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rubrica
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Almanacco
»
,
il
nuovo
volume
della
contessa
de
Noailles
:
L
'
honneur
de
souffrir
(
Bernard
Grasset
,
Paris
1927
)
è
forse
quello
che
nel
suo
genere
più
ha
fatto
le
spese
delle
conversazioni
e
delle
recensioni
,
negli
ultimi
mesi
,
in
Francia
.
S
'
è
mormorato
che
cotesto
breviario
di
un
'
anima
ferita
che
s
'
attarda
in
una
lunga
meditazione
sulla
tomba
dell
'
uomo
amato
,
sia
stato
ispirato
alla
poetessa
dalla
morte
di
Maurice
Barrès
;
ed
è
forse
vero
.
Comunque
,
a
noi
interessa
,
più
che
alzare
il
velo
dalla
vita
privata
della
celebre
scrittrice
francese
,
constatare
come
anche
nel
recente
volume
,
pur
in
mezzo
alle
ineguaglianze
e
agli
atteggiamenti
non
sempre
felici
che
da
varie
parti
le
sono
rimproverati
,
Anne
de
Noailles
abbia
confermato
ancora
una
volta
quel
suo
ricco
temperamento
fatto
di
cruccio
e
di
abbandono
,
di
éblouissements
e
di
irrequieti
ripiegamenti
interiori
,
al
quale
ella
deve
meritatamente
la
sua
fama
.
Nulla
perciò
di
assolutamente
nuovo
nelle
centotredici
brevissime
liriche
de
L
'
honneur
de
souffrir
,
se
non
forse
l
'
accrescersi
,
al
contatto
della
morte
vicina
,
del
vuoto
interiore
della
poetessa
e
del
sapore
di
cenere
che
la
vita
lascia
in
lei
ad
ogni
istante
.
Non
che
manchino
le
antiche
estasi
pagane
:
Dans
cette
infinité
,
dans
certe
plénitude
Qui
composent
le
corps
courageux
et
maudit
,
Malgré
les
maux
mortels
,
malgré
la
servitude
,
On
sent
toujours
latent
un
secret
paradis
...
Ma
sono
le
tregue
di
un
doloroso
ricordo
che
la
tortura
:
Vous
eûtes
le
sommeil
.
Moi
,
je
peine
et
je
tombe
,
Et
la
plus
morte
mort
est
d
'
avoir
survécu
...
[...]
Pureté
,
opulente
,
emblème
,
Tant
de
rêve
compose
un
lis
!
Je
n
'
aurais
jamais
cru
,
jadis
,
Que
l
'
on
était
si
peu
soi
-
méme
...
Così
da
tutto
il
libro
s
'
esprime
un
senso
di
vuoto
e
di
solitudine
,
rotto
soltanto
dalle
modulazioni
di
quell
'
amaro
marivaudage
interiore
nel
quale
la
signora
de
Noailles
sa
trovare
accenti
che
ricordano
,
senza
pastiches
,
il
secolo
d
'
oro
della
sua
letteratura
:
Hélas
!
t
'
ai
-
je
fait
de
la
peine
,
à
toi
qui
fus
si
simplement
Ma
loi
et
mon
contentement
?
Tu
semblais
plus
que
moi
durable
:
Un
vivant
n
'
est
pas
vénérable
.
La
tendresse
a
ses
jours
d
'
ennuis
.
Parfois
un
autre
oeil
nous
séduit
.
Nous
étions
mélangés
,
instables
,
Humainement
,
sans
rien
qui
nuit
.
Mais
sur
ton
incessante
nuit
Ma
vie
a
replié
ses
ailes
.
C
'
est
ta
mort
qui
me
rend
fidèle
.
E
talora
,
traendo
efficace
partito
persino
dall
'
aggettivazione
sbandata
che
è
la
propria
:
J
'
ai
,
ce
soir
,
entendu
les
appels
du
hautbois
.
C
'
est
un
chant
fier
,
aigu
,
amer
et
provocant
,
Il
surgit
du
Destin
,
assuré
,
triste
et
droit
,
Il
ne
dit
pas
pour
quoi
,
il
ne
dit
pas
pour
quand
...
Un
libro
vivo
,
dunque
,
per
quanto
rechi
,
se
è
possibile
inaspriti
,
i
vizi
propri
all
'
arte
della
de
Noailles
.
E
in
fatto
di
poesia
,
di
poesia
femminile
almeno
,
poco
altro
potremmo
citare
accanto
a
L
'
honneur
de
souffrir
.
Tuttavia
un
volume
meno
recente
(
apparso
senza
rumore
due
anni
or
sono
)
Dilection
di
Henriette
Hervé
(
Montagne
,
Paris
1925
)
merita
ricordo
qui
.
Anche
in
questo
diario
di
una
passione
inesaudita
,
presentato
al
pubblico
da
Georges
de
Portoriche
,
sono
qualità
degne
di
attenzione
,
per
quanto
la
Hervé
,
più
sobria
nel
segno
della
de
Noailles
,
non
si
dimostri
altrettanto
libera
da
impacci
letterari
e
da
amplificazioni
.
Ma
i
difetti
della
Hervé
non
sono
mai
vol
gari
,
e
sarebbe
facile
,
se
lo
spazio
lo
permettesse
,
indicare
al
lettore
tre
o
quattro
liriche
personali
,
nelle
quali
pare
sia
passato
un
poco
dello
spirito
di
Marceline
Desbordes
-
Valmore
:
Je
n
'
ai
parlé
d
'
amour
qu
'
à
l
'
appel
de
ta
voix
,
Je
n
'
ai
dit
ma
douleur
qu
'
afin
qu
'
il
t
'
en
souvienne
Et
ces
vers
sont
ton
oeuvre
encor
plus
que
la
mienne
!
