StampaQuotidiana ,
Il
filosofo
serba
un
posto
onorevole
nella
storia
della
filosofia
italiana
dell
'
ottocento
,
senza
avere
troppo
pesato
sulle
maggiori
correnti
che
dominarono
tra
le
generazioni
successive
.
L
'
uomo
di
Chiesa
,
il
sacerdote
piissimo
,
il
fondatore
della
fiorente
Congregazione
,
è
più
vivo
che
mai
nel
cuore
dei
suoi
devoti
,
protesi
nella
speranza
che
s
'
inizi
la
causa
della
sua
beatificazione
,
e
che
lo
venerano
e
lo
invocano
come
santo
.
Chi
studia
l
'
ottocento
italiano
avverte
l
'
orma
profonda
che
vi
ha
segnato
Rosmini
.
Un
posto
a
sé
.
Tra
i
fedeli
dell
'
assolutismo
e
del
vecchio
mondo
prerivoluzionario
;
tra
i
molti
uomini
del
Risorgimento
che
continuano
a
vivere
nel
clima
della
rivoluzione
francese
e
di
cui
i
più
spirituali
muovono
dalla
Confessione
del
vicario
savoiardo
;
tra
i
puri
politici
,
che
credono
il
mondo
dell
'
avvenire
abbia
a
chiamarsi
diritto
ed
economia
,
e
la
religione
non
avere
più
posto
che
tra
le
pareti
domestiche
;
sta
isolato
il
patrizio
roveretano
.
La
sua
giovinezza
trascorre
tutta
nel
clima
della
Restaurazione
;
ma
è
la
Restaurazione
degli
Stati
austriaci
e
degli
ambienti
ecclesiastici
di
quegli
Stati
.
E
direi
che
per
comprendere
appieno
Rosmini
occorra
pure
ricordare
la
saggia
,
pia
reazione
all
'
illuminismo
,
che
l
'
episcopato
dell
'
Impero
aveva
compiuto
nella
seconda
metà
del
settecento
;
come
una
seconda
controriforma
,
nell
'
insegnamento
,
nella
predicazione
,
nel
costume
:
un
"
illuminismo
cattolico
"
eretto
contro
l
'
altro
.
Gli
scritti
di
Rosmini
-
in
cui
è
sempre
l
'
avversione
alla
rivoluzione
francese
ed
a
quanto
provenga
da
essa
,
ma
altresì
l
'
accentuazione
della
responsabilità
di
ogni
superiore
,
il
concetto
di
giustizia
sociale
,
l
'
esigenza
di
governi
rappresentativi
(
con
elettorato
ristretto
agli
abbienti
)
,
il
posto
dato
allo
spirito
nazionale
-
mi
pare
rivelino
fermenti
che
si
riannodano
al
settecento
austriaco
.
Anche
certe
sue
idee
in
tema
di
riforma
chiesastica
,
la
necessità
che
i
vescovi
si
tengano
sempre
a
contatto
ed
"
il
corpo
dei
vescovi
"
torni
ad
essere
quel
che
era
nei
primi
secoli
della
Chiesa
,
la
parte
da
dare
al
clero
ed
al
popolo
nella
loro
nomina
:
sono
idee
maturate
in
quello
che
aveva
cessato
di
essere
il
Sacro
Romano
Impero
allorché
Rosmini
era
fanciullo
,
e
dove
la
presa
di
coscienza
delle
nazionalità
s
'
iniziava
con
celere
ritmo
.
Rosmini
fu
uomo
del
suo
secolo
nelle
generose
aspirazioni
,
comuni
anche
ai
grandi
dell
'
altra
sponda
,
nel
fervente
senso
di
italianità
.
Sacerdote
non
solo
rispettosissimo
delle
Somme
Chiavi
,
ma
filialmente
devoto
ai
Pontefici
,
Pio
VII
e
Pio
VIII
,
Gregorio
XVI
e
Pio
IX
;
peraltro
,
sacerdote
del
periodo
anteriore
all
'
"
ultramontanismo
"
,
quando
la
pietà
si
chiamava
obbedienza
e
sottomissione
,
ma
non
si
dava
ancora
l
'
ideale
del
"
pensare
col
Papa
"
.
Comprese
che
in
Pio
IX
il
Pontefice
avrebbe
sempre
avuto
il
sopravvento
sul
principe
,
ed
avvertì
il
governo
piemontese
,
che
l
'
aveva
inviato
a
Roma
e
che
fu
tenace
nella
incomprensione
,
che
occorreva
giungere
a
Pio
IX
attraverso
un
Concordato
che
gli
desse
la
tranquillità
di
aver
operato
per
il
bene
della
Chiesa
,
che
occorreva
cercare
una
formula
di
Lega
italica
per
cui
non
fosse
il
Pontefice
a
muover
guerra
all
'
Austria
.
A
Gaeta
consigliò
Pio
IX
a
mantenere
la
costituzione
.
La
sua
inspiegabile
disgrazia
presso
il
Pontefice
,
la
non
adempiuta
promessa
della
porpora
,
non
lo
scossero
affatto
.
L
'
uomo
non
aveva
ombra
di
ambizione
;
era
tutto
al
servizio
di
Dio
.
L
'
ultima
tappa
di
Stresa
è
quella
che
lo
inserisce
più
profondamente
nella
vita
italiana
:
l
'
amicizia
con
Manzoni
,
con
Gustavo
di
Cavour
,
con
quel
giovane
esule
meridionale
ch
'
è
Ruggero
Bonghi
,
che
da
lui
non
riceve
la
fede
ma
l
'
inquietudine
religiosa
(
Croce
ha
ragione
,
Bonghi
fu
il
capostipite
dei
conciliatorelli
di
Stato
e
Chiesa
,
dei
semicredenti
che
cucinano
intrugli
di
cattolicesimo
e
di
filosofia
;
ma
non
è
men
vero
che
non
permise
alla
borghesia
liberale
del
tempo
di
re
Umberto
di
dimenticare
quali
grandi
luci
,
o
quali
grandi
ombre
,
per
chi
così
le
vedesse
,
fossero
Chiesa
e
Papato
)
.
Da
Stresa
muovono
i
rosminiani
,
che
non
sono
i
religiosi
dell
'
Istituto
della
Carità
,
e
non
sono
soltanto
i
filosofi
dell
'
"
essere
universale
"
,
ma
un
gruppo
ben
più
vasto
,
che
accoglie
anche
chi
non
ha
abito
filosofico
.
Cosa
rappresentassero
questi
rosminiani
,
che
annoverarono
Antonio
Stoppani
,
cui
fu
prossimo
Antonio
Fogazzaro
,
tra
cui
primeggiò
Michelangelo
Billia
,
così
vivo
nel
ricordo
dei
torinesi
della
mia
generazione
,
non
è
facilissimo
dire
in
poche
parole
.
Il
libro
del
Fiori
,
Il
figliastro
del
Manzoni
,
ne
descrive
giorno
per
giorno
le
opere
e
le
ansie
,
l
'
angoscia
per
gli
attacchi
dei
neo
-
tomisti
contro
le
dottrine
filosofiche
del
maestro
,
la
loro
passione
nell
'
inverno
1887-88
,
in
cui
appare
il
decreto
del
S
.
Offizio
che
condanna
quaranta
proposizioni
tratte
dalle
opere
di
Rosmini
.
Furono
i
conciliatoristi
,
gli
uomini
di
"
religione
e
patria
"
,
di
"
scienza
e
fede
"
:
con
preoccupazioni
contingenti
che
oggi
possono
parere
ingenue
(
abbiamo
appreso
quale
forte
tronco
sia
la
fede
religiosa
,
che
non
ha
a
temere
per
ogni
soffiare
di
vento
)
,
ma
con
ardore
,
e
con
animi
candidi
;
e
sempre
guardavano
al
sepolcro
di
Stresa
,
all
'
immagine
severa
del
loro
santo
-
che
tale
lo
consideravano
-
fissata
nel
marmo
dal
Vela
.
Grande
anno
fu
per
loro
il
1915
,
che
li
vide
in
attitudine
devota
verso
il
generale
Luigi
Cadorna
,
ch
'
era
nato
a
pochi
passi
da
Stresa
,
ch
'
era
sempre
stato
cattolico
a
viso
aperto
,
che
apparteneva
a
famiglia
dove
avevano
sempre
avuto
posto
le
preoccupazioni
religiose
(
lo
zio
Carlo
aveva
dissertato
sui
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
alla
luce
del
diritto
naturale
;
e
già
un
Cadorna
aveva
discusso
una
combattiva
tesi
alla
facoltà
teologica
di
Pavia
al
tempo
di
Giuseppe
II
)
.
Il
solco
rosminiano
incide
così
nel
profondo
la
storia
d
'
Italia
prendendo
le
mosse
lontano
,
nella
reazione
cattolica
all
'
illuminismo
del
tempo
di
Maria
Teresa
,
e
giungendo
al
pieno
inserimento
dei
cattolici
nella
vita
nazionale
.
La
non
lunghissima
vita
del
fondatore
sovrasta
al
moto
e
v
'
imprime
con
le
virtù
del
sacerdote
,
con
l
'
austerità
del
pensatore
,
un
incontrastato
marchio
di
nobiltà
.
StampaQuotidiana ,
Alcuni
processi
contro
note
personalità
della
scienza
e
della
politica
hanno
interessato
l
'
opinione
pubblica
,
per
le
figure
degli
imputati
,
per
i
problemi
che
sollevavano
.
Nell
'
arringa
al
processo
dei
dirigenti
l
'
Istituto
di
Sanità
,
il
Pubblico
Ministero
mi
fece
l
'
onore
di
citarmi
,
polemizzando
con
quanto
avevo
sostenuto
in
un
convegno
svoltosi
su
quei
problemi
.
Premetto
che
ritengo
questi
processi
siano
stati
nell
'
insieme
benefici
.
Come
tutte
le
cose
umane
,
hanno
anche
avuto
effetti
non
buoni
:
incoraggiamento
alla
inerzia
della
burocrazia
,
alla
paura
delle
responsabilità
;
qualche
istituto
ha
in
pratica
arrestato
la
sua
attività
;
ricatti
d
'
impiegati
di
enti
pubblici
che
minacciano
se
non
siano
promossi
di
mandare
memoriali
«
all
'
autorità
competente
»
.
Ma
scuotere
le
acque
,
incutere
un
salutare
timore
,
avvertire
che
non
si
deve
spendere
il
danaro
pubblico
a
cuor
leggero
,
è
in
sé
un
bene
.
Dove
si
può
dissentire
con
certe
tesi
dell
'
accusa
e
di
alcuni
giudici
?
Dove
si
scorge
una
ragione
di
preoccupazione
?
Non
certo
quando
si
proclama
che
nessun
merito
scientifico
rende
perdonabile
il
mal
fare
;
le
benemerenze
passate
potranno
giustificare
provvedimenti
di
clemenza
,
ma
non
debbono
arrestare
il
magistrato
.
Più
in
alto
si
è
nella
scala
sociale
,
più
si
deve
avere
sensibilità
in
tema
di
lecito
e
d
'
illecito
.
E
nessuno
,
fosse
anche
la
più
alta
personalità
mondiale
della
cultura
,
deve
aver
compensi
per
un
'
opera
che
non
abbia
svolta
.
Chi
si
è
appropriato
del
pubblico
danaro
,
o
ne
ha
fatto
godere
parenti
ed
amici
senza
ch
'
essi
nulla
dessero
in
compenso
allo
Stato
od
alla
res
publica
,
è
sicuramente
colpevole
.
Si
insegnava
un
tempo
che
la
sanzione
penale
colpisce
i
più
gravi
tra
gl
'
illeciti
morali
.
Oggi
la
dottrina
dà
definizioni
meno
semplici
del
dolo
penale
;
peraltro
resta
sempre
nella
coscienza
comune
questa
idea
,
che
il
carcere
possa
punire
soltanto
un
grave
mal
fare
;
piuttosto
vittima
che
reo
chi
sul
terreno
morale
appare
impeccabile
.
Anche
il
reato
colposo
implica
una
imprudenza
,
e
giustamente
oggi
i
sacerdoti
accentuano
il
peccato
di
porre
a
repentaglio
la
vita
dei
nostri
simili
.
Reato
colposo
,
ma
non
infamante
,
secondo
la
vecchia
nozione
,
quello
commesso
per
omissione
.
Ed
omissione
può
essere
anche
il
non
sorvegliare
i
propri
dipendenti
.
