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Il servo (The Servant) di Joseph Losey ( Grazzini Giovanni , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Non aveva torto il regista Joseph Losey a sperare che Venezia gli restituisse , con Il servo , un po ' di quel prestigio che Eva , non per tutta sua colpa , gli aveva tolto . Il suo ultimo film , infatti , presentato oggi sotto bandiera inglese , mostra che quando la mano e l ' occhio di Losey seguono da vicino l ' elaborazione di un ' opera cinematografica , il prodotto potrà essere più o meno gradevole a seconda del nostro gusto , ma innegabile la personalità del regista . Anche Il servo si muove nell ' aura decadentistica che piace a questo esegeta delle degradazioni morali e fisiche , e ha perciò sequenze incresciose , ma tutta la prima parte del film , nel quale si delineano i caratteri e le situazioni , ha squisitezze che non sono ancora estetizzanti ma soltanto un fine arabesco psicologico tracciato intorno a personaggi e ad ambienti che covano i germi della dissoluzione . Siamo a Londra , dove Tony , un « giovin signore » , tornato dall ' Africa , prende possesso di un appartamento . Poiché vive solo , cerca un cameriere , e la scelta cade su Barrett , più maturo di anni , servizievole e premuroso , ma fin dal principio ambiguo e ficcanaso . Qualità che non piacciono a Susan , fidanzata di Tony , la quale cerca di convincerlo a licenziarlo , quasi indovinando il pauroso ascendente che il servo sta per avere sul padrone . Convintosi della debolezza di Tony , Barrett comincia a mettere in atto un piano perverso inducendo il padrone ad assumere , come cameriera , quella che egli presenta come la propria sorella , e invece è l ' amante : Vera , una sgualdrina che ben presto seduce Tony , lo allontana da Susan e lo riduce uno straccio . Rientrati improvvisamente a casa durante un week - end , Tony e Susan scoprono i due servi nella camera del padrone , ma quando Tony va per cacciarli ha la rivelazione che essi non sono fratello e sorella , bensì due compari vissuti sinora alle sue spalle , e che ora , irridendolo e saccheggiandolo , se ne vanno di propria volontà . Avvilito , già quasi distrutto dall ' umiliazione inflittagli da questa coppia plebea , Tony comincia a bere : è il primo gradino di una degradazione che lo indurrà , più tardi , a riassumere il servo , e a stringersi a lui in un ' amicizia particolare . Ormai Barrett non è soltanto il padrone di casa , arrogante e violento , ma il dominatore di Tony , il quale gli ubbidisce come un fantoccio , e si lascia convincere a riprendere con loro Vera . L ' appartamento , nel quale Barrett invita persino donne di strada , è ormai una sentina di vizi . Nemmeno Susan , venuta per tentare di salvare Tony , resiste al fascino dell ' abietto servo . Ma se la giovane riuscirà a sfuggire alla trappola , Tony è ormai ridotto alla stregua di un animale che si trascina nell ' immondizia . Il tempo si è fermato : non c ' è più speranza per lui . Chi ebbe la sventura di vedere Eva troverà molti punti di contatto fra il precedente film di Losey ( il quale , per la verità , lo ha sconfessato , attribuendone i vizi alle manipolazioni del produttore ) e Il servo . Al regista , infatti , sono care queste vicende abiette : e non tanto , si direbbe , per ragioni moralistiche , quanto per la loro potenzialità figurativa , perché gli consentono di creare un universo di simboli in cui ogni oggetto sprigiona una forza malsana : quasi l ' ombra diabolica che è contenuta in ogni aspetto della realtà . In Il servo si vede bene cosa intende Losey quando , parlando dell ' influenza che Brecht ha avuto su di lui , afferma di mirare alla ricostruzione della realtà attraverso una scelta di simboli - realtà , di caricare di significato premonitore ogni gesto , e persino la linea degli oggetti e il rapporto fra gli attori e la macchina da presa . In questo film l ' abiezione del soggetto ( Harold Pinter , uno degli « arrabbiati » inglesi , ha tratto la sceneggiatura da un racconto di Robín Maugham ) è in qualche misura riscattata dall ' emozione logica che suscita nello spettatore . Tuttavia non completamente : è indubitabile che certi effetti , soprattutto nella parte dedicata alla descrizione dell ' animalità raggiunta da Tony , derivano da un gusto intellettualistico dello spettacolo ; il grande uso che Losey continua a fare degli specchi denuncia le vere radici di un regista che si affanna a predicare la semplicità ma razzola spesso nella violenza ottica . In Il servo , ad esempio , l ' approfondimento dei trapassi psicologici , soprattutto la spiegazione dei moventi della degradazione di Tony , sono largamente sacrificati ai valori visivi ; è in questi tutto il fascino , ma anche il grave limite , del film . Del quale insomma si apprezza molto l ' ambientazione tanto raffinata che introduce alla dissoluzione , la bravura con cui è ritratta la nequizia di Barrett e la debolezza di Tony , talune sequenze come quella , in cucina , di Tony tentato da Vera , e quella degli amanti sorpresi , e , ovunque , la recitazione di Dirk Bogarde , James Fox , Sarah Miles , ma che non riesce completamente a farci vincere il ribrezzo : come sempre quando il male è contemplato con fredda intelligenza . Se il film ciò nonostante impressiona e resta nella memoria è per l ' aspra e gelida forza consegnata agli occhi .