StampaPeriodica ,
Comincerò
poiché
la
bontà
nella
vita
mi
piace
quanto
,
e
forse
più
,
la
nudità
bella
nell
'
arte
comincerò
dal
ringraziare
il
Chiarini
,
il
Nencioni
ed
anche
il
Panzacchi
,
che
con
me
sono
stati
tanto
buoni
.
Quattro
settimane
fa
,
colla
serena
sfacciataggine
d
'
una
scolaro
irrequieto
,
buttavo
giù
dalle
colonne
di
questa
Domenica
una
manata
di
punti
interrogativi
tutti
peccaminosamente
impertinenti
,
li
buttavo
via
per
l
'
Italia
,
implorando
una
risposta
,
che
sarebbe
stata
una
lezione
per
me
,
e
che
vale
assai
meglio
per
molti
ingegni
che
affaticano
nelle
prime
prove
dell
'
arte
.
La
mia
superbia
era
grande
,
lo
confesserò
:
confidavo
che
la
risposta
e
la
lezione
mi
anzi
ci
sarebbero
venute
dal
Chiarini
,
il
quale
,
per
ufficio
da
lungo
tempo
esercitato
,
ha
,
purtroppo
,
dovuto
piegar
l
'
animo
e
fortificar
la
pazienza
nell
'
insegnare
ai
ragazzi
.
Invece
oltre
ogni
misura
d
'
onesta
superbia
anche
il
Nencioni
ed
il
Panzacchi
hanno
voluto
mostrare
che
le
mie
domande
non
erano
del
tutto
inutili
,
hanno
voluto
,
con
affetto
paziente
,
discutere
le
mie
impertinenze
,
e
,
aggiungendo
bontà
a
bontà
,
i
due
primi
hanno
scritto
parole
cortesi
per
me
,
mentre
l
'
autore
del
Piccolo
romanziere
,
con
non
meno
gradita
cortesia
ha
tentato
di
nascondere
alla
gente
il
nome
di
così
grande
e
impudente
peccatore
.
Il
quale
si
proverà
ora
a
ribattere
,
ritornando
a
commettere
il
suo
peccato
,
non
per
amore
di
sudiceria
o
per
orgoglio
maniaco
;
ma
per
il
culto
,
coraggioso
,
e
un
po
'
anche
doveroso
,
che
ha
serbato
sempre
alle
sue
idee
,
unica
proprietà
e
consolazione
più
alta
ed
assidua
della
propria
giovinezza
.
Al
peccatore
pare
che
la
serena
confessione
e
la
costanza
del
peccato
siano
la
risposta
più
degna
alla
bontà
di
cui
tre
uomini
illustri
lo
hanno
onorato
.
Almeno
,
potranno
dire
:
costui
non
è
vigliacco
;
ha
delle
opinioni
e
le
proclama
in
faccia
a
tutti
,
le
difende
anche
contro
noi
.
E
compiuto
il
dovere
,
veniamo
alla
discussione
.
Quattro
settimane
fa
,
dunque
,
io
chiedeva
:
«
Quale
e
com
'
è
la
poesia
porca
?
»
Avevo
sentito
il
Chiarini
invocare
contro
di
lei
l
'
opera
vigile
e
ammanettatrice
della
Questura
,
ed
io
,
che
nel
Codice
non
aveva
trovato
nessun
articolo
,
nella
collezione
degli
Atti
ufficiali
nessuna
istruzione
sull
'
argomento
,
del
ministro
per
l
'
interno
ai
suoi
agenti
,
mi
andava
ripetendo
:
«
Assolutamente
bisogna
sapere
quando
un
autore
ha
il
dovere
di
consegnarsi
spontaneamente
al
procuratore
del
Re
;
quando
il
lettore
,
da
cittadino
onesto
,
deve
presentare
formale
querela
e
richiamare
sopra
un
libro
e
sopra
un
foglio
l
'
attenzione
,
disgraziatamente
distratta
,
delle
autorità
»
.
V
'
è
una
letteratura
chiamiamola
così
oscena
,
e
di
lei
so
benissimo
l
'
essenza
e
le
forme
:
c
'
è
una
legge
severa
che
la
definisce
con
assai
precisione
e
manda
i
suoi
dilettanti
alla
Corte
d
'
assise
,
che
sono
puniti
con
lodevole
sollecitudine
.
Ma
quest
'
arte
porca
,
che
i
magistrati
lasciano
tranquillamente
correre
per
la
Penisola
,
che
i
legislatori
non
hanno
posta
tra
i
reati
,
di
cui
si
è
sempre
parlato
,
in
mille
modi
per
mille
diversi
interessi
,
da
tutti
,
ma
che
non
si
è
mai
giunti
a
precisare
in
qual
guisa
sia
fatta
,
di
che
materia
consista
,
quest
'
arte
laida
e
perversa
per
cui
il
traduttore
di
Heine
si
commuove
e
si
sdegna
,
quale
è
,
e
com
'
è
conformata
?
La
mia
domanda
voleva
una
risposta
sollecita
e
piena
,
se
non
altro
per
ragioni
di
pubblica
utilità
.
Ma
i
tre
valenti
scrittori
non
rispondono
alla
mia
interrogazione
limitata
e
precisa
:
essi
mi
rivolgono
per
contro
dei
ragionamenti
vari
e
ricchi
di
erudizione
,
di
sentimento
,
di
critica
,
di
morale
;
ma
alla
definizione
esatta
non
arrivano
;
ma
alla
conclusione
sola
che
a
me
pareva
necessaria
si
ricusano
.
Tuttavia
,
per
la
gravità
dell
'
argomento
,
industriamoci
alla
meglio
:
cerchiamo
,
dalle
molte
descrizioni
che
i
miei
ammonitori
fanno
della
gran
colpevole
,
i
caratteri
suoi
sostanziali
,
quelli
che
realmente
costituiscono
il
suo
reato
.
Il
Panzacchi
dice
:
La
poesia
della
libidine
corrompe
l
'
arte
.
La
verecondia
e
la
nudità
non
sono
che
parte
accidentale
della
questione
.
Il
Chiarini
e
il
Nencioni
invece
l
'
accusano
unicamente
per
ragioni
di
verecondia
e
di
nudità
.
Il
primo
scrive
:
L
'
arte
invereconda
toglie
ai
giovanetti
la
gagliardìa
che
debbono
consacrare
alla
patria
.
Il
secondo
sentenzia
:
L
'
arte
nuda
corrompe
la
religione
della
donna
.
Andiamo
avanti
,
se
non
ci
riesce
ancora
di
capir
molto
:
cerchiamo
nelle
dissertazioni
dei
tre
critici
qualche
più
chiaro
contrassegno
.
Donde
è
nata
e
da
chi
è
stata
commessa
quest
'
arte
che
tante
cose
offende
e
tante
persone
?
Il
Panzacchi
risponde
:
È
un
'
invenzione
nuovissima
:
è
incominciata
,
verso
la
metà
del
secolo
,
in
Francia
.
No
,
ribatte
il
Chiarini
,
è
antica
:
infatti
debbo
riconoscere
che
Orazio
,
Heine
e
Byron
la
differenza
di
tempo
e
di
luogo
non
è
breve
da
poco
,
fuggevolmente
,
ne
fecero
.
Ma
il
Nencioni
entra
di
mezzo
ed
afferma
:
I
veramente
grandi
poeti
non
sono
mai
pornografici
;
come
non
lo
sono
mai
i
grandi
romanzieri
.
Byron
non
lo
è
mai
,
nemmeno
nel
Don
Giovanni
.
Continuiamo
pure
nelle
nostre
ricerche
:
se
ci
pare
di
trovare
un
po
'
di
confusione
,
d
'
indeterminatezza
e
di
contraddizione
al
principio
,
alla
fine
troveremo
la
chiarezza
,
la
precisione
e
l
'
ordine
;
la
verità
è
una
sola
,
e
vanno
ripetendo
da
un
pezzo
si
fa
strada
sempre
.
Il
Nencioni
nega
che
gli
artisti
amino
ora
la
nudità
e
che
il
pubblico
la
guardi
con
compiacenza
:
l
'
arte
sensualistica
,
assicura
,
volge
irreparabilmente
al
suo
termine
fra
l
'
abbandono
e
il
disgusto
di
tutti
.
Però
trova
che
il
D
'
Annunzio
scrive
ancora
de
'
bei
versi
,
concepisce
tuttavia
delle
immagini
forti
e
dilicate
,
ha
soffio
e
movimento
lirico
.
Il
Panzacchi
di
riscontro
giudica
che
la
lirica
della
libidine
egli
non
parla
del
romanzo
e
neppure
della
pittura
è
oggi
«
in
pieno
rigoglio
e
mostra
per
tutto
i
suoi
fiori
lussureggianti
al
sole
,
e
dà
al
capo
della
gente
con
gli
acuti
profumi
di
cui
impregna
per
largo
tratto
l
'
atmosfera
.
»
Il
Chiarini
,
da
ultimo
e
pel
conto
suo
,
nega
risolutamente
alle
poesie
del
D
'
Annunzio
ogni
merito
letterario
.
Finiamo
,
dopo
ciò
,
le
indagini
,
i
ravvicinamenti
,
i
confronti
:
tanto
non
verremmo
a
capo
di
sentirci
una
buona
volta
definire
che
cosa
è
e
dove
fiorisce
l
'
arte
porca
.
Uno
alla
nostra
curiosità
risponde
che
essa
è
soltanto
un
malanno
per
l
'
estetica
;
un
secondo
,
invece
,
che
è
unicamente
un
pericolo
alla
gagliardìa
della
gioventù
maschia
;
un
terzo
,
che
è
singolarmente
ed
essenzialmente
un
oltraggio
alla
religione
della
donna
.
Da
una
parte
si
scrive
che
è
nata
una
cinquantina
d
'
anni
fa
;
dall
'
altra
,
che
viveva
ancora
,
benché
più
debolmente
,
quando
sfolgorava
la
maestà
di
Roma
,
da
poco
divenuta
imperiale
.
Vi
è
chi
assicura
che
il
Byron
non
fu
mai
pornografico
,
e
chi
lo
ammette
;
chi
trova
delle
cose
buone
nell
'
Intermezzo
di
rime
,
e
chi
non
ve
ne
riconosce
una
sola
.
Né
basta
:
il
Nencioni
sentenzia
che
l
'
arte
della
voluttà
precipita
,
il
Panzacchi
che
è
in
pieno
rigoglio
:
oh
come
debbo
ritrovare
io
,
e
con
me
il
pubblico
e
gli
autori
,
la
definizione
che
sarebbe
utile
ed
urgente
di
avere
?
Dalle
ricerche
e
dai
riscontri
che
sono
andato
facendo
,
un
costrutto
,
però
,
intanto
ho
raccolto
,
ed
è
questo
:
che
la
poesia
invereconda
è
infinitamente
più
potente
,
per
gli
effetti
che
produce
,
dell
'
altra
,
la
sua
opposta
.
La
Marsigliese
,
l
'
inno
del
Mercantini
sono
certamente
liriche
vereconde
;
ebbene
,
io
so
di
parecchi
non
molti
volontari
nel
Tirolo
,
che
colla
camicia
rossa
sulle
spalle
,
con
Giuseppe
Garibaldi
presente
e
l
'
inno
del
Mercantini
sulle
labbra
,
non
sapevano
vincere
la
paura
,
e
scappavano
;
so
di
moltissimi
,
migliaia
e
migliaia
di
francesi
,
che
a
Sedan
,
a
Metz
,
a
Parigi
,
cantavano
il
glorioso
ritornello
della
Marsigliese
,
e
deponevano
le
armi
.
Basta
,
invece
,
qualche
sonetto
,
un
centinaio
o
due
di
martelliani
o
di
decasillabi
i
quali
si
discute
ancora
se
sieno
belli
o
no
,
se
vi
sia
o
no
chi
li
legga
,
bastano
essi
perché
la
estetica
della
nazione
sia
corrotta
,
la
gagliardìa
dei
maschi
sia
tolta
,
la
religione
della
donna
sia
profanata
.
Evidentemente
,
secondo
i
precetti
della
eloquenza
antica
,
quella
di
Demostene
e
di
Cicerone
,
l
'
arte
porca
avrebbe
ragione
dell
'
arte
pulita
.
Ma
a
me
non
preme
di
provare
molta
abilità
di
polemica
ai
miei
lettori
:
preme
invece
di
risolvere
una
questione
che
riguarda
l
'
arte
e
parrà
strano
la
educazione
civile
del
mio
paese
.
