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Il volto nuovo della Chiesa ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Talora i contemporanei non hanno coscienza di vivere anni che la storia considererà come periodo ( l ' importanza vitale per un paese od una istituzione , se non per tutta una civiltà ( ed a volte invece sembrano di somma importanza eventi che tra non molto appariranno di nessun rilievo ) . Ho l ' impressione che stiasi verificando ( con il ritmo accelerato , la condensazione nel tempo , che distingue il nostro secolo rispetto ai precedenti ) una nuova riforma cattolica , di non minore rilievo di quelle del sec. XI e della seconda metà del Cinquecento . Mi parrebbe ingiusto non ricordare che la prima scossa all ' immobilismo venne da Pio XII ; quello di Giovanni XXIII fu il periodo eroico , Paolo VI lo continua e ne segnerà , pensiamo , le realizzazioni . Molti avevamo avuto il torto di scorgere il Concilio come teso verso una unione delle Chiese , e non irragionevolmente , guardando questa mèta , eravamo piuttosto scettici ; pensavamo che già un grande passo si era compiuto smussando tutte le asprezze , non parlando più di eretici e scismatici , ma di fratelli separati , e che altro non si poteva ora ottenere . Chi aveva occhi spassionati si accorgeva , sì , che appariva nella Chiesa un rigoglio di riacquistata giovinezza , quale ahimè non si nota negli organismi statali ; nuove leve di chierici volenterosi fino all ' entusiasmo , qualche raro fenomeno di turbolenza chiaramente originata da troppo amore ( i volontari che muovono all ' attacco prima del tempo ) . Ma non ci eravamo resi conto - ed occorre riconoscere che per questo l ' Italia non era l ' osservatorio più adatto - che il tempo era maturo per qualcosa di ben più importante che non la riunione a Roma di qualche Chiesa orientale : per una grande revisione delle posizioni del cattolicesimo , una depurazione dalle incrostazioni ben più radicale di quella che costantemente ma lentamente segue , un adeguamento intelligente al compito di riconquista di un mondo che molte generazioni di uomini di chiesa si limitavano a condannare . Giovedì scorso , dopo il voto sulla collegialità dell ' episcopato , il giornale Le Monde scriveva : " Il Vaticano II ha provato il proprio vigore , la propria intuizione di un ' epoca caratterizzata ad un tempo dal bisogno di decentramento e di libertà e dalla sua nostalgia di convergenza . Il Vaticano II ha realmente completato il Vaticano I senza soluzione di continuità con il passato , senza scosse inutili , senza respingere quelli che erano più propensi a guardare il passato che l ' avvenire " . Senza attendere i testi definitivi , che potranno anche contenere qualche attenuazione , qualche concessione ai vescovi italiani e spagnoli che rispecchiano masse di fedeli timorose di sentir pronunciare parole nuove , mi pare definitiva e senza possibilità di ritorno l ' ammissione del pieno rispetto che merita l ' uomo che opera secondo i suoi convincimenti , che cerca la verità anche se giunga a conclusioni antitetiche a quelle della Chiesa ; il togliere ogni appoggio in testi ecclesiastici all ' antisemitismo : proclamare che i vescovi , indipendentemente dall ' essere preposti ad una sede , formano il corpo che esprime il sentire della Chiesa ; riconoscere che il laico può essere qualcosa di più del destinatario della missione di questa , un missionario egli pure , un insegnante , un partecipe attivo del culto ; fermo il celibato del clero , non considerare più un reietto , un colpevole il sacerdote che sveste l ' abito ; non umiliare nella forma stessa della celebrazione il matrimonio misto . Ancora : se storicamente il cristianesimo è nato dall ' innesto di un germoglio ebraico su un ceppo greco - romano , questa origine non è una prigione ; l ' avere versato la sua dottrina immutabile in forme tratte dalla filosofia greca non preclude che quella dottrina possa essere domani portata in nuove forme , con un diverso linguaggio , ai popoli asiatici ed africani . ( Ma il succo , i Vangeli , non sono legati ad alcuna filosofia , valgono per tutti gli uomini , penetrano nel cuore del negro come del bianco ) . Forse non sarà soddisfatta l ' aspirazione a certe pronunce in tema di rapporti tra il fedele e lo Stato : fermo l ' orrore per la guerra , ripetuto con la più alta parola che nulla di buono si crea con la violenza e con il terrore , non si giungerà alla condanna di certe armi , non si rinnegherà , pur tenendolo in sordina , il secolare concetto della guerra giusta ( considerata comunque come guerra strettamente difensiva ) ; non ci sarà pronuncia della liceità dell ' obiezione di coscienza , che pure discende direttamente dalle affermazioni sulla libertà di credere e sulla dignità dell ' uomo . Probabilmente non si stabilirà neppure che al rapporto di collaborazione tra pontefice e vescovi , alla riconosciuta libertà di parola e di consiglio di questi , debba corrispondere nell ' interno delle diocesi analogo rapporto tra vescovo e sacerdoti . Ma in compenso anche fuori dalle pronunce conciliari c ' è il rifiuto di ogni solidarietà tra la Chiesa e determinate strutture economiche ; c ' è la rivendicazione del primato , che viene dal Sermone della montagna , al povero e all ' umile ; c ' è il riconoscimento che se la Chiesa corpo mistico non può macchiare il proprio abito , la Chiesa storica ha nei secoli mancato attraverso i suoi ministri nella mitezza , nella carità , nel non applicare l ' insegnamento di Cristo , anzitutto con le guerre di religione , con la persecuzione dei dissidenti ; c ' è l ' ammissione che anche quelle dottrine che dominano il mondo contemporaneo e che storicamente si sono formate spesso in antitesi alla Chiesa , possono avere elementi di verità , soprattutto spunti pratici suscettibili di essere produttivi di bene : con questo mondo è necessario il colloquio . Tutta una visuale che sarebbe stata inconcepibile non solo al tempo di Pio X , ma ancora all ' inizio della seconda guerra mondiale . Non mi sembra quindi ardito supporre che nella storia della Chiesa il Vaticano II , ma soprattutto il fervore di spiriti che lo accompagna , possano apparire più importanti del Concilio di Trento , forse anche della Controriforma . Ci saranno certo resistenze , riluttanze ; due secoli non bastarono perché certi abusi condannati dal Concilio di Trento fossero in effetto sradicati . Ma il cammino compiuto è irreversibile ; in pochi anni si è percorsa più strada che nei due secoli precedenti . Naturalmente occorrerà un ' opera di penetrazione , anzitutto ridare tranquillità ai cattolici che questo vento impetuoso ha turbato ( ce ne sono non pochi , accanto ai moltissimi che ne sono rinvigoriti ed ai molti che , virtualmente fuori fino ad ieri , rientrano ora ) . Mi sembrano giuste - non un semplice voto , ma una ragionevole previsione - le parole che Padre Balducci scrive nella prefazione alla traduzione italiana dell ' opera del P . P . R . Bernard , Le mystère de Jésus ( Mantova , " L ' Arco " ) : " Nei prossimi anni la Chiesa dovrà mettere in opera , in conformità alle decisioni conciliari , una vasta e profonda revisione delle sue strutture , dei suoi metodi e del suo comportamento ; dai catechismi , in cui la mirabile unità del Cristo vivo si frantuma in formule arcaiche e intellettualistiche , ai testi di teologia , dove la preoccupazione del sistema di tipo razionale pregiudica l ' umile aderenza al mistero , che è il suo vero oggetto ; dal culto religioso , in cui la millenaria vegetazione devozionale fa lo schermo al volto dell ' unico Mediatore , alla precettistica morale , in cui troppo spesso le formule dell ' Etica a Nicomaco prendono il posto del Discorso della montagna " .
