StampaQuotidiana ,
Talora
i
contemporanei
non
hanno
coscienza
di
vivere
anni
che
la
storia
considererà
come
periodo
(
l
'
importanza
vitale
per
un
paese
od
una
istituzione
,
se
non
per
tutta
una
civiltà
(
ed
a
volte
invece
sembrano
di
somma
importanza
eventi
che
tra
non
molto
appariranno
di
nessun
rilievo
)
.
Ho
l
'
impressione
che
stiasi
verificando
(
con
il
ritmo
accelerato
,
la
condensazione
nel
tempo
,
che
distingue
il
nostro
secolo
rispetto
ai
precedenti
)
una
nuova
riforma
cattolica
,
di
non
minore
rilievo
di
quelle
del
sec.
XI
e
della
seconda
metà
del
Cinquecento
.
Mi
parrebbe
ingiusto
non
ricordare
che
la
prima
scossa
all
'
immobilismo
venne
da
Pio
XII
;
quello
di
Giovanni
XXIII
fu
il
periodo
eroico
,
Paolo
VI
lo
continua
e
ne
segnerà
,
pensiamo
,
le
realizzazioni
.
Molti
avevamo
avuto
il
torto
di
scorgere
il
Concilio
come
teso
verso
una
unione
delle
Chiese
,
e
non
irragionevolmente
,
guardando
questa
mèta
,
eravamo
piuttosto
scettici
;
pensavamo
che
già
un
grande
passo
si
era
compiuto
smussando
tutte
le
asprezze
,
non
parlando
più
di
eretici
e
scismatici
,
ma
di
fratelli
separati
,
e
che
altro
non
si
poteva
ora
ottenere
.
Chi
aveva
occhi
spassionati
si
accorgeva
,
sì
,
che
appariva
nella
Chiesa
un
rigoglio
di
riacquistata
giovinezza
,
quale
ahimè
non
si
nota
negli
organismi
statali
;
nuove
leve
di
chierici
volenterosi
fino
all
'
entusiasmo
,
qualche
raro
fenomeno
di
turbolenza
chiaramente
originata
da
troppo
amore
(
i
volontari
che
muovono
all
'
attacco
prima
del
tempo
)
.
Ma
non
ci
eravamo
resi
conto
-
ed
occorre
riconoscere
che
per
questo
l
'
Italia
non
era
l
'
osservatorio
più
adatto
-
che
il
tempo
era
maturo
per
qualcosa
di
ben
più
importante
che
non
la
riunione
a
Roma
di
qualche
Chiesa
orientale
:
per
una
grande
revisione
delle
posizioni
del
cattolicesimo
,
una
depurazione
dalle
incrostazioni
ben
più
radicale
di
quella
che
costantemente
ma
lentamente
segue
,
un
adeguamento
intelligente
al
compito
di
riconquista
di
un
mondo
che
molte
generazioni
di
uomini
di
chiesa
si
limitavano
a
condannare
.
Giovedì
scorso
,
dopo
il
voto
sulla
collegialità
dell
'
episcopato
,
il
giornale
Le
Monde
scriveva
:
"
Il
Vaticano
II
ha
provato
il
proprio
vigore
,
la
propria
intuizione
di
un
'
epoca
caratterizzata
ad
un
tempo
dal
bisogno
di
decentramento
e
di
libertà
e
dalla
sua
nostalgia
di
convergenza
.
Il
Vaticano
II
ha
realmente
completato
il
Vaticano
I
senza
soluzione
di
continuità
con
il
passato
,
senza
scosse
inutili
,
senza
respingere
quelli
che
erano
più
propensi
a
guardare
il
passato
che
l
'
avvenire
"
.
Senza
attendere
i
testi
definitivi
,
che
potranno
anche
contenere
qualche
attenuazione
,
qualche
concessione
ai
vescovi
italiani
e
spagnoli
che
rispecchiano
masse
di
fedeli
timorose
di
sentir
pronunciare
parole
nuove
,
mi
pare
definitiva
e
senza
possibilità
di
ritorno
l
'
ammissione
del
pieno
rispetto
che
merita
l
'
uomo
che
opera
secondo
i
suoi
convincimenti
,
che
cerca
la
verità
anche
se
giunga
a
conclusioni
antitetiche
a
quelle
della
Chiesa
;
il
togliere
ogni
appoggio
in
testi
ecclesiastici
all
'
antisemitismo
:
proclamare
che
i
vescovi
,
indipendentemente
dall
'
essere
preposti
ad
una
sede
,
formano
il
corpo
che
esprime
il
sentire
della
Chiesa
;
riconoscere
che
il
laico
può
essere
qualcosa
di
più
del
destinatario
della
missione
di
questa
,
un
missionario
egli
pure
,
un
insegnante
,
un
partecipe
attivo
del
culto
;
fermo
il
celibato
del
clero
,
non
considerare
più
un
reietto
,
un
colpevole
il
sacerdote
che
sveste
l
'
abito
;
non
umiliare
nella
forma
stessa
della
celebrazione
il
matrimonio
misto
.
Ancora
:
se
storicamente
il
cristianesimo
è
nato
dall
'
innesto
di
un
germoglio
ebraico
su
un
ceppo
greco
-
romano
,
questa
origine
non
è
una
prigione
;
l
'
avere
versato
la
sua
dottrina
immutabile
in
forme
tratte
dalla
filosofia
greca
non
preclude
che
quella
dottrina
possa
essere
domani
portata
in
nuove
forme
,
con
un
diverso
linguaggio
,
ai
popoli
asiatici
ed
africani
.
(
Ma
il
succo
,
i
Vangeli
,
non
sono
legati
ad
alcuna
filosofia
,
valgono
per
tutti
gli
uomini
,
penetrano
nel
cuore
del
negro
come
del
bianco
)
.
Forse
non
sarà
soddisfatta
l
'
aspirazione
a
certe
pronunce
in
tema
di
rapporti
tra
il
fedele
e
lo
Stato
:
fermo
l
'
orrore
per
la
guerra
,
ripetuto
con
la
più
alta
parola
che
nulla
di
buono
si
crea
con
la
violenza
e
con
il
terrore
,
non
si
giungerà
alla
condanna
di
certe
armi
,
non
si
rinnegherà
,
pur
tenendolo
in
sordina
,
il
secolare
concetto
della
guerra
giusta
(
considerata
comunque
come
guerra
strettamente
difensiva
)
;
non
ci
sarà
pronuncia
della
liceità
dell
'
obiezione
di
coscienza
,
che
pure
discende
direttamente
dalle
affermazioni
sulla
libertà
di
credere
e
sulla
dignità
dell
'
uomo
.
Probabilmente
non
si
stabilirà
neppure
che
al
rapporto
di
collaborazione
tra
pontefice
e
vescovi
,
alla
riconosciuta
libertà
di
parola
e
di
consiglio
di
questi
,
debba
corrispondere
nell
'
interno
delle
diocesi
analogo
rapporto
tra
vescovo
e
sacerdoti
.
Ma
in
compenso
anche
fuori
dalle
pronunce
conciliari
c
'
è
il
rifiuto
di
ogni
solidarietà
tra
la
Chiesa
e
determinate
strutture
economiche
;
c
'
è
la
rivendicazione
del
primato
,
che
viene
dal
Sermone
della
montagna
,
al
povero
e
all
'
umile
;
c
'
è
il
riconoscimento
che
se
la
Chiesa
corpo
mistico
non
può
macchiare
il
proprio
abito
,
la
Chiesa
storica
ha
nei
secoli
mancato
attraverso
i
suoi
ministri
nella
mitezza
,
nella
carità
,
nel
non
applicare
l
'
insegnamento
di
Cristo
,
anzitutto
con
le
guerre
di
religione
,
con
la
persecuzione
dei
dissidenti
;
c
'
è
l
'
ammissione
che
anche
quelle
dottrine
che
dominano
il
mondo
contemporaneo
e
che
storicamente
si
sono
formate
spesso
in
antitesi
alla
Chiesa
,
possono
avere
elementi
di
verità
,
soprattutto
spunti
pratici
suscettibili
di
essere
produttivi
di
bene
:
con
questo
mondo
è
necessario
il
colloquio
.
Tutta
una
visuale
che
sarebbe
stata
inconcepibile
non
solo
al
tempo
di
Pio
X
,
ma
ancora
all
'
inizio
della
seconda
guerra
mondiale
.
Non
mi
sembra
quindi
ardito
supporre
che
nella
storia
della
Chiesa
il
Vaticano
II
,
ma
soprattutto
il
fervore
di
spiriti
che
lo
accompagna
,
possano
apparire
più
importanti
del
Concilio
di
Trento
,
forse
anche
della
Controriforma
.
Ci
saranno
certo
resistenze
,
riluttanze
;
due
secoli
non
bastarono
perché
certi
abusi
condannati
dal
Concilio
di
Trento
fossero
in
effetto
sradicati
.
Ma
il
cammino
compiuto
è
irreversibile
;
in
pochi
anni
si
è
percorsa
più
strada
che
nei
due
secoli
precedenti
.
Naturalmente
occorrerà
un
'
opera
di
penetrazione
,
anzitutto
ridare
tranquillità
ai
cattolici
che
questo
vento
impetuoso
ha
turbato
(
ce
ne
sono
non
pochi
,
accanto
ai
moltissimi
che
ne
sono
rinvigoriti
ed
ai
molti
che
,
virtualmente
fuori
fino
ad
ieri
,
rientrano
ora
)
.
Mi
sembrano
giuste
-
non
un
semplice
voto
,
ma
una
ragionevole
previsione
-
le
parole
che
Padre
Balducci
scrive
nella
prefazione
alla
traduzione
italiana
dell
'
opera
del
P
.
P
.
R
.
Bernard
,
Le
mystère
de
Jésus
(
Mantova
,
"
L
'
Arco
"
)
:
"
Nei
prossimi
anni
la
Chiesa
dovrà
mettere
in
opera
,
in
conformità
alle
decisioni
conciliari
,
una
vasta
e
profonda
revisione
delle
sue
strutture
,
dei
suoi
metodi
e
del
suo
comportamento
;
dai
catechismi
,
in
cui
la
mirabile
unità
del
Cristo
vivo
si
frantuma
in
formule
arcaiche
e
intellettualistiche
,
ai
testi
di
teologia
,
dove
la
preoccupazione
del
sistema
di
tipo
razionale
pregiudica
l
'
umile
aderenza
al
mistero
,
che
è
il
suo
vero
oggetto
;
dal
culto
religioso
,
in
cui
la
millenaria
vegetazione
devozionale
fa
lo
schermo
al
volto
dell
'
unico
Mediatore
,
alla
precettistica
morale
,
in
cui
troppo
spesso
le
formule
dell
'
Etica
a
Nicomaco
prendono
il
posto
del
Discorso
della
montagna
"
.
StampaQuotidiana ,
Il
Concilio
Vaticano
II
ha
dato
luogo
ad
una
letteratura
d
'
occasione
.
Direi
che
in
una
futura
storia
letteraria
italiana
questi
anni
saranno
considerati
una
svolta
:
il
ritorno
nel
filone
dei
libri
diffusi
,
quelli
che
formano
l
'
opinione
pubblica
,
di
argomenti
religiosi
,
dopo
un
lunghissimo
periodo
in
cui
letteratura
su
tali
argomenti
coincideva
con
libri
chiesastici
,
di
assoluta
ortodossia
,
riservati
ai
credenti
che
non
avevano
bisogno
di
essere
convinti
.
In
questa
letteratura
sul
Concilio
poco
posto
trovano
peraltro
i
raffronti
con
altri
momenti
di
grande
rilievo
nella
storia
della
Chiesa
.
Direi
così
,
senza
ricorrere
al
troppo
abusato
termine
di
crisi
:
la
storia
della
Chiesa
come
di
molte
altre
istituzioni
può
rappresentarsi
come
un
fiume
con
pendenze
disuguali
,
sicché
a
tratti
l
'
acqua
ristagna
,
a
tratti
assume
andamento
torrentizio
.
Avrei
desiderato
che
questi
libri
insistessero
di
più
nel
confronto
con
gli
altri
momenti
della
vita
della
Chiesa
,
dove
si
ebbe
analogo
ritmo
:
in
pochi
anni
modificate
molte
cose
che
erano
rimaste
immutate
per
secoli
.
Uno
di
questi
fu
certo
la
Controriforma
,
gli
anni
intorno
al
Concilio
di
Trento
(
tra
il
Sacco
di
Roma
ed
il
1580
,
all
'
incirca
)
:
che
terrei
ben
distinti
dal
periodo
stagnante
del
Seicento
,
sicché
non
parlerei
a
proposito
della
condanna
di
Galileo
di
clima
della
Controriforma
,
che
già
era
lontana
.
Ripensavo
a
ciò
visitando
in
questi
giorni
la
mostra
romana
(
alla
Sapienza
,
l
'
antica
Università
)
Aspetti
della
Riforma
cattolica
e
del
Concilio
di
Trento
:
una
mostra
allestita
dall
'
Archivio
di
Stato
,
con
l
'
opera
particolarmente
intensa
della
dr.