Qu
'
ont
-
ils
besoin
de
dédicace
?
...
Il
sont
à
toi
...
Tra
i
romanzi
recenti
della
letteratura
femminile
francese
A
l
'
enseigne
du
Griffon
di
Camille
Marbo
(
Albin
Michel
,
Paris
)
merita
senza
dubbio
una
menzione
particolare
.
È
la
piccola
storia
d
'
amore
di
due
modernissime
jeunes
filles
en
fleurs
di
condizione
un
poco
diversa
:
d
'
antica
famiglia
borghese
l
'
una
,
Cécile
Brincourt
,
figlia
l
'
altra
,
Juliette
Colin
,
d
'
una
spostata
Patoche
,
stravagante
proprietaria
d
'
una
pensione
per
ragazze
americane
.
Accanto
al
mondo
mummificato
e
convenzionale
dei
Brincourt
e
a
quello
eteroclito
e
risonante
di
grammofoni
e
di
slang
di
Patoche
,
un
terzo
ambiente
è
descritto
,
nel
quale
si
svolge
la
giornata
delle
due
fanciulle
:
la
libreria
à
l
'
enseigne
du
Griffon
,
alla
quale
fanno
capo
un
gruppo
di
artisti
,
di
bas
-
bleus
e
il
letterato
e
vieux
marcheur
sentimentale
Robert
Feutrier
.
Non
si
può
riassumer
qui
l
'
intricata
rete
di
sottili
complicità
che
lega
le
due
fanciulle
a
Feutrier
in
un
bizzarro
idillio
a
tre
che
termina
col
matrimonio
di
Cécile
col
giovane
Frallois
Maitret
e
con
l
'
unione
abbastanza
irregolare
e
non
troppo
avventurata
di
Juliette
e
di
Feutrier
.
Le
azioni
e
le
reazioni
di
cotesto
pericoloso
gioco
d
'
amore
;
lo
schiudersi
alla
vita
delle
due
fanciulle
e
la
complessità
dei
loro
ingenui
e
pur
tortuosi
moti
sentimentali
;
e
più
ancora
i
quadri
staccati
della
loro
piccola
vita
quotidiana
,
borghese
,
ma
gonfia
di
oscure
promesse
e
di
desideri
;
tutto
ciò
è
reso
dalla
Marbo
con
abilità
poco
comune
,
se
anche
talora
con
qualche
trucco
ed
eccesso
di
disinvoltura
in
iscorci
e
passaggi
di
maggiore
difficoltà
.
Anche
Camille
Mayran
,
che
è
al
suo
terzo
romanzo
,
dimostra
con
Hiver
(
Grasset
)
qualità
che
in
un
futuro
non
troppo
lontano
le
permetteranno
di
darci
un
'
opera
pienamente
concreta
e
individuale
.
Intanto
Hiver
,
boreale
romanzo
di
vita
elementare
,
solenne
,
contiene
pagine
che
si
sollevano
molto
al
disopra
di
gran
parte
delle
prose
narrative
femminili
,
e
talora
anche
maschili
,
che
si
pubblicano
numerosissime
in
Francia
.
E
la
vita
del
fermier
alsaziano
Jacob
Vogler
e
del
suo
doppio
sventurato
matrimonio
,
se
non
si
salva
,
talora
,
dagli
espedienti
di
un
romanticismo
un
poco
convenzionale
,
è
inquadrata
in
una
cornice
di
descrizioni
naturali
che
rendono
efficacemente
il
transito
delle
stagioni
e
la
folta
-
sognante
atmosfera
dell
'
inverno
nordico
,
rotta
soltanto
dalla
voce
sotterranea
e
incrinata
della
dimoia
.
Aggiungiamo
,
per
il
pubblico
femminile
,
che
Hiver
,
in
confronto
degli
altri
di
cui
ci
stiamo
occupando
,
è
li
bro
di
uno
spirito
religioso
e
meditativo
,
e
che
la
sua
cristiana
ispirazione
lo
raccomanda
ad
ogni
sorta
di
lettori
.
Non
ha
pretese
di
questo
genere
l
'
amabile
romanziera
fantaisiste
Nicole
Stiébel
,
che
col
suo
Le
coeur
en
peine
(
Grasset
)
ci
dipinge
la
curiosa
avventura
di
due
sposi
giunti
al
matrimonio
in
assai
diverse
condizioni
spirituali
:
desiderosa
di
quiete
Denise
,
che
ha
passata
una
adolescenza
randagia
e
dolorosa
;
ossessionato
,
Jacques
,
da
un
crescente
desiderio
di
evasione
dopo
anni
di
vita
sedentaria
e
borghese
.
Il
contrasto
,
dopo
varie
vicende
,
è
sciolto
dalla
fuga
di
Jacques
che
abbandona
la
vita
coniugale
per
seguire
al
Messico
un
bizzarro
cacciatore
di
farfalle
...
La
Stiébel
,
già
favorevolmente
affermatasi
col
precedente
libro
Jacqueline
,
ou
le
paradis
deux
fois
perdu
,
dimostra
anche
nel
romanzetto
d
'
oggi
le
sue
qualità
di
scrittrice
decisa
a
non
lavorare
di
ricalco
:
chiederle
di
trarre
dallo
spunto
che
le
dette
argomento
al
Coeur
en
peine
,
qualcosa
di
più
di
uno
sviluppo
ingegnoso
(
e
l
'
opera
non
poteva
sollevarsi
se
non
a
questo
patto
)
,
sarebbe
pretendere
evidentemente
troppo
,
almeno
fino
ad
oggi
.
