di
questa
sprovveduta
opposizione
è
stata
quella
di
accreditare
a
questa
maggioranza
un
merito
politico
inesistente
,
quello
cioè
dell
'
entrata
o
della
lira
nell
'
Euro
le
cui
motivazioni
erano
,
come
si
è
visto
,
di
ben
altra
natura
.
Analogo
errore
è
stato
fatto
con
la
battaglia
,
si
fa
per
dire
,
del
Mugello
.
in
quel
collegio
chiunque
sarebbe
stato
eletto
,
sol
che
avesse
ricevuto
la
benedizione
papalina
del
segretario
del
Pci
-
Pds
.
Quegli
elettori
da
cinquant
'
anni
sono
abituati
a
"
ubbidire
e
a
votar
tacendo
"
e
non
si
capisce
perché
mai
questa
volta
non
l
'
avrebbero
dovuto
fare
.
Il
Polo
,
invece
,
ha
votato
al
sacrificio
quell
'
uomo
intelligente
e
leale
che
risponde
al
nome
di
Giuliano
Ferrara
.
La
conclusione
di
questa
scelta
è
stata
quella
di
aver
trasformato
in
una
vittoria
politica
di
Antonio
Di
Pietro
una
campagna
elettorale
scontata
e
che
andava
snobbata
sino
quasi
a
dimenticarla
.
Non
siamo
quelli
che
,
con
il
senno
di
poi
,
sanno
spiegare
tutto
,
ma
da
tempo
siamo
critici
di
un
modo
provinciale
e
chiassoso
di
fare
opposizione
che
non
tallona
il
governo
e
la
sua
maggioranza
nel
Parlamento
facendone
emergere
i
limiti
e
le
divisioni
e
che
si
esercita
,
quasi
esclusivamente
,
con
dichiarazioni
roboanti
che
durano
lo
spazio
di
un
mattino
e
che
altro
non
sono
che
piccole
tempeste
in
un
bicchier
d
'
acqua
.
O
si
cambia
,
e
in
fretta
,
o
su
questa
linea
i
moderati
di
strada
ne
faranno
ben
poca
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
infuria
alla
Camera
la
battaglia
sul
decreto
Iva
,
incominciano
lentamente
a
diffondersi
oli
interrogativi
sull
'
effettivo
risanamento
dei
conti
pubblici
.
L
'
occasione
ultima
è
stata
la
presentazione
del
rapporto
Cer
(
il
centro
di
ricerche
economiche
diretto
da
Luigi
Spaventa
e
Giorgio
Ruffolo
)
che
ha
tra
l
'
altro
evidenziato
come
la
manovra
da
25mila
miliardi
per
il'98
in
realtà
sfiora
,
sì
e
no
,
i
20mila
.
La
verità
è
che
il
ministro
del
Tesoro
è
ricorso
a
mille
trucchi
,
come
testimoniano
i
dati
svelati
ieri
dal
Giornale
,
per
raggiungere
,
senza
lacrime
e
sangue
,
il
famoso
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
.
Trucchi
di
ogni
tipo
che
,
in
altre
epoche
,
avrebbero
procurato
l
'
"
impeachement
"
del
ministro
del
Tesoro
.
E
per
capire
di
che
cosa
parliamo
facciamo
solo
tre
esempi
.
Primo
.
Sembra
che
l
'
Ufficio
italiano
cambi
abbia
venduto
una
certa
quantità
di
oro
alla
Bankitalia
realizzando
notevoli
plusvalenze
sulle
quali
pagherà
alcune
migliaia
di
miliardi
di
imposta
.
Insomma
con
un
passaggio
di
mano
dalla
destra
alla
sinistra
si
aiuta
il
ministero
delle
Finanze
che
a
fine
d
'
anno
avrebbe
avuto
un
buco
nel
gettito
tributario
non
indifferente
.
Secondo
.
La
cancellazione
dal
bilancio
dello
Stato
dei
ratei
di
mutui
accesi
dalle
Ferrovie
dello
Stato
e
la
riallocazione
della
stessa
quantità
di
quattrini
sotto
la
voce
"
accrediti
di
capitale
"
ha
evitato
di
registrare
oltre
3mila
miliardi
di
debiti
.