La Controriforma e l'attuale Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Il Concilio Vaticano II ha dato luogo ad una letteratura d ' occasione . Direi che in una futura storia letteraria italiana questi anni saranno considerati una svolta : il ritorno nel filone dei libri diffusi , quelli che formano l ' opinione pubblica , di argomenti religiosi , dopo un lunghissimo periodo in cui letteratura su tali argomenti coincideva con libri chiesastici , di assoluta ortodossia , riservati ai credenti che non avevano bisogno di essere convinti . In questa letteratura sul Concilio poco posto trovano peraltro i raffronti con altri momenti di grande rilievo nella storia della Chiesa . Direi così , senza ricorrere al troppo abusato termine di crisi : la storia della Chiesa come di molte altre istituzioni può rappresentarsi come un fiume con pendenze disuguali , sicché a tratti l ' acqua ristagna , a tratti assume andamento torrentizio . Avrei desiderato che questi libri insistessero di più nel confronto con gli altri momenti della vita della Chiesa , dove si ebbe analogo ritmo : in pochi anni modificate molte cose che erano rimaste immutate per secoli . Uno di questi fu certo la Controriforma , gli anni intorno al Concilio di Trento ( tra il Sacco di Roma ed il 1580 , all ' incirca ) : che terrei ben distinti dal periodo stagnante del Seicento , sicché non parlerei a proposito della condanna di Galileo di clima della Controriforma , che già era lontana . Ripensavo a ciò visitando in questi giorni la mostra romana ( alla Sapienza , l ' antica Università ) Aspetti della Riforma cattolica e del Concilio di Trento : una mostra allestita dall ' Archivio di Stato , con l ' opera particolarmente intensa della dr. Edvige Aleandri Barletta , che ne ha pubblicato uno splendido catalogo , denso di richiami e di note critiche , con capitoli esplicativi dei singoli tratti del Cinquecento religioso che formano di per sé una bella monografia . Compaiono i santi popolari della Controriforma : Filippo Neri , Camillo De Lellis nelle varie tappe della sua vita , prima della fondazione dei ministri degl ' infermi , Gaetano da Thiene , Ignazio di Loyola nelle prime difficoltà romane , ed i due generali dei Gesuiti che lo seguono . Attraverso i documenti passano i grandi prelati del tempo : Gian Pietro Carafa prima dell ' ascesa al pontificato , nel periodo preconciliare Girolamo Aleandro e Gaspare Contarini , al Concilio Jacopo Sadoleto e Reginaldo Polo . L ' opera di rinascita cattolica s ' inizia in pieno Rinascimento . Si esplica come più immediata e spontanea manifestazione attraverso le Confraternite ; iniziativa di laici , che attendono oltre che alla preghiera ed alla meditazione ad opere di carità , sicché da esse nascono nuovi ospedali ( difficile immaginare gli squallori della Roma del Rinascimento sotto altri aspetti splendida , e le visioni di piaghe purulente , il lezzo d ' infermi mai ripuliti , che s ' incontrava ad ogni angolo della città ) . Sorge così anche un ospedale per i pazzi , che , almeno in un primo periodo , usa metodi nuovi e più umani : non catene , non percosse . Dalle Confraternite si originano pure ricoveri per i pellegrini , non più ristretti a quelli di una sola nazione , come n ' erano sorti nel Medioevo ; nasce un monastero delle Convertite , che dà tuttora il nome ad una via nel cuore di Roma , accanto a quello che per noi è sempre il Caffè Aragno . Per assicurarsi che siano convertite vere , spinte da spirito religioso e non dal bisogno , lo statuto escluderà le inferme , le vecchie e le brutte ; mentre S . Ignazio fonderà un rifugio di Santa Marta , in cui tutte le donne che vogliano mutare vita saranno accolte senza discriminazioni . La rinascita cattolica si concreta altresì nella creazione di nuovi Ordini che , al pari di quello dei Gesuiti , cercano di porre subito rimedio al grande male del tempo , i chierici che cercano benefici e prelature , con lo stabilire che i loro iscritti non potranno conseguire alcun ufficio né onore ; a differenza degli Ordini contemplativi o volti agli alti studi teologici sorti nei secoli precedenti , questi nuovi vogliono attendere alla istruzione dei giovani ed alla cura degl ' infermi ; così i Teatini , i Barnabiti , i Fatebenefratelli , le Orsoline . Insieme si hanno le " riforme " dei vecchi Ordini , e così nascono i Cappuccini , i Carmelitani riformati . C ' è anche l ' opera culturale , l ' edizione del Catechismo , la revisione del Breviario , e sorge in Roma la Tipografia Camerale diretta da Paolo Manuzio . La riforma , se si vuole conservare il vecchio nome , del nostro secolo avrebbe certo problemi più vari , prospettive più ampie ( oggi in primo piano i rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane , il modo di presentare il Cristianesimo ai popoli afro - asiatici ) , ma non del tutto diverse . Se anche non vediamo più per le strade appestati o visi sfigurati da orribili piaghe , le miserie del corpo sono presenti come allora , le stesse cure materiali non sovrabbondano e non dovunque giungono , ed i conforti che possono recarsi attraverso la parola , per le vie dello spirito , a chi soffre , sono i medesimi . Il problema delle donne perdute da cercar di recuperare è vivo come nel Cinquecento . Come allora , una ripresa di vita cristiana non può fare affidamento su mezzi estrinseci , ma solo sull ' esempio , che alla sua volta presuppone un rifiorire di fede , una capacità di rinuncia , di vivere i princìpi del Cristianesimo per cui occorre sacrificare quasi tutti i propri impulsi , le proprie tendenze istintive , per preoccuparsi degli altri , dei compagni di via , anche di quelli che ispirano piuttosto avversione che simpatia , anche di quelli che sentiamo più lontani da noi . Il pericolo dello sfarzo , delle grandi ricchezze che col Rinascimento avevano dato a chi le possedeva anche le gioie dello spirito , quadri , arazzi , splendidi libri , oggi si è tradotto nel pericolo che incombe su tutti , della ricerca della casa sempre più comoda , dei sempre nuovi agi . Nessun cristiano confiderà nello spunto anticomunista del " da noi si vive meglio " fino al giorno in cui meglio non significherà : con più amore per il prossimo , più capacità di rinuncia , più attitudine alla meditazione , più desiderio di purificarsi . È continuato e continua il rinnovamento degli Ordini religiosi , con la nuova forma degl ' istituti secolari : la promessa di castità , povertà ed obbedienza , ma non l ' abito , ma la vita in gran parte nel secolo , in attività comuni ai laici . E se le Confraternite appaiono istituzioni isterilite , sono sorte molteplici nuove forme del laicato , che muovono in direttive non troppo diverse dalle Congregazioni o Confraternite del primo Cinquecento . Se le strutture politiche ed economiche del mondo esteriore sono in quattro secoli profondamente mutate , nulla è cambiato nell ' essenza dell ' uomo , nei suoi problemi fondamentali , nelle sue angosce ; nessuna risposta è stata data al problema fondamentale : donde veniamo , dove andiamo . Momenti di raccoglimento e di ripresa nella vita della Cattolicità , di cui uno per l ' Occidente precipuo fu la Controriforma , possono essere riconsiderati , in attesa dell ' ultima sessione del Vaticano II .