Preferisco
,
del
resto
,
quest
'
arte
ancora
secca
e
limitata
,
alle
macchinazioni
romanzesco
-
sentimentali
di
M.me
Jane
Catulle
Mendès
e
di
Christiane
Aimery
che
,
con
Ton
amour
n
'
est
pas
à
toi
(
Albin
Michel
)
e
Ceux
qui
se
taisent
(
Perrin
)
,
ci
hanno
dato
due
volumi
assai
leggibili
,
non
scevri
di
pretese
moralistiche
e
polemiche
,
ma
scarsi
d
'
arte
e
di
originalità
.
Si
potrebbero
fare
altri
nomi
.
Ma
forse
val
meglio
passare
a
un
ordine
di
libri
più
preziosamente
femmini
li
;
quale
,
per
esempio
,
l
'
ultimo
romanzo
della
principessa
Bibesco
,
Catherine
-
Paris
(
Grasset
)
,
vita
e
avventure
di
una
fanciulla
franco
-
rumena
di
nobile
lignaggio
,
ed
efficace
rappresentazione
di
ambienti
d
'
alto
bordo
,
con
lusso
di
«
esperienze
»
personali
,
indiscrezioni
di
coulisses
e
bizzarri
punti
di
vista
sulla
vistosa
commedia
umana
mondano
-
balcanico
-
europea
degli
ultimi
anni
.
Una
materia
notevolissima
,
insomma
,
di
per
sé
,
ma
che
attendeva
di
essere
vivificata
dall
'
arte
.
La
Bibesco
ha
invece
scarse
attitudini
alla
composizione
ed
è
scrittrice
ancora
opaca
,
senza
frizzo
.
Così
com
'
è
oggi
,
vale
per
la
curiosità
sempre
desta
ch
'
ella
dimostra
,
e
per
la
freddezza
sapiente
di
certe
sue
notazioni
psicologiche
.
Fra
i
libri
di
memorie
,
autobiografie
ecc
.
,
saltando
il
volume
di
una
autentica
gentildonna
,
la
contessa
d
'
Orsay
(
Francesca
Notarbartolo
di
Villarosa
)
:
Ce
que
je
peux
écrire
(
Paris
,
Excelsior
)
,
che
riassumeranno
,
in
altra
sede
,
gli
scrittori
di
storia
e
i
cronisti
del
costume
,
meritano
un
cenno
particolare
i
ricordi
di
una
grande
artista
che
ha
saputo
portare
il
«
numero
»
di
café
-
chantant
a
dignità
di
originale
e
talora
profonda
creazione
poetica
:
Yvette
Guilbert
.
Non
sono
tra
quelli
che
hanno
avuta
la
fortuna
di
ascoltare
la
Guilbert
,
se
non
nella
prosa
squisita
di
un
suo
ammiratore
italiano
,
Silvio
Benco
,
particolarmente
vocato
a
intenderne
l
'
arte
nata
sotto
la
stella
dell
'
impressionismo
francese
e
della
grande
letteratura
ottocentesca
;
ma
mi
riesce
facile
da
questa
Chanson
de
ma
vie
(
Grasset
)
che
contiene
le
memorie
della
Guilbert
e
le
testimonianze
recate
intorno
all
'
arte
sua
dai
maggiori
scrittori
francesi
,
trarre
gli
elementi
che
bastano
per
ricomporre
in
me
un
poco
del
fascino
di
questa
divette
,
che
ha
creato
un
brivido
veramente
degno
della
pittura
del
Degas
.
Libro
vivo
,
La
chanson
de
ma
vie
,
riboccante
di
episodi
,
e
meritevole
di
largo
successo
.
Possiamo
ricordargli
accanto
,
per
riunire
insieme
alla
meglio
alcuni
libri
che
senza
essere
romanzi
destano
un
interesse
non
minore
di
quello
di
troppi
romanzi
,
La
vie
amoureuse
de
la
Grande
Catherine
de
Russie
della
principessa
Lucien
Murat
(
Flammarion
,
collection
«
Leurs
amours
»
)
,
che
racconta
con
sveltezza
e
abilità
di
toccare
certi
argomenti
scabrosi
mantenendosi
in
fil
di
rasoio
,
senza
eccessi
,
la
vita
di
quel
«
Louis
XV
femme
»
che
richiedeva
una
ritrattista
ricca
di
intuito
e
di
verve
.
La
Murat
,
che
è
una
principessa
autentica
e
ha
passati
anni
nella
Russia
imperiale
,
ha
avuto
modo
di
metter
mano
su
documenti
finora
poco
o
punto
conosciuti
,
intorno
alla
vita
e
agli
incredibili
amori
della
celebre
sovrana
.
Dal
libro
della
recente
biografia
,
Caterina
emerge
in
tutta
la
sua
abiezione
,
non
solo
,
ma
in
tutta
la
sagace
abilità
di
amministratrice
e
di
conduttrice
di
uomini
che
le
fu
propria
.
La
Murat
ha
avuto
mano
felice
nel
difficile
compito
;
e
per
una
volta
tanto
si
può
ben
dare
ragione
al
prière
d
'
insérer
editoriale
che
afferma
:
«
Un
homme
n
'
eût
pas
osé
,
peut
-
être
,
se
pencher
d
'
aussi
près
sur
la
couche
d
'
une
Majesté
Impériale
...
»
.
Se
dall
'
amor
profano
le
nostre
lettrici
vogliono
salire
infine
,
com
'
è
giusto
,
all
'
amore
sacro
,
anche
costì
l
'
annata
letteraria
ci
permette
d
'
indicar
loro
qualche
cosa
;
e
meglio
d
'
ogni
altra
,
nella
collezione
«
Les
grands
coeurs
»
dell
'
editore
Flammarion
,
il
Saint
Pierre
di
una
scrittrice
di
ricco
ingegno
:
Colette
Yver
.
