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C ' è un vecchio detto popolare che suona più o meno così : se mi imbrogli una prima volta , la colpa è tua , se riesci a farlo una seconda volta la colpa è mia . È questa la prima reazione a caldo alla iniziativa del governo sul nuovo patto sociale che dovrebbe rappresentare il regalo natalizio per gli italiani . Questa maggioranza è la stessa che da alcuni anni ci ha promesso una lenta ma progressiva crescita della nostra economia e un ' altrettanta progressiva riduzione della disoccupazione e del divario Nord - Sud . Da tre anni , come è noto , cresciamo meno di tutti , il divario tra Nord e Sud è paurosamente aumentato e siamo l ' unico Paese europeo in cui il tasso di disoccupazione è aumentato ( dal 12,1 al 12,3 per cento ) mentre la media europea è scesa al di sotto del 10 per cento . É questa e non altra la credibilità conquistata sul campo dalla maggioranza di centrosinistra . Ma veniamo a oggi . I capisaldi di questo nuovo patto sociale , secondo le dichiarazioni di D ' Alema e Bassolino , dovrebbero essere : il rilancio delle infrastrutture nel Sud , l ' alleggerimento della fiscalità sul reddito d ' impresa e sul costo del lavoro , la formazione professionale e nuove regole della contrattazione . Per quanto riguarda le infrastrutture siamo all ' ennesimo libro bianco . Si è scomodato un maxi - convegno tenuto a Catania per scoprire , nientepopodimeno che il Sud ha bisogno di potenziare le reti nel settore del trasporto su ferro ( Ferrovie ) e nel settore idrico . Poco meno dell ' acqua calda dal momento che queste due linee di intervento sono note da almeno 50 anni . In verità il nodo sulle infrastrutture è prevalentemente finanziario . Ciampi ha da tempo bloccato gli investimenti pubblici perché non potendo contare su una effettiva riforma del welfare , a cominciare dalla previdenza , ha tentato di quadrare i conti riducendo la spesa in conto capitale e aumentando la pressione fiscale . Fino a quando non sarà risolto questo nodo tra spesa corrente e investimenti pubblici non si caverà quindi un ragno dal buco e i convegni come quello di Catania serviranno solo a far propaganda e a discutere come si spenderanno i soldi europei dopo il Duemila . Insomma campa cavallo che l ' erba cresce . Sul terreno del fisco , poi , rischiamo una colossale comica . La politica di bilancio del governo è già stata fissata con la legge finanziaria in corso di approvazione al Senato . Essa prevede , per il 1999 , una pressione fiscale sostanzialmente invariata rispetto all ' anno che si chiude se si eccettua la scomparsa di qualche " una tantum " del passato come , per esempio , l ' eurotassa . Ciampi e Visco , infatti , hanno fatto muro contro la pressione delle opposizioni parlamentari , dei sindacati e della stessa Banca d ' Italia , che hanno chiesto insistentemente la riduzione del prelievo tributario su imprese e famiglie , per rilanciare investimenti e occupazione . Purtroppo , non ci sembra che il governo voglia cambiare questa impostazione , anche perché i conti pubblici incominciano a scricchiolare vista la caduta del gettito Irap ( mancherebbero a fine d ' anno sei - ottomila miliardi ) e di quello in relazione alla minore crescita del Pil . Non a caso , infatti , Massimo D ' Alema proprio ieri ha parlato di una redristibuzione del carico fiscale sui vari fattori della produzione . Diminuire il costo del lavoro a parità di salario vuol dire ridurre gli oneri propri e impropri che gravano sull ' occupazione . Ma se il tutto non si ricollega a una riduzione generale della pressione fiscale , ciò che si toglie dal costo del lavoro propriamente detto verrà messo sul costo degli altri fattori di produzione ( D ' Alema ha parlato a esempio dell ' energia elettrica ) o compensato con altre tasse . Insomma , come la si volta e la si gira , l ' oppressione tributaria su imprese e famiglie secondo il governo non può mutare nonostante le continue dichiarazioni del nostro Visco sempre più ministro - Pinocchio . Tutt ' al più può cambiare la distribuzione sul carico fiscale ma niente di più . Sulla formazione , dopo la reprimenda della commissione europea , siamo ancora all ' anno zero . Oltre a un generico annuncio di voler rilanciare l ' apprendistato ( strumento che già esiste dal 1991 e che in questi 7 anni si è ridotto per la bassa crescita di ben 150mila unità ) , l ' unica novità sarebbe quella di attivare un contatto telefonico con almeno il 20% degli iscritti negli uffici di collocamento per orientarli sul terreno formativo e lavorativo . Insomma una sorta di telefono amico per chi è disperato . La mistica della concertazione , con tutti i suoi riti e le sue liturgie , in realtà , nasconde una incapacità a governare . Il confronto con le parti sociale è , naturalmente , indispensabile per costruire una politica di governo in una società postindustriale , ma pensare che il complessivo governo del Paese si identifichi nella concertazione , vuol dire battere una pista illiberale , emarginando il Parlamento , e povero di risultati , come dimostrano gli ultimi tre anni durante i quali siamo diventati la cenerentola d ' Europa per sviluppo , occupazione e competitività .