Confesserò
dunque
che
,
se
una
propria
definizione
manca
in
tutti
e
tre
gli
articoli
che
i
tre
illustri
avversari
della
nudità
hanno
scritto
,
in
quelli
però
del
Chiarini
e
del
Nencioni
qualche
più
sicuro
contrassegno
,
qualche
più
chiara
indicazione
c
'
è
.
Entrambi
,
d
'
accordo
,
dicono
:
Il
D
'
Annunzio
nell
'
Intermezzo
di
rime
uscito
ora
ha
scritto
delle
porcherie
.
Ma
però
quando
,
subito
di
poi
,
vengono
a
dire
dove
e
come
il
D
'
Annunzio
le
ha
scritte
,
tornano
a
non
andare
più
insieme
e
,
per
poco
,
non
si
voltano
le
spalle
.
Il
Chiarini
,
infatti
,
porta
come
documento
della
sua
accusa
venti
o
venticinque
martelliani
del
Peccato
di
maggio
;
il
Nencioni
addita
,
senza
attentarsi
a
riprodurla
,
un
'
ottava
e
un
terzo
della
Venere
d
'
acqua
dolce
.
Per
tutto
questo
,
mio
povero
e
roseo
Gabriele
,
sei
stato
svergognato
in
tutte
le
contrade
d
'
Italia
;
per
questo
si
è
minacciata
la
pace
dolce
,
legittima
,
consacrata
dai
costumi
e
dalle
leggi
,
che
ora
godi
;
per
questo
sul
tuo
capo
ricciuto
e
candido
si
è
invocata
l
'
eloquenza
dei
Pubblici
Ministeri
e
la
correzione
del
carcere
cellulare
!
Forse
vi
è
stato
eccesso
di
severità
.
Se
non
che
,
io
non
ho
a
fare
il
paladino
né
a
Gabriele
D
'
Annunzio
né
a
'
suoi
ultimi
versi
,
che
fra
l
'
altre
cose
mi
paiono
dei
men
belli
fra
quanti
egli
ha
pubblicati
da
quattro
anni
in
poi
;
io
mi
affatico
e
come
vedete
non
mi
diverto
alla
sudata
ricerca
di
quella
essenza
così
importante
alla
poesia
,
alla
pubblica
moralità
e
alla
personale
sicurezza
dei
poeti
.
Il
Chiarini
ed
il
Nencioni
hanno
disegnati
due
punti
precisi
di
lirica
infame
;
vediamo
pertanto
che
cosa
contengono
e
come
son
fatti
.
Per
ordine
,
cominciamo
dal
Peccato
di
maggio
.
L
'
autore
immagina
due
giovani
innamorati
,
belli
,
forti
,
che
passeggiano
per
un
bosco
.
È
il
plenilunio
reo
di
calendimaggio
il
sole
trionfale
discende
,
mentre
dalla
terra
fresca
,
verde
,
s
'
alza
,
nella
placidezza
odorosa
dei
campi
,
l
'
inno
della
primavera
.
E
tutto
uno
sbocciamento
intorno
:
la
grande
risurrezione
dell
'
anno
.
In
lui
scoppiano
più
ardenti
,
più
acuti
,
gli
ardori
del
senso
:
lei
,
fra
tanta
esuberanza
di
vita
,
ha
la
rivelazione
di
sé
:
è
soprafatta
da
un
desiderio
nuovo
,
da
un
tormento
infinito
di
carne
inappagata
e
intatta
che
scotta
...
Ma
sentite
i
versi
:
Io
sono
tanto
stanca
ella
disse
,
piegando
ne
la
persona
...
Oh
come
si
scoperse
la
gola
tra
l
'
onda
de
le
chiome
e
le
iridi
si
persero
,
fiori
ne
l
latte
,
in
fondo
a
l
cerchio
de
le
pàlpebre
!
Oh
come
il
sen
rotondo
sgorgò
fuor
de
la
tunica
!
Io
mi
sentii
su
li
occhi
scendere
un
denso
velo
;
e
le
caddi
ai
ginocchi
e
con
avide
mani
su
pe
l
suo
torso
ascesi
,
e
tremar
come
un
'
arpa
viva
il
suo
torso
intesi
.
Atterrita
a
quei
subiti
vibramenti
d
'
ignote
fibre
,
ella
con
aneliti
,
gemiti
,
con
immote
le
pupille
e
la
bocca
dilatata
,
pendeva
su
me
.
Ne
le
sue
giovini
carni
il
peccato
d
'
Eva
squillava
a
gran
martello
,
come
sopra
sonore
lamine
di
metallo
:
È
l
'
ora
de
l
'
amore
!
O
voi
tutti
,
vecchi
e
giovani
,
che
custodite
con
religione
d
'
amore
e
di
gratitudine
,
come
la
più
gagliarda
e
gelosa
lirica
della
vostra
esistenza
,
il
ricordo
dell
'
ora
felice
in
cui
una
giovinetta
,
inconscia
,
vinta
dal
prorompere
della
sua
vigorìa
insoddisfatta
,
del
suo
affetto
,
dell
'
istinto
umano
superiore
e
benefico
,
si
è
abbandonata
a
voi
stanca
,
oppressa
,
come
non
fu
mai
bella
;
voi
tutti
che
credete
quell
'
abbandono
,
quella
dedizione
ineffabile
,
buona
,
fatale
,
una
gioia
squillante
dell
'
anima
vostra
,
badate
al
Chiarini
che
vi
ammonisce
:
quel
ricordo
,
quella
lirica
,
quella
gioia
meno
dimenticabili
della
vostra
esistenza
sono
tante
porcherie
.
Perché
se
il
descriver
tutto
ciò
in
versi
,
il
che
vuol
dire
immaginarlo
soltanto
,
è
disonesto
,
a
commetterlo
in
verità
,
in
una
notte
stellata
o
sotto
un
sole
di
fuoco
,
deve
essere
assai
ancora
più
turpe
,
più
scellerato
,
più
porco
.
E
avete
inteso
;
perché
si
conservi
robusta
e
cresca
alla
patria
la
gioventù
che
la
deve
onorare
e
difendere
,
queste
cose
non
si
hanno
a
scrivere
,
e
molto
meno
quindi
a
fare
.
Oh
,
Origene
!
Passiamo
al
secondo
corpo
di
reato
:
un
'
ottava
più
un
quarto
e
cinque
sillabe
.
Il
D
'
Annunzio
omai
a
ricopiare
dei
versi
mi
stanco
racconta
un
bacio
dato
nel
modo
proprio
del
bacio
vero
.
C
'
è
una
statua
greca
,
ammirata
in
una
pubblica
galleria
,
di
su
le
più
pubbliche
incisioni
,
in
cui
la
rappresentazione
è
non
meno
esatta
ed
ha
sincerità
forse
maggiore
.
Ma
se
un
bacio
non
è
dato
in
fronte
,
come
nei
romanzi
di
cavalleria
gli
eroi
belli
ed
ingenui
baciavano
le
vergini
inconscie
,
e
,
purtroppo
,
clorotiche
,
se
non
è
dato
sulla
mano
,
come
ai
monsignori
,
è
una
sconcezza
e
offende
la
religione
delle
donne
.
Dopo
ciò
,
sentite
ancora
un
galantuomo
,
o
voi
che
mi
leggete
?
Io
per
me
scampo
alle
rimembranze
,
alle
curiosità
,
alla
discussione
,
come
gli
eruditi
alle
questioni
grosse
:
con
una
citazione
.
Eccola
qua
,
ed
è
di
autore
non
mai
sospettato
quale
corruttore
né
dalla
Corte
del
Re
né
dalla
Curia
Romana
:
Michele
de
Montaigne
.
Egli
ha
detto
,
molti
anni
fa
:
«
Qu
'
a
fait
l
'
action
génitale
aux
homme
,
si
naturelle
,
si
nécessaire
et
si
juste
,
pour
n
'
en
oser
parler
sans
vergogne
,
et
pour
l
'
exclure
des
propos
sérieux
et
réglés
?
»
Che
ha
fatto
,
domando
anch
'
io
,
dacché
,
dopo
questi
molti
anni
che
sono
passati
,
le
pretensioni
d
'
un
certo
pudore
e
le
proibizioni
di
certa
critica
rimangono
identiche
?
Ci
sono
stati
,
ci
sono
e
ci
saranno
dei
pittori
che
hanno
dipinto
il
tradimento
di
Giuda
il
più
abbietto
dei
tradimenti
leggendari
;
degli
storici
che
hanno
narrate
e
debitamente
documentate
le
turpitudini
di
Tiberio
,
le
pazzie
di
Nerone
,
le
ferocie
di
Caligola
;
dei
tragici
che
hanno
messo
sulla
scena
la
passione
ripugnante
di
Mirra
;
degli
epici
che
han
raccontato
come
un
padre
mangiasse
i
suoi
figli
;
dei
romanzieri
che
hanno
descritto
come
una
madre
vendesse
la
figlia
al
maggior
offerente
;
dei
lirici
che
hanno
dedicate
le
loro
strofe
al
disertore
,
alla
spia
,
al
più
furibondo
assassino
:
tutte
le
brutture
,
le
colpe
,
le
anormalità
dell
'
individuo
si
son
raccontate
,
documentate
,
analizzate
,
conservate
nei
quadri
,
nelle
statue
,
negli
archivi
,
nelle
storie
,
nei
romanzi
,
nei
poemi
,
di
generazione
in
generazione
,
di
secolo
in
secolo
;
ora
le
prodezze
di
Troppmann
,
di
Pietro
Ceneri
,
del
Cardinali
,
si
illustrano
di
vignette
realiste
sui
giornali
più
ricchi
ed
eleganti
:
nessuno
ha
mai
protestato
,
non
si
è
mai
indignato
contro
Tacito
o
contro
Dante
,
contro
Victor
Hugo
o
contro
i
gerenti
dell
'
Illustrazione
,
del
Gil
Blas
o
del
Figaro
;
non
ha
mai
invocato
l
'
opera
vindice
della
Questura
.
È
permesso
dunque
istruire
i
giovanetti
in
quanto
l
'
uomo
ha
commesso
di
più
sanguinoso
,
di
più
pazzo
,
di
più
stomachevole
,
di
più
codardo
,
durante
tutta
la
storia
dell
'
umanità
;
non
è
permesso
accennare
come
la
vita
della
umanità
si
consòli
nell
'
affetto
,
si
conservi
nella
moltiplicazione
.
Documentare
le
sozzurre
di
papa
Borgia
è
,
per
esempio
,
nobile
ufficio
di
storico
civile
;
rendere
omaggio
di
memoria
all
'
amore
che
è
sano
,
forte
,
necessario
è
azione
di
iniquo
e
si
deve
scontare
colla
galera
.
È
logica
questa
?
Se
non
che
,
osservate
:
la
logica
comune
non
presta
ubbidiente
il
suo
aiuto
alla
causa
,
in
questo
modo
definita
,
della
moralità
.
La
nudità
ampia
e
serena
,
dice
il
Nencioni
,
non
offende
il
pudore
;
ma
è
poi
offeso
dal
racconto
d
'
un
bacio
;
e
il
Chiarini
,
per
mostrarsi
meno
scrupoloso
ancora
,
racconta
come
egli
voleva
lasciare
al
puttin
di
marmo
,
che
è
nella
poesia
del
Carducci
per
il
processo
Fadda
,
anche
quella
cosellina
che
l
'
autore
vi
aveva
messa
ed
il
Martini
vi
tolse
.
Ma
perché
,
mio
buon
signore
,
gli
voleva
lasciare
quella
cosellina
,
se
poi
gli
era
proibito
il
peccato
reo
di
calendimaggio
?
Oh
,
per
me
sto
col
Martini
:
dati
questi
precetti
di
morale
,
egli
fu
più
giusto
e
pio
tagliando
via
subito
.
Nell
'
infanzia
il
pericolo
di
morte
è
meno
sicuro
.
Comunque
,
osserverò
che
un
grande
progresso
s
'
è
fatto
.
Senza
ricordare
più
lontani
esempi
;
non
sono
dieci
anni
che
il
poeta
porco
era
il
povero
Praga
,
già
morto
,
poveretto
,
di
romanticheria
e
di
tisi
;
più
tardi
il
porco
divenne
il
Carducci
,
benché
nota
egli
,
ripetendo
l
'
aggettivo
,
benché
abbia
scritto
l
'
Ideale
e
le
Primavere
elleniche
;
poi
capitò
al
Verga
,
al
Capuana
,
un
po
'
anche
al
Martini
ricordate
:
«
Il
peggio
passo
è
quel
dell
'
uscio
»
e
molto
,
moltissimo
,
ad
Olindo
Guerrini
.