Un
san
Pietro
leggermente
romancé
,
forse
,
ma
senza
eccessi
,
anzi
con
parsimonia
di
effetti
e
con
un
gusto
sempre
vigile
e
un
dono
d
'
evocazione
assai
raro
.
La
vita
di
Simone
-
Pietra
offriva
certo
possibilità
(
e
insieme
difficoltà
)
notevoli
a
uno
scrittore
:
si
pensi
alla
tempra
di
Pietro
,
quale
ci
appare
dai
libri
sacri
,
di
uomo
quadrato
,
ben
saldo
al
suolo
,
apparentemente
chiuso
ad
ogni
annunzio
superiore
e
ad
ogni
preoccupazione
non
contingente
.
Come
saprà
la
luce
divina
fondere
cotesta
natura
rocciosa
?
E
quello
che
vedrà
presto
il
lettore
di
Saint
Pierre
;
perché
si
tratta
di
un
libro
che
merita
lettori
.
Ne
avrà
senza
dubbio
parecchi
un
volume
dedicato
a
un
formidabile
argomento
:
Sainte
Thérèse
di
Jeanne
Galzy
(
Rieder
)
ch
'
esce
troppo
tardi
per
poter
trovare
più
di
una
menzione
in
questa
rassegna
;
e
ne
avranno
più
d
'
uno
Quel
est
donc
cet
homme
?
di
M
.
Marnas
(
Perrin
)
nel
quale
la
vita
di
Cristo
è
rinarrata
con
pietà
di
credente
e
qualità
non
volgari
in
un
volume
divulgativo
stampato
con
ogni
cura
e
corredato
da
una
cartina
della
Palestina
;
e
Grandes
figures
de
l
'
Eglise
Contemporaine
(
Perrin
)
di
Claude
d
'
Habloville
,
diligenti
studi
intorno
ai
monsignori
Duchesne
,
Baudrillart
e
Ireland
.
L
'
editore
Perrin
ha
sempre
dato
,
in
questo
campo
,
opere
pregevoli
;
ciò
che
non
gli
impedisce
talora
di
variare
le
sue
pubblicazioni
con
argomenti
ben
diversi
:
e
forse
è
il
caso
di
rammentare
,
benché
il
libro
sia
del
1925
,
un
volume
Perrin
dedicato
a
un
tema
assai
meno
sacro
:
il
Gabriele
d
'
Annunzio
di
Jean
Dornis
,
omaggio
reso
al
nostro
poeta
da
una
sua
ammiratrice
francese
che
si
dimostra
ricca
,
se
non
sempre
di
acume
critico
,
di
un
fervore
e
di
una
generosità
intellettuale
poco
comuni
.
StampaPeriodica ,
In
questo
quarto
volume
della
collezione
«
Cultura
contemporanea
»
,
diretta
dal
Lazzeri
,
col
titolo
La
Sfinge
senza
Edipo
di
Miguel
de
Unamuno
(
Corbaccio
,
Milano
,
pp
.
230
)
,
Piero
Pillepich
dà
fuori
,
da
lui
raccolti
e
tradotti
,
alcuni
dei
più
notevoli
saggi
dell
'
Unamuno
,
ai
quali
ha
fatto
precedere
una
chiara
prefazione
di
Adriano
Tilgher
.
Lo
scrittore
basco
è
assai
noto
da
noi
,
per
il
Commento
al
Don
Chisciotte
e
per
il
Sentimento
tragico
della
vita
,
che
restano
le
sue
opere
fondamentali
.
Minor
fortuna
ebbero
nel
nostro
Paese
le
traduzioni
di
qualche
sua
prosa
di
romanzo
e
di
teatro
.
Non
fu
cattiva
idea
questa
,
di
radunare
insieme
alcune
delle
pagine
più
vive
dei
volumi
:
Ensayos
,
Mi
religiòn
,
Soliloquios
y
conversaciones
.
Il
libro
è
vivo
e
non
risulta
troppo
frammentario
:
c
'
è
dappertutto
il
pathos
caratteristico
dell
'
ex
-
professore
di
Salamanca
,
il
suo
amore
per
le
cause
perdute
,
la
sua
invocazione
al
Dio
pascaliano
accessibile
al
cuore
e
non
alla
ragione
.
«
La
mia
religione
»
afferma
egli
«
è
cercarla
verità
nella
vita
e
la
vita
nella
verità
,
anche
sapendo
che
non
debba
incontrarle
mai
finché
viva
.
La
mia
religione
è
lottare
instancabilmente
contro
il
mistero
;
la
mia
religione
è
lottare
con
Dio
dall
'
alba
alla
notte
.
Non
mi
persuade
affatto
la
scappatoia
dell
'
inconoscibile
né
quell
'
altra
del
"
di
qui
non
si
passa
"
.
Respingo
l
'
eterno
"
ignorabimus
"
.
E
in
ogni
caso
voglio
inerpicarmi
su
per
le
balze
dell
'
inaccessibile
»
(
p
.
39
)
.
È
in
sostanza
la
continuazione
della
sua
vecchia
polemica
contro
la
raison
raisonnante
,
contro
quel
«
due
più
due
,
quattro
»
,
che
un
originale
filosofo
russo
,
Leon
Chestov
,
ha
dichiarato
altrettanto
vero
quanto
«
mostruoso
»
.
In
Chestov
c
'
è
probabilmente
altra
sofferenza
e
profondità
di
scavo
che
non
nell
'
Unamuno
,
in
cui
ci
par
di
ravvisare
più
d
'
una
volta
l
'
amore
del
bel
gesto
.
Ma
una
grande
coerenza
in
questo
continuo
affacciarsi
all
'
irrazionale
,
e
un
vero
afflato
di
scrittore
e
di
polemista
,
non
vorremmo
di
certo
negare
al
filosofo
del
chisciottismo
.