Edvige
Aleandri
Barletta
,
che
ne
ha
pubblicato
uno
splendido
catalogo
,
denso
di
richiami
e
di
note
critiche
,
con
capitoli
esplicativi
dei
singoli
tratti
del
Cinquecento
religioso
che
formano
di
per
sé
una
bella
monografia
.
Compaiono
i
santi
popolari
della
Controriforma
:
Filippo
Neri
,
Camillo
De
Lellis
nelle
varie
tappe
della
sua
vita
,
prima
della
fondazione
dei
ministri
degl
'
infermi
,
Gaetano
da
Thiene
,
Ignazio
di
Loyola
nelle
prime
difficoltà
romane
,
ed
i
due
generali
dei
Gesuiti
che
lo
seguono
.
Attraverso
i
documenti
passano
i
grandi
prelati
del
tempo
:
Gian
Pietro
Carafa
prima
dell
'
ascesa
al
pontificato
,
nel
periodo
preconciliare
Girolamo
Aleandro
e
Gaspare
Contarini
,
al
Concilio
Jacopo
Sadoleto
e
Reginaldo
Polo
.
L
'
opera
di
rinascita
cattolica
s
'
inizia
in
pieno
Rinascimento
.
Si
esplica
come
più
immediata
e
spontanea
manifestazione
attraverso
le
Confraternite
;
iniziativa
di
laici
,
che
attendono
oltre
che
alla
preghiera
ed
alla
meditazione
ad
opere
di
carità
,
sicché
da
esse
nascono
nuovi
ospedali
(
difficile
immaginare
gli
squallori
della
Roma
del
Rinascimento
sotto
altri
aspetti
splendida
,
e
le
visioni
di
piaghe
purulente
,
il
lezzo
d
'
infermi
mai
ripuliti
,
che
s
'
incontrava
ad
ogni
angolo
della
città
)
.
Sorge
così
anche
un
ospedale
per
i
pazzi
,
che
,
almeno
in
un
primo
periodo
,
usa
metodi
nuovi
e
più
umani
:
non
catene
,
non
percosse
.
Dalle
Confraternite
si
originano
pure
ricoveri
per
i
pellegrini
,
non
più
ristretti
a
quelli
di
una
sola
nazione
,
come
n
'
erano
sorti
nel
Medioevo
;
nasce
un
monastero
delle
Convertite
,
che
dà
tuttora
il
nome
ad
una
via
nel
cuore
di
Roma
,
accanto
a
quello
che
per
noi
è
sempre
il
Caffè
Aragno
.
Per
assicurarsi
che
siano
convertite
vere
,
spinte
da
spirito
religioso
e
non
dal
bisogno
,
lo
statuto
escluderà
le
inferme
,
le
vecchie
e
le
brutte
;
mentre
S
.
Ignazio
fonderà
un
rifugio
di
Santa
Marta
,
in
cui
tutte
le
donne
che
vogliano
mutare
vita
saranno
accolte
senza
discriminazioni
.
La
rinascita
cattolica
si
concreta
altresì
nella
creazione
di
nuovi
Ordini
che
,
al
pari
di
quello
dei
Gesuiti
,
cercano
di
porre
subito
rimedio
al
grande
male
del
tempo
,
i
chierici
che
cercano
benefici
e
prelature
,
con
lo
stabilire
che
i
loro
iscritti
non
potranno
conseguire
alcun
ufficio
né
onore
;
a
differenza
degli
Ordini
contemplativi
o
volti
agli
alti
studi
teologici
sorti
nei
secoli
precedenti
,
questi
nuovi
vogliono
attendere
alla
istruzione
dei
giovani
ed
alla
cura
degl
'
infermi
;
così
i
Teatini
,
i
Barnabiti
,
i
Fatebenefratelli
,
le
Orsoline
.
Insieme
si
hanno
le
"
riforme
"
dei
vecchi
Ordini
,
e
così
nascono
i
Cappuccini
,
i
Carmelitani
riformati
.
C
'
è
anche
l
'
opera
culturale
,
l
'
edizione
del
Catechismo
,
la
revisione
del
Breviario
,
e
sorge
in
Roma
la
Tipografia
Camerale
diretta
da
Paolo
Manuzio
.
La
riforma
,
se
si
vuole
conservare
il
vecchio
nome
,
del
nostro
secolo
avrebbe
certo
problemi
più
vari
,
prospettive
più
ampie
(
oggi
in
primo
piano
i
rapporti
tra
la
Chiesa
e
le
religioni
non
cristiane
,
il
modo
di
presentare
il
Cristianesimo
ai
popoli
afro
-
asiatici
)
,
ma
non
del
tutto
diverse
.
Se
anche
non
vediamo
più
per
le
strade
appestati
o
visi
sfigurati
da
orribili
piaghe
,
le
miserie
del
corpo
sono
presenti
come
allora
,
le
stesse
cure
materiali
non
sovrabbondano
e
non
dovunque
giungono
,
ed
i
conforti
che
possono
recarsi
attraverso
la
parola
,
per
le
vie
dello
spirito
,
a
chi
soffre
,
sono
i
medesimi
.
Il
problema
delle
donne
perdute
da
cercar
di
recuperare
è
vivo
come
nel
Cinquecento
.
Come
allora
,
una
ripresa
di
vita
cristiana
non
può
fare
affidamento
su
mezzi
estrinseci
,
ma
solo
sull
'
esempio
,
che
alla
sua
volta
presuppone
un
rifiorire
di
fede
,
una
capacità
di
rinuncia
,
di
vivere
i
princìpi
del
Cristianesimo
per
cui
occorre
sacrificare
quasi
tutti
i
propri
impulsi
,
le
proprie
tendenze
istintive
,
per
preoccuparsi
degli
altri
,
dei
compagni
di
via
,
anche
di
quelli
che
ispirano
piuttosto
avversione
che
simpatia
,
anche
di
quelli
che
sentiamo
più
lontani
da
noi
.
Il
pericolo
dello
sfarzo
,
delle
grandi
ricchezze
che
col
Rinascimento
avevano
dato
a
chi
le
possedeva
anche
le
gioie
dello
spirito
,
quadri
,
arazzi
,
splendidi
libri
,
oggi
si
è
tradotto
nel
pericolo
che
incombe
su
tutti
,
della
ricerca
della
casa
sempre
più
comoda
,
dei
sempre
nuovi
agi
.
Nessun
cristiano
confiderà
nello
spunto
anticomunista
del
"
da
noi
si
vive
meglio
"
fino
al
giorno
in
cui
meglio
non
significherà
:
con
più
amore
per
il
prossimo
,
più
capacità
di
rinuncia
,
più
attitudine
alla
meditazione
,
più
desiderio
di
purificarsi
.
È
continuato
e
continua
il
rinnovamento
degli
Ordini
religiosi
,
con
la
nuova
forma
degl
'
istituti
secolari
:
la
promessa
di
castità
,
povertà
ed
obbedienza
,
ma
non
l
'
abito
,
ma
la
vita
in
gran
parte
nel
secolo
,
in
attività
comuni
ai
laici
.
E
se
le
Confraternite
appaiono
istituzioni
isterilite
,
sono
sorte
molteplici
nuove
forme
del
laicato
,
che
muovono
in
direttive
non
troppo
diverse
dalle
Congregazioni
o
Confraternite
del
primo
Cinquecento
.
Se
le
strutture
politiche
ed
economiche
del
mondo
esteriore
sono
in
quattro
secoli
profondamente
mutate
,
nulla
è
cambiato
nell
'
essenza
dell
'
uomo
,
nei
suoi
problemi
fondamentali
,
nelle
sue
angosce
;
nessuna
risposta
è
stata
data
al
problema
fondamentale
:
donde
veniamo
,
dove
andiamo
.
Momenti
di
raccoglimento
e
di
ripresa
nella
vita
della
Cattolicità
,
di
cui
uno
per
l
'
Occidente
precipuo
fu
la
Controriforma
,
possono
essere
riconsiderati
,
in
attesa
dell
'
ultima
sessione
del
Vaticano
II
.
StampaQuotidiana ,
Le
scene
di
Enrico
De
Montherlant
che
,
dopo
aver
a
lungo
appassionato
il
pubblico
francese
,
sono
ora
offerte
a
quello
italiano
,
rievocano
un
episodio
che
circa
trecento
anni
non
hanno
fatto
dimenticare
.
Analoghe
tragedie
della
fede
si
sono
più
volte
prodotte
;
questa
ebbe
la
ventura
di
svolgersi
nella
Francia
di
Corneille
e
di
Racine
,
in
quello
che
era
indubbiamente
il
cuore
della
nostra
civiltà
,
in
un
tempo
in
cui
l
'
Europa
era
raccolta
,
unita
,
ignara
che
altre
civiltà
potessero
darsi
,
orgogliosa
della
sua
.
I
personaggi
appartengono
a
quello
che
è
allora
il
ceto
che
emerge
,
la
nobiltà
.
Piccola
nobiltà
,
che
non
conosce
le
armi
né
i
grandi
uffici
politici
,
ma
si
raccoglie
nello
studio
:
di
solito
ci
si
presenta
con
l
'
abito
talare
o
con
la
toga
del
magistrato
o
con
quella
del
professore
.
È
un
terreno
che
si
rivela
oltremodo
fecondo
,
negli
ottantadue
anni
che
passano
tra
la
pubblicazione
degli
Essais
di
Montaigne
e
la
morte
di
Pascal
.
La
Francia
è
ancora
agitata
dalle
passioni
politiche
;
le
minorità
di
Luigi
XIII
e
di
Luigi
XIV
hanno
visto
scatenarsi
faziosità
,
particolarismi
,
che
si
riannodano
alle
non
lontanissime
guerre
di
religione
;
ma
la
tradizione
centralizzatrice
monarchica
è
ben
viva
;
ed
ha
in
fondo
per
sé
la
Francia
popolana
,
che
preferisce
il
re
all
'
aristocrazia
,
che
si
sente
protetta
dall
'
assolutismo
ed
è
pure
cementata
da
un
forte
spirito
nazionale
.
Luigi
XIV
non
diverrà
impopolare
quante
volte
mostrerà
il
pugno
duro
contro
i
grandi
o
contro
i
dissidenti
religiosi
;
la
sua
gloria
militare
riscatterà
ogni
colpa
dell
'
uomo
.
Nel
mondo
religioso
lavorano
insensibilmente
i
germi
del
rinascimento
,
lo
spirito
di
Rabelais
.
Ma
quello
è
un
cammino
nascosto
.
Visibile
invece
il
continuarsi
dell
'
opera
della
Controriforma
,
e
della
passione
che
hanno
accesa
le
controversie
religiose
,
connesse
soprattutto
al
calvinismo
,
il
lato
del
protestantesimo
meno
lontano
dai
latini
.
In
Francia
c
'
è
ancora
un
editto
di
Nantes
,
una
parte
non
indifferente
dell
'
aristocrazia
è
ancora
calvinista
(
se
pure
le
conversioni
,
necessarie
per
ottenere
il
favore
del
re
,
siano
frequenti
)
,
lo
spirito
di
proselitismo
è
vivo
.
Ed
in
tutta
la
Francia
colta
c
'
è
un
interessamento
per
le
questioni
teologiche
di
cui
in
nessun
momento
la
storia
italiana
registra
I
'
eguale
.
I
temi
essenziali
ed
eterni
del
cristianesimo
(
ed
a
ben
vedere
di
tutte
le
religioni
)
,
la
predestinazione
,
il
libero
arbitrio
,
perché
il
peso
del
peccato
originale
,
la
spinta
verso
il
male
,
sia
così
diversamente
distribuito
tra
gli
uomini
,
il
destino
dell
'
uomo
,
la
conciliazione
del
libero
arbitrio
con
la
prescienza
di
Dio
che
già
conosce
chi
si
salverà
e
chi
sarà
perduto
,
l
'
interpretazione
di
alcune
parole
del
Vangelo
,
"
molti
sono
i
chiamati
e
pochi
gli
eletti
"
;
la
questione
se
nell
'
operare
il
bene
vi
sia
una
parte
dell
'
uomo
accanto
alla
parte
di
Dio
-
che
è
un
aspetto
del
problema
del
libero
arbitrio
,
e
che
si
proietta
su
tutta
la
concezione
della
storia
e
sulla
valutazione
delle
civiltà
(
non
vi
sono
virtù
degli
infedeli
,
se
l
'
uomo
non
ha
nulla
da
dare
di
suo
,
e
se
Dio
è
presente
solo
in
una
religione
)
-
questi
temi
vengono
discussi
appassionatamente
in
tutta
la
Francia
,
come
nel
Belgio
,
come
nel
mondo
riformato
.
I
contemporanei
non
ne
hanno
chiara
coscienza
,
ma
si
tratta
in
realtà
di
fare
i
conti
con
lo
spirito
del
rinascimento
.
Una
concezione
che
troppo
abbassasse
l
'
uomo
,
che
facesse
in
seno
alla
religione
troppa
parte
all
'
elemento
imperscrutabile
alla
ragione
umana
,
respingerebbe
nella
indifferenza
molti
tiepidi
credenti
.
