StampaPeriodica ,
Si
torna
a
discutere
sulla
consistenza
per
non
dire
sulla
esistenza
della
lingua
italiana
!
Era
tempo
!
Da
qualche
anno
la
formidabile
questione
era
stata
lasciata
in
disparte
,
non
era
più
stata
dibattuta
.
Non
si
poteva
certo
confidare
che
la
pace
avesse
quetato
le
instancabili
ire
delle
fazioni
avverse
,
piuttosto
c
'
era
da
temere
in
qualche
cataclisma
,
quasi
era
più
credibile
che
la
lingua
italiana
fosse
davvero
per
iscomparire
.
Fortunatamente
ecco
che
ad
avvertirci
della
sua
prosperosa
vitalità
la
disputa
tanto
pratica
ed
opportuna
si
è
novamente
accesa
,
ed
oggi
si
incomincia
a
dissertare
con
una
freschezza
e
una
abbondanza
spontanea
di
argomentazioni
,
fra
l
'
attenta
meraviglia
degli
ascoltatori
,
come
se
non
se
ne
fosse
mai
trattato
,
come
se
si
fosse
proposto
il
più
inaudito
problema
sul
misterioso
avvenire
.
Ora
si
apre
un
bel
periodo
di
nudrite
discussioni
,
in
confronto
delle
quali
impallidirà
il
ricordo
delle
dense
orazioni
che
reciprocamente
si
lanciavano
quelli
eroici
dottori
della
scolastica
contrastanti
intorno
alla
gerarchia
degli
angeli
.
Nel
mondo
germoglia
bensì
qualche
cosa
di
nuovo
,
c
'
è
pur
qualche
novità
presso
di
noi
che
vorrebbe
richiedere
il
nostro
pensiero
e
la
nostra
opera
;
taluni
quesiti
anche
fastidiosi
cercano
di
occupare
la
nostra
perspicacia
,
ma
tutto
ciò
sta
per
passare
in
seconda
linea
,
un
'
ansia
ben
più
urgente
ci
scuote
senza
tregua
,
noi
dobbiamo
sapere
se
vi
è
o
no
una
lingua
italiana
,
e
se
vi
è
dobbiamo
sapere
che
cosa
è
e
come
sta
.
Mentre
l
'
Europa
si
dilaniava
con
guerre
atroci
e
non
si
sapeva
neanche
con
qualche
approssimazione
se
la
durata
della
propria
vita
avrebbe
toccato
il
domani
,
bisognava
a
qualunque
costo
,
assolutamente
,
acquistare
la
certezza
se
il
tale
ordine
di
cherubini
era
o
no
superiore
al
tale
altro
di
serafini
.
Oggi
in
cui
noi
ci
troviamo
in
uno
dei
supremi
momenti
della
storia
,
in
cui
stiamo
sulla
vetta
di
un
valico
millenario
di
civiltà
,
in
cui
sotto
altre
forme
sta
per
riapparire
,
mediante
le
macchine
,
una
condizione
straordinaria
di
vita
sociale
,
verificatasi
con
la
schiavitù
soltanto
una
volta
nel
lungo
cammino
umano
,
oggi
infine
in
cui
sta
per
deliberarsi
l
'
impero
del
mondo
noi
siamo
presi
da
una
irresistibile
urgenza
,
quella
di
accertarci
se
abbiamo
o
no
una
favella
,
se
quelle
che
ci
escono
di
bocca
sono
parole
di
un
idioma
o
rauchi
suoni
di
uno
strano
e
innominabile
gergo
.
Noi
dobbiamo
essere
ben
sicuri
del
fatto
nostro
,
della
nostra
situazione
e
delle
nostre
rendite
se
ci
è
dato
di
concederci
il
lusso
di
tali
esclusive
preoccupazioni
.
Ma
non
per
niente
Roma
,
che
è
stata
la
culla
della
più
interminabile
stirpe
di
verbosi
grammatici
,
che
vanta
accanto
al
Corpus
juris
,
la
mole
degli
scritti
grammaticali
su
cui
si
eleva
il
greve
edificio
di
Prisciano
,
non
per
niente
Roma
è
divenuta
,
se
non
il
centro
,
la
capitale
d
'
Italia
.