Solitudine
,
Ibsen
e
Kierkegaard
sono
i
titoli
di
due
saggi
dei
più
riusciti
di
questo
volume
:
saranno
lette
con
vivo
interesse
le
pagine
che
I
'
U
.
dedica
all
'
influsso
del
pensiero
di
Soeren
Kierkegaard
su
quello
del
drammaturgo
norvegese
.
Lo
scritto
intitolato
Patria
e
militarismo
gioverà
a
far
luce
sull
'
atteggiamento
di
questo
scrittore
,
non
certo
antimilitarista
,
ma
nettamente
contrario
ad
una
casta
militare
concepita
come
un
Sant
'
Uffizio
e
un
'
Inquisizione
,
e
ad
ogni
forma
di
«
patriottismo
coatto
»
.
Passione
è
il
capitolo
che
conclude
il
volume
:
passione
per
la
vecchia
Spagna
del
passato
,
alogica
e
mistica
;
malinconia
per
la
Spagna
del
presente
.
Tristezza
che
non
è
,
tuttavia
,
senza
speranza
:
«
Ho
la
profonda
convinzione
che
la
vera
"
europeizzazione
"
della
Spagna
,
vale
a
dire
la
digestione
di
quella
parte
dello
spirito
europeo
che
può
divenir
spirito
nostro
,
non
avverrà
finché
noi
non
si
cerchi
d
'
imporci
nell
'
ordine
spirituale
dell
'
Europa
,
finché
non
ci
si
sforzi
di
far
inghiottire
all
'
Europa
quello
ch
'
è
nostro
,
ch
'
è
particolarmente
,
genuinamente
spagnolo
»
(
p
.
226
)
.
Unamuno
predica
qui
il
metodo
della
«
passione
»
,
dell
'
arbitrario
,
la
logica
del
cuore
,
ch
'
egli
chiama
«
cardiaca
»
.
StampaPeriodica ,
In
questo
nuovo
volume
di
Carlo
Linati
[
Storie
di
bestie
e
di
fantasmi
,
Treves
]
sono
raccolte
un
certo
numero
di
favole
,
divagazioni
,
studi
e
scherzi
che
gioveranno
a
mettere
cotesto
scrittore
aristocratico
e
schivo
a
contatto
di
un
pubblico
più
vasto
di
quello
che
gli
ha
concessa
finora
la
sua
attenzione
.
Abbiamo
parlato
di
studi
e
scherzi
in
un
senso
tutto
musicale
ed
intimo
,
e
non
già
riferendoci
all
'
apparente
levità
e
futilità
della
materia
,
che
appartiene
invece
a
quell
'
eterna
fonte
di
pretesti
poetici
che
ogni
artista
vero
va
in
sé
sempre
più
rivalutando
ad
ogni
passo
della
propria
esperienza
.
Come
a
qualche
altro
scrittore
nostro
,
e
dei
migliori
,
giungere
allo
scherzo
e
alla
leggerezza
non
fu
per
Linati
a
thing
of
no
importance
;
sì
un
premio
e
una
conquista
di
cui
non
potrà
comprendere
la
portata
chi
ignori
a
prezzo
di
quali
sacrifizi
si
sia
da
noi
fatta
strada
una
vena
di
poesia
memore
delle
sue
origini
e
pur
conscia
delle
esigenze
più
imperiose
del
presente
,
negli
scrittori
che
si
affacciarono
all
'
arte
sul
declinare
dell
'
ultima
nostra
trimurti
letteraria
che
vorremmo
chiamare
ufficiale
.
Il
Linati
,
lombardo
,
amante
del
Manzoni
e
della
sua
terra
,
non
fu
di
quelli
che
si
compiacquero
del
gesto
in
realtà
assai
significativo
di
rivolta
e
di
stanchezza
onde
parve
concluso
un
periodo
glorioso
della
nostra
vita
spirituale
:
il
grande
Ottocento
.
Egli
non
esclamò
«
lasciatemi
divertire
!
»
,
e
non
cantò
la
fontana
malata
.
Il
suo
compito
poté
sembrare
,
dapprima
,
più
didascalico
e
angusto
;
a
lui
furono
vietate
le
autentiche
consolazioni
dello
snob
.
La
sua
via
fu
diversa
:
dovette
egli
ricordarsi
della
propria
regione
natale
e
del
grande
corso
delle
stagioni
,
delle
opere
della
terra
e
dei
suoi
doni
;
dovette
rifarsi
agli
scrittori
della
sua
gente
,
dal
Manzoni
ad
oggi
,
ch
'
egli
ha
studiati
con
passione
di
figlio
;
dovette
,
infine
,
costruirsi
partendo
dai
suoi
presupposti
più
logici
e
umani
,
anziché
troncare
ogni
ormeggio
e
buttarsi
all
'
avventura
,
da
inquieto
cittadino
del
mondo
.
Se
in
ogni
signore
degno
del
nome
ha
da
esserci
un
poco
del
contadino
e
dell
'
uomo
comune
si
può
affermare
che
Linati
coltivò
con
qualche
compiacenza
questa
parte
di
se
stesso
;
ed
anche
quando
il
suo
estro
lo
trasse
sotto
altri
cieli
e
lo
fece
curioso
di
scrittori
d
'
altre
terre
,
la
sua
scelta
cadde
su
grandi
autori
du
terroir
:
gli
irlandesi
,
ch
'
egli
tradusse
.
Noi
non
rifaremo
le
tappe
delle
origini
e
dello
sviluppo
dell
'
arte
linatiana
;
un
contributo
a
tali
motivi
non
è
da
portarsi
dopo
le
numerose
pagine
critiche
che
altri
vi
ha
dedicato
.