Insomma
carta
vince
,
carta
perde
e
Ciampi
con
il
turbante
in
testa
.
Terzo
ed
ultimo
dato
di
carattere
generale
:
nel
primo
semestre
1997
la
differenza
tra
impegni
di
spesa
(
317mila
miliardi
)
e
pagamenti
e
effettivi
213mila
miliardi
)
è
stata
più
di
centomila
miliardi
mentre
nello
stesso
periodo
del
'96
era
stata
di
60mila
miliardi
(
352
di
impegni
e
292
di
pagamenti
)
.
Tutto
ciò
sta
a
significare
che
il
buon
Ciampi
ha
trovato
la
ricetta
miracolosa
per
risanare
il
bilancio
dello
Stato
e
cioè
quella
di
non
pagare
più
nessuno
.
Sono
mesi
che
denunciamo
questo
sconcio
,
testimoniato
ultimamente
anche
dalla
protesta
degli
imprenditori
veneti
per
il
mancato
rimborso
dei
crediti
d
'
Iva
.
Così
come
da
mesi
denunciamo
la
mancata
ripresa
degli
investimenti
pubblici
nonostante
i
tanti
decreti
sblocca
-
cantieri
e
le
riunioni
un
po
'
ridicole
fatte
al
Quirinale
all
'
inizio
di
quest
'
anno
con
un
notevole
numero
di
ministri
di
spesa
.
Questa
politica
di
bilancio
che
non
paga
ciò
che
si
è
già
speso
o
ciò
che
si
deve
restituire
o
ciò
che
si
deve
investire
,
maschera
il
mancato
risanamento
strutturale
del
Paese
che
passa
per
la
riduzione
della
spesa
corrente
e
in
particolare
di
quella
pensionistica
.
Come
ha
ricordato
ultimamente
Antonio
Fazio
la
spesa
corrente
italiana
è
bene
al
di
sopra
della
media
europea
e
il
suo
tasso
d
'
incremento
per
il
1997
viaggia
intorno
al
4%
nonostante
gli
impegni
di
Ciampi
che
avrà
previsto
un
aumento
di
appena
l'1%
.
Il
risultato
finale
è
che
il
governo
raggiungerà
alla
fine
dell
'
anno
il
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
ma
avrà
nascosto
sotto
il
tappeto
debiti
per
almeno
15mila
miliardi
,
avrà
spinto
verso
l
'
indebitamento
società
pubbliche
come
le
Ferrovie
che
,
a
parità
di
tariffe
e
di
costo
del
lavoro
,
avranno
una
riduzione
dei
trasferimenti
.
,
avrà
spinto
enti
pubblici
a
pagare
solo
una
parte
(
il
90%
)
di
ciò
che
hanno
speso
(
ma
perchè
non
tagliare
anche
gli
stanziamenti
di
competenza
?
)
e
continuerà
a
far
segnare
il
passo
agli
investimenti
pubblici
.
Sul
terreno
dell
'
economia
reale
ciò
vuol
dire
mantenere
basso
il
profilo
di
crescita
del
Paese
con
tutto
quanto
significa
sul
versante
dell
'
occupazione
che
,
secondo
i
dati
Istat
di
agosto
,
registra
una
nuova
flessione
di
oltre
il
3%
di
media
fra
grande
impresa
e
servizi
.
Per
dirla
in
breve
,
insomma
,
una
di
bilancio
in
parte
truccata
per
conti
falsificati
per
almeno
un
punto
di
Pil
e
con
oltre
un
milione
di
disoccupati
veri
che
si
toccano
con
mano
e
che
,
a
loro
volta
,
toccano
con
mano
la
crescente
disperazione
in
particolare
nel
mezzogiorno
del
Paese
.
Prendiamo
atto
con
soddisfazione
che
alcuni
osservatori
economici
come
Francesco
Giavazzi
e
Federico
Rampini
incominciano
a
riflettere
pubblicamente
sul
rischio
di
un
risanamento
che
ha
queste
contraddizioni
e
che
presenta
queste
finzioni
finanziarie
.