I
gesuiti
lavorano
per
una
concezione
che
lasciando
il
suo
posto
alla
grazia
di
Dio
la
renda
meno
misteriosa
,
assicuri
gli
uomini
ch
'
essi
hanno
sempre
tanta
forza
quanta
ne
occorre
per
impetrarla
,
e
che
la
grazia
non
viene
negata
a
chi
la
domanda
;
per
un
Dio
un
po
'
meno
imperscrutabile
e
che
appaia
giusto
al
giudizio
degli
uomini
.
Ma
il
fascino
del
mistero
,
dell
'
impenetrabile
,
è
forte
.
Vi
sono
credenti
cui
sembra
di
abbassar
Dio
se
egli
dimostri
chiara
la
sua
giustizia
agli
occhi
degli
uomini
,
e
li
esima
dal
dover
credere
in
lei
senza
poter
comprendere
.
La
posizione
dei
giansenisti
è
sostanzialmente
questa
;
e
sorge
su
un
terreno
dove
il
gallicismo
è
vecchia
pianta
,
dove
c
'
è
sempre
una
resistenza
da
vincere
per
obbedire
al
Papa
,
che
è
un
italiano
,
vescovo
di
Roma
.
Ma
questa
volta
è
il
re
a
spingere
il
papa
,
i
gallicani
non
possono
sperare
di
trovare
aiuto
nella
corona
.
Innocenzo
X
ha
condannato
cinque
proposizioni
relative
al
libero
arbitrio
come
estratte
dall
'
opera
postuma
di
Giansenio
vescovo
d
'
Ypres
.
Intorno
all
'
abbazia
cistercense
di
Port
-
Royal
(
poco
lungi
da
Versailles
)
si
è
radunato
un
cenacolo
di
teologi
e
di
uomini
di
Chiesa
dalla
vita
austera
,
tutti
inclini
al
rigorismo
,
tutti
avversari
dei
gesuiti
:
sono
tra
loro
Pascal
e
Racine
.
Nell
'
abbazia
hanno
gran
posto
religiose
della
famiglia
Arnauld
:
nobiltà
di
toga
,
di
cui
un
fratello
e
zio
è
dottore
di
Sorbona
.
Gli
appartenenti
a
questo
cenacolo
-
le
religiose
non
seguono
dibattiti
teologici
,
ma
sono
devote
ai
loro
direttori
spirituali
-
s
'
inchinano
alla
condanna
delle
cinque
proposizioni
dogmatiche
,
ma
negano
che
siano
contenute
nell
'
opera
di
Giansenio
:
si
tratterebbe
di
una
macchinazione
avversaria
.
Gli
spiriti
si
accendono
;
a
far
rispettare
la
disciplina
,
la
Chiesa
impone
la
firma
di
un
formulario
che
riconosce
che
le
cinque
proposizioni
sono
in
Giansenio
.
I
solitari
di
Port
-
Royal
,
le
religiose
,
rifiutano
di
sottoscrivere
.
Drammatico
contrasto
tra
l
'
obbedienza
e
quello
che
si
crede
omaggio
doveroso
alla
verità
.
Si
può
essere
in
grazia
e
disobbedire
?
Nelle
scene
di
Montherlant
l
'
arcivescovo
ammonisce
:
"
Nessuna
sofferenza
affrontata
ed
accettata
ha
valore
se
si
è
fuori
della
Chiesa
"
.
E
viene
da
ripensare
alla
tragedia
di
Savonarola
,
alle
parole
con
cui
afferma
di
poter
essere
separato
dalla
Chiesa
militante
,
non
dalla
trionfante
.
Episodio
che
segna
anche
un
punto
nella
storia
della
cattolicità
:
già
prima
del
dogma
della
infallibilità
questa
riconosceva
che
il
Papa
potesse
imporre
regole
di
fede
e
di
costume
.
Ma
qui
si
tratta
della
obbedienza
alle
affermazioni
sulle
questioni
di
fatto
:
ciò
che
per
il
cattolico
di
oggi
si
traduce
:
"
Sono
obbligato
a
credere
che
certe
dottrine
sono
erronee
;
ma
sono
anche
tenuto
a
credere
che
esse
siano
alla
base
dei
principii
di
un
dato
partito
,
dove
io
non
riesco
a
scorgerle
?
"
.
Ed
è
l
'
avvio
all
'
altro
obbligo
,
quello
di
comportarsi
in
un
dato
modo
,
particolarmente
in
politica
,
dove
le
singole
poste
possono
essere
materie
indifferenti
per
la
religione
e
la
morale
,
ma
si
tratta
di
far
trionfare
o
lasciar
perire
le
formazioni
su
cui
la
Chiesa
conta
per
il
trionfo
della
religione
.
Luigi
XIV
sente
che
lo
spirito
individualistico
,
la
pretesa
di
giudizio
individuale
del
cenacolo
di
Port
-
Royal
,
sono
in
opposizione
anche
all
'
assolutismo
monarchico
;
ha
asprezze
che
non
adotterebbe
Roma
,
sempre
più
mite
.
Le
suore
che
non
vogliono
piegarsi
sono
disperse
,
vengono
immesse
nel
monastero
suore
nemiche
,
foggiate
da
padri
spirituali
ostilissimi
agli
amici
di
Port
-
Royal
.
Il
dramma
di
Port
-
Royal
offrirà
a
tutti
gli
storici
di
poi
il
punto
di
partenza
per
una
di
quelle
vane
controversie
proprie
a
chi
vuole
introdurre
schemi
logici
e
continuità
causale
nella
storia
:
"
Per
le
preoccupazioni
,
per
le
ansie
che
li
agitano
,
per
la
loro
visione
della
Chiesa
,
una
Chiesa
assai
pretridentina
,
possono
ben
chiamarsi
i
giansenisti
gli
ultimi
uomini
del
Medio
Evo
;
ma
per
questo
rivendicato
diritto
al
libero
esame
,
per
questo
non
piegarsi
al
Papa
né
al
re
,
non
so
no
invece
gli
antesignani
del
liberalismo
,
il
primo
squillo
della
rivoluzione
?
"
.
Domande
vane
.
Meglio
guardare
uno
ad
uno
i
personaggi
che
non
conoscono
vecchiaia
:
i
tre
principali
Arnauld
:
la
Mère
Angelique
(
già
scomparsa
,
nei
giorni
rievocati
da
Montherlant
)
,
badessa
ad
undici
anni
,
che
a
diciassette
inizia
con
energia
la
riforma
della
regola
,
vincendo
ogni
legame
affettivo
;
la
Mère
Agnès
,
altra
badessa
;
il
grande
Antonio
,
prete
,
espulso
dalla
Sorbona
,
il
maggior
ispiratore
delle
"
Provinciali
"
di
Pascal
;
poi
,
la
sorella
di
Pascal
,
Jacqueline
,
maestra
delle
novizie
a
Port
-
Royal
,
che
firma
il
formulario
imposto
dal
re
,
ma
ne
è
schiantata
e
poco
appresso
muore
;
i
solitari
di
Port
-
Royal
:
di
molti
ci
restano
le
immagini
attraverso
le
tele
di
Filippo
di
Champaigne
:
visi
pallidi
,
austeri
,
dove
non
c
'
è
gioia
.
Forse
è
la
suggestione
che
viene
dalla
conoscenza
del
personaggio
,
ma
quei
volti
paiono
rivelare
uomini
la
cui
vita
non
ha
che
una
parola
,
il
dovere
,
un
amore
,
Dio
,
ma
senza
la
certezza
che
l
'
amore
sia
ricambiato
,
che
si
sia
nel
numero
degli
eletti
.
L
'
uomo
d
'
oggi
,
anche
il
cattolico
ortodosso
per
cui
i
giansenisti
furono
degli
erranti
,
non
può
pensare
che
esseri
così
purificati
da
ogni
traccia
di
appetiti
carnali
,
che
tanto
guardavano
al
cielo
,
non
abbiano
fatto
parte
del
raccolto
di
Dio
.
La
vendetta
di
Dio
sarà
stata
di
folgorarli
con
quella
misericordia
verso
gli
uomini
in
cui
non
avevano
abbastanza
creduto
.
StampaQuotidiana ,
Il
filosofo
serba
un
posto
onorevole
nella
storia
della
filosofia
italiana
dell
'
ottocento
,
senza
avere
troppo
pesato
sulle
maggiori
correnti
che
dominarono
tra
le
generazioni
successive
.
L
'
uomo
di
Chiesa
,
il
sacerdote
piissimo
,
il
fondatore
della
fiorente
Congregazione
,
è
più
vivo
che
mai
nel
cuore
dei
suoi
devoti
,
protesi
nella
speranza
che
s
'
inizi
la
causa
della
sua
beatificazione
,
e
che
lo
venerano
e
lo
invocano
come
santo
.
Chi
studia
l
'
ottocento
italiano
avverte
l
'
orma
profonda
che
vi
ha
segnato
Rosmini
.
Un
posto
a
sé
.
Tra
i
fedeli
dell
'
assolutismo
e
del
vecchio
mondo
prerivoluzionario
;
tra
i
molti
uomini
del
Risorgimento
che
continuano
a
vivere
nel
clima
della
rivoluzione
francese
e
di
cui
i
più
spirituali
muovono
dalla
Confessione
del
vicario
savoiardo
;
tra
i
puri
politici
,
che
credono
il
mondo
dell
'
avvenire
abbia
a
chiamarsi
diritto
ed
economia
,
e
la
religione
non
avere
più
posto
che
tra
le
pareti
domestiche
;
sta
isolato
il
patrizio
roveretano
.
La
sua
giovinezza
trascorre
tutta
nel
clima
della
Restaurazione
;
ma
è
la
Restaurazione
degli
Stati
austriaci
e
degli
ambienti
ecclesiastici
di
quegli
Stati
.
E
direi
che
per
comprendere
appieno
Rosmini
occorra
pure
ricordare
la
saggia
,
pia
reazione
all
'
illuminismo
,
che
l
'
episcopato
dell
'
Impero
aveva
compiuto
nella
seconda
metà
del
settecento
;
come
una
seconda
controriforma
,
nell
'
insegnamento
,
nella
predicazione
,
nel
costume
:
un
"
illuminismo
cattolico
"
eretto
contro
l
'
altro
.
Gli
scritti
di
Rosmini
-
in
cui
è
sempre
l
'
avversione
alla
rivoluzione
francese
ed
a
quanto
provenga
da
essa
,
ma
altresì
l
'
accentuazione
della
responsabilità
di
ogni
superiore
,
il
concetto
di
giustizia
sociale
,
l
'
esigenza
di
governi
rappresentativi
(
con
elettorato
ristretto
agli
abbienti
)
,
il
posto
dato
allo
spirito
nazionale
-
mi
pare
rivelino
fermenti
che
si
riannodano
al
settecento
austriaco
.
Anche
certe
sue
idee
in
tema
di
riforma
chiesastica
,
la
necessità
che
i
vescovi
si
tengano
sempre
a
contatto
ed
"
il
corpo
dei
vescovi
"
torni
ad
essere
quel
che
era
nei
primi
secoli
della
Chiesa
,
la
parte
da
dare
al
clero
ed
al
popolo
nella
loro
nomina
:
sono
idee
maturate
in
quello
che
aveva
cessato
di
essere
il
Sacro
Romano
Impero
allorché
Rosmini
era
fanciullo
,
e
dove
la
presa
di
coscienza
delle
nazionalità
s
'
iniziava
con
celere
ritmo
.
Rosmini
fu
uomo
del
suo
secolo
nelle
generose
aspirazioni
,
comuni
anche
ai
grandi
dell
'
altra
sponda
,
nel
fervente
senso
di
italianità
.
Sacerdote
non
solo
rispettosissimo
delle
Somme
Chiavi
,
ma
filialmente
devoto
ai
Pontefici
,
Pio
VII
e
Pio
VIII
,
Gregorio
XVI
e
Pio
IX
;
peraltro
,
sacerdote
del
periodo
anteriore
all
'
"
ultramontanismo
"
,
quando
la
pietà
si
chiamava
obbedienza
e
sottomissione
,
ma
non
si
dava
ancora
l
'
ideale
del
"
pensare
col
Papa
"
.
Comprese
che
in
Pio
IX
il
Pontefice
avrebbe
sempre
avuto
il
sopravvento
sul
principe
,
ed
avvertì
il
governo
piemontese
,
che
l
'
aveva
inviato
a
Roma
e
che
fu
tenace
nella
incomprensione
,
che
occorreva
giungere
a
Pio
IX
attraverso
un
Concordato
che
gli
desse
la
tranquillità
di
aver
operato
per
il
bene
della
Chiesa
,
che
occorreva
cercare
una
formula
di
Lega
italica
per
cui
non
fosse
il
Pontefice
a
muover
guerra
all
'
Austria
.
A
Gaeta
consigliò
Pio
IX
a
mantenere
la
costituzione
.
La
sua
inspiegabile
disgrazia
presso
il
Pontefice
,
la
non
adempiuta
promessa
della
porpora
,
non
lo
scossero
affatto
.
