StampaQuotidiana ,
Credo
che
per
i
più
l
'
abolizione
della
pena
di
morte
negli
Stati
Uniti
rappresenti
una
conquista
,
una
vittoria
dei
lati
migliori
dell
'
uomo
.
Resto
perplesso
.
Leggo
con
lo
stesso
fremito
per
la
millesima
volta
la
scena
in
cui
Otello
guarda
la
fiamma
della
candela
e
dice
che
potrà
spegnere
e
riaccendere
quella
luce
,
ma
più
non
potrà
ridestare
la
vita
umana
che
estingua
;
avverto
ciò
che
ha
di
sacro
ogni
vita
.
Ho
istintivo
orrore
per
l
'
aborto
,
per
questo
spegnere
una
vita
in
embrione
.
Comprendo
anche
il
soldato
che
nell
'
attacco
corpo
a
corpo
preferisce
farsi
uccidere
che
compiere
il
gesto
omicida
.
Non
ci
sono
però
limiti
a
questo
istinto
,
il
più
alto
dell
'
uomo
,
l
'
orrore
del
dare
la
morte
?
Ho
sempre
avuto
vicino
a
me
persone
carissime
,
che
asserivano
la
non
resistenza
;
vincesse
Hitler
,
ma
non
la
guerra
.
E
qui
la
ragione
cominciava
a
recalcitrare
.
Meglio
essere
uccisi
e
non
invocare
la
legittima
difesa
,
che
uccidere
;
perché
l
'
atto
di
uccidere
ferisce
irreparabilmente
l
'
uomo
normale
,
immette
in
lui
un
veleno
non
più
eliminabile
.
Ma
quando
la
violenza
dell
'
altro
si
esaurisce
colpendoci
:
l
'
ipotesi
romanzesca
di
quegli
che
ha
giusto
sdegno
per
una
ferita
al
suo
onore
e
crede
lavarla
sul
colpevole
,
mentre
l
'
aggredito
è
innocente
;
che
però
conosce
la
ragione
dell
'
attacco
,
sa
che
quegli
che
lo
ferisce
si
riterrà
soddisfatto
e
non
nuocerà
più
ad
altri
,
e
,
non
avendo
modo
di
dimostrare
nella
violenza
dell
'
urto
la
sua
innocenza
,
preferisce
perire
che
ricorrere
alla
difesa
armata
.
Ma
quando
la
violenza
non
si
arresta
a
noi
,
prosegue
e
si
espande
?
L
'
Europa
che
alzasse
le
mani
dinanzi
ad
Hitler
non
importava
solo
lo
sterminio
di
ebrei
,
zingari
,
altre
minoranze
etniche
;
implicava
i
nostri
figli
,
i
nostri
nipoti
educati
al
culto
del
nazismo
.
L
'
assalitore
di
banche
pronto
ad
uccidere
,
dinanzi
a
cui
si
alzano
le
mani
,
assalirà
altre
banche
ed
una
volta
o
l
'
altra
ucciderà
.
Ci
sono
popoli
e
civiltà
che
hanno
preso
ad
aborrire
la
oppressione
,
la
violenza
,
Stati
che
hanno
abbandonato
le
loro
colonie
;
e
ce
ne
sono
altri
,
come
il
Portogallo
,
che
le
difendono
accanitamente
,
senza
alcun
malessere
morale
.
E
sarebbe
difficile
convincersi
che
in
Africa
si
sarebbero
avute
altrettante
guerre
tribali
,
altrettante
distruzioni
di
popoli
minori
,
se
fosse
rimasto
il
dominio
dei
bianchi
.
Sarebbe
troppo
facile
la
vita
dell
'
uomo
morale
,
se
i
problemi
fossero
tutti
risolubili
in
termini
di
certezza
;
se
fosse
sempre
dato
discernere
il
bene
dal
male
.
Si
possono
invidiare
i
credenti
di
quelle
religioni
dalle
leggi
semplici
ed
inflessibili
,
che
,
una
volta
osservate
tali
leggi
,
si
sentono
liberi
da
ogni
responsabilità
,
e
pur
di
fronte
a
paurosi
risultati
delle
loro
azioni
od
omissioni
,
non
sono
turbati
,
poiché
si
attua
la
volontà
di
Dio
.
Ma
non
siamo
dei
loro
.
Sta
poi
che
l
'
annuncio
di
quell
'
abolizione
della
pena
di
morte
è
avvenuto
mentre
si
scaricavano
tonnellate
di
esplosivo
sul
Vietnam
,
e
guerriglie
fermentavano
in
più
luoghi
,
nell
'
Ulster
ogni
giorno
c
'
era
qualche
vittima
della
secolare
avversione
tra
cattolici
e
protestanti
.
Mentre
ogni
ricorrenza
festiva
lascia
qualche
centinaio
di
vittime
stradali
,
ogni
stagione
qualche
decina
per
infortuni
di
caccia
,
per
disgrazie
nella
pesca
subacquea
;
e
parrebbe
assurdo
vietare
gli
sport
pericolosi
,
limitare
la
velocità
delle
macchine
;
altresì
mentre
si
apprende
ogni
giorno
di
suicidi
di
giovanissimi
per
futili
motivi
,
e
si
ha
l
'
impressione
che
i
giovani
amino
sempre
meno
la
vita
.
E
confesso
che
se
non
solo
comprendo
,
ma
sento
l
'
attrazione
,
per
quegli
che
dice
«
no
ad
uccidere
,
per
nessuna
ragione
,
per
nessun
sommo
bene
di
domani
,
per
evitare
qualsiasi
male
;
uccidere
mai
»
,
non
riesco
a
comprendere
chi
rifiuta
la
pena
di
morte
per
il
delitto
più
atroce
,
ma
accetta
che
si
uccida
perché
su
un
Paese
sventoli
una
bandiera
piuttosto
che
un
'
altra
,
ed
altresì
perché
non
si
compia
un
'
assimilazione
,
non
si
spenga
una
lingua
.
Senonché
su
ogni
altra
considerazione
domina
in
me
un
dubbio
:
è
una
pietà
la
soppressione
della
pena
di
morte
?
Pietà
per
chi
?
Per
il
condannato
,
o
per
il
giudice
che
pronunciò
la
sentenza
e
potrebbe
avere
una
notte
d
'
incubo
la
vigilia
dell
'
esecuzione
,
mentre
ove
abbia
condannato
all
'
ergastolo
od
alla
reclusione
e
lo
assalissero
dubbi
od
angosce
potrà
illudersi
pensando
che
ci
si
abitua
pure
al
carcere
,
e
c
'
è
la
possibilità
dei
condoni
,
delle
revisioni
,
delle
evasioni
?
Chi
non
voglia
illudere
se
stesso
sa
che
non
ci
sono
carceri
che
migliorino
l
'
uomo
,
ma
dovunque
carceri
che
pervertono
;
e
si
potranno
erigere
degli
edifici
con
docce
,
riscaldamento
,
aria
condizionata
,
da
destinare
a
penitenziari
,
ma
si
rarefarà
sempre
più
quel
materiale
umano
,
che
costantemente
scarseggiò
,
di
assistenti
ai
carcerati
che
considerassero
la
loro
una
missione
,
e
nel
detenuto
il
fratello
uomo
da
sorreggere
e
riscattare
.
Questo
significava
l
'
opera
di
misericordia
del
«
visitare
i
carcerati
»
,
che
gli
odierni
regolamenti
hanno
reso
irreale
.
E
diradano
fino
a
scomparire
quelli
che
vogliono
dedicare
la
loro
vita
ad
amare
e
redimere
singoli
infelici
,
colpevoli
,
vecchi
,
malati
,
infermi
di
mente
;
tanti
giurano
di
amare
l
'
umanità
,
e
non
potersi
dedicare
ai
singoli
(
che
è
ben
più
oneroso
)
.
Non
si
dà
più
la
scelta
che
tra
la
detenzione
e
la
pena
di
morte
;
e
temo
molto
che
una
detenzione
che
duri
oltre
il
decennio
sia
più
crudele
della
pena
capitale
:
così
se
per
il
detenuto
la
prigione
sia
quel
ch
'
è
la
gabbia
per
certi
animali
cui
non
riescono
mai
a
rassegnarsi
(
evito
di
passare
sotto
il
Campidoglio
per
non
vedere
quella
lupa
che
passeggia
incessantemente
su
e
giù
per
i
tre
metri
della
sua
gabbia
e
che
desidererei
qualche
pietoso
uccidesse
,
se
non
sapessi
che
poi
l
'
imbecillità
umana
la
vorrebbe
sostituita
)
;
come
se
invece
si
adatti
,
subisca
la
degradazione
umana
del
trovare
accettabile
il
carcere
ed
i
suoi
contatti
,
non
desiderare
più
la
libertà
.
Nella
vita
romanzata
di
Federico
Confalonieri
della
Huch
,
l
'
arcivescovo
Gaysruck
a
Teresa
che
gli
chiede
di
adoperarsi
per
la
grazia
al
marito
risponde
dapprima
:
«
Credete
che
vi
sarà
grato
se
lo
seppellirete
vivo
in
carcere
,
invece
che
morto
in
una
tomba
come
si
deve
?
»
.
Per
questo
rimango
perplesso
di
fronte
alla
soppressione
della
pena
di
morte
in
un
Paese
da
cui
vengono
le
cronache
della
più
efferata
delinquenza
,
e
che
pure
desiderando
la
pace
s
'
impegna
a
fondo
nella
guerra
.
StampaQuotidiana ,
L
'
avere
espresso
il
dubbio
che
la
pena
di
morte
sia
meno
crudele
di
una
lunghissima
detenzione
ha
indignato
,
come
mi
attendevo
,
una
serie
di
brave
persone
,
che
per
questa
semplice
perplessità
hanno
visto
in
me
un
De
Maistre
in
sedicesimo
,
l
'
apologeta
del
boia
,
anzi
della
mannaia
.
Non
sto
a
ripetere
cose
già
dette
,
né
a
ricordare
il
giapponese
,
unico
salvatosi
degli
autori
delle
uccisioni
all
'
aeroporto
di
Tel
Aviv
,
che
lotta
perché
gli
sia
applicata
la
pena
di
morte
e
non
una
lunghissima
prigionia
.
Ma
vorrei
piuttosto
prendere
occasione
per
invitare
tutti
-
me
per
primo
,
che
non
valgo
nulla
più
dell
'
italiano
medio
-
alla
sincerità
con
noi
stessi
.
Ripugnanza
per
la
pena
di
morte
;
constatazione
che
il
carcere
,
com
'
è
oggi
,
abbrutisce
;
d
'
accordo
.
Che
fare
?
Nuovi
carceri
con
giardini
,
bagni
,
possibilità
di
lavoro
e
di
studio
per
chi
lo
desideri
.
Sì
.
Possiamo
fare
qualcosa
?
Vogliamo
offrire
tutti
una
giornata
di
stipendio
per
la
formazione
di
un
fondo
ad
hoc
?
Vogliamo
provocare
offerte
di
aree
,
di
opera
di
progettisti
,
di
mano
d
'
opera
gratuita
?
(
Si
sono
costruite
le
cattedrali
,
in
epoca
recente
le
Case
del
fascio
e
poi
le
Case
del
popolo
,
in
questo
modo
)
.
Bene
;
oltre
alla
giornata
di
pensione
offro
la
mia
opera
di
bravo
dattilografo
per
copiatura
di
progetti
.
Gli
edifici
sono
il
meno
;
gli
uomini
contano
.
E
il
personale
carcerario
,
dal
direttore
all
'
ultimo
agente
di
custodia
,
può
offrire
dei
missionari
.
Quella
posizione
,
come
le
altre
nella
polizia
,
nei
carabinieri
,
consentono
di
fare
molto
bene
(
anche
del
male
,
d
'
accordo
;
e
,
come
dovunque
,
ci
sono
i
buoni
ed
i
cattivi
;
ma
certo
anche
i
buoni
e
gli
ottimi
;
durante
il
periodo
fascista
e
l
'
occupazione
tedesca
ci
accorgemmo
che
c
'
era
molta
umanità
in
certi
ambienti
della
polizia
)
.
Ora
quanti
sono
tra
quelli
che
più
parlano
contro
la
crudeltà
delle
carceri
che
vedrebbero
volentieri
un
loro
figlio
divenire
direttore
di
carcere
o
agente
di
custodia
,
o
maresciallo
dei
carabinieri
o
commissario
di
PS
?
I
buoni
di
queste
categorie
,
quelli
che
sentono
che
la
loro
è
una
missione
,
per
quanto
so
,
non
vengono
mai
da
questi
imprecatori
;
piuttosto
da
chi
ritiene
che
in
ogni
posizione
si
possa
fare
del
bene
e
ci
si
debba
sforzare
di
farne
quanto
possibile
.
