StampaQuotidiana ,
Non
più
cappelli
per
le
vie
d
'
Italia
.
È
una
delle
note
visive
che
contribuisce
a
rendere
inconfondibili
i
colpi
d
'
occhio
d
'
oggi
con
le
immagini
della
mia
infanzia
.
Nell
'
orbita
maschile
,
qualche
berrettino
su
teste
di
vecchi
cadenti
,
che
camminano
appoggiandosi
al
bastone
,
evoca
tristi
immagini
d
'
infermità
e
di
ospizio
.
Resistono
,
specie
nel
mezzogiorno
,
i
cappelli
tondi
dei
preti
che
or
è
un
secolo
sostituirono
il
tricorno
:
i
giovani
preti
vanno
senza
cappello
o
portano
il
basco
.
Anche
i
copricapo
di
divise
si
restringono
,
accennano
a
scomparire
:
non
più
gli
imponenti
berretti
,
alti
,
adorni
di
ben
cinque
galloni
,
che
davano
tanta
maestà
al
controllore
ferroviario
,
il
quale
allora
indossava
la
redingote
;
non
più
i
rigidi
berretti
cari
agli
ufficiali
della
prima
guerra
mondiale
;
berretti
appiattiti
,
baschi
,
bustine
:
è
il
declino
,
il
passo
verso
la
scomparsa
.
A
tratti
l
'
uniformità
è
rotta
:
larghissimi
cappelli
di
paglia
ordinaria
,
portati
da
stranieri
,
che
considerano
l
'
Italia
il
Paese
del
sole
:
nessuno
li
guarda
.
Mi
dicono
che
in
Brasile
è
considerato
un
insulto
al
Paese
coprirsi
col
casco
coloniale
.
L
'
italiano
è
superiore
a
queste
suscettibilità
e
lo
straniero
si
sente
intimidito
,
al
secondo
giorno
lascia
in
albergo
il
sombrero
.
In
Alta
Italia
il
copricapo
femminile
l
'
inverno
ancora
oppone
qualche
resistenza
:
da
Roma
in
giù
è
pressoché
scomparso
:
scialli
o
cappucci
.
Mi
duole
veder
mutare
anche
in
questi
dettagli
il
quadro
che
conobbe
la
mia
giovinezza
,
quando
l
'
alternarsi
dei
copricapo
segnava
pure
l
'
ordine
che
l
'
uomo
pretendeva
d
'
imporre
alle
stagioni
.
C
'
era
il
giorno
in
cui
s
'
inaugurava
la
paglietta
,
e
se
pure
il
tempo
fosse
mite
era
di
cattivo
gusto
portarla
dopo
il
primo
di
ottobre
.
Mi
duole
il
declino
di
un
prodotto
che
ha
dato
vita
ad
una
grande
industria
nazionale
,
ad
una
industria
che
si
è
affermata
nel
mondo
,
esportando
ampliamente
.
Non
so
dolermi
della
scomparsa
di
un
segno
tangibile
di
distinzione
delle
classi
.
Perché
tale
era
.
Il
copricapo
della
classe
operaia
era
il
cappello
a
cencio
tondo
,
la
caciottella
;
che
vedete
nelle
fotografie
che
riproducono
scene
dei
primi
scioperi
,
dei
primi
moti
,
intorno
al
1890;
si
mescolavano
berretti
di
pelo
l
'
inverno
,
ed
un
po
'
più
tardi
,
i
berretti
"
da
ciclista
"
,
con
la
visiera
di
panno
.
La
lobbia
segnava
il
passo
dal
popolo
alla
borghesia
:
cominciavano
ad
usarla
,
senza
esporsi
al
dileggio
dei
compagni
o
dei
più
umili
,
il
commesso
di
negozio
,
il
piccolissimo
impiegato
;
fu
un
'
affermazione
dell
'
operaio
specializzato
,
quando
sorse
in
luogo
dell
'
artigiano
.
Il
cappello
duro
significava
la
rivendicazione
di
un
posto
almeno
nella
media
borghesia
:
il
cappello
del
professionista
,
del
cavaliere
.
