StampaQuotidiana ,
Blow
up
,
presentato
stasera
al
festival
di
Cannes
sotto
bandiera
inglese
,
e
accolto
con
grandi
applausi
,
non
è
il
miglior
film
di
Antonioni
,
e
Dio
vi
guardi
dal
dar
retta
a
chi
lo
considera
il
più
bel
film
di
tutti
i
tempi
.
Ma
c
'
interessa
come
un
forte
contravveleno
espresso
dal
seno
stesso
della
civiltà
dell
'
immagine
.
L
'
idea
-
guida
del
film
,
se
si
possono
chiedere
idee
ad
Antonioni
,
anziché
sensazioni
e
atmosfere
,
ha
qualche
secolo
:
le
cose
che
vediamo
con
gli
occhi
sono
davvero
tutta
la
realtà
,
oppure
ciò
che
colpisce
il
nervo
ottico
(
e
,
per
delega
,
l
'
obiettivo
fotografico
)
è
soltanto
un
aspetto
del
reale
?
R
chiaro
che
Antonioni
non
ha
la
presunzione
di
rispondere
a
questi
antichi
interrogativi
.
Blow
up
si
contenta
di
dirci
che
oggi
essi
si
ripresentano
con
urgenza
perché
c
'
è
tutta
una
zona
della
società
che
tende
a
identificare
la
realtà
col
segno
concreto
da
essa
lasciato
;
e
fa
l
'
esempio
di
un
delitto
,
che
può
anche
sembrare
non
avvenuto
se
non
restano
prove
.
Chi
credesse
d
'
esserne
stato
testimone
involontario
,
e
d
'
averlo
fotografato
,
potrebbe
convincersi
che
è
stata
un
'
illusione
ottica
,
se
poi
gli
fossero
sottratte
le
prove
fotografiche
e
scomparisse
il
corpo
del
reato
.
Costui
,
allora
,
sarebbe
il
simbolo
dell
'
uomo
contemporaneo
,
che
di
fronte
alla
difficoltà
di
conoscere
il
vero
filigranato
dentro
il
visibile
accoglie
il
gioco
della
vita
come
una
finzione
e
annulla
nell
'
automatismo
dei
gesti
(
come
il
fotografo
negli
scatti
frenetici
delle
sue
macchine
)
l
'
angoscia
per
l
'
inconoscibile
problematicità
del
reale
.
Per
dare
evidenza
a
una
metafora
in
cui
si
esprime
,
ambiguamente
,
lo
sdegno
e
l
'
attrazione
che
Antonioni
prova
nei
confronti
della
civiltà
moderna
,
Blow
up
è
ambientato
fra
quei
fotografi
alla
moda
che
con
gli
isterici
clic
dei
loro
obiettivi
credono
di
sopperire
alla
propria
passività
sentimentale
,
e
in
quell
'
happening
che
è
la
Swinging
London
,
la
Londra
dei
giovani
che
tentano
di
vincere
la
noia
con
la
marijuana
e
gli
allucinogeni
,
scatenati
nei
balli
,
nei
riti
pop
e
op
,
anime
vuote
e
sessi
interscambiabili
.
Thomas
,
il
protagonista
,
è
appunto
uno
di
loro
:
un
fotografo
di
successo
,
specializzato
in
istantanee
di
cronaca
e
in
ritratti
di
cover
-
girls
,
sempre
affamato
di
soldi
,
benché
possa
già
permettersi
la
Rolls
Royce
,
e
tanto
concitato
nel
lavoro
,
di
modi
bruschi
con
le
sue
modelle
,
quanto
privo
d
'
autentica
energia
spirituale
.
Gli
accade
,
seguendo
una
coppia
in
un
parco
,
di
fotografare
un
abbraccio
.
La
donna
se
ne
accorge
,
e
più
tardi
lo
rincorre
nello
studio
implorandolo
di
darle
il
rotolino
:
offre
se
stessa
,
pur
di
riaverlo
.
Thomas
finge
di
accettare
;
le
consegna
un
rotolino
simile
a
quello
incriminato
,
e
si
disporrebbe
,
senza
entusiasmo
,
a
godersi
la
ragazza
,
se
in
quel
momento
non
suonassero
alla
porta
:
è
in
arrivo
un
'
elica
di
aereo
,
che
"
Thomas
ha
acquistato
da
un
antiquario
per
dare
un
tocco
bizzarro
all
'
arredamento
del
suo
studio
.