Queste
riflessioni
autorevoli
non
ci
lasciano
più
soli
nel
denunciare
il
gioco
delle
tre
carte
di
Ciampi
-
Pinocchio
che
,
con
1'ausilio
della
volpe
-
Giarda
(
"
Il
malandrino
"
sottosegretario
al
Tesoro
)
e
con
i
silenzi
interrotti
solo
da
qualche
sincero
miagolio
del
gatto
-
Monorchio
,
ha
fatto
credere
agli
italiani
che
si
poteva
fare
il
risanamento
dei
conti
pubblici
senza
riformare
nessun
settore
della
spesi
pubblica
.
In
questa
direzione
il
"
filibustering
"
delle
opposizioni
contro
il
governo
alla
Camera
ha
un
significato
che
va
ben
oltre
i
5mila
miliardi
del
decreto
sull
'
Iva
,
perchè
getta
l
'
allarme
,
tra
l
'
altro
,
sul
rischio
di
un
Parlamento
sempre
più
soffocato
dall
'
accordo
governo
-
sindacato
e
dai
relativi
voti
di
fiducia
che
ne
blindano
i
contenuti
.
E
piaccia
o
non
piaccia
,
quel
rischio
si
chiama
libertà
.
StampaQuotidiana ,
Pensiero
debole
e
conquista
illiberale
del
Potere
.
Sono
questi
i
due
capisaldi
che
presiedono
,
da
qualche
anno
,
la
vita
politica
italiana
.
La
fine
delle
ideologie
totalizzanti
,
comunismo
e
fascismo
,
sembra
aver
messo
in
soffitta
anche
le
ragioni
di
quanti
hanno
costruito
per
l
'
Italia
un
futuro
di
libertà
e
di
giustizia
collocandola
nel
solco
delle
grandi
democrazie
occidentali
.
Dal
cattolicesimo
democratico
al
socialismo
liberale
per
finire
al
liberalismo
.
Le
azioni
del
Pool
di
Milano
e
di
alcune
altre
Procure
,
anche
se
dirette
unilateralmente
contro
i
moderati
di
ieri
e
di
oggi
,
han
finito
col
sortire
un
effetto
generalizzato
e
cioè
il
rifiuto
della
politica
e
dei
partiti
.
Da
cui
la
rincorsa
alle
più
disperate
ed
emozionali
presunte
scelte
della
gente
.
In
Italia
,
contrariamente
a
quello
che
avviene
in
tutti
i
Paesi
a
democrazia
matura
,
i
partiti
,
con
qualche
rara
eccezione
,
non
offrono
più
obiettivi
politici
fondati
su
alcune
idee
forza
,
ma
tutt
'
al
più
si
limitano
a
stendere
programmi
privi
di
un
'
anima
che
potrebbero
essere
adottati
indifferentemente
dalla
destra
,
dal
centro
e
dalla
sinistra
.
Tutto
ciò
è
reso
possibile
da
un
dibattito
che
si
incentra
quasi
sempre
sugli
obiettivi
e
quasi
mai
sugli
strumenti
e
sulle
loro
motivazioni
culturali
e
sociali
.
Il
lavoro
,
il
Mezzogiorno
,
l
'
euro
,
una
pubblica
amministrazione
efficiente
e
un
fisco
più
leggero
sono
tutti
obiettivi
naturalmente
condivisibili
,
ma
le
strade
per
arrivarci
non
sono
mai
oggetto
di
un
confronto
politico
talmente
forte
,
da
investire
l
'
intera
pubblica
opinione
.
Questo
sfarinamento
politico
vero
e
proprio
mette
i
singoli
partiti
alla
caccia
disperata
degli
umori
più
turbolenti
del
Paese
nel
tentativo
di
cavalcarli
.
E
la
conclusione
è
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
La
scelta
federalista
,
come
ha
giustamente
fatto
notare
Ernesto
Galli
della
Loggia
,
è
più
frutto
del
tentativo
di
catturare
l
'
elettorato
di
una
Lega
che
,
però
,
a
ogni
passaggio
alza
sempre
più
la
posta
,
che
non
esito
di
una
meditata
scelta
culturale
.