Port-Royal ( Jemolo Arturo Carlo , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Le scene di Enrico De Montherlant che , dopo aver a lungo appassionato il pubblico francese , sono ora offerte a quello italiano , rievocano un episodio che circa trecento anni non hanno fatto dimenticare . Analoghe tragedie della fede si sono più volte prodotte ; questa ebbe la ventura di svolgersi nella Francia di Corneille e di Racine , in quello che era indubbiamente il cuore della nostra civiltà , in un tempo in cui l ' Europa era raccolta , unita , ignara che altre civiltà potessero darsi , orgogliosa della sua . I personaggi appartengono a quello che è allora il ceto che emerge , la nobiltà . Piccola nobiltà , che non conosce le armi né i grandi uffici politici , ma si raccoglie nello studio : di solito ci si presenta con l ' abito talare o con la toga del magistrato o con quella del professore . È un terreno che si rivela oltremodo fecondo , negli ottantadue anni che passano tra la pubblicazione degli Essais di Montaigne e la morte di Pascal . La Francia è ancora agitata dalle passioni politiche ; le minorità di Luigi XIII e di Luigi XIV hanno visto scatenarsi faziosità , particolarismi , che si riannodano alle non lontanissime guerre di religione ; ma la tradizione centralizzatrice monarchica è ben viva ; ed ha in fondo per sé la Francia popolana , che preferisce il re all ' aristocrazia , che si sente protetta dall ' assolutismo ed è pure cementata da un forte spirito nazionale . Luigi XIV non diverrà impopolare quante volte mostrerà il pugno duro contro i grandi o contro i dissidenti religiosi ; la sua gloria militare riscatterà ogni colpa dell ' uomo . Nel mondo religioso lavorano insensibilmente i germi del rinascimento , lo spirito di Rabelais . Ma quello è un cammino nascosto . Visibile invece il continuarsi dell ' opera della Controriforma , e della passione che hanno accesa le controversie religiose , connesse soprattutto al calvinismo , il lato del protestantesimo meno lontano dai latini . In Francia c ' è ancora un editto di Nantes , una parte non indifferente dell ' aristocrazia è ancora calvinista ( se pure le conversioni , necessarie per ottenere il favore del re , siano frequenti ) , lo spirito di proselitismo è vivo . Ed in tutta la Francia colta c ' è un interessamento per le questioni teologiche di cui in nessun momento la storia italiana registra I ' eguale . I temi essenziali ed eterni del cristianesimo ( ed a ben vedere di tutte le religioni ) , la predestinazione , il libero arbitrio , perché il peso del peccato originale , la spinta verso il male , sia così diversamente distribuito tra gli uomini , il destino dell ' uomo , la conciliazione del libero arbitrio con la prescienza di Dio che già conosce chi si salverà e chi sarà perduto , l ' interpretazione di alcune parole del Vangelo , " molti sono i chiamati e pochi gli eletti " ; la questione se nell ' operare il bene vi sia una parte dell ' uomo accanto alla parte di Dio - che è un aspetto del problema del libero arbitrio , e che si proietta su tutta la concezione della storia e sulla valutazione delle civiltà ( non vi sono virtù degli infedeli , se l ' uomo non ha nulla da dare di suo , e se Dio è presente solo in una religione ) - questi temi vengono discussi appassionatamente in tutta la Francia , come nel Belgio , come nel mondo riformato . I contemporanei non ne hanno chiara coscienza , ma si tratta in realtà di fare i conti con lo spirito del rinascimento . Una concezione che troppo abbassasse l ' uomo , che facesse in seno alla religione troppa parte all ' elemento imperscrutabile alla ragione umana , respingerebbe nella indifferenza molti tiepidi credenti . I gesuiti lavorano per una concezione che lasciando il suo posto alla grazia di Dio la renda meno misteriosa , assicuri gli uomini ch ' essi hanno sempre tanta forza quanta ne occorre per impetrarla , e che la grazia non viene negata a chi la domanda ; per un Dio un po ' meno imperscrutabile e che appaia giusto al giudizio degli uomini . Ma il fascino del mistero , dell ' impenetrabile , è forte . Vi sono credenti cui sembra di abbassar Dio se egli dimostri chiara la sua giustizia agli occhi degli uomini , e li esima dal dover credere in lei senza poter comprendere . La posizione dei giansenisti è sostanzialmente questa ; e sorge su un terreno dove il gallicismo è vecchia pianta , dove c ' è sempre una resistenza da vincere per obbedire al Papa , che è un italiano , vescovo di Roma . Ma questa volta è il re a spingere il papa , i gallicani non possono sperare di trovare aiuto nella corona . Innocenzo X ha condannato cinque proposizioni relative al libero arbitrio come estratte dall ' opera postuma di Giansenio vescovo d ' Ypres . Intorno all ' abbazia cistercense di Port - Royal ( poco lungi da Versailles ) si è radunato un cenacolo di teologi e di uomini di Chiesa dalla vita austera , tutti inclini al rigorismo , tutti avversari dei gesuiti : sono tra loro Pascal e Racine . Nell ' abbazia hanno gran posto religiose della famiglia Arnauld : nobiltà di toga , di cui un fratello e zio è dottore di Sorbona . Gli appartenenti a questo cenacolo - le religiose non seguono dibattiti teologici , ma sono devote ai loro direttori spirituali - s ' inchinano alla condanna delle cinque proposizioni dogmatiche , ma negano che siano contenute nell ' opera di Giansenio : si tratterebbe di una macchinazione avversaria . Gli spiriti si accendono ; a far rispettare la disciplina , la Chiesa impone la firma di un formulario che riconosce che le cinque proposizioni sono in Giansenio . I solitari di Port - Royal , le religiose , rifiutano di sottoscrivere . Drammatico contrasto tra l ' obbedienza e quello che si crede omaggio doveroso alla verità . Si può essere in grazia e disobbedire ? Nelle scene di Montherlant l ' arcivescovo ammonisce : " Nessuna sofferenza affrontata ed accettata ha valore se si è fuori della Chiesa " . E viene da ripensare alla tragedia di Savonarola , alle parole con cui afferma di poter essere separato dalla Chiesa militante , non dalla trionfante . Episodio che segna anche un punto nella storia della cattolicità : già prima del dogma della infallibilità questa riconosceva che il Papa potesse imporre regole di fede e di costume . Ma qui si tratta della obbedienza alle affermazioni sulle questioni di fatto : ciò che per il cattolico di oggi si traduce : " Sono obbligato a credere che certe dottrine sono erronee ; ma sono anche tenuto a credere che esse siano alla base dei principii di un dato partito , dove io non riesco a scorgerle ? " . Ed è l ' avvio all ' altro obbligo , quello di comportarsi in un dato modo , particolarmente in politica , dove le singole poste possono essere materie indifferenti per la religione e la morale , ma si tratta di far trionfare o lasciar perire le formazioni su cui la Chiesa conta per il trionfo della religione . Luigi XIV sente che lo spirito individualistico , la pretesa di giudizio individuale del cenacolo di Port - Royal , sono in opposizione anche all ' assolutismo monarchico ; ha asprezze che non adotterebbe Roma , sempre più mite . Le suore che non vogliono piegarsi sono disperse , vengono immesse nel monastero suore nemiche , foggiate da padri spirituali ostilissimi agli amici di Port - Royal . Il dramma di Port - Royal offrirà a tutti gli storici di poi il punto di partenza per una di quelle vane controversie proprie a chi vuole introdurre schemi logici e continuità causale nella storia : " Per le preoccupazioni , per le ansie che li agitano , per la loro visione della Chiesa , una Chiesa assai pretridentina , possono ben chiamarsi i giansenisti gli ultimi uomini del Medio Evo ; ma per questo rivendicato diritto al libero esame , per questo non piegarsi al Papa né al re , non so no invece gli antesignani del liberalismo , il primo squillo della rivoluzione ? " . Domande vane . Meglio guardare uno ad uno i personaggi che non conoscono vecchiaia : i tre principali Arnauld : la Mère Angelique ( già scomparsa , nei giorni rievocati da Montherlant ) , badessa ad undici anni , che a diciassette inizia con energia la riforma della regola , vincendo ogni legame affettivo ; la Mère Agnès , altra badessa ; il grande Antonio , prete , espulso dalla Sorbona , il maggior ispiratore delle " Provinciali " di Pascal ; poi , la sorella di Pascal , Jacqueline , maestra delle novizie a Port - Royal , che firma il formulario imposto dal re , ma ne è schiantata e poco appresso muore ; i solitari di Port - Royal : di molti ci restano le immagini attraverso le tele di Filippo di Champaigne : visi pallidi , austeri , dove non c ' è gioia . Forse è la suggestione che viene dalla conoscenza del personaggio , ma quei volti paiono rivelare uomini la cui vita non ha che una parola , il dovere , un amore , Dio , ma senza la certezza che l ' amore sia ricambiato , che si sia nel numero degli eletti . L ' uomo d ' oggi , anche il cattolico ortodosso per cui i giansenisti furono degli erranti , non può pensare che esseri così purificati da ogni traccia di appetiti carnali , che tanto guardavano al cielo , non abbiano fatto parte del raccolto di Dio . La vendetta di Dio sarà stata di folgorarli con quella misericordia verso gli uomini in cui non avevano abbastanza creduto .