Partita
la
donna
,
ingrandisce
le
fotografie
prese
al
parco
(
blow
up
vuol
dire
appunto
ingrandimento
)
,
e
s
'
accorge
che
quanto
non
avevano
visto
i
suoi
occhi
è
stato
registrato
dalla
macchina
:
sulla
pellicola
,
ingrandendo
progressivamente
i
particolari
,
appaiono
infatti
un
volto
nascosto
nei
cespugli
,
un
'
arma
e
un
corpo
riverso
.
Tutto
fa
pensare
che
la
donna
abbia
attirato
la
vittima
in
un
trabocchetto
.
Thomas
comincia
a
chiedersi
cosa
fare
quando
arrivano
due
grulline
che
già
in
mattinata
gli
avevano
bussato
alla
porta
,
nella
speranza
di
essere
assunte
come
modelle
.
In
altri
tempi
sarebbero
state
due
esempi
di
adolescenza
traviata
:
ora
rappresentano
la
gioventù
londinese
attratta
dai
facili
successi
.
Scherzando
,
si
spogliano
a
vicenda
:
è
una
distrazione
accolta
da
Thomas
con
allegria
,
in
un
fracasso
che
cancella
ogni
piacere
erotico
.
E
dopo
l
'
uso
le
caccia
:
il
pensiero
dominante
lo
richiama
verso
il
parco
.
Il
sospetto
era
fondato
:
un
cadavere
è
ancora
sotto
l
'
albero
.
Stordito
,
Thomas
vorrebbe
chiedere
consiglio
a
un
amico
pittore
,
ma
questi
è
occupato
in
intime
faccende
.
Tornato
a
casa
,
nuova
sorpresa
:
tutte
le
foto
gli
sono
state
rubate
,
meno
una
,
la
quale
però
,
isolata
dalle
altre
,
più
che
costituire
una
prova
assomiglia
a
una
pittura
astratta
.
Allora
scende
per
strada
.
Intravede
la
donna
del
delitto
,
e
rincorrendola
s
'
intrufola
in
un
night
dove
un
chitarrista
beat
calpesta
il
proprio
strumento
e
ne
distribuisce
gli
avanzi
alla
platea
urlante
.
La
donna
è
scomparsa
.
In
cerca
d
'
un
amico
,
Thomas
arriva
ad
un
cocktail
,
che
in
altri
tempi
si
sarebbe
detto
un
'
orgia
di
viziosi
,
ed
ora
rappresenta
la
«
dolce
vita
»
londinese
.
All
'
alba
,
torna
nel
parco
per
fotografare
il
cadavere
,
ma
questo
è
scomparso
.
Privo
ormai
d
'
ogni
prova
,
Thomas
può
dubitare
d
'
essere
rimasto
vittima
,
lui
stesso
,
di
un
'
allucinazione
.
Quando
arriva
un
gruppo
di
giovani
mascherati
da
clowns
,
che
fingono
,
senza
palla
e
racchette
,
un
incontro
di
tennis
,
sta
al
gioco
:
il
dinamismo
della
partita
mimata
forse
vince
ogni
dubbio
dell
'
anima
o
del
pensiero
.
A
rigore
,
il
film
non
dice
che
la
scena
finale
sia
la
presa
di
coscienza
della
necessità
della
finzione
,
con
relativo
auto
-
commiserarsi
:
Blow
up
,
più
d
'
ogni
altro
film
di
Antonioni
,
non
contiene
una
tesi
.
C
'
è
chi
interpreta
Thomas
come
un
esempio
virtuoso
di
perenne
disponibilità
all
'
azione
,
e
c
'
è
chi
lo
considera
,
per
questo
,
un
emblema
della
solitudine
cui
può
condurre
il
pallore
dei
sentimenti
.
Un
fatto
è
certo
:
che
Thomas
,
mostrando
totale
sfiducia
nell
'
ordine
civile
in
cui
vive
,
non
si
rivolge
subito
alla
polizia
,
né
alla
fine
del
film
ha
più
motivi
di
pace
interiore
di
quanti
ne
avesse
all
'
inizio
:
semmai
ne
esce
desolato
,
versione
maschile
di
tante
infelici
eroine
di
Antonioni
.
