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> autore_s:"LA CRISI MINISTERIALE E LA COSTITUZIONE"
FORMENTINI UBALDO ( LA CRISI MINISTERIALE E LA COSTITUZIONE , 1922 )
StampaPeriodica ,
Io non voglio qui entrare nella polemica che si è svolta in questi giorni sulla crisi ministeriale e sul suo andamento , né sentenziare sulla ragione o sul torto dei vari gruppi , sull ' andare a destra o a sinistra . Certi argomenti sono bastoni da pollaio , non si toccano senza insudiciarsi . E neanche è il mio mestiere di far la morale ai deputati , altro solito modo di ragionare intorno ai medesimi soggetti . Ecco l ' Italia , sulla fine del gennaio scorso , era governata da un Gabinetto mantenuto dall ' unione di due partiti , il popolare e il democratico ; quest ' ultimo anzi , da poco costituito dopo laboriose fatiche , col giusto proposito , per sé e per gli altri salutare , di conseguire in contratti del genere , resi inevitabili dalla composizione politica della Camera , una personalità e dei diritti che non aveva mai avuto fino ad allora . Per figurarsi la possibilità di un cambiamento di Governo un osservatore spassionato avrebbe atteso la manifestazione di un formale disaccordo fra i due gruppi associati , l ' esposizione da una parte e dall ' altra dei rispettivi punti di vista , un dibattito che avesse denunziato i motivi della crisi indicandone insieme la coerente soluzione . Oppure , avrebbe cercato le rivelazioni concrete di un dissidio interno in uno dei partiti al potere ; o la comparsa di un problema saliente di politica interna o estera , il cui scioglimento disordinando repentinamente la struttura e l ' equilibrio dei gruppi , avesse reso inevitabile il cambiamento immediato dell ' indirizzo politico . Nulla di tutto questo , lo sappiamo , in Italia , al momento in cui la crisi si è determinata . Anzi , rifacendo a rovescio il corso dei casi sopra esposti , in politica interna niente di nuovo ; in politica estera , al contrario , dimostrata la opportunità della permanenza del Ministero ; nel seno dei partiti la pace . Infine , quanto ai rapporti fra popolari e democratici , se discussioni sono sorte ciò è stato dopo la crisi e in conseguenza del suo svolgimento , non prima ; e in ogni modo la fondamentale e sostanziale esigenza della reciproca intesa non è mai stata , né prima né dopo , negata . Anzi decisioni ufficiali di parte socialista , di poco precedenti all ' inizio della crisi , avevano riconfermato necessità del detto connubio , escludendo l ' unica soluzione diversa che apparisse praticamente possibile . Ciononostante abbiamo avuto la crisi ed è superfluo dir come . Le crisi ministeriali in Italia , e in generale nei paesi di governo parlamentare , rappresentano una specie di rissa fra individui e bande , rette , con rapide e casuali coalizioni , defezioni e vicendevoli ricatti , e la loro tipica manifestazione è questa che tutte le soluzioni , anche le più opposte e contradditorie , vi appaiono egualmente possibili . Così anche in quest ' ultima abbiamo visto apparire e scomparire un Ministero di sinistra appoggiato ai socialisti , un blocco dei partiti costituzionali contro popolari e socialisti ; un Ministero presieduto da un popolare e altre combinazioni . Il risultato è sempre quello , a cui suol riuscire una fazione tumultuosa : c ' è un gruppo , a sorte , che vince provvisoriamente , e l ' altro che s ' acqueta con l ' intento di ricominciare una zuffa alla prima occasione . Questa volta si è dato il caso che i contendenti hanno impattato la partita e il Re ha mandato il Gabinetto dimissionario a districare la questione in seduta della Camera . Ebbene in questa crisi , di nuovo ( i casi analoghi sono abbastanza remoti ) non c ' è stato proprio che il gesto reale . In verità il sistema delle crisi extra - parlamentari è antico . E non è vero che dipenda dalla proporzionale , perché il fenomeno si è notato ben prima di questo cambiamento , non è vero che sia conseguenza della guerra , perché in realtà la situazione parlamentare attuale ha radici in una serie di situazioni analoghe precedenti ; e la cosa stupefacente è al contrario che un fatto tragico e grande come la guerra nulla abbia mutato . Direi che l ' inizio dell ' esperimento coincide con la salita al potere della sinistra ; ma voglio tralasciare , per il momento , questa indagine storica . La semplice speculazione della crisi attuale , in sé , è sufficiente a darci la fisionomia del fatto costituzionale di cui è rivelatrice . Si è detto contro Bonomi , quel che si è detto contro tanti altri : che il suo . governo era debole . Una definizione chiara , concreta e persuasiva