La
questione
sull
'
esistenza
della
lingua
italiana
oltre
che
la
questione
princeps
di
tutta
la
nostra
letteratura
,
è
stata
e
pare
che
continui
ad
essere
il
più
chiaro
sintomo
della
vitalità
del
nostro
idioma
la
manifestazione
più
caratteristica
della
nostra
attività
letteraria
.
Quasi
si
potrebbe
affermare
che
la
lingua
italiana
è
sorta
per
dar
luogo
alla
questione
sulla
sua
esistenza
,
questione
la
quale
ha
assunto
un
interesse
maggiore
del
suo
oggetto
,
talché
come
si
è
continuato
a
disputare
dell
'
esistenza
di
un
idioma
italico
quando
questo
c
'
era
,
se
ne
continuerà
ancora
a
discutere
quando
non
ci
sarà
più
.
Si
è
cominciato
a
porre
in
dubbio
che
la
lingua
italiana
esistesse
fino
da
quando
essa
trionfalmente
si
affermò
nella
vita
col
più
imperituro
monumento
,
col
massimo
capolavoro
mondiale
la
Divina
Commedia
,
e
colui
istesso
che
la
aveva
tratta
dal
gorgo
dell
'
anima
collettiva
e
la
aveva
di
un
tratto
spiegata
limpida
e
perfetta
e
di
universale
potenza
,
come
dopo
secoli
di
elaborazione
,
colui
istesso
che
la
aveva
in
un
sol
libro
inventata
completa
e
magnifica
,
fu
altresì
il
primo
a
iniziarne
la
discussione
.
Accanto
alla
Divina
Commedia
non
si
deve
dimenticare
il
De
vulgari
eloquentia
.
E
da
allora
il
dubbio
più
non
disparve
,
la
contesa
più
non
si
estinse
,
e
tanto
più
le
voci
si
levarono
alte
e
tanto
più
il
dibattito
fu
vivace
in
quanto
la
lingua
così
affermata
e
negata
dava
prova
più
luminosa
della
sua
vita
energica
e
feconda
.
Ad
ogni
generazione
letteraria
la
contesa
rinasce
,
ad
ogni
nuovo
scrittore
si
sente
il
bisogno
di
chiedere
se
la
lingua
che
viene
adoperata
è
o
no
italiana
.
Così
si
è
fatto
da
Dante
fino
a
Carducci
e
a
D
'
Annunzio
attraverso
il
Petrarca
,
l
'
Ariosto
,
il
Marino
,
l
'
Alfieri
,
il
Manzoni
,
così
si
fa
oggi
in
cui
,
mancando
una
qualche
nuova
grandiosa
affermazione
individuale
,
si
ha
nel
miglioramento
generale
dell
'
eloquio
una
attestazione
collettiva
di
italianità
.
Ben
si
può
ritenere
che
la
maggior
parte
delle
opere
scritte
in
italiano
trattano
se
l
'
italiano
esista
o
no
,
e
dopo
sette
secoli
di
duello
verbale
,
dopo
sette
secoli
di
parlatura
e
di
scrittura
italiane
,
la
questione
non
si
è
inoltrata
d
'
una
linea
verso
il
suo
risolvimento
,
siamo
ancora
come
al
primo
giorno
e
oggi
la
si
sta
ripresentando
tal
quale
.
Già
ne
abbiamo
avuto
il
preannuncio
in
due
lavori
differenti
per
indole
e
qualità
dei
rispettivi
autori
,
ma
concordi
nel
significato
.
Appartiene
il
primo
a
un
giovane
scrittore
,
un
narratore
arguto
,
uno
spirito
delicato
e
profondo
,
una
coscienza
retta
e
nitida
in
cui
le
cose
e
le
idee
si
rispecchiano
con
intatta
purezza
,
Alfredo
Panzini
,
ed
è
il
Dizionario
moderno
;
appartiene
il
secondo
a
uno
scrittore
non
più
giovane
,
un
espositore
facile
e
schietto
,
un
rappresentatore
abile
ed
evidentissimo
,
Edmondo
De
Amicis
,
ed
è
l
'
Idioma
gentile
.