È
per
questa
strada
che
forse
si
può
cogliere
l
'
antica
malinconia
di
Antonioni
,
il
quale
ha
ormai
superato
anche
l
'
angoscia
,
toccando
la
suprema
solitudine
.
Ma
quando
impareremo
a
smettere
di
cercare
,
in
Antonioni
,
la
morale
della
favola
?
Teniamoci
al
film
.
Un
giudizio
sia
pur
frettoloso
dovrebbe
cominciare
col
rilievo
che
Antonioni
,
per
rappresentare
la
Londra
di
oggi
,
ha
avviato
il
suo
Thomas
su
un
itinerario
molto
simile
a
quello
che
Fellini
fece
compiere
al
protagonista
della
Dolce
vita
per
scoprire
la
Roma
di
ieri
;
né
con
frutti
molto
più
nuovi
di
certi
'
documentari
sociologici
.
E
questa
non
è
l
'
unica
eco
di
Fellini
che
dispiace
in
Blow
up
:
è
difficile
che
in
un
film
possano
apparire
ancora
dei
clowns
senza
che
si
pensi
almeno
ad
Otto
e
mezzo
.
La
parentela
,
è
ovvio
,
si
ferma
qui
,
ma
non
è
senza
significato
che
Antonioni
difetti
d
'
originalità
nella
struttura
narrativa
quando
poi
gli
si
accompagna
quella
rappresentazione
piuttosto
convenzionale
del
night
e
del
cocktail
.
Tipico
di
Antonioni
è
invece
lo
sforzo
di
puntare
il
grosso
della
scommessa
sul
personaggio
di
centro
.
È
da
dire
che
Thomas
solo
talvolta
è
a
fuoco
.
Descritto
con
tinte
efficaci
finché
è
in
movimento
,
tutto
scatti
nevrotici
(
in
una
bella
scena
iniziale
esce
stremato
da
una
serie
di
convulse
riprese
fotografiche
:
il
suo
surrogato
dell
'
amplesso
)
,
finché
comanda
a
bacchetta
le
sue
modelle
e
si
sfrena
nello
scherzo
,
Thomas
poi
s
'
annebbia
quando
comincia
a
scervellarsi
sulle
foto
del
delitto
,
e
passa
ore
a
contemplarle
,
a
confrontarle
,
ad
appuntarle
sulla
parete
.
Non
si
sa
bene
cosa
gli
passi
per
la
mente
,
di
che
ordine
siano
le
sue
sensazioni
.
È
l
'
oggettivazione
di
un
torpore
che
se
nella
prima
parte
è
interrotto
dalla
precipite
parentesi
dei
giochi
amorosi
alla
lunga
si
riflette
nel
film
,
guidato
da
un
ritmo
lento
che
affloscia
il
suspense
.
Passato
dal
cinema
intellettuale
al
thriller
,
Anto
,
nioni
sembra
aver
portato
con
sé
il
vizio
dei
tempi
lunghi
,
dei
silenzi
poco
espressivi
,
il
rifiuto
di
quel
gusto
per
l
'
ellissi
in
cui
invece
si
esprime
il
meglio
del
cinema
moderno
.
Ma
all
'
interno
d
'
una
cornice
un
po
'
annosa
e
opaca
,
Blow
up
ha
dei
gruppi
di
sequenze
riuscite
:
sono
,
all
'
inizio
,
tutte
quelle
del
rituale
cui
sono
sottoposte
le
modelle
fotografiche
;
le
visite
al
negozio
dell
'
antiquario
;
lo
svogliato
rapporto
con
la
donna
venuta
a
riprendere
il
rotolino
;
la
liturgia
della
camera
oscura
;
la
zuffa
giocosa
con
le
ragazzine
(
una
data
nella
storia
del
cinema
:
un
nudo
femminile
non
depilato
,
chissà
se
ce
n
'
era
bisogno
)
e
l
'
enigmatico
finale
,
sul
quale
il
pubblico
si
scervellerà
:
tutte
scene
che
confermano
certe
bravure
di
Antonioni
,
ma
anche
,
inserite
nel
tessuto
del
film
,
la
sua
difficoltà
di
sciogliere
in
fluente
,
spontaneo
racconto
acute
intuizioni
.
