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Blow up di Michelangelo Antonioni ( Grazzini Giovanni , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Blow up , presentato stasera al festival di Cannes sotto bandiera inglese , e accolto con grandi applausi , non è il miglior film di Antonioni , e Dio vi guardi dal dar retta a chi lo considera il più bel film di tutti i tempi . Ma c ' interessa come un forte contravveleno espresso dal seno stesso della civiltà dell ' immagine . L ' idea - guida del film , se si possono chiedere idee ad Antonioni , anziché sensazioni e atmosfere , ha qualche secolo : le cose che vediamo con gli occhi sono davvero tutta la realtà , oppure ciò che colpisce il nervo ottico ( e , per delega , l ' obiettivo fotografico ) è soltanto un aspetto del reale ? R chiaro che Antonioni non ha la presunzione di rispondere a questi antichi interrogativi . Blow up si contenta di dirci che oggi essi si ripresentano con urgenza perché c ' è tutta una zona della società che tende a identificare la realtà col segno concreto da essa lasciato ; e fa l ' esempio di un delitto , che può anche sembrare non avvenuto se non restano prove . Chi credesse d ' esserne stato testimone involontario , e d ' averlo fotografato , potrebbe convincersi che è stata un ' illusione ottica , se poi gli fossero sottratte le prove fotografiche e scomparisse il corpo del reato . Costui , allora , sarebbe il simbolo dell ' uomo contemporaneo , che di fronte alla difficoltà di conoscere il vero filigranato dentro il visibile accoglie il gioco della vita come una finzione e annulla nell ' automatismo dei gesti ( come il fotografo negli scatti frenetici delle sue macchine ) l ' angoscia per l ' inconoscibile problematicità del reale . Per dare evidenza a una metafora in cui si esprime , ambiguamente , lo sdegno e l ' attrazione che Antonioni prova nei confronti della civiltà moderna , Blow up è ambientato fra quei fotografi alla moda che con gli isterici clic dei loro obiettivi credono di sopperire alla propria passività sentimentale , e in quell ' happening che è la Swinging London , la Londra dei giovani che tentano di vincere la noia con la marijuana e gli allucinogeni , scatenati nei balli , nei riti pop e op , anime vuote e sessi interscambiabili . Thomas , il protagonista , è appunto uno di loro : un fotografo di successo , specializzato in istantanee di cronaca e in ritratti di cover - girls , sempre affamato di soldi , benché possa già permettersi la Rolls Royce , e tanto concitato nel lavoro , di modi bruschi con le sue modelle , quanto privo d ' autentica energia spirituale . Gli accade , seguendo una coppia in un parco , di fotografare un abbraccio . La donna se ne accorge , e più tardi lo rincorre nello studio implorandolo di darle il rotolino : offre se stessa , pur di riaverlo . Thomas finge di accettare ; le consegna un rotolino simile a quello incriminato , e si disporrebbe , senza entusiasmo , a godersi la ragazza , se in quel momento non suonassero alla porta : è in arrivo un ' elica di aereo , che " Thomas ha acquistato da un antiquario per dare un tocco bizzarro all ' arredamento del suo studio . Partita la donna , ingrandisce le fotografie prese al parco ( blow up vuol dire appunto ingrandimento ) , e s ' accorge che quanto non avevano visto i suoi occhi è stato registrato dalla macchina : sulla pellicola , ingrandendo progressivamente i particolari , appaiono infatti un volto nascosto nei cespugli , un ' arma e un corpo riverso . Tutto fa pensare che la donna abbia attirato la vittima in un trabocchetto . Thomas comincia a chiedersi cosa fare quando arrivano due grulline che già in mattinata gli avevano bussato alla porta , nella speranza di essere assunte come modelle . In altri tempi sarebbero state due esempi di adolescenza traviata : ora rappresentano la gioventù londinese attratta dai facili successi . Scherzando , si spogliano a vicenda : è una distrazione accolta da Thomas con allegria , in un fracasso che cancella ogni piacere erotico . E dopo l ' uso le caccia : il pensiero dominante lo richiama verso il parco . Il sospetto era fondato : un cadavere è ancora sotto l ' albero . Stordito , Thomas vorrebbe chiedere consiglio a un amico pittore , ma questi è occupato in intime faccende . Tornato a casa , nuova sorpresa : tutte le