Ma
allora
s
'
invocava
la
morale
,
la
rettorica
e
l
'
orror
della
carne
.
Il
Praga
aveva
dedicato
delle
strofe
a
una
cortigiana
morta
di
tifo
;
il
Carducci
,
a
parte
Satana
e
Dio
,
aveva
dei
gusti
barbari
di
stile
,
così
che
in
un
epodo
solenne
diceva
che
il
tradimento
e
la
vigliaccheria
a
un
certo
punto
della
storia
d
'
Italia
s
'
accoppiavano
pubblicamente
in
piazza
in
presenza
del
popolo
;
immagine
del
tutto
contraria
alla
dignità
dello
stile
lirico
e
al
buon
galateo
:
il
Verga
avea
narrato
,
benché
coperto
di
tutti
i
veli
in
cui
si
avvolge
ora
Tersicore
dea
al
cospetto
del
pubblico
,
la
passione
d
'
un
giovane
d
'
ingegno
per
una
ballerina
,
di
quelle
che
si
possono
,
con
gloria
dell
'
onestà
,
tirare
in
carrozza
a
forza
di
schiena
,
ma
non
si
debbono
amare
;
il
Capuana
era
reo
della
Giacinta
e
della
Fosca
;
il
Guerrini
dei
Postuma
,
dove
per
tutto
trionfa
l
'
amore
sensualistico
.
Insomma
:
quale
scrittore
durante
questo
secolo
non
è
stato
un
poco
porco
?
Anche
al
Manzoni
rimproverano
la
Monaca
di
Monza
.
Ma
allora
si
difendevano
delle
cose
grandi
e
vecchie
:
la
morale
buona
che
non
può
consentire
che
una
femmina
perduta
sia
amata
,
la
rettorica
buona
che
non
ammette
trivialità
,
il
candore
delle
modiste
,
delle
cameriere
,
delle
signorine
uscite
di
collegio
,
che
alla
vista
d
'
un
puttin
di
marmo
che
mostrasse
qualcosellina
al
sole
si
sarebbe
d
'
un
tratto
offuscato
e
perduto
;
allora
si
era
severi
,
ma
logici
:
Victor
Hugo
,
che
aveva
fatto
rispondere
in
quel
modo
Cambronne
,
era
un
porco
quanto
Musset
che
aveva
raccontato
l
'
amore
in
tutti
i
modi
.
Ora
abbiamo
una
morale
,
una
verecondia
,
un
candore
a
prezzi
ridotti
,
con
diminuzione
,
almeno
,
d
'
un
tanto
per
cento
.
La
nudità
non
entra
nella
questione
scrive
il
Panzacchi
.
E
che
importa
la
nudità
al
Nencioni
?
il
sonetto
del
D
'
Annunzio
,
per
esempio
,
che
io
citai
quattro
settimane
fa
...
Il
Chiarini
poi
è
anche
più
di
manica
larga
:
egli
racconta
che
nel
Museo
di
Napoli
vide
il
gruppo
del
satiro
e
della
capra
e
non
gridò
subito
:
porco
!
all
'
autore
,
che
certo
non
avrebbe
sentito
.
Si
possono
adesso
dire
tutte
le
cose
che
erano
vietate
dieci
,
cinque
anni
fa
,
e
tornare
a
scrivere
l
'
Eva
o
i
Postuma
magari
!
senza
che
nessuno
strilli
:
in
faccia
a
San
Pietro
si
potrebbe
mettere
una
bella
femmina
ignuda
,
si
potrebbe
anche
in
un
angolo
di
Montecitorio
simbolo
dell
'
ignoranza
serena
mettere
un
puttino
di
marmo
purché
fosse
assolutamente
piccino
e
non
si
trattasse
che
di
qualcosellina
:
il
livello
della
moralità
,
insomma
,
si
è
abbassato
,
anzi
è
dato
indietro
,
molto
indietro
.
Ed
in
pochi
anni
!
Fra
qualche
tempo
,
un
altro
decennio
al
più
,
ci
accorgeremo
che
in
qualche
luogo
è
sprofondato
ritirandosi
:
per
fermo
non
è
più
visibile
.
E
sulla
fossa
per
dove
sarà
scomparsa
quella
miseria
di
pudore
accademico
,
l
'
arte
e
la
civile
educazione
della
patria
esulteranno
,
perché
quel
giorno
tutti
noi
,
finalmente
,
saremo
più
sereni
,
più
schietti
,
più
nobilmente
innamorati
della
bellezza
e
della
vigorìa
umana
.
Perché
,
signori
miei
,
il
Boccaccio
era
un
porco
?
E
le
donne
e
gli
uomini
della
Repubblica
fiorentina
poco
dopo
appunto
gli
ordinamenti
di
giustizia
erano
tutti
porci
?
Perché
,
signori
,
l
'
Ariosto
era
un
maiale
,
e
come
lui
il
duca
e
il
cardinale
d
'
Este
,
ogni
gentiluomo
,
ogni
dama
che
capitasse
alla
Corte
di
Ferrara
?
Credete
voi
il
fiorentino
abbia
raccontata
l
'
astuzia
di
Peronella
o
l
'
incantagione
fatta
alla
coda
della
cavalla
,
che
il
ferrarese
abbia
rimate
le
maliarde
seduzioni
d
'
Alcina
o
le
varie
avventure
di
Giocondo
,
proprio
per
bassa
compiacenza
della
volgarità
sudicia
o
per
vendere
qualche
copia
di
più
del
Decamerone
o
dell
'
Orlando
furioso
?
E
notate
bene
:
le
novelle
di
Dioneo
erano
narrate
in
una
buona
società
del
Trecento
,
quella
buona
società
borghese
della
grande
Repubblica
che
edificò
tante
chiese
,
ributtò
l
'
imperatore
tedesco
più
durabilmente
che
non
avessero
fatto
i
Comuni
lombardi
segnatari
della
pace
di
Costanza
,
ed
infine
instaurò
la
nuova
storia
d
'
Italia
.
Le
dame
sentivano
Dioneo
fare
i
suoi
racconti
nudi
,
e
non
iscappavano
via
.
Il
canto
d
'
Alcina
e
quello
di
Giocondo
erano
letti
da
messer
Ludovico
Ariosto
,
che
dovette
mantener
fama
di
galantuomo
se
fu
mandato
a
nettare
dai
ladri
una
provincia
;
erano
letti
in
presenza
del
Duca
,
del
Cardinale
,
delle
dame
,
dei
gentiluomini
più
cospicui
di
Ferrara
,
degli
artisti
più
illustri
della
nazione
.
Il
Cardinale
,
col
suo
grasso
ghigno
di
prete
,
disse
una
volgarità
famosa
al
poeta
,
ma
chi
uscì
mai
fuori
a
gridare
:
«
Duca
,
fate
arrestare
costui
?
»
Così
pertanto
,
signori
,
rinasceva
e
cresceva
di
bellezza
,
di
ricchezza
,
di
giocondità
l
'
arte
e
la
storia
d
'
Italia
,
quando
noi
,
come
diceva
quello
a
Gino
,
noi
eravamo
grandi
e
al
di
là
del
mare
e
delle
Alpi
non
eran
nati
:
così
,
con
un
sorriso
luminoso
,
sereno
,
sicuro
,
il
popolo
nostro
benedetto
di
felicità
,
di
produzione
,
di
pensiero
,
toglieva
al
medio
evo
l
'
Europa
.
Che
grande
giocondità
d
'
opere
e
di
vita
in
quei
due
secoli
gloriosi
della
Rinascenza
!
Nulla
era
vietato
,
nulla
conteso
,
nulla
celato
;
nessuna
paura
,
nessuna
falsità
era
imposta
,
solo
l
'
amore
della
beltà
e
dell
'
ingegno
regnava
.
Il
mondo
sentiva
come
la
gioia
sonante
della
nuova
vita
che
si
riedificava
.
Ma
a
metà
del
Cinquecento
questa
espansione
solenne
di
letizia
finisce
,
e
l
'
arte
e
la
fortuna
della
patria
rovinano
:
è
venuto
giù
da
Trento
un
pauroso
suono
di
preghiere
barbare
e
di
minacce
:
uno
sgomento
di
persecuzione
di
morte
passa
sopra
la
Penisola
,
sul
cattolicesimo
:
escono
dai
monti
del
Tirolo
la
censura
,
l
'
Inquisizione
,
la
morale
rigida
e
falsa
,
il
Seicento
,
il
Seicento
tetro
,
abbrunato
,
piangente
,
che
sopprime
gloria
e
vita
italiana
.
Alle
statue
greche
si
pongon
le
camicie
di
piombo
;
sul
Decamerone
si
cala
la
falce
purificatrice
d
'
un
frate
fanatico
ed
ignorante
;
l
'
Orlando
è
squartato
,
messo
all
'
indice
il
Machiavelli
,
e
frà
Paolo
Sarpi
messo
in
premio
al
pugnale
di
tutti
gli
assassini
.
La
bellezza
è
peccato
,
la
forza
è
peccato
,
la
ribellione
a
tutte
le
servitù
è
peccato
:
ogni
umana
virtù
è
peccato
.
Quando
la
civiltà
riprende
assai
tardi
il
suo
cammino
e
il
suo
lavoro
,
quando
la
filosofia
e
la
poesia
annunziano
la
rivoluzione
,
Diderot
,
Voltaire
,
Beaumarchais
,
Mirabeau
scrivono
delle
novelle
,
dei
poemi
,
dei
madrigali
,
delle
commedie
scelleratamente
glorificatrici
della
carne
.
Perché
glorificare
la
carne
significa
innalzare
l
'
uomo
,
nel
sentimento
della
sua
forza
,
alla
sincerità
della
sua
vita
,
alla
giocondità
operosa
della
sua
mente
.
L
'
uomo
ritorni
libero
,
superiore
alle
minacce
,
agli
sgomenti
,
alla
falsità
che
l
'
educazione
cattolica
per
tre
secoli
gli
ha
depositato
nel
sangue
;
senta
che
essendo
amante
e
diventando
padre
,
non
compie
atto
vergognoso
,
ma
adempie
alla
più
nobile
delle
sue
attività
.
L
'
arte
,
quando
era
,
narrava
tutta
sinceramente
la
vita
del
paese
;
ci
dava
la
Commedia
e
il
Canzoniere
insieme
al
Decamerone
;
insieme
il
Mosè
e
la
Trasfigurazione
,
insieme
l
'
Orlando
e
la
Mandragora
.
Ora
noi
siamo
beneducati
;
viviamo
nell
'
osservanza
del
galateo
che
un
monsignore
dettò
e
degli
abati
ricorressero
;
i
critici
dicono
:
oibò
!
alla
carne
,
ai
fiori
,
alle
immagini
ardite
della
lirica
che
ci
rimane
tuttavia
;
chiamano
le
guardie
se
un
poeta
immagina
nuda
una
fanciulla
stupendamente
bella
,
e
la
fa
baciare
da
un
maschio
innamorato
più
giù
della
fronte
;
gridano
maledizione
agli
scultori
che
mettono
qualche
cosa
al
sole
di
quello
che
anche
i
puttini
di
marmo
debbono
avere
;
e
se
un
romanziere
narra
l
'
amore
come
lo
fantastichiamo
,
lo
vogliamo
,
lo
facciamo
tutti
,
quando
ci
riesce
,
i
critici
ringhiano
:
la
religione
della
donna
è
vituperata
,
la
gagliardìa
dei
giovani
corrotta
.
Pertanto
la
nostra
arte
è
falsa
,
come
la
nostra
vita
:
dovunque
trionfa
il
trasformismo
morale
e
politico
personificato
in
Sua
Eccellenza
Agostino
Depretis
.
Ebbene
;
io
preferisco
l
'
arte
che
fu
messa
all
'
indice
,
che
fu
maledetta
,
squartata
,
decimata
:
io
preferisco
l
'
arte
che
raccontava
tutto
,
che
tutto
ciò
che
era
umano
credeva
onesto
e
bello
,
ed
era
forte
e
gioconda
.
Così
propriamente
;
io
preferisco
i
letterati
,
la
borghesia
,
le
Corti
del
Cinquecento
a
quelle
d
'
ora
:
mi
dànno
torto
il
Panzacchi
,
il
Chiarini
,
il
Nencioni
?