Il
Panzini
premette
al
suo
Dizionario
ciò
che
il
De
Amicis
svolge
nel
suo
Idioma
,
l
'
uno
sfiora
in
poche
righe
ciò
che
l
'
altro
studia
in
un
capitolo
,
ambedue
rimettono
in
discussione
i
capi
saldi
della
lingua
,
i
punti
più
notevoli
intorno
a
cui
anche
in
passato
si
era
aggirata
la
famosa
controversia
:
opposizione
della
lingua
ai
dialetti
-
sua
attitudine
alla
rappresentazione
della
vita
-
lingua
scritta
e
lingua
parlata
-
intromissione
di
parole
nuove
straniere
-
stato
presente
della
lingua
-
sua
attitudine
ad
evolversi
.
Ambedue
ricercano
ciò
che
si
può
dire
e
non
si
può
dire
,
e
perché
si
può
o
non
si
può
,
ambedue
riprendono
gli
eleganti
dibattimenti
dei
puristi
,
ambedue
s
'
intrattengono
sull
'
uso
e
sul
non
uso
,
sulla
sanzione
popolare
e
sulla
lingua
preziosa
,
ambedue
cercano
di
difendere
e
di
celebrare
e
persino
di
far
conoscere
la
vera
lingua
italiana
,
la
bella
lingua
della
patria
,
come
se
già
presentissero
gli
attacchi
degli
avversari
.
Da
qui
al
ristabilirsi
della
disputa
in
tutta
la
sua
pienezza
non
vi
è
che
un
passo
.
E
il
passo
si
compirà
.
Come
già
vi
è
chi
asserisce
che
non
esiste
una
letteratura
nazionale
,
come
testé
tra
l
'
Ojetti
e
il
Bracco
si
è
discusso
intorno
all
'
esistenza
di
un
teatro
nazionale
,
domani
nelle
ricerche
e
nelle
critiche
che
si
faranno
circa
i
due
libri
sopranominati
si
dirà
dagli
uni
che
noi
non
abbiamo
una
lingua
nazionale
e
dagli
altri
che
non
l
'
abbiamo
mai
avuta
più
di
adesso
splendida
e
sonora
.
Io
stesso
,
che
pur
mi
domando
quasi
irosamente
,
che
cosa
sia
infine
questa
serie
di
parole
che
ci
esce
dalla
bocca
e
dalla
penna
e
che
non
si
può
ragionevolmente
attribuire
al
turco
,
al
cinese
,
all
'
ottentotto
,
io
stesso
,
malgrado
le
mie
intenzioni
in
contrario
,
sono
portato
invincibilmente
a
discutere
su
questo
rompicapo
,
a
aprire
anzi
il
fuoco
della
discussione
.
Ma
io
non
voglio
imporre
alcun
apprezzamento
decisivo
né
infliggere
alcuna
esumazione
storica
di
precedenti
.
Io
mi
limiterò
a
una
osservazione
particolare
che
è
di
solito
trascurata
.
Si
è
già
in
passato
accennato
alla
perniciosa
antitesi
verificantesi
presso
di
noi
tra
lingua
scritta
e
lingua
parlata
in
causa
dei
dialetti
,
del
poco
onore
in
cui
è
tenuto
un
bel
parlare
e
della
tendenza
delle
classi
signorili
a
usare
una
lingua
straniera
.
Ma
di
questa
antitesi
che
è
il
fondamento
e
il
movente
di
tutta
la
questione
non
è
stata
calcolata
tutta
la
portata
.
Manca
a
noi
e
in
genere
a
tutti
i
popoli
moderni
la
serenità
contemplativa
dei
Greci
antichi
in
cospetto
e
sotto
le
spire
delle
passioni
,
manca
a
noi
il
dominio
estetico
delle
passioni
e
perciò
ci
manca
la
grande
arte
tragica
,
la
quale
consiste
essenzialmente
nella
rappresentazione
estetica
e
quindi
impassibile
del
più
veemente
furore
.
Era
proprio
il
gesto
più
delirante
,
l
'
agonia
convulsa
del
guerriero
ferito
,
lo
schianto
della
madre
orbata
del
figlio
,
che
il
Greco
voleva
vedere
espresso
nell
'
atteggiamento
più
nobile
e
armonioso
;
era
l
'
impeto
delle
più
terribili
furie
del
sentimento
che
il
Greco
voleva
ascoltare
rivelato
nel
discorso
più
illustre
e
perfetto
,
col
massimo
decoro
verbale
.