Voltiamo
pagina
.
Ho
sempre
detto
della
mia
invincibile
ripugnanza
all
'
aborto
,
all
'
uccisione
di
una
vita
in
embrione
.
Non
posso
però
non
riflettere
che
stiamo
tutti
negando
il
diritto
alla
vita
alle
generazioni
future
.
La
scienza
ci
ammonisce
da
un
pezzo
,
ci
dice
che
i
palliativi
che
si
adottano
contro
l
'
inquinamento
dell
'
aria
,
dei
mari
,
della
terra
non
bastano
.
Noi
rispondiamo
:
«
Dobbiamo
vivere
:
e
vivere
come
siamo
vissuti
fin
qui
,
senza
tornare
indietro
nel
tenore
di
vita
;
per
questo
occorrono
le
raffinerie
,
le
fabbriche
di
acido
solforico
,
e
via
dicendo
»
;
a
saltiamo
col
pensiero
il
corollario
:
peggio
per
le
generazioni
avvenire
se
per
loro
non
ci
sarà
più
la
possibilità
di
vivere
,
se
non
potranno
nascere
.
Penso
agl
'
infermi
di
mente
(
quanto
numerosi
infermieri
,
e
solerti
,
coscienziosi
,
occorrerebbero
,
per
una
assistenza
fattiva
,
impedire
ai
malati
di
nuocersi
e
di
nuocere
senza
legarli
ai
letti
;
e
questi
infermieri
non
si
trovano
)
;
penso
ai
focomelici
,
agli
spastici
.
Quanto
pochi
,
sempre
meno
,
quelli
che
vi
si
dedicano
con
lo
spirito
di
dedizione
totale
,
insostituibile
,
accettando
la
rinuncia
alla
gioia
che
quella
dedizione
importa
:
rinuncia
per
chi
non
abbia
in
sé
la
santità
,
senta
l
'
attrazione
per
i
piaceri
,
anche
i
più
puliti
,
escursioni
,
passeggiate
,
viaggi
,
che
il
mondo
offre
.
I
santi
laici
che
non
pensano
a
rivoluzioni
,
ma
ogni
giorno
compiono
inosservati
la
loro
opera
di
bene
,
sono
sempre
stati
pochi
,
ma
mi
sembra
tendano
a
diminuire
.
Penso
soprattutto
ai
vecchi
.
Il
mio
povero
figlio
medico
spedaliero
s
'
indispettiva
alle
clamorose
manifestazioni
di
strazio
dei
figli
dinanzi
alla
salma
del
padre
o
della
madre
,
ricordando
che
quei
poveri
vecchi
per
mesi
avevano
sostato
nel
loro
letto
di
corsia
,
senza
che
mai
,
mai
,
un
figlio
,
un
parente
fosse
venuto
a
visitarli
.
I
vecchi
sono
noiosi
,
tediosi
,
a
volte
assisterli
implica
vincere
forti
ripugnanze
.
Un
amico
che
si
occupava
di
queste
opere
mi
diceva
del
direttore
d
'
un
cronicario
disperato
perché
i
suoi
vecchi
purtroppo
lordano
la
biancheria
;
e
prima
di
mettere
questa
nella
lavatrice
,
occorre
togliere
con
stecche
o
con
mani
guantate
le
deiezioni
che
bloccherebbero
la
macchina
;
e
man
mano
che
scompaiono
le
anziane
assistenti
che
provvedevano
,
nessuna
giovane
vuole
più
sostituirle
.
Cosa
si
fa
per
i
vecchi
?
Penso
che
i
più
riescano
ad
eliminare
dalla
mente
questi
ed
altri
pensieri
,
queste
ed
altre
immagini
;
non
pensiamo
alle
sofferenze
degli
altri
,
e
godiamoci
la
vita
.
Anzi
reagiamo
quando
c
'
è
qualcuno
che
ci
disturba
toccando
il
problema
,
ed
osa
dire
che
nelle
carceri
d
'
oggi
la
lunga
detenzione
è
più
crudele
della
morte
.
Non
mi
considero
migliore
degli
altri
e
non
ho
il
diritto
di
fare
la
morale
a
nessuno
;
ma
meditiamo
tutti
.
Condivido
la
ripugnanza
alla
pena
di
morte
,
all
'
aborto
,
alla
eutanasia
.
Ma
non
perdo
il
tempo
a
discutere
con
chi
afferma
che
tutte
le
colpe
essendo
della
società
non
ci
debbono
essere
carceri
ed
occorre
lasciare
tutti
in
libertà
,
compresi
i
seviziatori
di
bambini
e
quanti
hanno
il
coltello
facile
.
E
mentirei
se
dicessi
di
rispettare
quelli
che
non
dànno
mai
un
'
elemosina
,
non
compiono
mai
un
sacrificio
economico
per
un
'
opera
di
bene
,
non
si
sono
mai
dedicati
a
sollevare
uno
dei
tanti
pericolanti
che
avranno
pure
incontrato
nella
loro
vita
,
uno
dei
tanti
che
attraversavano
un
momento
decisivo
,
e
che
la
mano
offerta
poteva
salvare
;
non
hanno
mai
dato
lezioni
ad
un
ragazzo
che
aveva
bisogno
di
ripetizioni
e
non
poteva
pagarsele
,
mai
si
sono
mossi
a
fare
letture
ad
un
cieco
,
a
dare
a
un
vecchio
degente
il
conforto
di
sfogarsi
ascoltando
pazientemente
le
sue
monotone
querimonie
;
ma
poi
imprecano
contro
lo
Stato
inefficiente
,
contro
«
la
società
»
,
colpevole
di
tutto
.
StampaQuotidiana ,
In
«
Per
difendersi
dal
delitto
»
del
2
gennaio
Conso
scorge
una
garanzia
in
una
polizia
giudiziaria
posta
alla
esclusiva
dipendenza
della
magistratura
,
senza
interferenze
da
parte
dell
'
esecutivo
,
eccezione
fatta
per
quelle
concernenti
l
'
organizzazione
e
il
funzionamento
,
da
demandare
però
al
solo
ministro
della
Giustizia
.
Che
l
'
autorità
giudiziaria
disponga
direttamente
di
tale
polizia
,
è
scritto
all
'
art.
109
della
Costituzione
,
e
la
norma
è
fuori
discussione
.
Ma
la
pubblica
sicurezza
solo
in
piccola
parte
è
impegnata
nella
repressione
dei
reati
;
un
Commissariato
di
quartiere
è
molto
preso
da
pratiche
varie
:
licenze
di
porto
d
'
arme
,
permessi
di
caccia
,
passaporti
,
le
varie
licenze
per
cui
la
legge
prevede
l
'
autorizzazione
od
il
parere
della
pubblica
sicurezza
:
compiti
di
conciliazione
:
liti
familiari
,
l
'
affittacamere
che
vuol
mettere
fuori
l
'
inquilino
,
o
la
domestica
ad
ore
che
viene
a
deplorare
di
non
essere
pagata
;
e
poi
le
denunce
che
non
hanno
seguito
,
ragazze
scappate
di
casa
,
ma
che
l
'
indomani
ricompaiono
,
furti
di
biciclette
,
di
automobili
,
e
via
dicendo
.
Attraverso
quest
'
attività
il
Commissariato
acquista
un
panorama
del
quartiere
,
che
gli
permette
d
'
intravedere
molte
cose
:
le
camere
affittate
ad
ore
per
coppie
clandestine
,
lo
sfruttamento
di
prostitute
,
i
ragazzi
sospetti
fornitori
di
droga
,
la
gente
che
vive
lussuosamente
ma
non
paga
chi
la
serve
,
e
via
dicendo
;
e
credo
che
quando
è
commesso
un
delitto
,
la
polizia
giudiziaria
non
possa
fare
a
meno
di
cominciare
a
chiedere
al
Commissariato
di
quartiere
.
Separare
le
due
polizie
?
Nessuno
vi
pensa
:
già
si
deplora
il
dualismo
carabinieri
e
pubblica
sicurezza
.
Porre
tutta
la
polizia
alle
dipendenze
del
ministero
della
Giustizia
?
Se
questo
fosse
ancora
l
'
organismo
burocratico
ch
'
era
al
principio
del
secolo
,
non
vi
vedrei
difficoltà
(
per
quanto
sia
arduo
separare
del
tutto
polizia
e
funzione
politica
,
che
non
può
non
fare
capo
alla
Presidenza
del
Consiglio
ed
al
ministero
dell
'
Interno
,
che
sarebbe
bene
avessero
sempre
un
unico
titolare
)
;
ma
oggi
il
ministero
è
costituito
per
intero
da
magistrati
e
cancellieri
,
che
di
solito
vi
arrivano
dopo
vari
anni
di
servizio
presso
uffici
giudiziari
.
E
mi
chiedo
sempre
se
abbia
ancora
una
ragion
d
'
essere
quel
ministero
,
una
volta
affidate
al
Consiglio
superiore
della
magistratura
promozioni
e
destinazioni
dei
giudici
.
Un
ministero
per
le
carceri
,
i
concorsi
a
notaio
,
mansioni
di
alta
sorveglianza
sullo
stato
civile
,
su
alcuni
ordini
professionali
,
per
sottoporre
al
Capo
dello
Stato
i
decreti
di
grazia
e
di
riconoscimento
,
dopo
sciolto
il
matrimonio
,
di
figli
adulterini
(
ma
questa
figura
dell
'
adulterino
confido
scompaia
presto
)
?
Un
ministero
in
cui
il
ministro
non
può
rispondere
che
dell
'
operato
del
personale
delle
carceri
,
perché
in
fatto
non
ha
altri
dipendenti
.
Comunque
non
so
quanto
il
magistrato
sia
atto
a
dirigere
la
polizia
giudiziaria
.
Il
magistrato
per
un
arcaismo
della
legislazione
è
legato
al
cancelliere
:
non
può
procedere
a
nulla
senza
il
cancelliere
ed
i
provvedimenti
li
adotta
per
scritto
,
nella
sua
sede
:
ciò
che
significa
legato
ad
un
orario
di
ufficio
,
ché
i
palazzi
di
giustizia
ad
una
certa
ora
chiudono
le
porte
.
Il
ritmo
del
magistrato
è
necessariamente
non
rapido
,
anche
se
nel
caso
l
'
uomo
sia
solerte
;
guai
se
esso
s
'
imprimesse
anche
alla
polizia
.
E
poi
,
diciamo
la
verità
:
la
diffidenza
per
la
polizia
e
la
fiducia
nel
magistrato
sono
legate
a
un
abito
mentale
che
siamo
in
molti
a
non
condividere
(
perciò
ho
gradito
le
parole
del
messaggio
di
Leone
che
ricordavano
le
benemerenze
delle
forze
di
polizia
,
che
spesso
lasciano
vittime
sul
terreno
)
;
non
ha
consistenza
la
visione
del
magistrato
impassibile
,
mai
annebbiato
da
preconcetti
,
e
quella
del
poliziotto
che
ha
la
voluttà
di
colpire
,
di
vedere
in
ogni
persona
che
interroga
un
colpevole
.
Uomini
troppo
sicuri
di
sé
,
del
loro
intuito
,
della
prima
impressione
,
ed
uomini
esitanti
e
dubbiosi
;
uomini
non
disposti
a
riconoscere
di
avere
preso
una
via
errata
ed
uomini
troppo
presto
propensi
ad
abbandonare
una
traccia
,
uomini
inclini
alla
pietà
ed
uomini
duri
:
si
trovano
in
tutti
i
ranghi
.
Ed
altresì
uomini
che
guardano
con
nostalgia
al
passato
ed
uomini
che
lo
aborrono
;
nessuno
oggi
si
sentirebbe
di
affermare
che
la
magistratura
non
sia
più
di
un
tempo
accessibile
alle
correnti
politiche
.
Polizia
a
disposizione
dei
giudici
,
sì
;
ma
che
serbi
una
sua
libertà
di
azione
,
non
sia
troppo
burocratizzata
,
possa
assumere
iniziative
,
se
la
si
vuole
arma
contro
il
delitto
.
Conso
parla
della
presenza
del
difensore
ad
ogni
interrogatorio
,
ormai
consacrata
.
So
che
non
si
torna
indietro
;
ma
non
ne
sono
entusiasta
,
specie
rispetto
al
primo
incontro
tra
giudice
(
o
polizia
)
ed
indiziato
.
Enrico
Ferri
insegnava
in
argomento
ai
suoi
allievi
che
vi
sono
regioni
d
'
Italia
in
cui
si
parla
con
la
bocca
ed
altre
in
cui
si
parla
con
le
mani
.