Qui
però
si
avverte
il
difetto
di
un
sistema
,
che
non
scevera
compiti
degli
uomini
di
scienza
e
compiti
amministrativi
,
che
dà
responsabilità
di
maneggio
di
miliardi
a
direttori
d
'
istituti
scientifici
,
rettori
di
università
,
e
sia
pure
di
minori
somme
a
direttori
di
scavi
o
di
pinacoteche
,
i
quali
,
illustri
uomini
di
studio
,
possono
ben
essere
ignari
di
contabilità
,
Quanto
desiderabile
che
per
tutto
quel
ch
'
è
amministrazione
,
erogazione
di
fondi
ci
sia
il
funzionario
,
solo
responsabile
,
responsabile
anche
di
ammonire
l
'
uomo
di
studio
del
valore
delle
attestazioni
e
dichiarazioni
,
in
base
a
cui
chiede
sia
effettuata
una
certa
spesa
.
Ma
il
dissenso
con
l
'
opinione
della
pubblica
accusa
si
dà
quando
questa
vuole
elevare
a
dolo
penale
l
'
avere
ampliato
i
compiti
di
un
istituto
-
ad
esempio
,
averne
fatto
da
istituto
di
applicazioni
scientifiche
istituto
di
ricerca
pura
-
o
ritenere
estranee
a
quei
compiti
certe
spese
(
sempre
che
sia
certo
che
furono
effettuate
,
e
che
l
'
asserito
responsabile
non
profittò
)
.
Per
questo
ho
espresso
quella
voce
contraria
dopo
la
sentenza
Ippolito
.
Dissenso
perché
tutto
continuamente
muta
ed
evolve
e
non
c
'
è
scrittore
di
diritto
che
non
conosca
come
in
tutti
i
tempi
gl
'
istituti
sono
mutati
,
nei
fini
e
nelle
strutture
,
assai
prima
che
mutassero
le
leggi
.
(
Non
farei
quindi
neppure
appello
alla
paralisi
legislativa
attuale
;
trattasi
di
un
fenomeno
costante
,
in
ogni
regime
)
.
Dissenso
non
perché
non
sia
vero
che
molto
pubblico
danaro
è
speso
male
(
dalla
costruzione
di
strade
inutili
,
alle
biblioteche
d
'
istituti
universitari
che
acquistano
libri
che
nessuno
legge
o
doppioni
,
a
certi
uffici
di
dirigenti
ammobiliati
con
lusso
soverchio
,
alle
pubblicazioni
infinite
che
vanno
al
macero
intonse
:
anni
fa
mi
capitò
sott
'
occhio
persino
l
'
edizione
in
arabo
d
'
un
opuscolo
che
un
ente
di
riforma
aveva
fatto
diramare
ad
illustrare
la
propria
opera
)
.
Ma
perché
nella
struttura
dello
Stato
è
pericoloso
introdurre
il
principio
fisiologico
delle
funzioni
vicarie
(
quando
un
organo
non
agisce
,
subentra
provvidenzialmente
un
altro
organo
a
supplirlo
)
,
e
per
ciò
che
gli
istituti
di
controllo
sono
inefficienti
,
fare
scendere
sullo
sperperatore
la
più
grave
sanzione
penale
.
Dissenso
perché
se
ci
si
pone
su
questa
via
si
colpisce
a
caso
,
uno
su
mille
.
Non
c
'
è
ente
,
non
ufficio
,
che
non
potrebbe
essere
perseguito
.
Non
credo
esista
un
Comune
che
non
faccia
qualche
spesa
che
è
fuori
del
quadro
della
legge
comunale
;
non
mi
consta
siaci
nella
legge
di
reclutamento
alcuna
disposizione
,
la
quale
stabilisca
che
gli
avvisi
di
ammissione
a
corsi
per
la
nomina
a
carabiniere
o
sergente
od
ufficiale
non
siano
più
quali
furono
per
oltre
sessant
'
anni
dalla
unificazione
,
i
comuni
manifesti
delle
pubbliche
autorità
,
ma
opere
d
'
arte
,
affidate
ad
artisti
di
fama
;
e
si
potrebbe
incriminare
ogni
preside
che
stampi
un
opuscolino
od
un
ricordo
a
celebrare
il
cinquantenario
della
sua
scuola
,
perché
nessuna
norma
di
legge
prevede
una
tale
spesa
.
Non
si
può
neppure
tentare
di
scoprire
tutti
coloro
che
fanno
spese
non
previste
dalla
legge
organica
;
sì
colpirà
dove
ci
sia
la
denuncia
.
Ora
in
tutti
i
governi
con
pluralità
di
partiti
è
stato
compito
delle
prefetture
invalidare
come
estranei
ai
fini
d
'
istituto
certi
provvedimenti
delle
amministrazioni
avverse
al
governo
,
chiamando
responsabile
chi
li
aveva
adottati
,
mentre
si
approvavano
quelli
delle
amministrazioni
amiche
.
Ma
la
fama
di
imparzialità
delle
prefetture
non
se
n
'
è
accresciuta
.
Non
vorrei
vedere
i
tribunali
prendere
il
loro
posto
.
Evoluzione
d
'
istituti
nel
silenzio
della
legge
;
i
magistrati
che
la
negano
la
stanno
attuando
.
Ho
sott
'
occhio
la
requisitoria
del
Pubblico
Ministero
al
processo
della
Sanità
:
che
termina
con
un
quadro
di
quelle
che
dovrebbero
essere
le
riforme
da
introdurre
nei
vertici
dell
'
amministrazione
,
nei
maggiori
organi
dello
Stato
.
Ottimo
argomento
per
una
di
quelle
che
avrei
auspicato
fossero
discussioni
del
Parlamento
(
gli
ultimi
mesi
hanno
dato
argomenti
,
come
gli
scioperi
dei
pubblici
impiegati
,
il
prepotere
dell
'
alta
burocrazia
,
quasi
casta
sacerdotale
dell
'
antico
Egitto
,
i
rapporti
tra
Corte
Costituzionale
e
Cassazione
,
questi
giudizi
di
responsabilità
,
che
in
altri
tempi
avrebbero
formato
oggetto
di
discussioni
memorande
,
quelle
che
si
ricordano
ancora
dopo
un
secolo
,
e
si
raccolgono
in
volumi
come
l
'
antologia
Il
Parlamento
nella
storia
d
'
Italia
di
Giampiero
Carocci
)
.
Ma
di
fronte
ad
un
Parlamento
che
non
ama
affrontare
questi
temi
,
né
cura
la
ripercussione
sulla
opinione
pubblica
della
proposta
,
concorde
,
di
aumento
delle
indennità
,
avviene
che
entri
in
gioco
una
«
funzione
vicaria
»
e
la
magistratura
si
sostituisca
.
E
tuttavia
...
l
'
arringa
del
Pubblico
Ministero
in
quel
processo
ricorda
che
non
fu
concessa
autorizzazione
a
procedere
contro
i
deputati
implicati
nello
scandalo
dell
'
Ingic
,
ritenendosi
non
punibile
chi
attinga
danaro
da
un
ente
pubblico
per
i
partiti
o
spese
elettorali
;
e
dice
tale
tesi
assurdità
giuridica
.
Se
in
un
articolo
avessi
dovuto
scrivere
di
quel
disgustoso
episodio
avrei
usato
espressione
più
drastica
,
a
rischio
di
commettere
reato
di
vilipendio
;
ma
mi
ha
impressionato
sentire
in
un
'
arringa
di
P
.
M
.
quel
giudizio
su
un
voto
del
Parlamento
.
Stiamo
assistendo
ad
una
evoluzione
d
'
istituti
costituzionali
imprevista
e
di
cui
non
vediamo
l
'
esito
.
Con
tutto
il
rispetto
per
i
magistrati
come
uomini
,
mi
preoccupa
quest
'
assunzione
di
poteri
da
parte
di
un
«
ordine
autonomo
»
,
non
soggetto
né
direttamente
né
indirettamente
a
quella
ch
'
è
la
volontà
,
l
'
opinione
popolare
.
StampaQuotidiana ,
Le
profonde
riforme
che
si
stanno
introducendo
nei
regolamenti
di
disciplina
delle
forze
armate
sono
un
adempimento
dell
'
ultimo
comma
dell
'
articolo
52
della
Costituzione
:
«
L
'
ordinamento
delle
forze
armate
si
informa
allo
spirito
democratico
della
Repubblica
»
:
una
delle
tante
disposizioni
della
nostra
Carta
generiche
,
e
che
avrebbe
potuto
essere
interpretata
anche
nel
senso
che
i
soldati
si
eleggessero
i
loro
superiori
.
Si
può
approvarle
incondizionatamente
,
si
possono
fare
riserve
;
ma
comunque
bisogna
avere
il
coraggio
di
riconoscere
che
l
'
esercito
(
nell
'
ampia
accezione
del
termine
)
muta
,
con
uno
di
quei
cambiamenti
che
trasformano
un
quid
in
un
aliud
,
da
quello
che
fu
dalla
formazione
della
Unità
alla
prima
guerra
mondiale
almeno
.
Mutamento
avvenuto
per
gradi
,
e
che
non
poteva
non
seguire
,
per
il
profondo
variare
di
tutta
la
vita
associata
,
del
modo
di
sentire
generale
.
Già
da
vari
anni
l
'
esercito
non
è
più
quello
idealizzato
da
De
Amicis
,
e
neppure
quello
,
che
pur
mostrava
le
sue
lacune
,
dei
romanzi
militari
oggi
dimenticati
dell
'
inizio
del
secolo
di
Olivieri
San
Giacomo
,
né
dei
più
recenti
ricordi
di
ufficiali
letterati
,
ancora
di
Edgardo
Sogno
,
che
si
riporta
al
periodo
fascista
.
La
posizione
dell
'
ufficiale
fino
al
1915
,
il
tempo
in
cui
era
prescritta
la
dote
della
sposa
per
ottenere
il
regio
assenso
al
matrimonio
,
in
cui
ogni
ragazza
della
borghesia
era
orgogliosa
di
annunciare
il
suo
fidanzamento
con
un
ufficiale
e
le
signore
che
tenevano
un
salotto
o
davano
un
ricevimento
ritenevano
questo
mancante
di
un
elemento
essenziale
se
non
ci
fossero
alcune
divise
militari
,
appare
lontano
come
la
Versailles
di
Luigi
XIV
.
La
giustissima
soppressione
dell
'
attendente
,
l
'
autorizzazione
agli
ufficiali
di
vestire
in
borghese
,
già
di
per
sé
avevano
apportato
mutamenti
rilevanti
al
vecchio
esercito
,
fondato
sul
profondo
distacco
tra
ufficiali
e
sottufficiali
,
tra
sottufficiali
e
soldati
(
un
tempo
nelle
città
minori
erano
prescritti
i
caffè
che
gli
uni
e
gli
altri
potessero
frequentare
senza
mai
confondersi
)
.
Ed
ho
sempre
presente
il
ricordo
che
evocava
un
vecchio
archivista
di
Ministero
,
già
sottufficiale
,
delle
ore
di
sosta
trascorse
in
attesa
di
una
coincidenza
,
quando
andava
in
licenza
con
moglie
e
cinque
figli
,
perché
i
sottufficiali
potevano
viaggiare
solo
con
gli
accelerati
.
Come
dovunque
,
c
'
erano
negli
ufficiali
i
buoni
,
i
comprensivi
,
i
paterni
,
ma
abbondavano
pure
gl
'
incuranti
,
i
neghittosi
,
i
nevrastenici
,
quelli
che
lasciavano
libero
sfogo
a
simpatie
ed
antipatie
verso
i
sottoposti
;
l
'
attendente
del
colonnello
era
un
'
autorità
.
I
due
requisiti
più
apprezzati
erano
il
coraggio
fisico
,
e
l
'
obbedienza
incondizionata
;
dal
superiore
occorreva
tutto
accettare
:
il
soldato
punito
presentandosi
dopo
scontata
la
punizione
si
sentiva
chiedere
se
era
contento
della
punizione
inflittagli
,
e
se
rispondeva
di
no
,
ritornava
in
prigione
.
Tutto
questo
appartiene
ad
un
mondo
che
ci
appare
molto
più
remoto
della
civiltà
contadina
morta
o
morente
che
Revelli
ha
rievocato
per
il
Cuneese
:
pur
se
fosse
in
sé
buono
qualcuno
degli
obblighi
che
la
divisa
imponeva
:
nei
mezzi
pubblici
cedere
il
posto
alle
donne
ed
ai
vecchi
;
non
assistere
inerte
ad
una
rapina
(
i
sequestri
in
strade
frequentate
non
esistevano
ancora
)
,
od
alle
percosse
che
un
uomo
imbestialito
dava
a
bambini
o
ad
una
donna
.
Cosa
sarà
questo
nuovo
esercito
ignoro
,
né
so
prevedere
.
Ma
quell
'
art.