L
'
uomo
non
aveva
ombra
di
ambizione
;
era
tutto
al
servizio
di
Dio
.
L
'
ultima
tappa
di
Stresa
è
quella
che
lo
inserisce
più
profondamente
nella
vita
italiana
:
l
'
amicizia
con
Manzoni
,
con
Gustavo
di
Cavour
,
con
quel
giovane
esule
meridionale
ch
'
è
Ruggero
Bonghi
,
che
da
lui
non
riceve
la
fede
ma
l
'
inquietudine
religiosa
(
Croce
ha
ragione
,
Bonghi
fu
il
capostipite
dei
conciliatorelli
di
Stato
e
Chiesa
,
dei
semicredenti
che
cucinano
intrugli
di
cattolicesimo
e
di
filosofia
;
ma
non
è
men
vero
che
non
permise
alla
borghesia
liberale
del
tempo
di
re
Umberto
di
dimenticare
quali
grandi
luci
,
o
quali
grandi
ombre
,
per
chi
così
le
vedesse
,
fossero
Chiesa
e
Papato
)
.
Da
Stresa
muovono
i
rosminiani
,
che
non
sono
i
religiosi
dell
'
Istituto
della
Carità
,
e
non
sono
soltanto
i
filosofi
dell
'
"
essere
universale
"
,
ma
un
gruppo
ben
più
vasto
,
che
accoglie
anche
chi
non
ha
abito
filosofico
.
Cosa
rappresentassero
questi
rosminiani
,
che
annoverarono
Antonio
Stoppani
,
cui
fu
prossimo
Antonio
Fogazzaro
,
tra
cui
primeggiò
Michelangelo
Billia
,
così
vivo
nel
ricordo
dei
torinesi
della
mia
generazione
,
non
è
facilissimo
dire
in
poche
parole
.
Il
libro
del
Fiori
,
Il
figliastro
del
Manzoni
,
ne
descrive
giorno
per
giorno
le
opere
e
le
ansie
,
l
'
angoscia
per
gli
attacchi
dei
neo
-
tomisti
contro
le
dottrine
filosofiche
del
maestro
,
la
loro
passione
nell
'
inverno
1887-88
,
in
cui
appare
il
decreto
del
S
.
Offizio
che
condanna
quaranta
proposizioni
tratte
dalle
opere
di
Rosmini
.
Furono
i
conciliatoristi
,
gli
uomini
di
"
religione
e
patria
"
,
di
"
scienza
e
fede
"
:
con
preoccupazioni
contingenti
che
oggi
possono
parere
ingenue
(
abbiamo
appreso
quale
forte
tronco
sia
la
fede
religiosa
,
che
non
ha
a
temere
per
ogni
soffiare
di
vento
)
,
ma
con
ardore
,
e
con
animi
candidi
;
e
sempre
guardavano
al
sepolcro
di
Stresa
,
all
'
immagine
severa
del
loro
santo
-
che
tale
lo
consideravano
-
fissata
nel
marmo
dal
Vela
.
Grande
anno
fu
per
loro
il
1915
,
che
li
vide
in
attitudine
devota
verso
il
generale
Luigi
Cadorna
,
ch
'
era
nato
a
pochi
passi
da
Stresa
,
ch
'
era
sempre
stato
cattolico
a
viso
aperto
,
che
apparteneva
a
famiglia
dove
avevano
sempre
avuto
posto
le
preoccupazioni
religiose
(
lo
zio
Carlo
aveva
dissertato
sui
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
alla
luce
del
diritto
naturale
;
e
già
un
Cadorna
aveva
discusso
una
combattiva
tesi
alla
facoltà
teologica
di
Pavia
al
tempo
di
Giuseppe
II
)
.
Il
solco
rosminiano
incide
così
nel
profondo
la
storia
d
'
Italia
prendendo
le
mosse
lontano
,
nella
reazione
cattolica
all
'
illuminismo
del
tempo
di
Maria
Teresa
,
e
giungendo
al
pieno
inserimento
dei
cattolici
nella
vita
nazionale
.
La
non
lunghissima
vita
del
fondatore
sovrasta
al
moto
e
v
'
imprime
con
le
virtù
del
sacerdote
,
con
l
'
austerità
del
pensatore
,
un
incontrastato
marchio
di
nobiltà
.
StampaQuotidiana ,
Alcuni
processi
contro
note
personalità
della
scienza
e
della
politica
hanno
interessato
l
'
opinione
pubblica
,
per
le
figure
degli
imputati
,
per
i
problemi
che
sollevavano
.
Nell
'
arringa
al
processo
dei
dirigenti
l
'
Istituto
di
Sanità
,
il
Pubblico
Ministero
mi
fece
l
'
onore
di
citarmi
,
polemizzando
con
quanto
avevo
sostenuto
in
un
convegno
svoltosi
su
quei
problemi
.
Premetto
che
ritengo
questi
processi
siano
stati
nell
'
insieme
benefici
.
Come
tutte
le
cose
umane
,
hanno
anche
avuto
effetti
non
buoni
:
incoraggiamento
alla
inerzia
della
burocrazia
,
alla
paura
delle
responsabilità
;
qualche
istituto
ha
in
pratica
arrestato
la
sua
attività
;
ricatti
d
'
impiegati
di
enti
pubblici
che
minacciano
se
non
siano
promossi
di
mandare
memoriali
«
all
'
autorità
competente
»
.
Ma
scuotere
le
acque
,
incutere
un
salutare
timore
,
avvertire
che
non
si
deve
spendere
il
danaro
pubblico
a
cuor
leggero
,
è
in
sé
un
bene
.
Dove
si
può
dissentire
con
certe
tesi
dell
'
accusa
e
di
alcuni
giudici
?
Dove
si
scorge
una
ragione
di
preoccupazione
?
Non
certo
quando
si
proclama
che
nessun
merito
scientifico
rende
perdonabile
il
mal
fare
;
le
benemerenze
passate
potranno
giustificare
provvedimenti
di
clemenza
,
ma
non
debbono
arrestare
il
magistrato
.
Più
in
alto
si
è
nella
scala
sociale
,
più
si
deve
avere
sensibilità
in
tema
di
lecito
e
d
'
illecito
.
E
nessuno
,
fosse
anche
la
più
alta
personalità
mondiale
della
cultura
,
deve
aver
compensi
per
un
'
opera
che
non
abbia
svolta
.
Chi
si
è
appropriato
del
pubblico
danaro
,
o
ne
ha
fatto
godere
parenti
ed
amici
senza
ch
'
essi
nulla
dessero
in
compenso
allo
Stato
od
alla
res
publica
,
è
sicuramente
colpevole
.
Si
insegnava
un
tempo
che
la
sanzione
penale
colpisce
i
più
gravi
tra
gl
'
illeciti
morali
.
Oggi
la
dottrina
dà
definizioni
meno
semplici
del
dolo
penale
;
peraltro
resta
sempre
nella
coscienza
comune
questa
idea
,
che
il
carcere
possa
punire
soltanto
un
grave
mal
fare
;
piuttosto
vittima
che
reo
chi
sul
terreno
morale
appare
impeccabile
.
Anche
il
reato
colposo
implica
una
imprudenza
,
e
giustamente
oggi
i
sacerdoti
accentuano
il
peccato
di
porre
a
repentaglio
la
vita
dei
nostri
simili
.
Reato
colposo
,
ma
non
infamante
,
secondo
la
vecchia
nozione
,
quello
commesso
per
omissione
.
Ed
omissione
può
essere
anche
il
non
sorvegliare
i
propri
dipendenti
.
Qui
però
si
avverte
il
difetto
di
un
sistema
,
che
non
scevera
compiti
degli
uomini
di
scienza
e
compiti
amministrativi
,
che
dà
responsabilità
di
maneggio
di
miliardi
a
direttori
d
'
istituti
scientifici
,
rettori
di
università
,
e
sia
pure
di
minori
somme
a
direttori
di
scavi
o
di
pinacoteche
,
i
quali
,
illustri
uomini
di
studio
,
possono
ben
essere
ignari
di
contabilità
,
Quanto
desiderabile
che
per
tutto
quel
ch
'
è
amministrazione
,
erogazione
di
fondi
ci
sia
il
funzionario
,
solo
responsabile
,
responsabile
anche
di
ammonire
l
'
uomo
di
studio
del
valore
delle
attestazioni
e
dichiarazioni
,
in
base
a
cui
chiede
sia
effettuata
una
certa
spesa
.
Ma
il
dissenso
con
l
'
opinione
della
pubblica
accusa
si
dà
quando
questa
vuole
elevare
a
dolo
penale
l
'
avere
ampliato
i
compiti
di
un
istituto
-
ad
esempio
,
averne
fatto
da
istituto
di
applicazioni
scientifiche
istituto
di
ricerca
pura
-
o
ritenere
estranee
a
quei
compiti
certe
spese
(
sempre
che
sia
certo
che
furono
effettuate
,
e
che
l
'
asserito
responsabile
non
profittò
)
.
Per
questo
ho
espresso
quella
voce
contraria
dopo
la
sentenza
Ippolito
.
Dissenso
perché
tutto
continuamente
muta
ed
evolve
e
non
c
'
è
scrittore
di
diritto
che
non
conosca
come
in
tutti
i
tempi
gl
'
istituti
sono
mutati
,
nei
fini
e
nelle
strutture
,
assai
prima
che
mutassero
le
leggi
.
(
Non
farei
quindi
neppure
appello
alla
paralisi
legislativa
attuale
;
trattasi
di
un
fenomeno
costante
,
in
ogni
regime
)
.
Dissenso
non
perché
non
sia
vero
che
molto
pubblico
danaro
è
speso
male
(
dalla
costruzione
di
strade
inutili
,
alle
biblioteche
d
'
istituti
universitari
che
acquistano
libri
che
nessuno
legge
o
doppioni
,
a
certi
uffici
di
dirigenti
ammobiliati
con
lusso
soverchio
,
alle
pubblicazioni
infinite
che
vanno
al
macero
intonse
:
anni
fa
mi
capitò
sott
'
occhio
persino
l
'
edizione
in
arabo
d
'
un
opuscolo
che
un
ente
di
riforma
aveva
fatto
diramare
ad
illustrare
la
propria
opera
)
.
Ma
perché
nella
struttura
dello
Stato
è
pericoloso
introdurre
il
principio
fisiologico
delle
funzioni
vicarie
(
quando
un
organo
non
agisce
,
subentra
provvidenzialmente
un
altro
organo
a
supplirlo
)
,
e
per
ciò
che
gli
istituti
di
controllo
sono
inefficienti
,
fare
scendere
sullo
sperperatore
la
più
grave
sanzione
penale
.
Dissenso
perché
se
ci
si
pone
su
questa
via
si
colpisce
a
caso
,
uno
su
mille
.
Non
c
'
è
ente
,
non
ufficio
,
che
non
potrebbe
essere
perseguito
.
Non
credo
esista
un
Comune
che
non
faccia
qualche
spesa
che
è
fuori
del
quadro
della
legge
comunale
;
non
mi
consta
siaci
nella
legge
di
reclutamento
alcuna
disposizione
,
la
quale
stabilisca
che
gli
avvisi
di
ammissione
a
corsi
per
la
nomina
a
carabiniere
o
sergente
od
ufficiale
non
siano
più
quali
furono
per
oltre
sessant
'
anni
dalla
unificazione
,
i
comuni
manifesti
delle
pubbliche
autorità
,
ma
opere
d
'
arte
,
affidate
ad
artisti
di
fama
;
e
si
potrebbe
incriminare
ogni
preside
che
stampi
un
opuscolino
od
un
ricordo
a
celebrare
il
cinquantenario
della
sua
scuola
,
perché
nessuna
norma
di
legge
prevede
una
tale
spesa
.
Non
si
può
neppure
tentare
di
scoprire
tutti
coloro
che
fanno
spese
non
previste
dalla
legge
organica
;
sì
colpirà
dove
ci
sia
la
denuncia
.
Ora
in
tutti
i
governi
con
pluralità
di
partiti
è
stato
compito
delle
prefetture
invalidare
come
estranei
ai
fini
d
'
istituto
certi
provvedimenti
delle
amministrazioni
avverse
al
governo
,
chiamando
responsabile
chi
li
aveva
adottati
,
mentre
si
approvavano
quelli
delle
amministrazioni
amiche
.
Ma
la
fama
di
imparzialità
delle
prefetture
non
se
n
'
è
accresciuta
.
Non
vorrei
vedere
i
tribunali
prendere
il
loro
posto
.
Evoluzione
d
'
istituti
nel
silenzio
della
legge
;
i
magistrati
che
la
negano
la
stanno
attuando
.
Ho
sott
'
occhio
la
requisitoria
del
Pubblico
Ministero
al
processo
della
Sanità
:
che
termina
con
un
quadro
di
quelle
che
dovrebbero
essere
le
riforme
da
introdurre
nei
vertici
dell
'
amministrazione
,
nei
maggiori
organi
dello
Stato
.