La
lingua
artistica
,
la
lingua
letteraria
era
per
il
Greco
dei
tempi
di
Sofocle
la
lingua
più
fervida
di
vita
,
la
lingua
della
passione
.
Per
noi
è
l
'
opposto
;
il
linguaggio
letterario
ci
disturba
e
ci
contraria
nella
espressione
della
passione
;
nei
momenti
tragici
quanto
più
il
discorso
è
incoerente
e
rozzo
e
la
parola
si
riadduce
all
'
urlo
primordiale
tanto
più
ci
piacciono
.
Da
qui
l
'
opposizione
fra
lingua
scritta
e
parlata
,
poiché
gli
scrittori
anche
nelle
scene
di
passione
serbano
una
certa
dignità
di
linguaggio
a
cui
nella
azione
diretta
l
'
uomo
rinuncia
e
da
cui
repugna
.
Ma
altrove
,
in
Inghilterra
e
in
Francia
,
tale
opposizione
è
meno
sentita
per
l
'
identità
fondamentale
delle
due
forme
di
espressione
letteraria
e
parlata
,
di
cui
l
'
una
è
soltanto
più
raffinata
dell
'
altra
;
presso
di
noi
invece
diventa
antitesi
irrimediabile
,
diventa
differenza
irreducibile
,
poiché
le
due
forme
di
espressione
si
traducono
in
due
lingue
differenti
:
lingua
scritta
o
italiano
,
lingua
parlata
o
dialetto
.
L
'
inglese
e
il
francese
per
quanto
avverta
che
la
scena
di
passione
ascoltata
in
teatro
o
letta
in
un
romanzo
ha
una
struttura
verbale
diversa
da
quella
della
istessa
scena
nella
vita
reale
,
non
ne
è
urtato
;
si
tratta
in
fondo
della
stessa
lingua
e
le
differenze
non
sono
che
di
grado
;
l
'
ascoltatore
o
il
lettore
italiano
invece
si
trova
di
fronte
a
un
parlare
che
non
è
il
suo
,
che
non
è
quello
che
egli
adopera
nella
vita
vera
,
e
perciò
è
portato
a
ritenere
che
la
lingua
scritta
o
letteraria
non
sia
la
sua
lingua
,
non
sia
una
lingua
naturale
,
ma
un
artificio
,
una
convenzione
che
si
può
modificare
ad
arbitrio
,
che
si
può
respingere
od
accettare
.
Su
questo
strano
,
ma
inevitabile
concetto
che
noi
abbiamo
del
nostro
idioma
,
lasciate
lavorare
i
retori
!
Non
si
stancheranno
più
,
e
ancora
il
meno
che
possano
fare
si
è
di
negare
la
lingua
di
cui
si
valgono
per
la
loro
negazione
.
StampaPeriodica ,
Dovevano
essere
pur
felici
e
giocondi
i
nostri
avi
lontani
se
hanno
sentito
il
bisogno
di
instituire
una
stagione
obbligatoria
di
penitenza
,
di
mortificazione
,
di
privazione
!
Dovevano
essere
dotati
anzitutto
di
una
invidiabile
spensieratezza
e
dovevano
poi
essere
provveduti
di
ogni
ricchezza
in
abbondanza
e
aver
sempre
la
fortuna
propizia
,
se
è
apparso
loro
come
una
necessità
quasi
sacra
l
'
astenersi
,
almeno
per
un
breve
periodo
dell
'
anno
,
dai
consueti
piaceri
,
dalle
abituali
delizie
e
il
rinunziare
durante
alcuni
giorni
al
buon
umore
e
alle
feste
per
mettersi
volontariamente
nelle
condizioni
dei
miseri
,
degli
afflitti
,
dei
bisognosi
.
La
gioia
doveva
essere
l
'
ospite
assidua
delle
loro
case
e
l
'
ilare
serenità
delle
loro
anime
se
eglino
sono
giunti
fino
a
sancire
,
come
divino
comandamento
,
l
'
obbligo
di
allontanare
per
un
dato
tempo
queste
loro
indivisibili
e
preziose
compagne
.