Ispirato
a
una
novella
dell
'
argentino
Cortazar
,
il
film
ha
del
resto
qualche
imbarazzo
già
nella
sceneggiatura
,
di
Antonioni
e
Tonino
Guerra
;
più
volte
si
ha
la
sensazione
che
certi
personaggi
siano
stati
inventati
per
mettere
sangue
in
una
materia
anemica
anziché
per
vera
necessità
narrativa
.
Considerando
la
vivace
scenografia
dello
studio
,
i
bei
colori
di
Di
Palma
,
le
eleganti
toilettes
delle
modelle
,
i
globi
oculari
dell
'
interprete
(
nuovo
arrivato
)
David
Hemmings
,
veri
obiettivi
fotografici
protesi
sul
mondo
,
e
la
partecipazione
,
però
non
determinante
,
di
Vanessa
Redgrave
,
di
Sarah
Miles
e
dell
'
indossatrice
Veruschka
,
il
film
dà
nell
'
insieme
un
'
impressione
di
languore
.
Come
di
un
fiore
che
non
abbia
avuto
la
forza
di
aprirsi
,
e
tuttavia
serbi
un
'
ombra
di
profumo
.
StampaQuotidiana ,
Marco
Bellocchio
,
l
'
autore
dei
Pugni
in
tasca
,
l
'
enfant
terrible
del
cinema
italiano
,
e
anche
l
'
autore
più
giovane
(
anni
28
)
venuto
quest
'
anno
alla
ribalta
di
Venezia
,
spara
,
con
La
Cina
è
vicina
,
un
'
altra
raffica
a
raggera
.
I
bersagli
coprono
un
ampio
semicerchio
della
vita
italiana
:
i
socialisti
,
i
preti
,
la
nobiltà
di
provincia
,
e
anche
quei
gruppi
di
giovanissimi
infatuati
di
Mao
.
Sicché
va
subito
detto
che
il
film
,
all
'
inverso
del
titolo
,
preso
in
prestito
da
un
libro
di
Enrico
Emanuelli
,
non
è
una
minaccia
o
una
speranza
,
ma
soltanto
un
pretesto
per
meglio
collocare
il
racconto
ai
nostri
giorni
.
Non
tocca
a
noi
dire
se
la
realtà
giustifica
tanti
sarcasmi
;
forse
essa
esprime
un
processo
di
maturazione
che
merita
soltanto
il
disprezzo
di
chi
si
arrocchi
su
astratte
posizioni
di
principio
.
Ed
è
probabile
che
coinvolgere
nell
'
ironia
,
insieme
ai
preti
e
alla
piccola
nobiltà
di
provincia
,
anche
la
classe
proletaria
e
i
giovanissimi
infatuati
di
Mao
derivi
appunto
da
un
anarchico
moralismo
vicino
al
qualunquismo
di
chi
nasconde
nella
nausea
della
politica
la
paura
della
storia
.
Tuttavia
resta
il
fatto
che
Bellocchio
,
come
narratore
satirico
,
ha
mano
sicura
e
unghia
arrotata
.
Egli
sa
metter
su
uno
spettacolo
che
sebbene
irriti
un
poco
per
certo
suo
tono
goliardico
,
spesso
diverte
per
la
vena
umoristica
e
la
vivacità
del
racconto
.
Siamo
a
Imola
.
Una
famiglia
patrizia
(
conserva
sottovetro
la
scarpa
di
un
papa
)
è
composta
di
due
fratelli
e
una
sorella
:
il
maggiore
,
Vittorio
,
professore
di
liceo
,
iscritto
al
partito
socialista
;
Elena
,
sui
trent
'
anni
,
che
amministra
il
patrimonio
e
Camillo
,
convittore
in
un
collegio
di
preti
,
il
«
cinese
»
che
in
chiesa
serve
messa
.
Vittorio
ha
una
segretaria
,
Giovanna
,
fidanzata
con
Carlo
,
un
giovane
esponente
della
sezione
socialista
,
ambedue
d
'
estrazione
proletaria
.
