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UN BUON ROMANZO ( LODI LUIGI , 1883 )
StampaPeriodica ,
Alcune settimane fa in questo giornale scrissi alcune righe benevole e cortesi di annunzio d ' un nuovo romanzo : La colpa di Bianca . Le scrissi perché il lavoro mi pareva degno di un po ' di lode spontanea e sincera , perché tra pagina e pagina credei d ' indovinare che l ' autore fosse un giovane , e un giovane che sarebbe andato col tempo molto avanti a parecchie delle nostre celebrità vecchie . Quando vidi composto quell ' articoletto breve e mal riuscito , mi sentii lieto come se avessi compiuta un ' opera buona ; poi il giorno dopo , naturalmente , non ci pensava più . Cercava fatti atroci e aneddoti ignorati per la cronaca varia di un giornale quotidiano , quando il gerente , che a quel giornale esercita ancora l ' ufficio di usciere , mi avvisò come chiedesse di me lo scrittore della Colpa di Bianca , il signor Chelli . Lo feci entrare nel salotto , solenne e molto noto in Italia , della redazione , un salotto a giallo svanito sotto gli sgorbi della matita e le ingiurie del tempo , coi divani ricoperti di tela bigia e in quel momento le tendine , molto fitte , abbassate . In quella oscurità tetra , il signor Chelli mi apparve più grande e severo , nell ' altezza quadrata della persona , colla barba folta , nera , tutto vestito di scuro . Non aveva nessuna posa : non diede a vedere un istante solo di essere persuaso che in presenza mia doveva mostrarsi con l ' amabilità strana e sgarbata di un tale che si crede un grande scrittore , e che è di tutti i sonettisti , bozzettisti , corrispondenti , rivistai , di tutti , infine , i miserabili che ci vengono intorno . Mi ringraziò coll ' effusione schietta , luminosa nella faccia ampia e pallida , di uno il quale sente che nell ' applaudire l ' opera sua non gli avete che resa giustizia , ma il quale vi è tuttavia riconoscente , perché il vostro applauso , qualunque esso sia , gli ha fatto bene , e perché poi non è facile sempre ottener giustizia in questo mondo . Mai una sola volta il signor Chelli , in quei venti minuti che stemmo insieme , cercò di fare effetto con un ' osservazione profonda , con un bel periodo o con una freddura lucidata a nuovo : rimase sempre quale era entrato , sereno , tranquillo , quasi fiero della sua goffaggine di uomo che lavora tutto il giorno , modesto pur nella sua coscienza sicura di poter scrivere qualche cos ' altro di più buono e più vero ancora . Gli chiesi : Che cosa fa lei , quando non fa dei romanzi ? L ' impiegato alla Regìa dei tabacchi : un ufficio molto faticoso . Ma non potrebbe fare appendici ed articoli ad un giornale ? C ' è un mio vecchio scrupolo che me lo vieta . Sono un impiegato del Governo e non mi sento così libero da scrivere in giornali , che , una volta o l ' altra , si possono trovare contro il Governo . È una sciocchezza , lo capisco , ma non saprei fare in modo diverso . E questa ricca miseria della lingua scritta , aulica e fredda , non mi consente di serbare al dialogo la sua spontaneità disprezzatrice dell ' aggettivo , e , purtroppo , anche della grammatica . Ma così accade a noi quando vogliam trascrivere un bel discorso che abbiamo sentito , c ' imbrogliamo nelle frasi e precipitiamo nelle eleganze dei pezzi scelti per antologia . Accompagnando alla porta un po ' di complimenti s ' aveva pur da fare il signor Chelli , andava pensando : È diverso dagli altri , più schietto , più forte , più solo : forse il suo libro sarà originale . Originale forse no , in tutto : ma il romanzo da lui pubblicato ora : L ' eredità Ferramonti , è molto diverso dagli altri che si stampano in Italia . Il libro , questa volta , e per caso forse molto fortunato e raro , è proprio riuscito come l ' autore : un po ' rude , un po ' disordinato e impacciato nella forma , non ancora , artisticamente , compiuto , ma più schietto , più forte degli altri . La maggior parte , anzi quasi tutti i nostri scrittori che seguitano a intitolarsi giovani , realisti e naturalisti , non fanno , in realtà , il romanzo moderno e della vita nostra , ma la novella elegante , leggermente scollacciata e tormentosamente inverniciata , cesellata e miniata della romanticheria francese degli anni gloriosi . I meglio arditi non arrivano neppure a Droz nella rappresentazione esatta della famiglia