È
proprio
certo
che
l
'
avvocato
difenda
soltanto
l
'
interrogato
dalle
insidie
del
giudice
,
e
non
lo
avverta
,
anche
nel
modo
più
corretto
,
con
una
obiezione
mossa
al
giudice
circa
la
domanda
posta
,
sul
come
deve
rispondere
?
C
'
è
un
romanzo
di
Arpino
,
Un
delitto
d
'
onore
,
che
è
la
storia
di
una
vicenda
realmente
avvenuta
:
e
chi
difendeva
l
'
imputato
era
un
parlamentare
illustre
,
ch
'
ebbe
anche
cariche
di
governo
,
ed
uomo
integerrimo
,
la
cui
memoria
è
da
tutti
giustamente
onorata
;
eppure
rimando
a
quel
romanzo
a
mostrare
come
,
anche
nelle
sfere
più
alte
,
il
penalista
non
possa
che
suggerire
all
'
imputato
,
pur
se
sicuro
autore
del
delitto
(
in
quel
caso
,
orrendo
)
,
la
via
della
sua
salvezza
.
StampaQuotidiana ,
In
una
serie
di
scritti
minori
,
che
troveranno
,
spero
,
la
loro
fusione
in
un
libro
che
riuscirà
davvero
fondamentale
,
Sergio
Cotta
affronta
alcuni
dei
problemi
più
sentiti
:
ciò
che
rappresentino
nel
nostro
tempo
giustizia
,
diritto
e
politica
.
Credo
tutti
concordiamo
sulla
equivocità
di
ciascuno
di
questi
termini
:
giacché
la
storia
ci
dimostra
quanto
in
ogni
civiltà
ed
in
ogni
epoca
varii
il
concetto
del
giusto
;
come
la
legalità
possa
essere
posta
al
servizio
così
dei
più
alti
ideali
di
bene
,
come
della
iniquità
più
profonda
(
la
legge
ha
persino
talora
obbligato
il
figlio
a
denunciare
i
genitori
per
le
loro
opinioni
avverse
al
regime
dominante
)
;
la
politica
,
poi
,
dovrebbe
significare
l
'
arte
di
reggere
la
cosa
pubblica
nel
migliore
dei
modi
,
quello
che
comunemente
si
chiama
il
«
modo
giusto
»
(
e
ritorniamo
alle
varie
maniere
con
cui
si
può
concepire
la
giustizia
)
;
ma
è
spesso
interpretata
come
l
'
arte
del
dominio
,
il
modo
di
conquistare
e
conservare
il
potere
.
In
uno
scritto
«
Diritto
e
politica
»
pubblicato
nella
rivista
Justitia
,
Cotta
parte
dal
monito
di
Francesco
Carnelutti
,
negli
ultimi
anni
,
quando
sempre
più
confidava
nella
carità
cristiana
:
«
Sempre
meno
diritto
!
»
:
altamente
significativo
in
chi
era
stato
uno
dei
più
alti
costruttori
del
diritto
positivo
.
Facile
constatare
come
questo
monito
non
sia
stato
raccolto
,
come
il
legislatore
,
pungolato
dai
vari
gruppi
,
prolifichi
sempre
più
nella
creazione
di
nuove
norme
.
Cotta
,
cristiano
convinto
,
riconosce
che
la
legalità
implica
misura
di
diritti
e
di
doveri
;
mentre
la
vita
cristiana
trascende
nella
pienezza
dell
'
amore
,
ogni
contrapposizione
di
diritti
e
di
doveri
(
l
'
esempio
del
dovere
del
povero
di
restituire
al
ricco
ciò
che
ha
ottenuto
in
prestito
,
che
contrasta
alla
carità
cristiana
)
.
Questa
è
però
solo
una
fonte
secondaria
dell
'
antigiuridicismo
ampiamente
oggi
diffuso
specie
tra
i
giovani
,
nel
senso
che
non
si
chiede
più
l
'
applicazione
della
legge
,
quanto
un
continuo
adattamento
di
questa
applicazione
a
quella
che
alle
varie
tendenze
politiche
,
e
così
a
quelle
dominanti
,
sembra
realizzazione
della
giustizia
:
che
viene
poi
a
identificarsi
con
quello
che
a
ciascuno
appare
il
più
equo
assetto
sociale
.
Ora
,
sempre
ci
furono
reciproche
influenze
tra
politica
e
diritto
;
ma
il
diritto
fu
sempre
considerato
il
limite
della
politica
e
non
viceversa
.
Che
la
normativa
abbia
trovato
tradizionale
espressione
nel
termine
legge
,
significa
che
si
riteneva
che
in
questo
termine
confluissero
leggi
giuridiche
,
morali
,
di
natura
,
divine
,
in
una
apertura
che
abbracciasse
l
'
intero
universo
dell
'
uomo
composto
in
una
regolare
armonia
.
L
'
autonomia
del
singolo
dev
'
essere
strumento
necessario
perché
l
'
uomo
non
si
esaurisca
nel
cittadino
.
L
'
idea
di
una
legalità
connessa
soltanto
ad
ordinamenti
politici
,
postula
il
rinnegamento
di
un
diritto
universale
.
L
'
art.
3
della
nostra
Costituzione
,
sacrosanto
principio
di
eguaglianza
,
se
interpretato
,
come
alcuni
vogliono
,
quale
una
gigantesca
clausola
equitativa
,
che
consente
al
giudice
di
giudicare
secondo
equità
,
porta
alla
dissoluzione
dell
'
ordinamento
giuridico
.
Resta
la
norma
Quod
judici
placuit
legis
habeat
vigore
;
viene
meno
il
senso
dell
'
universale
normatività
del
diritto
e
così
la
sicurezza
del
vivere
.
Se
,
come
oggi
,
si
affievolisce
la
solidarietà
civica
ed
in
uno
Stato
si
affermano
diverse
forze
politiche
,
il
legame
giuridico
(
che
dovrebbe
essere
pacificatore
)
attraverso
il
giudice
politicizzante
fa
del
diritto
uno
strumento
di
lotta
;
e
si
perpetua
la
divisione
del
mondo
secondo
nazioni
,
ideologie
,
asserite
verità
in
contrasto
tra
loro
.
Ho
scritto
altre
volte
che
se
tutti
aspirano
alla
giustizia
,
allorché
si
tratti
poi
di
valutare
se
una
legge
od
un
comportamento
siano
o
meno
giusti
,
le
opinioni
appaiono
sempre
disparate
.
Nell
'
articolo
«
Primato
o
complementarità
della
giustizia
?
»
sulla
Rivista
internazionale
di
scienze
giuridiche
Cotta
osserva
che
nell
'
opinione
generalizzata
dell
'
uomo
d
'
oggi
la
giustizia
sovrasta
tutti
gli
altri
valori
ispiratori
che
guidano
l
'
azione
.
(
E
sarei
tratto
a
dire
che
sempre
l
'
uomo
ha
detto
a
parole
di
volere
la
giustizia
,
anche
quando
riteneva
giusto
che
ci
fossero
ceti
privilegiati
,
con
un
trattamento
particolare
,
se
poi
Cotta
non
aggiungesse
che
la
giustizia
di
cui
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
;
è
cioè
uno
dei
modi
con
cui
nei
vari
periodi
si
ritenne
o
meno
giusto
un
comportamento
;
oggi
è
la
giustizia
a
vantaggio
dei
più
poveri
)
.
Non
solo
gli
altri
valori
che
un
tempo
apparvero
le
grandi
mire
da
raggiungere
non
valgono
se
non
accompagnati
alla
giustizia
(
libertà
senza
giustizia
=
privilegio
;
sviluppo
senza
giustizia
=
sfruttamento
;
ordine
,
legalità
,
pace
senza
giustizia
=
disordine
,
ipocrisia
,
imposizione
-
scrive
Cotta
)
,
ma
egli
va
oltre
.
Per
un
cattolico
convinto
come
lui
,
la
somma
virtù
è
la
carità
;
ma
,
osservatore
acuto
del
proprio
tempo
,
constata
altresì
che
-
nel
sentire
d
'
oggi
-
carità
senza
giustizia
è
considerata
paternalismo
(
storia
delle
parole
:
divenuta
spregiativa
quella
che
indica
l
'
affetto
protettivo
del
padre
verso
i
figli
)
,
sentimentalismo
.
Carità
,
libertà
,
sviluppo
apparvero
valori
che
dovessero
segnare
le
direttive
della
umanità
in
epoche
relativamente
a
noi
vicine
.
Ma
il
primato
della
libertà
si
è
iscritto
in
una
visione
ottimistica
,
che
non
ha
riscontro
nella
realtà
,
e
conduce
alla
selezione
del
migliore
,
del
più
atto
.
Lo
sviluppo
esige
ordinamento
,
limitazione
della
libertà
di
ciascuno
,
e
si
iscrive
nel
quadro
di
un
economismo
utilizzante
;
e
si
è
visto
che
favorisce
i
paesi
ed
i
ceti
più
sviluppati
,
va
a
ritmo
rallentato
per
i
più
poveri
.
Ma
la
carità
?
Come
avviene
che
tanti
cristiani
sembrino
subordinarla
alla
incidenza
sociale
della
giustizia
?
«
Il
fatto
è
che
la
carità
è
pazienza
,
sopportazione
,
sacrificio
e
rischio
accettati
gioiosamente
:
tutto
perdona
e
nulla
pretende
»
;
riflette
un
'
idea
tutta
propria
e
singolare
della
dignità
umana
,
che
non
si
esprime
nella
rivendicazione
dei
propri
diritti
,
bensì
nel
dono
e
nel
perdono
fino
al
sacrificio
di
sé
.
Ma
se
posso
tollerare
il
torto
fatto
a
me
,
posso
tollerare
quello
fatto
agli
altri
?
Essa
non
dà
la
sicurezza
,
e
non
riconosce
una
eguale
dignità
per
tutti
.
Ma
Cotta
,
mentre
constata
che
il
primato
della
giustizia
supera
il
soggettivismo
ed
il
volontarismo
nel
fare
,
l
'
economismo
puro
,
il
dono
-
sacrificio
,
riconosce
che
la
giustizia
di
cui
oggi
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
:
è
contrapposta
non
solo
alla
legge
positiva
,
ma
alla
categoria
del
giuridico
,
là
dove
strutturalmente
diritto
e
giustizia
non
differiscono
.
La
espressione
«
giustizia
sociale
»
designa
l
'
ordine
armonioso
di
una
comunità
;
ma
quest
'
ordine
può
essere
contrapposto
a
quello
di
un
'
altra
(
penso
al
sentire
della
comunità
svizzera
rispetto
ai
bisogni
delle
comunità
più
povere
)
.
Per
sostenere
il
primato
della
giustizia
occorre
considerarla
in
una
dimensione
universale
,
ed
allora
non
può
essere
attuata
che
attraverso
il
diritto
:
la
vecchia
concezione
del
diritto
,
non
equivalente
a
legge
nazionale
,
ma
agli
eterni
concetti
di
giusto
e
d
'
ingiusto
,
non
può
realizzarsi
che
mediante
la
giuridicità
.
Senza
di
questa
non
riusciremo
mai
ad
attuare
la
giustizia
:
chi
amministrerà
la
comunità
in
cui
essa
si
realizza
?
Chi
proteggerà
dai
violenti
,
che
sempre
esisteranno
?
Fissato
una
volta
un
ordine
armonioso
e
globale
,
poiché
né
lo
sviluppo
,
né
la
tecnica
si
arrestano
,
senza
un
ordine
giuridico
esso
o
degenererebbe
,
o
esigerebbe
l
'
arresto
di
ogni
altro
fattore
.
San
Paolo
non
è
superato
,
non
siamo
all
'
epoca
post
-
cristiana
,
se
non
per
chi
non
ha
una
concezione
anarcoide
del
cristianesimo
primitivo
:
ma
San
Paolo
è
completato
dalla
filosofia
greca
(
le
cui
grandi
linee
ben
conosceva
)
:
la
giuridicità
condizione
necessaria
per
l
'
attuazione
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
Pare
che
il
prossimo
anno
saremo
alle
prese
con
una
serie
di
referendum
.
Vorrei
considerare
l
'
istituto
,
non
da
giurista
o
teorico
,
ma
nella
realtà
della
vita
.
Appare
come
il
vero
strumento
del
governo
democratico
;
è
quello
che
ci
permette
di
conoscere
l
'
opinione
dei
più
,
senza
intermediari
.
Comprendo
l
'
uso
che
se
ne
fa
nel
Paese
che
molti
considerano
il
meglio
governato
,
la
Svizzera
.