Ottimo
argomento
per
una
di
quelle
che
avrei
auspicato
fossero
discussioni
del
Parlamento
(
gli
ultimi
mesi
hanno
dato
argomenti
,
come
gli
scioperi
dei
pubblici
impiegati
,
il
prepotere
dell
'
alta
burocrazia
,
quasi
casta
sacerdotale
dell
'
antico
Egitto
,
i
rapporti
tra
Corte
Costituzionale
e
Cassazione
,
questi
giudizi
di
responsabilità
,
che
in
altri
tempi
avrebbero
formato
oggetto
di
discussioni
memorande
,
quelle
che
si
ricordano
ancora
dopo
un
secolo
,
e
si
raccolgono
in
volumi
come
l
'
antologia
Il
Parlamento
nella
storia
d
'
Italia
di
Giampiero
Carocci
)
.
Ma
di
fronte
ad
un
Parlamento
che
non
ama
affrontare
questi
temi
,
né
cura
la
ripercussione
sulla
opinione
pubblica
della
proposta
,
concorde
,
di
aumento
delle
indennità
,
avviene
che
entri
in
gioco
una
«
funzione
vicaria
»
e
la
magistratura
si
sostituisca
.
E
tuttavia
...
l
'
arringa
del
Pubblico
Ministero
in
quel
processo
ricorda
che
non
fu
concessa
autorizzazione
a
procedere
contro
i
deputati
implicati
nello
scandalo
dell
'
Ingic
,
ritenendosi
non
punibile
chi
attinga
danaro
da
un
ente
pubblico
per
i
partiti
o
spese
elettorali
;
e
dice
tale
tesi
assurdità
giuridica
.
Se
in
un
articolo
avessi
dovuto
scrivere
di
quel
disgustoso
episodio
avrei
usato
espressione
più
drastica
,
a
rischio
di
commettere
reato
di
vilipendio
;
ma
mi
ha
impressionato
sentire
in
un
'
arringa
di
P
.
M
.
quel
giudizio
su
un
voto
del
Parlamento
.
Stiamo
assistendo
ad
una
evoluzione
d
'
istituti
costituzionali
imprevista
e
di
cui
non
vediamo
l
'
esito
.
Con
tutto
il
rispetto
per
i
magistrati
come
uomini
,
mi
preoccupa
quest
'
assunzione
di
poteri
da
parte
di
un
«
ordine
autonomo
»
,
non
soggetto
né
direttamente
né
indirettamente
a
quella
ch
'
è
la
volontà
,
l
'
opinione
popolare
.
StampaQuotidiana ,
Le
profonde
riforme
che
si
stanno
introducendo
nei
regolamenti
di
disciplina
delle
forze
armate
sono
un
adempimento
dell
'
ultimo
comma
dell
'
articolo
52
della
Costituzione
:
«
L
'
ordinamento
delle
forze
armate
si
informa
allo
spirito
democratico
della
Repubblica
»
:
una
delle
tante
disposizioni
della
nostra
Carta
generiche
,
e
che
avrebbe
potuto
essere
interpretata
anche
nel
senso
che
i
soldati
si
eleggessero
i
loro
superiori
.
Si
può
approvarle
incondizionatamente
,
si
possono
fare
riserve
;
ma
comunque
bisogna
avere
il
coraggio
di
riconoscere
che
l
'
esercito
(
nell
'
ampia
accezione
del
termine
)
muta
,
con
uno
di
quei
cambiamenti
che
trasformano
un
quid
in
un
aliud
,
da
quello
che
fu
dalla
formazione
della
Unità
alla
prima
guerra
mondiale
almeno
.
Mutamento
avvenuto
per
gradi
,
e
che
non
poteva
non
seguire
,
per
il
profondo
variare
di
tutta
la
vita
associata
,
del
modo
di
sentire
generale
.
Già
da
vari
anni
l
'
esercito
non
è
più
quello
idealizzato
da
De
Amicis
,
e
neppure
quello
,
che
pur
mostrava
le
sue
lacune
,
dei
romanzi
militari
oggi
dimenticati
dell
'
inizio
del
secolo
di
Olivieri
San
Giacomo
,
né
dei
più
recenti
ricordi
di
ufficiali
letterati
,
ancora
di
Edgardo
Sogno
,
che
si
riporta
al
periodo
fascista
.
La
posizione
dell
'
ufficiale
fino
al
1915
,
il
tempo
in
cui
era
prescritta
la
dote
della
sposa
per
ottenere
il
regio
assenso
al
matrimonio
,
in
cui
ogni
ragazza
della
borghesia
era
orgogliosa
di
annunciare
il
suo
fidanzamento
con
un
ufficiale
e
le
signore
che
tenevano
un
salotto
o
davano
un
ricevimento
ritenevano
questo
mancante
di
un
elemento
essenziale
se
non
ci
fossero
alcune
divise
militari
,
appare
lontano
come
la
Versailles
di
Luigi
XIV
.
La
giustissima
soppressione
dell
'
attendente
,
l
'
autorizzazione
agli
ufficiali
di
vestire
in
borghese
,
già
di
per
sé
avevano
apportato
mutamenti
rilevanti
al
vecchio
esercito
,
fondato
sul
profondo
distacco
tra
ufficiali
e
sottufficiali
,
tra
sottufficiali
e
soldati
(
un
tempo
nelle
città
minori
erano
prescritti
i
caffè
che
gli
uni
e
gli
altri
potessero
frequentare
senza
mai
confondersi
)
.
Ed
ho
sempre
presente
il
ricordo
che
evocava
un
vecchio
archivista
di
Ministero
,
già
sottufficiale
,
delle
ore
di
sosta
trascorse
in
attesa
di
una
coincidenza
,
quando
andava
in
licenza
con
moglie
e
cinque
figli
,
perché
i
sottufficiali
potevano
viaggiare
solo
con
gli
accelerati
.
Come
dovunque
,
c
'
erano
negli
ufficiali
i
buoni
,
i
comprensivi
,
i
paterni
,
ma
abbondavano
pure
gl
'
incuranti
,
i
neghittosi
,
i
nevrastenici
,
quelli
che
lasciavano
libero
sfogo
a
simpatie
ed
antipatie
verso
i
sottoposti
;
l
'
attendente
del
colonnello
era
un
'
autorità
.
I
due
requisiti
più
apprezzati
erano
il
coraggio
fisico
,
e
l
'
obbedienza
incondizionata
;
dal
superiore
occorreva
tutto
accettare
:
il
soldato
punito
presentandosi
dopo
scontata
la
punizione
si
sentiva
chiedere
se
era
contento
della
punizione
inflittagli
,
e
se
rispondeva
di
no
,
ritornava
in
prigione
.
Tutto
questo
appartiene
ad
un
mondo
che
ci
appare
molto
più
remoto
della
civiltà
contadina
morta
o
morente
che
Revelli
ha
rievocato
per
il
Cuneese
:
pur
se
fosse
in
sé
buono
qualcuno
degli
obblighi
che
la
divisa
imponeva
:
nei
mezzi
pubblici
cedere
il
posto
alle
donne
ed
ai
vecchi
;
non
assistere
inerte
ad
una
rapina
(
i
sequestri
in
strade
frequentate
non
esistevano
ancora
)
,
od
alle
percosse
che
un
uomo
imbestialito
dava
a
bambini
o
ad
una
donna
.
Cosa
sarà
questo
nuovo
esercito
ignoro
,
né
so
prevedere
.
Ma
quell
'
art.
52
della
Costituzione
,
che
mi
è
sempre
stato
ostico
per
essere
il
solo
a
parlare
di
sacro
dovere
della
difesa
della
Patria
(
degradando
così
tutti
gli
altri
doveri
verso
la
società
in
cui
si
vive
)
,
mi
porta
a
chiedermi
se
non
ci
sarebbero
ben
più
fondamentali
riforme
da
apportare
.
Confidiamo
tutti
che
non
abbiano
più
ad
esserci
guerre
,
né
vi
vediamo
l
'
Italia
coinvolta
.
Ma
pare
certo
che
sarebbero
guerre
condotte
da
tecnici
,
cui
solo
un
piccolo
esercito
di
mestiere
potrebbe
attendere
;
e
le
guerriglie
hanno
sempre
uno
sfondo
politico
,
sicché
non
si
può
contare
su
un
esercito
di
leva
composto
di
uomini
con
idee
le
più
diverse
.
Se
quell
'
art.
52
della
Costituzione
stabilisse
invece
che
ogni
cittadino
,
uomo
o
donna
,
forte
od
esile
,
deve
dare
al
consorzio
civile
un
anno
del
suo
tempo
,
quasi
gratuitamente
(
ossia
col
trattamento
del
soldato
di
leva
oggi
)
nelle
mansioni
cui
può
essere
idoneo
?
Ho
molti
dubbi
sul
sistema
cinese
di
fare
interrompere
l
'
Università
per
andare
per
qualche
anno
a
coltivare
la
campagna
e
di
fare
ritornare
per
qualche
mese
al
lavoro
campestre
alti
funzionari
;
ma
di
fronte
a
questo
abbandono
delle
campagne
che
tanto
grava
sulla
nostra
economia
,
non
posso
non
chiedermi
se
sarebbe
davvero
impossibile
imporre
a
tutti
i
ragazzi
italiani
di
fare
per
un
anno
quel
che
in
altri
Stati
molti
studenti
fanno
spontaneamente
durante
le
vacanze
,
lavorare
in
un
'
azienda
agricola
,
in
quei
lavori
che
non
richiedono
esperienza
;
se
per
tante
ragazze
non
sarebbe
benefica
l
'
esperienza
di
un
anno
passato
come
portantina
in
un
ospedale
,
o
assistente
di
bambini
,
od
anche
nei
più
umili
lavori
di
lavanderia
.
Misura
antiliberale
?
Chiedere
l
'
adempimento
di
qualsiasi
dovere
sociale
è
un
attentato
alla
libertà
?
Ma
nessuna
società
ha
mai
potuto
vivere
senza
imporre
doveri
ai
consociati
.
Se
mai
,
nelle
condizioni
attuali
dell
'
Italia
,
mi
turba
il
pensiero
del
quis
custodiet
custodes
?
Siamo
certi
che
la
caporeparto
cui
è
stata
posta
a
disposizione
la
portantina
di
leva
saprà
costringerla
a
fare
il
suo
dovere
,
che
il
capo
dell
'
azienda
agraria
non
accetterà
un
compenso
per
lasciare
il
ragazzo
assegnatogli
tornare
a
casa
o
scorrazzare
tutto
il
giorno
in
moto
?
Dove
non
si
riconoscono
autorità
,
dove
si
ritiene
che
sia
offendere
la
dignità
umana
costringere
qualcuno
a
fare
ciò
che
non
gli
piace
,
dove
si
ritengono
inutili
le
sanzioni
quali
si
siano
,
difficile
pensare
a
vie
di
scampo
.
Ed
allora
resti
l
'
esercito
di
leva
com
'
è
,
con
la
nuova
disciplina
;
ma
segua
almeno
quel
che
segue
nelle
Università
:
ove
quella
piccola
minoranza
che
ha
voglia
di
apprendere
trova
,
sol
che
li
cerchi
,
insegnanti
che
la
seguono
,
la
incoraggiano
,
che
suggeriscono
utili
ricerche
.
Così
nella
caserma
i
coscritti
trovino
ufficiali
e
sottufficiali
che
non
si
preoccupino
di
«
far
sfilare
in
parata
»
,
ma
cerchino
di
allargare
il
loro
orizzonte
culturale
,
insegnare
la
non
facile
arte
di
ragionare
e
non
enunciare
assiomi
,
di
rispettare
l
'
avversario
;
che
l
'
esercito
divenga
scuola
di
educazione
civile
,
di
pacifica
convivenza
tra
chi
pur
è
su
posizioni
ideologiche
antitetiche
.
StampaQuotidiana ,
Pochi
mesi
fa
seguii
con
affettuosa
attenzione
una
vicenda
di
cronaca
:
la
proprietaria
di
un
piccolo
laboratorio
artigianale
di
confezione
di
vestaglie
intendeva
cessare
;
e
le
quattordici
o
quindici
operaie
volevano
continuare
l
'
impresa
in
autogestione
.
La
cronaca
ebbe
subito
dopo
ad
occuparsi
di
analoga
questione
,
ma
di
ben
altre
dimensioni
:
di
una
fabbrica
d
'
orologi
francese
;
e
poi
venne
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
e
la
crisi
del
petrolio
.
Non
si
parlò
più
di
quelle
operaie
,
che
non
erano
sorrette
né
da
partiti
né
da
sindacati
(
al
più
si
prometteva
di
cercare
per
loro
un
'
altra
occupazione
)
;
credo
di
essere
stato
il
solo
a
fare
voti
perché
riuscissero
a
far
vivere
l
'
azienda
.
Perché
quando
si
parla
di
socialismo
dal
volto
umano
,
dell
'
operaio
che
si
senta
parte
viva
,
partecipe
dell
'
azienda
,
bisogna
pur
trovare
strumenti
perché
le
parole
non
restino
soltanto
tali
.