52
della
Costituzione
,
che
mi
è
sempre
stato
ostico
per
essere
il
solo
a
parlare
di
sacro
dovere
della
difesa
della
Patria
(
degradando
così
tutti
gli
altri
doveri
verso
la
società
in
cui
si
vive
)
,
mi
porta
a
chiedermi
se
non
ci
sarebbero
ben
più
fondamentali
riforme
da
apportare
.
Confidiamo
tutti
che
non
abbiano
più
ad
esserci
guerre
,
né
vi
vediamo
l
'
Italia
coinvolta
.
Ma
pare
certo
che
sarebbero
guerre
condotte
da
tecnici
,
cui
solo
un
piccolo
esercito
di
mestiere
potrebbe
attendere
;
e
le
guerriglie
hanno
sempre
uno
sfondo
politico
,
sicché
non
si
può
contare
su
un
esercito
di
leva
composto
di
uomini
con
idee
le
più
diverse
.
Se
quell
'
art.
52
della
Costituzione
stabilisse
invece
che
ogni
cittadino
,
uomo
o
donna
,
forte
od
esile
,
deve
dare
al
consorzio
civile
un
anno
del
suo
tempo
,
quasi
gratuitamente
(
ossia
col
trattamento
del
soldato
di
leva
oggi
)
nelle
mansioni
cui
può
essere
idoneo
?
Ho
molti
dubbi
sul
sistema
cinese
di
fare
interrompere
l
'
Università
per
andare
per
qualche
anno
a
coltivare
la
campagna
e
di
fare
ritornare
per
qualche
mese
al
lavoro
campestre
alti
funzionari
;
ma
di
fronte
a
questo
abbandono
delle
campagne
che
tanto
grava
sulla
nostra
economia
,
non
posso
non
chiedermi
se
sarebbe
davvero
impossibile
imporre
a
tutti
i
ragazzi
italiani
di
fare
per
un
anno
quel
che
in
altri
Stati
molti
studenti
fanno
spontaneamente
durante
le
vacanze
,
lavorare
in
un
'
azienda
agricola
,
in
quei
lavori
che
non
richiedono
esperienza
;
se
per
tante
ragazze
non
sarebbe
benefica
l
'
esperienza
di
un
anno
passato
come
portantina
in
un
ospedale
,
o
assistente
di
bambini
,
od
anche
nei
più
umili
lavori
di
lavanderia
.
Misura
antiliberale
?
Chiedere
l
'
adempimento
di
qualsiasi
dovere
sociale
è
un
attentato
alla
libertà
?
Ma
nessuna
società
ha
mai
potuto
vivere
senza
imporre
doveri
ai
consociati
.
Se
mai
,
nelle
condizioni
attuali
dell
'
Italia
,
mi
turba
il
pensiero
del
quis
custodiet
custodes
?
Siamo
certi
che
la
caporeparto
cui
è
stata
posta
a
disposizione
la
portantina
di
leva
saprà
costringerla
a
fare
il
suo
dovere
,
che
il
capo
dell
'
azienda
agraria
non
accetterà
un
compenso
per
lasciare
il
ragazzo
assegnatogli
tornare
a
casa
o
scorrazzare
tutto
il
giorno
in
moto
?
Dove
non
si
riconoscono
autorità
,
dove
si
ritiene
che
sia
offendere
la
dignità
umana
costringere
qualcuno
a
fare
ciò
che
non
gli
piace
,
dove
si
ritengono
inutili
le
sanzioni
quali
si
siano
,
difficile
pensare
a
vie
di
scampo
.
Ed
allora
resti
l
'
esercito
di
leva
com
'
è
,
con
la
nuova
disciplina
;
ma
segua
almeno
quel
che
segue
nelle
Università
:
ove
quella
piccola
minoranza
che
ha
voglia
di
apprendere
trova
,
sol
che
li
cerchi
,
insegnanti
che
la
seguono
,
la
incoraggiano
,
che
suggeriscono
utili
ricerche
.
Così
nella
caserma
i
coscritti
trovino
ufficiali
e
sottufficiali
che
non
si
preoccupino
di
«
far
sfilare
in
parata
»
,
ma
cerchino
di
allargare
il
loro
orizzonte
culturale
,
insegnare
la
non
facile
arte
di
ragionare
e
non
enunciare
assiomi
,
di
rispettare
l
'
avversario
;
che
l
'
esercito
divenga
scuola
di
educazione
civile
,
di
pacifica
convivenza
tra
chi
pur
è
su
posizioni
ideologiche
antitetiche
.
StampaQuotidiana ,
Pochi
mesi
fa
seguii
con
affettuosa
attenzione
una
vicenda
di
cronaca
:
la
proprietaria
di
un
piccolo
laboratorio
artigianale
di
confezione
di
vestaglie
intendeva
cessare
;
e
le
quattordici
o
quindici
operaie
volevano
continuare
l
'
impresa
in
autogestione
.
La
cronaca
ebbe
subito
dopo
ad
occuparsi
di
analoga
questione
,
ma
di
ben
altre
dimensioni
:
di
una
fabbrica
d
'
orologi
francese
;
e
poi
venne
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
e
la
crisi
del
petrolio
.
Non
si
parlò
più
di
quelle
operaie
,
che
non
erano
sorrette
né
da
partiti
né
da
sindacati
(
al
più
si
prometteva
di
cercare
per
loro
un
'
altra
occupazione
)
;
credo
di
essere
stato
il
solo
a
fare
voti
perché
riuscissero
a
far
vivere
l
'
azienda
.
Perché
quando
si
parla
di
socialismo
dal
volto
umano
,
dell
'
operaio
che
si
senta
parte
viva
,
partecipe
dell
'
azienda
,
bisogna
pur
trovare
strumenti
perché
le
parole
non
restino
soltanto
tali
.
Rammento
che
nel
periodo
del
roveto
ardente
,
i
primi
mesi
dopo
la
fine
della
guerra
,
si
discusse
anche
di
autogestione
;
ed
i
pareri
furono
quasi
tutti
contrari
:
osservandosi
che
quando
si
tratti
di
grandi
aziende
,
industriali
o
commerciali
o
bancarie
,
che
debbono
operare
rischiose
scelte
quasi
ogni
giorno
,
guardare
con
attenzione
ciò
che
segue
oltre
confine
,
occorrono
dirigenti
più
che
capaci
;
e
anche
ad
ammettere
operai
e
impiegati
così
saggi
da
chiedere
ai
Politecnici
od
alle
Università
,
fosse
pure
ai
partiti
,
direttori
tecnici
ed
amministrativi
di
vaglia
,
il
rapporto
tra
il
dipendente
e
questi
dirigenti
non
divergerebbe
sul
piano
psicologico
da
quello
che
è
oggi
con
l
'
amministratore
delegato
.
Si
osservava
inoltre
,
allora
,
che
si
sarebbero
avute
comunità
ricche
e
comunità
povere
,
col
succedersi
dei
figli
ai
padri
,
un
risorgere
delle
antiche
corporazioni
.
Argomenti
ineccepibili
;
e
proprio
non
riesco
a
vedere
né
oggi
né
in
un
futuro
prossimo
l
'
autogestione
della
grande
azienda
.
Eppure
...
un
tempo
c
'
era
l
'
ufficiale
che
«
veniva
dalla
gavetta
»
,
era
stato
cioè
soldato
e
sergente
;
forse
,
non
sempre
,
meno
dotto
di
quello
che
proveniva
dall
'
accademia
,
ma
sicuramente
più
esperto
della
psicologia
del
soldato
,
di
ciò
che
questi
apprezza
e
di
ciò
che
gli
è
sgradevole
,
del
miglior
modo
per
trattare
soldati
e
sottufficiali
.
Del
pari
penso
che
qualche
anno
passato
in
un
'
azienda
in
autogestione
darebbe
all
'
operaio
ed
impiegato
che
poi
passasse
in
una
grande
azienda
,
una
comprensione
che
solo
in
tal
modo
potrebbe
acquisire
;
gli
farebbe
comprendere
il
perché
,
talora
la
necessità
,
di
certi
comportamenti
,
di
certi
atti
della
direzione
che
diversamente
gli
appaiono
inesplicabili
;
gli
darebbe
anche
la
sensazione
degli
oneri
,
dei
rischi
che
gravano
sull
'
azienda
.
Che
i
sindacati
non
siano
favorevoli
alle
autogestioni
,
è
ben
comprensibile
;
se
le
donnine
che
confezionavano
le
vestaglie
avessero
tenuto
in
vita
la
loro
azienda
,
non
avrebbero
volentieri
partecipato
a
scioperi
né
si
sarebbero
battute
per
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
.
Per
i
partiti
di
massa
la
posizione
è
un
po
'
diversa
;
l
'
azienda
in
autogestione
se
è
dominata
dal
partito
può
essere
anche
una
base
economica
;
i
legami
tra
l
'
azienda
e
la
maggioranza
o
minoranza
consiliare
che
nella
città
o
nella
provincia
ne
sostenga
gl
'
interessi
,
possono
divenire
una
forza
elettorale
.
In
un
libro
di
qualche
anno
fa
(
Gianluigi
degli
Esposti
,
Bologna
PCI
)
,
l
'
autore
,
non
comunista
,
guardando
a
Bologna
,
che
è
il
«
salotto
buono
»
,
da
mostrare
ai
visitatori
,
del
comunismo
italiano
,
parlava
di
cooperative
,
sempre
di
tipo
artigianale
,
in
fatto
dominate
dal
partito
,
peraltro
non
chiuse
a
chi
non
sia
iscritto
,
che
non
pretendono
dai
soci
un
credo
politico
,
né
il
giorno
delle
elezioni
ne
controllano
il
voto
;
si
dava
particolare
risalto
ad
una
CAMST
,
autogestione
di
una
serie
di
trattorie
,
mense
calde
,
il
buffet
della
stazione
,
locali
popolari
e
mense
per
ghiotti
,
che
aveva
ridotto
l
'
area
delle
trattorie
di
proprietà
privata
.
L
'
autogestione
può
sicuramente
affermarsi
in
queste
imprese
di
carattere
pressoché
artigianale
:
nel
commercio
,
od
in
piccole
industrie
(
fabbriche
di
biciclette
,
le
piccole
fabbriche
di
occhiali
nella
provincia
di
Belluno
,
cose
del
genere
)
.
Rappresenterebbero
un
aspetto
,
uno
solo
e
non
dei
più
importanti
,
del
volto
umano
del
socialismo
.
Certo
il
socialismo
,
e
soprattutto
il
comunismo
,
mirano
ad
altro
:
all
'
azienda
di
Stato
.
Peraltro
,
a
parte
il
lato
economico
,
chiunque
incontri
dipendenti
di
un
'
azienda
statale
o
municipale
sa
che
il
loro
stato
d
'
animo
verso
i
dirigenti
è
lo
stesso
,
se
non
più
acre
(
perché
c
'
è
il
fattore
politico
)
che
verso
il
datore
di
lavoro
privato
;
a
nessuno
di
loro
viene
di
dire
«
la
nostra
azienda
»
.
Ripeto
che
la
cooperativa
,
l
'
autogestione
,
ha
un
settore
limitato
,
piccole
aziende
,
senza
grossi
problemi
tecnici
o
di
concorrenza
che
vada
oltre
i
confini
della
regione
,
da
dover
affrontare
.
E
tuttavia
penso
che
sarebbe
benefico
che
ogni
operaio
,
ogni
impiegato
,
saggiasse
quella
strada
.
Credo
che
l
'
impresa
privata
abbia
creato
quel
che
la
pubblica
non
sarebbe
mai
riuscita
a
creare
;
ma
occorre
pure
tener
conto
di
certi
diffusi
stati
d
'
animo
,
li
avalli
o
meno
la
ragione
,
li
confermi
o
meno
l
'
economia
.
Ci
possono
essere
amministrazioni
pubbliche
con
funzioni
che
oggi
si
ritiene
impossibile
affidare
ad
imprese
private
-
le
ferrovie
e
le
poste
-
,
od
enti
che
sono
in
realtà
amministrazioni
statali
con
funzioni
economiche
che
toccano
bisogni
primari
dei
cittadini
(
ENEL
od
ENI
)
.
Ma
c
'
è
poi
un
pulviscolo
di
aziende
a
partecipazione
statale
che
mi
sembrano
le
strutture
più
infelici
.
Talora
l
'
azienda
pubblica
-
penso
a
certe
aziende
municipalizzate
-
ha
ottimi
,
appassionati
dirigenti
;
sottoposti
però
ad
organi
deliberanti
dove
l
'
interesse
del
partito
è
la
forza
che
domina
.
Ma
l
'
azienda
a
partecipazione
statale
(
chi
legge
le
annuali
relazioni
su
ciascuna
di
esse
della
Corte
dei
conti
?