Rosmini, 1'«illuminismo cattolico» ( Jemolo Arturo Carlo , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Il filosofo serba un posto onorevole nella storia della filosofia italiana dell ' ottocento , senza avere troppo pesato sulle maggiori correnti che dominarono tra le generazioni successive . L ' uomo di Chiesa , il sacerdote piissimo , il fondatore della fiorente Congregazione , è più vivo che mai nel cuore dei suoi devoti , protesi nella speranza che s ' inizi la causa della sua beatificazione , e che lo venerano e lo invocano come santo . Chi studia l ' ottocento italiano avverte l ' orma profonda che vi ha segnato Rosmini . Un posto a sé . Tra i fedeli dell ' assolutismo e del vecchio mondo prerivoluzionario ; tra i molti uomini del Risorgimento che continuano a vivere nel clima della rivoluzione francese e di cui i più spirituali muovono dalla Confessione del vicario savoiardo ; tra i puri politici , che credono il mondo dell ' avvenire abbia a chiamarsi diritto ed economia , e la religione non avere più posto che tra le pareti domestiche ; sta isolato il patrizio roveretano . La sua giovinezza trascorre tutta nel clima della Restaurazione ; ma è la Restaurazione degli Stati austriaci e degli ambienti ecclesiastici di quegli Stati . E direi che per comprendere appieno Rosmini occorra pure ricordare la saggia , pia reazione all ' illuminismo , che l ' episcopato dell ' Impero aveva compiuto nella seconda metà del settecento ; come una seconda controriforma , nell ' insegnamento , nella predicazione , nel costume : un " illuminismo cattolico " eretto contro l ' altro . Gli scritti di Rosmini - in cui è sempre l ' avversione alla rivoluzione francese ed a quanto provenga da essa , ma altresì l ' accentuazione della responsabilità di ogni superiore , il concetto di giustizia sociale , l ' esigenza di governi rappresentativi ( con elettorato ristretto agli abbienti ) , il posto dato allo spirito nazionale - mi pare rivelino fermenti che si riannodano al settecento austriaco . Anche certe sue idee in tema di riforma chiesastica , la necessità che i vescovi si tengano sempre a contatto ed " il corpo dei vescovi " torni ad essere quel che era nei primi secoli della Chiesa , la parte da dare al clero ed al popolo nella loro nomina : sono idee maturate in quello che aveva cessato di essere il Sacro Romano Impero allorché Rosmini era fanciullo , e dove la presa di coscienza delle nazionalità s ' iniziava con celere ritmo . Rosmini fu uomo del suo secolo nelle generose aspirazioni , comuni anche ai grandi dell ' altra sponda , nel fervente senso di italianità . Sacerdote non solo rispettosissimo delle Somme Chiavi , ma filialmente devoto ai Pontefici , Pio VII e Pio VIII , Gregorio XVI e Pio IX ; peraltro , sacerdote del periodo anteriore all ' " ultramontanismo " , quando la pietà si chiamava obbedienza e sottomissione , ma non si dava ancora l ' ideale del " pensare col Papa " . Comprese che in Pio IX il Pontefice avrebbe sempre avuto il sopravvento sul principe , ed avvertì il governo piemontese , che l ' aveva inviato a Roma e che fu tenace nella incomprensione , che occorreva giungere a Pio IX attraverso un Concordato che gli desse la tranquillità di aver operato per il bene della Chiesa , che occorreva cercare una formula di Lega italica per cui non fosse il Pontefice a muover guerra all ' Austria . A Gaeta consigliò Pio IX a mantenere la costituzione . La sua inspiegabile disgrazia presso il Pontefice , la non adempiuta promessa della porpora , non lo scossero affatto . L ' uomo non aveva ombra di ambizione ; era tutto al servizio di Dio . L ' ultima tappa di Stresa è quella che lo inserisce più profondamente nella vita italiana : l ' amicizia con Manzoni , con Gustavo di Cavour , con quel giovane esule meridionale ch ' è Ruggero Bonghi , che da lui non riceve la fede ma l ' inquietudine religiosa ( Croce ha ragione , Bonghi fu il capostipite dei conciliatorelli di Stato e Chiesa , dei semicredenti che cucinano intrugli di cattolicesimo e di filosofia ; ma non è men vero che non permise alla borghesia liberale del tempo di re Umberto di dimenticare quali grandi luci , o quali grandi ombre , per chi così le vedesse , fossero Chiesa e Papato ) . Da Stresa muovono i rosminiani , che non sono i religiosi dell ' Istituto della Carità , e non sono soltanto i filosofi dell ' " essere universale " , ma un gruppo ben più vasto , che accoglie anche chi non ha abito filosofico . Cosa rappresentassero questi rosminiani , che annoverarono Antonio Stoppani , cui fu prossimo Antonio Fogazzaro , tra cui primeggiò Michelangelo Billia , così vivo nel ricordo dei torinesi della mia generazione , non è facilissimo dire in poche parole . Il libro del Fiori , Il figliastro del Manzoni , ne descrive giorno per giorno le opere e le ansie , l ' angoscia per gli attacchi dei neo - tomisti contro le dottrine filosofiche del maestro , la loro passione nell ' inverno 1887-88 , in cui appare il decreto del S . Offizio che condanna quaranta proposizioni tratte dalle opere di Rosmini . Furono i conciliatoristi , gli uomini di " religione e patria " , di " scienza e fede " : con preoccupazioni contingenti che oggi possono parere ingenue ( abbiamo appreso quale forte tronco sia la fede religiosa , che non ha a temere per ogni soffiare di vento ) , ma con ardore , e con animi candidi ; e sempre guardavano al sepolcro di Stresa , all ' immagine severa del loro santo - che tale lo consideravano - fissata nel marmo dal Vela . Grande anno fu per loro il 1915 , che li vide in attitudine devota verso il generale Luigi Cadorna , ch ' era nato a pochi passi da Stresa , ch ' era sempre stato cattolico a viso aperto , che apparteneva a famiglia dove avevano sempre avuto posto le preoccupazioni religiose ( lo zio Carlo aveva dissertato sui rapporti tra Chiesa e Stato alla luce del diritto naturale ; e già un Cadorna aveva discusso una combattiva tesi alla facoltà teologica di Pavia al tempo di Giuseppe II ) . Il solco rosminiano incide così nel profondo la storia d ' Italia prendendo le mosse lontano , nella reazione cattolica all ' illuminismo del tempo di Maria Teresa , e giungendo al pieno inserimento dei cattolici nella vita nazionale . La non lunghissima vita del fondatore sovrasta al moto e v ' imprime con le virtù del sacerdote , con l ' austerità del pensatore , un incontrastato marchio di nobiltà .