Resta
fissata
la
figura
di
Linati
come
quella
di
un
originale
essayist
,
a
fondo
critico
,
della
sua
terra
ricordare
Sulle
orme
di
Renzo
e
le
Tre
Pievi
ed
anche
come
quella
di
un
cantore
di
idilli
di
un
naturalismo
temperato
e
sorvegliato
(
da
Duccio
da
Bontà
a
Narcissa
)
con
un
fondo
,
che
finora
non
ci
parve
messo
troppo
in
luce
dai
critici
,
di
chiusa
scontentezza
umana
.
Questo
secondo
aspetto
dell
'
arte
di
Linati
che
è
tuttora
in
svolgimento
,
ed
è
anche
il
suo
volto
meno
conosciuto
(
Sulle
orme
di
Renzo
rappresenta
ancora
il
maggior
successo
di
critica
del
nostro
scrittore
)
,
ci
rende
sempre
più
chiaro
quanto
poco
,
in
realtà
,
sia
passato
in
lui
dello
spirito
manzoniano
.
Linati
non
ha
in
sé
come
quasi
nessuno
di
noi
una
precisa
norma
,
una
legge
;
né
tanto
meno
gli
riesce
,
avveduto
com
'
è
,
di
contentarsi
di
una
formula
.
Il
suo
viaggio
che
si
attende
conferme
e
giustificazioni
dalla
realtà
esteriore
,
è
dunque
destinato
a
rimanere
un
vagabondaggio
.
Del
suo
combattimento
con
le
apparenze
lo
scrittore
lombardo
non
ha
mai
creduto
di
darci
documentazioni
spudorate
;
con
un
buon
gusto
che
certo
ha
da
parere
cosa
assai
recondita
a
quel
neo
-
mistico
,
dei
tanti
di
Ripafratta
,
versatissimo
in
letteratura
entomologica
,
il
quale
si
credette
poco
meno
che
spodestato
al
primo
apparire
di
questi
saggi
linatiani
.
Ed
a
questi
dovrà
bene
volgersi
il
nostro
discorso
.
Sarà
abbastanza
chiaro
,
da
quanto
precede
,
ciò
che
lo
«
Scherzo
»
rappresenta
in
un
temperamento
di
questa
fatta
;
delle
possibilità
e
dei
rischi
che
comporta
,
del
pari
allettevoli
.
Un
giudizio
vero
e
proprio
di
questo
momento
dell
'
attività
letteraria
di
Linati
sarà
possibile
solo
più
tardi
,
allora
che
il
nostro
autore
avrà
maggiormente
svolta
e
articolata
questa
sua
gamma
.
Ed
è
proprio
Linati
stesso
con
un
'
ultima
delicatissima
prosa
Foreste
sommerse
,
non
compresa
in
questo
libro
,
che
ci
rende
fiduciosi
di
suoi
nuovi
arricchimenti
e
sviluppi
.
Ma
anche
preso
in
sé
il
volume
d
'
oggi
contiene
pezzi
d
'
indiscutibile
bellezza
;
le
rare
qualità
di
scrittore
che
conoscevamo
in
Linati
,
si
son
fatte
più
aeree
,
leggiere
;
la
pagina
n
'
è
tutta
mossa
e
ventilata
,
le
parole
hanno
un
brivido
insolito
.
Certo
noi
non
abbiamo
scordati
alcuni
ritmi
di
Amori
,
né
il
mattino
di
vento
del
volume
Nuvole
e
paesi
;
e
non
vorremmo
affermare
che
questa
gentilezza
di
tocco
e
di
risonanze
sia
in
Linati
cosa
al
tutto
nuova
e
insospettata
.
Ma
è
certo
che
le
sue
preferenze
passate
andarono
a
quel
segno
mordente
d
'
acquafortista
,
che
oggi
troviamo
attenuato
senza
che
la
nota
precisione
dello
scrittore
vada
perduta
.
La
sua
musica
tende
a
farsi
più
interiore
,
il
suo
quadro
rifiuta
ormai
ogni
ornamento
inessenziale
.
L
'
airone
bianco
,
Una
buona
morte
,
La
giornata
dello
stagno
,
sono
,
per
citare
qualche
cosa
,
tre
risultati
dei
più
belli
;
né
restano
isolati
nel
volume
.
Ne
L
'
asta
di
Laocoonte
il
pittore
di
animali
fa
luogo
al
saggista
umoresco
che
sa
raggiungere
qui
effetti
non
meno
fortunati
.
Non
è
agevole
stralciare
qualche
pagina
;
ma
ecco
almeno
questo
sciamio
di
uccelli
,
delineato
in
poche
parole
:
D
'
un
tratto
l
'
Airone
bianco
s
'
alzò
a
volo
lanciando
lo
squillo
della
partenza
,
e
tutta
la
tribù
si
levò
dietro
lui
in
un
grande
strepito
d
'
ali
e
di
garriti
.
I
primi
a
raggiungerlo
furono
i
due
Cigni
selvatici
,
poi
il
Piviere
dorato
,
poi
la
Gallina
pratajola
e
le
quattro
Anitre
.
In
coda
a
questi
ottimati
seguì
il
popolo
minuto
:
tortore
,
fringuelli
,
tre
quaglie
,
una
lodola
e
un
tordo
bottaccio
.
Presto
lo
stormo
prese
quota
nel
cielo
infocato
di
quell
'
ultimo
lembo
di
terra
siciliana
e
si
slanciò
dritto
sul
mare
puntando
verso
le
marine
della
Libia
.
Addio
,
vecchia
Europa
!
Ma
il
brivido
non
è
passato
soltanto
nelle
parole
.
Si
potrebbe
mostrare
che
nella
Giornata
dello
stagno
c
'
è
assai
più
e
meglio
del
divertimento
di
un
gran
signore
delle
imagini
;
con
quelle
due
anime
umane
protese
a
qualcosa
di
inafferrabile
,
e
pure
poste
accanto
agli
idrofili
e
alle
arenicole
in
un
piano
di
vita
ch
'
è
,
pur
sotto
lo
splendore
delle
tinte
,
desolata
e
necessaria
.