Si
avvicinano
le
elezioni
comunali
,
e
il
partito
,
anziché
a
Carlo
,
offre
a
Vittorio
di
essere
candidato
.
Questi
accetta
,
e
chiama
Carlo
in
casa
,
perché
lo
assista
nella
campagna
elettorale
.
Mentre
Camillo
è
disgustato
che
il
fratello
maggiore
si
sia
messo
dalla
parte
del
governo
,
Giovanna
prima
piange
la
sfortuna
del
fidanzato
,
poi
ne
lamenta
l
'
arrivismo
e
il
servilismo
.
Carlo
invece
ha
compreso
che
affiancarsi
al
compagno
conte
è
un
modo
per
spartire
la
torta
,
ripetendo
su
scala
familiare
il
processo
realizzatosi
al
vertice
del
partito
.
Si
butta
su
Elena
,
già
avvezza
a
facili
amori
,
e
senza
fatica
la
conquista
.
Per
rivalsa
,
Giovanna
si
dà
a
Vittorio
,
che
intanto
ha
cominciato
a
far
comizi
e
a
sollecitare
voti
di
preferenza
da
parenti
.
Quando
Elena
aspetta
un
bambino
,
va
su
tutte
le
furie
:
essa
ha
capito
che
Carlo
,
pensando
ai
soldi
,
vuoi
costringerla
a
sposarlo
,
e
perciò
cerca
d
'
interrompere
la
maternità
.
Ma
Carlo
,
con
l
'
aiuto
di
Giovanna
,
manda
all
'
aria
il
progetto
della
donna
.
E
Giovanna
,
in
cambio
,
ottiene
a
sua
volta
d
'
avere
un
figlio
da
lui
,
che
Vittorio
dovrà
prendere
per
proprio
.
Il
groviglio
si
scioglie
con
un
doppio
matrimonio
:
fra
Carlo
ed
Elena
e
Giovanna
e
Vittorio
.
I
«
signori
»
sono
stati
messi
in
trappola
,
e
i
due
figli
del
popolo
hanno
fatto
un
balzo
avanti
verso
il
benessere
borghese
.
L
'
unico
rimasto
estraneo
al
mercato
è
Camillo
,
che
continuando
a
carezzare
i
sogni
rivoluzionari
è
andato
di
notte
a
scrivere
sui
muri
che
la
Cina
è
vicina
,
ha
messo
una
bomba
nella
sede
socialista
,
e
sguinzagliato
cani
e
gatti
a
un
comizio
del
fratello
maggiore
.
Che
egli
non
rappresenti
un
'
alternativa
concreta
alla
politica
del
.
centro
-
sinistra
,
ma
soltanto
uno
stadio
infantile
dell
'
ideologia
progressista
,
il
film
l
'
ha
detto
fin
dall
'
inizio
,
quando
il
collegiale
teorizzava
la
possibilità
di
certe
esperienze
erotiche
su
una
ragazza
-
cavia
.
Debole
,
e
quasi
inesistente
,
sul
piano
della
polemica
politica
,
perché
la
tesi
di
Bellocchio
rivela
un
moralismo
astratto
,
se
non
il
qualunquismo
delle
estreme
,
La
Cina
è
vicina
è
un
film
nato
sulla
scia
di
quelle
satire
di
costume
,
esercitate
soprattutto
nei
confronti
della
vita
di
provincia
,
che
prima
in
America
e
poi
con
Pietro
Germi
hanno
divertito
il
pubblico
cospargendo
lo
schermo
di
vetriolo
.
Pur
confermando
la
vena
umoristica
che
,
maturata
in
sarcasmo
,
serpeggiava
nei
Pugni
in
tasca
,
Bellocchio
ha
messo
molta
acqua
nel
suo
vino
.
Integratosi
nell
'
industria
cinematografica
,
tenendo
d
'
occhio
realisticamente
il
mercato
,
e
impegnandosi
a
consegnare
un
prodotto
che
non
avrebbe
avuto
noie
con
la
censura
,
egli
si
è
limitato
,
col
secondo
film
,
a
mobilitare
la
propria
vena
beffarda
per
una
pittura
impietosa
di
certe
zone
tipiche
della
società
italiana
.