Rammento
che
nel
periodo
del
roveto
ardente
,
i
primi
mesi
dopo
la
fine
della
guerra
,
si
discusse
anche
di
autogestione
;
ed
i
pareri
furono
quasi
tutti
contrari
:
osservandosi
che
quando
si
tratti
di
grandi
aziende
,
industriali
o
commerciali
o
bancarie
,
che
debbono
operare
rischiose
scelte
quasi
ogni
giorno
,
guardare
con
attenzione
ciò
che
segue
oltre
confine
,
occorrono
dirigenti
più
che
capaci
;
e
anche
ad
ammettere
operai
e
impiegati
così
saggi
da
chiedere
ai
Politecnici
od
alle
Università
,
fosse
pure
ai
partiti
,
direttori
tecnici
ed
amministrativi
di
vaglia
,
il
rapporto
tra
il
dipendente
e
questi
dirigenti
non
divergerebbe
sul
piano
psicologico
da
quello
che
è
oggi
con
l
'
amministratore
delegato
.
Si
osservava
inoltre
,
allora
,
che
si
sarebbero
avute
comunità
ricche
e
comunità
povere
,
col
succedersi
dei
figli
ai
padri
,
un
risorgere
delle
antiche
corporazioni
.
Argomenti
ineccepibili
;
e
proprio
non
riesco
a
vedere
né
oggi
né
in
un
futuro
prossimo
l
'
autogestione
della
grande
azienda
.
Eppure
...
un
tempo
c
'
era
l
'
ufficiale
che
«
veniva
dalla
gavetta
»
,
era
stato
cioè
soldato
e
sergente
;
forse
,
non
sempre
,
meno
dotto
di
quello
che
proveniva
dall
'
accademia
,
ma
sicuramente
più
esperto
della
psicologia
del
soldato
,
di
ciò
che
questi
apprezza
e
di
ciò
che
gli
è
sgradevole
,
del
miglior
modo
per
trattare
soldati
e
sottufficiali
.
Del
pari
penso
che
qualche
anno
passato
in
un
'
azienda
in
autogestione
darebbe
all
'
operaio
ed
impiegato
che
poi
passasse
in
una
grande
azienda
,
una
comprensione
che
solo
in
tal
modo
potrebbe
acquisire
;
gli
farebbe
comprendere
il
perché
,
talora
la
necessità
,
di
certi
comportamenti
,
di
certi
atti
della
direzione
che
diversamente
gli
appaiono
inesplicabili
;
gli
darebbe
anche
la
sensazione
degli
oneri
,
dei
rischi
che
gravano
sull
'
azienda
.
Che
i
sindacati
non
siano
favorevoli
alle
autogestioni
,
è
ben
comprensibile
;
se
le
donnine
che
confezionavano
le
vestaglie
avessero
tenuto
in
vita
la
loro
azienda
,
non
avrebbero
volentieri
partecipato
a
scioperi
né
si
sarebbero
battute
per
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
.
Per
i
partiti
di
massa
la
posizione
è
un
po
'
diversa
;
l
'
azienda
in
autogestione
se
è
dominata
dal
partito
può
essere
anche
una
base
economica
;
i
legami
tra
l
'
azienda
e
la
maggioranza
o
minoranza
consiliare
che
nella
città
o
nella
provincia
ne
sostenga
gl
'
interessi
,
possono
divenire
una
forza
elettorale
.
In
un
libro
di
qualche
anno
fa
(
Gianluigi
degli
Esposti
,
Bologna
PCI
)
,
l
'
autore
,
non
comunista
,
guardando
a
Bologna
,
che
è
il
«
salotto
buono
»
,
da
mostrare
ai
visitatori
,
del
comunismo
italiano
,
parlava
di
cooperative
,
sempre
di
tipo
artigianale
,
in
fatto
dominate
dal
partito
,
peraltro
non
chiuse
a
chi
non
sia
iscritto
,
che
non
pretendono
dai
soci
un
credo
politico
,
né
il
giorno
delle
elezioni
ne
controllano
il
voto
;
si
dava
particolare
risalto
ad
una
CAMST
,
autogestione
di
una
serie
di
trattorie
,
mense
calde
,
il
buffet
della
stazione
,
locali
popolari
e
mense
per
ghiotti
,
che
aveva
ridotto
l
'
area
delle
trattorie
di
proprietà
privata
.
L
'
autogestione
può
sicuramente
affermarsi
in
queste
imprese
di
carattere
pressoché
artigianale
:
nel
commercio
,
od
in
piccole
industrie
(
fabbriche
di
biciclette
,
le
piccole
fabbriche
di
occhiali
nella
provincia
di
Belluno
,
cose
del
genere
)
.
Rappresenterebbero
un
aspetto
,
uno
solo
e
non
dei
più
importanti
,
del
volto
umano
del
socialismo
.
Certo
il
socialismo
,
e
soprattutto
il
comunismo
,
mirano
ad
altro
:
all
'
azienda
di
Stato
.
Peraltro
,
a
parte
il
lato
economico
,
chiunque
incontri
dipendenti
di
un
'
azienda
statale
o
municipale
sa
che
il
loro
stato
d
'
animo
verso
i
dirigenti
è
lo
stesso
,
se
non
più
acre
(
perché
c
'
è
il
fattore
politico
)
che
verso
il
datore
di
lavoro
privato
;
a
nessuno
di
loro
viene
di
dire
«
la
nostra
azienda
»
.
Ripeto
che
la
cooperativa
,
l
'
autogestione
,
ha
un
settore
limitato
,
piccole
aziende
,
senza
grossi
problemi
tecnici
o
di
concorrenza
che
vada
oltre
i
confini
della
regione
,
da
dover
affrontare
.
E
tuttavia
penso
che
sarebbe
benefico
che
ogni
operaio
,
ogni
impiegato
,
saggiasse
quella
strada
.
Credo
che
l
'
impresa
privata
abbia
creato
quel
che
la
pubblica
non
sarebbe
mai
riuscita
a
creare
;
ma
occorre
pure
tener
conto
di
certi
diffusi
stati
d
'
animo
,
li
avalli
o
meno
la
ragione
,
li
confermi
o
meno
l
'
economia
.
Ci
possono
essere
amministrazioni
pubbliche
con
funzioni
che
oggi
si
ritiene
impossibile
affidare
ad
imprese
private
-
le
ferrovie
e
le
poste
-
,
od
enti
che
sono
in
realtà
amministrazioni
statali
con
funzioni
economiche
che
toccano
bisogni
primari
dei
cittadini
(
ENEL
od
ENI
)
.
Ma
c
'
è
poi
un
pulviscolo
di
aziende
a
partecipazione
statale
che
mi
sembrano
le
strutture
più
infelici
.
Talora
l
'
azienda
pubblica
-
penso
a
certe
aziende
municipalizzate
-
ha
ottimi
,
appassionati
dirigenti
;
sottoposti
però
ad
organi
deliberanti
dove
l
'
interesse
del
partito
è
la
forza
che
domina
.
Ma
l
'
azienda
a
partecipazione
statale
(
chi
legge
le
annuali
relazioni
su
ciascuna
di
esse
della
Corte
dei
conti
?
)
ha
per
sé
il
peso
della
immortalità
;
può
perdere
il
suo
capitale
ogni
due
anni
;
lo
Stato
lo
ricostituirà
;
i
dirigenti
che
formano
lo
staff
di
queste
imprese
possono
passare
da
un
ramo
all
'
altro
,
i
più
diversi
,
non
saranno
mai
messi
a
terra
.
Queste
aziende
possono
essere
un
mezzo
di
distribuzione
di
potere
tra
i
partiti
al
governo
,
una
merce
di
scambio
per
formare
ministeri
;
ma
quasi
senza
eccezione
costituiscono
una
passività
che
fa
carico
a
tutti
i
cittadini
,
ma
di
cui
ben
pochi
conoscono
l
'
esistenza
.
StampaQuotidiana ,
Impossibile
l
'
indomani
della
morte
tracciare
un
giudizio
di
Paolo
VI
,
fare
un
bilancio
di
un
pontificato
:
solo
dopo
parecchi
decenni
appaiono
le
conseguenze
del
modo
con
cui
fu
diretta
la
vita
spirituale
e
materiale
di
uno
Stato
,
di
una
confessione
religiosa
,
di
una
comunità
(
ed
ancora
:
il
valore
di
quei
giudizi
ove
domina
il
«
post
hoc
,
ergo
propter
hoc
»
!
)
;
oggi
è
dato
solo
guardare
all
'
Uomo
.
Che
in
quindici
anni
di
Pontificato
si
prodigò
con
tutte
le
sue
forze
,
fisicamente
poche
,
ma
rette
da
una
fede
senza
confini
,
per
pronunciare
soprattutto
parole
di
pace
,
ricordare
alle
Chiese
più
lontane
l
'
unità
dei
credenti
in
Cristo
,
la
presenza
di
un
Vicario
del
Capo
invisibile
.
Nel
senso
strettamente
umano
,
delle
soddisfazioni
e
dei
dolori
che
si
possono
trarre
dal
proprio
operare
,
un
pontificato
non
lieto
.
Nei
quindici
anni
del
suo
pontificato
,
vide
in
Occidente
ed
in
Asia
la
continua
avanzata
del
comunismo
,
con
il
suo
diniego
del
divino
,
diniego
basilare
nella
dottrina
,
che
sarebbe
vano
sperare
vedere
attenuarsi
o
sparire
.
Constatò
i
lentissimi
,
quasi
nulli
progressi
dell
'
ecumenismo
,
in
un
mondo
dove
sono
invece
i
particolarismi
ad
insorgere
violenti
,
come
del
resto
segue
al
crollo
di
ogni
civiltà
.
Altri
Papi
avevano
avuto
l
'
aiuto
insperato
di
veder
sorgere
durante
il
loro
pontificato
uomini
di
Chiesa
la
cui
opera
di
bene
ebbe
subito
una
larga
risonanza
,
portò
una
popolarità
,
un
'
affermazione
nella
coscienza
di
tutti
,
di
quel
che
possa
la
carità
cristiana
,
e
che
non
può
alcuna
filantropia
:
don
Orione
,
don
Gnocchi
,
don
Facibeni
,
suor
Maria
Calabrini
;
pii
sacerdoti
esistono
sempre
,
ed
operano
ancor
oggi
,
ma
nessuno
ha
raggiunto
in
questi
ultimi
anni
quella
rapida
fama
;
anche
per
un
grande
credente
ed
apostolo
laico
,
Giorgio
La
Pira
(
Giuseppe
Capograssi
era
morto
nel
'56
)
furono
questi
ultimi
gli
anni
del
silenzio
.
I
giovanissimi
lo
hanno
ignorato
.
Paolo
VI
fu
in
gioventù
sacerdote
esemplare
;
la
sua
vocazione
era
di
formare
giovani
studenti
,
creare
una
forte
intellettualità
cattolica
;
ma
si
sottomise
sempre
agli
ordini
dei
superiori
,
accettò
compiti
meno
graditi
,
entrò
nella
Segreteria
di
Stato
,
dove
diede
ottima
prova
di
sé
,
fu
collaboratore
di
due
Pontefici
,
che
non
erano
affini
a
lui
per
carattere
,
ma
ch
'
egli
non
solo
servì
,
ma
amò
profondamente
;
e
di
cui
il
secondo
,
Pio
XII
,
poté
credere
,
negli
anni
susseguenti
la
prima
guerra
mondiale
,
in
un
'
epoca
trionfalistica
per
la
Chiesa
,
in
una
Italia
riconquistata
alla
fede
.
Collaborò
agli
atti
più
importanti
dei
due
Papi
,
la
dichiarazione
contro
i
princìpi
del
nazismo
;
mentre
poi
difese
strenuamente
la
memoria
di
Pio
XII
dall
'
accusa
,
ingiusta
,
di
non
aver
fatto
il
possibile
per
salvare
gli
ebrei
.
Fu
ottimo
arcivescovo
di
Milano
,
dove
,
conscio
dei
tempi
,
rivolse
particolarmente
le
sue
attenzioni
al
mondo
operaio
,
celebrò
in
officine
,
combatté
in
ogni
modo
perché
tutta
la
città
,
ma
soprattutto
i
ceti
più
umili
restassero
uniti
all
'
antica
madre
.
Pontefice
,
volle
ad
un
tempo
essere
il
Papa
dell
'
umiltà
,
quegli
che
riconosce
i
falli
e
le
deficienze
dell
'
opera
della
Chiesa
nel
lungo
corso
della
sua
storia
(
ma
ancora
cardinale
aveva
osato
benedire
la
perdita
del
potere
temporale
,
palla
di
piombo
ai
piedi
della
Chiesa
)
ed
al
tempo
stesso
difensore
strenuo
dell
'
essenza
del
dogma
;
rallentasse
pure
il
movimento
ecumenico
,
ma
il
successore
di
Pietro
non
può
essere
semplicemente
il
primo
tra
i
vescovi
.
No
al
divorzio
,
no
all
'
aborto
;
ma
sempre
l
'
uomo
della
pace
.
Se
i
cattolici
si
trovano
in
un
mondo
ostile
,
non
cedano
,
rimangano
forti
nell
'
attaccamento
al
loro
dovere
:
agire
come
i
più
non
è
un
'
attenuante
al
peccato
.
