StampaQuotidiana ,
Come
si
giunse
dalla
opposizione
netta
,
irreducibile
,
disposta
ad
utilizzare
ogni
strumento
,
anche
a
benedire
eserciti
stranieri
che
intervenissero
a
ristabilire
il
vecchio
ordine
,
propria
ai
cattolici
politici
,
a
quelli
che
"
sentivano
col
Papa
"
,
negli
anni
dalla
unificazione
al
primo
decennio
circa
dopo
la
presa
di
Roma
;
come
si
giunse
da
questo
estremo
al
clima
di
alleanza
del
1929
,
alle
visite
dei
papi
al
Quirinale
?
Parlare
di
opera
del
tempo
,
non
è
rispondere
.
Sono
gli
uomini
a
far
sì
che
il
tempo
porti
dimenticanza
,
o
mantenga
inalterati
,
talvolta
inasprisca
i
rancori
.
Il
bruciore
della
Francia
per
la
sconfitta
del
1870-71
ed
il
desiderio
di
rivincita
eran
più
vivi
che
mai
dopo
quarant
'
anni
;
in
uno
spazio
di
tempo
di
gran
lunga
minore
l
'
Austria
aveva
quasi
perduto
il
ricordo
delle
sconfitte
del
1859
e
del
1866
.
De
Gaulle
ha
potuto
fare
accettare
alla
Francia
un
riavvicinamento
fattivo
alla
Germania
anche
dopo
gli
orrori
della
seconda
guerra
mondiale
.
Il
tempo
è
una
parola
;
gli
uomini
sono
la
realtà
.
I
punti
salienti
di
questa
traiettoria
che
si
svolge
in
un
secolo
circa
sono
evocati
nella
bella
raccolta
dei
suoi
articoli
che
Giovanni
Spadolini
ci
dà
col
titolo
Il
Tevere
più
largo
(
ed.
Morano
,
1967
)
,
preceduta
da
una
introduzione
,
la
cui
sintesi
è
questa
:
la
Chiesa
ha
potuto
accettare
come
un
fatto
provvidenziale
la
scomparsa
del
potere
temporale
;
si
è
operata
una
svolta
per
cui
i
cattolici
hanno
quasi
riscoperto
"
quei
valori
della
libertà
religiosa
,
e
del
pluralismo
democratico
,
che
tutta
la
tradizione
del
Sillabo
aveva
condannato
o
svalutato
o
comunque
offuscato
"
;
ma
non
si
può
parlare
di
conflitti
eliminati
per
sempre
.
Superato
un
clericalismo
di
tipo
reazionario
"
non
manca
talvolta
di
affacciarsi
all
'
orizzonte
con
burbanzoso
cipiglio
un
nuovo
clericalismo
,
di
opposto
segno
nell
'
apparenza
,
ma
gravido
di
eguali
pericoli
nella
sostanza
...
che
si
muove
nella
linea
strumentale
e
machiavellica
dell
'
articolo
7;
che
non
escluderebbe
di
salvare
domani
il
Concordato
...
col
concorso
determinante
del
partito
che
fu
di
Togliatti
"
;
e
la
prefazione
termina
esaltando
De
Gasperi
come
quegli
che
meglio
comprese
il
pericolo
di
questo
nuovo
clericalismo
.
I
capisaldi
della
evoluzione
che
Spadolini
evoca
sono
:
la
preoccupazione
di
Cavour
di
ricevere
in
punto
di
morte
i
sacramenti
;
la
corrispondenza
,
fattaci
conoscere
dal
padre
Pirri
,
tra
Vittorio
Emanuele
II
e
Pio
IX
,
da
cui
appare
l
'
opera
moderatrice
del
re
contro
ogni
intemperanza
anticlericale
dei
ministri
,
il
desiderio
costante
di
non
rompere
con
la
Chiesa
;
il
Sillabo
come
conseguenza
del
1859
,
momento
in
cui
la
S
.
Sede
perde
la
fiducia
nella
diplomazia
e
nelle
soluzioni
politiche
,
e
si
rende
conto
che
la
riconquista
da
operare
è
quella
delle
coscienze
.