)
ha
per
sé
il
peso
della
immortalità
;
può
perdere
il
suo
capitale
ogni
due
anni
;
lo
Stato
lo
ricostituirà
;
i
dirigenti
che
formano
lo
staff
di
queste
imprese
possono
passare
da
un
ramo
all
'
altro
,
i
più
diversi
,
non
saranno
mai
messi
a
terra
.
Queste
aziende
possono
essere
un
mezzo
di
distribuzione
di
potere
tra
i
partiti
al
governo
,
una
merce
di
scambio
per
formare
ministeri
;
ma
quasi
senza
eccezione
costituiscono
una
passività
che
fa
carico
a
tutti
i
cittadini
,
ma
di
cui
ben
pochi
conoscono
l
'
esistenza
.
StampaQuotidiana ,
Impossibile
l
'
indomani
della
morte
tracciare
un
giudizio
di
Paolo
VI
,
fare
un
bilancio
di
un
pontificato
:
solo
dopo
parecchi
decenni
appaiono
le
conseguenze
del
modo
con
cui
fu
diretta
la
vita
spirituale
e
materiale
di
uno
Stato
,
di
una
confessione
religiosa
,
di
una
comunità
(
ed
ancora
:
il
valore
di
quei
giudizi
ove
domina
il
«
post
hoc
,
ergo
propter
hoc
»
!
)
;
oggi
è
dato
solo
guardare
all
'
Uomo
.
Che
in
quindici
anni
di
Pontificato
si
prodigò
con
tutte
le
sue
forze
,
fisicamente
poche
,
ma
rette
da
una
fede
senza
confini
,
per
pronunciare
soprattutto
parole
di
pace
,
ricordare
alle
Chiese
più
lontane
l
'
unità
dei
credenti
in
Cristo
,
la
presenza
di
un
Vicario
del
Capo
invisibile
.
Nel
senso
strettamente
umano
,
delle
soddisfazioni
e
dei
dolori
che
si
possono
trarre
dal
proprio
operare
,
un
pontificato
non
lieto
.
Nei
quindici
anni
del
suo
pontificato
,
vide
in
Occidente
ed
in
Asia
la
continua
avanzata
del
comunismo
,
con
il
suo
diniego
del
divino
,
diniego
basilare
nella
dottrina
,
che
sarebbe
vano
sperare
vedere
attenuarsi
o
sparire
.
Constatò
i
lentissimi
,
quasi
nulli
progressi
dell
'
ecumenismo
,
in
un
mondo
dove
sono
invece
i
particolarismi
ad
insorgere
violenti
,
come
del
resto
segue
al
crollo
di
ogni
civiltà
.
Altri
Papi
avevano
avuto
l
'
aiuto
insperato
di
veder
sorgere
durante
il
loro
pontificato
uomini
di
Chiesa
la
cui
opera
di
bene
ebbe
subito
una
larga
risonanza
,
portò
una
popolarità
,
un
'
affermazione
nella
coscienza
di
tutti
,
di
quel
che
possa
la
carità
cristiana
,
e
che
non
può
alcuna
filantropia
:
don
Orione
,
don
Gnocchi
,
don
Facibeni
,
suor
Maria
Calabrini
;
pii
sacerdoti
esistono
sempre
,
ed
operano
ancor
oggi
,
ma
nessuno
ha
raggiunto
in
questi
ultimi
anni
quella
rapida
fama
;
anche
per
un
grande
credente
ed
apostolo
laico
,
Giorgio
La
Pira
(
Giuseppe
Capograssi
era
morto
nel
'56
)
furono
questi
ultimi
gli
anni
del
silenzio
.
I
giovanissimi
lo
hanno
ignorato
.
Paolo
VI
fu
in
gioventù
sacerdote
esemplare
;
la
sua
vocazione
era
di
formare
giovani
studenti
,
creare
una
forte
intellettualità
cattolica
;
ma
si
sottomise
sempre
agli
ordini
dei
superiori
,
accettò
compiti
meno
graditi
,
entrò
nella
Segreteria
di
Stato
,
dove
diede
ottima
prova
di
sé
,
fu
collaboratore
di
due
Pontefici
,
che
non
erano
affini
a
lui
per
carattere
,
ma
ch
'
egli
non
solo
servì
,
ma
amò
profondamente
;
e
di
cui
il
secondo
,
Pio
XII
,
poté
credere
,
negli
anni
susseguenti
la
prima
guerra
mondiale
,
in
un
'
epoca
trionfalistica
per
la
Chiesa
,
in
una
Italia
riconquistata
alla
fede
.
Collaborò
agli
atti
più
importanti
dei
due
Papi
,
la
dichiarazione
contro
i
princìpi
del
nazismo
;
mentre
poi
difese
strenuamente
la
memoria
di
Pio
XII
dall
'
accusa
,
ingiusta
,
di
non
aver
fatto
il
possibile
per
salvare
gli
ebrei
.
Fu
ottimo
arcivescovo
di
Milano
,
dove
,
conscio
dei
tempi
,
rivolse
particolarmente
le
sue
attenzioni
al
mondo
operaio
,
celebrò
in
officine
,
combatté
in
ogni
modo
perché
tutta
la
città
,
ma
soprattutto
i
ceti
più
umili
restassero
uniti
all
'
antica
madre
.
Pontefice
,
volle
ad
un
tempo
essere
il
Papa
dell
'
umiltà
,
quegli
che
riconosce
i
falli
e
le
deficienze
dell
'
opera
della
Chiesa
nel
lungo
corso
della
sua
storia
(
ma
ancora
cardinale
aveva
osato
benedire
la
perdita
del
potere
temporale
,
palla
di
piombo
ai
piedi
della
Chiesa
)
ed
al
tempo
stesso
difensore
strenuo
dell
'
essenza
del
dogma
;
rallentasse
pure
il
movimento
ecumenico
,
ma
il
successore
di
Pietro
non
può
essere
semplicemente
il
primo
tra
i
vescovi
.
No
al
divorzio
,
no
all
'
aborto
;
ma
sempre
l
'
uomo
della
pace
.
Se
i
cattolici
si
trovano
in
un
mondo
ostile
,
non
cedano
,
rimangano
forti
nell
'
attaccamento
al
loro
dovere
:
agire
come
i
più
non
è
un
'
attenuante
al
peccato
.
Però
non
anatemizzare
l
'
avversario
,
avvertirlo
solo
che
se
credente
è
in
peccato
,
se
non
credente
che
c
'
è
chi
prega
per
la
sua
conversione
.
Ci
sono
stati
i
Papi
del
trionfalismo
;
Paolo
VI
è
stato
il
Papa
dell
'
umiltà
,
della
espiazione
,
aveva
parlato
di
colpe
storiche
della
Chiesa
,
forse
aveva
chiesto
a
Dio
fin
dalla
elezione
di
esserne
la
vittima
espiatoria
.
I
giudizi
di
Dio
sono
imperscrutabili
,
ma
mi
prostro
al
ricordo
di
questi
che
ho
sempre
chiamato
il
Papa
del
Golgota
.
Papa
Giovanni
.
Papa
Paolo
.
Ripenso
ai
lineamenti
essenziali
dei
due
Pontificati
.
Quasi
una
riflessione
comparativa
finale
.
1958
:
Giovanni
XXIII
;
breve
pontificato
,
ma
pare
quasi
miracoloso
questo
accendersi
di
consensi
,
la
venerazione
che
desta
in
ogni
uomo
,
di
ogni
opinione
politica
;
la
stessa
figura
del
Papa
,
così
opposta
a
quella
ascetica
di
Pio
XII
,
e
che
un
po
'
ricordava
quella
bonaria
di
Pio
IX
,
la
sua
origine
contadina
,
il
parlare
semplice
,
il
familiarizzare
con
i
più
umili
,
accendono
verso
di
lui
tutte
le
simpatie
.
Paolo
VI
:
il
Concilio
continua
e
si
conclude
;
nel
'67
l
'
enciclica
Populorum
progressio
atto
di
fede
nella
pacifica
convivenza
e
nel
progresso
umano
,
nel
'68
la
Humanae
vitae
,
il
diritto
alla
vita
di
ogni
essere
concepito
,
ma
la
giusta
cautela
dei
genitori
nella
formazione
della
famiglia
.
Non
è
qui
possibile
riassumere
né
i
decreti
conciliare
né
gli
altri
atti
di
Paolo
VI
.
Basterà
ricordare
un
famoso
Credo
del
Papa
in
cui
riafferma
tutto
l
'
insegnamento
dogmatico
della
Chiesa
nel
corso
dei
secoli
:
il
dogma
resta
intoccabile
.
Può
solo
riassumersi
l
'
opera
dei
due
Papi
nel
ricordare
che
la
Chiesa
è
sempre
con
gli
umili
e
con
gli
oppressi
;
ch
'
essa
non
confida
nella
forza
e
nella
violenza
,
ma
soltanto
nel
libero
consenso
degl
'
individui
;
che
non
desidera
tanto
il
favore
dei
governi
,
quanto
la
spontanea
adesione
dei
popoli
.
Giovanni
XXIII
fu
alieno
da
ogni
trionfalismo
,
ma
aveva
in
sé
un
innato
ottimismo
;
godeva
la
letizia
cristiana
;
Paolo
VI
aveva
un
'
immensa
fiducia
in
Dio
ma
il
suo
temperamento
umano
non
era
portato
alla
letizia
;
mite
ed
umile
,
ma
temo
anche
triste
,
della
tristezza
che
conobbe
Gesù
.
StampaQuotidiana ,
Nella
bella
biografia
dedicata
a
Berlinguer
da
Gorresio
un
capitolo
s
'
intitola
«
Di
fronte
ai
cattolici
»
.
Berlinguer
come
Lenin
:
«
L
'
unità
della
lotta
per
un
paradiso
in
terra
che
preme
più
dell
'
unità
delle
opinioni
per
un
paradiso
in
cielo
»
.
Prescindo
da
Berlinguer
,
che
,
per
quanto
so
,
è
rispettosissimo
della
fede
religiosa
delle
persone
a
lui
più
vicine
,
né
fa
opera
di
proselitismo
ateistico
.
Ma
l
'
espressione
di
Lenin
è
da
considerare
:
siano
con
tutti
noi
coloro
che
vogliono
conquistare
un
paradiso
in
terra
;
poco
importa
se
poi
c
'
è
tra
loro
chi
crede
anche
ad
un
paradiso
in
cielo
.
Non
so
quale
significato
avesse
per
Lenin
l
'
espressione
«
paradiso
in
terra
»
;
certo
non
dimenticava
che
la
sofferenza
,
le
malattie
,
la
decadenza
della
vecchiaia
,
la
perdita
delle
persone
care
,
non
sono
eliminabili
dal
cammino
umano
.
Ma
,
nato
nel
1870
,
avendo
a
diciassette
anni
visto
un
fratello
condannato
a
morte
per
complotto
,
avendo
conosciuto
a
25
la
prigione
e
poi
la
deportazione
in
Siberia
,
e
soprattutto
essendo
vissuto
in
una
Russia
dove
ancora
dovevano
essere
forti
le
tracce
della
servitù
della
gleba
,
l
'
arbitrio
della
polizia
era
praticamente
senza
limiti
,
mentre
c
'
erano
signori
con
tenute
delle
dimensioni
di
una
provincia
e
patrimoni
in
gioielli
valutabili
a
centinaia
di
milioni
di
allora
,
ed
il
popolo
era
quello
che
appare
da
Dostoevskij
(
l
'
ubriachezza
unica
consolazione
dello
squallore
,
la
prostituzione
unica
risorsa
per
le
ragazze
povere
)
,
poteva
chiamare
paradiso
anche
la
vita
dignitosa
che
l
'
operaio
tedesco
e
francese
cominciavano
a
conquistare
ed
avrebbero
raggiunto
alla
vigilia
della
prima
guerra
mondiale
.
Se
così
inteso
,
il
motto
di
Lenin
poteva
accettarsi
,
sia
pure
con
la
riserva
sulla
liceità
dell
'
uso
dello
stesso
vocabolo
ad
indicare
tanto
qualcosa
di
relativo
,
imperfetto
e
transitorio
,
come
qualcosa
di
assoluto
ed
eterno
.
Però
già
allora
l
'
espressione
imponeva
una
ulteriore
riserva
,
ed
oggi
questa
è
più
valida
che
mai
,
quanto
meno
per
i
cristiani
,
cui
Lenin
si
riferiva
.