Sulle
loro
mense
e
nelle
loro
dispense
doveva
essere
ignota
l
'
inopia
come
al
loro
spirito
il
cruccio
se
hanno
elevato
fino
a
legge
della
Chiesa
l
'
atto
del
digiuno
e
dell
'
ansia
meditabonda
durante
alcuni
giorni
prefissi
.
Oh
tavole
adorne
di
ogni
vivanda
e
imbandite
per
un
perenne
festino
,
tavole
sempre
copiose
che
soltanto
un
divino
decreto
aveva
la
forza
di
rendere
deserte
,
oh
appetiti
sempre
saziati
di
cui
soltanto
una
sacra
prescrizione
poteva
ritardare
la
sazietà
,
oh
anime
sgombre
da
cure
,
oh
spiriti
ridenti
spiegati
unicamente
nella
inconsapevole
dolcezza
di
vivere
cui
soltanto
un
volere
sovrumano
poteva
imporre
temporaneamente
una
preoccupazione
e
un
affanno
!
E
noi
vantiamo
il
nostro
progresso
,
i
benefici
della
nostra
umanitaria
civiltà
,
noi
ci
illudiamo
di
aver
accresciuto
la
felicità
e
la
ricchezza
!
Ma
quando
mai
oggi
si
troverebbe
un
solo
uomo
,
per
quanto
folle
,
che
osasse
proporre
come
un
obbligo
necessario
soltanto
qualche
ora
di
privazione
e
di
preoccupazione
in
più
di
quelle
che
già
dobbiamo
sopportare
?
O
tra
noi
e
i
nostri
predecessori
esiste
una
diversità
materiale
e
morale
così
fatta
da
rendere
gli
uni
opposti
e
incomprensibili
agli
altri
,
oppure
l
'
istituzione
della
Quaresima
,
di
una
stagione
cioè
in
cui
sono
rese
obbligatorie
le
condizioni
di
infelicità
e
di
miseria
,
dimostra
che
il
nostro
progresso
non
è
che
una
enorme
perdita
,
e
che
i
nostri
padri
stavano
incomparabilmente
meglio
di
noi
.
I
doveri
prescritti
dalla
Quaresima
al
credente
vengono
osservati
durante
tutto
l
'
anno
dall
'
uomo
moderno
in
una
misura
ben
più
grave
e
profonda
.
L
'
aver
stabilito
una
Quaresima
implica
evidentemente
che
nel
restante
dell
'
anno
non
era
quaresima
,
ci
si
trovava
cioè
in
uno
stato
se
non
contrario
almeno
differente
da
quello
quaresimale
.
A
noi
invece
non
verrebbe
certo
neanche
in
mente
di
pensare
a
qualcosa
di
simile
per
la
buona
ragione
che
tutto
l
'
anno
è
per
noi
una
quaresima
.
Noi
siamo
sempre
in
tetra
quaresima
.
Noi
non
abbiamo
bisogno
di
sguernire
le
nostre
mense
e
di
diminuire
il
nostro
cibo
poiché
già
esse
sono
troppo
squallide
e
il
cibo
è
sempre
insufficiente
;
non
abbiamo
bisogno
di
digiunare
perché
innumerevoli
ventri
digiunano
quotidianamente
contro
volontà
.
Noi
non
dobbiamo
certo
costringerci
volontariamente
alla
rinunzia
poiché
ogni
istante
che
passa
ci
sforza
nostro
malgrado
a
rinunziare
ai
più
ardenti
desideri
nostri
;
e
niuna
legge
deve
intervenire
per
piegarci
nella
polvere
e
indurci
alla
mortificazione
,
perché
noi
stiamo
costantemente
curvi
e
la
superbia
è
un
lusso
che
noi
abbiamo
definitivamente
abolito
.
E
la
penitenza
e
la
macerazione
meditativa
di
noi
stessi
occorre
forse
che
ci
siano
comandate
come
esercizi
eccezionali
?
Ma
la
penitenza
è
il
nostro
abito
normale
,
noi
viviamo
avvolti
di
tristezza
,
in
una
zona
grigia
in
cui
si
spuntano
come
dardi
senza
impeto
le
nostre
cupidigie
,
noi
non
facciamo
che
pentirci
da
mattina
a
sera
e
per
quello
che
abbiamo
compiuto
,
e
per
quello
che
non
abbiamo
compiuto
e
pratichiamo
tutte
le
dure
discipline
della
penitenza
,
costretti
come
siamo
durante
tutte
le
giornate
della
nostra
esistenza
a
fare
ciò
che
noi
non
vorremmo
e
a
non
fare
ciò
che
a
noi
piacerebbe
.