Del
pari
il
Concilio
Vaticano
e
la
proclamazione
della
infallibilità
pontificia
esprimono
"
la
scissione
della
Chiesa
dal
mondo
,
in
vista
di
contrapporre
l
'
assolutezza
della
fede
alle
sconfitte
della
storia
"
;
e
dopo
il
20
settembre
Pio
IX
rifiuta
di
abbandonare
Roma
,
comprendendo
che
una
rinascita
cattolica
solo
da
qui
sarebbe
partita
;
rinascita
che
trova
come
avversario
non
tanto
gli
Stati
,
quanto
lo
"
spirito
borghese
"
,
cioè
la
fede
del
borghese
in
se
stesso
,
nella
sua
ragione
e
nel
suo
equilibrio
,
del
borghese
"
ai
cui
occhi
l
'
oro
si
santifica
,
il
lavoro
si
riscatta
,
il
commercio
si
purifica
"
.
E
pur
senza
dirlo
,
Spadolini
pare
contrapporre
a
questa
visuale
del
borghese
,
quella
del
cattolico
liberale
,
considerato
in
De
Sanctis
,
per
cui
"
il
peso
dei
valori
morali
ha
una
importanza
forse
superiore
a
quella
delle
esperienze
intellettuali
...
la
fermezza
dell
'
animo
sembra
più
importante
della
vastità
della
cultura
,
che
non
si
accompagni
all
'
integrità
della
coscienza
"
.
Leone
XIII
rappresenta
un
rinnovato
"
imperialismo
cattolico
"
col
rafforzamento
delle
missioni
,
l
'
allargamento
dell
'
attività
diplomatica
;
l
'
appoggio
a
determinate
forme
della
scienza
e
del
pensiero
moderni
,
e
soprattutto
l
'
iniziativa
sociale
,
la
fiducia
nella
democrazia
come
strumento
per
riaffermare
l
'
iniziativa
del
papato
nel
mondo
.
Il
periodo
giolittiano
rappresentò
"
la
conciliazione
silenziosa
"
;
e
di
questo
periodo
viene
ricordato
Romolo
Murri
,
le
cui
speranze
saranno
tutte
deluse
,
e
le
cui
parole
non
potevano
trovare
alcuna
eco
in
Giolitti
.
Pio
X
"
sentiva
in
modo
sovrumano
,
esclusivo
,
con
una
forza
di
ispirazione
degna
dei
Pontefici
del
Medio
Evo
,
la
preminenza
della
Chiesa
sulla
società
civile
"
;
fra
tutti
i
Pontefici
dell
'
età
moderna
,
fu
quello
"
che
più
fieramente
ribadirà
il
dovere
di
una
devozione
e
di
una
sudditanza
totale
,
senza
sottintesi
,
senza
riserve
,
al
magistero
pastorale
"
.
Benedetto
XV
,
pur
così
dissimile
,
era
sostanzialmente
sulla
stessa
linea
quando
condannava
la
guerra
"
come
la
conseguenza
diretta
della
stessa
visione
della
vita
che
dominava
il
mondo
moderno
,
fondata
come
era
sui
valori
della
lotta
,
dell
'
emulazione
,
della
selezione
e
della
concorrenza
"
.
È
rievocata
la
nascita
del
partito
popolare
,
e
belle
pagine
sono
dedicate
a
don
Sturzo
,
dandosi
tutto
il
suo
valore
a
quello
che
fu
il
lato
più
brillante
e
più
durevole
della
creazione
del
partito
popolare
,
averlo
fatto
nascere
disancorato
dalla
gerarchia
ecclesiastica
,
staccato
dall
'
Azione
cattolica
.
Ed
è
esaltato
De
Gasperi
,
considerato
cattolico
-
liberale
e
riformatore
sociale
.
Gli
ultimi
capitoli
sono
dedicati
al
nostro
decennio
:
indicano
ciò
che
abbia
rappresentato
,
per
chi
possegga
senso
storico
,
la
risposta
del
Nunzio
a
nome
del
Papa
Giovanni
XXIII
agli
auguri
fatti
pervenire
dal
segretario
del
partito
liberale
;
l
'
atteggiamento
di
Giovanni
XXIII
verso
i
paesi
di
oltre
-
cortina
e
le
ripercussioni
che
può
avere
avuto
sui
cattolici
italiani
,
come
ammissione
della
libertà
del
voto
cattolico
.