Giudici e amministrazione ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Alcuni processi contro note personalità della scienza e della politica hanno interessato l ' opinione pubblica , per le figure degli imputati , per i problemi che sollevavano . Nell ' arringa al processo dei dirigenti l ' Istituto di Sanità , il Pubblico Ministero mi fece l ' onore di citarmi , polemizzando con quanto avevo sostenuto in un convegno svoltosi su quei problemi . Premetto che ritengo questi processi siano stati nell ' insieme benefici . Come tutte le cose umane , hanno anche avuto effetti non buoni : incoraggiamento alla inerzia della burocrazia , alla paura delle responsabilità ; qualche istituto ha in pratica arrestato la sua attività ; ricatti d ' impiegati di enti pubblici che minacciano se non siano promossi di mandare memoriali « all ' autorità competente » . Ma scuotere le acque , incutere un salutare timore , avvertire che non si deve spendere il danaro pubblico a cuor leggero , è in sé un bene . Dove si può dissentire con certe tesi dell ' accusa e di alcuni giudici ? Dove si scorge una ragione di preoccupazione ? Non certo quando si proclama che nessun merito scientifico rende perdonabile il mal fare ; le benemerenze passate potranno giustificare provvedimenti di clemenza , ma non debbono arrestare il magistrato . Più in alto si è nella scala sociale , più si deve avere sensibilità in tema di lecito e d ' illecito . E nessuno , fosse anche la più alta personalità mondiale della cultura , deve aver compensi per un ' opera che non abbia svolta . Chi si è appropriato del pubblico danaro , o ne ha fatto godere parenti ed amici senza ch ' essi nulla dessero in compenso allo Stato od alla res publica , è sicuramente colpevole . Si insegnava un tempo che la sanzione penale colpisce i più gravi tra gl ' illeciti morali . Oggi la dottrina dà definizioni meno semplici del dolo penale ; peraltro resta sempre nella coscienza comune questa idea , che il carcere possa punire soltanto un grave mal fare ; piuttosto vittima che reo chi sul terreno morale appare impeccabile . Anche il reato colposo implica una imprudenza , e giustamente oggi i sacerdoti accentuano il peccato di porre a repentaglio la vita dei nostri simili . Reato colposo , ma non infamante , secondo la vecchia nozione , quello commesso per omissione . Ed omissione può essere anche il non sorvegliare i propri dipendenti . Qui però si avverte il difetto di un sistema , che non scevera compiti degli uomini di scienza e compiti amministrativi , che dà responsabilità di maneggio di miliardi a direttori d ' istituti scientifici , rettori di università , e sia pure di minori somme a direttori di scavi o di pinacoteche , i quali , illustri uomini di studio , possono ben essere ignari di contabilità , Quanto desiderabile che per tutto quel ch ' è amministrazione , erogazione di fondi ci sia il funzionario , solo responsabile , responsabile anche di ammonire l ' uomo di studio del valore delle attestazioni e dichiarazioni , in base a cui chiede sia effettuata una certa spesa . Ma il dissenso con l ' opinione della pubblica accusa si dà quando questa vuole elevare a dolo penale l ' avere ampliato i compiti di un istituto - ad esempio , averne fatto da istituto di applicazioni scientifiche istituto di ricerca pura - o ritenere estranee a quei compiti certe spese ( sempre che sia certo che furono effettuate , e che l ' asserito responsabile non profittò ) . Per questo ho espresso quella voce contraria dopo la sentenza Ippolito . Dissenso perché tutto continuamente muta ed evolve e non c ' è scrittore di diritto che non conosca come in tutti i tempi gl ' istituti sono mutati , nei fini e nelle strutture , assai prima che mutassero le leggi . ( Non farei quindi neppure appello alla paralisi legislativa attuale ; trattasi di un fenomeno costante , in ogni regime ) . Dissenso non perché non sia vero che molto pubblico danaro è speso male ( dalla costruzione di strade inutili , alle biblioteche d ' istituti universitari che acquistano libri che nessuno legge o doppioni , a certi uffici di dirigenti ammobiliati con lusso soverchio , alle pubblicazioni infinite che vanno al macero intonse : anni fa mi capitò sott ' occhio persino l ' edizione in arabo d ' un opuscolo che un ente di riforma aveva fatto diramare ad illustrare la propria opera ) . Ma perché nella struttura dello Stato è pericoloso introdurre il principio fisiologico delle funzioni vicarie ( quando un organo non agisce , subentra provvidenzialmente un altro organo a supplirlo ) , e per ciò che gli istituti di controllo sono inefficienti , fare scendere sullo sperperatore la più grave sanzione penale . Dissenso perché se ci si pone su questa via si colpisce a caso , uno su mille . Non c ' è ente , non ufficio , che non potrebbe essere perseguito . Non credo esista un Comune che non faccia qualche spesa che è fuori del quadro della legge comunale ; non mi consta siaci nella legge di reclutamento alcuna disposizione , la quale stabilisca che gli avvisi di ammissione a corsi per la nomina a carabiniere o sergente od ufficiale non siano più quali furono per oltre sessant ' anni dalla unificazione , i comuni manifesti delle pubbliche autorità , ma opere d ' arte , affidate ad artisti di fama ; e si potrebbe incriminare ogni preside che stampi un opuscolino od un ricordo a celebrare il cinquantenario della sua scuola , perché nessuna norma di legge prevede una tale spesa . Non si può neppure tentare di scoprire tutti coloro che fanno spese non previste dalla legge organica ; sì colpirà dove ci sia la denuncia . Ora in tutti i governi con pluralità di partiti è stato compito delle prefetture invalidare come estranei ai fini d ' istituto certi provvedimenti delle amministrazioni avverse al governo , chiamando responsabile chi li aveva adottati , mentre si approvavano quelli delle amministrazioni amiche . Ma la fama di imparzialità delle prefetture non se n ' è accresciuta . Non vorrei vedere i tribunali prendere il loro posto . Evoluzione d ' istituti nel silenzio della legge ; i magistrati che la negano la stanno attuando . Ho sott ' occhio la requisitoria del Pubblico Ministero al processo della Sanità : che termina con un quadro di quelle che dovrebbero essere le riforme da introdurre nei vertici dell ' amministrazione , nei maggiori organi dello Stato . Ottimo argomento per una di quelle che avrei auspicato fossero discussioni del Parlamento ( gli ultimi mesi hanno dato argomenti , come gli scioperi dei pubblici impiegati , il prepotere dell ' alta burocrazia , quasi casta sacerdotale dell ' antico Egitto , i rapporti tra Corte Costituzionale e Cassazione , questi giudizi di responsabilità , che in altri tempi avrebbero formato oggetto di discussioni memorande , quelle che si ricordano ancora dopo un secolo , e si raccolgono in volumi come l ' antologia Il Parlamento nella storia d ' Italia di Giampiero Carocci ) . Ma di fronte ad un Parlamento che non ama affrontare questi temi , né cura la ripercussione sulla opinione pubblica della proposta , concorde , di aumento delle indennità , avviene che entri in gioco una « funzione vicaria » e la magistratura si sostituisca . E tuttavia ... l ' arringa del Pubblico Ministero in quel processo ricorda che non fu concessa autorizzazione a procedere contro i deputati implicati nello scandalo dell ' Ingic , ritenendosi non punibile chi attinga danaro da un ente pubblico per i partiti o spese elettorali ; e dice tale tesi assurdità giuridica . Se in un articolo avessi dovuto scrivere di quel disgustoso episodio avrei usato espressione più drastica , a rischio di commettere reato di vilipendio ; ma mi ha impressionato sentire in un ' arringa di P . M . quel giudizio su un voto del Parlamento . Stiamo assistendo ad una evoluzione d ' istituti costituzionali imprevista e di cui non vediamo l ' esito . Con tutto il rispetto per i magistrati come uomini , mi preoccupa quest ' assunzione di poteri da parte di un « ordine autonomo » , non soggetto né direttamente né indirettamente a quella ch ' è la volontà , l ' opinione popolare .