Si
finisce
così
col
mescolare
cose
diversissime
:
le
esigenze
di
un
forte
decentramento
politico
e
amministrativo
con
impulsi
secessionisti
largamente
minoritari
in
un
'
Italia
che
solo
da
pochi
decenni
ha
recuperato
il
senso
dell
'
unità
nazionale
.
Un
cocktail
che
è
polvere
da
sparo
,
e
finisce
,
col
piazzare
una
vera
e
propria
bomba
sotto
l
'
unità
del
Paese
reale
e
aprire
l
'
orizzonte
alla
fine
dei
partiti
nazionali
.
Tutto
ciò
è
naturale
che
accada
quando
gli
eredi
del
fascismo
e
del
comunismo
,
dopo
il
proprio
fallimento
,
non
hanno
più
la
forza
di
rielaborare
una
propria
originale
posizione
politica
mentre
il
centro
si
frantuma
in
mille
rivoli
.
E
su
questo
magma
politico
confuso
,
fioriscono
i
tentativi
,
in
larga
parte
già
riusciti
,
della
brutale
conquista
del
potere
.
L
'
ideologo
di
questa
strada
,
quello
,
cioè
,
che
non
solo
teorizza
schemi
illiberali
di
conquista
del
potere
ma
,
da
molti
anni
ne
garantisce
la
realizzazione
,
è
Luciano
Violante
,
presidente
della
Camera
dei
deputati
.
Lo
può
forse
in
virtù
dei
suoi
archivi
e
delle
sue
tutele
.
Dopo
aver
sbriciolato
il
centro
moderato
con
le
teste
di
cuoio
delle
Procure
di
Milano
,
Napoli
e
Palermo
,
Luciano
Violante
nell
'
anniversario
del
25
aprile
ha
indicato
la
strada
per
consolidare
in
eterno
l
'
egemonia
comunista
.
Sia
il
popolo
sovrano
a
decidere
,
ha
tuonato
la
sciarpa
littoria
delle
toghe
rosse
di
questo
Paese
,
e
voti
direttamente
e
contestualmente
il
presidente
della
Repubblica
e
la
coalizione
di
governo
con
il
divieto
ai
parlamentari
di
mutare
orientamento
nel
corso
della
legislatura
.
Una
motivazione
,
quest
'
ultima
,
generica
e
populista
che
rischia
di
incontrare
il
consenso
anche
del
centrodestra
che
ricorda
il
ribaltone
di
Bossi
.
E
sarebbe
un
errore
.
Se
il
nostro
governo
fosse
presidenziale
,
come
hanno
la
Francia
e
gli
Usa
,
i
postcomunisti
perderebbero
,
così
come
perderebbero
se
facessero
votare
direttamente
il
primo
ministro
.
L
'
unica
possibilità
di
vittoria
e
di
portare
a
Palazzo
Chigi
un
comunista
doc
è
se
si
vota
direttamente
,
insieme
col
capo
dello
Stato
,
la
coalizione
di
governo
,
per
il
forte
potere
egemonico
che
un
partito
del
20-22
per
cento
esercita
su
Rifondazione
e
sui
Popolari
in
un
sistema
maggioritario
uninominale
.
E
così
il
Pds
,
con
poco
più
del
20
per
cento
,
controlla
l'80
per
cento
del
potere
.
Ma
tutto
ciò
non
sembra
bastare
a
Luciano
Violante
.
Deve
andare
in
soffitta
anche
quella
garanzia
democratica
che
vuole
il
parlamentare
eletto
senza
vincoli
di
mandato
.
In
parole
semplici
non
solo
va
consolidata
l
'
elezione
diretta
della
coalizione
di
governo
che
ottimizza
il
ruolo
del
Pds
di
D
'
Alema
e
Violante
,
ma
anche
una
sua
blindatura
pena
lo
scioglimento
delle
Camere
.
