StampaPeriodica ,
Colla
primavera
che
sboccia
al
sole
piena
di
promesse
è
tempo
di
alzare
il
nostro
grido
,
compagni
legionari
!
Il
grido
delle
primavere
d
'
Africa
e
di
Spagna
nella
speranza
certa
di
nuove
battaglie
.
"
Viva
la
guerra
.
"
Era
la
mano
rude
del
legionario
che
lo
disegnava
sui
muri
di
tutte
le
case
dei
villaggi
necessari
alla
sosta
.
Era
la
mano
del
legionario
che
aveva
moglie
e
figli
,
campi
e
terre
,
lavoro
in
fabbrica
,
e
la
casa
con
il
sorriso
dei
bimbi
e
l
'
amore
della
sposa
.
Era
già
partito
volontario
dando
l
'
addio
a
tutto
,
per
imbracciare
il
moschetto
,
ed
appoggiare
la
faccia
sul
freddo
acciaio
della
baionetta
.
Aveva
già
combattuto
e
duramente
sofferto
in
trincea
ed
assalti
nell
'
afa
dell
'
estate
,
eppure
a
primavera
,
vivaddio
,
sentiva
ancora
bisogno
di
scrivere
,
anonimo
legionario
,
Viva
la
guerra
.
E
già
si
partiva
,
e
gli
autocarri
ronfavano
,
ed
aprivano
strade
sui
prati
schiacciando
le
nuove
margherite
,
e
batteva
non
lontano
il
cannone
nemico
.
Viva
la
guerra
.
Erano
quelle
le
migliori
primavere
,
primavere
di
battaglia
.
E
non
erano
speranze
che
morivano
,
ma
speranze
che
sorgevano
.
Chi
pensava
alla
morte
?
Mai
come
allora
si
sentiva
la
vita
,
ed
il
pulso
del
cuore
e
l
'
irruenza
dei
vent
'
anni
.
Non
si
aveva
pensiero
che
per
la
manovra
,
non
s
'
aveva
fiato
che
per
l
'
assalto
,
non
si
aveva
occhi
che
sugli
obbiettivi
,
non
si
aveva
tregua
che
alla
meta
.
Ecco
tornare
primavera
e
riafferrarci
con
la
malia
dell
'
azione
,
a
riportarci
in
eco
vivo
il
ricordo
ed
a
tracciarci
sui
muri
della
casa
borghese
,
delle
strade
imbellettate
di
quiete
,
ai
crocicchi
rumorosi
,
sui
frontali
dei
caffè
invitanti
,
sulle
porte
delle
officine
,
sulle
caserme
dei
presentat
arm
,
la
frase
di
allora
,
scritta
in
rosso
o
in
nero
,
col
carbone
o
col
colore
"
Viva
la
guerra
.
"
Alziamo
la
testa
che
avevamo
appoggiata
sullo
zaino
.
È
primavera
,
non
si
può
dormire
.
Alziamo
la
testa
,
scattiamo
in
piedi
,
a
guardare
lontano
,
il
nostro
orizzonte
.
È
rosso
questo
cielo
come
in
una
perenne
aurora
boreale
,
è
il
nostro
rosso
color
sangue
,
color
guerra
.
E
non
c
'
è
quiete
.
Non
c
'
è
quiete
anche
se
qui
non
giunge
l
'
ululato
del
cannone
,
né
serpeggia
l
'
ossa
l
'
iroso
gracchio
della
mitraglia
.
Ma
queste
voci
sono
dentro
di
noi
,
ma
questa
voglia
di
misurarci
è
nelle
vene
,
ci
turbina
nel
sangue
.
È
il
dono
che
ci
porta
primavera
.
Quest
ansia
del
combattimento
è
la
nostra
divisa
.
La
vogliamo
vestire
ora
,
perché
brilli
a
questo
sole
e
scintilli
negli
occhi
di
tutti
.
Siamo
terribilmente
contro
la
pace
.
Vogliamo
essere
i
maledetti
di
Giano
,
e
non
degni
d
'
ulivo
.
Vogliamo
stracciarlo
l
'
ulivo
come
lo
stracciavano
le
pallottole
sulle
sierre
d
'
Aragona
.
Vogliamo
sfondare
le
porte
dei
falsi
templi
della
pace
finché
l
'
infallibile
nostro
istinto
guerriero
ci
dica
che
la
pace
non
è
giusta
,
ma
che
la
guerra
è
ancora
giusta
,
è
ancora
santa
per
dare
la
vera
giustizia
.
Fuori
le
divise
,
in
attesa
gioiosa
del
richiamo
;
o
kaki
o
grigioverde
,
è
sempre
una
tenuta
da
combattimento
.
Fuori
il
canto
,
fuori
le
pistole
.
Nelle
caserme
son
già
lucidate
le
baionette
,
pronte
le
bombe
a
mano
ed
i
cannoni
e
ci
sono
tanti
aerei
per
volare
,
tante
navi
per
navigare
.
È
tempo
di
scuotere
l
'
aria
con
la
nostra
passione
,
di
mettere
alla
gogna
i
borghesi
ed
i
pacifisti
;
noi
che
abbiamo
combattuto
fino
a
ieri
,
siamo
già
stanchi
di
pace
.
Abbiamo
il
prurito
nelle
mani
.
Si
affianchino
ai
nostri
battaglioni
,
li
trasformeremo
col
nostro
entusiasmo
e
li
trascineremo
verso
la
guerra
.
Non
sappiamo
praticare
altra
antiborghesia
che
questa
,
non
conosciamo
altro
vangelo
che
questo
.
Siamo
degli
impenitenti
rivoluzionari
.