E
come
si
può
parlare
all
'
uomo
moderno
di
accrescere
la
sua
attività
interiore
,
di
flettersi
ancora
maggiormente
su
se
stesso
quando
egli
è
corroso
dalla
più
tormentosa
osservazione
di
se
medesimo
,
quando
è
estenuato
dal
suo
morboso
sforzo
spirituale
o
per
riandare
il
passato
o
per
speculare
nell
'
avvenire
?
L
'
uomo
rumina
oggi
continuamente
,
dolorosamente
se
medesimo
,
tutte
le
sue
facoltà
psichiche
sono
sempre
tese
e
sveglie
e
tutte
fremono
e
partecipano
al
suo
minimo
atto
.
L
'
uomo
non
alza
più
un
dito
spensieratamente
,
egli
calcola
,
scruta
,
ricorda
dal
passato
all
'
avvenire
,
confronta
e
prevede
,
analizza
fin
le
più
remote
radici
dell
'
essere
suo
,
pesa
i
più
sottili
moventi
,
e
il
dubbio
lo
trattiene
ancora
.
Oh
non
ha
certo
bisogno
di
proporsi
estranei
problemi
da
meditare
o
artificiosi
casi
di
coscienza
da
indagare
,
o
preoccupazioni
lontane
per
affannarsi
;
l
'
uomo
moderno
vive
in
un
perpetuo
affanno
.
Non
occorre
che
egli
sogni
la
suprema
ed
eterna
conquista
del
cielo
per
esercitare
le
sue
virtù
,
per
adempiere
al
suo
officio
umano
e
per
dare
una
occupazione
al
suo
spirito
,
poiché
la
più
umile
conquista
terrena
,
le
sole
necessità
della
esistenza
bastano
adesso
a
questo
scopo
.
L
'
uomo
non
ha
più
un
momento
di
tregua
,
la
sua
ansia
è
da
lui
indivisibile
come
la
sua
ombra
,
egli
è
continuamente
in
preda
a
ogni
sorta
di
preoccupazioni
,
stia
egli
al
sommo
o
all
'
infimo
non
può
più
concedere
un
momento
di
sé
a
se
stesso
,
al
suo
piacere
,
al
suo
riposo
.
L
'
uomo
non
sa
più
né
riposarsi
né
divertirsi
;
sia
nei
riposi
,
sia
nei
divertimenti
,
sia
quando
giace
stremato
,
sia
quando
mangia
,
sia
quando
cerca
e
crede
di
divertirsi
,
egli
porta
con
sé
tutti
i
suoi
fastidi
e
tutti
i
suoi
affanni
e
tutta
la
sua
fatica
e
tutto
il
suo
tedio
che
gli
sono
compagni
inseparabili
,
che
sono
omai
penetrati
nelle
sue
ossa
,
nelle
sue
carni
,
nel
suo
sangue
,
che
gli
sono
divenuti
quasi
indispensabili
e
da
cui
non
può
sicuramente
allontanarsi
anche
se
talvolta
gliene
prendesse
voglia
.
Il
riposo
infatti
non
è
più
per
l
'
uomo
un
fatto
naturale
,
la
soddisfazione
spontanea
di
un
bisogno
,
una
funzione
istintiva
,
una
condizione
normale
come
lo
è
per
tutti
gli
esseri
viventi
che
si
riposano
sempre
quando
non
agiscono
nelle
loro
funzioni
organiche
del
nutrimento
e
della
riproduzione
o
in
quelle
della
difesa
.
Per
tutti
gli
animali
il
riposo
è
lo
stato
consuetudinario
,
è
la
regola
che
ha
per
eccezioni
il
lavoro
del
nutrimento
e
della
difesa
e
il
piacere
della
riproduzione
.
Per
l
'
uomo
il
riposo
è
divenuto
l
'
eccezione
,
è
una
cura
,
è
una
condizione
forzata
.