Giacché
non
si
dà
contrasto
tra
i
due
paradisi
nella
comune
e
volgare
accezione
di
un
paradiso
di
Maometto
,
che
ripeterebbe
abbellita
una
vita
terrestre
(
nella
quale
può
anche
enunciarsi
che
il
paradiso
è
all
'
ombra
delle
spade
)
,
con
tutti
i
godimenti
carnali
,
della
gola
e
del
sesso
;
il
paradiso
cristiano
è
invece
quello
cui
si
perviene
con
la
rinuncia
,
l
'
accettazione
,
la
sofferenza
.
C
'
è
,
sì
,
la
ricchezza
barriera
insormontabile
per
entrare
nel
regno
di
Dio
;
e
si
può
attenuare
il
«
discorso
delle
beatitudini
»
,
ricordando
che
basta
la
povertà
sia
nello
spirito
;
ma
non
si
può
cancellare
la
beatitudine
per
gli
afflitti
,
i
miseri
,
i
pacifici
.
Non
si
può
capovolgere
il
Vangelo
e
non
scorgere
che
in
esso
la
vita
terrena
è
quella
della
sofferenza
:
sempre
evocati
i
ciechi
,
i
paralitici
,
i
lebbrosi
,
le
madri
che
piangono
il
figlio
morto
.
Per
questo
,
rispettosissimo
sempre
di
tutte
le
opinioni
,
mi
riesce
impossibile
accettare
un
Cristianesimo
che
in
nome
della
giustizia
ami
la
violenza
.
(
La
si
ama
,
diciamolo
pure
;
accettatala
,
non
è
più
un
male
necessario
,
perché
al
pari
dell
'
Eros
,
la
violenza
ha
una
sua
voluttà
,
non
è
lo
strumento
di
cui
l
'
uomo
si
serve
quando
gli
occorre
,
per
poi
gettarlo
,
ma
prende
l
'
uomo
:
chi
si
guarda
intorno
sa
che
il
ricordo
di
un
'
azione
di
guerra
in
cui
rifulse
il
coraggio
è
nella
mente
di
chi
la
compì
ricordo
più
luminoso
di
ogni
azione
di
bontà
,
di
ogni
salvataggio
di
un
fratello
)
.
Non
posso
accettare
un
Cristianesimo
che
non
aggiunga
alla
sua
visione
della
giustizia
che
essa
importa
anche
per
tutti
,
volonterosi
o
riluttanti
,
il
distacco
da
troppi
godimenti
terreni
;
che
un
paradiso
(
molto
relativo
)
cristiano
su
questa
terra
può
essere
solo
quello
di
una
cristianità
distaccata
dagli
agi
,
dal
prestigio
,
dalla
fama
,
che
accetta
una
generale
umiltà
.
Trasportate
al
nostro
tempo
,
le
parole
di
Lenin
,
per
ammettere
sinceramente
nelle
proprie
file
di
combattenti
anche
quelli
che
credono
nel
regno
dei
cieli
,
dovrebbero
suonare
:
«
Uniti
tutti
quelli
che
non
vogliamo
spargere
sangue
né
togliere
la
libertà
ad
alcuno
,
per
assicurare
una
società
di
eguali
nel
godimento
dei
beni
economici
,
di
aiuto
reciproco
;
e
allora
poco
può
importarci
che
tra
questi
vi
sia
chi
crede
pure
in
un
regno
dei
cieli
»
.
Ma
la
rivoluzione
russa
non
si
sarebbe
fatta
in
tal
modo
.
E
se
considero
la
perdita
di
ogni
fede
religiosa
come
una
ulteriore
ragione
d
'
infelicità
dell
'
uomo
(
che
vede
marciare
verso
l
'
etica
dello
stordimento
,
un
susseguirsi
senza
posa
di
gioie
diverse
,
tutte
carnali
,
ch
'
egli
vuole
scambiare
per
la
felicità
)
,
tuttavia
mi
rendo
conto
della
propaganda
ateistica
dei
Paesi
comunisti
,
almeno
in
terre
che
furono
cristiane
.
necessario
infatti
che
il
risultato
raggiunto
si
consideri
il
paradiso
conquistato
(
Cotta
in
un
suo
breve
saggio
,
La
sexualité
en
tant
que
dernier
mythe
politique
,
scorge
in
tutte
le
dottrine
rivoluzionarie
una
ricerca
,
spesso
inconscia
,
dell
'
innocenza
perduta
dell
'
uomo
)
;
paradiso
che
occorre
difendere
,
e
dove
,
come
quello
biblico
,
ci
deve
essere
chi
(
uomo
o
collegio
)
ha
il
supremo
potere
,
e
non
può
tollerare
autorità
religiose
o
intellettuali
che
non
convenendo
con
lui
su
ciò
ch
'
è
bene
e
ciò
ch
'
è
male
,
rischino
di
far
perdere
la
fiducia
in
questo
paradiso
.
Poiché
la
montagna
non
andava
a
Maometto
,
andò
Maometto
alla
montagna
:
dalle
inclusioni
di
cattolici
come
indipendenti
nelle
liste
elettorali
comuniste
,
trovo
conferma
alla
mia
antica
constatazione
,
che
il
colloquio
non
ha
mai
portato
un
comunista
a
divenire
fedele
di
una
qualsiasi
religione
,
bensì
degli
uomini
cresciuti
in
ambiente
religioso
a
divenire
comunisti
.
E
,
per
tornare
al
paradiso
,
qui
pure
il
paradiso
cristiano
si
avvicina
per
questi
al
paradiso
di
Lenin
;
su
una
rivista
di
Napoli
di
cattolici
del
dissenso
,
in
un
buon
articolo
di
Carlo
Cardia
«
Il
giurista
e
gli
occhi
della
storia
»
(
buon
articolo
,
in
molti
punti
con
affermazioni
cattolico
-
liberali
cui
sono
sempre
rimasto
fedele
)
,
leggo
anche
affermazioni
in
tema
di
insegnamento
ecclesiastico
circa
l
'
etica
sessuale
,
che
mi
lasciano
più
che
dubbioso
;
e
apprendo
che
un
teologo
tedesco
si
pone
la
domanda
:
«
E
'
moralmente
giustificabile
una
continenza
assoluta
?
»
.
Cardia
è
prudentissimo
,
fino
a
deplorare
che
la
Chiesa
accordi
dispense
matrimoniali
tra
affini
in
primo
grado
.
Ma
,
mentre
non
è
dubbio
che
il
giurista
debba
argomentare
con
gli
occhi
della
storia
,
o
meglio
con
la
coscienza
sociale
,
e
così
pur
nel
non
lungo
periodo
di
durata
di
una
legge
,
mutarne
la
interpretazione
,
il
credente
ritiene
vi
siano
precetti
eterni
,
comandamenti
che
valgano
per
ogni
tempo
.
Per
restare
al
«
paradiso
sulla
terra
»
,
per
il
credente
esso
è
dato
dalla
serenità
di
chi
si
può
abbandonare
completamente
alla
Provvidenza
,
e
ritenere
buono
ciò
che
accade
,
seppure
sia
la
infermità
o
la
mutilazione
che
lo
colpisce
.
Ma
quando
in
tema
di
sesso
comincia
a
considerare
lieve
la
colpa
che
per
secoli
fu
ritenuta
grave
,
ci
si
avvia
su
un
cammino
pericoloso
;
in
fondo
può
anche
trovarsi
il
D
'
Annunzio
giovane
,
col
suo
Eleabani
,
figlio
di
Gesì
,
col
suo
anti
-
Vangelo
:
«
La
carne
è
santa
.
Guai
a
chi
non
piega
l
'
anima
innanzi
a
lei
»
.
StampaQuotidiana ,
Negli
atti
parlamentari
il
resoconto
stenografico
delle
cinque
sedute
in
cui
si
trattò
delle
modifiche
al
Concordato
occupa
201
dense
facciate
.
Interventi
svariatissimi
;
e
leggendone
alcuni
ho
avuto
l
'
impressione
di
tornare
molto
indietro
,
prima
del
1915
,
sentendo
i
vecchi
spunti
sulle
ricchezze
della
Chiesa
,
che
ripetevano
poi
quelli
sulle
ricchezze
dei
gesuiti
intorno
al
1770
.
Vero
che
fuori
si
era
detto
di
più
;
in
un
corteo
si
erano
visti
cartelli
ove
si
leggeva
che
con
un
quarto
delle
rendite
del
Vaticano
si
sarebbe
risanato
il
bilancio
dell
'
Italia
,
cartelli
che
mostravano
il
candore
economico
di
chi
li
aveva
scritti
e
la
dimenticanza
di
ciò
,
che
il
Vaticano
non
è
un
'
azienda
dello
Stato
italiano
,
che
i
suoi
compiti
sono
mondiali
.
Ma
quel
che
veramente
mi
sta
a
cuore
è
un
punto
di
cui
non
si
è
molto
parlato
,
anzi
semplicemente
accennato
,
e
che
tuttavia
per
me
è
di
valore
essenziale
:
le
critiche
relative
alla
soppressione
dell
'
articolo
sull
'
Azione
Cattolica
(
divenuto
senza
ragione
d
'
essere
in
un
regime
dove
vige
la
libertà
di
associazione
)
,
ed
in
particolare
quelle
,
talora
espresse
in
forma
di
deplorazione
,
per
la
mancata
attuazione
data
fin
qui
alla
norma
,
le
critiche
cioè
alla
abrogazione
della
seconda
parte
di
detto
articolo
:
«
La
S
.
Sede
prende
occasione
dalla
stipulazione
del
presente
Concordato
per
rinnovare
a
tutti
gli
ecclesiastici
e
religiosi
d
'
Italia
il
divieto
di
iscriversi
e
militare
in
qualsiasi
partito
politico
»
:
espressione
che
nel
1929
pareva
non
aver
senso
perché
di
partiti
ce
n
'
era
uno
solo
,
ed
alla
lettera
significava
che
il
Papa
prometteva
al
governo
fascista
che
i
preti
non
sarebbero
stati
fascisti
;
ma
che
pare
fosse
voluta
da
Pio
XI
,
proprio
per
impedire
ad
ecclesiastici
il
giuramento
di
fedeltà
al
Duce
(
e
tuttavia
chi
visse
in
quegli
anni
quanti
distintivi
fascisti
vide
su
tonache
talari
!
)
.
Ora
posso
nel
mio
intimo
desiderare
il
sacerdote
che
pensa
a
questa
vita
come
ad
una
preparazione
alla
vita
eterna
,
e
conseguentemente
non
milita
in
partiti
politici
;
ma
so
di
essere
contro
corrente
,
e
ben
conosco
che
anche
da
alte
sedi
arcivescovili
c
'
è
questa
esortazione
al
clero
di
partecipare
alla
vita
politica
,
al
servizio
dei
più
umili
.
Comunque
,
come
cittadino
rivendico
per
tutti
la
libertà
,
veramente
fondamentale
,
di
esprimere
il
proprio
pensiero
e
di
farne
propaganda
;
e
mi
ribello
all
'
idea
che
possano
esserci
categorie
di
cittadini
private
,
vita
durante
,
di
questa
libertà
.
Come
negli
anni
grigi
tra
il
'50
ed
il
'60
mi
battei
con
tutte
le
forze
contro
i
sequestri
di
Bibbie
protestanti
e
le
azioni
contro
i
loro
distributori
,
l
'
elevazione
a
reato
del
battesimo
in
un
torrente
di
anabattisti
,
la
persecuzione
dei
pentecostali
,
così
con
quanto
mi
resta
di
forze
mi
batterei
sempre
contro
chi
volesse
contrastare
al
prete
di
cercare
proseliti
,
di
diffondere
la
sua
dottrina
.
Rammento
l
'
abate
Ricciotti
che
,
a
chi
si
doleva
di
un
parente
comunista
che
educava
alle
sue
idee
i
propri
bambini
,
rispondeva
:
«
Se
è
convinto
che
le
sue
dottrine
rappresentano
la
verità
,
non
esercita
un
diritto
,
ma
adempie
un
dovere
,
cercando
di
comunicarle
quanto
possibile
;
chi
crede
di
aver
trovato
la
verità
deve
diffonderla
»
.
Penso
io
pure
così
,
da
sempre
.
Rammento
miei
vecchi
discorsi
col
fraterno
amico
Giorgio
Falco
,
in
cui
mi
dolevo
che
gli
ebrei
,
riacquistata
la
libertà
,
non
avessero
ripreso
quel
proselitismo
ch
'
era
stato
dei
loro
progenitori
,
fino
alla
oppressione
romana
,
e
cui
avevano
dovuto
rinunciare
per
sopravvivere
,
e
rammento
la
risposta
che
mi
dava
,
che
in
qualche
modo
i
migliori
di
loro
avevano
ancora
svolto
il
compito
di
diffondere
la
credenza
nel
Dio
unico
.