Affermano
che
il
pontificato
roncalliano
,
pur
nelle
sue
audacie
,
non
lascia
la
minima
traccia
d
'
innovazioni
sul
piano
dei
principii
:
né
nella
questione
sociale
,
né
sul
tema
della
pace
e
del
pacifismo
.
Ricordano
la
visita
di
Giovanni
XXIII
al
presidente
Segni
,
quella
di
Paolo
VI
al
presidente
Saragat
,
ed
il
discorso
di
questo
,
che
giustamente
fece
scaturire
i
principii
ispiratori
della
Costituzione
repubblicana
dal
tronco
dell
'
etica
cristiana
.
Sono
tutte
pagine
letterariamente
molto
belle
,
scritte
in
un
puro
italiano
che
ormai
è
raro
ritrovare
,
con
piena
conoscenza
dei
temi
,
vivacità
giovanile
e
calore
di
convinzione
.
Va
da
sé
che
non
concorderei
sempre
con
Spadolini
.
Accetto
la
sua
visione
dei
Pontefici
-
non
tutti
i
giudizi
particolari
;
non
escludo
com
'
egli
fa
che
Benedetto
XV
non
potesse
meglio
frenare
certi
empiti
di
nazionalismo
cattolico
,
e
credo
che
Pio
XII
,
pur
non
potendo
compiere
nulla
più
di
quanto
compì
in
favore
degli
ebrei
,
avrebbe
potuto
,
senza
inasprire
Hitler
,
scaldare
il
cuore
dei
cattolici
facendo
meglio
sentire
il
dolore
ch
'
egli
veramente
soffriva
per
la
persecuzione
e
che
ogni
credente
doveva
dividere
-
;
sottoscriverei
alle
pagine
su
Vittorio
Emanuele
II
e
su
Giolitti
.
Sono
molto
dubbioso
sul
sentimento
cattolico
di
Cavour
,
che
mi
appare
piuttosto
un
deista
,
che
vuoi
morire
da
cattolico
secondo
la
tradizione
dei
suoi
avi
,
e
soprattutto
per
il
male
che
verrebbe
all
'
Italia
da
una
sua
morte
che
permettesse
di
dirlo
empio
impenitente
.
Ritengo
De
Gasperi
un
grande
cattolico
,
che
rese
un
servizio
inestimabile
alla
Chiesa
contrastando
a
certe
tendenze
del
Pontefice
che
avrebbero
favorito
un
riformarsi
di
blocchi
anticlericali
;
un
intelligentissimo
cattolico
che
ebbe
chiara
l
'
idea
della
linea
di
condotta
da
seguire
per
ottenere
per
la
Chiesa
il
massimo
che
i
tempi
consentivano
(
credo
anche
che
nel
suo
intimo
,
se
non
ci
fosse
stata
una
decisa
volontà
pontificia
,
non
avrebbe
così
fermamente
voluto
l
'
art.
7
della
Costituzione
nei
suoi
attuali
termini
)
;
ma
non
scorgo
nella
sua
opera
quella
riaffermazione
vigorosa
dell
'
autorità
dello
Stato
,
della
dignità
e
sovranità
del
potere
centrale
,
che
scorge
Spadolini
.
Né
son
d
'
accordo
con
l
'
amico
Spadolini
quando
teme
che
un
certo
clericalismo
possa
vagheggiare
un
'
"
operazione
Sturzo
"
con
il
partito
comunista
.
Non
amo
gli
uomini
di
quel
clericalismo
,
ma
non
li
credo
né
scettici
né
privi
di
intelligenza
;
essi
sanno
che
i
comunisti
sono
tutt
'
oggi
,
malgrado
ogni
dialogo
,
gli
uomini
del
materialismo
;
che
a
differenza
dei
vecchi
liberali
non
concepiscono
in
seno
ai
loro
ranghi
-
se
non
proprio
all
'
ultimo
posto
tra
i
proseliti
-
chi
appartenga
ad
una
qualsiasi
religione
.
Perché
i
"
clericali
"
potessero
accettare
una
tale
alleanza
occorrerebbe
che
il
comunismo
fosse
così
lontano
dai
suoi
principi
dottrinali
,
quanto
il
liberalismo
del
1900
lo
era
dall
'
Illuminismo
e
dall
'
Enciclopedismo
,
sua
remota
matrice
.
Nulla
di
simile
sull
'
orizzonte
.