Quale esercito? ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Le profonde riforme che si stanno introducendo nei regolamenti di disciplina delle forze armate sono un adempimento dell ' ultimo comma dell ' articolo 52 della Costituzione : « L ' ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica » : una delle tante disposizioni della nostra Carta generiche , e che avrebbe potuto essere interpretata anche nel senso che i soldati si eleggessero i loro superiori . Si può approvarle incondizionatamente , si possono fare riserve ; ma comunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che l ' esercito ( nell ' ampia accezione del termine ) muta , con uno di quei cambiamenti che trasformano un quid in un aliud , da quello che fu dalla formazione della Unità alla prima guerra mondiale almeno . Mutamento avvenuto per gradi , e che non poteva non seguire , per il profondo variare di tutta la vita associata , del modo di sentire generale . Già da vari anni l ' esercito non è più quello idealizzato da De Amicis , e neppure quello , che pur mostrava le sue lacune , dei romanzi militari oggi dimenticati dell ' inizio del secolo di Olivieri San Giacomo , né dei più recenti ricordi di ufficiali letterati , ancora di Edgardo Sogno , che si riporta al periodo fascista . La posizione dell ' ufficiale fino al 1915 , il tempo in cui era prescritta la dote della sposa per ottenere il regio assenso al matrimonio , in cui ogni ragazza della borghesia era orgogliosa di annunciare il suo fidanzamento con un ufficiale e le signore che tenevano un salotto o davano un ricevimento ritenevano questo mancante di un elemento essenziale se non ci fossero alcune divise militari , appare lontano come la Versailles di Luigi XIV . La giustissima soppressione dell ' attendente , l ' autorizzazione agli ufficiali di vestire in borghese , già di per sé avevano apportato mutamenti rilevanti al vecchio esercito , fondato sul profondo distacco tra ufficiali e sottufficiali , tra sottufficiali e soldati ( un tempo nelle città minori erano prescritti i caffè che gli uni e gli altri potessero frequentare senza mai confondersi ) . Ed ho sempre presente il ricordo che evocava un vecchio archivista di Ministero , già sottufficiale , delle ore di sosta trascorse in attesa di una coincidenza , quando andava in licenza con moglie e cinque figli , perché i sottufficiali potevano viaggiare solo con gli accelerati . Come dovunque , c ' erano negli ufficiali i buoni , i comprensivi , i paterni , ma abbondavano pure gl ' incuranti , i neghittosi , i nevrastenici , quelli che lasciavano libero sfogo a simpatie ed antipatie verso i sottoposti ; l ' attendente del colonnello era un ' autorità . I due requisiti più apprezzati erano il coraggio fisico , e l ' obbedienza incondizionata ; dal superiore occorreva tutto accettare : il soldato punito presentandosi dopo scontata la punizione si sentiva chiedere se era contento della punizione inflittagli , e se rispondeva di no , ritornava in prigione . Tutto questo appartiene ad un mondo che ci appare molto più remoto della civiltà contadina morta o morente che Revelli ha rievocato per il Cuneese : pur se fosse in sé buono qualcuno degli obblighi che la divisa imponeva : nei mezzi pubblici cedere il posto alle donne ed ai vecchi ; non assistere inerte ad una rapina ( i sequestri in strade frequentate non esistevano ancora ) , od alle percosse che un uomo imbestialito dava a bambini o ad una donna . Cosa sarà questo nuovo esercito ignoro , né so prevedere . Ma quell ' art. 52 della Costituzione , che mi è sempre stato ostico per essere il solo a parlare di sacro dovere della difesa della Patria ( degradando così tutti gli altri doveri verso la società in cui si vive ) , mi porta a chiedermi se non ci sarebbero ben più fondamentali riforme da apportare . Confidiamo tutti che non abbiano più ad esserci guerre , né vi vediamo l ' Italia coinvolta . Ma pare certo che sarebbero guerre condotte da tecnici , cui solo un piccolo esercito di mestiere potrebbe attendere ; e le guerriglie hanno sempre uno sfondo politico , sicché non si può contare su un esercito di leva composto di uomini con idee le più diverse . Se quell ' art. 52 della Costituzione stabilisse invece che ogni cittadino , uomo o donna , forte od esile , deve dare al consorzio civile un anno del suo tempo , quasi gratuitamente ( ossia col trattamento del soldato di leva oggi ) nelle mansioni cui può essere idoneo ? Ho molti dubbi sul sistema cinese di fare interrompere l ' Università per andare per qualche anno a coltivare la campagna e di fare ritornare per qualche mese al lavoro campestre alti funzionari ; ma di fronte a questo abbandono delle campagne che tanto grava sulla nostra economia , non posso non chiedermi se sarebbe davvero impossibile imporre a tutti i ragazzi italiani di fare per un anno quel che in altri Stati molti studenti fanno spontaneamente durante le vacanze , lavorare in un ' azienda agricola , in quei lavori che non richiedono esperienza ; se per tante ragazze non sarebbe benefica l ' esperienza di un anno passato come portantina in un ospedale , o assistente di bambini , od anche nei più umili lavori di lavanderia . Misura antiliberale ? Chiedere l ' adempimento di qualsiasi dovere sociale è un attentato alla libertà ? Ma nessuna società ha mai potuto vivere senza imporre doveri ai consociati . Se mai , nelle condizioni attuali dell ' Italia , mi turba il pensiero del quis custodiet custodes ? Siamo certi che la caporeparto cui è stata posta a disposizione la portantina di leva saprà costringerla a fare il suo dovere , che il capo dell ' azienda agraria non accetterà un compenso per lasciare il ragazzo assegnatogli tornare a casa o scorrazzare tutto il giorno in moto ? Dove non si riconoscono autorità , dove si ritiene che sia offendere la dignità umana costringere qualcuno a fare ciò che non gli piace , dove si ritengono inutili le sanzioni quali si siano , difficile pensare a vie di scampo . Ed allora resti l ' esercito di leva com ' è , con la nuova disciplina ; ma segua almeno quel che segue nelle Università : ove quella piccola minoranza che ha voglia di apprendere trova , sol che li cerchi , insegnanti che la seguono , la incoraggiano , che suggeriscono utili ricerche . Così nella caserma i coscritti trovino ufficiali e sottufficiali che non si preoccupino di « far sfilare in parata » , ma cerchino di allargare il loro orizzonte culturale , insegnare la non facile arte di ragionare e non enunciare assiomi , di rispettare l ' avversario ; che l ' esercito divenga scuola di educazione civile , di pacifica convivenza tra chi pur è su posizioni ideologiche antitetiche .
Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .
Il paradiso sta in cielo o in terra? ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Nella bella biografia dedicata a Berlinguer da Gorresio un capitolo s ' intitola « Di fronte ai cattolici » . Berlinguer come Lenin : « L ' unità della lotta per un paradiso in terra che preme più dell ' unità delle opinioni per un paradiso in cielo » . Prescindo da Berlinguer , che , per quanto so , è rispettosissimo della fede religiosa delle persone a lui più vicine , né fa opera di proselitismo ateistico . Ma l ' espressione di Lenin è da considerare : siano con tutti noi coloro che vogliono conquistare un paradiso in terra ; poco importa se poi c ' è tra loro chi crede anche ad un paradiso in cielo . Non so quale significato avesse per Lenin l ' espressione « paradiso in terra » ; certo non dimenticava che la sofferenza , le malattie , la decadenza della vecchiaia , la perdita delle persone care , non sono eliminabili dal cammino umano . Ma , nato nel 1870 , avendo a diciassette anni visto un fratello condannato a morte per complotto , avendo conosciuto a 25 la prigione e poi la deportazione in Siberia , e soprattutto essendo vissuto in una Russia dove ancora dovevano essere forti le tracce della servitù della gleba , l ' arbitrio della polizia era praticamente senza limiti , mentre c ' erano signori con tenute delle dimensioni di una provincia e patrimoni in gioielli valutabili a centinaia di milioni di allora , ed il popolo era quello che appare da Dostoevskij ( l ' ubriachezza unica consolazione dello squallore , la prostituzione unica risorsa per le ragazze povere ) , poteva chiamare paradiso anche la vita dignitosa che l ' operaio tedesco e francese cominciavano a conquistare ed avrebbero raggiunto alla vigilia della prima guerra mondiale . Se così inteso , il motto di Lenin poteva accettarsi , sia pure con la riserva sulla liceità dell ' uso dello stesso vocabolo ad indicare tanto qualcosa di relativo , imperfetto e transitorio , come qualcosa di assoluto ed eterno . Però già allora l ' espressione imponeva una ulteriore riserva , ed oggi questa è più valida che mai , quanto meno per i cristiani , cui Lenin si riferiva . Giacché non si dà contrasto tra i due paradisi nella comune e volgare accezione di un paradiso di Maometto , che ripeterebbe abbellita una vita terrestre ( nella quale può anche enunciarsi che il paradiso è all ' ombra delle spade ) , con tutti i godimenti carnali , della gola e del sesso ; il paradiso cristiano è invece quello cui si perviene con la rinuncia , l ' accettazione , la sofferenza . C ' è , sì , la ricchezza barriera insormontabile per entrare nel regno di Dio ; e si può attenuare il « discorso delle beatitudini » , ricordando che basta la povertà sia nello spirito ; ma non si può cancellare la beatitudine per gli afflitti , i miseri , i pacifici . Non si può capovolgere il Vangelo e non scorgere che in esso la vita terrena è quella della sofferenza : sempre evocati i ciechi , i paralitici , i lebbrosi , le madri che piangono il figlio morto . Per questo , rispettosissimo sempre di tutte le opinioni , mi riesce impossibile accettare un Cristianesimo che in nome della giustizia ami la violenza . ( La si ama , diciamolo pure ; accettatala , non è più un male necessario , perché al pari dell ' Eros , la violenza ha una sua voluttà , non è lo strumento di cui l ' uomo si serve quando gli occorre , per poi gettarlo , ma prende l ' uomo : chi si guarda intorno sa che il ricordo di un ' azione di guerra in cui rifulse il coraggio è nella mente di chi la compì ricordo più luminoso di ogni azione di bontà , di ogni salvataggio di un fratello ) . Non posso accettare un Cristianesimo che non aggiunga alla sua visione della giustizia che essa importa anche per tutti , volonterosi o riluttanti , il distacco da troppi godimenti terreni ; che un paradiso ( molto relativo ) cristiano su questa terra può essere solo quello di una cristianità distaccata dagli agi , dal prestigio , dalla fama , che accetta una generale umiltà . Trasportate al nostro tempo , le parole di Lenin , per ammettere sinceramente nelle proprie file di combattenti anche quelli che credono nel regno dei cieli , dovrebbero suonare : « Uniti tutti quelli che non vogliamo spargere sangue né togliere la libertà ad alcuno , per assicurare una società di eguali nel godimento dei beni economici , di aiuto reciproco ; e allora poco può importarci che tra questi vi sia chi crede pure in un regno dei cieli » . Ma la rivoluzione russa non si sarebbe fatta in tal modo . E se considero la perdita di ogni fede religiosa come una ulteriore ragione d ' infelicità dell ' uomo ( che vede marciare verso l ' etica dello stordimento , un susseguirsi senza posa di gioie diverse , tutte carnali , ch ' egli vuole scambiare per la felicità ) , tuttavia mi rendo conto della propaganda ateistica dei Paesi comunisti , almeno in terre che furono cristiane . necessario infatti che il risultato raggiunto si consideri il paradiso conquistato ( Cotta in un suo breve saggio , La sexualité en tant que dernier mythe politique , scorge in tutte le dottrine rivoluzionarie una ricerca , spesso inconscia , dell ' innocenza perduta dell ' uomo ) ; paradiso che occorre difendere , e dove , come quello biblico , ci deve essere chi ( uomo o collegio ) ha il supremo potere , e non può tollerare autorità religiose o intellettuali che non convenendo con lui su ciò ch ' è bene e ciò ch ' è male , rischino di far perdere la fiducia in questo paradiso . Poiché la montagna non andava a Maometto , andò Maometto alla montagna : dalle inclusioni di cattolici come indipendenti nelle liste elettorali comuniste , trovo conferma alla mia antica constatazione , che il colloquio non ha mai portato un comunista a divenire fedele di una qualsiasi religione , bensì degli uomini cresciuti in ambiente religioso a divenire comunisti . E , per tornare al paradiso , qui pure il paradiso cristiano si avvicina per questi al paradiso di Lenin ; su una rivista di Napoli di cattolici del dissenso , in un buon articolo di Carlo Cardia « Il giurista e gli occhi della storia » ( buon articolo , in molti punti con affermazioni cattolico - liberali cui sono sempre rimasto fedele ) , leggo anche affermazioni in tema di insegnamento ecclesiastico circa l ' etica sessuale , che mi lasciano più che dubbioso ; e apprendo che un teologo tedesco si pone la domanda : « E ' moralmente giustificabile una continenza assoluta ? » . Cardia è prudentissimo , fino a deplorare che la Chiesa accordi dispense matrimoniali tra affini in primo grado . Ma , mentre non è dubbio che il giurista debba argomentare con gli occhi della storia , o meglio con la coscienza sociale , e così pur nel non lungo periodo di durata di una legge , mutarne la interpretazione , il credente ritiene vi siano precetti eterni , comandamenti che valgano per ogni tempo . Per restare al « paradiso sulla terra » , per il credente esso è dato dalla serenità di chi si può abbandonare completamente alla Provvidenza , e ritenere buono ciò che accade , seppure sia la infermità o la mutilazione che lo colpisce . Ma quando in tema di sesso comincia a considerare lieve la colpa che per secoli fu ritenuta grave , ci si avvia su un cammino pericoloso ; in fondo può anche trovarsi il D ' Annunzio giovane , col suo Eleabani , figlio di Gesì , col suo anti - Vangelo : « La carne è santa . Guai a chi non piega l ' anima innanzi a lei » .