E
l
'
apparizione
del
Cigno
diventa
allora
un
miraggio
che
non
si
scorda
facilmente
.
Leggete
ancora
nella
prosa
Una
buona
morte
,
la
fine
di
Crocione
,
personaggio
che
non
definiremo
per
non
far
mancare
la
curiosità
:
una
morte
esemplare
che
mette
termine
a
una
esistenza
condannata
;
una
sconsolata
tristezza
nell
'
ambito
di
poche
parole
.
Non
erano
finora
molto
frequenti
,
nell
'
arte
di
Linati
,
risonanze
di
questo
genere
:
qualche
timbro
nuovo
entra
,
dunque
,
nella
poesia
di
lui
,
o
riesce
almeno
a
manifestarsi
in
forme
più
chiare
.
S
'
è
voluto
,
per
questo
,
indugiare
su
tali
pagine
,
a
preferenza
d
'
altre
,
pur
felici
ma
non
altrettanto
significative
.
Ma
il
libro
si
legge
tutto
con
molto
diletto
;
ed
una
cosa
ne
risulta
ben
chiara
:
che
da
Linati
avremo
ancora
molto
da
imparare
,
perché
la
sua
bella
gioventù
non
passa
.
StampaPeriodica ,
Storiografo
della
filosofia
,
autore
di
monografie
erudite
,
scrittore
di
pedagogia
e
di
cultura
,
Santino
Caramella
non
è
da
presentarsi
ai
lettori
del
«
Lavoro
»
,
che
da
tempo
lo
seguono
,
benché
in
una
sua
attività
marginale
,
su
queste
colonne
.
Ho
tra
le
mani
l
'
ultimo
libro
di
lui
:
una
Storia
del
pensiero
estetico
e
del
gusto
letterario
in
Italia
(
Perrella
,
Genova
)
che
fu
redatta
ad
uso
dei
Licei
.
M
'
intendo
assai
poco
di
questioni
scolastiche
,
e
temo
di
ignorare
persino
la
più
parte
delle
riforme
Gentile
,
per
ciò
che
riguarda
i
«
programmi
»
delle
nostre
scuole
.
Ma
questa
m
'
era
venuta
all
'
orecchio
:
che
fosse
giunta
l
'
ora
di
spezzare
ai
discenti
il
pane
del
pensiero
estetico
.
Di
qui
il
bisogno
di
manuali
adatti
allo
scopo
,
precisi
nell
'
informazione
e
semplici
nelle
linee
,
tali
cioè
da
ridurre
a
qualche
ordine
ed
unità
i
molteplici
pensamenti
degli
estetici
d
'
ogni
tempo
,
non
tutti
facili
davvero
,
né
sorretti
da
molta
coerenza
.
Il
Caramella
dà
in
questa
sua
opera
l
'
abbozzo
di
quella
«
che
potrebbe
anche
diventare
,
col
tempo
,
una
nuova
storia
dell
'
estetica
»
;
una
storia
,
cioè
,
che
rispettando
il
robusto
scheletro
che
il
Croce
ci
ha
offerto
dello
svolgimento
di
questa
disciplina
,
tragga
il
maggior
profitto
dal
lavoro
monografico
dell
'
ultimo
ventennio
,
che
non
è
stato
piccolo
.
Non
è
questa
,
bisogna
confessarlo
,
un
'
agevole
materia
;
né
si
può
imaginare
quali
siano
per
essere
i
frutti
del
suo
insegnamento
nelle
scuole
secondarie
.
L
'
esperienza
sola
potrà
decidere
su
questo
punto
.
Ma
almeno
una
cosa
si
può
osservare
:
che
se
è
la
fantasia
un
poco
l
'
età
edenica
dell
'
intelletto
(
età
sempre
ritornante
,
e
non
già
da
concepirsi
quale
un
semplice
inizio
temporale
della
vita
dello
spirito
)
lo
studio
di
lei
,
delle
sue
leggi
,
e
di
quanto
si
è
pensato
nei
secoli
intorno
ai
suoi
modi
e
comportamenti
,
non
ci
pare
disciplina
da
giovani
.
Si
tratta
qui
di
un
concetto
che
,
a
non
esser
frainteso
,
richiede
assai
complesso
e
maturo
senso
interiore
.
S
'
è
fatto
chiaro
nell
'
ultimo
secolo
un
po
'
dovunque
,
ma
con
maggiore
coscienza
critica
in
Italia
,
un
criterio
rigorosamente
formale
e
filosofico
dell
'
arte
.
L
'
arte
è
intuizione
,
è
fantasia
di
qua
del
pensiero
logico
;
e
come
non
v
'
ha
intuizione
che
non
abbia
in
qualche
modo
provata
la
propria
forma
espressiva
,
l
'
espressione
è
linguaggio
(
vuoi
scritto
,
o
parlato
,
o
plastico
)
.
Nella
realtà
fondamentale
dell
'
espressione
che
brucia
in
sé
ogni
motivo
pratico
polemico
intellettuale
che
ne
resta
inseparabile
e
non
si
può
considerare
a
sé
quale
astratto
«
contenuto
»
,
si
risolve
oggi
ogni
problema
dell
'
arte
.
Il
consenso
che
accompagna
questa
concezione
,
che
ha
trovato
da
noi
il
più
forte
rappresentante
nel
Croce
,
è
assai
più
vivo
di
quanto
in
sede
teorica
potrebbe
essere
verificato
.