Ci
alzeremo
a
valanga
come
uragano
in
questa
voluttà
di
primavera
.
Forse
gli
stessi
nemici
di
ieri
saranno
quelli
di
domani
.
Tanto
meglio
,
ci
riconosceranno
alla
voce
.
Ci
sentiranno
d
'
oltr
alpe
,
oltre
i
mari
;
questa
nostra
prorompente
passione
è
spaventosamente
infettiva
e
dilagante
come
la
lava
,
e
come
questa
incandescente
e
quando
sarà
toccata
dalla
bacchetta
magica
del
Capo
,
avrà
la
direzione
e
non
ci
saranno
colonne
d
'
Ercole
né
linee
di
ferro
per
arrestarla
.
Lo
sappiano
i
borghesi
che
hanno
attorno
queste
serpi
maledette
d
'
interventisti
,
lo
sappiano
i
borghesi
che
ci
sono
questi
legionari
,
questa
genia
di
combattenti
,
con
posto
o
senza
posto
,
che
sono
pronti
a
rifare
da
capo
alla
guerra
.
E
lo
sappiano
specialmente
all
'
estero
coloro
che
si
cullano
,
seppure
segretamente
,
in
speranze
di
un
'
Italia
pacifista
e
neutrale
.
Mussolini
ci
ha
messo
nel
sangue
questa
malattia
:
siamo
guerrieri
,
anzitutto
.
Per
questo
siamo
un
popolo
Imperiale
,
più
che
per
la
materia
,
per
lo
spirito
.
Ed
il
nostro
è
l
'
imperialismo
di
domani
.
Non
c
'
è
illusione
.
Siamo
dei
rivendicatori
di
cose
nostre
,
di
spirito
nostro
,
di
giustizia
nostra
.
Di
civiltà
nostra
.
Siamo
dei
soldati
senza
retorica
e
senza
illusioni
,
dei
soldati
a
cui
Mussolini
ha
dato
anche
in
tempo
di
pace
,
perché
bruci
la
pelle
,
la
camicia
nera
che
anche
il
balilla
ormai
sa
essere
tenuta
di
combattimento
.
Faremo
la
guerra
?
Oh
!
sì
che
la
faremo
.
Ed
alla
nostra
maniera
.
Ma
il
popolo
?
Non
vuole
la
pace
?
Non
si
borbotta
contro
la
guerra
?
Non
ci
sono
vecchie
filie
?
Ma
il
popolo
siamo
noi
,
disseminati
ovunque
,
col
crisma
legionario
.
Riconoscibili
tra
i
contadini
e
gli
operai
,
tra
gli
impiegati
ed
i
professionisti
,
tra
gli
scrittori
ed
i
diplomatici
.
In
tutti
gli
ambienti
dove
viviamo
tutti
lo
sanno
che
vantiamo
il
diritto
della
guerra
.
Saremo
i
capisquadra
.
Ed
i
contadini
duri
ed
innamorati
della
loro
terra
,
lasceranno
ad
un
cenno
le
messi
già
rigogliose
nei
solchi
alle
massaie
rurali
,
ai
balilla
ed
agli
avanguardisti
che
hanno
già
allenati
e
sono
già
pronti
al
cambio
e
faranno
il
pane
.
E
gli
operai
sanno
che
le
officine
continueranno
a
lavorare
azionate
dalle
donne
fasciste
,
dai
ragazzi
e
dai
mutilati
.
Tutti
i
posti
saranno
rimpiazzati
.
Il
paese
continuerà
ad
essere
un
cantiere
in
lavoro
,
mentre
sulle
frontiere
ed
oltre
si
avanzerà
per
la
vittoria
.
Non
ci
sono
illusioni
.
Siamo
un
popolo
giovane
ed
abbiamo
un
motore
che
dà
sempre
fiamma
propulsiva
in
avanti
.
Due
guerre
non
ci
hanno
piegati
,
ma
temprati
,
e
le
falangi
dei
morti
sono
in
testa
,
come
bandiere
,
perché
sono
caduti
per
seminare
queste
nuove
vittorie
.
Non
ci
sono
giochi
diplomatici
che
possano
abbonirci
,
né
propagande
fraterne
che
possano
affezionarci
.
Siamo
orgogliosamente
ribelli
a
questi
affetti
tardivi
ed
a
queste
buone
parole
.
"
Viva
la
guerra
.
"
Vestiamo
le
divise
,
legionari
!
Verso
l
'
acciaio
combattenti
!
Assaporiamo
in
questo
clima
di
ferrea
vigilia
,
in
questi
brevi
tempi
di
attesa
la
gioia
del
bivacco
,
come
nelle
brevi
ore
delle
tappe
sulle
trincee
conquistate
nelle
battaglie
.
S
'
alzerà
la
polvere
della
guerra
che
ci
ha
rinforzato
ed
acciaiato
le
gole
ed
i
polmoni
,
batteranno
ancora
i
cuori
al
pulsar
dei
primi
caccia
librati
nel
cielo
.
Marce
a
piedi
rotti
,
galoppate
in
autocarro
,
assalti
a
baionetta
,
bengala
di
bombe
a
mano
,
notti
d
'
addiaccio
,
trincee
superate
,
orgoglio
di
ferite
,
sangue
nemico
.
Non
erano
belle
tutte
queste
cose
,
legionari
?
Abbiamo
ancora
,
abbiamo
sempre
vent
'
anni
,
i
muscoli
duri
,
non
vogliamo
invecchiare
a
tavolino
,
o
curvi
sui
solchi
,
o
condannati
ai
magli
,
vogliamo
giocare
questa
pellaccia
in
combattimento
.