Però
non
anatemizzare
l
'
avversario
,
avvertirlo
solo
che
se
credente
è
in
peccato
,
se
non
credente
che
c
'
è
chi
prega
per
la
sua
conversione
.
Ci
sono
stati
i
Papi
del
trionfalismo
;
Paolo
VI
è
stato
il
Papa
dell
'
umiltà
,
della
espiazione
,
aveva
parlato
di
colpe
storiche
della
Chiesa
,
forse
aveva
chiesto
a
Dio
fin
dalla
elezione
di
esserne
la
vittima
espiatoria
.
I
giudizi
di
Dio
sono
imperscrutabili
,
ma
mi
prostro
al
ricordo
di
questi
che
ho
sempre
chiamato
il
Papa
del
Golgota
.
Papa
Giovanni
.
Papa
Paolo
.
Ripenso
ai
lineamenti
essenziali
dei
due
Pontificati
.
Quasi
una
riflessione
comparativa
finale
.
1958
:
Giovanni
XXIII
;
breve
pontificato
,
ma
pare
quasi
miracoloso
questo
accendersi
di
consensi
,
la
venerazione
che
desta
in
ogni
uomo
,
di
ogni
opinione
politica
;
la
stessa
figura
del
Papa
,
così
opposta
a
quella
ascetica
di
Pio
XII
,
e
che
un
po
'
ricordava
quella
bonaria
di
Pio
IX
,
la
sua
origine
contadina
,
il
parlare
semplice
,
il
familiarizzare
con
i
più
umili
,
accendono
verso
di
lui
tutte
le
simpatie
.
Paolo
VI
:
il
Concilio
continua
e
si
conclude
;
nel
'67
l
'
enciclica
Populorum
progressio
atto
di
fede
nella
pacifica
convivenza
e
nel
progresso
umano
,
nel
'68
la
Humanae
vitae
,
il
diritto
alla
vita
di
ogni
essere
concepito
,
ma
la
giusta
cautela
dei
genitori
nella
formazione
della
famiglia
.
Non
è
qui
possibile
riassumere
né
i
decreti
conciliare
né
gli
altri
atti
di
Paolo
VI
.
Basterà
ricordare
un
famoso
Credo
del
Papa
in
cui
riafferma
tutto
l
'
insegnamento
dogmatico
della
Chiesa
nel
corso
dei
secoli
:
il
dogma
resta
intoccabile
.
Può
solo
riassumersi
l
'
opera
dei
due
Papi
nel
ricordare
che
la
Chiesa
è
sempre
con
gli
umili
e
con
gli
oppressi
;
ch
'
essa
non
confida
nella
forza
e
nella
violenza
,
ma
soltanto
nel
libero
consenso
degl
'
individui
;
che
non
desidera
tanto
il
favore
dei
governi
,
quanto
la
spontanea
adesione
dei
popoli
.
Giovanni
XXIII
fu
alieno
da
ogni
trionfalismo
,
ma
aveva
in
sé
un
innato
ottimismo
;
godeva
la
letizia
cristiana
;
Paolo
VI
aveva
un
'
immensa
fiducia
in
Dio
ma
il
suo
temperamento
umano
non
era
portato
alla
letizia
;
mite
ed
umile
,
ma
temo
anche
triste
,
della
tristezza
che
conobbe
Gesù
.
StampaQuotidiana ,
Nella
bella
biografia
dedicata
a
Berlinguer
da
Gorresio
un
capitolo
s
'
intitola
«
Di
fronte
ai
cattolici
»
.
Berlinguer
come
Lenin
:
«
L
'
unità
della
lotta
per
un
paradiso
in
terra
che
preme
più
dell
'
unità
delle
opinioni
per
un
paradiso
in
cielo
»
.
Prescindo
da
Berlinguer
,
che
,
per
quanto
so
,
è
rispettosissimo
della
fede
religiosa
delle
persone
a
lui
più
vicine
,
né
fa
opera
di
proselitismo
ateistico
.
Ma
l
'
espressione
di
Lenin
è
da
considerare
:
siano
con
tutti
noi
coloro
che
vogliono
conquistare
un
paradiso
in
terra
;
poco
importa
se
poi
c
'
è
tra
loro
chi
crede
anche
ad
un
paradiso
in
cielo
.
Non
so
quale
significato
avesse
per
Lenin
l
'
espressione
«
paradiso
in
terra
»
;
certo
non
dimenticava
che
la
sofferenza
,
le
malattie
,
la
decadenza
della
vecchiaia
,
la
perdita
delle
persone
care
,
non
sono
eliminabili
dal
cammino
umano
.
Ma
,
nato
nel
1870
,
avendo
a
diciassette
anni
visto
un
fratello
condannato
a
morte
per
complotto
,
avendo
conosciuto
a
25
la
prigione
e
poi
la
deportazione
in
Siberia
,
e
soprattutto
essendo
vissuto
in
una
Russia
dove
ancora
dovevano
essere
forti
le
tracce
della
servitù
della
gleba
,
l
'
arbitrio
della
polizia
era
praticamente
senza
limiti
,
mentre
c
'
erano
signori
con
tenute
delle
dimensioni
di
una
provincia
e
patrimoni
in
gioielli
valutabili
a
centinaia
di
milioni
di
allora
,
ed
il
popolo
era
quello
che
appare
da
Dostoevskij
(
l
'
ubriachezza
unica
consolazione
dello
squallore
,
la
prostituzione
unica
risorsa
per
le
ragazze
povere
)
,
poteva
chiamare
paradiso
anche
la
vita
dignitosa
che
l
'
operaio
tedesco
e
francese
cominciavano
a
conquistare
ed
avrebbero
raggiunto
alla
vigilia
della
prima
guerra
mondiale
.
Se
così
inteso
,
il
motto
di
Lenin
poteva
accettarsi
,
sia
pure
con
la
riserva
sulla
liceità
dell
'
uso
dello
stesso
vocabolo
ad
indicare
tanto
qualcosa
di
relativo
,
imperfetto
e
transitorio
,
come
qualcosa
di
assoluto
ed
eterno
.
Però
già
allora
l
'
espressione
imponeva
una
ulteriore
riserva
,
ed
oggi
questa
è
più
valida
che
mai
,
quanto
meno
per
i
cristiani
,
cui
Lenin
si
riferiva
.
Giacché
non
si
dà
contrasto
tra
i
due
paradisi
nella
comune
e
volgare
accezione
di
un
paradiso
di
Maometto
,
che
ripeterebbe
abbellita
una
vita
terrestre
(
nella
quale
può
anche
enunciarsi
che
il
paradiso
è
all
'
ombra
delle
spade
)
,
con
tutti
i
godimenti
carnali
,
della
gola
e
del
sesso
;
il
paradiso
cristiano
è
invece
quello
cui
si
perviene
con
la
rinuncia
,
l
'
accettazione
,
la
sofferenza
.
C
'
è
,
sì
,
la
ricchezza
barriera
insormontabile
per
entrare
nel
regno
di
Dio
;
e
si
può
attenuare
il
«
discorso
delle
beatitudini
»
,
ricordando
che
basta
la
povertà
sia
nello
spirito
;
ma
non
si
può
cancellare
la
beatitudine
per
gli
afflitti
,
i
miseri
,
i
pacifici
.
Non
si
può
capovolgere
il
Vangelo
e
non
scorgere
che
in
esso
la
vita
terrena
è
quella
della
sofferenza
:
sempre
evocati
i
ciechi
,
i
paralitici
,
i
lebbrosi
,
le
madri
che
piangono
il
figlio
morto
.
Per
questo
,
rispettosissimo
sempre
di
tutte
le
opinioni
,
mi
riesce
impossibile
accettare
un
Cristianesimo
che
in
nome
della
giustizia
ami
la
violenza
.
(
La
si
ama
,
diciamolo
pure
;
accettatala
,
non
è
più
un
male
necessario
,
perché
al
pari
dell
'
Eros
,
la
violenza
ha
una
sua
voluttà
,
non
è
lo
strumento
di
cui
l
'
uomo
si
serve
quando
gli
occorre
,
per
poi
gettarlo
,
ma
prende
l
'
uomo
:
chi
si
guarda
intorno
sa
che
il
ricordo
di
un
'
azione
di
guerra
in
cui
rifulse
il
coraggio
è
nella
mente
di
chi
la
compì
ricordo
più
luminoso
di
ogni
azione
di
bontà
,
di
ogni
salvataggio
di
un
fratello
)
.
Non
posso
accettare
un
Cristianesimo
che
non
aggiunga
alla
sua
visione
della
giustizia
che
essa
importa
anche
per
tutti
,
volonterosi
o
riluttanti
,
il
distacco
da
troppi
godimenti
terreni
;
che
un
paradiso
(
molto
relativo
)
cristiano
su
questa
terra
può
essere
solo
quello
di
una
cristianità
distaccata
dagli
agi
,
dal
prestigio
,
dalla
fama
,
che
accetta
una
generale
umiltà
.
Trasportate
al
nostro
tempo
,
le
parole
di
Lenin
,
per
ammettere
sinceramente
nelle
proprie
file
di
combattenti
anche
quelli
che
credono
nel
regno
dei
cieli
,
dovrebbero
suonare
:
«
Uniti
tutti
quelli
che
non
vogliamo
spargere
sangue
né
togliere
la
libertà
ad
alcuno
,
per
assicurare
una
società
di
eguali
nel
godimento
dei
beni
economici
,
di
aiuto
reciproco
;
e
allora
poco
può
importarci
che
tra
questi
vi
sia
chi
crede
pure
in
un
regno
dei
cieli
»
.
Ma
la
rivoluzione
russa
non
si
sarebbe
fatta
in
tal
modo
.
E
se
considero
la
perdita
di
ogni
fede
religiosa
come
una
ulteriore
ragione
d
'
infelicità
dell
'
uomo
(
che
vede
marciare
verso
l
'
etica
dello
stordimento
,
un
susseguirsi
senza
posa
di
gioie
diverse
,
tutte
carnali
,
ch
'
egli
vuole
scambiare
per
la
felicità
)
,
tuttavia
mi
rendo
conto
della
propaganda
ateistica
dei
Paesi
comunisti
,
almeno
in
terre
che
furono
cristiane
.
necessario
infatti
che
il
risultato
raggiunto
si
consideri
il
paradiso
conquistato
(
Cotta
in
un
suo
breve
saggio
,
La
sexualité
en
tant
que
dernier
mythe
politique
,
scorge
in
tutte
le
dottrine
rivoluzionarie
una
ricerca
,
spesso
inconscia
,
dell
'
innocenza
perduta
dell
'
uomo
)
;
paradiso
che
occorre
difendere
,
e
dove
,
come
quello
biblico
,
ci
deve
essere
chi
(
uomo
o
collegio
)
ha
il
supremo
potere
,
e
non
può
tollerare
autorità
religiose
o
intellettuali
che
non
convenendo
con
lui
su
ciò
ch
'
è
bene
e
ciò
ch
'
è
male
,
rischino
di
far
perdere
la
fiducia
in
questo
paradiso
.
Poiché
la
montagna
non
andava
a
Maometto
,
andò
Maometto
alla
montagna
:
dalle
inclusioni
di
cattolici
come
indipendenti
nelle
liste
elettorali
comuniste
,
trovo
conferma
alla
mia
antica
constatazione
,
che
il
colloquio
non
ha
mai
portato
un
comunista
a
divenire
fedele
di
una
qualsiasi
religione
,
bensì
degli
uomini
cresciuti
in
ambiente
religioso
a
divenire
comunisti
.
E
,
per
tornare
al
paradiso
,
qui
pure
il
paradiso
cristiano
si
avvicina
per
questi
al
paradiso
di
Lenin
;
su
una
rivista
di
Napoli
di
cattolici
del
dissenso
,
in
un
buon
articolo
di
Carlo
Cardia
«
Il
giurista
e
gli
occhi
della
storia
»
(
buon
articolo
,
in
molti
punti
con
affermazioni
cattolico
-
liberali
cui
sono
sempre
rimasto
fedele
)
,
leggo
anche
affermazioni
in
tema
di
insegnamento
ecclesiastico
circa
l
'
etica
sessuale
,
che
mi
lasciano
più
che
dubbioso
;
e
apprendo
che
un
teologo
tedesco
si
pone
la
domanda
:
«
E
'
moralmente
giustificabile
una
continenza
assoluta
?
»
.
Cardia
è
prudentissimo
,
fino
a
deplorare
che
la
Chiesa
accordi
dispense
matrimoniali
tra
affini
in
primo
grado
.
Ma
,
mentre
non
è
dubbio
che
il
giurista
debba
argomentare
con
gli
occhi
della
storia
,
o
meglio
con
la
coscienza
sociale
,
e
così
pur
nel
non
lungo
periodo
di
durata
di
una
legge
,
mutarne
la
interpretazione
,
il
credente
ritiene
vi
siano
precetti
eterni
,
comandamenti
che
valgano
per
ogni
tempo
.