E
non
mi
è
piaciuto
nel
fiero
e
nobile
indirizzo
di
questi
giorni
di
una
chiesa
cristiana
non
cattolica
al
ministro
dell
'
Interno
la
frase
,
volta
certo
a
parare
l
'
accusa
di
poter
turbare
la
pace
religiosa
degl
'
italiani
:
«
noi
non
facciamo
proselitismo
»
.
Mi
si
risponderà
che
il
prete
non
è
un
uomo
come
gli
altri
,
è
un
'
autorità
per
i
fedeli
,
e
quindi
è
nella
condizione
di
condurli
pur
nella
lotta
politica
?
Così
press
'
a
poco
parlavano
,
oltre
cento
anni
or
sono
,
Ricasoli
o
Mancini
;
ma
è
trascorso
oltre
un
secolo
.
E
le
immagini
che
allora
si
evocavano
,
il
prete
che
diceva
al
morente
di
salvare
la
propria
anima
donando
tutto
alla
Chiesa
,
di
fare
pubblica
abiura
dei
suoi
convincimenti
unitari
o
liberali
,
è
lontana
nel
passato
.
Nessuno
di
noi
conosce
casi
del
genere
.
Soggiungo
che
siamo
in
un
clima
molto
diverso
da
quello
che
auspicavano
,
forse
illudendosi
,
gli
uomini
del
Risorgimento
:
un
mondo
di
liberi
,
in
cui
ciascuno
pensasse
con
la
sua
testa
;
siamo
nel
mondo
del
conformismo
(
a
volte
mascherato
da
anticonformismo
)
,
in
cui
la
quasi
totalità
dei
giovani
si
butta
a
capofitto
,
negli
atteggiamenti
,
negli
abiti
,
nel
rinnegamento
in
blocco
dei
«
tabù
»
,
e
gli
adulti
o
sentono
la
disciplina
di
partito
o
si
disinteressano
od
al
più
si
accontentano
dei
vari
mormorii
,
delle
accuse
generiche
,
senza
alcun
piano
costruttivo
.
Libertà
anche
per
i
maghi
,
per
le
donne
che
fanno
le
fatture
o
le
disfano
;
libertà
,
come
cittadino
,
del
prete
ribelle
,
ridotto
allo
stato
laicale
,
e
che
desidera
continuare
a
portare
un
segno
del
suo
ordine
sacerdotale
(
via
dunque
l
'
art.
29
,
lettera
l
)
;
ma
libertà
anche
per
il
prete
di
fare
quanta
propaganda
desidera
.
Davvero
i
critici
credono
che
la
maggioranza
degli
italiani
,
od
anche
il
50
per
cento
,
pratichi
ancora
la
messa
domenicale
e
penda
dalle
labbra
del
sacerdote
quando
pronuncia
l
'
omelia
?
Ed
ora
mi
si
consenta
una
breve
oratio
pro
domo
mea
.
Qualche
amico
mi
ha
rimproverato
,
come
se
avessi
abiurato
il
principio
separatista
,
di
aver
fatto
parte
delle
due
commissioni
presiedute
dall
'
on.
Gonella
(
nella
relazione
alla
prima
riaffermavo
ancora
la
mia
vecchia
fede
separatista
,
di
allievo
di
Francesco
Ruffini
)
.
Non
sono
mutato
.
Credo
sempre
,
contro
quanto
scrivevano
gli
apologisti
del
Concordato
del
1929
,
che
di
dilaceramenti
dei
cattolici
,
anche
i
più
ortodossi
,
non
sia
dato
parlare
oltre
la
prima
guerra
mondiale
(
c
'
erano
forse
ancora
vecchi
principi
,
come
ne
I
vecchi
e
i
giovani
di
Pirandello
,
cui
ripugnasse
di
presentarsi
davanti
al
Sindaco
per
il
matrimonio
civile
?
)
;
credo
sia
stato
un
male
che
Vittorio
Emanuele
III
si
opponesse
nel
'19
a
quello
che
sarebbe
stato
il
Trattato
senza
il
Concordato
;
ma
una
cosa
è
non
stipulare
un
patto
ed
altra
il
disdirlo
unilateralmente
.
Gli
uomini
politici
che
non
erano
stati
favorevoli
all
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
Triplice
alleanza
,
dieci
anni
dopo
,
senza
disdirsi
,
ritenevano
che
sarebbe
stato
un
grosso
errore
una
denuncia
unilaterale
.
Ritengo
abbia
agito
saggiamente
la
Camera
votando
con
412
voti
contro
31
la
mozione
per
la
continuazione
di
una
trattativa
mirante
ad
una
revisione
del
Concordato
anziché
la
denuncia
:
questa
,
specie
dopo
le
intemperanze
dei
radicali
,
sarebbe
apparsa
atto
di
ostilità
.
E
,
memore
sempre
del
discorso
inaugurale
della
sua
presidenza
della
Repubblica
pronunciato
dall
'
altro
mio
grande
maestro
Luigi
Einaudi
,
che
non
chiedeva
venia
delle
memorie
sabaude
evocate
in
suoi
articoli
dell
'
ultimo
anno
né
di
certo
suo
attaccamento
alla
monarchia
,
ma
riteneva
il
buon
cittadino
debba
sempre
piegarsi
al
volere
manifestato
dalla
maggioranza
,
e
,
se
non
si
tratti
di
cosa
che
ripugni
alla
sua
coscienza
morale
,
porre
a
disposizione
dell
'
organo
espresso
da
questa
maggioranza
la
propria
esperienza
e
le
proprie
capacità
,
non
vedo
perché
mai
avrei
dovuto
rifiutare
di
far
parte
di
organi
di
studio
o
di
trattative
,
volti
a
togliere
dal
Concordato
quel
che
poteva
suonare
offesa
alla
coscienza
liberale
.
Contro
ogni
traccia
di
giurisdizionalismo
,
d
'
ingerenza
dello
Stato
nella
struttura
della
Chiesa
;
per
la
libertà
della
Chiesa
di
organizzarsi
come
creda
,
e
,
al
pari
di
ogni
partito
,
di
considerare
uscito
dal
suo
seno
chi
sconfessi
date
sue
dottrine
,
ma
con
una
pronuncia
senza
effetto
alcuno
rispetto
allo
Stato
;
per
la
libertà
di
ogni
sacerdote
,
come
di
ogni
altro
cittadino
,
di
esprimere
le
proprie
idee
,
di
farne
propaganda
(
e
personalmente
potrò
pur
credere
che
quel
prete
interpreti
male
il
Vangelo
;
ma
ricordo
l
'
insegnamento
di
Croce
:
«
Battiti
perché
il
tuo
avversario
possa
esprimere
liberamente
quelle
dottrine
,
che
tu
poi
,
come
difensore
di
quella
che
per
te
è
la
verità
,
avrai
il
dovere
di
confutare
»
)
.
Non
mi
pare
di
essermi
allontanato
da
quella
che
è
la
direttiva
in
cui
mi
formai
ventenne
,
sotto
la
guida
dei
grandi
maestri
che
ho
menzionato
,
da
cui
non
so
dissociare
Piero
Martinetti
.
StampaQuotidiana ,
Ha
certo
ragione
Raniero
La
Valle
se
ritiene
che
Concordato
e
concordia
non
siano
affatto
sinonimi
.
Con
una
mediocre
cultura
storica
si
può
ricordare
che
il
Concordato
francese
del
1516
,
rimasto
in
vigore
quasi
tre
secoli
,
vide
bufere
spettacolari
tra
Chiesa
e
Stato
(
proprio
in
Roma
le
prepotenze
dell
'
ambasciatore
d
'
Estrées
per
assicurare
una
larga
fascia
di
assoluta
immunità
,
poco
men
di
un
quartiere
di
Roma
,
non
lungi
dal
Vaticano
,
alla
sua
residenza
)
;
e
che
gli
avversari
del
separatismo
cavourriano
gli
ricordavano
come
il
separatismo
belga
non
solo
desse
luogo
a
vivi
contrasti
tra
cattolici
e
liberali
(
la
fondazione
dell
'
Università
di
Bruxelles
fu
dovuta
a
questi
,
come
contro
-
altare
alla
rinomatissima
Università
cattolica
di
Lovanio
)
,
ma
come
nel
separatismo
i
cattolici
avessero
conseguito
un
potere
politico
ed
una
forza
quale
non
possedevano
in
alcun
altro
Stato
.
Dove
però
i
nostri
vocabolari
non
coincidono
è
allorché
La
Valle
parla
di
Stato
separatista
;
che
sembra
concepire
come
uno
Stato
che
disconosca
Chiesa
e
religione
,
che
sia
loro
sostanzialmente
ostile
:
separatismo
alla
Combes
ed
alla
Waldeck
-
Rousseau
del
principio
del
secolo
,
con
divieto
di
esistere
delle
associazioni
religiose
,
e
con
sovvertimento
della
struttura
gerarchica
della
Chiesa
.
Ma
non
era
certo
questo
il
separatismo
del
pensiero
cavourriano
,
né
di
quello
di
Ruffini
che
insegnava
darsi
un
'
autonomia
primaria
della
Chiesa
(
lo
stesso
Scaduto
del
resto
,
opponendosi
a
Ruffini
,
non
trovava
in
Italia
nel
1914
che
tracce
di
confessionismo
)
;
e
meno
che
mai
il
separatismo
cavourriano
apparirebbe
incompatibile
(
in
astratto
)
col
diritto
nazionale
quale
si
sta
formando
,
che
vede
tante
autonomie
,
da
distruggere
quasi
lo
Stato
moderno
e
riportarlo
a
quel
ch
'
era
all
'
inizio
del
secolo
XVI
.
Né
scorgo
perché
,
tolto
l
'
art.
7
capoverso
2°
della
Costituzione
ed
anche
abrogato
il
Concordato
,
l
'
Italia
non
sarebbe
un
Paese
separatista
.
Ma
lasciamo
da
parte
le
qualifiche
giuridiche
,
spesso
insidiose
.
Nei
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
segue
quel
che
segue
in
una
famiglia
,
ove
non
sorgono
dissensi
se
le
diversità
di
opinioni
tra
i
vari
membri
siano
di
scarsa
importanza
,
o
ciascuno
abbia
convinzioni
molto
tiepide
;
ma
la
pace
familiare
è
turbata
se
quelle
opinioni
sono
antitetiche
,
e
chi
le
professa
vi
è
attaccatissimo
,
e
vuole
farle
dividere
alle
nuove
generazioni
.
Non
ho
mai
taciuto
quanto
mi
addolorò
il
Concordato
del
'29
,
per
quel
che
dava
di
autorità
allo
Stato
fascista
(
difficile
dopo
di
esso
poter
ancora
convincere
che
non
si
poteva
essere
ad
un
tempo
buon
cattolico
e
buon
fascista
;
e
fino
al
'39
tutti
i
partiti
cattolici
europei
considerarono
con
favore
l
'
Italia
di
Mussolini
:
si
rileggano
i
giornali
del
periodo
delle
«
sanzioni
»
)
;
ma
sono
abbastanza
equo
per
riconoscere
che
Pio
XI
credeva
di
salvare
l
'
Azione
Cattolica
,
di
evitare
che
tutti
i
ragazzi
venissero
allevati
con
la
fede
nell
'
infallibilità
del
Duce
,
della
bontà
di
quanto
egli
operava
(
male
fu
che
oltre
a
questa
garanzia
di
libertà
si
mettesse
dell
'
altro
sul
piatto
della
bilancia
)
.
E
se
quel
ramoscello
del
vecchio
anticlericalismo
,
ch
'
era
poi
materialismo
,
diniego
di
ogni
trascendenza
,
di
ogni
religione
,
non
fosse
rifiorito
nel
peggiore
dei
modi
ad
opera
dei
radicali
,
si
sarebbe
potuto
pensare
che
meglio
fosse
non
parlare
più
del
Concordato
,
lasciarne
cadere
le
foglie
secche
,
col
silenzio
o
con
platoniche
proteste
della
Chiesa
,
ma
conservando
relazioni
di
pace
.
Così
mi
ero
espresso
pur
io
,
che
sono
poi
stato
messo
all
'
erta
non
solo
dalle
intemperanze
radicali
,
ma
dal
ricordare
,
oltre
questo
forse
effimero
episodio
,
atto
a
distrarre
dai
punti
essenziali
,
che
il
comunismo
,
verso
cui
ci
stiamo
avviando
(
molti
chiudendo
gli
occhi
per
non
vedere
)
,
può
essere
cortese
e
garbato
,
accettare
accordi
locali
con
la
Chiesa
,
ma
è
per
sua
essenza
,
non
per
volontà
di
singoli
uomini
,
antireligioso
.
