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> autore_s:"LODI LUIGI"
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Mi perdoni il lettore , ma provo il desiderio , irresistibile , di parlare d ' un caso che càpita a me , per chiedere , e , può avvenire , anche per dare uno schiarimento . Sono otto giorni che provo questo desiderio e che esso , a forza di acuirsi nella debolezza del corpo percosso da questo caldo , diventa bisogno assoluto , necessità vera . Domenica scorsa , aprendo la Domenica letteraria con la mano timida e l ' occhio vergognoso di chi sa che è per trovarsi dentro , pubblicata al sole , parte della propria vergogna , m ' imbattei in un periodo di Gabriele D ' Annunzio , che incominciava : « Ma noi espiamo la colpa di avere scritto in un ' epoca d ' infermità e vanità un libercolo di versi inverecondi . » Il pronome personale al numero plurale è una buona , ma benigna istituzione , che comprende entro di sé , oltre che molte persone , molte cose : dalla mitria lucente , tutta sfaccettata di perle milionarie , del Sommo pontefice , ai grandi e immortali principii , tutti arroventati di sgrammaticature furibonde , dello scrittore di un giornale bisettimanale : il pronome personale col numero plurale è provvidenza sempre pronta , che apre le braccia per accogliere la gloria , la vanità , l ' ignoranza , e , qualche volta , sino la rotta compagine d ' un ' associazione di malfattori . Ma , per fortuna , nel caso presente , non vi è luogo a sospetti : fra le sue larghe pieghe , quella forma prenominale altera e condiscendente , non avvolge che il capo roseo e ricciuto del buon Gabriele D ' Annunzio . È dunque ragionevole indagare : che , il libro di versi inverecondi a cui il giovinetto allude , sia quello intitolato Intermezzo di rime ? Da principio molte e gravi difficoltà si oppongono a questa conclusione . Egli afferma d ' avere scritto quel libro , o , come dice lui con tenue modestia , che la maestà pronominale dell ' epistola compensa del resto assai largamente , quel libercolo di versi in un ' epoca di infermità e di vanità . Ora , quando egli stava temprando , martellando e lumeggiando le strofe dell ' Intermezzo , io vedeva il D ' Annunzio quasi tutti i giorni , e di mattina e di sera . Alla mattina lo incontrava , per lo più , col capo chino e col piede steso sopra il ponticello di un lustrascarpe , poiché i suoi stivaletti avevano d ' uopo di una abbondante e faticosa pulitura per esser liberati dalla molta e sottil polvere raccolta in una lunga e gioconda passeggiata . E alla sera lo ammirava , con molta estetica di movimenti e molta allegra attività d ' appetito , mangiare un pranzo , non scarso , al caffé di Roma . Passeggiava , mangiava con lieta vigoria ; dunque non doveva essere infermo , quando stava componendo l ' Intermezzo . E , neppure , per quanto facile a sospettare dell ' umana natura , mi parve affetto di morbosa vanità ; discorreva con qualche trepidazione delle odi e dei sonetti che stava facendo ; si accompagnava con molti , né letterati gloriosi , né nobili discendenti dalle crociate ; sorrideva amicamente ad Angiolino , il ragazzo di Morteo , che gli dava tè e caviale , e , per disegnarsi , nelle lettere , non infrequenti , che scriveva a quell ' altro Angiolino , ch ' era il suo editore , diceva : Io . Questo per l ' autore : per il contenuto del libro , o del libercolo , si può facilmente osservare che è tutto manifatturato d ' amore , e proprio di quell ' amore che è esercizio e consolazione esclusiva delle nature forti e sane . Da principio dunque , e stando alla lettera delle affermazioni leggiadramente ornate di numeri , d ' esclamazioni e di noi , mandate dall ' autore al pubblico contro il suo editore , che si trattasse dell ' Intermezzo non parrebbe . Ma alle volte , e trattandosi di prosa naturalista , si conclude , meglio che procedendo dalle verità storiche , e dalle consuetudini logiche , tirando a indovinare , per taluni avvicinamenti di stile , di ricordi , e di rivelazioni sincrone . Però , nel caso attuale , l ' incertezza non può durare a lungo : il libercolo di versi inverecondi è propriamente l ' Intermezzo di rime . Ora il fatto personale non ha d ' uopo di essere né spiegato , né scusato : egli nasce spontaneo dagli avvenimenti e cresce