A
qualcheduno
,
forse
,
interesserà
di
saperlo
.
Per
me
tanto
fa
,
anche
se
non
mi
dànno
ragione
:
sto
nella
mia
opinione
e
non
mi
credo
un
porco
.
Vorrei
scrivere
,
come
Zola
,
l
'
Assommoir
,
e
combattere
,
come
Byron
,
per
la
libertà
.
StampaPeriodica ,
Alcune
settimane
fa
in
questo
giornale
scrissi
alcune
righe
benevole
e
cortesi
di
annunzio
d
'
un
nuovo
romanzo
:
La
colpa
di
Bianca
.
Le
scrissi
perché
il
lavoro
mi
pareva
degno
di
un
po
'
di
lode
spontanea
e
sincera
,
perché
tra
pagina
e
pagina
credei
d
'
indovinare
che
l
'
autore
fosse
un
giovane
,
e
un
giovane
che
sarebbe
andato
col
tempo
molto
avanti
a
parecchie
delle
nostre
celebrità
vecchie
.
Quando
vidi
composto
quell
'
articoletto
breve
e
mal
riuscito
,
mi
sentii
lieto
come
se
avessi
compiuta
un
'
opera
buona
;
poi
il
giorno
dopo
,
naturalmente
,
non
ci
pensava
più
.
Cercava
fatti
atroci
e
aneddoti
ignorati
per
la
cronaca
varia
di
un
giornale
quotidiano
,
quando
il
gerente
,
che
a
quel
giornale
esercita
ancora
l
'
ufficio
di
usciere
,
mi
avvisò
come
chiedesse
di
me
lo
scrittore
della
Colpa
di
Bianca
,
il
signor
Chelli
.
Lo
feci
entrare
nel
salotto
,
solenne
e
molto
noto
in
Italia
,
della
redazione
,
un
salotto
a
giallo
svanito
sotto
gli
sgorbi
della
matita
e
le
ingiurie
del
tempo
,
coi
divani
ricoperti
di
tela
bigia
e
in
quel
momento
le
tendine
,
molto
fitte
,
abbassate
.
In
quella
oscurità
tetra
,
il
signor
Chelli
mi
apparve
più
grande
e
severo
,
nell
'
altezza
quadrata
della
persona
,
colla
barba
folta
,
nera
,
tutto
vestito
di
scuro
.
Non
aveva
nessuna
posa
:
non
diede
a
vedere
un
istante
solo
di
essere
persuaso
che
in
presenza
mia
doveva
mostrarsi
con
l
'
amabilità
strana
e
sgarbata
di
un
tale
che
si
crede
un
grande
scrittore
,
e
che
è
di
tutti
i
sonettisti
,
bozzettisti
,
corrispondenti
,
rivistai
,
di
tutti
,
infine
,
i
miserabili
che
ci
vengono
intorno
.
Mi
ringraziò
coll
'
effusione
schietta
,
luminosa
nella
faccia
ampia
e
pallida
,
di
uno
il
quale
sente
che
nell
'
applaudire
l
'
opera
sua
non
gli
avete
che
resa
giustizia
,
ma
il
quale
vi
è
tuttavia
riconoscente
,
perché
il
vostro
applauso
,
qualunque
esso
sia
,
gli
ha
fatto
bene
,
e
perché
poi
non
è
facile
sempre
ottener
giustizia
in
questo
mondo
.
Mai
una
sola
volta
il
signor
Chelli
,
in
quei
venti
minuti
che
stemmo
insieme
,
cercò
di
fare
effetto
con
un
'
osservazione
profonda
,
con
un
bel
periodo
o
con
una
freddura
lucidata
a
nuovo
:
rimase
sempre
quale
era
entrato
,
sereno
,
tranquillo
,
quasi
fiero
della
sua
goffaggine
di
uomo
che
lavora
tutto
il
giorno
,
modesto
pur
nella
sua
coscienza
sicura
di
poter
scrivere
qualche
cos
'
altro
di
più
buono
e
più
vero
ancora
.
Gli
chiesi
:
Che
cosa
fa
lei
,
quando
non
fa
dei
romanzi
?
L
'
impiegato
alla
Regìa
dei
tabacchi
:
un
ufficio
molto
faticoso
.
Ma
non
potrebbe
fare
appendici
ed
articoli
ad
un
giornale
?
C
'
è
un
mio
vecchio
scrupolo
che
me
lo
vieta
.
Sono
un
impiegato
del
Governo
e
non
mi
sento
così
libero
da
scrivere
in
giornali
,
che
,
una
volta
o
l
'
altra
,
si
possono
trovare
contro
il
Governo
.
È
una
sciocchezza
,
lo
capisco
,
ma
non
saprei
fare
in
modo
diverso
.
E
questa
ricca
miseria
della
lingua
scritta
,
aulica
e
fredda
,
non
mi
consente
di
serbare
al
dialogo
la
sua
spontaneità
disprezzatrice
dell
'
aggettivo
,
e
,
purtroppo
,
anche
della
grammatica
.
Ma
così
accade
a
noi
quando
vogliam
trascrivere
un
bel
discorso
che
abbiamo
sentito
,
c
'
imbrogliamo
nelle
frasi
e
precipitiamo
nelle
eleganze
dei
pezzi
scelti
per
antologia
.
Accompagnando
alla
porta
un
po
'
di
complimenti
s
'
aveva
pur
da
fare
il
signor
Chelli
,
andava
pensando
:
È
diverso
dagli
altri
,
più
schietto
,
più
forte
,
più
solo
:
forse
il
suo
libro
sarà
originale
.
Originale
forse
no
,
in
tutto
:
ma
il
romanzo
da
lui
pubblicato
ora
:
L
'
eredità
Ferramonti
,
è
molto
diverso
dagli
altri
che
si
stampano
in
Italia
.
Il
libro
,
questa
volta
,
e
per
caso
forse
molto
fortunato
e
raro
,
è
proprio
riuscito
come
l
'
autore
:
un
po
'
rude
,
un
po
'
disordinato
e
impacciato
nella
forma
,
non
ancora
,
artisticamente
,
compiuto
,
ma
più
schietto
,
più
forte
degli
altri
.
La
maggior
parte
,
anzi
quasi
tutti
i
nostri
scrittori
che
seguitano
a
intitolarsi
giovani
,
realisti
e
naturalisti
,
non
fanno
,
in
realtà
,
il
romanzo
moderno
e
della
vita
nostra
,
ma
la
novella
elegante
,
leggermente
scollacciata
e
tormentosamente
inverniciata
,
cesellata
e
miniata
della
romanticheria
francese
degli
anni
gloriosi
.
I
meglio
arditi
non
arrivano
neppure
a
Droz
nella
rappresentazione
esatta
della
famiglia
di
borghesia
ricca
:
essi
rimangono
ancora
fissati
nel
loro
ambiente
convenzionale
,
indefinito
,
campato
non
si
sa
come
,
dove
ci
sono
donne
nevrotiche
che
fanno
l
'
amore
diciamo
così
,
pulitamente
spasimando
fra
i
denti
arrotati
strofe
del
Leopardi
ed
emistichi
del
De
Musset
;
dove
i
capisezioni
e
gli
altri
impiegati
del
Ministero
parlano
,
come
i
personaggi
di
Paolo
Ferrari
,
a
sentenze
profonde
e
pompierate
antiche
;
dove
,
disposte
con
ordine
e
preparate
con
nota
sagacia
,
ci
sono
le
scene
delicate
e
le
scene
d
'
effetto
,
il
primo
bacio
e
l
'
adulterio
;
dove
tutte
le
donne
sono
divinamente
,
voluttuosamente
belle
,
e
tutti
gli
alberi
odorano
,
e
le
stelle
ammiccano
,
e
i
mobili
scricchiolano
,
dove
tutti
,
insomma
,
gli
esseri
e
le
cose
più
rispettabili
e
più
taciturne
mettono
una
parola
per
allungare
la
descrizione
;
la
descrizione
,
la
più
grossa
noia
cioè
del
romanzo
naturalista
francese
che
,
passando
in
Italia
,
nella
pretenziosità
tarda
dello
stile
,
è
diventata
più
scelleratamente
insopportabile
.
Ma
lo
scrittore
,
in
questi
romanzi
uscenti
fra
noi
,
colle
sue
vanità
di
periodi
tondi
,
d
'
aggettivi
personanti
,
si
mette
sempre
sulle
spalle
del
narratore
e
gli
calca
giù
il
capo
.
A
ogni
pagina
di
questo
romanzo
-
esperimento
,
vi
trovate
l
'
ometto
-
autore
fra
i
piedi
,
diritto
innanzi
a
voi
,
coll
'
indice
alzato
verso
il
cielo
della
sua
gloria
,
che
vi
ammonisce
strillando
:
State
a
sentire
che
descrizione
;
ma
ponete
mente
alla
delicatezza
del
dialogo
;
ma
ammirate
che
eloquenza
di
lirico
!
Il
che
infine
significa
questo
:
il
romanzo
adolescente
nostro
è
composto
con
un
processo
puramente
meccanico
di
molte
parti
diverse
fra
loro
,
preparate
da
lungo
tempo
,
con
istento
,
disorganiche
e
rettoriche
,
senza
il
senso
coraggioso
ed
arduo
della
realtà
nelle
sue
trivialità
fredde
,
nella
sua
monotonia
pallida
,
nelle
ignoranze
,
negli
agoismi
,
negli
abbandoni
rassegnati
,
nelle
virtù
inconscie
,
generose
ed
inutili
.
Concludendo
:
il
romanzo
fra
noi
non
è
ancora
un
quadro
luminoso
e
potente
;
è
sempre
il
quadretto
di
genere
leccato
,
sbiadente
,
consuetudinario
.
Il
Chelli
,
com
'
è
lui
nella
selvatichezza
piena
di
visioni
di
chi
vive
solo
,
non
ha
uno
di
questi
vizi
,
diremo
,
di
buona
società
,
di
queste
volgarità
che
paiono
eleganze
.
Egli
rimane
tutto
serio
,
gagliardo
,
senza
distrarsi
mai
,
senza
prolungarsi
a
sfogare
le
sue
ambizioni
;
per
molto
tempo
senza
disgustarsi
della
aridità
cui
si
è
condannato
,
senza
entusiasmarsi
di
sé
,
e
lasciarsi
trascinare
dalla
lascivia
degli
effetti
studiati
;
rimane
sempre
nel
suo
soggetto
duro
,
triste
,
senza
benedizione
di
gentilezza
che
pure
,
da
qualche
anno
,
dal
70
in
poi
,
dacché
sono
entrati
i
buzzarri
a
lavorare
,
a
volere
,
a
perseverare
,
acquista
,
per
l
'
incessante
disfacimento
d
'
ogni
giorno
,
come
una
solennità
tragica
:
la
borghesia
romana
.
Non
si
può
immaginare
nelle
altre
città
d
'
Italia
,
a
Milano
,
a
Torino
,
a
Genova
dove
arditamente
domina
e
muta
,
a
Napoli
dove
aumenta
colla
vigoria
più
della
parola
che
dell
'
ingegno
,
a
Firenze
dove
par
tiepida
ancora
del
gran
sole
antico
,
quando
tutto
il
popolo
era
cavaliere
,
e
nasconde
nella
cortesia
molle
del
linguaggio
fiorito
la
scurità
astuta
dei
propositi
,
non
s
'
immagina
dalle
altre
parti
della
Penisola
come
sia
stata
e
,
in
parte
,
rimanga
ancora
questa
borghesia
di
Roma
,
che
ha
formato
fino
al
70
una
gran
clientela
campante
sopra
i
propri
patroni
,
stanca
e
tuttavia
grassa
,
corrotta
inenarrabilmente
nell
'
intimità
sua
e
tuttavia
simulante
e
dissimulante
perfettamente
,
con
meravigliosa
arte
chiericale
,
ogni
virtù
ed
ogni
eccesso
.
Il
Chelli
ne
ha
dipinta
una
faccia
,
la
frazione
bottegaia
,
in
questa
Eredità
Ferramonti
,
con
precisione
di
particolari
,
con
felicità
d
'
intuito
e
una
serenità
,
una
serenità
superiore
,
inalterata
,
di
espositore
sano
e
tranquillo
,
che
non
lusinga
il
pubblico
,
non
vuol
trascinarlo
e
convincerlo
,
ma
fargli
toccare
la
verità
.