L
'
uomo
deve
costringersi
a
riposare
e
anche
quando
si
costringe
non
è
più
capace
di
riposare
bene
,
talché
alla
sua
ignoranza
e
inettitudine
hanno
dovuto
supplire
i
medici
,
studiando
e
prescrivendo
metodi
sani
di
riposo
;
finché
,
segno
caratteristico
dei
tempi
,
siamo
ora
arrivati
al
punto
che
,
proprio
in
questi
giorni
,
si
è
fondata
a
New
York
la
scuola
del
sonno
,
ove
si
insegna
a
dormire
!
E
lo
stesso
si
dica
per
il
divertimento
.
Nulla
vi
è
di
più
triste
che
l
'
uomo
moderno
quando
si
diverte
;
sia
esso
il
macchinista
torvamente
seduto
in
una
fosca
e
fetida
osteria
,
sia
il
miliardario
che
si
annoia
in
un
teatro
o
in
un
salone
da
ballo
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
vuoti
involucri
corporei
,
la
loro
anima
è
assente
,
o
per
meglio
dire
la
loro
anima
è
unicamente
occupata
di
sé
e
per
quanto
si
forzi
neanche
si
avvede
delle
cose
intorno
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
la
figurazione
concreta
di
una
dolorosa
impossibilità
.
E
come
si
è
fatto
per
il
sonno
,
così
si
dovrà
fare
per
il
divertimento
,
bisognerà
insegnare
all
'
uomo
a
divertirsi
,
sarà
necessario
impartirgli
una
lunga
istruzione
perché
egli
impari
nuovamente
a
sorridere
.
La
strana
aberrazione
sarà
per
tanto
completa
;
l
'
uomo
avrà
perduto
la
nozione
dei
suoi
istinti
,
non
saprà
più
fare
ciò
che
avrebbe
piacere
di
fare
,
ciò
che
corrisponderebbe
alla
sua
stessa
natura
,
mentre
farà
soltanto
ciò
che
è
più
contrario
alla
sua
indole
,
alla
sua
conformazione
organica
,
alle
sue
inclinazioni
naturali
,
cioè
lavorare
e
affannarsi
;
e
quindi
allora
bisognerà
insegnargli
a
soddisfare
i
suoi
istinti
col
riposo
ed
il
divertimento
.
L
'
artificio
penoso
avendo
preso
il
posto
delle
tendenze
naturali
,
queste
diverranno
artifici
che
dovranno
essere
imposti
con
l
'
educazione
.
Non
la
quaresima
adunque
per
l
'
uomo
moderno
,
ma
le
nuove
religioni
gli
imporranno
con
sacro
obbligo
e
come
azione
devota
,
una
stagione
per
il
riposo
e
per
il
gioco
.
La
quaresima
sarà
per
l
'
uomo
futuro
il
carnevale
.
StampaPeriodica ,
Durante
un
mio
recente
soggiorno
a
Venezia
quello
che
mi
ha
colpito
di
più
non
è
stato
ciò
che
colà
si
costruisce
e
si
compie
di
nuovo
,
ma
ciò
che
si
restaura
e
si
vuole
restaurare
di
antico
.
L
'
opera
di
restaurazione
ha
assunto
una
estensione
illimitata
;
dai
monumenti
famosi
,
dai
palazzi
grandiosi
si
è
diffusa
ai
quadri
,
alle
statue
,
a
ogni
oggetto
d
'
arte
e
di
non
arte
;
dagli
uffici
a
tale
uopo
designati
,
dai
tecnici
esperti
in
tale
funzione
si
è
trasfusa
in
ogni
individuo
,
ha
invaso
ogni
studio
di
pittore
e
di
architetto
,
ogni
modesto
laboratorio
di
decoratore
,
di
marmista
,
di
falegname
,
di
verniciatore
,
ogni
bottega
di
rigattiere
;
è
diventata
una
febbre
,
una
mania
universale
.
Si
restaura
in
palazzo
ducale
e
nella
chiesa
di
San
Marco
,
nel
palazzo
reale
e
nel
palazzo
Dario
,
si
restaurano
le
Procuratie
e
la
Ca
'
d
'
Oro
,
si
restaura
all
'
Accademia
di
Belle
Arti
e
nella
Scuola
di
San
Rocco
,
si
restaura
nei
campi
e
nelle
calli
,
e
come
se
tanto
restauro
non
fosse
sufficiente
,
una
commissione
studia
i
restauri
da
effettuarsi
nelle
chiese
dei
Frari
e
di
San
Giovanni
e
Paolo
,
una
seconda
prepara
i
lavori
per
altri
edifici
,
e
così
via
.