foto gli sono state rubate , meno una , la quale però , isolata dalle altre , più che costituire una prova assomiglia a una pittura astratta . Allora scende per strada . Intravede la donna del delitto , e rincorrendola s ' intrufola in un night dove un chitarrista beat calpesta il proprio strumento e ne distribuisce gli avanzi alla platea urlante . La donna è scomparsa . In cerca d ' un amico , Thomas arriva ad un cocktail , che in altri tempi si sarebbe detto un ' orgia di viziosi , ed ora rappresenta la « dolce vita » londinese . All ' alba , torna nel parco per fotografare il cadavere , ma questo è scomparso . Privo ormai d ' ogni prova , Thomas può dubitare d ' essere rimasto vittima , lui stesso , di un ' allucinazione . Quando arriva un gruppo di giovani mascherati da clowns , che fingono , senza palla e racchette , un incontro di tennis , sta al gioco : il dinamismo della partita mimata forse vince ogni dubbio dell ' anima o del pensiero . A rigore , il film non dice che la scena finale sia la presa di coscienza della necessità della finzione , con relativo auto - commiserarsi : Blow up , più d ' ogni altro film di Antonioni , non contiene una tesi . C ' è chi interpreta Thomas come un esempio virtuoso di perenne disponibilità all ' azione , e c ' è chi lo considera , per questo , un emblema della solitudine cui può condurre il pallore dei sentimenti . Un fatto è certo : che Thomas , mostrando totale sfiducia nell ' ordine civile in cui vive , non si rivolge subito alla polizia , né alla fine del film ha più motivi di pace interiore di quanti ne avesse all ' inizio : semmai ne esce desolato , versione maschile di tante infelici eroine di Antonioni . È per questa strada che forse si può cogliere l ' antica malinconia di Antonioni , il quale ha ormai superato anche l ' angoscia , toccando la suprema solitudine . Ma quando impareremo a smettere di cercare , in Antonioni , la morale della favola ? Teniamoci al film . Un giudizio sia pur frettoloso dovrebbe cominciare col rilievo che Antonioni , per rappresentare la Londra di oggi , ha avviato il suo Thomas su un itinerario molto simile a quello che Fellini fece compiere al protagonista della Dolce vita per scoprire la Roma di ieri ; né con frutti molto più nuovi di certi ' documentari sociologici . E questa non è l ' unica eco di Fellini che dispiace in Blow up : è difficile che in un film possano apparire ancora dei clowns senza che si pensi almeno ad Otto e mezzo . La parentela , è ovvio , si ferma qui , ma non è senza significato che Antonioni difetti d ' originalità nella struttura narrativa quando poi gli si accompagna quella rappresentazione piuttosto convenzionale del night e del cocktail . Tipico di Antonioni è invece lo sforzo di puntare il grosso della scommessa sul personaggio di centro . È da dire che Thomas solo talvolta è a fuoco . Descritto con tinte efficaci finché è in movimento , tutto scatti nevrotici ( in una bella scena iniziale esce stremato da una serie di convulse riprese fotografiche : il suo surrogato dell ' amplesso ) , finché comanda a bacchetta le sue modelle e si sfrena nello scherzo , Thomas poi s ' annebbia quando comincia a scervellarsi sulle foto del delitto , e passa ore a contemplarle , a confrontarle , ad appuntarle sulla parete . Non si sa bene cosa gli passi per la mente , di che ordine siano le sue sensazioni . È l ' oggettivazione di un torpore che se nella prima parte è interrotto dalla precipite parentesi dei giochi amorosi alla lunga si riflette nel film , guidato da un ritmo lento che affloscia il suspense . Passato dal cinema intellettuale al thriller , Anto , nioni sembra aver portato con sé il vizio dei tempi lunghi , dei silenzi poco espressivi , il rifiuto di quel gusto per l ' ellissi in cui invece si esprime il meglio del cinema moderno . Ma all ' interno d ' una cornice un po ' annosa e opaca , Blow up ha dei gruppi di sequenze riuscite : sono , all ' inizio , tutte quelle del rituale cui sono sottoposte le modelle fotografiche ; le visite al negozio dell ' antiquario ; lo svogliato rapporto con la donna venuta a riprendere il rotolino ; la liturgia della camera oscura ; la zuffa giocosa con le ragazzine ( una data nella storia del cinema : un nudo femminile non depilato , chissà se ce n ' era bisogno ) e l ' enigmatico finale , sul quale il pubblico