È
il
primo
romanzo
italiano
dell
'
ultima
maniera
,
in
cui
l
'
amore
non
sia
tutto
il
fondamento
,
anzi
in
cui
l
'
amore
non
è
se
non
un
episodio
senza
importanza
,
che
l
'
autore
non
mette
in
gran
luce
,
e
davanti
al
quale
lascia
vedere
una
gran
fretta
di
disimpacciarsene
e
tirar
di
lungo
.
E
così
doveva
essere
:
perché
a
questa
gente
di
bottega
,
abituata
da
ragazzi
a
raspare
i
soldi
dagli
angoli
oscuri
del
magazzino
e
nelle
saccocce
rattoppate
della
nonna
,
cresciuta
colla
sola
ambizione
e
il
solo
ideale
del
guadagno
,
a
questa
gente
il
gran
dramma
della
vita
è
l
'
acquisto
d
'
un
capitale
,
il
modo
di
lasciare
il
negozio
o
di
poterne
acquistare
uno
più
vasto
,
più
bello
,
più
vasto
e
più
bello
di
tutti
gli
altri
.
Ora
il
romanzo
del
Chelli
si
svolge
interamente
sopra
questa
base
:
ottenere
in
qualsiasi
guisa
i
danari
del
padre
Ferramonti
,
un
vecchio
dell
'
Arte
bianca
divenuto
quasi
milionario
da
cascherino
per
aver
avuti
pochi
scrupoli
di
commerciante
e
di
marito
,
e
che
finisce
,
a
settant
'
anni
,
solo
,
maledetto
e
insidiato
da
tutti
i
suoi
figli
che
egli
aveva
buttati
nella
via
,
poveri
.
L
'
ambiente
e
l
'
azione
sono
stati
,
pertanto
,
abilmente
trovati
dall
'
autore
.
I
personaggi
che
sono
così
logicamente
posati
sul
vero
,
senza
che
l
'
autore
debba
descriverli
colle
analisi
lunghe
ed
odiose
,
colle
parlate
magniloquenti
e
tediose
,
sono
lucidi
,
trasparenti
,
assolutamente
organici
ed
umani
.
La
moglie
di
Pippo
Ferramonti
,
Irene
figlia
di
negozianti
in
ferrarecce
,
è
una
figura
di
borghese
,
e
segnatamente
di
borghese
romana
,
che
ha
lo
splendore
resistente
d
'
un
quadro
del
Murillo
:
è
una
perfezione
di
egoismo
bottegaio
nella
candidezza
sorridente
d
'
una
beltà
bionda
.
L
'
autore
,
in
due
righe
di
ritratto
,
con
una
commozione
pel
soggetto
che
non
ha
più
di
poi
,
la
chiama
un
fiore
di
modestia
angelica
,
una
bellezza
di
signorina
.
Ed
è
lei
che
riempie
tutto
il
dramma
,
perché
è
la
sola
che
abbia
la
potenza
muscolare
della
sua
avidità
;
a
poco
a
poco
riunisce
tutti
i
fratelli
Ferramonti
nella
soggezione
di
lei
,
poi
,
a
un
tratto
,
presa
di
desiderio
inaspettato
,
si
butta
nella
braccia
del
cognato
e
consuma
,
in
casa
,
l
'
adulterio
più
abbietto
.
Ma
ancora
non
si
abbandona
intera
:
fa
delle
restrizioni
morali
,
comprime
le
eccitazioni
della
sua
carne
,
misura
con
l
'
avarizia
feroce
della
sua
razza
anche
le
felicità
concesse
al
suo
amante
:
quando
alla
fine
si
dedica
interamente
al
vecchio
Ferramonti
e
lo
possiede
e
crede
di
avere
in
mano
i
denaro
tutti
per
sé
,
allora
ha
come
un
sussulto
di
trionfo
,
sente
di
aver
compita
come
la
propria
liberazione
e
non
ne
vuoi
più
sapere
d
'
adulterio
,
d
'
abbracciamenti
,
d
'
amore
,
tutte
cose
sciocche
per
lei
.
Questa
figura
di
donna
così
poco
simpatica
e
sentimentale
,
ma
così
profondamente
vera
,
è
rappresentata
dal
Chelli
con
una
parsimonia
classica
di
colori
,
senza
mai
curarsi
se
sia
idealmente
bella
o
no
,
senza
alcuna
debolezza
di
ornamentazione
,
colla
rapidità
logica
della
narrazione
,
nella
realtà
misera
dell
'
ambiente
.
Ma
questa
secchezza
,
questo
disprezzo
dell
'
accademia
,
questa
tensione
del
Chelli
,
troppo
spesso
lasciano
intravedere
l
'
angustia
che
tormenta
lo
scrittore
:
nella
forma
più
assoluta
gli
manca
il
maneggio
dello
stile
.
Quando
a
quando
una
felice
e
calda
intuizione
d
'
artista
passa
attraverso
l
'
aridità
stecchita
del
racconto
,
ma
non
riesce
a
colorirsi
nella
frase
,
a
distendersi
nel
periodo
,
rimane
incompiuta
,
confusa
,
qualche
volta
anche
del
tutto
mutata
dall
'
incapacità
dello
scrittore
.
Il
quale
,
a
metà
del
libro
,
ha
sentito
egli
stesso
la
freddezza
dell
'
opera
sua
,
tratta
in
una
tinta
smorta
e
monotona
,
ed
ha
voluto
portarvi
come
uno
spirito
di
vita
nuova
,
rialzando
il
tono
in
cui
parlano
i
personaggi
:
così
ha
semplicemente
prodotta
una
dissonanza
,
l
'
unica
che
sia
nel
volume
e
la
più
dispiacevole
.
Ma
,
fatta
larga
parte
alla
poca
preparazione
del
Chelli
in
fatto
di
lingua
,
io
credo
che
la
colpa
del
poco
sangue
,
della
vita
scarsa
che
si
agita
nella
famiglia
Ferramonti
,
non
sia
sua
.
Egli
è
che
il
romanzo
sperimentale
,
così
grave
,
così
metodico
,
così
esattamente
emanante
dalla
commedia
a
tesi
e
dal
dramma
sociale
,
scompare
,
sfinito
dopo
pochi
anni
di
vita
,
come
quei
bambini
che
consumano
tutta
la
loro
vigorìa
nascente
in
una
morbosa
precocità
intellettuale
e
muoiono
anemici
ed
ebeti
.
Dal
Jach
siamo
scesi
all
'
Evangeliste
,
dal
Ventre
de
Paris
siamo
precipitati
al
Bonheur
des
dames
,
e
il
Nencioni
lieto
,
poveretto
,
per
la
moralità
ha
cantato
che
si
vendono
meno
copie
della
Nanà
che
l
'
anno
scorso
.
Benissimo
:
torniamo
a
leggere
Balzac
,
Manzoni
,
Dumas
,
Dickens
e
perché
no
?
a
quando
a
quando
anche
Paul
de
Kock
.
StampaPeriodica ,
Nelle
consuetudini
commerciali
dell
'
età
nostra
,
alle
quali
vanno
sempre
più
consentendo
la
letteratura
e
l
'
arte
,
sembrerà
quasi
naturale
che
un
giornale
letterario
faccia
,
ora
,
il
bilancio
dell
'
annata
,
metta
in
chiaro
,
cioè
,
su
due
file
di
contro
,
il
passivo
e
l
'
attivo
che
n
'
avanza
.
Né
ove
si
potesse
fare
con
brevità
e
sicurezza
aritmetica
di
buoni
commercianti
letterari
una
tale
operazione
sarebbe
inutile
a
sgradita
.
Ma
metter
giù
le
partite
,
fare
le
somme
,
e
quindi
paragonarle
fra
loro
,
non
è
facile
quest
'
anno
e
non
sarebbe
giovevole
.
Giacché
la
gente
si
diverte
,
per
una
stranezza
dell
'
avidità
umana
,
a
leggere
anche
i
bilanci
degli
altri
quando
sono
pieni
di
grosse
cifre
,
rotonde
e
magnifiche
;
a
addizionare
le
miserie
altrui
si
annoia
come
della
propria
.
Vi
sono
dei
popoli
che
non
hanno
storia
,
dice
l
'
antico
avvertimento
,
ed
è
tuttavia
vero
;
ma
siate
certi
che
,
se
non
l
'
hanno
,
è
perché
non
se
la
sono
meritata
,
facendosela
prima
da
sé
,
in
azione
.
Anch
'
essi
hanno
vissuto
,
si
sono
accresciuti
e
poi
sono
disparsi
,
ma
che
è
rimasto
nel
lavoro
del
mondo
della
loro
esistenza
?
Hanno
avuto
un
'
epoca
solenne
di
attività
,
di
cultura
,
di
forza
?
Dei
grandi
capitani
,
dei
grandi
artisti
,
dei
grandi
pensatori
,
nati
da
essi
,
che
possano
nutrire
ancora
la
gratitudine
,
l
'
ammirazione
e
l
'
invidia
di
chi
è
venuto
dopo
?
Ora
,
voltandosi
indietro
per
quest
'
anno
,
non
ci
viene
alla
mente
che
un
indice
lungo
e
monotono
di
libri
mediocri
,
senza
originalità
audace
,
senza
propositi
e
forme
nuove
;
senza
,
infine
,
alcuni
di
quei
saggi
o
di
quelle
promesse
che
formano
nella
produzione
letteraria
di
un
paese
come
un
largo
periodo
storico
,
che
sono
uno
di
quegli
avvenimenti
solenni
intorno
ai
quali
molti
altri
,
e
per
assai
tempo
,
si
legano
e
si
svolgono
.
A
questo
estremo
dell
'
anno
ci
pare
d
'
uscire
come
da
una
pianura
ben
coltivata
,
ben
seminata
,
ben
alberata
;
l
'
impressione
di
quella
uguaglianza
geometrica
ci
sfugge
a
mano
a
mano
che
ce
ne
allontaniamo
,
e
non
ci
rimane
più
nel
pensiero
nulla
di
quei
campi
perfettamente
regolari
,
di
quegli
alberi
stupendamente
acconciati
,
di
quelle
case
quadre
,
a
tinte
grige
,
con
tutte
le
finestre
verdi
.
Non
ci
rimane
,
tutt
'
al
più
,
nel
pensiero
e
dentro
di
noi
,
che
un
sentimento
di
stanchezza
e
di
noia
.
Cercando
dunque
fra
i
giorni
di
questi
dodici
mesi
che
sono
ormai
compiuti
,
ci
pare
che
l
'
attivo
maggiore
del
1883
sia
una
somma
negativa
,
ci
pare
infine
che
l
'
importanza
maggiore
di
quest
'
anno
stia
nel
lavoro
di
critica
e
di
demolizione
che
durante
esso
fu
compiuto
.
Vi
ricordate
?
C
'
era
una
letteratura
facile
,
volgare
,
d
'
improvvisatori
,
che
,
per
poco
,
non
è
parsa
durevole
monumento
fra
noi
.
C
'
erano
i
romanzieri
di
moda
,
verbosamente
sgrammaticati
,
lividamente
sentimentali
,
volgarmente
luridi
,
c
'
erano
i
poeti
flaccidi
,
viventi
per
il
discredito
della
prosodia
,
chitarronisti
e
galeotti
plebei
;
c
'
erano
i
giornali
che
si
erano
proposti
,
e
lo
confessavano
,
l
'
incremento
della
patria
ignoranza
,
gli
articolisti
che
si
acquistavano
il
nome
di
critici
e
il
favor
delle
dame
,
con
qualche
citazione
dal
francese
,
parecchie
freddure
e
un
gran
lusso
di
romanticismo
bolso
;
c
'
era
una
grande
falsità
,
una
volgarità
insoffribile
,
una
povertà
impudente
e
gloriosa
;
ebbene
,
tutto
questo
è
ormai
scomparso
interamente
.
Quei
romanzieri
,
quei
poeti
,
quegli
articolisti
non
trovano
più
editori
,
si
sono
rassegnati
e
non
dànno
più
nulla
a
stampare
,
e
,
in
ogni
modo
,
non
v
'
ha
più
nessuno
che
si
degni
di
guardarli
.
Il
Giusti
non
potrebbe
ripetere
ancora
son
intenzioni
ironiche
i
suoi
versi
:
Il
regno
letterario
È
tutta
una
morìa
!
Avrebbe
paura
d
'
insultare
troppi
cadaveri
!
E
ciò
che
più
consola
ancora
,
è
che
questa
condanna
del
pubblico
si
è
meglio
dimostrata
là
proprio
dove
il
suo
giudizio
si
esercita
più
direttamente
:
nel
teatro
.