Il
cilindro
non
l
'
ho
visto
che
come
cappello
da
cerimonia
-
un
funerale
non
aveva
tono
se
non
c
'
era
qualche
dozzina
di
cilindri
-
:
qualche
vecchio
signore
ancora
lo
portava
sedendo
in
carrozza
al
corso
che
non
mancava
in
nessuna
città
,
e
soprattutto
guidando
il
tilbury
.
Scomparso
presto
il
cilindro
come
cappello
della
vita
quotidiana
,
sopravvissero
per
un
buon
decennio
ancora
i
mezzi
-
cilindri
,
cappelli
rigidi
di
feltro
,
mescolanza
di
cappello
duro
e
di
cilindro
.
Credo
che
in
Piemonte
siano
durati
più
che
altrove
:
qualche
mio
insegnante
universitario
ancora
usava
il
mezzo
-
cilindro
.
Dall
'
essere
la
lobbia
ed
il
cappello
duro
cappelli
borghesi
,
derivava
il
loro
rifiuto
da
parte
dei
vecchi
socialisti
,
che
usavano
cappelli
che
non
erano
quelli
dell
'
operaio
,
ma
piuttosto
il
copricapo
dei
mazziniani
risorgimentali
:
molli
,
tondeggianti
,
a
larghe
tese
.
Lo
portava
Enrico
Ferri
,
era
il
contrassegno
socialista
di
Guido
Podrecca
,
che
l
'
amore
della
musica
aveva
spinto
ad
accettare
la
marsina
per
le
sere
dell
'
opera
:
tondo
e
floscio
,
ma
a
piccole
tese
,
il
cappello
di
Turati
,
che
appariva
accanto
al
modestissimo
cappellino
nero
della
inseparabile
Kulisciof
:
ma
Claudio
Treves
che
nella
passeggiatina
nel
primo
pomeriggio
intorno
a
Montecitorio
si
accompagnava
con
loro
,
aveva
una
lobbia
non
scevra
di
eleganza
.
Il
cappello
era
anche
altrimenti
un
simbolo
politico
.
I
monarchici
tradizionalisti
irridevano
ai
repubblicani
,
che
volevano
porre
a
Capo
dello
Stato
,
e
pur
delle
forze
armate
,
un
signore
in
cilindro
:
gli
agnostici
intorno
alla
forma
di
stato
dicevano
che
non
valeva
la
pena
di
una
rivoluzione
per
avere
un
capo
in
cilindro
o
in
cheppì
.
Dubito
che
agli
occhi
di
molti
semplici
un
primo
colpo
il
prestigio
della
monarchia
italiana
lo
subisse
quando
intorno
al
1905
fu
soppresso
l
'
elmo
ed
il
pennacchio
dei
generali
.
Ma
il
distacco
sociale
più
profondo
lo
segnava
il
cappello
femminile
,
c
'
era
un
solco
incolmabile
tra
la
donna
"
in
capelli
"
e
quella
"
che
portava
il
cappello
"
:
strazio
della
famiglia
piccolissimo
-
borghese
,
cui
mancavano
sempre
diciannove
soldi
per
fare
una
lira
,
se
il
figlio
sposava
una
ragazza
-
magari
prole
di
agiati
bottegai
-
che
"
non
portava
il
cappello
"
.
Grido
di
rancore
di
classe
quello
che
risuonava
di
continuo
nei
mercati
romani
quando
la
moglie
del
piccolo
impiegato
voleva
tirare
troppo
,
pretendeva
eccessivi
ribassi
:
la
rivenditrice
sdegnata
gridava
alto
:
"
E
ce
porta
puro
la
ciavattella
"
.
Angoscie
non
troppo
dissimili
da
quelle
di
un
'
abiura
o
almeno
di
un
uso
di
passaporto
falso
,
allorché
l
'
agiata
popolana
,
la
"
minente
"
romana
carica
d
'
ori
come
una
madonna
e
dal
portamento
altezzoso
,
alla
vigilia
di
un
viaggio
era
persuasa
a
mettere
il
primo
cappello
:
perché
,
le
avevano
detto
,
all
'
estero
o
al
nord
,
senza
cappello
non
si
è
rispettate
.
Ricordo
penoso
di
poveri
cappellini
,
spennati
e
rossastri
,
ultima
difesa
di
vedove
,
di
decadute
:
che
si
abbarbicavano
a
quel
simbolo
per
non
confessare
che
non
erano
più
delle
borghesi
.