Le
divergenze
ideali
,
talora
importanti
,
dividono
gli
estetici
;
è
ormai
abitudine
quasi
generale
da
parte
dei
critici
di
opere
d
'
arte
e
di
letteratura
,
di
giudicare
in
base
a
un
'
intuizione
lirica
autonoma
e
individuale
del
fatto
artistico
.
Questa
concezione
,
si
può
affermarlo
con
tranquillità
,
domina
sempre
più
la
vita
intellettuale
del
mondo
moderno
;
ed
è
concezione
nettamente
idealistica
.
Battuto
da
più
parti
con
argomenti
più
buoni
e
men
buoni
,
l
'
idealismo
appare
appena
scalfito
nella
sua
estetica
.
Buon
segno
di
vita
totale
.
Codesta
nuova
intuizione
penetra
troppo
addentro
al
cuore
della
tumultuosa
vita
moderna
perché
noi
possiamo
crederne
prossima
la
fine
:
le
sue
apparenti
cadute
,
si
può
profetarlo
fin
d
'
ora
,
saranno
seguite
dalle
più
rapide
restaurazioni
.
Si
potrebbe
scrivere
tutto
un
capitolo
umoristico
sull
'
intuizione
,
quale
la
nuova
estetica
la
intende
:
via
di
mezzo
tra
il
furor
e
l
'
agudeza
,
moderato
invasamento
,
l
'
unico
possibile
nell
'
età
della
macchina
da
scrivere
.
O
metterne
in
rilievo
con
tutta
serietà
le
possibilità
di
penetrazione
nel
mondo
dell
'
alogico
.
Il
libro
del
Caramella
,
che
non
poteva
riuscire
più
chiaro
,
porta
gli
studenti
secondari
nel
fondo
di
questo
concetto
polisenso
.
Il
volume
,
che
presuppone
nel
lettore
una
parallela
conoscenza
della
nostra
storia
letteraria
,
s
'
inizia
con
una
nitida
esposizione
dei
cardini
dell
'
estetica
antica
.
Sul
dualismo
tra
forma
e
materia
,
la
concezione
platonica
dell
'
arte
imitatrice
(
mimesi
)
,
le
idee
della
Poetica
di
Aristotile
,
la
creazione
dei
«
generi
»
fissi
e
delle
leggi
sono
qui
pagine
brevi
ma
essenziali
.
Ne
resta
fissato
il
carattere
di
«
eteronomia
»
dell
'
estetica
antica
,
ossia
la
tendenza
a
porre
la
legge
dell
'
arte
fuori
dell
'
arte
stessa
.
Eteronomia
che
il
progredire
dell
'
estetica
si
sforza
via
via
di
eliminare
,
sostituendo
nuovi
termini
a
quelli
più
corrosi
dalla
critica
,
nei
limiti
di
un
problema
immutato
.
Vige
il
dualismo
più
rigoroso
:
l
'
arte
non
crea
,
ma
riproduce
un
immutabile
«
bello
di
natura
»
.
La
trattazione
si
amplia
,
com
'
è
giusto
,
al
capitolo
G.B.
Vico
e
l
'
idealismo
,
che
ha
pagine
sull
'
estetica
di
Kant
,
sul
romanticismo
e
l
'
idealismo
romantico
,
e
ai
successivi
che
chiudono
l
'
opera
:
L
'
estetica
del
romanticismo
italiano
(
periodo
del
Risorgimento
)
,
La
riforma
crociana
e
l
'
estetica
contemporanea
.
Ne
escono
ben
tratteggiati
:
il
romanticismo
italiano
,
la
teoria
e
l
'
opera
critica
del
De
Sanctis
,
gl
'
indirizzi
di
transizione
sullo
scorcio
dell
'
Ottocento
,
l
'
estetica
crociana
e
le
correnti
nuove
.
E
occorre
appena
ricordare
,
a
chi
conosca
l
'
autore
,
che
una
ricchissima
bibliografia
è
posta
alla
fine
d
'
ogni
capitolo
.
Bisogna
dar
lode
al
Caramella
,
idealista
,
di
non
aver
presentato
questo
complesso
svolgimento
storico
in
una
caricata
funzione
di
avviamento
al
lucidus
ordo
del
pensiero
nuovissimo
.
La
sua
mentalità
non
ha
nulla
di
dogmatico
,
e
nessun
serio
timore
poteva
nutrirsi
in
questo
senso
.
Né
egli
,
com
'
è
giusto
,
mostra
di
sopravalutare
gli
schemi
degli
estetici
in
rapporto
al
fondo
concreto
dell
'
arte
d
'
ogni
età
.
Quanto
robusto
ed
autonomo
fosse
in
passato
il
senso
creatore
degli
artisti
maggiori
egli
pone
bene
in
rilievo
al
di
fuori
,
e
al
di
sopra
,
delle
imperfette
sistemazioni
teoretiche
.
Il
passato
è
per
lui
sempre
risorgente
vita
,
e
non
già
pretesto
a
classificazioni
erudite
.
Ma
all
'
estetica
del
Croce
,
della
quale
addita
taluni
punti
dubbiosi
,
il
Caramella
tien
fede
,
pur
rendendosi
conto
che
parecchie
esigenze
delle
scuole
ormai
sorpassate
meritano
di
essere
saggiate
alla
luce
delle
nuove
tendenze
.
Bisogna
invogliarlo
di
por
mano
a
quella
maggiore
storia
dell
'
estetica
ch
'
egli
ha
tutte
le
qualità
per
compiere
felicemente
;
ed
essergli
grati
di
portare
al
pensiero
che
rappresenta
tuttora
la
nostra
migliore
ricchezza
,
in
tempi
di
turbamento
intellettuale
,
misticismi
-
danza
-
del
-
ventre
ed
altre
storture
,
l
'
ausilio
e
l
'
autorità
del
suo
nome
tanto
rispettato
.