Ha
raggiunto
lo
scopo
,
grazie
alla
vivacità
del
suo
ingegno
e
del
suo
temperamento
di
narratore
.
Se
La
Cina
è
vicina
,
infatti
,
delude
come
opera
di
provocazione
intellettuale
,
si
raccomanda
a
un
pubblico
che
voglia
soprattutto
divertirsi
.
Meno
docile
di
Germi
,
ma
ormai
più
graffiante
,
Bellocchio
allinea
e
incastra
caratteri
e
situazioni
con
uno
spirito
derisorio
che
manda
in
brodo
di
giuggiole
chi
gode
nel
sentir
parlare
male
del
prossimo
.
Qui
nessuno
si
salva
.
Vittorio
è
ben
dipinto
come
un
ambizioso
pavido
e
apprensivo
;
Elena
come
una
donna
di
sensi
caldi
,
autoritaria
e
altezzosa
;
Camillo
come
un
inibito
che
ha
trasferito
nell
'
adorazione
di
Mao
la
spinta
religiosa
impostagli
in
collegio
;
Carlo
e
Giovanna
come
due
arrampicatori
disposti
a
tutto
.
Che
Bellocchio
sappia
strappare
non
più
soltanto
acidi
sorrisi
ma
risate
di
cuore
,
inserendo
persino
elementi
da
pochade
nel
suo
universo
grottesco
,
il
film
mostra
spesso
.
Basta
citare
la
riunione
della
microcellula
maoista
in
cucina
,
certi
«
pulcini
di
Maria
»
che
vanno
a
cantare
inni
religiosi
al
capezzale
di
un
vecchio
prete
soltanto
perché
sperano
di
ricevere
caramelle
e
sigarette
,
il
primo
comizio
di
Vittorio
,
in
una
piazza
di
paese
semideserta
(
finirà
con
l
'
auto
fracassata
)
,
le
sue
avances
a
Giovanna
perché
gli
apra
le
braccia
(
arriva
persino
a
offrirle
in
regalo
un
barometro
)
,
la
paura
dei
socialisti
alla
notizia
che
i
«
cinesi
»
stanno
per
far
saltare
la
sede
,
il
chirurgo
che
doveva
operare
Elena
,
lo
scompiglio
provocato
dai
cani
-
lupo
sciolti
da
Camillo
mentre
Vittorio
espone
ai
compagni
la
propria
autodifesa
,
e
quel
bel
finale
in
cui
le
due
donne
fanno
insieme
esercizi
di
preparazione
al
parto
.
Tutte
scene
in
cui
si
apprezza
la
sicurezza
del
ritmo
e
l
'
essenzialità
d
'
uno
stile
che
rabbiosamente
mira
sempre
al
sodo
.
Virtù
che
Bellocchio
non
ha
perso
,
e
ora
è
messa
al
servizio
di
un
umorismo
tagliente
,
di
un
razionalismo
ai
limiti
del
cinismo
che
esclude
qualsiasi
sentimentalismo
.
Come
è
un
film
politico
soltanto
nella
cornice
,
così
La
Cina
è
vicina
non
è
un
film
poetico
.
Se
mai
didascalico
,
nel
suo
rifiuto
d
'
ogni
ghirigoro
.
Ma
la
secchezza
di
questo
nuovo
ritratto
dell
'
Italia
dialettale
,
interpretato
con
molto
impegno
da
Glauco
Mauri
,
Elda
Tattoli
,
Paolo
Graziosi
,
Daniela
Surina
e
Pierluigi
Aprà
,
dà
talvolta
al
film
la
lucidità
d
'
una
lama
.
Non
sono
molti
i
registi
che
mentre
feriscono
fanno
ridere
le
loro
vittime
.
Si
capisce
perché
Bellocchio
,
che
considera
Luchino
Visconti
il
regista
più
senile
di
tutta
la
vecchia
guardia
,
veneri
Buñuel
e
la
sua
vena
di
sadismo
.
Ma
è
per
lo
meno
curioso
che
mentre
il
cinema
nuovo
va
verso
forme
di
racconto
sempre
più
aperte
,
Bellocchio
si
chiuda
in
rigide
strutture
.
Diciamo
che
pensa
allo
spettatore
,
e
vuole
andare
per
le
corte
.