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Matrimonio all'italiana di Vittorio De Sica ( Grazzini Giovanni , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Salvo nel titolo , che assurdamente devia nel grottesco un dramma di sentimenti per voler scimmiottare il film di Germi ed ereditarne i vantaggi mercantili , Matrimonio all ' italiana è quasi interamente riuscito , e risolleva di colpo , anche agli occhi del pubblico più esigente ( quello che non aveva capito le ragioni della travolgente carriera di Ieri , oggi , domani ) , il prestigio di Vittorio De Sica , troppo presto , dopo I sequestrati di Altona e Il boom , dato per agonizzante . Ora si dirà che il merito non è tanto di De Sica quanto della bellissima commedia di Eduardo , Filumena Marturano , da cui il film è tratto , una delle conquiste più alte del teatro italiano del secondo dopoguerra . E invece no . La riprova è facile : basta confrontare Matrimonio all ' italiana con l ' edizione cinematografica che della commedia dette lo stesso De Filippo nel 1951 , e la TV nel '62 : opere che ne rispettavano sostanzialmente la struttura teatrale , portando pochi mutamenti all ' originale ; mentre questa di De Sica , pur restando fedele al nucleo primitivo , non soltanto ritocca l ' età dei protagonisti , modifica e aggiunge qualche scorcio narrativo , ma si muove in un ambito rappresentativo molto più ricco di polline fantastico , tanto più fluido , arioso e iridescente . Grazie appunto all ' intelligenza con cui De Sica fa ricorso al linguaggio cinematografico , lo usa , raccontando a ritroso quando gli giova , per spezzare l ' unità di tempo e di luogo , senza tuttavia slabbrare quel centro emotivo , quel sentimento della maternità e della paternità , che è il cuore della commedia di Eduardo . Perché De Sica abbia raggiunto il traguardo s ' intuisce : per la perfetta fusione fra il soggetto , il regista e l ' attrice protagonista . Un ' intesa che mai era stata così completa , e dalla quale , balza agli occhi , resta escluso Mastroianni , interprete sempre duttile e disponibile , ma qui meno capace , quasi si direbbe per ragioni di sangue ( e perciò l ' attore ne esce assolto ) , di partecipare a un universo tutto grondante di quell ' impasto , sublimemente napoletano , di lacrime e di gioie . Matrimonio all ' italiana salda insieme , su un comune fondo di speranza nell ' umanità , il dolore di Eduardo e il sorriso di De Sica , fiorisce dal connubio fra la pietà e l ' ironia . Ma se al primo si deve questo forte ritratto di donna , immerso nell ' amore per la carne della sua carne e nel disperato sentimento della giustizia che palpita in questo amore , dobbiamo a De Sica e ai suoi sceneggiatori il vederlo lievitare nell ' aurora dell ' adolescenza disgraziata , quando prima che madre Filumena è una giovane la quale sogna di essere tolta dal lupanare e di essere trattata come una vera signora . In questa , che è la parte più originale del film , lo sforzo dell ' ambientazione e del modellato psicologico ha esiti impeccabili per precisione di tocco e festosità di accenti . Sono pagine in cui i colori della cornice napoletana hanno trovato in De Sica , così bene aiutato dai costumi di Piero Tosi , un artista che conosce a memoria la sua tavolozza , ma ora sa anche attingervi con gran discrezione . E infatti gli elementi pittoreschi ( i vicoli di Napoli e il piccolo coro di macchiette di fondo ) si vengono a poco a poco smorzando nel prosieguo del film , via via che le figure dei protagonisti prendono corpo e risalto . Sul finire il colore locale ha perso ogni accento folcloristico : Filumena e Domenico sono quasi due puri simboli dell ' istinto materno e dell ' istinto paterno . I singhiozzi di Filumena , che sigilla col pianto l ' atteso trionfo della giustizia , e l ' affettuosa ironia punitiva rivolta su Domenico , costretto a dividere fra tre figli , uno solo dei quali è suo , il proprio affetto di padre , si sono fusi in una squisita penetrazione malinconica del cuore umano . Filumena rispose per prima , fin da giovanissima , per pietà di se stessa e dei figli allevati in