Tutto
ciò
non
trova
riscontro
in
nessun
altro
Paese
democratico
ed
è
la
prima
evidente
mordacchia
a
un
Parlamento
già
messo
,
in
questi
anni
,
in
ginocchio
dal
governo
delle
deleghe
e
della
blindata
concertazione
sociale
.
Come
si
vede
,
tutto
è
cominciare
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
un
vecchio
detto
popolare
che
suona
più
o
meno
così
:
se
mi
imbrogli
una
prima
volta
,
la
colpa
è
tua
,
se
riesci
a
farlo
una
seconda
volta
la
colpa
è
mia
.
È
questa
la
prima
reazione
a
caldo
alla
iniziativa
del
governo
sul
nuovo
patto
sociale
che
dovrebbe
rappresentare
il
regalo
natalizio
per
gli
italiani
.
Questa
maggioranza
è
la
stessa
che
da
alcuni
anni
ci
ha
promesso
una
lenta
ma
progressiva
crescita
della
nostra
economia
e
un
'
altrettanta
progressiva
riduzione
della
disoccupazione
e
del
divario
Nord
-
Sud
.
Da
tre
anni
,
come
è
noto
,
cresciamo
meno
di
tutti
,
il
divario
tra
Nord
e
Sud
è
paurosamente
aumentato
e
siamo
l
'
unico
Paese
europeo
in
cui
il
tasso
di
disoccupazione
è
aumentato
(
dal
12,1
al
12,3
per
cento
)
mentre
la
media
europea
è
scesa
al
di
sotto
del
10
per
cento
.
É
questa
e
non
altra
la
credibilità
conquistata
sul
campo
dalla
maggioranza
di
centrosinistra
.
Ma
veniamo
a
oggi
.
I
capisaldi
di
questo
nuovo
patto
sociale
,
secondo
le
dichiarazioni
di
D
'
Alema
e
Bassolino
,
dovrebbero
essere
:
il
rilancio
delle
infrastrutture
nel
Sud
,
l
'
alleggerimento
della
fiscalità
sul
reddito
d
'
impresa
e
sul
costo
del
lavoro
,
la
formazione
professionale
e
nuove
regole
della
contrattazione
.
Per
quanto
riguarda
le
infrastrutture
siamo
all
'
ennesimo
libro
bianco
.
Si
è
scomodato
un
maxi
-
convegno
tenuto
a
Catania
per
scoprire
,
nientepopodimeno
che
il
Sud
ha
bisogno
di
potenziare
le
reti
nel
settore
del
trasporto
su
ferro
(
Ferrovie
)
e
nel
settore
idrico
.
Poco
meno
dell
'
acqua
calda
dal
momento
che
queste
due
linee
di
intervento
sono
note
da
almeno
50
anni
.
In
verità
il
nodo
sulle
infrastrutture
è
prevalentemente
finanziario
.
Ciampi
ha
da
tempo
bloccato
gli
investimenti
pubblici
perché
non
potendo
contare
su
una
effettiva
riforma
del
welfare
,
a
cominciare
dalla
previdenza
,
ha
tentato
di
quadrare
i
conti
riducendo
la
spesa
in
conto
capitale
e
aumentando
la
pressione
fiscale
.
Fino
a
quando
non
sarà
risolto
questo
nodo
tra
spesa
corrente
e
investimenti
pubblici
non
si
caverà
quindi
un
ragno
dal
buco
e
i
convegni
come
quello
di
Catania
serviranno
solo
a
far
propaganda
e
a
discutere
come
si
spenderanno
i
soldi
europei
dopo
il
Duemila
.
Insomma
campa
cavallo
che
l
'
erba
cresce
.
Sul
terreno
del
fisco
,
poi
,
rischiamo
una
colossale
comica
.
La
politica
di
bilancio
del
governo
è
già
stata
fissata
con
la
legge
finanziaria
in
corso
di
approvazione
al
Senato
.
Essa
prevede
,
per
il
1999
,
una
pressione
fiscale
sostanzialmente
invariata
rispetto
all
'
anno
che
si
chiude
se
si
eccettua
la
scomparsa
di
qualche
"
una
tantum
"
del
passato
come
,
per
esempio
,
l
'
eurotassa
.