Ancora sul Concordato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Negli atti parlamentari il resoconto stenografico delle cinque sedute in cui si trattò delle modifiche al Concordato occupa 201 dense facciate . Interventi svariatissimi ; e leggendone alcuni ho avuto l ' impressione di tornare molto indietro , prima del 1915 , sentendo i vecchi spunti sulle ricchezze della Chiesa , che ripetevano poi quelli sulle ricchezze dei gesuiti intorno al 1770 . Vero che fuori si era detto di più ; in un corteo si erano visti cartelli ove si leggeva che con un quarto delle rendite del Vaticano si sarebbe risanato il bilancio dell ' Italia , cartelli che mostravano il candore economico di chi li aveva scritti e la dimenticanza di ciò , che il Vaticano non è un ' azienda dello Stato italiano , che i suoi compiti sono mondiali . Ma quel che veramente mi sta a cuore è un punto di cui non si è molto parlato , anzi semplicemente accennato , e che tuttavia per me è di valore essenziale : le critiche relative alla soppressione dell ' articolo sull ' Azione Cattolica ( divenuto senza ragione d ' essere in un regime dove vige la libertà di associazione ) , ed in particolare quelle , talora espresse in forma di deplorazione , per la mancata attuazione data fin qui alla norma , le critiche cioè alla abrogazione della seconda parte di detto articolo : « La S . Sede prende occasione dalla stipulazione del presente Concordato per rinnovare a tutti gli ecclesiastici e religiosi d ' Italia il divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico » : espressione che nel 1929 pareva non aver senso perché di partiti ce n ' era uno solo , ed alla lettera significava che il Papa prometteva al governo fascista che i preti non sarebbero stati fascisti ; ma che pare fosse voluta da Pio XI , proprio per impedire ad ecclesiastici il giuramento di fedeltà al Duce ( e tuttavia chi visse in quegli anni quanti distintivi fascisti vide su tonache talari ! ) . Ora posso nel mio intimo desiderare il sacerdote che pensa a questa vita come ad una preparazione alla vita eterna , e conseguentemente non milita in partiti politici ; ma so di essere contro corrente , e ben conosco che anche da alte sedi arcivescovili c ' è questa esortazione al clero di partecipare alla vita politica , al servizio dei più umili . Comunque , come cittadino rivendico per tutti la libertà , veramente fondamentale , di esprimere il proprio pensiero e di farne propaganda ; e mi ribello all ' idea che possano esserci categorie di cittadini private , vita durante , di questa libertà . Come negli anni grigi tra il '50 ed il '60 mi battei con tutte le forze contro i sequestri di Bibbie protestanti e le azioni contro i loro distributori , l ' elevazione a reato del battesimo in un torrente di anabattisti , la persecuzione dei pentecostali , così con quanto mi resta di forze mi batterei sempre contro chi volesse contrastare al prete di cercare proseliti , di diffondere la sua dottrina . Rammento l ' abate Ricciotti che , a chi si doleva di un parente comunista che educava alle sue idee i propri bambini , rispondeva : « Se è convinto che le sue dottrine rappresentano la verità , non esercita un diritto , ma adempie un dovere , cercando di comunicarle quanto possibile ; chi crede di aver trovato la verità deve diffonderla » . Penso io pure così , da sempre . Rammento miei vecchi discorsi col fraterno amico Giorgio Falco , in cui mi dolevo che gli ebrei , riacquistata la libertà , non avessero ripreso quel proselitismo ch ' era stato dei loro progenitori , fino alla oppressione romana , e cui avevano dovuto rinunciare per sopravvivere , e rammento la risposta che mi dava , che in qualche modo i migliori di loro avevano ancora svolto il compito di diffondere la credenza nel Dio unico . E non mi è piaciuto nel fiero e nobile indirizzo di questi giorni di una chiesa cristiana non cattolica al ministro dell ' Interno la frase , volta certo a parare l ' accusa di poter turbare la pace religiosa degl ' italiani : « noi non facciamo proselitismo » . Mi si risponderà che il prete non è un uomo come gli altri , è un ' autorità per i fedeli , e quindi è nella condizione di condurli pur nella lotta politica ? Così press ' a poco parlavano , oltre cento anni or sono , Ricasoli o Mancini ; ma è trascorso oltre un secolo . E le immagini che allora si evocavano , il prete che diceva al morente di salvare la propria anima donando tutto alla Chiesa , di fare pubblica abiura dei suoi convincimenti unitari o liberali , è lontana nel passato . Nessuno di noi conosce casi del genere . Soggiungo che siamo in un clima molto diverso da quello che auspicavano , forse illudendosi , gli uomini del Risorgimento : un mondo di liberi , in cui ciascuno pensasse con la sua testa ; siamo nel mondo del conformismo ( a volte mascherato da anticonformismo ) , in cui la quasi totalità dei giovani si butta a capofitto , negli atteggiamenti , negli abiti , nel rinnegamento in blocco dei « tabù » , e gli adulti o sentono la disciplina di partito o si disinteressano od al più si accontentano dei vari mormorii , delle accuse generiche , senza alcun piano costruttivo . Libertà anche per i maghi , per le donne che fanno le fatture o le disfano ; libertà , come cittadino , del prete ribelle , ridotto allo stato laicale , e che desidera continuare a portare un segno del suo ordine sacerdotale ( via dunque l ' art. 29 , lettera l ) ; ma libertà anche per il prete di fare quanta propaganda desidera . Davvero i critici credono che la maggioranza degli italiani , od anche il 50 per cento , pratichi ancora la messa domenicale e penda dalle labbra del sacerdote quando pronuncia l ' omelia ? Ed ora mi si consenta una breve oratio pro domo mea . Qualche amico mi ha rimproverato , come se avessi abiurato il principio separatista , di aver fatto parte delle due commissioni presiedute dall ' on. Gonella ( nella relazione alla prima riaffermavo ancora la mia vecchia fede separatista , di allievo di Francesco Ruffini ) . Non sono mutato . Credo sempre , contro quanto scrivevano gli apologisti del Concordato del 1929 , che di dilaceramenti dei cattolici , anche i più ortodossi , non sia dato parlare oltre la prima guerra mondiale ( c ' erano forse ancora vecchi principi , come ne I vecchi e i giovani di Pirandello , cui ripugnasse di presentarsi davanti al Sindaco per il matrimonio civile ? ) ; credo sia stato un male che Vittorio Emanuele III si opponesse nel '19 a quello che sarebbe stato il Trattato senza il Concordato ; ma una cosa è non stipulare un patto ed altra il disdirlo unilateralmente . Gli uomini politici che non erano stati favorevoli all ' ingresso dell ' Italia nella Triplice alleanza , dieci anni dopo , senza disdirsi , ritenevano che sarebbe stato un grosso errore una denuncia unilaterale . Ritengo abbia agito saggiamente la Camera votando con 412 voti contro 31 la mozione per la continuazione di una trattativa mirante ad una revisione del Concordato anziché la denuncia : questa , specie dopo le intemperanze dei radicali , sarebbe apparsa atto di ostilità . E , memore sempre del discorso inaugurale della sua presidenza della Repubblica pronunciato dall ' altro mio grande maestro Luigi Einaudi , che non chiedeva venia delle memorie sabaude evocate in suoi articoli dell ' ultimo anno né di certo suo attaccamento alla monarchia , ma riteneva il buon cittadino debba sempre piegarsi al volere manifestato dalla maggioranza , e , se non si tratti di cosa che ripugni alla sua coscienza morale , porre a disposizione dell ' organo espresso da questa maggioranza la propria esperienza e le proprie capacità , non vedo perché mai avrei dovuto rifiutare di far parte di organi di studio o di trattative , volti a togliere dal Concordato quel che poteva suonare offesa alla coscienza liberale . Contro ogni traccia di giurisdizionalismo , d ' ingerenza dello Stato nella struttura della Chiesa ; per la libertà della Chiesa di organizzarsi come creda , e , al pari di ogni partito , di considerare uscito dal suo seno chi sconfessi date sue dottrine , ma con una pronuncia senza effetto alcuno rispetto allo Stato ; per la libertà di ogni sacerdote , come di ogni altro cittadino , di esprimere le proprie idee , di farne propaganda ( e personalmente potrò pur credere che quel prete interpreti male il Vangelo ; ma ricordo l ' insegnamento di Croce : « Battiti perché il tuo avversario possa esprimere liberamente quelle dottrine , che tu poi , come difensore di quella che per te è la verità , avrai il dovere di confutare » ) . Non mi pare di essermi allontanato da quella che è la direttiva in cui mi formai ventenne , sotto la guida dei grandi maestri che ho menzionato , da cui non so dissociare Piero Martinetti .