Visione
così
penosa
,
per
visi
ben
noti
che
nel
ricordo
si
profilano
sotto
quelle
larve
di
cappellini
,
da
annullare
la
gioia
che
mi
darebbe
la
rievocazione
dei
buffi
cappelli
che
vidi
nella
mia
infanzia
-
ceste
con
ogni
sorta
di
fiori
,
di
erbe
,
di
uccelli
,
in
cima
alla
testa
,
mezzi
meloni
con
pennacchio
alla
bersagliera
-
o
l
'
altra
visione
,
che
invece
mi
accarezza
l
'
occhio
,
dei
larghi
ricchi
cappelli
che
ombreggiavano
il
viso
,
degli
svelti
tricorni
,
delle
estive
pamele
in
pizzi
o
tela
e
nastri
,
in
voga
intorno
al
1910
(
gli
anni
di
Gozzano
:
"
La
nera
chioma
ondosa
-
chiusa
nel
casco
enorme
"
)
.
Il
cappello
maschile
con
la
sua
scomparsa
ha
eliminato
un
segno
di
distinzione
di
classi
.
Il
cilindro
da
cerimonia
è
una
divisa
che
ha
sostituito
la
feluca
delle
uniformi
civili
descritte
nei
decreti
della
unificazione
e
,
più
accuratamente
,
in
quelli
dei
primi
anni
del
fascismo
.
Un
direttore
generale
od
un
capo
di
gabinetto
debbono
possedere
un
cilindro
,
ma
un
duca
ne
può
fare
a
meno
.
Nell
'
ambito
femminile
le
cose
sono
sempre
meno
semplici
,
ed
è
sempre
maggiore
la
possibilità
di
ritorni
.
Scomparsi
i
cappelli
da
passeggio
,
restano
quelli
dei
ricevimenti
pomeridiani
,
per
le
cerimonie
mondane
,
in
genere
:
cappelli
neri
piattissimi
e
larghi
tutti
eguali
tra
loro
,
o
semplici
decorazioni
intorno
alla
chioma
:
fiori
,
arabeschi
,
piumaggi
,
minuscole
cuffiette
,
che
paiono
copiate
da
ritratti
di
dame
del
Settecento
.
La
linea
divisoria
segnata
dal
possesso
di
questi
cappelli
non
coincide
con
quella
ch
'
era
marcata
dal
cappello
dell
'
Ottocento
,
corre
più
in
alto
:
non
più
distinzione
tra
popolo
e
borghesia
,
ma
tra
alta
borghesia
e
tutto
il
resto
.
Gli
uomini
politici
possono
trovare
argomento
di
meditazione
,
ed
i
partiti
di
sinistra
di
compiacimento
:
la
media
e
la
piccola
borghesia
sono
saldate
al
proletariato
.
Signore
austere
,
che
tengono
ad
affermarsi
per
quello
che
sono
,
scrittrici
o
giornaliste
o
professoresse
,
le
vedo
,
talora
rifiutarsi
a
questi
cappelli
rappresentare
in
un
ricevimento
la
minoranza
delle
teste
né
coperte
né
addobbate
.
Non
credo
che
neppure
questa
trincea
opposta
alla
mescolanza
delle
classi
sia
destinata
a
durare
:
o
il
cappello
da
ricevimento
scomparirà
o
si
generalizzerà
in
ogni
ceto
.
Più
attendibile
la
seconda
ipotesi
.
Con
altrettanta
facilità
potessero
scomparire
le
reali
trincee
,
che
sono
costituite
non
solo
dalle
differenze
delle
fortune
,
ma
da
quelle
dei
gusti
,
delle
abitudini
,
degli
atteggiamenti
dello
spirito
,
dei
modi
di
ragionare
.
Perché
,
ahimè
,
a
dispetto
di
ogni
logica
formale
a
base
di
sillogismi
,
dipende
dall
'
ambiente
in
cui
ci
si
è
formati
(
oltre
,
va
da
sé
,
che
dallo
spirito
di
sopraffazione
che
più
o
meno
vivo
è
in
ogni
uomo
,
almeno
nella
prima
parte
della
sua
vita
)
che
,
troppo
spesso
,
per
gli
uni
due
più
due
faccia
quattro
,
e
per
gli
altri
invece
cinque
.