Ciampi
e
Visco
,
infatti
,
hanno
fatto
muro
contro
la
pressione
delle
opposizioni
parlamentari
,
dei
sindacati
e
della
stessa
Banca
d
'
Italia
,
che
hanno
chiesto
insistentemente
la
riduzione
del
prelievo
tributario
su
imprese
e
famiglie
,
per
rilanciare
investimenti
e
occupazione
.
Purtroppo
,
non
ci
sembra
che
il
governo
voglia
cambiare
questa
impostazione
,
anche
perché
i
conti
pubblici
incominciano
a
scricchiolare
vista
la
caduta
del
gettito
Irap
(
mancherebbero
a
fine
d
'
anno
sei
-
ottomila
miliardi
)
e
di
quello
in
relazione
alla
minore
crescita
del
Pil
.
Non
a
caso
,
infatti
,
Massimo
D
'
Alema
proprio
ieri
ha
parlato
di
una
redristibuzione
del
carico
fiscale
sui
vari
fattori
della
produzione
.
Diminuire
il
costo
del
lavoro
a
parità
di
salario
vuol
dire
ridurre
gli
oneri
propri
e
impropri
che
gravano
sull
'
occupazione
.
Ma
se
il
tutto
non
si
ricollega
a
una
riduzione
generale
della
pressione
fiscale
,
ciò
che
si
toglie
dal
costo
del
lavoro
propriamente
detto
verrà
messo
sul
costo
degli
altri
fattori
di
produzione
(
D
'
Alema
ha
parlato
a
esempio
dell
'
energia
elettrica
)
o
compensato
con
altre
tasse
.
Insomma
,
come
la
si
volta
e
la
si
gira
,
l
'
oppressione
tributaria
su
imprese
e
famiglie
secondo
il
governo
non
può
mutare
nonostante
le
continue
dichiarazioni
del
nostro
Visco
sempre
più
ministro
-
Pinocchio
.
Tutt
'
al
più
può
cambiare
la
distribuzione
sul
carico
fiscale
ma
niente
di
più
.
Sulla
formazione
,
dopo
la
reprimenda
della
commissione
europea
,
siamo
ancora
all
'
anno
zero
.
Oltre
a
un
generico
annuncio
di
voler
rilanciare
l
'
apprendistato
(
strumento
che
già
esiste
dal
1991
e
che
in
questi
7
anni
si
è
ridotto
per
la
bassa
crescita
di
ben
150mila
unità
)
,
l
'
unica
novità
sarebbe
quella
di
attivare
un
contatto
telefonico
con
almeno
il
20%
degli
iscritti
negli
uffici
di
collocamento
per
orientarli
sul
terreno
formativo
e
lavorativo
.
Insomma
una
sorta
di
telefono
amico
per
chi
è
disperato
.
La
mistica
della
concertazione
,
con
tutti
i
suoi
riti
e
le
sue
liturgie
,
in
realtà
,
nasconde
una
incapacità
a
governare
.
Il
confronto
con
le
parti
sociale
è
,
naturalmente
,
indispensabile
per
costruire
una
politica
di
governo
in
una
società
postindustriale
,
ma
pensare
che
il
complessivo
governo
del
Paese
si
identifichi
nella
concertazione
,
vuol
dire
battere
una
pista
illiberale
,
emarginando
il
Parlamento
,
e
povero
di
risultati
,
come
dimostrano
gli
ultimi
tre
anni
durante
i
quali
siamo
diventati
la
cenerentola
d
'
Europa
per
sviluppo
,
occupazione
e
competitività
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
continua
e
i
rischi
di
finire
in
un
vicolo
cieco
aumentano
.
E
il
bombardamento
dell
'
ambasciata
cinese
è
benzina
sul
fuoco
e
anche
gli
accorati
appelli
per
la
pace
di
Giovanni
Paolo
II
e
del
patriarca
ortodosso
Teoctist
cadono
nel
vuoto
.