Non
sono
quattro
anni
da
quando
il
Martini
,
per
aver
osato
di
scrivere
che
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
non
gli
piaceva
,
si
destò
contro
come
una
sollevazione
di
popolo
indignato
:
adesso
,
a
Napoli
,
è
tutto
un
teatro
che
fischia
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
.
Il
Marenco
fu
,
per
un
poco
,
il
poeta
drammatico
favorito
delle
platee
italiane
:
in
quest
'
anno
egli
ha
dato
a
provare
sulla
scena
tre
lavori
suoi
,
e
nessuno
ha
potuto
avere
il
magro
conforto
d
'
una
seconda
rappresentazione
:
ha
raccolti
in
volumi
gli
idilli
suoi
che
ebbero
più
fortuna
,
che
gli
procurarono
,
non
è
neppure
un
decennio
,
tanta
gioia
d
'
applausi
;
non
c
'
è
stato
neanche
un
cronista
teatrale
che
abbia
osato
di
esclamare
:
Che
belle
cose
!
E
così
,
gli
uni
dopo
gli
altri
,
i
nostri
scrittori
di
drammi
,
di
commedie
che
più
sono
convenzionali
e
falsi
,
che
più
ebbero
,
per
troppo
lungo
tempo
,
l
'
ammirazione
della
folla
.
Se
,
pertanto
,
con
questi
intendimenti
consideriamo
il
bilancio
del
1883
,
ne
possiamo
trarre
una
ragione
di
speranza
e
di
consolazione
:
il
pubblico
italiano
,
la
gran
maggioranza
dei
leggenti
italiani
si
è
migliorata
di
coltura
e
di
gusto
:
comincia
ad
avere
il
sentimento
e
l
'
intuizione
del
vero
.
E
,
d
'
altra
parte
,
tutta
questa
morìa
non
ci
pare
che
sia
seguita
senza
dare
qualche
accenno
e
speranza
di
vita
nuova
.
C
'
è
forse
forse
,
in
questo
silenzio
,
la
fermentazione
oscura
,
sotterranea
,
ignota
,
delle
sementi
in
inverno
:
c
'
è
forse
una
primavera
letteraria
che
sta
per
inalzare
su
di
noi
una
gloria
di
splendore
,
di
freschezza
,
di
beltà
.
Si
avvertono
gli
inizi
o
almeno
le
prove
,
i
tâtonnements
,
dicono
i
francesi
.
Più
che
nei
volumi
,
ne
troveremo
facilmente
le
tracce
nei
giornali
.
La
prosa
si
è
fatta
più
solida
,
più
forte
,
più
agile
:
si
è
liberata
così
dalla
riboboleria
,
dalla
vacuità
,
dalla
freddezza
dei
falsi
manzoniani
,
come
dall
'
arcaica
pretensiosità
degli
ultimi
cruscheggianti
.
La
critica
è
diventata
anch
'
essa
più
seria
,
più
sicura
,
onesta
,
e
alcuni
giovani
hanno
provato
di
saper
giudicare
d
'
un
libro
e
d
'
un
autore
senza
intemperanze
di
scuole
,
con
molta
o
almeno
discreta
conoscenza
della
nostra
letteratura
e
di
alcune
fra
le
straniere
,
con
maturità
di
coltura
ed
eleganza
di
stile
.
L
'
arte
non
si
divide
più
come
qualche
anno
fa
in
realista
e
in
idealista
,
ma
in
brutta
e
bella
,
in
vera
e
falsa
.
Per
arrivare
a
così
poco
,
è
bisognato
molto
cammino
.
Ma
nel
romanzo
,
nella
novella
e
sino
nella
lirica
,
si
sentono
ancora
,
e
più
di
prima
,
le
preoccupazioni
scolastiche
e
la
preponderanza
meccanica
.
I
romanzieri
e
i
novellieri
d
'
oggi
,
per
la
più
parte
,
si
propongono
troppo
d
'
essere
,
affermano
essi
,
naturalisti
;
in
realtà
,
invece
che
narratori
,
il
più
delle
volte
non
sono
che
descrittori
.
E
,
per
poter
più
largamente
liberarsi
a
questa
nuova
furia
del
descrivere
,
si
son
buttati
ai
campi
,
tra
i
monti
del
mezzogiorno
,
ed
hanno
riempite
di
carminio
e
di
cobalto
le
loro
pagine
.
Poi
,
a
rendere
con
maggiore
precisione
l
'
ambiente
,
hanno
cercato
anche
di
riprodurre
il
linguaggio
,
nella
povertà
del
periodo
e
sino
nella
frase
,
di
quella
gente
,
tanto
che
non
solo
i
personaggi
,
ma
l
'
autore
adoperano
stile
e
parole
della
Sicilia
o
della
Calabria
.
Ma
a
loro
è
seguìto
come
ai
pittori
di
paesi
.
Fanno
con
molta
precisione
il
cielo
,
le
macchie
,
i
torrenti
,
tutto
il
mondo
esteriore
che
avvolge
,
che
si
stende
sopra
,
che
sta
fermo
e
non
sente
:
l
'
uomo
no
.
E
poi
fanno
troppo
,
cioè
nel
disporre
le
tinte
,
negli
accarezzamenti
del
pennello
paiono
troppo
meccanici
e
sono
monotoni
.
Anche
la
descrizione
,
pertanto
,
così
sopraccarica
di
colori
riesce
fredda
.
E
in
questa
freddezza
generale
l
'
anima
umana
non
prorompe
mai
in
un
movimento
gagliardo
,
come
raggio
di
sole
che
scalda
;
quei
contadini
non
pensano
,
non
amano
,
non
vogliono
mai
nobilmente
,
non
sono
,
infine
,
per
i
nostri
novellatori
d
'
oggi
,
che
altrettanti
pezzi
di
descrizione
come
i
porci
,
gli
asini
rognosi
e
le
galline
nauseabonde
.
Il
paese
non
è
caldo
,
gli
uomini
non
hanno
passione
,
ai
romanzi
e
alle
novelle
manca
uno
degli
elementi
più
necessari
d
'
una
vera
opera
d
'
arte
.
Un
esempio
ci
spiegherà
meglio
.
Prima
delle
Novelle
rusticane
il
Verga
aveva
scritto
Nedda
.
Ma
questa
destò
entusiasmo
nel
pubblico
,
di
quelle
si
è
detto
che
sono
molto
studiate
,
molto
accuratamente
eseguite
,
ma
non
hanno
avuto
un
successo
sicuro
e
compiuto
.
La
ragione
ci
pare
evidentemente
questa
:
che
allora
l
'
autore
di
Eva
non
si
proponeva
di
svolgere
un
limitato
sistema
estetico
,
era
libero
interamente
nell
'
applicare
le
sue
rare
attitudini
d
'
artista
,
e
il
paesaggio
meridiano
serbava
l
'
intima
poesia
della
natura
,
e
la
povera
contadina
,
e
quell
'
innamorato
che
moriva
di
febbre
di
povertà
e
di
lavoro
facevano
vibrare
le
più
profonde
delle
commozioni
umane
;
lo
stile
ritraeva
con
felice
energia
lo
splendore
tormentoso
dell
'
ambiente
e
la
disperazione
rassegnata
,
ignara
,
di
quelle
vite
;
nel
bozzetto
siciliano
c
'
era
calore
d
'
affetto
e
potenza
d
'
arte
.
Nelle
Novelle
rusticane
no
,
o
almeno
molto
meno
.
L
'
autore
si
è
fissato
a
voler
rimanere
freddo
,
impassibile
discovritore
di
quel
suo
mondo
animale
,
e
il
divin
sole
d
'
Italia
nella
parte
dov
'
è
più
bello
non
illumina
,
e
non
fa
fermentare
quasi
mai
se
non
avanzi
di
concime
.
Il
lettore
,
in
quel
vuoto
di
passione
,
d
'
amore
,
d
'
intelligenza
,
non
si
scalda
,
si
affanna
,
si
scontenta
;
gli
pare
,
e
non
a
torto
,
che
gli
si
dia
avanti
un
'
arte
monca
.
Così
che
alcuni
lavori
di
questi
scrittori
apparsi
nell
'
annata
,
e
certamente
ricchi
di
egregie
qualità
,
come
l
'
Eredità
Ferramonti
,
non
hanno
trovato
nel
pubblico
un
'
accoglienza
festevole
.
Un
romanzo
solo
ha
ottenuto
,
come
si
dice
,
un
grande
successo
,
non
solo
nella
critica
,
ma
nei
molti
che
leggono
o
vorrebbero
leggere
:
Fantasia
di
Matilde
Serao
.
Ma
il
buon
successo
riconferma
le
ragioni
che
siamo
venuti
esponendo
.
Giacché
,
il
romanzo
della
signorina
Serao
è
il
più
fortunato
tradimento
alla
scuola
cui
vorrebbe
conferire
:
l
'
intenzione
naturalista
s
'
intravvede
alla
prima
pagina
e
certamente
ha
consigliato
la
scrittrice
nell
'
impastatura
dei
caratteri
divisi
in
grassi
ed
in
magri
,
in
malati
ed
in
sani
,
in
febbricitanti
ed
in
mangiatori
.
Ma
poi
,
la
natura
vera
dell
'
artista
ha
sopravvanzato
gli
intendimenti
estetici
dell
'
autrice
:
il
romanzo
si
è
svolto
in
un
duetto
d
'
amore
come
un
racconto
del
bel
tempo
antico
;
lo
stile
,
segnatamente
alle
due
prime
parti
,
è
diventato
caldo
,
colorito
,
appassionato
,
e
la
descrizione
spontanea
,
affettuosa
come
in
una
lirica
.
La
poesia
abbiam
detto
subisce
pur
essa
questi
difetti
del
romanzo
e
della
novella
:
è
troppo
esclusivamente
meccanica
.
C
'
è
esuberanza
di
colori
,
artificio
di
metro
,
ricchezza
di
aggettivo
;
la
descrizione
è
ricca
,
la
strofa
piena
di
musica
,
il
periodo
largo
e
studiato
;
insomma
c
'
è
tutta
la
parte
ornamentale
,
la
elevazione
lirica
non
c
'
è
.
Anche
a
lei
,
come
alla
novellistica
,
manca
l
'
alta
e
umana
passione
;
non
ha
,
tutt
'
al
più
,
che
l
'
istinto
.
Però
quella
turgidezza
d
'
epitetare
,
quello
sforzo
d
'
armonia
,
quel
grande
accavallamento
d
'
immagini
,
di
perifrasi
e
d
'
iperboli
,
messi
tutti
a
dipingere
,
a
colorire
e
a
miniare
,
ricordano
,
infine
,
i
pittori
della
decadenza
,
del
bizantinismo
e
del
barocco
.
E
in
realtà
,
nella
sua
smania
di
riprodurre
esattamente
con
lo
stile
l
'
idea
e
lo
stato
della
cosa
,
la
nostra
letteratura
novelliera
e
poetica
va
incontro
alla
peggiore
delle
accademie
;
al
Seicento
.
Riassumiamo
,
ora
,
per
quanto
è
possibile
:
durante
l
'
anno
che
finirà
domani
fra
molti
lavori
o
comuni
o
inferiori
,
sotto
come
a
una
prostrazione
e
a
una
stanchezza
generali
d
'
autori
e
di
pubblico
,
la
critica
negativa
ha
fatti
grandi
progressi
e
alcuno
anche
la
letteratura
attiva
e
spicciola
.
Ma
i
progressi
di
questa
son
tutti
nella
forma
esteriore
:
in
una
cognizione
a
volte
discreta
e
a
volte
anche
fortissima
della
lingua
.
Ma
non
così
è
seguìto
alla
letteratura
nella
sua
parte
intima
,
in
quello
che
è
il
contenuto
,
gli
ideali
e
i
propositi
degli
artisti
.
Dall
'
affettazione
manzoniana
si
va
precipitando
nell
'
affettazione
naturalista
un
pregiudizio
scolastico
importato
a
noi
,
e
malamente
,
dalla
Francia
dove
ormai
è
finito
;
dalla
rettorica
etica
siam
venuti
alla
rettorica
turgida
,
da
quella
della
santità
a
quella
dell
'
animalità
.
A
questi
nostri
scrittori
difetta
un
sincero
ed
elevato
senso
della
vita
,
un
concetto
uguale
dell
'
arte
loro
.