Se
fossi
legislatore
,
gli
avrei
dato
ampio
posto
e
dettagliato
regolamento
nello
statuto
dei
lavoratori
;
laddove
ho
visto
invece
sentenze
di
pretori
considerare
comportamento
antisindacale
da
reprimere
il
referendum
che
il
datore
di
lavoro
indice
tra
i
dipendenti
su
orario
,
modalità
di
lavoro
,
mensa
.
Gli
avrei
dato
posto
nella
legge
,
assicurando
il
segreto
assoluto
della
provenienza
del
voto
,
punendo
la
corruzione
,
cioè
i
voti
comprati
,
ma
lasciando
piena
libertà
di
propaganda
a
partiti
e
sindacati
,
come
a
datori
di
lavoro
,
perché
la
risposta
fosse
in
un
senso
o
nell
'
altro
.
So
che
non
ci
sono
istituti
perfetti
,
che
anche
nel
referendum
possono
agire
le
passioni
del
momento
,
le
reazioni
ad
un
episodio
,
la
simpatia
e
la
ripugnanza
per
un
dato
soggetto
,
il
coniuge
che
non
sa
contrastare
all
'
altro
coniuge
,
il
debole
che
non
riesce
a
scorgere
il
veleno
di
un
argomento
:
tutte
imperfezioni
umane
non
eliminabili
.
Ma
quando
i
sindacati
si
oppongono
al
referendum
,
in
materia
di
lavoro
,
invocando
che
solo
l
'
unità
fa
la
forza
,
vengono
,
vogliano
o
non
vogliano
,
a
dare
una
patente
di
debolezza
mentale
ai
singoli
,
perpetui
minorenni
,
che
hanno
bisogno
di
un
intermediario
.
E
questa
tendenza
trionfante
è
in
nuce
la
struttura
dei
regimi
comunisti
:
il
popolo
guidato
da
un
gruppo
di
potere
,
che
si
rinnova
per
cooptazione
,
palese
o
mal
celata
,
e
che
tenta
imporre
l
'
immobilità
,
impedire
ogni
evoluzione
.
E
tuttavia
...
non
occorre
mai
concludere
troppo
affrettatamente
.
Né
i
rivoluzionari
francesi
del
1789-93
,
né
i
dottrinari
liberali
del
1830
,
né
gli
uomini
del
Risorgimento
,
conobbero
altro
referendum
che
non
fossero
i
plebisciti
;
e
non
c
'
è
storico
che
non
ponga
riserve
sulla
genuina
espressione
della
volontà
popolare
che
essi
rappresentarono
.
Si
può
osservare
che
nel
1789-93
,
come
nel
1830
e
nel
1848
,
non
si
concepiva
il
voto
alle
donne
né
a
chi
non
avesse
un
minimo
di
cultura
e
spesso
neppure
a
chi
non
possedesse
un
minimo
di
reddito
,
di
capitale
o
lavoro
;
e
già
questo
avrebbe
invalidato
parecchio
il
valore
del
referendum
,
votando
solo
una
minoranza
della
popolazione
:
ciò
che
oggi
non
accadrebbe
.
Ma
piuttosto
,
a
farmi
riflettere
sul
referendum
,
sta
ch
'
esso
corre
bene
-
salvo
qualche
rilievo
che
subito
farò
-
quando
la
questione
è
semplice
:
divorzio
,
aborto
,
abolizione
del
Concordato
(
salvo
i
dubbi
che
nascono
qui
sulla
natura
di
questo
e
sulla
interpretazione
degli
artt.
7
,
75
e
138
della
Costituzione
)
;
ma
non
sono
oggetto
idoneo
di
referendum
provvedimenti
complessi
o
che
abbiano
ripercussioni
finanziarie
.
Piaccia
o
non
piaccia
,
se
si
delinea
un
tramonto
della
democrazia
,
non
è
per
il
malvolere
di
prepotenti
di
destra
o
di
sinistra
,
bensì
per
la
complessità
dei
problemi
,
per
cui
ogni
giorno
diminuisce
il
numero
delle
persone
in
grado
di
dominarli
appieno
,
cogliendone
ogni
lato
.
La
democrazia
,
diretta
o
rappresentativa
,
è
ottima
cosa
;
ma
ha
una
condizione
insuperabile
;
che
chi
sceglie
e
decide
abbia
una
consapevolezza
di
tutti
i
termini
del
problema
che
ha
dinanzi
;
e
penso
che
la
sua
decadenza
,
palese
o
mal
celata
,
non
dipenda
soltanto
dal
malvolere
,
dalla
sete
di
dominio
di
uomini
,
destri
o
sinistri
;
ma
dal
connettersi
ed
intrecciarsi
dei
vari
problemi
,
che
solo
pochi
esperti
sono
in
grado
di
cogliere
,
e
che
possono
sfuggire
anche
a
luminari
della
economia
e
della
finanza
,
se
non
conoscano
le
mezze
promesse
,
gli
scambi
di
cenni
tra
uomini
di
Stato
,
più
spesso
tra
ministri
di
Paesi
diversi
o
tra
ministri
e
grandi
dominatori
dell
'
alta
banca
internazionale
.
Sarei
sul
punto
di
votare
sì
o
no
in
un
referendum
,
ma
un
amico
mi
ammonisce
:
-
bada
che
dall
'
esito
di
questo
referendum
dipende
poi
il
contegno
di
quello
Stato
verso
i
nostri
lavoratori
,
le
commesse
che
ci
darà
o
non
ci
darà
-
anche
se
l
'
oggetto
del
referendum
non
abbia
in
sé
alcuna
piega
politica
.
E
poi
...
sono
abbastanza
vecchio
per
ricordare
che
quando
sul
finire
del
1918
tutti
si
entusiasmavano
alla
iniziativa
di
Wilson
:
-
basta
con
la
politica
fatta
dalle
cancellerie
,
con
i
trattati
segreti
;
anche
i
rapporti
internazionali
debbono
essere
trattati
pubblicamente
,
noti
ai
popoli
che
poi
ne
portano
le
conseguenze
-
il
chiaroveggente
Luigi
Salvatorelli
ammoniva
:
-
le
prudenti
ritirate
,
anche
le
umiliazioni
,
sono
sopportabili
nei
rapporti
internazionali
fino
a
che
non
sono
note
che
nella
strettissima
cerchia
dei
ministri
degli
Esteri
e
degli
ambasciatori
;
quando
tutto
è
pubblico
,
quando
si
fa
appello
all
'
amor
proprio
nazionale
,
all
'
onore
della
bandiera
,
ed
i
quotidiani
cominciano
ad
inveire
contro
l
'
avversario
,
a
ricordarci
tutti
i
torti
che
ci
ha
fatto
nei
secoli
,
si
è
sul
terreno
sdrucciolevole
che
può
portare
alla
guerra
.
Oggi
le
guerre
paiono
meno
facili
a
dichiararsi
che
non
sessant
'
anni
or
sono
,
per
gli
effetti
paurosi
che
sortirebbero
;
ma
gl
'
inasprimenti
,
lo
sdrucciolare
indietro
di
dieci
anni
su
una
strada
di
distensione
,
sono
sempre
possibili
.
E
quel
che
segue
in
politica
estera
,
vale
anche
all
'
interno
.
Penso
ai
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
:
dal
1900
si
erano
andati
lentamente
assestando
;
il
Papa
restava
sempre
in
Vaticano
,
ma
nessuno
pensava
più
al
potere
temporale
,
non
c
'
era
più
rancore
,
ci
si
rendeva
conto
che
non
occorrevano
mutamenti
legislativi
;
al
più
,
il
Trattato
senza
il
Concordato
,
proposto
da
Benedetto
XV
al
governo
Orlando
,
e
che
Vittorio
Emanuele
III
non
volle
,
né
Orlando
ebbe
l
'
energia
occorrente
per
insistere
,
né
Nitti
quella
per
riprendere
le
file
.
Era
proprio
uno
dei
casi
in
cui
le
ferite
si
risanano
per
opera
del
tempo
,
e
meno
della
questione
si
parlava
,
meglio
era
;
deismo
,
sincretismo
religioso
,
ateismo
proseguivano
per
la
loro
strada
,
il
cattolicesimo
per
la
sua
;
non
si
prevedeva
la
scomparsa
né
degli
uni
né
dell
'
altro
;
si
confidava
in
un
tempo
prossimo
in
cui
ogni
cittadino
avrebbe
sempre
agito
secondo
la
propria
coscienza
,
confessionale
,
o
di
fedeltà
ad
un
partito
,
ed
auto
-
determinandosi
di
volta
in
volta
.
Per
questo
,
sarebbe
stato
meglio
forse
lasciare
operare
al
tempo
:
ma
se
in
un
referendum
sul
semplice
trattato
(
le
proposte
recate
a
Parigi
ad
Orlando
)
avrei
risposto
sì
,
al
Concordato
del
'29
avrei
risposto
in
un
referendum
no
.
Ma
ora
invece
risponderò
no
alla
proposta
di
abrogazione
unilaterale
;
perché
la
politica
non
è
fatta
semplicemente
di
giudizi
di
«
buono
»
e
«
cattivo
»
,
ma
è
sempre
condizionata
alle
circostanze
del
momento
:
e
dopo
tutte
le
concessioni
che
la
S
.
Sede
si
è
dimostrata
disposta
ad
accettare
,
questa
abrogazione
per
referendum
popolare
,
unilaterale
,
è
il
segno
non
dico
di
una
guerra
,
ma
di
un
contrasto
che
è
un
lusso
che
l
'
Italia
d
'
oggi
potrebbe
ben
risparmiarsi
.
Soggiungo
ancora
:
per
questo
,
come
per
altri
referendum
,
sarebbe
un
grosso
male
che
ci
fosse
un
netto
distacco
nelle
votazioni
fra
alcune
Regioni
ed
altre
;
penso
soprattutto
alle
Regioni
di
confine
,
a
certe
Regioni
a
cui
corre
facilmente
il
pensiero
;
ciascuno
può
comprendere
a
chi
alludo
;
un
massiccio
distacco
nel
risultato
delle
votazioni
sarebbe
un
segno
poco
confortante
,
in
un
momento
in
cui
le
Regioni
,
od
almeno
alcune
,
reclamano
una
sempre
maggiore
autonomia
,
e
si
risvegliano
vecchissime
nostalgie
,
pure
in
campo
linguistico
.
Istituto
di
perfetta
democrazia
il
referendum
,
ma
,
come
ogni
istituto
,
va
usato
con
giudizio
e
al
momento
opportuno
.
E
se
tocca
norme
della
Costituzione
,
che
potrebbero
venire
modificate
con
leggi
costituzionali
,
propone
sempre
più
il
problema
:
-
ha
ancora
una
ragione
d
'
essere
un
Parlamento
,
quando
ciò
che
è
vitale
è
oggetto
di
trattative
con
i
sindacati
o
di
referendum
?
Quando
ogni
riforma
della
Costituzione
,
pure
prevista
da
questa
,
risulta
un
fatto
impossibile
per
la
inconciliabilità
di
partiti
e
di
correnti
?
-
.
StampaQuotidiana ,
La
cronaca
ha
narrato
di
due
casi
,
che
trovano
poi
riscontro
in
un
film
che
si
proietta
in
tutte
le
città
:
una
persona
scomparsa
,
ritenuta
morta
;
in
uno
dei
due
casi
,
quello
di
un
disperso
in
guerra
,
la
moglie
non
passa
ad
altre
nozze
,
alleva
i
figli
oggi
adulti
;
nell
'
altro
,
invece
,
il
superstite
si
riforma
una
famiglia
.
Dopo
oltre
vent
'
anni
si
apprende
,
da
una
richiesta
di
documenti
che
lo
scomparso
rivolge
al
suo
Comune
di
nascita
,
ch
'
egli
è
vivo
;
non
ha
mosso
alcun
passo
per
ritrovare
la
famiglia
di
un
giorno
,
anzi
sembra
che
voglia
assumere
un
'
altra
cittadinanza
,
e
che
proprio
per
questo
abbia
fatto
quella
richiesta
.
La
moglie
che
non
si
è
risposata
dev
'
essere
un
'
ottima
donna
,
e
non
conta
di
dare
alcuna
molestia
al
marito
scomparso
.
Ma
allorché
quella
che
si
riteneva
vedova
ha
contratto
un
nuovo
matrimonio
,
che
segue
?
L
'
art.
68
del
Codice
civile
è
chiaro
:
il
nuovo
matrimonio
è
nullo
.