e perdura con ragionevole potenza nell ' animo mio . Un anno fa , giusto , io occupai molte colonne , seccai molto me stesso e , quel che è peggio , i lettori della Domenica letteraria , per dimostrare , non che i versi di quel libercolo fossero eccellenti , ma che non erano inverecondi . Faticai a lungo , contrastando , colla risolutezza della persuasione , ad uomini dai quali sono abituato a imparare e accogliere affermazioni e giudizi con soddisfatta condiscendenza ; ma fra le non molte ricompense che mi procurò quella fatica e quell ' audacia di ribellione ci fu , e forse in cima a tutte , questa : che il D ' Annunzio me ne ringraziò con schietta e amichevole effusione . Perché , infine , e benché mirassi soltanto a difendere la libertà dell ' arte , avevo ancora difese l ' opere e le intenzioni del giovinetto scrittore , e avevo per di più procurata una buona réclame a ' suoi versi . Un anno fa , dunque , il D ' Annunzio mi ringraziava d ' aver creduto umanamente innocenti i suoi versi ; ora , che ornai nessuno pensa né alla nostra lite né alle sue strofe , esce fuori lui , raggiante nella trionfale austerità del pronome personale al numero plurale , ad esclamare : Badate , l ' Intermezzo di rime è un libro , o libercolo , inverecondo ! Ecco , pertanto , che segue a me come ad un avvocato troppo innamorato della causa che ha preso a sostenere . Egli , nel furore d ' avere scoperta una grande verità e una giustizia perseguitata e minacciata , perora per un giorno , per due , dipingendo l ' accusato come un fior di galantuomo , incapace di qualsiasi azione malvagia , calunniato da nemici , afflitto da una sorte feroce , e poi , quando egli ha terminato , tutto rosso dalla fatica del suo classico periodare e nell ' orgoglio d ' aver reso un importante servizio alla verità , il presidente dà la parola , per l ' ultima volta , all ' accusato , ed ecco che questi esclama : Signori della Corte , signori giurati , mandatemi in galera , sulla forca , perché questo signore , che ha parlato per me , ha mentito , ed io , per infermità organica , in un momento di vanità eccitata , ho ucciso , ho violato , ho rubato , o tutte queste cose ho fatto in una sola volta . Ma Gabriele D ' Annunzio non è un malfattore ; e un galantuomo che , per amore felice o no dell ' arte , ha ripetuto ch ' egli non è un porco , è in diritto di chiedergli : O perché tu adesso mi dài così crudele smentita ? La signora Serao , che è stata gentile ed eloquente espositrice del Libro delle Vergini al pubblico , ha , forse , voluto anche dire la differenza che è sopravvenuta nell ' ingegno dello scrittore da un anno in poi , e spiegare , quindi , le ragioni d ' una sostanziale varietà fra il libercolo d ' allora e l ' opera d ' adesso . Ma io , certo per difetto d ' intelligenza a penetrare entro le più ardue teoriche della estetica moderna e a farmi largo fra le aiuole fiorite , intrecciate e premurosamente assiepate , della lingua colorita che è di moda , io confesso , non ci ho capito né molto né poco . La virile scrittrice napolitana afferma che ci sono due D ' Annunzio , interamente diversi e contrari : l ' uno poeta , fino all ' Intermezzo , l ' altro prosatore , dal Libro delle vergini . Ecco , intanto , il primo di questi due Gabrieli : « In realtà , allora , egli non era che un felice contemplatore della natura . Nessun poeta ancora , come lui , aveva sentito tanto squisitamente il colore , nelle sue violenze e nelle sue delicatezze , nella ricchezza folle e nei pallori di morte ; le sue visioni erano così lucide , così nitide , così sottilmente acute , che vibravano nei versi come luce e talvolta facevano male . Chi ha sentito come lui , i forti profumi salini , i profumi lievi dei pollini profumati , gli aromi delle erbe molli di brina , l ' odore greve del pesce , l ' odore eccitante del catrame ? La fioritura dei rosolacci fra il grano , gli ondeggiamenti voluttuosi delle alghe in fondo al mare , la tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle fluenti acque del fiume , il mistero dell ' amore vegetale e animale , il rampollare possente dell ' albero , lo schiudersi delle foglie , il germoglio notturno nell ' ombra ; tutto questo il suo temperamento poetico sentiva con un tremolìo vivo dei nervi alla profondità della sensazione . » Questo , dunque , il primo D ' Annunzio quale lo presenta la intellettuale signora che ha scritto la Fantasia ; cerchiamo ora d ' indovinare il secondo , dalla esposizione , che ella fa in seguito , del contenuto di questo nuovo libro , intorno alla copertina del quale si è levata così fiera battaglia . Anzitutto scrive Matilde Serao il volume è pieno di un gentile sentimento mistico , tutto giovanile : una sfilata di processioni bianche nelle campagne dorate dal sole , un rifulgere di calici aurei sulla neve invernale , un canto di litanie , uno scampanio festante , una benedizione della mèsse , una preghiera ... La diversità , come ci è così presentata , appare intera in questo : che prima , quando scriveva versi , il D ' Annunzio si studiava di sentire i profumi salini , i profumi lievi , gli aromi della brina , l ' odore del pesce e del catrame , cioè era un poeta a base l ' olfato : adesso , che scrive in prosa , sta attento a veder le processioni sfilare bianche nelle campagne dorate , a rifulgere i calici aurei sulle nevi , a sentire i canti delle litanie e i suoni delle campane , vale a dire che quale prosatore è più complesso e organico , tanto da essersi formato a base di vista e di udito . Ma , per quale ragione estetica e morale i versi del D ' Annunzio d ' un anno fa erano porci , e le sue novelle d ' ora sono sante ? Se , parlando con criteri estetici soltanto , la cortese scrittrice avesse detto dell ' Intermezzo : È del buon Aleardi ; se di questo Libro delle Vergini avesse , con gli stessi criteri esclusivi , giudicato : È del cattivo Bartoli avrei provato l ' ambito piacere d ' intenderla subito e di trovarmi d ' accordo con lei . Ma lei non ha consentito il suo stile a queste volgarità della critica , e , del resto , io non ho mai voluto discutere della forma e del valore poetico del D ' Annunzio , e non mi pare , neanche , che questo valore , logicamente , si misuri nel modo seguente : La tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle acque fluenti , ecc . ecc . , tutto questo il suo temperamento sentiva , con un tremolio vivo dei nervi alla profondità della sensazione . A proposito dell ' Intermezzo feci questione per la libertà dell ' arte nella scelta e nella rappresentazione degli affetti umani , non pensai neppure un momento a ' suoi nervi e al tremolio che potesse avere alla profondità della sensazione . Questa comprovazione nervosa è tutta personale della signora Serao , e non ha a vedere , almeno dal lato estetico , colla mia ricerca : Perché allora , Gabriele , fosse , come adesso egli medesimo confessa , un porco . Osserviamo invece , secondo il buon costume antico , se v ' è diversità fra il penultimo e l ' ultimo libro del giovinetto abruzzese , per quel che riguarda la scelta e il modo con cui ha rappresentato gli affetti umani . La materia del Libro delle vergini è identicamente la stessa che nell ' Intermezzo di rime : l ' amore . Si tratta sempre di uomini e di donne che desiderano , che vogliono e che si abbracciano ; sicché non resta più , dunque , che trovare i caratteri dei due scrittori , a cui ha accennato la signora Serao , nella forma diversa con cui hanno rappresentato l ' amore . Riprodurrò un passo , una descrizione soltanto giacché , anche in questo secondo volume , il D ' Annunzio procede costantemente per via di descrizioni e proprio da quella prima novella che la signorina Serao ha affermato così piena di misticismo giovanile . Eccola , tale e quale : « Poi , quando Camilla usciva , ella si agitava per tutte le stanze , moveva le sedie , morsicchiava dei fiori , beveva d ' un fiato de ' grandi bicchieri d ' acqua , si guardava nello specchio , si affacciava alla finestra , si abbatteva a traverso il letto , sfogava in mille modi l ' irrequietudine , l ' esuberanza della vitalità sessuale . Tutto il suo corpo , nel tardivo fermento della verginità , si era arricchito ed espanso ; era come una di quelle sanguigne fioriture autunnali che la pianta esplode al sentirsi da un ' ultima corrente di forza vegetativa investir le radici quasi morte nel letargo del terreno . Tutti i pori del suo corpo esalavano , irradiavano la voluttà mal contenuta ; in tutti i suoi gesti , in tutti i suoi atteggiamenti , in tutti i suoi minimi moti uno spontaneo fascino afrodisiaco , una procacità involontaria e inconscia si esplicava indipendentemente dalla presenza di un uomo . Ella era tutta sàtura di desìo : le fibrille giallognole delle sue iridi , dilatandosi , sprizzavano bagliori ; il labbro inferiore , tormentato dalle morsicchiature , sporgeva umido e più vermiglio ; pe ‘ l collo salivano le trame glauche delle vene e nei movimenti repentini talora certi gruppi di nervi guizzavano . « La sua testa non era bella , non aveva la quadratura vigorosa , lo splendore olivastro di certe razze d ' Abruzzo , quelle pure linee del naso e del mento svolgentisi grecamente nella latina ampiezza della faccia . Ma ella , inconsapevole sotto la goffaggine delle vesti grige , sotto la cascaggine delle pieghe incomposte , celava una magnificenza statuaria di torso e di gambe . « Erano i giorni primi di giugno : sorgeva l ' estate dalla primavera come da un campo di erbe un aloe . Tra il mare e il fiume tutto il paese di Pescara godeva nella ventilazione salina e nel refrigerio fluviale , come distendendo le braccia verso quei naturali confini d ' acqua amara e d ' acqua dolce . Salivano alla stanza di Giuliana allora le blandizie della temperie ; insetti lucidi urtavano ai vetri e rimbalzavano , come una grandine d ' oro . « Giuliana , se era sola , provava un bisogno di distendersi , di gettare lungi le vesti , di giacere , e di raccogliere su la pelle quella blandizia ignota che fluttuava nell ' aria . « Cominciava lentamente a spogliarsi , con una pigrizia di gesti molli , indugiando con le dita intorno alle allacciature e ai fermagli , facendo dei piccoli sforzi svogliati nel cacciar fuori le braccia dalle maniche , fermandosi a mezzo e abbandonando in dietro la testa dai capelli crespi e corti , quella sua testa di efébo . Lentamente , sotto l ' amorosa fatica , dalla informità delle vesti , come dalla scoria del tempo una statua diseppellita , il corpo ignudo si rivelava . Un mucchio di lana e di tela vile era ai piedi della pulzella così purificata , e da quel mucchio ella come da un piedistallo sorgeva nella luce coronandosi con le braccia , mentre al contatto dell ' aria una vibrazione a pena visibile le correva i contorni , il fior della pelle . In quell ' attitudine momentanea tutte le linee del torso si distendevano e salivano verso il capo ricinto ; si appianava la leggera onda del ventre non anche deturpato dalla concezione ; li archi delle coste si designavano . Poi , se un insetto entrava nella stanza , il ronzìo aliante in torno ed accennante ad attingere la nudità , il ronzìo sbigottiva Giuliana ; ed era allora un difendersi dalla puntura mal temuta , erano movimenti serpentini , scatti di muscoli sotto la cute , paurosi raggruppamenti di membra , falli dei malleoli non bene forti al gioco , balzi , guizzi , tutti quelli sviluppi improvvisi di agilità e quei raggricchiamenti di pelle provocati in una donna dal ribrezzo » . Anche la forma della rappresentazione mi sembra identica . Ci sono anche qui le stesse frasi e gli stessi atteggiamenti del periodo che l ' autore dell ' Intermezzo ha sempre prediletti : ci sono i pori che irradiano voluttà ; le fibrille gialle delle iridi ; le trame glauche delle vene ; la ventilazione salina , la vegetazione fluviale ; gli insetti lucidi , la blandizia fluttuante ; c ' è persino l ' onda del ventre : tutte insomma , le maniere onde uscivano , a furia di martellamenti sulle lamine brunite , rotondi e sonanti i versi dell ' Intermezzo . Perché , dunque , il D ' Annunzio afferma ora che quello fu un libercolo inverecondo ? E intendiamoci : a questi dubbi e a queste domande io vorrei una risposta , non per un basso compiacimento della letteratura corrotta e stupidamente lasciva , ma per affetto dell ' arte , e un più umano concetto della moralità . Perché nessuna forma , nessuna manifestazione della bellezza deve essere vietata all ' arte ; perché la più persistente e la più universale delle nostre attività , nel suo logico e spontaneo svolgimento , non deve essere immorale e proibita ; perché , infine , nel romanzo , nella lirica , come nella vita , come nel raccomandare al pubblico o all ' editore i propri libri , non ci vuol essere nessuna ipocrisia . E c ' è la ipocrisia dell ' erotismo , come quella del pudore : tutte e due egualmente incivili .