Ma
,
forse
,
l'84
incomincia
con
annunzi
consolatori
;
l
'
anno
che
sparisce
ha
preparato
all
'
altro
che
lo
seguirà
un
viatico
potente
d
'
esempi
e
di
eccitamenti
,
due
volumi
di
Giosuè
Carducci
.
A
noi
sembra
che
essi
debbano
sonare
come
le
trombe
mistiche
dellùa
bibbia
per
la
vallata
a
cui
è
discesa
la
giovane
letteratura
d
'
oggi
,
risonare
per
la
vallata
,
e
ricondurla
via
,
in
alto
,
in
vetta
al
monte
donde
nello
splendore
del
cielo
senza
nubi
si
mira
da
ogni
parte
serenamente
,
con
un
senso
di
tenerezza
e
d
'
amore
,
la
vita
umana
.
StampaPeriodica ,
Mi
perdoni
il
lettore
,
ma
provo
il
desiderio
,
irresistibile
,
di
parlare
d
'
un
caso
che
càpita
a
me
,
per
chiedere
,
e
,
può
avvenire
,
anche
per
dare
uno
schiarimento
.
Sono
otto
giorni
che
provo
questo
desiderio
e
che
esso
,
a
forza
di
acuirsi
nella
debolezza
del
corpo
percosso
da
questo
caldo
,
diventa
bisogno
assoluto
,
necessità
vera
.
Domenica
scorsa
,
aprendo
la
Domenica
letteraria
con
la
mano
timida
e
l
'
occhio
vergognoso
di
chi
sa
che
è
per
trovarsi
dentro
,
pubblicata
al
sole
,
parte
della
propria
vergogna
,
m
'
imbattei
in
un
periodo
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
che
incominciava
:
«
Ma
noi
espiamo
la
colpa
di
avere
scritto
in
un
'
epoca
d
'
infermità
e
vanità
un
libercolo
di
versi
inverecondi
.
»
Il
pronome
personale
al
numero
plurale
è
una
buona
,
ma
benigna
istituzione
,
che
comprende
entro
di
sé
,
oltre
che
molte
persone
,
molte
cose
:
dalla
mitria
lucente
,
tutta
sfaccettata
di
perle
milionarie
,
del
Sommo
pontefice
,
ai
grandi
e
immortali
principii
,
tutti
arroventati
di
sgrammaticature
furibonde
,
dello
scrittore
di
un
giornale
bisettimanale
:
il
pronome
personale
col
numero
plurale
è
provvidenza
sempre
pronta
,
che
apre
le
braccia
per
accogliere
la
gloria
,
la
vanità
,
l
'
ignoranza
,
e
,
qualche
volta
,
sino
la
rotta
compagine
d
'
un
'
associazione
di
malfattori
.
Ma
,
per
fortuna
,
nel
caso
presente
,
non
vi
è
luogo
a
sospetti
:
fra
le
sue
larghe
pieghe
,
quella
forma
prenominale
altera
e
condiscendente
,
non
avvolge
che
il
capo
roseo
e
ricciuto
del
buon
Gabriele
D
'
Annunzio
.
È
dunque
ragionevole
indagare
:
che
,
il
libro
di
versi
inverecondi
a
cui
il
giovinetto
allude
,
sia
quello
intitolato
Intermezzo
di
rime
?
Da
principio
molte
e
gravi
difficoltà
si
oppongono
a
questa
conclusione
.
Egli
afferma
d
'
avere
scritto
quel
libro
,
o
,
come
dice
lui
con
tenue
modestia
,
che
la
maestà
pronominale
dell
'
epistola
compensa
del
resto
assai
largamente
,
quel
libercolo
di
versi
in
un
'
epoca
di
infermità
e
di
vanità
.
Ora
,
quando
egli
stava
temprando
,
martellando
e
lumeggiando
le
strofe
dell
'
Intermezzo
,
io
vedeva
il
D
'
Annunzio
quasi
tutti
i
giorni
,
e
di
mattina
e
di
sera
.
Alla
mattina
lo
incontrava
,
per
lo
più
,
col
capo
chino
e
col
piede
steso
sopra
il
ponticello
di
un
lustrascarpe
,
poiché
i
suoi
stivaletti
avevano
d
'
uopo
di
una
abbondante
e
faticosa
pulitura
per
esser
liberati
dalla
molta
e
sottil
polvere
raccolta
in
una
lunga
e
gioconda
passeggiata
.
E
alla
sera
lo
ammirava
,
con
molta
estetica
di
movimenti
e
molta
allegra
attività
d
'
appetito
,
mangiare
un
pranzo
,
non
scarso
,
al
caffé
di
Roma
.
Passeggiava
,
mangiava
con
lieta
vigoria
;
dunque
non
doveva
essere
infermo
,
quando
stava
componendo
l
'
Intermezzo
.
E
,
neppure
,
per
quanto
facile
a
sospettare
dell
'
umana
natura
,
mi
parve
affetto
di
morbosa
vanità
;
discorreva
con
qualche
trepidazione
delle
odi
e
dei
sonetti
che
stava
facendo
;
si
accompagnava
con
molti
,
né
letterati
gloriosi
,
né
nobili
discendenti
dalle
crociate
;
sorrideva
amicamente
ad
Angiolino
,
il
ragazzo
di
Morteo
,
che
gli
dava
tè
e
caviale
,
e
,
per
disegnarsi
,
nelle
lettere
,
non
infrequenti
,
che
scriveva
a
quell
'
altro
Angiolino
,
ch
'
era
il
suo
editore
,
diceva
:
Io
.
Questo
per
l
'
autore
:
per
il
contenuto
del
libro
,
o
del
libercolo
,
si
può
facilmente
osservare
che
è
tutto
manifatturato
d
'
amore
,
e
proprio
di
quell
'
amore
che
è
esercizio
e
consolazione
esclusiva
delle
nature
forti
e
sane
.
Da
principio
dunque
,
e
stando
alla
lettera
delle
affermazioni
leggiadramente
ornate
di
numeri
,
d
'
esclamazioni
e
di
noi
,
mandate
dall
'
autore
al
pubblico
contro
il
suo
editore
,
che
si
trattasse
dell
'
Intermezzo
non
parrebbe
.
Ma
alle
volte
,
e
trattandosi
di
prosa
naturalista
,
si
conclude
,
meglio
che
procedendo
dalle
verità
storiche
,
e
dalle
consuetudini
logiche
,
tirando
a
indovinare
,
per
taluni
avvicinamenti
di
stile
,
di
ricordi
,
e
di
rivelazioni
sincrone
.
Però
,
nel
caso
attuale
,
l
'
incertezza
non
può
durare
a
lungo
:
il
libercolo
di
versi
inverecondi
è
propriamente
l
'
Intermezzo
di
rime
.
Ora
il
fatto
personale
non
ha
d
'
uopo
di
essere
né
spiegato
,
né
scusato
:
egli
nasce
spontaneo
dagli
avvenimenti
e
cresce
e
perdura
con
ragionevole
potenza
nell
'
animo
mio
.
Un
anno
fa
,
giusto
,
io
occupai
molte
colonne
,
seccai
molto
me
stesso
e
,
quel
che
è
peggio
,
i
lettori
della
Domenica
letteraria
,
per
dimostrare
,
non
che
i
versi
di
quel
libercolo
fossero
eccellenti
,
ma
che
non
erano
inverecondi
.
Faticai
a
lungo
,
contrastando
,
colla
risolutezza
della
persuasione
,
ad
uomini
dai
quali
sono
abituato
a
imparare
e
accogliere
affermazioni
e
giudizi
con
soddisfatta
condiscendenza
;
ma
fra
le
non
molte
ricompense
che
mi
procurò
quella
fatica
e
quell
'
audacia
di
ribellione
ci
fu
,
e
forse
in
cima
a
tutte
,
questa
:
che
il
D
'
Annunzio
me
ne
ringraziò
con
schietta
e
amichevole
effusione
.
Perché
,
infine
,
e
benché
mirassi
soltanto
a
difendere
la
libertà
dell
'
arte
,
avevo
ancora
difese
l
'
opere
e
le
intenzioni
del
giovinetto
scrittore
,
e
avevo
per
di
più
procurata
una
buona
réclame
a
'
suoi
versi
.
Un
anno
fa
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
mi
ringraziava
d
'
aver
creduto
umanamente
innocenti
i
suoi
versi
;
ora
,
che
ornai
nessuno
pensa
né
alla
nostra
lite
né
alle
sue
strofe
,
esce
fuori
lui
,
raggiante
nella
trionfale
austerità
del
pronome
personale
al
numero
plurale
,
ad
esclamare
:
Badate
,
l
'
Intermezzo
di
rime
è
un
libro
,
o
libercolo
,
inverecondo
!
Ecco
,
pertanto
,
che
segue
a
me
come
ad
un
avvocato
troppo
innamorato
della
causa
che
ha
preso
a
sostenere
.
Egli
,
nel
furore
d
'
avere
scoperta
una
grande
verità
e
una
giustizia
perseguitata
e
minacciata
,
perora
per
un
giorno
,
per
due
,
dipingendo
l
'
accusato
come
un
fior
di
galantuomo
,
incapace
di
qualsiasi
azione
malvagia
,
calunniato
da
nemici
,
afflitto
da
una
sorte
feroce
,
e
poi
,
quando
egli
ha
terminato
,
tutto
rosso
dalla
fatica
del
suo
classico
periodare
e
nell
'
orgoglio
d
'
aver
reso
un
importante
servizio
alla
verità
,
il
presidente
dà
la
parola
,
per
l
'
ultima
volta
,
all
'
accusato
,
ed
ecco
che
questi
esclama
:
Signori
della
Corte
,
signori
giurati
,
mandatemi
in
galera
,
sulla
forca
,
perché
questo
signore
,
che
ha
parlato
per
me
,
ha
mentito
,
ed
io
,
per
infermità
organica
,
in
un
momento
di
vanità
eccitata
,
ho
ucciso
,
ho
violato
,
ho
rubato
,
o
tutte
queste
cose
ho
fatto
in
una
sola
volta
.
Ma
Gabriele
D
'
Annunzio
non
è
un
malfattore
;
e
un
galantuomo
che
,
per
amore
felice
o
no
dell
'
arte
,
ha
ripetuto
ch
'
egli
non
è
un
porco
,
è
in
diritto
di
chiedergli
:
O
perché
tu
adesso
mi
dài
così
crudele
smentita
?
La
signora
Serao
,
che
è
stata
gentile
ed
eloquente
espositrice
del
Libro
delle
Vergini
al
pubblico
,
ha
,
forse
,
voluto
anche
dire
la
differenza
che
è
sopravvenuta
nell
'
ingegno
dello
scrittore
da
un
anno
in
poi
,
e
spiegare
,
quindi
,
le
ragioni
d
'
una
sostanziale
varietà
fra
il
libercolo
d
'
allora
e
l
'
opera
d
'
adesso
.
Ma
io
,
certo
per
difetto
d
'
intelligenza
a
penetrare
entro
le
più
ardue
teoriche
della
estetica
moderna
e
a
farmi
largo
fra
le
aiuole
fiorite
,
intrecciate
e
premurosamente
assiepate
,
della
lingua
colorita
che
è
di
moda
,
io
confesso
,
non
ci
ho
capito
né
molto
né
poco
.
La
virile
scrittrice
napolitana
afferma
che
ci
sono
due
D
'
Annunzio
,
interamente
diversi
e
contrari
:
l
'
uno
poeta
,
fino
all
'
Intermezzo
,
l
'
altro
prosatore
,
dal
Libro
delle
vergini
.
Ecco
,
intanto
,
il
primo
di
questi
due
Gabrieli
:
«
In
realtà
,
allora
,
egli
non
era
che
un
felice
contemplatore
della
natura
.
Nessun
poeta
ancora
,
come
lui
,
aveva
sentito
tanto
squisitamente
il
colore
,
nelle
sue
violenze
e
nelle
sue
delicatezze
,
nella
ricchezza
folle
e
nei
pallori
di
morte
;
le
sue
visioni
erano
così
lucide
,
così
nitide
,
così
sottilmente
acute
,
che
vibravano
nei
versi
come
luce
e
talvolta
facevano
male
.
Chi
ha
sentito
come
lui
,
i
forti
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
dei
pollini
profumati
,
gli
aromi
delle
erbe
molli
di
brina
,
l
'
odore
greve
del
pesce
,
l
'
odore
eccitante
del
catrame
?