Lo
iato
incolmabile
che
lo
separa
dai
credenti
è
il
rifiuto
del
trascendente
;
tutto
deve
compiersi
nel
corso
della
vita
terrena
,
nessuno
deve
illudersi
di
avere
in
un
'
altra
vita
ciò
che
non
ha
avuto
in
questa
;
chi
qui
ha
avuto
ragione
di
piangere
e
di
soffrire
,
non
sarà
consolato
altrove
:
tutto
si
chiude
nel
cerchio
della
vita
umana
.
E
questa
propaganda
,
accorta
,
garbata
,
sottile
,
è
in
tutta
la
loro
opera
;
dai
libri
per
i
piccolissimi
,
dove
si
bandiscono
fate
ed
orchi
,
animali
parlanti
,
proseguendo
su
su
,
ove
nei
libri
per
i
più
grandi
tutti
i
detti
pacificisti
,
umani
,
cui
ogni
uomo
dabbene
consente
,
sono
tratti
dalle
opere
dei
più
noti
comunisti
,
russi
o
cinesi
.
Sentivo
narrare
in
questi
giorni
di
una
città
del
Nord
,
ove
una
delle
massime
imprese
di
Stato
ha
un
suo
grande
stabilimento
;
e
ci
ha
annesso
nido
,
una
scuola
materna
,
una
scuola
elementare
con
refezione
,
e
doposcuola
per
le
lavoratrici
madri
:
tutto
con
i
programmi
e
testi
delle
scuole
praticati
fino
ad
ieri
,
e
che
non
avevano
provocato
proteste
di
sorta
.
L
'
amministrazione
locale
comunista
non
compie
alcuna
opera
di
critica
o
di
detrazione
;
ma
finanzia
altra
istituzione
del
tutto
analoga
,
che
ha
in
più
il
torpedone
,
che
va
a
prendere
i
bambini
a
casa
e
li
riporta
:
agio
non
piccolo
in
una
città
del
Nord
;
e
la
vecchia
scuola
comincia
ad
essere
disertata
.
Nella
nuova
,
non
propaganda
ateistica
aperta
,
ma
quell
'
ignorare
il
trascendente
,
il
prodigioso
,
il
soprannaturale
.
Sono
forme
di
propaganda
ateistica
che
preferisco
ancora
agl
'
insegnamenti
di
certi
cattolici
del
dissenso
,
che
mutilano
i
Vangeli
,
parlano
di
Cristo
primo
socialista
,
di
Cristo
ribelle
contro
i
potenti
,
di
Cristo
che
approva
la
violenza
,
per
conseguire
la
giustizia
sociale
.
Se
gli
uni
ignorano
Vangeli
,
Profeti
,
Padri
della
Chiesa
,
questi
li
mutilano
,
o
ne
estraggono
le
poche
parole
che
possono
servire
alla
loro
tesi
.
È
contrario
ai
princìpi
del
nostro
ordinamento
il
Concordato
dove
assicura
alla
Chiesa
il
diritto
di
fare
ascoltare
la
sua
voce
,
almeno
a
chi
espressamente
non
rifiuti
l
'
ascolto
?
Nel
mio
intimo
dubito
che
certi
grandi
mutamenti
sociali
possano
essere
frenati
vuoi
da
un
trattato
internazionale
,
vuoi
da
una
costituzione
rigida
.
Ma
trovo
naturale
che
la
Chiesa
,
vedendo
come
,
sia
pure
nelle
forme
più
corrette
e
garbate
,
il
comunismo
dove
prende
il
potere
cerca
in
tutti
i
modi
di
sradicare
fin
dalla
scuola
materna
ogni
senso
religioso
,
si
attacchi
al
Concordato
per
quelle
clausole
che
le
consentono
di
far
sentire
la
sua
dottrina
:
libera
gara
di
proselitismo
:
ma
che
ogni
ragazzo
,
ogni
adolescente
,
ogni
errante
che
sconta
la
sua
pena
,
senta
almeno
le
due
voci
.
StampaQuotidiana ,
Non
ho
assistito
all
'
incontro
di
universitari
tenutosi
a
Bologna
in
febbraio
intorno
alla
revisione
del
Concordato
;
ma
so
che
di
fronte
a
tre
coraggiosi
difensori
di
un
Concordato
riveduto
,
predominò
una
netta
maggioranza
anticoncordataria
.
Il
cui
prevalere
necessiterebbe
una
legge
costituzionale
che
sopprimesse
il
capoverso
dell
'
art.
7
della
Costituzione
che
dispone
appunto
i
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
siano
regolati
dai
Patti
lateranensi
,
sia
pure
suscettibili
di
modifiche
,
e
,
mi
sembra
,
che
fosse
soppresso
anche
l
'
art.
8
che
perde
di
significato
con
le
sue
garanzie
agli
altri
culti
,
una
volta
abolito
il
sistema
concordatario
.
Direi
invero
che
non
ci
siano
soluzioni
intermedie
,
come
quella
di
un
Concordato
di
un
unico
articolo
:
-
Chiesa
e
Stato
coopereranno
in
ogni
opera
destinata
ad
assicurare
il
bene
morale
e
materiale
del
popolo
italiano
-
:
una
tale
clausola
sarebbe
vuota
di
contenuto
,
bene
sapendosi
quanto
sia
diverso
l
'
apprezzamento
del
bene
morale
degli
italiani
secondo
i
diversi
modi
di
sentire
.
Mi
dicono
che
in
questo
convegno
si
siano
mescolate
due
diverse
tendenze
:
quella
che
restava
attaccata
al
tema
del
Convegno
,
cioè
riforma
o
meno
del
Concordato
(
intendendosi
che
il
meno
significava
abolizione
,
nessuno
pretendendo
il
mantenimento
integrale
)
,
ed
un
'
altra
che
sostanzialmente
mirava
ad
una
riforma
profonda
della
Chiesa
.
Invero
sarebbe
emersa
nel
Convegno
la
personalità
di
uno
studioso
che
da
molti
anni
è
l
'
assertore
della
Chiesa
fondata
sull
'
assemblea
,
senza
gerarchia
,
basandosi
sul
detto
di
Gesù
«
ogni
volta
che
due
o
tre
si
aduneranno
nel
nome
mio
,
io
sarò
in
mezzo
a
loro
»
.
Ciò
che
si
riannoda
ad
antiche
avversioni
verso
la
Chiesa
istituzione
giuridica
,
ed
allo
spunto
giansenista
,
non
aver
valore
decreti
pontifici
e
dichiarazioni
di
dogmi
,
condanne
di
dottrine
,
se
non
accettati
da
tutta
la
Chiesa
.
Ho
scritto
altre
volte
come
dubiti
molto
che
questa
Chiesa
del
dissenso
,
rispetto
al
Papa
ed
alla
gerarchia
,
possa
mantenersi
e
non
subire
l
'
attrazione
di
forze
politiche
che
escludono
invece
ogni
fede
religiosa
.
In
effetto
i
suoi
patrocinatori
non
mirano
a
creare
nuclei
di
spirituali
,
pensosi
soltanto
delle
verità
supreme
,
bensì
assumono
uffici
politici
e
vogliono
la
Chiesa
impegnata
in
tutte
le
lotte
dirette
a
realizzare
la
loro
visione
di
giustizia
sociale
.
Se
però
fossi
in
errore
nel
mio
prognostico
di
assorbimento
di
questi
cristiani
da
parte
di
movimenti
politici
con
cui
già
cooperano
nelle
questioni
concrete
,
ed
effettivamente
si
realizzasse
questa
Chiesa
assembleare
,
senza
gerarchie
,
che
ad
un
tempo
mantenesse
la
fede
in
Dio
,
in
Cristo
,
nella
sopravvivenza
individuale
,
e
si
trovasse
impegnata
nelle
lotte
politiche
,
dubito
molto
che
potrebbe
mantenere
le
attuali
alleanze
con
i
partiti
che
proprio
questa
fede
intendono
sradicare
.
Poiché
non
è
ad
illudersi
sul
linguaggio
moderato
(
mi
dicono
che
a
Bologna
uno
dei
più
moderati
fu
proprio
un
comunista
,
che
non
ebbe
una
parola
meno
che
rispettosa
verso
Papa
e
gerarchie
)
,
sulle
cortesie
formali
che
possono
scambiarsi
amministrazioni
rosse
e
autorità
ecclesiastiche
.
La
lotta
sostanziale
si
svolge
nel
campo
della
formazione
dei
bambini
:
genericamente
nell
'
ambito
dell
'
assistenza
religiosa
(
niente
suore
né
cappellani
negli
ospedali
,
nelle
carceri
,
meno
che
mai
cappellani
militari
)
,
ma
lotta
sorda
nella
scuola
elementare
e
soprattutto
nella
materna
.
Le
amministrazioni
rosse
stanziano
forti
somme
per
queste
scuole
ed
in
genere
con
buoni
risultati
:
ma
è
soprattutto
alla
scuola
materna
tenuta
da
suore
che
si
guarda
:
creandone
,
in
prossimità
di
una
esistente
in
cui
s
'
insegna
anche
a
pregare
e
si
dà
una
prima
formazione
religiosa
,
un
'
altra
con
maggiori
comodità
,
buona
refezione
gratuita
,
torpedoni
che
trasportino
i
bambini
.
Buone
scuole
materne
,
ma
dove
nei
libri
anche
le
favole
battono
sempre
sulla
odiosità
dell
'
oppressore
e
sulla
necessità
di
scuoterne
il
potere
,
dove
le
grandi
massime
di
bontà
,
di
fratellanza
,
di
pace
sono
tratte
dai
più
conosciuti
rivoluzionari
,
e
da
cui
è
comunque
bandita
ogni
idea
religiosa
,
ogni
sospetto
di
una
possibile
sopravvivenza
.
Il
bambino
deve
terminare
la
sua
infanzia
,
se
possibile
,
non
sospettando
neppure
che
vi
siano
persone
religiose
,
non
avendo
mai
visto
persone
assorte
nella
preghiera
,
ignorando
che
esistano
uomini
che
trovano
conforto
ed
un
nuovo
fluire
di
speranze
nel
rivolgersi
a
Dio
.
Le
chiese
,
che
vedrà
e
forse
visiterà
,
le
edicole
con
immagini
sacre
,
debbono
essere
per
lui
quel
che
sono
per
noi
tombe
etrusche
o
templi
greci
e
romani
,
relitti
di
civiltà
che
oggi
sono
state
superate
,
e
che
possono
bene
rappresentarsi
come
le
civiltà
della
oppressione
:
sarebbe
un
po
'
come
il
vedere
tutto
il
mondo
grecoromano
sotto
il
solo
aspetto
dell
'
istituto
della
schiavitù
,
ignorando
tutto
il
resto
che
ci
ha
dato
,
i
valori
eterni
,
la
discesa
nel
cuore
dell
'
uomo
operata
dalla
tragedia
greca
,
la
proclamazione
,
sia
pure
astratta
,
della
eguaglianza
di
tutti
gli
uomini
secondo
il
diritto
naturale
.
Il
compito
diviene
sempre
più
facile
man
mano
che
le
chiese
sono
vuote
,
e
più
vecchie
le
poche
persone
che
ancora
il
fanciullo
scorgerà
se
avrà
occasione
di
entrarvi
.
Non
si
tratta
di
una
lotta
alla
religione
contingente
,
come
quella
che
precedette
la
Rivoluzione
francese
ed
accompagnò
il
Risorgimento
italiano
,
e
che
era
strumentale
per
abbattere
il
trono
e
le
classi
privilegiate
che
davano
alla
Chiesa
la
sua
gerarchia
,
o
per
legittimare
la
struttura
dello
Stato
liberale
ed
il
venir
meno
del
potere
temporale
.
Qui
si
tratta
di
una
necessità
;
quando
pure
sul
terreno
politico
ed
economico
la
battaglia
fosse
stata
vinta
ed
instaurato
un
regime
comunista
,
la
religione
potrebbe
sempre
indurre
ad
appelli
ad
una
precettistica
religiosa
contro
i
dettami
del
governo
,
all
'
«
obbedisci
a
Dio
prima
che
agli
uomini
»
:
potrebbe
portare
al
dubbio
se
con
l
'
instaurazione
di
quel
regime
,
con
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
,
con
la
censura
sui
libri
dei
malpensanti
,
si
sia
raggiunto
l
'
assetto
migliore
che
sia
possibile
all
'
umanità
conseguire
e
che
occorra
quindi
difendere
ad
ogni
costo
,
cancellando
l
'
idea
di
una
giustizia
divina
,
di
consolazioni
e
punizioni
che
seguano
dopo
la
morte
del
corpo
;
dare
a
tutti
la
certezza
che
esiste
una
unica
vita
,
quella
che
termina
con
l
'
ultimo
respiro
.
