StampaPeriodica ,
Si
è
discusso
,
specie
in
questi
ultimi
tempi
,
se
i
reduci
di
guerra
come
tali
,
debbano
partecipare
direttamene
alla
vita
politica
del
paese
.
Logicamente
si
sarebbe
infatti
condotti
a
ritenere
che
la
funzione
politica
degli
individui
emani
dalla
loro
fisionomia
di
cittadini
soggetti
di
uno
stato
e
capaci
di
diritti
e
obbligati
all
'
osservanza
di
doveri
comuni
.
Nessun
particolare
privilegio
quindi
si
dovrebbe
ritenere
spettare
al
cittadino
di
uno
stato
dove
vige
la
coscrizione
obbligatoria
,
quando
egli
tale
suo
dovere
compia
anche
in
periodo
di
guerra
.
Ché
infatti
,
un
ragionamento
diverso
condurrebbe
,
sempre
in
via
teorica
,
ad
attribuire
ad
alcune
norme
regolatrici
delle
funzioni
statali
una
caratteristica
particolare
che
sarebbe
in
aperto
contrasto
alle
ragioni
di
necessità
e
di
opportunità
che
han
dato
origine
alla
fisionomia
ed
alla
struttura
sociale
degli
stati
moderni
.
Né
varrebbe
nemmeno
in
tal
senso
,
come
tesi
di
critica
,
l
'
asserzione
che
norme
comuni
possono
in
determinati
momenti
,
in
specifiche
occasioni
,
rivestire
un
carattere
di
eccezionale
gravità
sì
da
assurgere
a
fatti
di
superiore
importanza
da
quella
stabilita
dall
'
ordinario
corso
degli
avvenimenti
.
Al
fenomeno
del
combattentismo
divenuto
movimento
politico
si
dovrebbe
quindi
aprioristicamente
negare
la
possibilità
di
esistenza
.
Tesi
questa
sostenuta
negli
anni
scorsi
dai
socialisti
ed
ora
dai
fascisti
,
i
quali
d
'
altronde
però
sembrano
essersi
troppo
facilmente
dimenticati
di
aver
inizialmente
fondato
il
loro
programma
politico
appunto
su
un
diritto
dei
reduci
di
guerra
ad
avere
il
primato
nel
governo
dello
Stato
.
I
fascisti
anzi
erano
nel
1922
giunti
ad
una
forma
esagerata
di
quella
che
proclamavano
essere
la
loro
concezione
politica
,
coll
'
affermare
dovere
la
direzione
dei
pubblici
interessi
divenire
esclusivamente
monopolio
dei
cittadini
che
avevano
combattuto
.
Programma
questo
che
si
volle
avanzare
come
plausibile
giustificazione
alla
Marcia
su
Roma
ed
alla
conseguente
instaurazione
del
fascismo
al
potere
.
Ma
si
accorse
il
fascismo
,
e
perché
le
masse
dei
combattenti
aderivano
in
proporzione
assai
ridotta
al
nuovo
movimento
politico
e
perché
il
partito
era
dominato
da
interessi
e
da
uomini
assolutamente
in
contrasto
alle
possibili
realtà
di
una
completa
ed
esclusiva
rivalutazione
economica
e
sociale
degli
ex
combattenti
,
di
non
poter
assolutamente
svolgere
il
promesso
piano
di
azione
politica
;
e
così
quel
che
doveva
essere
il
governo
dei
reduci
di
guerra
,
finì
col
confondersi
colle
comuni
,
ma
pur
tanto
tradizionalmente
necessarie
e
proficue
formazioni
ministeriali
.
Non
è
nostra
intenzione
ora
esaminare
come
poi
il
fascismo
abbia
condotta
la
sua
opera
di
governo
;
noi
ci
curiamo
invece
di
dimostrare
:
primo
,
in
linea
generale
,
che
la
teorica
della
non
ammissibilità
di
una
specifica
attività
politica
dei
combattenti
risulta
in
pratica
norma
inopportuna
;
secondo
,
nei
riguardi
particolari
dell
'
attuale
situazione
,
come
i
reduci
di
guerra
possano
e
debbano
interessarsi
di
quanto
avviene
in
Italia
e
non
omettere
di
usare
della
propria
influenza
per
ripristinare
nella
loro
interezza
,
i
valori
morali
connessi
agli
insopprimibili
principii
di
rispetto
della
giustizia
e
della
libertà
.