La
fioritura
dei
rosolacci
fra
il
grano
,
gli
ondeggiamenti
voluttuosi
delle
alghe
in
fondo
al
mare
,
la
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
fluenti
acque
del
fiume
,
il
mistero
dell
'
amore
vegetale
e
animale
,
il
rampollare
possente
dell
'
albero
,
lo
schiudersi
delle
foglie
,
il
germoglio
notturno
nell
'
ombra
;
tutto
questo
il
suo
temperamento
poetico
sentiva
con
un
tremolìo
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
»
Questo
,
dunque
,
il
primo
D
'
Annunzio
quale
lo
presenta
la
intellettuale
signora
che
ha
scritto
la
Fantasia
;
cerchiamo
ora
d
'
indovinare
il
secondo
,
dalla
esposizione
,
che
ella
fa
in
seguito
,
del
contenuto
di
questo
nuovo
libro
,
intorno
alla
copertina
del
quale
si
è
levata
così
fiera
battaglia
.
Anzitutto
scrive
Matilde
Serao
il
volume
è
pieno
di
un
gentile
sentimento
mistico
,
tutto
giovanile
:
una
sfilata
di
processioni
bianche
nelle
campagne
dorate
dal
sole
,
un
rifulgere
di
calici
aurei
sulla
neve
invernale
,
un
canto
di
litanie
,
uno
scampanio
festante
,
una
benedizione
della
mèsse
,
una
preghiera
...
La
diversità
,
come
ci
è
così
presentata
,
appare
intera
in
questo
:
che
prima
,
quando
scriveva
versi
,
il
D
'
Annunzio
si
studiava
di
sentire
i
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
,
gli
aromi
della
brina
,
l
'
odore
del
pesce
e
del
catrame
,
cioè
era
un
poeta
a
base
l
'
olfato
:
adesso
,
che
scrive
in
prosa
,
sta
attento
a
veder
le
processioni
sfilare
bianche
nelle
campagne
dorate
,
a
rifulgere
i
calici
aurei
sulle
nevi
,
a
sentire
i
canti
delle
litanie
e
i
suoni
delle
campane
,
vale
a
dire
che
quale
prosatore
è
più
complesso
e
organico
,
tanto
da
essersi
formato
a
base
di
vista
e
di
udito
.
Ma
,
per
quale
ragione
estetica
e
morale
i
versi
del
D
'
Annunzio
d
'
un
anno
fa
erano
porci
,
e
le
sue
novelle
d
'
ora
sono
sante
?
Se
,
parlando
con
criteri
estetici
soltanto
,
la
cortese
scrittrice
avesse
detto
dell
'
Intermezzo
:
È
del
buon
Aleardi
;
se
di
questo
Libro
delle
Vergini
avesse
,
con
gli
stessi
criteri
esclusivi
,
giudicato
:
È
del
cattivo
Bartoli
avrei
provato
l
'
ambito
piacere
d
'
intenderla
subito
e
di
trovarmi
d
'
accordo
con
lei
.
Ma
lei
non
ha
consentito
il
suo
stile
a
queste
volgarità
della
critica
,
e
,
del
resto
,
io
non
ho
mai
voluto
discutere
della
forma
e
del
valore
poetico
del
D
'
Annunzio
,
e
non
mi
pare
,
neanche
,
che
questo
valore
,
logicamente
,
si
misuri
nel
modo
seguente
:
La
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
acque
fluenti
,
ecc
.
ecc
.
,
tutto
questo
il
suo
temperamento
sentiva
,
con
un
tremolio
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
A
proposito
dell
'
Intermezzo
feci
questione
per
la
libertà
dell
'
arte
nella
scelta
e
nella
rappresentazione
degli
affetti
umani
,
non
pensai
neppure
un
momento
a
'
suoi
nervi
e
al
tremolio
che
potesse
avere
alla
profondità
della
sensazione
.
Questa
comprovazione
nervosa
è
tutta
personale
della
signora
Serao
,
e
non
ha
a
vedere
,
almeno
dal
lato
estetico
,
colla
mia
ricerca
:
Perché
allora
,
Gabriele
,
fosse
,
come
adesso
egli
medesimo
confessa
,
un
porco
.
Osserviamo
invece
,
secondo
il
buon
costume
antico
,
se
v
'
è
diversità
fra
il
penultimo
e
l
'
ultimo
libro
del
giovinetto
abruzzese
,
per
quel
che
riguarda
la
scelta
e
il
modo
con
cui
ha
rappresentato
gli
affetti
umani
.
La
materia
del
Libro
delle
vergini
è
identicamente
la
stessa
che
nell
'
Intermezzo
di
rime
:
l
'
amore
.
Si
tratta
sempre
di
uomini
e
di
donne
che
desiderano
,
che
vogliono
e
che
si
abbracciano
;
sicché
non
resta
più
,
dunque
,
che
trovare
i
caratteri
dei
due
scrittori
,
a
cui
ha
accennato
la
signora
Serao
,
nella
forma
diversa
con
cui
hanno
rappresentato
l
'
amore
.
Riprodurrò
un
passo
,
una
descrizione
soltanto
giacché
,
anche
in
questo
secondo
volume
,
il
D
'
Annunzio
procede
costantemente
per
via
di
descrizioni
e
proprio
da
quella
prima
novella
che
la
signorina
Serao
ha
affermato
così
piena
di
misticismo
giovanile
.
Eccola
,
tale
e
quale
:
«
Poi
,
quando
Camilla
usciva
,
ella
si
agitava
per
tutte
le
stanze
,
moveva
le
sedie
,
morsicchiava
dei
fiori
,
beveva
d
'
un
fiato
de
'
grandi
bicchieri
d
'
acqua
,
si
guardava
nello
specchio
,
si
affacciava
alla
finestra
,
si
abbatteva
a
traverso
il
letto
,
sfogava
in
mille
modi
l
'
irrequietudine
,
l
'
esuberanza
della
vitalità
sessuale
.
Tutto
il
suo
corpo
,
nel
tardivo
fermento
della
verginità
,
si
era
arricchito
ed
espanso
;
era
come
una
di
quelle
sanguigne
fioriture
autunnali
che
la
pianta
esplode
al
sentirsi
da
un
'
ultima
corrente
di
forza
vegetativa
investir
le
radici
quasi
morte
nel
letargo
del
terreno
.
Tutti
i
pori
del
suo
corpo
esalavano
,
irradiavano
la
voluttà
mal
contenuta
;
in
tutti
i
suoi
gesti
,
in
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
in
tutti
i
suoi
minimi
moti
uno
spontaneo
fascino
afrodisiaco
,
una
procacità
involontaria
e
inconscia
si
esplicava
indipendentemente
dalla
presenza
di
un
uomo
.
Ella
era
tutta
sàtura
di
desìo
:
le
fibrille
giallognole
delle
sue
iridi
,
dilatandosi
,
sprizzavano
bagliori
;
il
labbro
inferiore
,
tormentato
dalle
morsicchiature
,
sporgeva
umido
e
più
vermiglio
;
pe
l
collo
salivano
le
trame
glauche
delle
vene
e
nei
movimenti
repentini
talora
certi
gruppi
di
nervi
guizzavano
.
«
La
sua
testa
non
era
bella
,
non
aveva
la
quadratura
vigorosa
,
lo
splendore
olivastro
di
certe
razze
d
'
Abruzzo
,
quelle
pure
linee
del
naso
e
del
mento
svolgentisi
grecamente
nella
latina
ampiezza
della
faccia
.
Ma
ella
,
inconsapevole
sotto
la
goffaggine
delle
vesti
grige
,
sotto
la
cascaggine
delle
pieghe
incomposte
,
celava
una
magnificenza
statuaria
di
torso
e
di
gambe
.
«
Erano
i
giorni
primi
di
giugno
:
sorgeva
l
'
estate
dalla
primavera
come
da
un
campo
di
erbe
un
aloe
.
Tra
il
mare
e
il
fiume
tutto
il
paese
di
Pescara
godeva
nella
ventilazione
salina
e
nel
refrigerio
fluviale
,
come
distendendo
le
braccia
verso
quei
naturali
confini
d
'
acqua
amara
e
d
'
acqua
dolce
.
Salivano
alla
stanza
di
Giuliana
allora
le
blandizie
della
temperie
;
insetti
lucidi
urtavano
ai
vetri
e
rimbalzavano
,
come
una
grandine
d
'
oro
.
«
Giuliana
,
se
era
sola
,
provava
un
bisogno
di
distendersi
,
di
gettare
lungi
le
vesti
,
di
giacere
,
e
di
raccogliere
su
la
pelle
quella
blandizia
ignota
che
fluttuava
nell
'
aria
.
«
Cominciava
lentamente
a
spogliarsi
,
con
una
pigrizia
di
gesti
molli
,
indugiando
con
le
dita
intorno
alle
allacciature
e
ai
fermagli
,
facendo
dei
piccoli
sforzi
svogliati
nel
cacciar
fuori
le
braccia
dalle
maniche
,
fermandosi
a
mezzo
e
abbandonando
in
dietro
la
testa
dai
capelli
crespi
e
corti
,
quella
sua
testa
di
efébo
.
Lentamente
,
sotto
l
'
amorosa
fatica
,
dalla
informità
delle
vesti
,
come
dalla
scoria
del
tempo
una
statua
diseppellita
,
il
corpo
ignudo
si
rivelava
.
Un
mucchio
di
lana
e
di
tela
vile
era
ai
piedi
della
pulzella
così
purificata
,
e
da
quel
mucchio
ella
come
da
un
piedistallo
sorgeva
nella
luce
coronandosi
con
le
braccia
,
mentre
al
contatto
dell
'
aria
una
vibrazione
a
pena
visibile
le
correva
i
contorni
,
il
fior
della
pelle
.
In
quell
'
attitudine
momentanea
tutte
le
linee
del
torso
si
distendevano
e
salivano
verso
il
capo
ricinto
;
si
appianava
la
leggera
onda
del
ventre
non
anche
deturpato
dalla
concezione
;
li
archi
delle
coste
si
designavano
.
Poi
,
se
un
insetto
entrava
nella
stanza
,
il
ronzìo
aliante
in
torno
ed
accennante
ad
attingere
la
nudità
,
il
ronzìo
sbigottiva
Giuliana
;
ed
era
allora
un
difendersi
dalla
puntura
mal
temuta
,
erano
movimenti
serpentini
,
scatti
di
muscoli
sotto
la
cute
,
paurosi
raggruppamenti
di
membra
,
falli
dei
malleoli
non
bene
forti
al
gioco
,
balzi
,
guizzi
,
tutti
quelli
sviluppi
improvvisi
di
agilità
e
quei
raggricchiamenti
di
pelle
provocati
in
una
donna
dal
ribrezzo
»
.
Anche
la
forma
della
rappresentazione
mi
sembra
identica
.
Ci
sono
anche
qui
le
stesse
frasi
e
gli
stessi
atteggiamenti
del
periodo
che
l
'
autore
dell
'
Intermezzo
ha
sempre
prediletti
:
ci
sono
i
pori
che
irradiano
voluttà
;
le
fibrille
gialle
delle
iridi
;
le
trame
glauche
delle
vene
;
la
ventilazione
salina
,
la
vegetazione
fluviale
;
gli
insetti
lucidi
,
la
blandizia
fluttuante
;
c
'
è
persino
l
'
onda
del
ventre
:
tutte
insomma
,
le
maniere
onde
uscivano
,
a
furia
di
martellamenti
sulle
lamine
brunite
,
rotondi
e
sonanti
i
versi
dell
'
Intermezzo
.
Perché
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
afferma
ora
che
quello
fu
un
libercolo
inverecondo
?
E
intendiamoci
:
a
questi
dubbi
e
a
queste
domande
io
vorrei
una
risposta
,
non
per
un
basso
compiacimento
della
letteratura
corrotta
e
stupidamente
lasciva
,
ma
per
affetto
dell
'
arte
,
e
un
più
umano
concetto
della
moralità
.
Perché
nessuna
forma
,
nessuna
manifestazione
della
bellezza
deve
essere
vietata
all
'
arte
;
perché
la
più
persistente
e
la
più
universale
delle
nostre
attività
,
nel
suo
logico
e
spontaneo
svolgimento
,
non
deve
essere
immorale
e
proibita
;
perché
,
infine
,
nel
romanzo
,
nella
lirica
,
come
nella
vita
,
come
nel
raccomandare
al
pubblico
o
all
'
editore
i
propri
libri
,
non
ci
vuol
essere
nessuna
ipocrisia
.
E
c
'
è
la
ipocrisia
dell
'
erotismo
,
come
quella
del
pudore
:
tutte
e
due
egualmente
incivili
.