L
'
esito
finale
della
lotta
?
Chi
crede
in
una
innata
religiosità
dell
'
uomo
,
che
è
della
sua
essenza
e
può
rivelarsi
per
la
prima
volta
anche
nell
'
età
matura
,
ha
la
certezza
che
la
religione
non
sarà
mai
estirpata
;
il
cattolico
,
la
certezza
che
Cristo
è
venuto
per
tutti
gli
uomini
,
di
ogni
generazione
.
In
effetto
conosciamo
esempi
anche
di
santi
usciti
da
famiglie
di
accaniti
negatori
.
Peraltro
è
solo
entro
uno
scenario
di
ampia
libertà
che
è
possibile
concepire
i
figli
che
si
rivoltano
contro
le
idee
dei
genitori
;
dove
c
'
è
una
massa
grigia
,
enorme
,
compatta
nei
medesimi
convincimenti
,
la
ribellione
è
più
difficile
.
Nel
mondo
sovietico
conosciamo
ribellioni
di
alte
personalità
di
pensatori
,
ignoriamo
se
in
questo
campo
ce
ne
siano
tra
gli
umili
.
Comunque
anche
nel
mondo
di
ieri
sta
che
il
sentimento
religioso
,
come
quello
della
pietà
,
anche
verso
gli
animali
,
come
il
senso
estetico
,
come
altre
direttive
meno
nobili
,
quale
la
preoccupazione
del
risparmio
,
vanno
coltivate
nel
bambino
e
raramente
sorgono
spontanee
.
Pertanto
per
chi
non
abbia
la
fede
in
un
insopprimibile
bisogno
del
divino
,
non
è
detto
che
la
battaglia
per
la
estinzione
della
religione
non
possa
essere
vinta
.
Eppure
anche
a
molti
che
non
sono
credenti
,
un
mondo
che
non
creda
in
nulla
oltre
a
ciò
che
è
tangibile
,
che
ignori
la
speranza
in
gioie
e
bellezze
che
gli
occhi
umani
non
possono
percepire
,
appare
la
visione
di
un
mondo
impoverito
.
StampaQuotidiana ,
Una
delle
difficoltà
opposte
da
più
di
un
partito
alla
revisione
del
Concordato
è
il
mantenimento
dell
'
istruzione
religiosa
nelle
scuole
.
Mi
si
consenta
qualche
considerazione
,
tutta
personale
.
Si
parla
molto
oggi
di
risveglio
di
religiosità
tra
i
giovani
:
non
sempre
a
proposito
,
ché
non
userei
quel
termine
per
designare
qualsiasi
fervore
di
iniziative
,
qualsiasi
uscire
da
sé
per
pensare
agli
altri
(
che
può
essere
filantropia
,
od
operare
per
un
nuovo
assetto
sociale
,
ma
non
è
religione
)
.
Di
religione
invece
può
ben
parlarsi
quando
si
crede
in
un
«
guru
»
,
misteriosa
incarnazione
di
un
essere
soprannaturale
,
quando
ci
si
proclama
«
bambini
di
Dio
»
,
quando
si
riesumano
culti
orientali
o
religioni
del
mistero
,
quando
uscendo
dalla
ortodossia
cattolica
si
formano
cerchie
che
ritengono
di
imitare
le
prime
generazioni
cristiane
celebrando
un
'
agape
fraterna
,
col
pane
e
col
vino
,
ma
senza
la
transustanziazione
,
senza
paramenti
né
preghiere
rituali
,
ma
esponendo
ciascuno
dei
presenti
un
proprio
pensiero
.
Ed
in
questo
risveglio
di
religiosità
farei
anche
rientrare
non
solo
le
molte
iniziative
in
seno
alle
confessioni
tradizionali
-
gruppi
di
giovani
ed
anche
di
uomini
e
donne
maturi
che
,
senza
pronunciare
i
voti
,
senza
lasciare
la
propria
famiglia
né
le
proprie
occupazioni
,
si
assumono
un
compito
benefico
:
visitare
gli
infermi
,
i
vecchi
,
pulire
le
loro
case
,
curare
la
loro
biancheria
,
portare
un
po
'
di
cibo
già
cucinato
,
assumendo
di
farlo
per
amore
di
Dio
-
,
ma
anche
quel
voler
ricercare
nell
'
intimo
della
propria
essenza
i
valori
tradizionali
dei
propri
maggiori
,
tra
cui
erano
quelli
religiosi
.
Ricordo
la
recente
notizia
di
una
esposizione
di
ex
voto
,
di
vari
decenni
o
secoli
fa
,
in
una
cittadina
del
Mezzogiorno
,
e
dell
'
interesse
con
cui
è
stata
seguita
da
tutti
,
in
particolare
da
operai
distaccatisi
dalla
pratica
religiosa
,
ispirando
non
semplice
curiosità
,
e
meno
che
mai
irrisione
,
ma
un
senso
di
ritrovamento
-
e
ripenso
alle
cronache
missionarie
dall
'
Africa
;
cristianesimo
dei
convertiti
,
sì
,
ma
senza
rinnegamento
del
passato
,
senza
distacco
dalle
generazioni
che
precedettero
,
salvando
quanto
si
può
dei
vecchi
riti
;
ed
anche
in
Europa
il
cristianesimo
affermandosi
nei
secoli
VVII
,
pur
nella
lotta
contro
gli
idoli
e
le
statue
degli
dèi
,
non
cercò
forse
di
far
coincidere
le
nuove
festività
con
le
antiche
,
di
far
sorgere
le
chiese
,
specie
le
mete
di
pellegrinaggi
,
dove
già
sorgevano
santuari
rinomati
,
di
rispettare
nei
limiti
del
possibile
le
consuetudini
,
le
antiche
tradizioni
?
Ma
se
passiamo
ad
altro
campo
,
una
delle
recenti
indagini
Doxa
ci
ha
rivelato
quanti
siano
gl
'
incerti
,
cioè
coloro
che
pur
non
dividendo
le
credenze
e
meno
che
mai
le
pratiche
di
alcuna
confessione
religiosa
,
credono
tuttavia
in
un
essere
supremo
,
in
una
sopravvivenza
,
fosse
pure
sotto
forma
di
reincarnazione
;
quanti
alle
domande
se
esista
un
Dio
che
tutto
muove
,
se
credano
in
una
sopravvivenza
,
rispondono
«
non
so
»
.
Ho
l
'
impressione
che
vi
sia
una
larga
massa
che
non
si
pone
mai
queste
domande
,
perché
volutamente
le
tiene
fuori
dalla
propria
cerchia
mentale
,
in
quanto
la
costringerebbero
ad
una
dialettica
,
ad
una
ricerca
di
prove
cui
non
vuole
sottostare
(
per
quanti
mai
il
ragionare
è
fatica
,
cui
ci
si
sottopone
solo
ove
si
debbano
cercare
argomenti
in
difesa
di
un
proprio
interesse
concreto
)
;
ma
che
siano
minoranza
quelli
che
non
esitano
di
fronte
alla
risposta
negativa
:
-
Sono
certo
che
non
c
'
è
alcun
essere
,
alcuna
forza
,
all
'
infuori
di
quelle
che
i
nostri
sensi
,
la
ricerca
scientifica
possono
individuare
;
sono
certo
che
tutto
finisce
con
la
morte
,
che
non
c
'
è
anima
che
sopravviva
-
.
Quanto
a
dire
che
non
mi
sembra
trionfante
il
vecchio
materialismo
,
che
esso
abbia
conquistato
le
masse
;
può
aver
rappresentato
un
agente
nel
distacco
dalle
religioni
tradizionali
,
ma
senza
sostituirvi
una
credenza
così
forte
com
'
era
la
fede
nei
dogmi
di
quelle
.
In
una
tale
realtà
sociale
,
fermo
sempre
il
principio
che
ciascuno
ha
il
diritto
,
e
direi
anzi
il
dovere
,
di
comunicare
agli
altri
quelle
che
sono
le
proprie
certezze
,
mi
domando
se
per
i
genitori
che
certezze
non
hanno
,
non
sia
un
dovere
far
conoscere
obiettivamente
ai
propri
figli
che
ci
sono
uomini
che
pensano
in
modo
diverso
,
credenti
e
non
credenti
,
che
non
ci
sono
qui
buoni
o
cattivi
,
bensì
persone
che
credono
anche
in
ciò
che
la
ragione
umana
non
può
accertare
,
e
persone
che
credono
tale
ragione
non
conosca
limiti
,
non
vi
sia
nulla
che
possa
sfuggirle
,
e
che
tra
questi
ultimi
v
'
è
chi
giunge
a
conclusioni
diverse
sull
'
esistenza
di
un
Essere
supremo
e
su
quella
della
sopravvivenza
:
naturalmente
spiegazione
graduata
,
secondo
l
'
età
e
l
'
intelligenza
del
bambino
.
E
mi
sembra
che
in
ogni
tipo
d
'
insegnamento
sia
una
mutilazione
(
ben
peggiore
di
quella
che
si
rimprovera
alla
vecchia
scuola
,
per
ciò
che
non
doveva
mai
parlarsi
del
sesso
)
,
il
far
scendere
una
cortina
nera
su
tutto
l
'
agitarsi
nella
storia
e
nell
'
attualità
di
quanto
tocca
il
sentimento
religioso
;
s
'
insegna
una
storia
falsata
se
non
si
parla
mai
di
quel
che
credettero
le
passate
generazioni
,
si
dà
un
quadro
inesatto
dell
'
attualità
,
se
si
tace
di
quel
che
possa
ancora
la
fede
religiosa
,
le
ragioni
per
cui
si
vuole
distruggerla
,
ciò
che
la
religione
rappresenta
di
legami
tra
certi
popoli
,
e
di
opposizione
e
fusione
tra
altri
.
Si
è
spesso
detto
che
il
bambino
ha
bisogno
di
certezze
;
ma
poi
l
'
esperienza
ha
dimostrato
quanto
spesso
e
quanto
presto
queste
certezze
svanissero
,
come
dalle
scuole
che
spesso
le
ribadivano
uscissero
i
confutatori
,
i
distruttori
.
Può
darsi
fosse
una
umanità
più
felice
quella
in
cui
in
ogni
campo
le
certezze
si
trasmettevano
da
generazione
a
generazione
,
e
nessuno
le
poneva
in
dubbio
;
ma
occorre
rendersi
conto
del
presente
qual
è
,
che
viviamo
in
un
periodo
in
cui
tutto
rapidamente
muta
,
e
non
a
torto
la
pedagogia
contesta
il
tentativo
di
foggiare
il
figlio
a
propria
immagine
e
somiglianza
che
raramente
riesce
,
e
quando
riesce
rischia
di
fare
del
figlio
un
essere
che
si
troverà
in
disarmonia
con
tutto
quanto
lo
circonda
.
Istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
mi
pare
sia
il
cammino
su
cui
si
stia
avviando
anche
la
Chiesa
,
con
il
rispetto
per
tutte
le
confessioni
,
i
contatti
anche
con
quelle
che
apparivano
più
lontane
(
incontri
tra
cattolici
e
buddisti
)
,
la
cooperazione
con
quelle
che
,
pur
geograficamente
,
incontra
più
da
vicino
,
l
'
ammirazione
apertamente
espressa
per
uomini
che
operarono
incessantemente
il
bene
,
senza
essere
cattolici
,
talora
non
seguendo
alcuna
religione
.
Nella
scuola
istruzione
religiosa
e
non
indottrinamento
,
non
inculcare
certezze
;
spiegare
che
nella
vicenda
umana
c
'
è
questo
elemento
della
religione
,
che
ci
sono
stati
periodi
in
cui
la
cultura
,
l
'
arte
,
sono
stati
eminentemente
religiosi
,
che
quasi
tutti
i
popoli
hanno
alla
matrice
della
loro
fondazione
un
dato
religioso
.
E
va
da
sé
che
,
come
nell
'
insegnare
geografia
si
scende
più
nei
dettagli
parlando
dell
'
Italia
che
degli
altri
Stati
,
e
man
mano
che
i
Paesi
descritti
ci
sono
più
lontani
s
'
indicano
solo
i
dati
essenziali
,
così
il
contenuto
della
religione
tradizionale
degl
'
italiani
,
quella
di
Dante
e
di
Manzoni
,
dovrà
venire
esposto
più
ampiamente
che
non
quello
dell
'
islamismo
o
del
buddismo
.
Ripeto
,
istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
poi
libertà
di
scelta
;
ma
non
si
è
liberi
di
scegliere
se
si
mostra
il
mazzo
di
carte
in
modo
che
se
ne
possa
scorgere
una
sola
.