si scervellerà : tutte scene che confermano certe bravure di Antonioni , ma anche , inserite nel tessuto del film , la sua difficoltà di sciogliere in fluente , spontaneo racconto acute intuizioni . Ispirato a una novella dell ' argentino Cortazar , il film ha del resto qualche imbarazzo già nella sceneggiatura , di Antonioni e Tonino Guerra ; più volte si ha la sensazione che certi personaggi siano stati inventati per mettere sangue in una materia anemica anziché per vera necessità narrativa . Considerando la vivace scenografia dello studio , i bei colori di Di Palma , le eleganti toilettes delle modelle , i globi oculari dell ' interprete ( nuovo arrivato ) David Hemmings , veri obiettivi fotografici protesi sul mondo , e la partecipazione , però non determinante , di Vanessa Redgrave , di Sarah Miles e dell ' indossatrice Veruschka , il film dà nell ' insieme un ' impressione di languore . Come di un fiore che non abbia avuto la forza di aprirsi , e tuttavia serbi un ' ombra di profumo .
La Cina è vicina di Marco Bellocchio ( Grazzini Giovanni , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Marco Bellocchio , l ' autore dei Pugni in tasca , l ' enfant terrible del cinema italiano , e anche l ' autore più giovane ( anni 28 ) venuto quest ' anno alla ribalta di Venezia , spara , con La Cina è vicina , un ' altra raffica a raggera . I bersagli coprono un ampio semicerchio della vita italiana : i socialisti , i preti , la nobiltà di provincia , e anche quei gruppi di giovanissimi infatuati di Mao . Sicché va subito detto che il film , all ' inverso del titolo , preso in prestito da un libro di Enrico Emanuelli , non è una minaccia o una speranza , ma soltanto un pretesto per meglio collocare il racconto ai nostri giorni . Non tocca a noi dire se la realtà giustifica tanti sarcasmi ; forse essa esprime un processo di maturazione che merita soltanto il disprezzo di chi si arrocchi su astratte posizioni di principio . Ed è probabile che coinvolgere nell ' ironia , insieme ai preti e alla piccola nobiltà di provincia , anche la classe proletaria e i giovanissimi infatuati di Mao derivi appunto da un anarchico moralismo vicino al qualunquismo di chi nasconde nella nausea della politica la paura della storia . Tuttavia resta il fatto che Bellocchio , come narratore satirico , ha mano sicura e unghia arrotata . Egli sa metter su uno spettacolo che sebbene irriti un poco per certo suo tono goliardico , spesso diverte per la vena umoristica e la vivacità del racconto . Siamo a Imola . Una famiglia patrizia ( conserva sottovetro la scarpa di un papa ) è composta di due fratelli e una sorella : il maggiore , Vittorio , professore di liceo , iscritto al partito socialista ; Elena , sui trent ' anni , che amministra il patrimonio e Camillo , convittore in un collegio di preti , il « cinese » che in chiesa serve messa . Vittorio ha una segretaria , Giovanna , fidanzata con Carlo , un giovane esponente della sezione socialista , ambedue d ' estrazione proletaria . Si avvicinano le elezioni comunali , e il partito , anziché a Carlo , offre a Vittorio di essere candidato . Questi accetta , e chiama Carlo in casa , perché lo assista nella campagna elettorale . Mentre Camillo è disgustato che il fratello maggiore si sia messo dalla parte del governo , Giovanna prima piange la sfortuna del fidanzato , poi ne lamenta l ' arrivismo e il servilismo . Carlo invece ha compreso che affiancarsi al compagno conte è un modo per spartire la torta , ripetendo su scala familiare il processo realizzatosi al vertice del partito . Si butta su Elena , già avvezza a facili amori , e senza fatica la conquista . Per rivalsa , Giovanna si dà a Vittorio , che intanto ha cominciato a far comizi e a sollecitare voti di preferenza da parenti . Quando Elena aspetta un bambino , va su tutte le furie : essa ha capito che Carlo , pensando ai soldi , vuoi costringerla a sposarlo , e perciò cerca d ' interrompere la maternità . Ma Carlo , con l ' aiuto di Giovanna , manda all ' aria il progetto della donna . E Giovanna , in cambio , ottiene a sua volta d ' avere un figlio da lui , che Vittorio dovrà prendere per proprio . Il groviglio si scioglie con un doppio matrimonio : fra Carlo ed Elena e Giovanna e Vittorio . I « signori » sono stati messi in trappola , e i due figli del popolo hanno fatto