I
governi
democratici
di
sinistra
continuano
imperterriti
a
bombardare
Belgrado
dimenticando
che
chi
è
potente
potrebbe
benissimo
sospendere
per
72
ore
i
raid
aerei
per
rilanciare
alla
grande
un
vero
negoziato
di
pace
.
Chi
ha
più
forza
deve
avere
sempre
più
responsabilità
di
tutti
.
Ma
solo
a
parlarne
si
rischia
di
essere
linciati
dai
sostenitori
di
un
atlantismo
che
ogni
giorno
che
passa
è
sempre
più
diverso
da
quello
che
abbiamo
conosciutone
gli
ultimi
cinquant
'
anni
.
Sembra
strano
,
ma
chi
ieri
era
pacifista
per
pentito
preso
oggi
è
"
interventista
"
con
fierezza
e
senza
alcun
dubbio
.
Pacifismo
e
interventismo
rischiano
,
così
,
di
essere
due
facce
della
stessa
medaglia
,
quella
di
una
concezione
ideologica
della
politica
che
non
lascia
mai
intravedere
i
vantaggi
e
gli
svantaggi
,
i
rischi
e
i
terribili
costi
umani
dell
'
una
o
dell
'
altra
opzione
.
A
costo
di
essere
insultati
diciamo
subito
che
non
ci
piace
qual
pensiero
unico
a
favore
della
guerra
che
sin
qui
ha
dominato
la
scena
dei
media
italiani
.
Si
è
parlato
di
una
"
guerra
giusta
"
per
via
della
pulizia
etnica
nei
riguardi
dei
kosovari
messa
in
cantiere
da
quel
Milosevic
sulle
cui
responsabilità
nessuno
ha
dubbi
.
Ma
a
giudicare
dai
risultati
quell
'
ondata
terribile
di
pulizia
etnica
è
stata
agevolata
dall
'
inizio
dei
bombardamenti
su
Belgrado
.
Ne
è
drammatica
testimonianza
il
fiume
di
kosovari
disperati
che
,
ininterrottamente
dopo
i
primi
due
giorni
di
bombardamenti
,
hanno
varcato
le
frontiere
per
dirigersi
in
Albania
,
in
Macedonia
e
nel
Montenegro
lasciando
sul
campo
decine
di
fosse
comuni
.
Non
basta
dire
,
come
ha
fatto
Luciano
Violante
,
che
quei
morti
non
possono
che
ricadere
sulle
spalle
di
Milosevic
perché
quando
si
ha
a
che
fare
con
spietati
dittatori
,
le
grandi
potenze
democratiche
dovrebbero
saper
valutare
meglio
gli
effetti
dei
propri
comportamenti
.
La
bombe
su
Belgrado
,
al
di
là
degli
errori
che
hanno
sacrificato
centinaia
di
vite
umane
,
hanno
ridotto
a
pezzi
l
'
opposizione
democratica
a
Milosevic
e
hanno
accelerato
l
'
espulsione
di
oltre
un
milione
di
kosovari
dalla
propria
terra
.
Sono
questi
,
e
non
altri
,
i
risultati
dei
raid
aerei
della
Nato
.
Ne
valeva
la
pena
?
Noi
ne
dubitiamo
molto
anche
alla
luce
dei
fallimenti
politici
sin
qui
conseguiti
dall
'
Alleanza
atlantica
.
Tutti
i
piani
di
pace
messi
a
punto
dalla
Nato
e
ultimamente
anche
quello
del
G8
(
i
sette
Paesi
più
industrializzati
del
mondo
più
la
Russia
)
prevedono
,
infatti
,
tra
gli
altri
punti
la
permanenza
al
potere
di
Slobodan
Milosevic
.
Quale
giustizia
c
'
è
allora
in
questa
guerra
che
uccide
con
le
bombe
serbi
inermi
e
innocenti
per
salvare
poi
quel
dittatore
i
cui
gesti
criminali
hanno
sollevato
l
'
indignazione
del
mondo
occidentale
?