Dopo
la
prima
guerra
mondiale
un
decreto
15
agosto
1919
aveva
stabilito
per
gli
scomparsi
in
guerra
che
,
ove
lo
scomparso
ritornasse
,
la
nullità
del
nuovo
matrimonio
contratto
dalla
donna
avrebbe
potuto
essere
dichiarata
solo
ad
istanza
di
uno
dei
tre
interessati
:
il
reduce
,
il
nuovo
marito
,
la
donna
:
disposizione
molto
equa
,
forse
ispirata
al
ricordo
di
Il
fu
Mattia
Pascal
di
Pirandello
,
dove
il
protagonista
,
che
aveva
fatto
credere
nel
proprio
suicidio
,
non
intende
dare
alcuna
molestia
alla
famigliola
felice
che
la
moglie
ha
riformato
.
Non
è
che
uno
dei
casi
cui
occorrerebbe
provvedere
col
ritorno
alla
norma
del
'19
,
in
una
riforma
del
diritto
di
famiglia
.
Riforma
che
avevo
sperato
andasse
avanti
rapidamente
con
il
ritorno
al
ministero
della
Giustizia
dell
'
on.
Reale
:
egli
già
aveva
presentato
,
allorché
era
stato
titolare
di
quel
dicastero
,
un
progetto
che
consentiva
tra
l
'
altro
al
coniuge
separato
non
per
propria
colpa
il
riconoscimento
dei
figli
adulterini
.
Mi
dicono
che
non
si
è
dismessa
l
'
idea
d
'
una
riforma
del
diritto
di
famiglia
,
tutt
'
altro
;
solo
che
l
'
afflusso
di
buone
volontà
forma
ingorgo
;
quanto
a
dire
che
ci
sono
più
progetti
e
che
nell
'
intento
di
fonderli
ci
si
è
arrestati
.
Ancora
una
volta
vale
che
il
meglio
è
nemico
del
bene
.
Vada
o
no
in
porto
il
disegno
di
legge
sul
divorzio
,
mi
sembra
necessaria
questa
riforma
del
diritto
di
famiglia
:
che
,
va
da
sé
,
non
sarà
una
panacea
,
in
quanto
ci
si
muove
su
un
terreno
in
cui
il
legislatore
poco
può
,
non
essendogli
dato
né
mutare
il
costume
,
fare
sorgere
il
senso
di
riprovazione
sociale
dove
sarebbe
bene
sorgesse
,
né
vivificare
le
coscienze
,
dare
il
senso
dei
doveri
che
nascono
con
il
matrimonio
e
con
la
paternità
,
senso
che
costituisce
il
cemento
insostituibile
delle
sane
famiglie
.
Ho
accennato
alla
norma
sul
matrimonio
dei
presunti
morti
,
cui
parificherei
gli
assenti
da
lungo
tempo
.
In
materia
matrimoniale
occorrerebbe
poi
provvedere
ai
casi
di
nullità
e
ritornare
al
primitivo
progetto
della
Commissione
per
la
riforma
dei
Codici
,
di
circa
quarant
'
anni
or
sono
,
nell
'
allargare
le
ipotesi
di
nullità
per
errore
(
che
la
giurisprudenza
ha
praticamente
eliminato
)
.
Converrebbe
altresì
correggere
l
'
assurdo
insegnamento
della
Cassazione
per
cui
la
nullità
per
impotenza
si
prescrive
in
dieci
anni
,
con
una
prescrizione
che
può
essere
opposta
dal
Pubblico
Ministero
contro
i
due
coniugi
concordi
nel
volere
la
nullità
,
ed
accettare
l
'
insegnamento
tradizionale
,
che
trattasi
di
nullità
imprescrittibile
;
ed
,
ancora
,
mutuare
dal
diritto
canonico
lo
scioglimento
del
matrimonio
non
consumato
.
Sono
,
queste
,
riforme
in
cui
credo
che
tutti
consentirebbero
.
Non
in
altre
,
che
mi
parrebbero
ben
più
essenziali
.
In
un
libro
antidivorzista
di
un
professore
cattolico
c
'
è
questa
battuta
:
si
parla
del
divorzio
e
tra
gli
interlocutori
c
'
è
un
'
alta
personalità
della
finanza
,
che
dice
:
«
Dato
il
numero
delle
unioni
irregolari
,
occorre
ammettere
il
divorzio
per
sanare
la
situazione
»
;
al
che
un
interlocutore
obietta
:
«
Pensa
che
se
fosse
in
circolazione
un
ingente
numero
di
banconote
false
,
sarebbe
perciò
il
caso
di
riconoscerle
per
buone
?
»
.
E
la
personalità
si
dichiara
battuta
.
Non
so
se
,
quando
il
numero
di
banconote
fosse
tale
che
il
rifiutarle
potesse
produrre
una
serie
di
fallimenti
(
penso
alle
sterline
perfette
che
pare
la
Germania
avesse
allestito
durante
la
seconda
guerra
)
,
non
si
finirebbe
anche
di
accettarle
,
considerando
la
loro
emissione
alla
pari
di
un
cataclisma
;
ma
sono
certo
che
comunque
si
avviserebbe
subito
a
stampare
altre
banconote
,
diverse
,
che
fosse
più
arduo
falsificare
.
Mentre
né
il
legislatore
civile
,
né
quello
canonico
mi
consta
pensino
di
modificare
la
legislazione
matrimoniale
,
là
dove
l
'
esperienza
ha
mostrato
che
si
hanno
matrimoni
dall
'
esito
disastroso
:
matrimoni
di
riparazione
(
dopo
ratti
,
violenti
o
consensuali
)
volti
a
fare
estinguere
processi
penali
in
corso
.
Se
non
si
abbandona
l
'
idea
arcaica
che
il
matrimonio
sana
tutto
,
rende
l
'
onore
,
elimina
il
peccato
;
se
il
legislatore
non
mostra
di
disconoscere
questa
idea
,
continueranno
ad
aversi
molti
matrimoni
condannati
in
partenza
.
E
farei
appello
anche
al
legislatore
canonico
.
So
di
parroci
che
malvolentieri
accedono
a
battezzare
bambini
di
famiglie
notoriamente
atee
,
che
faranno
crescere
i
figli
senza
fede
religiosa
e
chiedono
il
battesimo
solo
per
contentare
qualche
vecchio
parente
,
o
,
peggio
,
per
un
'
occasione
di
festa
;
e
quei
parroci
sono
a
posto
sul
terreno
teologico
;
anche
per
la
milizia
cristiana
,
meglio
un
estraneo
che
un
disertore
.
Del
pari
,
anche
dal
punto
di
vista
religioso
,
minor
male
il
concubinato
tra
due
persone
sciolte
da
vincoli
,
che
una
serie
di
legami
adulterini
.
Fuori
del
terreno
matrimoniale
,
occorre
essere
sinceri
e
accettare
o
respingere
quel
che
tanto
spesso
si
afferma
,
che
i
figli
non
debbono
scontare
i
peccati
dei
genitori
(
per
quanto
è
dato
agli
uomini
l
'
evitarlo
)
.
Occorre
cioè
ammettere
la
riconoscibilità
,
da
parte
del
padre
e
della
madre
,
del
figlio
adulterino
,
ed
anche
la
possibilità
per
questo
di
ottenere
l
'
accertamento
giudiziale
di
tale
paternità
o
maternità
,
con
conseguente
acquisto
dei
diritti
propri
ai
figli
naturali
oggi
riconoscibili
.
Riconoscimento
:
che
è
cosa
diversa
dall
'
accoglimento
nella
casa
coniugale
del
genitore
sposato
,
che
non
può
essere
imposto
,
anche
se
sia
augurabile
che
la
generosità
del
coniuge
offeso
da
quella
nascita
lo
consenta
.
Auguriamoci
che
i
vari
legislatori
di
buona
volontà
riescano
a
mettersi
d
'
accordo
(
o
,
meglio
,
a
ritirare
i
loro
molteplici
progetti
,
per
lasciarne
in
vita
uno
solo
)
e
che
almeno
queste
riforme
siano
varate
:
sarebbe
un
punto
a
favore
di
una
legislatura
che
fin
qui
non
mostra
di
dover
passare
alla
storia
come
una
delle
più
felici
.
StampaQuotidiana ,
A
settembre
dovrebbe
essere
affrontata
,
in
fase
conclusiva
,
la
legge
sull
'
Università
.
So
come
ai
politici
sia
indifferente
tutto
ciò
che
non
proviene
da
partiti
o
da
sindacati
,
che
non
si
traduce
in
voti
od
in
pericoli
di
scioperi
.
Eppure
occorre
talora
fare
il
punto
,
mostrare
quanto
di
contrario
agl
'
interessi
dei
meno
agiati
si
compia
nel
nome
della
democrazia
,
quanto
interessi
di
gruppi
prevalgano
sull
'
interesse
generale
.
Inutile
ripetere
cose
che
i
politici
avrebbero
anche
ragione
di
non
ascoltare
,
se
davvero
valesse
la
regola
che
non
si
può
mai
accettare
l
'
impopolarità
di
certe
riforme
.
Ripetere
così
che
è
folle
apparecchiare
nuove
Università
per
creare
sempre
un
maggior
numero
di
laureati
,
senza
curarsi
di
vedere
se
questi
troveranno
poi
un
'
occupazione
(
in
certi
casi
è
anzi
certo
che
non
la
troveranno
,
e
si
moltiplicherà
il
numero
dei
frustrati
,
dei
laureati
in
legge
od
in
economia
o
in
scienze
politiche
che
ad
uno
sportello
di
banca
attendono
ai
depositi
e
riscossioni
sui
libretti
di
risparmio
,
o
in
un
ufficio
riempiono
moduli
)
.
Inutile
ripetere
che
l
'
Università
è
un
grande
nome
,
ma
appartenente
al
passato
,
ed
oggi
la
realtà
sono
le
Facoltà
,
alcune
già
ammasso
di
discipline
eterogenee
,
come
quelle
di
scienze
;
e
non
si
può
legiferare
se
non
per
Facoltà
.
Inutile
ripetere
che
è
pura
demagogia
parlare
delle
esigenze
delle
Università
considerando
il
numero
degli
iscritti
,
e
volendo
ignorare
che
da
sempre
in
certe
Facoltà
solo
una
piccole
percentuale
degl
'
iscritti
frequenta
,
ed
in
alcune
,
dalla
loro
istituzione
,
solo
una
parte
,
non
la
maggioranza
degli
iscritti
al
primo
anno
,
giunge
al
termine
del
corso
.
Inutile
soggiungere
che
è
falso
che
non
si
frequenta
perché
non
ci
sono
posti
o
strutture
adeguate
,
quando
è
noto
che
non
si
frequenta
o
perché
si
risiede
altrove
o
si
è
occupati
,
o
,
più
spesso
,
si
ritiene
,
e
per
molte
materie
giustamente
,
che
a
vent
'
anni
si
possa
studiare
sui
libri
e
non
occorra
ascoltare
lezioni
;
e
che
sarebbe
utile
istituire
consultori
per
coloro
che
non
frequentano
.
Ed
inutile
altresì
ripetere
che
sono
diverse
e
non
sovrapponibili
le
strade
che
portano
a
formare
il
buon
professionista
e
quelle
che
portano
a
creare
l
'
uomo
di
studio
,
quello
delle
teorie
,
che
pure
necessita
;
e
che
sulle
prime
molto
potrebbero
operare
professionisti
provetti
,
primari
spedalieri
,
consigli
dell
'
Ordine
degli
avvocati
,
e
via
dicendo
,
scaricando
le
Università
.
Ma
c
'
è
invece
qualcosa
che
va
detto
,
e
non
importa
se
abbiano
a
giovarsene
i
movimenti
extraparlamentari
(
non
credo
:
essi
pure
hanno
da
guadagnare
a
che
nulla
muti
)
.
Va
detto
che
in
un
Paese
povero
come
il
nostro
,
dove
ciò
che
può
spendersi
per
l
'
istruzione
è
pur
sempre
limitato
,
le
necessità
primarie
sono
quelle
delle
scuole
materne
,
primarie
e
medie
,
e
tutte
le
altre
debbono
essere
mantenute
nei
limiti
dell
'
indispensabile
,
non
concedendosi
alcuno
scialo
.
Quando
sento
del
ragazzino
di
13
anni
che
non
frequenta
la
scuola
media
perché
la
famiglia
ha
bisogno
delle
ventincinquemila
lire
mensili
che
guadagna
addetto
a
una
pompa
di
benzina
ed
alla
ripulitura
del
cristallo
delle
macchine
in
sosta
;
quando
nell
'
ascensore
di
un
'
alta
sede
giudiziaria
mi
ritrovo
col
ragazzino
,
quasi
un
bimbetto
,
addetto
al
bar
,
che
instancabilmente
porta
cappuccini
e
birre
:
allora
ho
uno
dei
miei
rari
moti
d
'
ira
pensando
al
presalario
degli
universitari
,
reclamato
ora
da
tutti
.