del " governo forte " io non l ' ho mai letta nei libri e nei giornali . Molti , materialisticamente , intendono un governo che usa le mitragliatrici , altri all ' opposto fanno uscire questa forza da chi sa quali sortilegi . Ma un governo forte non è che un governo obbedito . E un popolo non può obbedire se prima non obbediscono i deputati , insomma se il Parlamento è fazioso . Questa è la situazione sotto l ' aspetto psicologico . La manifestazione concreta è la assoluta instabilità , e impermanenza dei Gabinetti . Un Gabinetto che deve spendere la maggior parte della sua esistenza a difendersi dagli avversari o a conciliarseli , vive soltanto a patto di non comandare . Ubbidisce e non è ubbidito . Non è questa la condizione in cui hanno governato tutti i Gabinetti che si sono succeduti al potere in Italia per un lungo periodo di anni ? Abbiamo , è vero , l ' esempio di un governo abbastanza duraturo impersonato in Giolitti . Ma se si guarda un po ' addentro la storia del periodo giolittiano , anche in questo quanti accidenti ! Infine sembra che tutta l ' abilità di quel gran demagogo sia stata spesa nell ' assicurarsi questa permanenza al potere , più che nel far trionfare un determinato disegno politico . Questo sforzo denunzia la debolezza dell ' organo . Insomma noi non abbiamo mai avuto un governo , come lo hanno avuto nei periodi corrisponderti , per esempio , l ' Inghilterra e la Germania . Ora , che il lasso di vita assegnato ordinariamente dal nostro costume politico ai Gabinetti , sia già per sé insufficiente a consentire lo svolgimento di un ' opera complessa e ordinata di legislazione e di amministrazione , mi par facile giudicare . E se la cosa poteva riuscire indifferente , o quasi , in tempi andati , quando il campo delle attività dello Stato era limitato , sempre più grave diventa col trascendere smisurato di quelle pubbliche funzioni . Ma se non governa il Gabinetto , governano gli uffici i quali non muoiono e non mutano . Il governo burocratico è la rigorosa conseguenza dei fenomeni parlamentari osservati . Questo è il fatto : e non è questione di andare a destra o a sinistra ! Per ciò non è vero che lo Stato sia debole : è fortissimo e diventa sempre più forte ( in tutto dipendiamo da lui , anche per star di casa ) ; la verità è che certi poteri dello Stato sono straordinariamente indeboliti di fronte a certi altri . Primo problema : rinforzare il Gabinetto . Premetto che secondo le mie previsioni , per tutto quello che ho già osservato e per varie altre ragioni , il governo parlamentare è destinato a passare in una fase di decadenza . Quali altri organi costituzionali siano per crescergli intorno e in quali rapporti con lui , non posso spiegare in due parole . Tuttavia , decada o no il Parlamento , esso vivrà ancora certamente a lungo , e avrà sempre una grande importanza : quindi , chiunque per caso sia giunto alla stessa conclusione da me accennata , non è perciò dispensato dall ' occuparsene . Per studiare i rimedi , tralasciamo in primo luogo tutti quelli che non interessano propriamente l ' arte politica , in quanto si rivolgono a modificare certi difetti dell ' educazione e dello spirito pubblico corrispondenti ai mali da correggere . Bisognerebbe rifarsi dalla scuola elementare , anzi dalla balia . Limitiamoci a considerare i risultati che si possono ottenere con provvedimenti d ' ordine giuridico . Una legge e un regolamento in primo luogo obbligano positivamente le persone a fare determinate cose . Ma questo sarebbe poco ; il loro principale effetto è di influire sulla psicologia umana : di creare cioè dei sentimenti e dei costumi . Per esempio , un Governo costituzionalmente forte sarebbe quello combinato di persone estranee al Parlamento , o comunque scelte all ' infuori dalle maggioranze parlamentari ; un Gabinetto fiduciario di un Principe forte . Questo è stato il sistema della Germania Imperiale e ha fatto lunga e buona esperienza . Si potrebbe anzi provare che quell ' esperienza ha giovato anche al Governo di tipo parlamentare che la Rivoluzione ha sostituito al primo , appunto nel senso di mantenere un costume politico rispondente alle esigenze dello spirito nazionale da cui la forma precedente era stata determinata . Circa venticinque anni fa in Italia sorse , a proposito della forza e della debolezza del Governo , lo stesso problema che noi oggi tentiamo risolvere , per le stesse ragioni e gli stessi termini ( ecco la prova della sua antichità ) . Il Sonnino tentò , in pratica ed in teoria , di trasportare , in Italia , il sistema germanico . Non riuscì e non occorre spiegare le ragioni perché non poteva riuscire . Basterà dire che la proposta di Sonnino significava " la reazione " e quindi ha prodotto tutte le conseguenze che questa parola suole produrre sull ' animo e sulla fantasia degli italiani . Se oggi uno ripetesse una proposta simile , sarebbe egualmente " la reazione " coi conseguenti effetti . Appunto , tenendo conto di questi riflessi psicologici del diritto pubblico , molto più conveniente alle idee e sentimenti prevalenti nel nostro Paese , appare una soluzione formalmente opposta . Nel sistema parlamentare , che è il nostro , si sa che il Re nomina i ministri ascoltando e interpretando la volontà parlamentare . Il Gabinetto si presenta alla Camera e chiede un volto di fiducia che solo gli dà l ' effettiva autorità di governare . Questo è il nostro costume politico , jus traditum . Ora si tratterebbe di rendere positiva questa norma , con lo stabilire che il Ministero debba essere formalmente investito dei suoi poteri da un ' apposita disposizione legislativa : una lex de imperio . Si noti che in Italia manca anche una legge organica dei Ministeri cosicché specialmente nella pratica di questi ultimi anni , la istituzione , lo smembramento , la soppressione di Dicasteri , è stata sempre attuata nel periodo di formazione del Gabinetto , senza preventiva autorizzazione del potere legislativo . Questa legge pertanto , oltre a istituire il rito per il conferimento ai Ministri delle funzioni esecutive che loro spettano , fisserebbe e distribuirebbe anche , legalmente , le varie competenze . Per metterci d ' accordo con la tradizione giuridica richiameremo la distinzione fra il Gabinetto come consilium principis e i singoli Ministeri come organi definiti dall ' Amministrazione . Il campo proprio della legge che invochiamo sarebbe precisamente quest ' ultimo , escludendo il pericolo che una nuova facoltà data alla Camera in tal senso , la erigesse in permanenza in Assemblea Costituente . Un tal sistema esigerebbe uguale procedimento anche per stabilire la cessazione dei poteri ministeriali . Vuol dire che , in caso di dimissioni , i Ministri dovrebbero chiedere alla Camera la procedura formale di esonero , in altro caso questa sarebbe provocata di iniziativa parlamentare . Quali gli effetti sperabili dalla riforma ? Nulla più di quanto è sperabile da un provvedimento coattivo . Nessuna legge può imporre ai Deputati di essere dei galantuomini , né tanto meno stabilire sanzioni al riguardo . Non si può proibire a Cocco - Ortu di personificare la " democrazia " . Ma la crisi avrebbe sempre , necessariamente , un processo parlamentare , quindi uno svolgimento controllato dal pubblico . Non si fa in seduta quello che si fa nelle . conventicole . Una disciplina crea delle e idee delle abitudini . Insomma l ' atto di cambiare e quindi di istituire un Governo , verrebbe ad acquistare ciò che nella sciagurata pratica del nostro Parlamento ha perduto : la serietà . Certamente l ' attuazione pratica di un ' idea come questa richiede una più precisa e circostanziata disamina . Bisognerebbe vedere se proprio la procedura formale legislativa convenisse a provvedimenti di tal natura , o se non fosse il caso di stabilire un processo sui generis . Ma lasciamo , per ora , l ' idea greggia com ' é . Piuttosto preoccupiamoci della rispettabile opinione di quella parte che nella riforma potrebbe scorgere una inquietante sfigurazione del potere regio . In pratica la competenza del Re rimarrebbe tal quale . La possibilità di uno scontro fra la volontà della Camera legiferante de imperio , e quella del Re , nell ' atto di nominare o di accogliere le dimissioni del Ministero , sarebbero sostanzialmente quelle che ora si presentano per effetto di un voto politico della Camera . Teoricamente il Re avrebbe nel nuovo sistema , come nell ' attuale , la facoltà di aprire un conflitto con la Camera , rinviandole un Ministero formalmente destituito , come ora un Ministero destituito da un voto politico ; infine avrebbe sempre il potere sommo della provocatio ad popolum . Soltanto è vero che una simile riforma sarebbe difficile accordare con la lettera dello Statuto . Ma tutta la pratica costituzionale da cui la riforma procederebbe , è stata in realtà , una deroga al Patto . Infatti quando Sonnino pensò dì cambiar sistema di governo nel senso accennato più sopra , disse semplicemente : torniamo allo Statuto . Ora , è facil cosa , non lo nego , che una . proposta come la mia assuma colore demagogico : ma alla fine non si tratterebbe che di disciplinare positivamente una norma elaborata dalla consuetudine costante di mezzo secolo , e di cui la Monarchia stessa sarebbe stata la squisita istitutrice .