Per
restare
al
«
paradiso
sulla
terra
»
,
per
il
credente
esso
è
dato
dalla
serenità
di
chi
si
può
abbandonare
completamente
alla
Provvidenza
,
e
ritenere
buono
ciò
che
accade
,
seppure
sia
la
infermità
o
la
mutilazione
che
lo
colpisce
.
Ma
quando
in
tema
di
sesso
comincia
a
considerare
lieve
la
colpa
che
per
secoli
fu
ritenuta
grave
,
ci
si
avvia
su
un
cammino
pericoloso
;
in
fondo
può
anche
trovarsi
il
D
'
Annunzio
giovane
,
col
suo
Eleabani
,
figlio
di
Gesì
,
col
suo
anti
-
Vangelo
:
«
La
carne
è
santa
.
Guai
a
chi
non
piega
l
'
anima
innanzi
a
lei
»
.
StampaQuotidiana ,
Negli
atti
parlamentari
il
resoconto
stenografico
delle
cinque
sedute
in
cui
si
trattò
delle
modifiche
al
Concordato
occupa
201
dense
facciate
.
Interventi
svariatissimi
;
e
leggendone
alcuni
ho
avuto
l
'
impressione
di
tornare
molto
indietro
,
prima
del
1915
,
sentendo
i
vecchi
spunti
sulle
ricchezze
della
Chiesa
,
che
ripetevano
poi
quelli
sulle
ricchezze
dei
gesuiti
intorno
al
1770
.
Vero
che
fuori
si
era
detto
di
più
;
in
un
corteo
si
erano
visti
cartelli
ove
si
leggeva
che
con
un
quarto
delle
rendite
del
Vaticano
si
sarebbe
risanato
il
bilancio
dell
'
Italia
,
cartelli
che
mostravano
il
candore
economico
di
chi
li
aveva
scritti
e
la
dimenticanza
di
ciò
,
che
il
Vaticano
non
è
un
'
azienda
dello
Stato
italiano
,
che
i
suoi
compiti
sono
mondiali
.
Ma
quel
che
veramente
mi
sta
a
cuore
è
un
punto
di
cui
non
si
è
molto
parlato
,
anzi
semplicemente
accennato
,
e
che
tuttavia
per
me
è
di
valore
essenziale
:
le
critiche
relative
alla
soppressione
dell
'
articolo
sull
'
Azione
Cattolica
(
divenuto
senza
ragione
d
'
essere
in
un
regime
dove
vige
la
libertà
di
associazione
)
,
ed
in
particolare
quelle
,
talora
espresse
in
forma
di
deplorazione
,
per
la
mancata
attuazione
data
fin
qui
alla
norma
,
le
critiche
cioè
alla
abrogazione
della
seconda
parte
di
detto
articolo
:
«
La
S
.
Sede
prende
occasione
dalla
stipulazione
del
presente
Concordato
per
rinnovare
a
tutti
gli
ecclesiastici
e
religiosi
d
'
Italia
il
divieto
di
iscriversi
e
militare
in
qualsiasi
partito
politico
»
:
espressione
che
nel
1929
pareva
non
aver
senso
perché
di
partiti
ce
n
'
era
uno
solo
,
ed
alla
lettera
significava
che
il
Papa
prometteva
al
governo
fascista
che
i
preti
non
sarebbero
stati
fascisti
;
ma
che
pare
fosse
voluta
da
Pio
XI
,
proprio
per
impedire
ad
ecclesiastici
il
giuramento
di
fedeltà
al
Duce
(
e
tuttavia
chi
visse
in
quegli
anni
quanti
distintivi
fascisti
vide
su
tonache
talari
!
)
.
Ora
posso
nel
mio
intimo
desiderare
il
sacerdote
che
pensa
a
questa
vita
come
ad
una
preparazione
alla
vita
eterna
,
e
conseguentemente
non
milita
in
partiti
politici
;
ma
so
di
essere
contro
corrente
,
e
ben
conosco
che
anche
da
alte
sedi
arcivescovili
c
'
è
questa
esortazione
al
clero
di
partecipare
alla
vita
politica
,
al
servizio
dei
più
umili
.
Comunque
,
come
cittadino
rivendico
per
tutti
la
libertà
,
veramente
fondamentale
,
di
esprimere
il
proprio
pensiero
e
di
farne
propaganda
;
e
mi
ribello
all
'
idea
che
possano
esserci
categorie
di
cittadini
private
,
vita
durante
,
di
questa
libertà
.
Come
negli
anni
grigi
tra
il
'50
ed
il
'60
mi
battei
con
tutte
le
forze
contro
i
sequestri
di
Bibbie
protestanti
e
le
azioni
contro
i
loro
distributori
,
l
'
elevazione
a
reato
del
battesimo
in
un
torrente
di
anabattisti
,
la
persecuzione
dei
pentecostali
,
così
con
quanto
mi
resta
di
forze
mi
batterei
sempre
contro
chi
volesse
contrastare
al
prete
di
cercare
proseliti
,
di
diffondere
la
sua
dottrina
.
Rammento
l
'
abate
Ricciotti
che
,
a
chi
si
doleva
di
un
parente
comunista
che
educava
alle
sue
idee
i
propri
bambini
,
rispondeva
:
«
Se
è
convinto
che
le
sue
dottrine
rappresentano
la
verità
,
non
esercita
un
diritto
,
ma
adempie
un
dovere
,
cercando
di
comunicarle
quanto
possibile
;
chi
crede
di
aver
trovato
la
verità
deve
diffonderla
»
.
Penso
io
pure
così
,
da
sempre
.
Rammento
miei
vecchi
discorsi
col
fraterno
amico
Giorgio
Falco
,
in
cui
mi
dolevo
che
gli
ebrei
,
riacquistata
la
libertà
,
non
avessero
ripreso
quel
proselitismo
ch
'
era
stato
dei
loro
progenitori
,
fino
alla
oppressione
romana
,
e
cui
avevano
dovuto
rinunciare
per
sopravvivere
,
e
rammento
la
risposta
che
mi
dava
,
che
in
qualche
modo
i
migliori
di
loro
avevano
ancora
svolto
il
compito
di
diffondere
la
credenza
nel
Dio
unico
.
E
non
mi
è
piaciuto
nel
fiero
e
nobile
indirizzo
di
questi
giorni
di
una
chiesa
cristiana
non
cattolica
al
ministro
dell
'
Interno
la
frase
,
volta
certo
a
parare
l
'
accusa
di
poter
turbare
la
pace
religiosa
degl
'
italiani
:
«
noi
non
facciamo
proselitismo
»
.
Mi
si
risponderà
che
il
prete
non
è
un
uomo
come
gli
altri
,
è
un
'
autorità
per
i
fedeli
,
e
quindi
è
nella
condizione
di
condurli
pur
nella
lotta
politica
?
Così
press
'
a
poco
parlavano
,
oltre
cento
anni
or
sono
,
Ricasoli
o
Mancini
;
ma
è
trascorso
oltre
un
secolo
.
E
le
immagini
che
allora
si
evocavano
,
il
prete
che
diceva
al
morente
di
salvare
la
propria
anima
donando
tutto
alla
Chiesa
,
di
fare
pubblica
abiura
dei
suoi
convincimenti
unitari
o
liberali
,
è
lontana
nel
passato
.
Nessuno
di
noi
conosce
casi
del
genere
.
Soggiungo
che
siamo
in
un
clima
molto
diverso
da
quello
che
auspicavano
,
forse
illudendosi
,
gli
uomini
del
Risorgimento
:
un
mondo
di
liberi
,
in
cui
ciascuno
pensasse
con
la
sua
testa
;
siamo
nel
mondo
del
conformismo
(
a
volte
mascherato
da
anticonformismo
)
,
in
cui
la
quasi
totalità
dei
giovani
si
butta
a
capofitto
,
negli
atteggiamenti
,
negli
abiti
,
nel
rinnegamento
in
blocco
dei
«
tabù
»
,
e
gli
adulti
o
sentono
la
disciplina
di
partito
o
si
disinteressano
od
al
più
si
accontentano
dei
vari
mormorii
,
delle
accuse
generiche
,
senza
alcun
piano
costruttivo
.
Libertà
anche
per
i
maghi
,
per
le
donne
che
fanno
le
fatture
o
le
disfano
;
libertà
,
come
cittadino
,
del
prete
ribelle
,
ridotto
allo
stato
laicale
,
e
che
desidera
continuare
a
portare
un
segno
del
suo
ordine
sacerdotale
(
via
dunque
l
'
art.
29
,
lettera
l
)
;
ma
libertà
anche
per
il
prete
di
fare
quanta
propaganda
desidera
.
Davvero
i
critici
credono
che
la
maggioranza
degli
italiani
,
od
anche
il
50
per
cento
,
pratichi
ancora
la
messa
domenicale
e
penda
dalle
labbra
del
sacerdote
quando
pronuncia
l
'
omelia
?
Ed
ora
mi
si
consenta
una
breve
oratio
pro
domo
mea
.
Qualche
amico
mi
ha
rimproverato
,
come
se
avessi
abiurato
il
principio
separatista
,
di
aver
fatto
parte
delle
due
commissioni
presiedute
dall
'
on.
Gonella
(
nella
relazione
alla
prima
riaffermavo
ancora
la
mia
vecchia
fede
separatista
,
di
allievo
di
Francesco
Ruffini
)
.
Non
sono
mutato
.
Credo
sempre
,
contro
quanto
scrivevano
gli
apologisti
del
Concordato
del
1929
,
che
di
dilaceramenti
dei
cattolici
,
anche
i
più
ortodossi
,
non
sia
dato
parlare
oltre
la
prima
guerra
mondiale
(
c
'
erano
forse
ancora
vecchi
principi
,
come
ne
I
vecchi
e
i
giovani
di
Pirandello
,
cui
ripugnasse
di
presentarsi
davanti
al
Sindaco
per
il
matrimonio
civile
?
)
;
credo
sia
stato
un
male
che
Vittorio
Emanuele
III
si
opponesse
nel
'19
a
quello
che
sarebbe
stato
il
Trattato
senza
il
Concordato
;
ma
una
cosa
è
non
stipulare
un
patto
ed
altra
il
disdirlo
unilateralmente
.
Gli
uomini
politici
che
non
erano
stati
favorevoli
all
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
Triplice
alleanza
,
dieci
anni
dopo
,
senza
disdirsi
,
ritenevano
che
sarebbe
stato
un
grosso
errore
una
denuncia
unilaterale
.
Ritengo
abbia
agito
saggiamente
la
Camera
votando
con
412
voti
contro
31
la
mozione
per
la
continuazione
di
una
trattativa
mirante
ad
una
revisione
del
Concordato
anziché
la
denuncia
:
questa
,
specie
dopo
le
intemperanze
dei
radicali
,
sarebbe
apparsa
atto
di
ostilità
.
E
,
memore
sempre
del
discorso
inaugurale
della
sua
presidenza
della
Repubblica
pronunciato
dall
'
altro
mio
grande
maestro
Luigi
Einaudi
,
che
non
chiedeva
venia
delle
memorie
sabaude
evocate
in
suoi
articoli
dell
'
ultimo
anno
né
di
certo
suo
attaccamento
alla
monarchia
,
ma
riteneva
il
buon
cittadino
debba
sempre
piegarsi
al
volere
manifestato
dalla
maggioranza
,
e
,
se
non
si
tratti
di
cosa
che
ripugni
alla
sua
coscienza
morale
,
porre
a
disposizione
dell
'
organo
espresso
da
questa
maggioranza
la
propria
esperienza
e
le
proprie
capacità
,
non
vedo
perché
mai
avrei
dovuto
rifiutare
di
far
parte
di
organi
di
studio
o
di
trattative
,
volti
a
togliere
dal
Concordato
quel
che
poteva
suonare
offesa
alla
coscienza
liberale
.
Contro
ogni
traccia
di
giurisdizionalismo
,
d
'
ingerenza
dello
Stato
nella
struttura
della
Chiesa
;
per
la
libertà
della
Chiesa
di
organizzarsi
come
creda
,
e
,
al
pari
di
ogni
partito
,
di
considerare
uscito
dal
suo
seno
chi
sconfessi
date
sue
dottrine
,
ma
con
una
pronuncia
senza
effetto
alcuno
rispetto
allo
Stato
;
per
la
libertà
di
ogni
sacerdote
,
come
di
ogni
altro
cittadino
,
di
esprimere
le
proprie
idee
,
di
farne
propaganda
(
e
personalmente
potrò
pur
credere
che
quel
prete
interpreti
male
il
Vangelo
;
ma
ricordo
l
'
insegnamento
di
Croce
:
«
Battiti
perché
il
tuo
avversario
possa
esprimere
liberamente
quelle
dottrine
,
che
tu
poi
,
come
difensore
di
quella
che
per
te
è
la
verità
,
avrai
il
dovere
di
confutare
»
)
.
Non
mi
pare
di
essermi
allontanato
da
quella
che
è
la
direttiva
in
cui
mi
formai
ventenne
,
sotto
la
guida
dei
grandi
maestri
che
ho
menzionato
,
da
cui
non
so
dissociare
Piero
Martinetti
.