Ma
della
cattedra
universitaria
si
tende
a
fare
quel
ch
'
era
il
beneficio
semplice
(
che
non
comportava
alcun
obbligo
,
tolto
portare
la
mantelletta
nera
di
abate
;
Monaldo
Leopardi
l
'
offrì
a
Giacomo
per
dargli
modo
di
vivere
,
ma
dignitosamente
Giacomo
rifiutò
)
,
o
l
'
abbazia
in
commenda
che
alimentava
le
rendite
di
opulenti
cardinali
.
Sento
cose
incredibili
:
una
Università
minore
che
propone
per
una
sola
Facoltà
di
scienze
morali
novantacinque
materie
d
'
insegnamento
,
e
pian
piano
,
ma
forse
non
tanto
piano
,
ogni
insegnante
diverrà
professore
di
ruolo
,
con
assistenti
,
tali
per
il
beneplacito
d
'
un
cattedratico
,
ed
inamovibili
;
anzi
mi
dicono
che
ora
si
vogliono
sistemare
anche
i
«
precari
»
,
chi
per
incarico
d
'
un
professore
tenne
qualche
esercitazione
.
E
quando
poi
mi
guardo
intorno
,
nel
settore
che
conosco
bene
,
scorgo
:
un
piccolissimo
numero
(
credo
bastino
le
dita
di
una
mano
per
contarli
)
di
ottimi
giovani
che
si
stabiliscono
nella
città
dove
hanno
cattedra
,
tengono
corsi
anche
serali
,
suscitano
interessi
,
sono
un
elemento
vivificatore
;
un
numero
sempre
esiguo
,
ma
un
po
'
meno
,
d
'
insegnanti
che
trascorrono
tre
giorni
della
settimana
nella
loro
sede
,
ed
in
quei
giorni
sono
attivi
,
legano
con
i
giovani
(
va
da
sé
che
quelli
interessati
sono
poi
pochi
,
sicché
spesso
dopo
la
lezione
insegnante
ed
allievi
possono
continuare
la
conversazione
intorno
ad
un
tavolo
di
birreria
)
;
ma
,
almeno
nei
settori
che
ben
conosco
,
vedo
aspirare
alla
cattedra
una
serie
di
giovani
che
mai
e
poi
mai
si
sposteranno
dalla
grande
città
in
cui
hanno
il
loro
centro
d
'
affari
,
mai
e
poi
mai
si
rassegneranno
a
vivere
dello
stipendio
,
per
quanto
questo
possa
essere
aumentato
.
Nelle
stesse
Facoltà
scientifiche
,
d
'
altronde
,
ben
so
quanto
sia
raro
il
professore
che
porti
la
sua
famiglia
nella
sede
,
s
'
inserisca
nel
tessuto
della
città
come
elemento
vivificatore
.
Ed
occorre
aggiungere
,
a
fare
il
punto
,
che
giustamente
ogni
ministro
direbbe
che
non
può
fare
nulla
,
perché
libertà
d
'
insegnamento
da
noi
significa
anche
libertà
di
non
insegnare
,
e
sarebbe
un
'
insurrezione
generale
il
giorno
di
esami
in
cui
si
presentasse
un
ispettore
ministeriale
a
vedere
com
'
è
composta
la
commissione
,
quanto
dura
ogni
esame
.
Scelta
delle
materie
,
libertà
di
programmi
:
e
sia
,
anche
se
costituisca
la
pietra
al
collo
per
il
ragazzo
che
non
ha
dietro
a
sé
alcuna
tradizione
di
cultura
,
e
si
fa
indicare
le
materie
dal
compagno
o
dal
bidello
.
Ma
se
c
'
è
qualcuno
che
vuole
studiare
ciò
che
è
fuori
delle
grandi
vie
,
l
'
eros
delle
pulci
o
l
'
astronomia
dei
cartaginesi
,
non
pretenda
si
creino
cattedre
per
lui
.
I
poveri
debbono
spendere
bene
il
poco
di
cui
dispongono
;
lo
spreco
non
è
loro
consentito
.
Si
considerino
i
bisogni
reali
delle
Università
,
ma
non
si
accordi
il
superfluo
;
non
si
crei
(
anche
se
possa
essere
una
via
per
fare
ciò
che
al
fascismo
non
riuscì
,
l
'
impronta
politica
posta
sull
'
Università
,
come
si
tende
a
metterla
sulla
magistratura
}
un
esercito
d
'
insegnanti
che
non
insegnano
o
perché
non
sanno
,
o
perché
non
vogliono
,
o
perché
manca
loro
la
studentesca
cui
insegnare
.
StampaQuotidiana ,
I
bambini
non
vi
penseranno
più
fino
a
dicembre
;
ma
una
gran
parte
d
'
italiani
continuerà
a
pensarvi
tutti
i
giorni
e
ad
invocarne
i
doni
;
solo
,
non
lo
chiamerà
con
questo
nome
,
ma
con
l
'
altro
,
lo
Stato
.
Cresce
invero
ogni
anno
,
ogni
mese
,
il
numero
di
coloro
che
attendono
qualcosa
dallo
Stato
:
la
nuova
autolinea
,
la
fermata
del
direttissimo
,
la
nuova
pretura
,
il
nuovo
ginnasio
,
l
'
inizio
della
costruzione
della
strada
,
l
'
acquedotto
,
ma
soprattutto
la
creazione
di
nuovi
impieghi
,
ed
i
miglioramenti
economici
per
i
dipendenti
,
diretti
ed
indiretti
,
dello
Stato
.
Né
c
'
è
a
stupire
od
a
rammaricarsi
.
Le
condizioni
storiche
,
economiche
,
ambientali
di
ogni
Paese
,
nascono
da
infiniti
fattori
;
e
se
può
orgogliosamente
affermarsi
che
la
storia
la
fanno
gli
uomini
,
occorre
subito
aggiungere
che
sono
però
condizionati
da
una
serie
di
premesse
e
di
limiti
,
e
che
quel
che
ogni
generazione
può
effettuare
è
la
scelta
tra
un
ventaglio
non
ampissimo
di
possibilità
.
Sarebbe
veramente
ingiusto
rimproverare
gl
'
italiani
del
nostro
tempo
comparandoli
agl
'
inglesi
della
generazione
di
Stuart
Mill
od
ai
nord
-
Americani
dell
'
inizio
di
questo
secolo
,
e
raccontare
loro
che
ogni
operaio
ha
in
tasca
la
possibilità
di
divenire
un
Ford
,
sol
che
si
getti
nella
mischia
;
che
lavorando
undici
ore
,
risparmiando
all
'
osso
,
ciascuno
può
capovolgere
la
sua
posizione
.
Ed
ancora
non
giusto
ricordare
,
come
rimprovero
,
che
fino
ad
alcuni
decenni
fa
c
'
erano
regioni
d
'
Italia
,
le
più
ricche
,
dove
nessuno
domandava
nulla
allo
Stato
,
i
ceti
commerciali
ed
industriali
chiedevano
soltanto
di
essere
dimenticati
e
lasciati
al
loro
lavoro
,
nessun
giovane
,
del
popolo
o
della
borghesia
,
aspirava
al
pubblico
impiego
,
e
quando
qualcuno
finiva
nei
suoi
ranghi
era
considerato
un
caduto
dai
compagni
,
operai
o
commessi
viaggiatori
.
In
tutto
il
mondo
con
l
'
aumentare
della
popolazione
,
con
l
'
accrescersi
dei
compiti
dello
Stato
,
con
nuove
sacrosante
esigenze
di
giustizia
sociale
,
con
una
economia
di
fronte
alla
quale
le
frontiere
non
significano
più
gran
che
,
ed
è
ad
augurarsi
abbiano
a
significare
sempre
meno
,
le
cose
sono
mutate
.
Lo
Stato
non
può
e
non
deve
essere
assente
,
nemmeno
là
(
ahimè
,
sono
molto
pochi
questi
angoli
di
elezione
)
dove
si
lavora
forte
e
bene
,
e
si
guadagna
in
modo
da
consentire
profitti
,
fondi
per
il
rinnovo
del
materiale
e
per
ampliamenti
aziendali
,
alti
salari
,
misure
di
previdenza
.
Né
val
la
pena
di
rievocare
un
sogno
che
feci
nella
sfera
di
roveto
ardente
della
primavera
del
'45
:
una
specie
di
"
giornata
della
fede
"
,
in
cui
ogni
comunità
italiana
offriva
qualcosa
per
il
risanamento
della
vita
nazionale
,
perché
venisse
speso
bene
il
danaro
che
viene
speso
male
;
e
due
Comuni
chiedevano
di
fondersi
,
perché
troppo
poveri
per
avere
servizi
distinti
,
un
altro
Comune
rinunciava
alla
vecchia
tranvia
,
bastandogli
l
'
autolinea
,
un
terzo
offriva
la
soppressione
del
ginnasio
che
non
ha
mai
accolto
oltre
dieci
studenti
:
miei
vaneggiamenti
,
forse
causati
dai
lunghi
digiuni
durante
l
'
occupazione
tedesca
.
Accettato
però
che
lo
Stato
è
la
famiglia
,
ed
i
cittadini
sono
i
figli
,
nell
'
età
in
cui
non
è
possibile
realizzare
nulla
fuori
della
cerchia
familiare
,
li
vorrei
come
quei
ragazzi
giudiziosi
,
quali
spesso
s
'
incontrano
nelle
famiglie
povere
,
che
discutono
assennatamente
con
i
genitori
dove
si
debba
spendere
e
si
possa
risparmiare
.
Perché
è
certo
molto
bella
la
famiglia
tutta
slanci
ed
affetti
,
dove
il
padre
non
fuma
ed
il
ragazzo
rinuncia
ai
libri
desiderati
perché
la
figlia
possa
farsi
l
'
abitino
da
ballo
;
ma
è
anche
confortevole
la
famiglia
dove
il
bilancio
domestico
è
discusso
pacatamente
,
ed
anche
i
ragazzi
di
undici
anni
dicono
la
loro
ed
avanzano
le
loro
proposte
di
economie
e
di
spese
;
né
mi
scandalizzerei
se
,
col
dovuto
garbo
,
un
ragazzo
facesse
sentire
alla
mamma
che
non
si
possono
spendere
anche
poche
migliaia
di
lire
mensili
per
la
canasta
,
se
le
tasse
scolastiche
del
figlio
non
sono
pagate
ed
i
libri
non
gli
sono
comprati
in
tempo
.
Fuor
di
metafora
,
posto
che
necessariamente
gl
'
italiani
debbono
sempre
più
per
l
'
economia
delle
loro
famiglie
guardare
allo
Stato
,
vorrei
ricordassero
che
lo
Stato
sono
loro
,
che
l
'
economia
dello
Stato
è
la
somma
delle
economie
degl
'
italiani
;
e
non
si
comportassero
come
la
famiglia
scervellata
,
dove
ciascuno
dà
ragione
all
'
altro
quando
questi
chiede
qualcosa
per
sé
-
sì
,
la
poltrona
per
il
nonno
;
sì
,
il
viaggio
di
piacere
per
papà
e
mamma
;
sì
,
il
gioiello
per
la
signorina
;
sì
,
la
lambretta
per
il
ragazzo
-
e
nessuno
si
chiede
da
dove
attingere
.
Nelle
varie
agitazioni
di
categoria
,
quel
che
mi
dispiace
è
che
viga
la
regola
di
non
guardare
mai
nel
piatto
del
vicino
e
di
battere
sempre
le
mani
alle
rivendicazioni
altrui
:
quasi
lo
Stato
fosse
proprio
papà
Natale
,
del
cui
bilancio
nessuno
si
preoccupa
.
Quella
regola
che
non
si
fanno
spese
senza
rispondere
alla
domanda
"
con
che
?
"
,
regola
che
Einaudi
fece
includere
nella
Costituzione
e
che
di
tanto
in
tanto
ricordava
nei
suoi
messaggi
al
Parlamento
,
vorrei
penetrasse
nella
testa
degl
'
italiani
.
Possono
esserci
leghe
di
consumatori
contro
i
produttori
e
di
produttori
contro
(
anche
se
non
lo
dichiarino
)
i
consumatori
;
dei
cittadini
che
desiderano
lo
Stato
spenda
poco
e
metta
poche
tasse
,
e
di
chi
vuoi
l
'
opposto
;
di
quanti
vogliono
un
bilancio
che
si
appoggi
di
più
sulle
imposte
indirette
e
di
quanti
aspirano
ad
uno
che
gravi
sulle
dirette
;
di
coloro
che
non
ricevono
stipendi
dallo
Stato
contrapposti
a
coloro
che
ne
ricevono
,
e
viceversa
;
è
perfettamente
ragionevole
che
tra
i
dipendenti
statali
gli
uni
dicano
che
c
'
è
un
'
altra
categoria
ingiustamente
privilegiata
,
e
questa
neghi
o
difenda
il
suo
privilegio
.