di borghesia ricca : essi rimangono ancora fissati nel loro ambiente convenzionale , indefinito , campato non si sa come , dove ci sono donne nevrotiche che fanno l ' amore diciamo così , pulitamente spasimando fra i denti arrotati strofe del Leopardi ed emistichi del De Musset ; dove i capisezioni e gli altri impiegati del Ministero parlano , come i personaggi di Paolo Ferrari , a sentenze profonde e pompierate antiche ; dove , disposte con ordine e preparate con nota sagacia , ci sono le scene delicate e le scene d ' effetto , il primo bacio e l ' adulterio ; dove tutte le donne sono divinamente , voluttuosamente belle , e tutti gli alberi odorano , e le stelle ammiccano , e i mobili scricchiolano , dove tutti , insomma , gli esseri e le cose più rispettabili e più taciturne mettono una parola per allungare la descrizione ; la descrizione , la più grossa noia cioè del romanzo naturalista francese che , passando in Italia , nella pretenziosità tarda dello stile , è diventata più scelleratamente insopportabile . Ma lo scrittore , in questi romanzi uscenti fra noi , colle sue vanità di periodi tondi , d ' aggettivi personanti , si mette sempre sulle spalle del narratore e gli calca giù il capo . A ogni pagina di questo romanzo - esperimento , vi trovate l ' ometto - autore fra i piedi , diritto innanzi a voi , coll ' indice alzato verso il cielo della sua gloria , che vi ammonisce strillando : State a sentire che descrizione ; ma ponete mente alla delicatezza del dialogo ; ma ammirate che eloquenza di lirico ! Il che infine significa questo : il romanzo adolescente nostro è composto con un processo puramente meccanico di molte parti diverse fra loro , preparate da lungo tempo , con istento , disorganiche e rettoriche , senza il senso coraggioso ed arduo della realtà nelle sue trivialità fredde , nella sua monotonia pallida , nelle ignoranze , negli agoismi , negli abbandoni rassegnati , nelle virtù inconscie , generose ed inutili . Concludendo : il romanzo fra noi non è ancora un quadro luminoso e potente ; è sempre il quadretto di genere leccato , sbiadente , consuetudinario . Il Chelli , com ' è lui nella selvatichezza piena di visioni di chi vive solo , non ha uno di questi vizi , diremo , di buona società , di queste volgarità che paiono eleganze . Egli rimane tutto serio , gagliardo , senza distrarsi mai , senza prolungarsi a sfogare le sue ambizioni ; per molto tempo senza disgustarsi della aridità cui si è condannato , senza entusiasmarsi di sé , e lasciarsi trascinare dalla lascivia degli effetti studiati ; rimane sempre nel suo soggetto duro , triste , senza benedizione di gentilezza che pure , da qualche anno , dal 70 in poi , dacché sono entrati i buzzarri a lavorare , a volere , a perseverare , acquista , per l ' incessante disfacimento d ' ogni giorno , come una solennità tragica : la borghesia romana . Non si può immaginare nelle altre città d ' Italia , a Milano , a Torino , a Genova dove arditamente domina e muta , a Napoli dove aumenta colla vigoria più della parola che dell ' ingegno , a Firenze dove par tiepida ancora del gran sole antico , quando tutto il popolo era cavaliere , e nasconde nella cortesia molle del linguaggio fiorito la scurità astuta dei propositi , non s ' immagina dalle altre parti della Penisola come sia stata e , in parte , rimanga ancora questa borghesia di Roma , che ha formato fino al 70 una gran clientela campante sopra i propri patroni , stanca e tuttavia grassa , corrotta inenarrabilmente nell ' intimità sua e tuttavia simulante e dissimulante perfettamente , con meravigliosa arte chiericale , ogni virtù ed ogni eccesso . Il Chelli ne ha dipinta una faccia , la frazione bottegaia , in questa Eredità Ferramonti , con precisione di particolari , con felicità d ' intuito e una serenità , una serenità superiore , inalterata , di espositore sano e tranquillo , che non lusinga il pubblico , non vuol trascinarlo e convincerlo , ma fargli toccare la verità . È il primo romanzo italiano dell ' ultima maniera , in cui l ' amore non sia tutto il fondamento , anzi in cui l ' amore non è se non un episodio senza importanza , che l ' autore non mette in gran luce , e davanti al quale lascia vedere una gran fretta di disimpacciarsene e tirar di lungo . E così doveva essere : perché a questa gente di bottega , abituata da ragazzi a raspare