un balzo avanti verso il benessere borghese . L ' unico rimasto estraneo al mercato è Camillo , che continuando a carezzare i sogni rivoluzionari è andato di notte a scrivere sui muri che la Cina è vicina , ha messo una bomba nella sede socialista , e sguinzagliato cani e gatti a un comizio del fratello maggiore . Che egli non rappresenti un ' alternativa concreta alla politica del . centro - sinistra , ma soltanto uno stadio infantile dell ' ideologia progressista , il film l ' ha detto fin dall ' inizio , quando il collegiale teorizzava la possibilità di certe esperienze erotiche su una ragazza - cavia . Debole , e quasi inesistente , sul piano della polemica politica , perché la tesi di Bellocchio rivela un moralismo astratto , se non il qualunquismo delle estreme , La Cina è vicina è un film nato sulla scia di quelle satire di costume , esercitate soprattutto nei confronti della vita di provincia , che prima in America e poi con Pietro Germi hanno divertito il pubblico cospargendo lo schermo di vetriolo . Pur confermando la vena umoristica che , maturata in sarcasmo , serpeggiava nei Pugni in tasca , Bellocchio ha messo molta acqua nel suo vino . Integratosi nell ' industria cinematografica , tenendo d ' occhio realisticamente il mercato , e impegnandosi a consegnare un prodotto che non avrebbe avuto noie con la censura , egli si è limitato , col secondo film , a mobilitare la propria vena beffarda per una pittura impietosa di certe zone tipiche della società italiana . Ha raggiunto lo scopo , grazie alla vivacità del suo ingegno e del suo temperamento di narratore . Se La Cina è vicina , infatti , delude come opera di provocazione intellettuale , si raccomanda a un pubblico che voglia soprattutto divertirsi . Meno docile di Germi , ma ormai più graffiante , Bellocchio allinea e incastra caratteri e situazioni con uno spirito derisorio che manda in brodo di giuggiole chi gode nel sentir parlare male del prossimo . Qui nessuno si salva . Vittorio è ben dipinto come un ambizioso pavido e apprensivo ; Elena come una donna di sensi caldi , autoritaria e altezzosa ; Camillo come un inibito che ha trasferito nell ' adorazione di Mao la spinta religiosa impostagli in collegio ; Carlo e Giovanna come due arrampicatori disposti a tutto . Che Bellocchio sappia strappare non più soltanto acidi sorrisi ma risate di cuore , inserendo persino elementi da pochade nel suo universo grottesco , il film mostra spesso . Basta citare la riunione della microcellula maoista in cucina , certi « pulcini di Maria » che vanno a cantare inni religiosi al capezzale di un vecchio prete soltanto perché sperano di ricevere caramelle e sigarette , il primo comizio di Vittorio , in una piazza di paese semideserta ( finirà con l ' auto fracassata ) , le sue avances a Giovanna perché gli apra le braccia ( arriva persino a offrirle in regalo un barometro ) , la paura dei socialisti alla notizia che i « cinesi » stanno per far saltare la sede , il chirurgo che doveva operare Elena , lo scompiglio provocato dai cani - lupo sciolti da Camillo mentre Vittorio espone ai compagni la propria autodifesa , e quel bel finale in cui le due donne fanno insieme esercizi di preparazione al parto . Tutte scene in cui si apprezza la sicurezza del ritmo e l ' essenzialità d ' uno stile che rabbiosamente mira sempre al sodo . Virtù che Bellocchio non ha perso , e ora è messa al servizio di un umorismo tagliente , di un razionalismo ai limiti del cinismo che esclude qualsiasi sentimentalismo . Come è un film politico soltanto nella cornice , così La Cina è vicina non è un film poetico . Se mai didascalico , nel suo rifiuto d ' ogni ghirigoro . Ma la secchezza di questo nuovo ritratto dell ' Italia dialettale , interpretato con molto impegno da Glauco Mauri , Elda Tattoli , Paolo Graziosi , Daniela Surina e Pierluigi Aprà , dà talvolta al film la lucidità d ' una lama . Non sono molti i registi che mentre feriscono fanno ridere le loro vittime . Si capisce perché Bellocchio , che considera Luchino Visconti il regista più senile di tutta la vecchia guardia , veneri Buñuel e la sua vena di sadismo . Ma è per lo meno curioso che mentre il cinema nuovo va verso forme di racconto sempre più aperte , Bellocchio si chiuda in rigide strutture . Diciamo che pensa allo spettatore , e vuole andare per le corte .