Tali
contrasti
d
'
interessi
sono
nella
vita
,
ed
occorre
il
melenso
ottimismo
delle
dittature
per
pretendere
di
negarli
e
di
comporli
per
virtù
di
formula
in
un
astratto
superiore
interesse
.
La
fetta
più
grande
per
me
dev
'
essere
più
piccola
per
un
altro
;
e
chi
vuole
negarlo
e
pretendere
che
si
possa
ingrandire
la
torta
senza
togliere
a
nessuno
,
dovrebbe
avere
proposte
chiare
da
mettere
avanti
.
Sono
molto
rispettoso
dell
'
agitazione
di
tranvieri
che
chiedendo
aumenti
di
paghe
dicano
:
ci
sono
troppe
tessere
gratuite
di
libera
circolazione
;
il
costo
del
biglietto
della
corsa
dev
'
essere
aumentato
;
l
'
Azienda
acquista
energia
a
prezzo
troppo
alto
e
le
conviene
avere
centrali
sue
;
ci
sono
troppi
impiegati
negli
uffici
;
occorre
abolire
quel
tratto
di
linea
e
quelle
corse
che
sono
passivi
.
Rispettoso
dell
'
agitazione
degli
assistenti
universitari
che
indicasse
capitoli
di
bilanci
di
altri
Ministeri
su
cui
tagliare
per
dare
a
quello
della
Istruzione
,
o
magari
,
guardando
solo
a
questo
,
affermasse
:
-
le
economie
per
venirci
incontro
si
possono
realizzare
con
la
fusione
di
quegli
istituti
che
sono
dei
doppioni
,
l
'
abolizione
di
alcune
pubblicazioni
che
non
servono
a
nulla
,
la
decurtazione
delle
spese
per
partecipazioni
a
congressi
e
missioni
all
'
estero
;
e
se
non
basta
,
sopprimendo
un
certo
numero
di
cattedre
,
magari
alcune
facoltà
,
e
se
non
basta
ancora
,
diminuendo
un
po
'
le
paghe
ai
professori
ordinari
.
Naturalmente
proposte
di
questo
genere
-
gli
esempi
potrebbero
protrarsi
all
'
infinito
-
darebbero
luogo
a
proteste
,
repliche
e
ritorsioni
.
Che
considererei
non
scandalose
,
ma
benefiche
;
giacché
anche
nei
bilanci
più
magri
ci
sono
spese
indifendibili
,
sperperi
:
che
sarebbe
sacrosanto
portare
alla
luce
del
sole
.
E
soprattutto
perché
è
così
che
gl
'
italiani
acquisterebbero
finalmente
la
persuasione
che
le
casse
dello
Stato
sono
le
loro
casse
,
che
lo
Stato
sono
loro
.
Se
non
si
riuscisse
a
far
comprendere
questo
,
e
lo
Stato
dovesse
venir
sempre
considerato
come
babbo
Natale
,
cui
si
può
chiedere
senza
preoccuparsi
della
provenienza
dei
suoi
doni
,
occorrerebbe
dubitare
della
intelligenza
degl
'
italiani
.
StampaQuotidiana ,
Ero
pressocché
bambino
quando
lessi
un
articolo
,
«
Re
Piccone
»
,
ove
Domenico
Gnoli
deplorava
gli
sventramenti
che
mutavano
il
volto
delle
città
italiane
;
seguo
ora
i
frequenti
articoli
di
Antonio
Cederna
sulle
devastazioni
ai
danni
dell
'
arte
,
della
storia
,
del
paesaggio
,
che
compie
quotidianamente
la
speculazione
.
Cinquant
'
anni
:
di
continue
,
ininterrotte
sconfitte
di
quanti
oppongono
valori
estetici
o
storici
all
'
interesse
privato
.
Ben
so
come
non
sia
possibile
,
né
in
Italia
né
fuori
,
mantenere
immutato
il
volto
delle
città
;
conosco
i
diritti
della
igiene
e
della
viabilità
,
e
pur
il
diritto
di
ogni
secolo
d
'
imprimere
una
sua
orma
.
Ma
,
appena
si
passa
la
frontiera
,
si
scorge
altrove
una
vigile
cura
nel
distinguere
,
e
considerare
sacre
certe
limitate
zone
,
intoccabili
alcuni
paesaggi
.
Fino
alla
seconda
guerra
mondiale
le
città
tedesche
,
sviluppando
ad
anello
intorno
ai
vecchi
nuclei
nuove
città
commerciali
,
avevano
rispettato
in
ogni
dettaglio
l
'
opera
di
altri
secoli
.
Nel
cuore
di
Londra
si
trovano
ancora
chiese
con
giardini
,
antichi
cimiteri
,
su
cui
nessuno
pensa
erigere
grattacieli
.
Il
centro
di
Parigi
è
immutato
da
ottant
'
anni
.
Da
noi
solo
,
nulla
riesce
a
salvarsi
,
neppure
quelle
poche
cose
che
senza
rettorica
potrebbero
dirsi
patrimonio
della
nostra
civiltà
più
che
dell
'
Italia
.
Dal
teatro
di
Siracusa
la
vista
del
mare
già
è
interrotta
da
una
serie
di
costruzioni
industriali
.
E
stato
fatto
scempio
dell
'
Aventino
,
della
Via
Appia
;
irremissibilmente
guastata
l
'
unica
opera
meritevole
,
in
quest
'
ambito
,
della
terza
Italia
,
la
passeggiata
archeologica
,
cortina
di
verde
che
saldava
ricordi
classici
e
chiese
medievali
;
Venezia
è
in
continuo
pericolo
.
Non
griderei
contro
l
'
ingordigia
degli
speculatori
.
Trovo
umano
che
chi
possiede
un
giardino
nel
cuore
di
Milano
o
di
Venezia
o
una
vecchia
villa
in
Roma
,
proprietà
che
non
rendono
o
sono
passive
,
aspiri
a
ricavarne
le
centinaia
di
milioni
che
danno
,
vendute
come
aree
edificabili
.
Penso
che
il
proprietario
inglese
,
tedesco
o
francese
abbia
identico
desiderio
.
Ma
altrove
funzionano
i
freni
;
da
noi
,
no
.
Se
non
al
primo
,
al
secondo
,
al
terzo
attacco
,
commissioni
edilizie
,
Sovraintendenze
ai
monumenti
,
Consiglio
Superiore
delle
Belle
Arti
,
finiscono
per
cedere
.
Progetti
di
transazione
,
varianti
,
esecuzione
non
conforme
al
progetto
,
che
viene
poi
sanata
:
lo
scempio
è
compiuto
.
Gli
uffici
pubblici
non
sono
secondi
ai
privati
.
Non
c
'
è
direttore
generale
o
ministro
che
sacrifichi
al
rispetto
del
monumento
il
bisogno
degli
uffici
di
allargarsi
,
di
avere
più
respiro
.
Scomparsi
in
Roma
per
questo
bisogno
di
uffici
,
i
due
incantevoli
chiostri
-
giardini
ricchi
di
aranci
a
San
Silvestro
;
fino
al
1946
l
'
antico
chiostro
agostiniano
era
il
più
delizioso
giardino
:
scrosciare
sommesso
di
acque
,
gorgheggi
di
uccelli
,
che
in
certe
ore
avevano
a
sfondo
sonoro
le
campane
di
Sant
'
Agostino
;
ma
quella
è
la
sede
dell
'
Avvocatura
dello
Stato
(
che
difende
in
giudizio
anche
gl
'
interessi
dell
'
arte
e
del
paesaggio
)
e
quel
giardino
non
consentiva
la
sosta
delle
macchine
dei
funzionari
.
Ora
solo
in
due
angoli
alcuni
alberelli
,
ma
sostano
tante
macchine
su
bella
ghiaia
spianata
.
Come
non
fo
colpa
ai
proprietari
che
pensano
ai
loro
interessi
,
ne
fo
una
relativa
ai
colonnelli
che
avendo
caserme
in
antichi
edifici
pensano
anzitutto
alle
esigenze
dei
soldati
,
od
ai
vescovi
che
curano
quelle
dei
seminaristi
o
dell
'
episcopio
(
ma
chi
passi
per
Foligno
,
guardi
un
po
'
cosa
l
'
autorità
vescovile
ha
combinato
nel
vecchio
centro
cittadino
)
;
e
do
le
attenuanti
anche
a
sovraintendenti
e
consiglieri
delle
Belle
Arti
,
perché
,
a
differenza
che
in
altri
Paesi
,
non
hanno
dietro
di
sé
il
deciso
appoggio
della
opinione
pubblica
.
Manca
l
'
indignazione
.
Si
sono
fatti
scioperi
generali
di
anticipata
protesta
contro
la
minacciata
abolizione
di
una
fermata
ferroviaria
,
contro
la
minacciata
soppressione
di
un
ospedale
,
agitazioni
per
il
trasferimento
di
un
insignificante
ufficio
;
nessun
agitatore
riuscirebbe
a
far
divampare
l
'
ira
popolare
contro
alcuno
scempio
di
centri
cittadini
.
Ed
è
altresì
significativo
,
a
mostrare
il
vuoto
di
certa
rettorica
,
che
quei
partiti
e
correnti
che
più
amano
insistere
sulle
grandi
memorie
e
sulle
glorie
degli
avi
,
siano
sempre
stati
oltremodo
distratti
allorché
si
è
trattato
di
cancellare
vestigie
;
la
rovina
della
Mèta
sudante
,
che
aveva
attraversato
i
secoli
,
fu
cancellata
dal
fascismo
per
fare
una
bella
spianata
dinanzi
all
'
arco
di
Costantino
,
ed
il
culto
dei
ricordi
sabaudi
dei
gerarchi
piemontesi
portò
ad
incombere
su
piazza
Castello
la
torre
littoria
.
Sono
gl
'
italiani
più
negati
al
bello
,
al
senso
della
tradizione
,
di
altri
popoli
?
Lo
negherei
recisamente
.
Ma
,
qui
ancora
,
gli
italiani
sentono
l
'
interesse
dell
'
uno
,
non
quello
di
tutti
.
Pare
naturale
che
si
litighi
accanitamente
perché
in
un
cortile
,
in
una
strada
,
il
proprietario
di
fronte
abbia
alzato
la
costruzione
di
qualche
centimetro
più
che
non
gli
fosse
consentito
,
ed
ineccepibile
che
si
faccia
demolire
se
si
era
tolto
un
po
'
di
vista
o
di
sole
a
chi
poteva
invocare
una
disposizione
di
legge
o
di
regolamento
;
ma
quando
è
la
popolazione
,
sono
le
generazioni
avvenire
,
ad
essere
spossessate
,
il
metro
è
diverso
.
Quante
volte
un
sindaco
ordina
l
'
arresto
di
lavori
,
il
proprietario
ricorre
al
Consiglio
di
Stato
e
chiede
la
sospensione
del
provvedimento
;
e
la
causa
si
decide
in
fatto
nell
'
incidente
di
sospensione
;
se
l
'
ordine
del
sindaco
è
sospeso
ed
i
lavori
continuano
,
nulla
più
a
fare
.
Nemmeno
il
più
appassionato
amante
di
paesaggi
romani
o
napoletani
o
di
ricordi
fiorentini
o
torinesi
si
sentirebbe
di
reclamare
poi
la
demolizione
dell
'
opera
;
l
'
opinione
pubblica
direbbe
che
"
esagera
"
,
che
non
si
può
rovinare
il
costruttore
in
pro
del
paesaggio
o
della
storia
.
Siamo
sempre
al
"
capo
ha
cosa
fatta
"
,
ai
buoni
propositi
(
in
avvenire
saremo
senza
pietà
,
ma
per
questa
volta
...
)
,
alla
indulgenza
.
Dove
non
c
'
è
in
gioco
l
'
interesse
del
singolo
,
ma
quello
della
collettività
,
la
sanzione
sembra
odiosa
.
C
'
è
una
nota
stazione
montana
che
ho
l
'
impressione
abbia
iniziato
la
sua
decadenza
,
da
quando
costruzioni
di
casamenti
,
col
criterio
di
far
rendere
le
aree
di
maggior
valore
,
hanno
tolto
alle
vie
l
'
incantevole
vista
dei
monti
e
della
valle
.
Da
anni
questo
era
paventato
,
ed
era
sul
tappeto
un
piano
che
limitasse
le
costruzioni
in
quelle
aree
;
ma
come
recar
dispiacere
a
Tizio
,
Caio
,
compaesani
,
a
vantaggio
di
una
collettività
,
sia
pure
di
tre
o
quattromila
persone
?