i soldi dagli angoli oscuri del magazzino e nelle saccocce rattoppate della nonna , cresciuta colla sola ambizione e il solo ideale del guadagno , a questa gente il gran dramma della vita è l ' acquisto d ' un capitale , il modo di lasciare il negozio o di poterne acquistare uno più vasto , più bello , più vasto e più bello di tutti gli altri . Ora il romanzo del Chelli si svolge interamente sopra questa base : ottenere in qualsiasi guisa i danari del padre Ferramonti , un vecchio dell ' Arte bianca divenuto quasi milionario da cascherino per aver avuti pochi scrupoli di commerciante e di marito , e che finisce , a settant ' anni , solo , maledetto e insidiato da tutti i suoi figli che egli aveva buttati nella via , poveri . L ' ambiente e l ' azione sono stati , pertanto , abilmente trovati dall ' autore . I personaggi che sono così logicamente posati sul vero , senza che l ' autore debba descriverli colle analisi lunghe ed odiose , colle parlate magniloquenti e tediose , sono lucidi , trasparenti , assolutamente organici ed umani . La moglie di Pippo Ferramonti , Irene figlia di negozianti in ferrarecce , è una figura di borghese , e segnatamente di borghese romana , che ha lo splendore resistente d ' un quadro del Murillo : è una perfezione di egoismo bottegaio nella candidezza sorridente d ' una beltà bionda . L ' autore , in due righe di ritratto , con una commozione pel soggetto che non ha più di poi , la chiama un fiore di modestia angelica , una bellezza di signorina . Ed è lei che riempie tutto il dramma , perché è la sola che abbia la potenza muscolare della sua avidità ; a poco a poco riunisce tutti i fratelli Ferramonti nella soggezione di lei , poi , a un tratto , presa di desiderio inaspettato , si butta nella braccia del cognato e consuma , in casa , l ' adulterio più abbietto . Ma ancora non si abbandona intera : fa delle restrizioni morali , comprime le eccitazioni della sua carne , misura con l ' avarizia feroce della sua razza anche le felicità concesse al suo amante : quando alla fine si dedica interamente al vecchio Ferramonti e lo possiede e crede di avere in mano i denaro tutti per sé , allora ha come un sussulto di trionfo , sente di aver compita come la propria liberazione e non ne vuoi più sapere d ' adulterio , d ' abbracciamenti , d ' amore , tutte cose sciocche per lei . Questa figura di donna così poco simpatica e sentimentale , ma così profondamente vera , è rappresentata dal Chelli con una parsimonia classica di colori , senza mai curarsi se sia idealmente bella o no , senza alcuna debolezza di ornamentazione , colla rapidità logica della narrazione , nella realtà misera dell ' ambiente . Ma questa secchezza , questo disprezzo dell ' accademia , questa tensione del Chelli , troppo spesso lasciano intravedere l ' angustia che tormenta lo scrittore : nella forma più assoluta gli manca il maneggio dello stile . Quando a quando una felice e calda intuizione d ' artista passa attraverso l ' aridità stecchita del racconto , ma non riesce a colorirsi nella frase , a distendersi nel periodo , rimane incompiuta , confusa , qualche volta anche del tutto mutata dall ' incapacità dello scrittore . Il quale , a metà del libro , ha sentito egli stesso la freddezza dell ' opera sua , tratta in una tinta smorta e monotona , ed ha voluto portarvi come uno spirito di vita nuova , rialzando il tono in cui parlano i personaggi : così ha semplicemente prodotta una dissonanza , l ' unica che sia nel volume e la più dispiacevole . Ma , fatta larga parte alla poca preparazione del Chelli in fatto di lingua , io credo che la colpa del poco sangue , della vita scarsa che si agita nella famiglia Ferramonti , non sia sua . Egli è che il romanzo sperimentale , così grave , così metodico , così esattamente emanante dalla commedia a tesi e dal dramma sociale , scompare , sfinito dopo pochi anni di vita , come quei bambini che consumano tutta la loro vigorìa nascente in una morbosa precocità intellettuale e muoiono anemici ed ebeti . Dal Jach siamo scesi all ' Evangeliste , dal Ventre de Paris siamo precipitati al Bonheur des dames , e il Nencioni lieto , poveretto , per la moralità ha cantato che si vendono meno copie della Nanà che l ' anno scorso . Benissimo : torniamo a leggere Balzac , Manzoni , Dumas , Dickens e perché no ? a quando a quando anche Paul de Kock .