Quando
all
'
inizio
di
questo
nostro
scritto
affermavamo
l
'
intolleranza
di
una
diretta
ingerenza
dei
combattenti
negli
affari
dello
Stato
,
noi
basavamo
il
nostro
giudizio
sull
'
esistenza
di
una
osservanza
generale
da
parte
di
tutti
i
cittadini
,
dei
doveri
imposti
dalle
leggi
.
Nel
caso
della
coscrizione
origine
questa
del
servizio
militare
,
della
possibilità
di
ulteriori
richiami
alle
armi
e
dell
'
uso
bellico
dei
cittadini
la
formazione
di
una
teoria
in
proposito
,
parte
necessariamente
dal
presupposto
che
tutti
gli
obbligati
adempiano
integralmente
alle
mansioni
che
possono
venir
loro
affidate
,
e
sopportino
lealmente
il
sacrificio
che
lo
Stato
a
loro
richiede
.
Se
così
avvenisse
ogni
cittadino
si
troverebbe
in
perfette
condizioni
di
eguaglianza
e
di
capacità
di
diritti
nei
confronti
del
cittadino
cui
la
patria
può
avere
imposto
oneri
più
gravi
in
considerazione
della
sua
efficienza
fisica
o
della
sua
età
.
Ma
viceversa
è
avvenuto
ed
avviene
che
la
percentuale
di
coloro
che
si
adattano
spontaneamente
alla
sorte
nazionale
non
è
così
alta
come
a
tuttaprima
si
potrebbe
credere
.
Non
occorre
che
noi
ricordiamo
il
fenomeno
dell
'
imboscamento
per
dimostrare
che
la
recente
guerra
non
è
stata
sopportata
egualmente
da
tutti
i
cittadini
nella
misura
che
le
leggi
dello
Stato
esigevano
.
Il
combattente
,
è
doloroso
rilevarlo
,
si
poteva
dividere
in
due
grandi
categorie
:
prima
quella
dei
paria
,
dei
soldati
,
cioè
provenienti
dalle
classi
più
misere
del
popolo
,
specie
dai
contadini
(
gli
operai
,
era
d
'
altronde
una
necessità
,
dovevano
rimanere
per
la
maggior
parte
al
loro
posto
nelle
officine
)
;
seconda
quella
formata
dalla
piccola
e
dalla
media
borghesia
,
dagli
impiegati
,
dai
professionisti
sbalzati
spesse
volte
,
questi
ultimi
,
da
un
ufficio
al
comando
di
reparti
in
posizioni
dove
si
giocavano
le
sorti
della
guerra
.
Di
contro
a
questi
veri
combattenti
vivacchiavano
poi
le
schiere
di
coloro
ch
'
erano
riusciti
con
mezzi
più
o
meno
leciti
,
a
trovarsi
una
nicchia
sicura
per
evitare
le
noie
e
nel
contempo
avere
la
soddisfazione
che
provenivano
dall
'
indossare
«
l
'
onorata
divisa
»
grigio
-
verde
.
Non
che
noi
vogliamo
affermare
che
tutti
i
soldati
si
sarebbero
dovuti
trovare
in
prima
linea
.
Le
esigenze
di
un
esercito
moderno
sono
tali
anzi
da
richiedere
maggior
impiego
di
uomini
nelle
retrovie
che
non
nei
reparti
a
diretto
contatto
col
nemico
;
solo
che
questa
assegnazione
di
incarichi
non
avveniva
sempre
in
base
ad
equi
elementi
di
distribuzione
;
onde
spesse
volte
il
giovane
rimaneva
al
sicuro
mentre
l
anziano
riempiva
il
posto
rimasto
vuoto
in
trincea
.
Il
combattente
pertanto
veniva
così
sovente
ad
assumere
l
'
aspetto
di
un
cireneo
,
ed
in
ogni
caso
poi
poteva
confrontare
la
sua
posizione
con
quella
di
coloro
che
per
occulte
ragioni
non
gli
erano
compagni
nel
sacrificio
.
Confronto
questo
che
ha
condotto
più
di
una
volta
il
fante
a
delle
considerazioni
certo
poco
lusinghiere
sulle
varie
gradazioni
del
sentimento
del
dovere
patriottico
.