In
questa
vicenda
-
danno
di
tutti
per
non
osar
contrastare
all
'
interesse
di
pochi
-
è
un
po
'
la
sintesi
della
nostra
vita
nazionale
.
StampaQuotidiana ,
Non
più
cappelli
per
le
vie
d
'
Italia
.
È
una
delle
note
visive
che
contribuisce
a
rendere
inconfondibili
i
colpi
d
'
occhio
d
'
oggi
con
le
immagini
della
mia
infanzia
.
Nell
'
orbita
maschile
,
qualche
berrettino
su
teste
di
vecchi
cadenti
,
che
camminano
appoggiandosi
al
bastone
,
evoca
tristi
immagini
d
'
infermità
e
di
ospizio
.
Resistono
,
specie
nel
mezzogiorno
,
i
cappelli
tondi
dei
preti
che
or
è
un
secolo
sostituirono
il
tricorno
:
i
giovani
preti
vanno
senza
cappello
o
portano
il
basco
.
Anche
i
copricapo
di
divise
si
restringono
,
accennano
a
scomparire
:
non
più
gli
imponenti
berretti
,
alti
,
adorni
di
ben
cinque
galloni
,
che
davano
tanta
maestà
al
controllore
ferroviario
,
il
quale
allora
indossava
la
redingote
;
non
più
i
rigidi
berretti
cari
agli
ufficiali
della
prima
guerra
mondiale
;
berretti
appiattiti
,
baschi
,
bustine
:
è
il
declino
,
il
passo
verso
la
scomparsa
.
A
tratti
l
'
uniformità
è
rotta
:
larghissimi
cappelli
di
paglia
ordinaria
,
portati
da
stranieri
,
che
considerano
l
'
Italia
il
Paese
del
sole
:
nessuno
li
guarda
.
Mi
dicono
che
in
Brasile
è
considerato
un
insulto
al
Paese
coprirsi
col
casco
coloniale
.
L
'
italiano
è
superiore
a
queste
suscettibilità
e
lo
straniero
si
sente
intimidito
,
al
secondo
giorno
lascia
in
albergo
il
sombrero
.
In
Alta
Italia
il
copricapo
femminile
l
'
inverno
ancora
oppone
qualche
resistenza
:
da
Roma
in
giù
è
pressoché
scomparso
:
scialli
o
cappucci
.
Mi
duole
veder
mutare
anche
in
questi
dettagli
il
quadro
che
conobbe
la
mia
giovinezza
,
quando
l
'
alternarsi
dei
copricapo
segnava
pure
l
'
ordine
che
l
'
uomo
pretendeva
d
'
imporre
alle
stagioni
.
C
'
era
il
giorno
in
cui
s
'
inaugurava
la
paglietta
,
e
se
pure
il
tempo
fosse
mite
era
di
cattivo
gusto
portarla
dopo
il
primo
di
ottobre
.
Mi
duole
il
declino
di
un
prodotto
che
ha
dato
vita
ad
una
grande
industria
nazionale
,
ad
una
industria
che
si
è
affermata
nel
mondo
,
esportando
ampliamente
.
Non
so
dolermi
della
scomparsa
di
un
segno
tangibile
di
distinzione
delle
classi
.
Perché
tale
era
.
Il
copricapo
della
classe
operaia
era
il
cappello
a
cencio
tondo
,
la
caciottella
;
che
vedete
nelle
fotografie
che
riproducono
scene
dei
primi
scioperi
,
dei
primi
moti
,
intorno
al
1890;
si
mescolavano
berretti
di
pelo
l
'
inverno
,
ed
un
po
'
più
tardi
,
i
berretti
"
da
ciclista
"
,
con
la
visiera
di
panno
.
La
lobbia
segnava
il
passo
dal
popolo
alla
borghesia
:
cominciavano
ad
usarla
,
senza
esporsi
al
dileggio
dei
compagni
o
dei
più
umili
,
il
commesso
di
negozio
,
il
piccolissimo
impiegato
;
fu
un
'
affermazione
dell
'
operaio
specializzato
,
quando
sorse
in
luogo
dell
'
artigiano
.
Il
cappello
duro
significava
la
rivendicazione
di
un
posto
almeno
nella
media
borghesia
:
il
cappello
del
professionista
,
del
cavaliere
.
Il
cilindro
non
l
'
ho
visto
che
come
cappello
da
cerimonia
-
un
funerale
non
aveva
tono
se
non
c
'
era
qualche
dozzina
di
cilindri
-
:
qualche
vecchio
signore
ancora
lo
portava
sedendo
in
carrozza
al
corso
che
non
mancava
in
nessuna
città
,
e
soprattutto
guidando
il
tilbury
.
Scomparso
presto
il
cilindro
come
cappello
della
vita
quotidiana
,
sopravvissero
per
un
buon
decennio
ancora
i
mezzi
-
cilindri
,
cappelli
rigidi
di
feltro
,
mescolanza
di
cappello
duro
e
di
cilindro
.
Credo
che
in
Piemonte
siano
durati
più
che
altrove
:
qualche
mio
insegnante
universitario
ancora
usava
il
mezzo
-
cilindro
.
Dall
'
essere
la
lobbia
ed
il
cappello
duro
cappelli
borghesi
,
derivava
il
loro
rifiuto
da
parte
dei
vecchi
socialisti
,
che
usavano
cappelli
che
non
erano
quelli
dell
'
operaio
,
ma
piuttosto
il
copricapo
dei
mazziniani
risorgimentali
:
molli
,
tondeggianti
,
a
larghe
tese
.
Lo
portava
Enrico
Ferri
,
era
il
contrassegno
socialista
di
Guido
Podrecca
,
che
l
'
amore
della
musica
aveva
spinto
ad
accettare
la
marsina
per
le
sere
dell
'
opera
:
tondo
e
floscio
,
ma
a
piccole
tese
,
il
cappello
di
Turati
,
che
appariva
accanto
al
modestissimo
cappellino
nero
della
inseparabile
Kulisciof
:
ma
Claudio
Treves
che
nella
passeggiatina
nel
primo
pomeriggio
intorno
a
Montecitorio
si
accompagnava
con
loro
,
aveva
una
lobbia
non
scevra
di
eleganza
.
Il
cappello
era
anche
altrimenti
un
simbolo
politico
.
I
monarchici
tradizionalisti
irridevano
ai
repubblicani
,
che
volevano
porre
a
Capo
dello
Stato
,
e
pur
delle
forze
armate
,
un
signore
in
cilindro
:
gli
agnostici
intorno
alla
forma
di
stato
dicevano
che
non
valeva
la
pena
di
una
rivoluzione
per
avere
un
capo
in
cilindro
o
in
cheppì
.
Dubito
che
agli
occhi
di
molti
semplici
un
primo
colpo
il
prestigio
della
monarchia
italiana
lo
subisse
quando
intorno
al
1905
fu
soppresso
l
'
elmo
ed
il
pennacchio
dei
generali
.
Ma
il
distacco
sociale
più
profondo
lo
segnava
il
cappello
femminile
,
c
'
era
un
solco
incolmabile
tra
la
donna
"
in
capelli
"
e
quella
"
che
portava
il
cappello
"
:
strazio
della
famiglia
piccolissimo
-
borghese
,
cui
mancavano
sempre
diciannove
soldi
per
fare
una
lira
,
se
il
figlio
sposava
una
ragazza
-
magari
prole
di
agiati
bottegai
-
che
"
non
portava
il
cappello
"
.
Grido
di
rancore
di
classe
quello
che
risuonava
di
continuo
nei
mercati
romani
quando
la
moglie
del
piccolo
impiegato
voleva
tirare
troppo
,
pretendeva
eccessivi
ribassi
:
la
rivenditrice
sdegnata
gridava
alto
:
"
E
ce
porta
puro
la
ciavattella
"
.
Angoscie
non
troppo
dissimili
da
quelle
di
un
'
abiura
o
almeno
di
un
uso
di
passaporto
falso
,
allorché
l
'
agiata
popolana
,
la
"
minente
"
romana
carica
d
'
ori
come
una
madonna
e
dal
portamento
altezzoso
,
alla
vigilia
di
un
viaggio
era
persuasa
a
mettere
il
primo
cappello
:
perché
,
le
avevano
detto
,
all
'
estero
o
al
nord
,
senza
cappello
non
si
è
rispettate
.
Ricordo
penoso
di
poveri
cappellini
,
spennati
e
rossastri
,
ultima
difesa
di
vedove
,
di
decadute
:
che
si
abbarbicavano
a
quel
simbolo
per
non
confessare
che
non
erano
più
delle
borghesi
.
Visione
così
penosa
,
per
visi
ben
noti
che
nel
ricordo
si
profilano
sotto
quelle
larve
di
cappellini
,
da
annullare
la
gioia
che
mi
darebbe
la
rievocazione
dei
buffi
cappelli
che
vidi
nella
mia
infanzia
-
ceste
con
ogni
sorta
di
fiori
,
di
erbe
,
di
uccelli
,
in
cima
alla
testa
,
mezzi
meloni
con
pennacchio
alla
bersagliera
-
o
l
'
altra
visione
,
che
invece
mi
accarezza
l
'
occhio
,
dei
larghi
ricchi
cappelli
che
ombreggiavano
il
viso
,
degli
svelti
tricorni
,
delle
estive
pamele
in
pizzi
o
tela
e
nastri
,
in
voga
intorno
al
1910
(
gli
anni
di
Gozzano
:
"
La
nera
chioma
ondosa
-
chiusa
nel
casco
enorme
"
)
.
Il
cappello
maschile
con
la
sua
scomparsa
ha
eliminato
un
segno
di
distinzione
di
classi
.
Il
cilindro
da
cerimonia
è
una
divisa
che
ha
sostituito
la
feluca
delle
uniformi
civili
descritte
nei
decreti
della
unificazione
e
,
più
accuratamente
,
in
quelli
dei
primi
anni
del
fascismo
.
Un
direttore
generale
od
un
capo
di
gabinetto
debbono
possedere
un
cilindro
,
ma
un
duca
ne
può
fare
a
meno
.
Nell
'
ambito
femminile
le
cose
sono
sempre
meno
semplici
,
ed
è
sempre
maggiore
la
possibilità
di
ritorni
.
Scomparsi
i
cappelli
da
passeggio
,
restano
quelli
dei
ricevimenti
pomeridiani
,
per
le
cerimonie
mondane
,
in
genere
:
cappelli
neri
piattissimi
e
larghi
tutti
eguali
tra
loro
,
o
semplici
decorazioni
intorno
alla
chioma
:
fiori
,
arabeschi
,
piumaggi
,
minuscole
cuffiette
,
che
paiono
copiate
da
ritratti
di
dame
del
Settecento
.
La
linea
divisoria
segnata
dal
possesso
di
questi
cappelli
non
coincide
con
quella
ch
'
era
marcata
dal
cappello
dell
'
Ottocento
,
corre
più
in
alto
:
non
più
distinzione
tra
popolo
e
borghesia
,
ma
tra
alta
borghesia
e
tutto
il
resto
.
Gli
uomini
politici
possono
trovare
argomento
di
meditazione
,
ed
i
partiti
di
sinistra
di
compiacimento
:
la
media
e
la
piccola
borghesia
sono
saldate
al
proletariato
.
Signore
austere
,
che
tengono
ad
affermarsi
per
quello
che
sono
,
scrittrici
o
giornaliste
o
professoresse
,
le
vedo
,
talora
rifiutarsi
a
questi
cappelli
rappresentare
in
un
ricevimento
la
minoranza
delle
teste
né
coperte
né
addobbate
.
Non
credo
che
neppure
questa
trincea
opposta
alla
mescolanza
delle
classi
sia
destinata
a
durare
:
o
il
cappello
da
ricevimento
scomparirà
o
si
generalizzerà
in
ogni
ceto
.
Più
attendibile
la
seconda
ipotesi
.
Con
altrettanta
facilità
potessero
scomparire
le
reali
trincee
,
che
sono
costituite
non
solo
dalle
differenze
delle
fortune
,
ma
da
quelle
dei
gusti
,
delle
abitudini
,
degli
atteggiamenti
dello
spirito
,
dei
modi
di
ragionare
.
Perché
,
ahimè
,
a
dispetto
di
ogni
logica
formale
a
base
di
sillogismi
,
dipende
dall
'
ambiente
in
cui
ci
si
è
formati
(
oltre
,
va
da
sé
,
che
dallo
spirito
di
sopraffazione
che
più
o
meno
vivo
è
in
ogni
uomo
,
almeno
nella
prima
parte
della
sua
vita
)
che
,
troppo
spesso
,
per
gli
uni
due
più
due
faccia
quattro
,
e
per
gli
altri
invece
cinque
.