segreto ; Domenico ha risposto sulla cinquantina , costrettovi dalla propria ambizione più che dalla propria coscienza : ma in ambedue ha parlato la voce del sangue . Ancora una volta è stata una donna a farla vibrare così forte da incrinare nell ' uomo la corazza dell ' egoismo . Ricordiamo brevemente la trama . Filumena Marturano è passata direttamente dalla miseria di un « basso » alla vergogna di un postribolo . Domenico Soriano , uno dei suoi clienti , pasticciere benestante , prima le mette su un appartamento , poi se la porta in casa , perché faccia da amante , da serva e da infermiera della vecchia madre svanita . La donna accetta , sempre con la speranza di essere sposata , ma gli anni passano , le sue grazie appassiscono ; quando Domenico sta per impalmare una giovane cassiera , Filumena finge di essere moribonda . Preso di contropiede , Domenico accorre al suo capezzale , e convinto che morirà accetta il matrimonio in articulo mortis . Subito lei salta dal letto , guarita , e le proteste dell ' uomo ingannato si mutano in sbigottimento quando Filumena gli confessa di essere madre di tre ragazzi , cresciuti lontani con i soldi di Domenico , e di aver combinato il trucco perché anch ' essi abbiano un nome . Al rifiuto del marito , la donna accetta di annullare il matrimonio , ma gli rivela che uno dei tre è figlio di lui . Domenico cerca invano di individuarlo ; poiché Filumena , volendo che tutti e tre abbiano uguali affetti e diritti , non gliene dirà mai il nome , all ' uomo non resta che farne per sempre sua moglie . I ragazzi assistono alle nozze , lo chiamano papà : il dubbio che continuerà a tormentarlo sarà il trionfo di Filumena . Film insieme di caratteri e di atmosfera , Matrimonio all ' italiana ha anche qualche difetto : lo scarso approfondimento di Domenico , visto spesso dall ' esterno , un ritmo che si desidererebbe talvolta più serrato , la rinuncia a quell ' appello alla Madonna che la commedia sottolineava giustamente come un momento tipico della natura femminile e napoletana ( qui trasferito , in chiave di caricatura , sulla figura della suocera paralizzata ) , quel bacio sulle pendici del Vesuvio , una concessione moralistica che sa di accomodaticcio , questo sì « all ' italiana » , perché nega valore alla rivalsa di Filumena . Ma quante intuizioni , in compenso , nella definizione dei personaggi ( lei dapprima così spontanea , festosa , e poi delusa , di una astuzia popolana , incapace di credere che il cuore di Domenico sia una pietra prosciugata ; lui azzimato , col fiore all ' occhiello , preoccupato della propria eleganza e dignità , infine piegato all ' espiazione ) , nelle invenzioni propriamente registiche ( l ' iniziale processione di Filumena in deliquio , portata come sulla sedia gestatoria , il comizio politico che fa da ironico sottofondo , il cordoglio del vicinato per la morte della vecchia , i ragazzi introdotti di soppiatto a mangiare le paste , certi gesti della protagonista : il buttarsi sul minestrone dopo la commedia dell ' agonia , lo strapparsi il cappello dopo essere stata sconfitta dal codice , significativo rifiuto della dignità borghese ) , nella scelta delle luci , talvolta riecheggianti i colori della pittura napoletana , nelle soluzioni scenografiche e nella aderenza del commento musicale . Domina , su tutto , la precisione del tono , la compostezza dello stile , il delicato equilibrio fra la rappresentazione e il tratteggio psicologico , con « a fondo » di commozione profonda , come sempre quando si tocca l ' anima umana , e con una attrice umanissima quale Sophia Loren , che qui raggiunge in certi casi lo slancio della Ciociara , ma che è sempre ben presente a se stessa , nel pieno della sua forza vitale ed espressiva , graduata con mano maestra nell ' affettuoso ricordo dell ' indimenticabile Titina De Filippo , alla cui memoria il film è dedicato . Un film che dal vaso dell ' allegrezza versa in cuore il pianto della vita . Batte nel nostro petto , e colpisce a morte , senza rinunziare alle gioie dello spettacolo , le sozzure , le idiozie , le borie del ' cinema plebeo o intellettuale .