Cause
e
motivi
quindi
per
i
quali
a
guerra
terminata
,
il
combattente
poté
con
diritto
ritenere
di
aver
soddisfatto
a
qualcosa
di
più
del
suo
dovere
non
in
considerazione
di
quello
ch
'
egli
aveva
fatto
,
ma
nella
osservazione
di
ciò
che
gli
altri
non
avevano
compiuto
.
È
evidente
pertanto
che
per
tal
somma
di
ragioni
,
il
reduce
dalla
guerra
possa
aver
nutrita
la
speranza
di
levare
la
sua
voce
non
come
un
qualsiasi
cittadino
ma
come
un
individuo
cui
competevano
particolari
,
se
pur
assai
modesti
,
privilegi
.
Ma
questa
aspirazione
del
combattente
ritornato
alla
vita
borghese
non
ebbe
modo
di
esplicarsi
negli
anni
dell
'
immediato
dopo
guerra
,
occupato
e
preoccupato
come
fu
il
reduce
di
ricostruire
le
posizioni
economiche
distrutte
nel
tempo
di
guerra
,
di
riassettare
precarie
situazioni
familiari
,
di
riprendere
la
pratica
nelle
professioni
.
A
ciò
si
aggiunga
la
confusione
creata
dalla
propaganda
dei
partiti
sovversivi
che
erroneamente
reputavano
di
poter
sfruttare
il
malcontento
,
prodotto
di
un
disagio
economico
,
a
vantaggio
di
utopistiche
concezioni
politiche
alle
quali
non
avrebbe
mai
potuto
adattarsi
,
d
'
altronde
,
la
mentalità
delle
popolazioni
latine
.
Solo
all
'
inizio
del
1922
,
quattro
anni
cioè
dopo
la
fine
della
guerra
ma
solo
due
dalla
completa
smobilitazione
,
il
periodo
burrascoso
si
poteva
dire
avviato
verso
una
reale
ma
pur
sempre
relativa
calma
.
Non
dobbiamo
ora
noi
rifare
la
storia
degli
avvenimenti
dal
1922
ad
oggi
.
Sta
di
fatto
però
che
ora
risorge
in
pieno
il
problema
del
combattentismo
.
E
non
risorge
così
a
caso
ma
determinato
da
ragioni
profonde
che
richiamano
la
considerazione
di
chiunque
voglia
onestamente
esaminare
l
'
odierna
situazione
politica
.
Parrà
strano
,
è
una
osservazione
che
si
prospetta
a
chi
sia
uso
considerare
le
cose
ed
i
fatti
superficialmente
,
che
proprio
oggi
risorga
la
questione
della
ingerenza
politica
dei
combattenti
quando
agli
affari
dello
Stato
è
preposto
un
governo
che
si
proclama
emanazione
diretta
dei
reduci
di
guerra
.
Ma
abbiamo
già
rilevata
l
'
infondatezza
di
una
simile
asserzione
.
Ora
aggiungeremo
poi
che
l
essere
al
governo
degli
individui
che
furono
combattenti
,
non
conduce
all
'
assioma
che
la
politica
svolta
sia
«
combattentistica
»
.
Oggi
ad
esempio
si
verifica
perfettamente
il
contrario
,
dimostrandosi
così
come
gli
attuali
reggitori
della
cosa
pubblica
ispirino
le
loro
azioni
al
programma
politico
del
loro
partito
,
non
praticando
le
considerazioni
che
possono
scaturire
dalla
particolare
mentalità
che
si
è
formata
in
coloro
che
hanno
conosciuta
la
guerra
e
ne
hanno
sofferte
tutte
le
conseguenze
.
Il
fenomeno
del
«
combattentismo
»
con
espresse
finalità
politiche
si
può
dire
appunto
che
si
concretizza
in
antitesi
alla
corrente
politica
oggi
dominante
nelle
supreme
gerarchie
dello
Stato
,
ed
è
precisamente
una
conseguenza
di
uno
stato
di
fatto
per
cui
i
combattenti
furono
condotti
a
dover
precisare
la
loro
particolare
posizione
,
le
loro
aspirazioni
di
fronte
al
paese
.
A
null
'
altro
mirò
infatti
lo
storico
congresso
di
Assisi
col
famoso
ordine
del
giorno
Viola
che
poi
all
'
on
.
Mussolini
non
piacque
.