Quale
eticità
esiste
,
insomma
,
in
una
guerra
che
per
difendere
i
poveri
kosovari
aggrediti
non
occupa
quelle
terre
per
tutelarne
gli
abitanti
,
ma
rada
al
suolo
una
città
come
Belgrado
che
ha
la
sola
colpa
di
avere
alla
sua
guida
un
criminale
che
i
piani
di
pace
della
Nato
vogliono
comunque
mantenere
al
potere
?
E
se
Milosevic
doveva
continuare
a
governare
,
non
sarebbe
stato
,
allora
,
più
saggio
una
più
forte
offensiva
diplomatica
coinvolgendo
molto
di
più
di
quanto
non
sia
stato
fatto
la
Russia
di
Eltsin
?
Abbiamo
letto
con
molta
attenzione
ma
anche
con
molto
sgomento
ciò
che
intellettuali
e
leader
della
sinistra
hanno
scritto
in
questi
giorni
sulle
nuove
frontiere
dell
'
internazionalismo
socialista
,
incentrate
su
una
più
forte
tutela
dei
diritti
umani
capace
di
superare
anche
il
muro
della
non
ingerenza
.
Se
questa
frontiera
,
però
,
dovesse
essere
governata
dalle
armi
come
scrive
Tony
Blair
,
in
poco
tempo
il
mondo
esploderebbe
in
drammatiche
guerre
regionali
che
sarebbero
,
a
loro
volta
,
i
detonatori
di
un
possibile
conflitto
universale
.
Il
Kurdistan
,
l
'
Afghanistan
,
il
Tibet
,
il
Sud
Est
asiatico
o
l
'
inferno
del
Centro
-
Africa
,
per
citarne
solo
alcuni
,
sono
zone
del
mondo
in
cui
si
ritrovano
regimi
dispotici
che
mettono
sotto
i
piedi
ogni
diritto
umano
.
Ma
è
,
forse
,
la
guerra
la
risposta
che
il
mondo
attende
per
risolvere
i
drammi
di
quelle
popolazioni
?
Assolutamente
no
perché
essa
rinsalderebbe
parte
rilevante
del
Pianeta
contro
i
leader
democratici
occidentali
che
apparirebbero
ai
loro
occhi
solo
terribili
sacerdoti
di
una
democrazia
guerrafondaia
.
Il
mondo
democratico
occidentale
oggi
non
è
più
minacciato
,
come
lo
fu
ieri
,
dal
nazifascismo
o
dal
comunismo
ed
è
profondamente
sbagliato
paragonare
la
follia
di
Milosevic
a
quella
hitleriana
non
foss
'
altro
che
per
la
sproporzione
che
esiste
sul
terreno
economico
e
militare
tra
la
Nato
e
la
piccola
Serbia
.
Il
nostro
non
è
un
isolazionismo
indifferente
nei
riguardi
di
ciò
che
accade
intorno
a
noi
,
ma
solo
una
forte
convinzione
che
la
cultura
democratica
occidentale
può
vincere
esclusivamente
con
la
politica
e
con
lo
sviluppo
economico
delle
zone
più
povere
del
mondo
.
Il
rischio
,
invece
,
di
questa
vicenda
è
che
si
consolidi
nelle
grandi
democrazie
dell
'
Occidente
una
sorta
di
militarismo
etico
.
E
il
fatto
che
ben
13
Paesi
dell
'
Europa
siano
governati
da
leader
socialisti
le
cui
vocazioni
internazionaliste
,
nel
passato
,
hanno
procurato
non
pochi
guaii
,
sono
un
'
ulteriore
preoccupazione
.
Così
come
preoccupa
come
Ezio
Mauro
dica
e
scriva
sulla
Repubblica
che
"
la
coerenza
tenuta
da
D
'
Alema
sdogana
definitivamente
la
sinistra
italiana
che
,
con
questa
guerra
,
approda
definitivamente
a
un
moderno
riformismo
europeo
e
occidentale
"
.
Se
per
qualcuno
può
pesare
il
nostro
passato
democristiano
,
spiace
dirlo
ma
il
passato
comunista
di
Mauro
e
di
tanti
altri
interventisti
ideologici
ci
terrorizza