I
combattenti
,
verso
i
quali
si
erano
andate
polarizzando
la
simpatia
e
la
speranza
della
parte
sana
del
popolo
italiano
,
vollero
con
quella
riunione
nella
terra
di
S
.
Francesco
ricordare
alla
nazione
che
la
guerra
non
poteva
essere
monopolio
di
alcun
partito
perché
sacrificio
di
tutti
gli
italiani
,
ed
ammonire
così
il
capo
dello
Stato
ed
il
capo
del
Governo
che
i
combattenti
come
tali
,
forti
del
loro
passato
di
devozione
patriottica
,
non
potevano
più
oltre
rimanere
indifferenti
al
perdurare
di
una
situazione
,
che
minacciava
quell
'
unità
civica
,
quell
'
eguaglianza
civile
,
universalmente
riconsacrate
dalla
guerra
.
A
tale
atteggiamento
assunto
dai
reduci
di
guerra
vien
mossa
,
lo
sappiamo
,
una
obiezione
:
«
o
perché
mai
i
combattenti
si
schierarono
nel
1924
contro
i
fascisti
mentre
non
si
preoccuparono
di
levare
la
loro
voce
negli
anni
pur
critici
dell
'
immediato
dopo
guerra
?
»
.
Osservazione
che
potrebbe
avere
anche
un
fondamento
se
non
esistesse
il
fatto
che
negli
anni
precedenti
il
1922
il
reduce
di
guerra
,
sotto
tale
sua
specifica
fisionomia
,
non
apparve
mai
nella
vita
politica
nazionale
.
I
cittadini
,
ch
'
erano
stati
soldati
nelle
trincee
,
dimenticarono
,
e
questo
sotto
un
certo
aspetto
fu
un
errore
,
la
solidarietà
contratta
nel
comune
sacrificio
,
e
ognuno
seguì
quella
particolare
tendenza
politica
che
dimostrava
di
poter
maggiormente
dare
assicurazioni
di
proteggere
le
impellenti
rivendicazioni
di
carattere
economico
.
Da
null
'
altra
causa
trasse
origine
la
poderosa
ripresa
del
socialismo
aiutata
indirettamente
dal
contegno
delle
classi
più
abbienti
che
non
compresero
o
capirono
troppo
tardi
la
profonda
evoluzione
morale
che
la
guerra
aveva
prodotto
nel
popolo
.
Oggi
giorno
il
combattentismo
risorge
come
movimento
particolare
ed
autonomo
per
la
ragione
che
i
reduci
di
guerra
non
si
sentono
di
farsi
mallevadori
delle
azioni
di
un
governo
o
di
un
partito
che
si
sono
proclamati
,
non
avendone
alcuna
reale
caratteristica
,
governo
e
partito
dei
combattenti
.
Ciò
è
necessario
per
delimitare
le
singole
responsabilità
nell
'
interno
del
paese
;
ciò
è
indispensabile
per
specificare
di
fronte
all
'
estero
il
vero
e
predominante
pensiero
dei
combattenti
.
Dal
che
appare
come
l
'
azione
politica
«
combattentistica
»
sia
frutto
particolare
di
una
specifica
situazione
,
risoluta
la
quale
il
combattentismo
,
come
oggi
è
inteso
,
non
avrà
più
ragioni
d
'
essere
.
Ché
noi
riteniamo
grave
errore
il
perpetuarsi
in
condizioni
normali
di
una
politica
combattentistica
che
diverrebbe
azione
di
pochi
valorizzata
da
una
denominazione
generica
di
base
vastissima
.
Rimarranno
sempre
però
i
combattenti
anche
nell
'
avvenire
,
una
poderosa
forza
di
riserva
morale
su
cui
il
paese
potrà
contare
nei
momenti
difficili
,
così
come
oggi
avviene
.
Ed
i
cittadini
che
furono
soldati
e
come
tali
seppero
difendere
attraverso
i
più
duri
sacrifici
la
libertà
della
patria
dal
pericolo
dell
'
affermarsi
della
prepotenza
straniera
,
non
si
dorranno
di
ripetere
la
loro
opera
quando
la
libertà
fosse
minacciata
entro
quei
confini
che
il
sangue
dei
soldati
ha
segnato
all
'
Italia
.
Mirabile
connubio
della
disciplina
militare
e
dello
spirito
di
civica
dignità
nel
supremo
sentimento
del
dovere
nazionale
.