Un
restauro
tira
l
'
altro
come
le
solite
ciliege
,
anzi
ne
tira
molti
altri
come
la
non
meno
solita
palla
di
neve
;
appena
si
pone
mano
a
un
lavoro
sorge
la
necessità
di
altri
lavori
imprevisti
ma
inevitabili
per
terminare
il
primo
,
e
appena
un
restauro
è
compiuto
bisogna
intraprenderne
dieci
altri
che
ne
sono
la
conseguenza
.
Il
proposito
,
lo
si
deve
riconoscere
subito
,
è
nella
maggior
parte
dei
casi
lodevolissimo
,
la
buona
fede
che
presiede
a
questi
sforzi
è
quasi
sempre
integra
;
vi
si
può
insinuare
talvolta
un
po
'
di
ambizione
,
vi
può
essere
magari
la
spinta
di
qualche
speranza
di
guadagno
,
ma
i
motivi
predominanti
sono
,
senza
dubbio
,
un
vivo
amore
per
l
'
avito
patrimonio
artistico
,
un
nobile
senso
di
rispetto
per
ciò
che
l
'
arte
ha
consacrato
,
e
una
fiducia
forse
eccessiva
nella
nostra
sapienza
e
nei
nostri
mezzi
per
ridare
una
vita
imperitura
a
ciò
che
sta
per
morire
.
E
questo
anzi
è
strano
.
Mentre
universalmente
si
ammette
che
l
'
opera
d
'
arte
è
quella
che
più
si
avvicina
all
'
opera
della
vita
e
per
caratteri
esterni
e
per
essenza
interiore
,
talché
il
capolavoro
è
ritenuto
il
solo
emulo
degno
di
ciò
che
vive
,
viceversa
allorché
si
tratta
di
restaurare
si
colloca
l
'
opera
d
'
arte
in
una
categoria
a
sé
,
in
una
categoria
d
'
eccezione
,
sottratta
a
tutte
le
leggi
della
vita
compresa
la
legge
suprema
e
inviolabile
della
morte
.
La
fatale
necessità
della
fine
pare
che
debba
essere
sospesa
di
fronte
all
'
opera
d
'
arte
,
per
la
quale
si
ritiene
possibile
il
miracolo
della
resurrezione
parziale
e
totale
;
e
ben
inteso
noi
soli
saremmo
i
dottori
forniti
di
tale
capacità
miracolosa
.
E
niuno
dei
nostri
restauratori
,
sia
il
dotto
architetto
,
sia
l
'
abile
pittore
,
sia
lo
studioso
degli
antichi
procedimenti
,
ha
mai
dubitato
che
l
'
edificio
rifatto
,
il
quadro
rinnovato
,
l
'
oggetto
rifabbricato
fossero
non
già
la
continuazione
rinfrescata
della
cosa
primitiva
,
ma
soltanto
un
simulacro
inerte
,
una
maschera
,
qualche
cosa
come
una
imagine
di
cera
in
confronto
dell
'
essere
vivente
,
oppure
un
'
altra
cosa
,
un
altro
essere
con
un
'
anima
differente
!
Poiché
i
moderni
restauratori
non
conoscono
né
le
trepidazioni
né
le
mezze
misure
,
quando
ci
si
mettono
vanno
fino
in
fondo
,
Non
si
limitano
a
qualche
ritocco
,
a
qualche
pulitura
,
a
qualche
rinforzatura
;
non
si
contentano
di
eliminare
le
cause
nocive
,
no
,
meschino
cómpito
sarebbe
questo
,
essi
vogliono
ricostituire
ciò
che
è
stato
danneggiato
,
ritrovare
ciò
che
si
è
perduto
,
ricostruire
ciò
che
è
stato
distrutto
,
rifare
,
ricreare
completamente
.
Ma
neanche
questo
li
appaga
,
non
basta
loro
rifare
e
ricreare
,
essi
vogliono
far
meglio
,
correggere
gli
errori
dei
padri
,
tener
conto
dei
progressi
del
buon
gusto
e
dell
'
estetica
.
E
questo
è
l
'
assurdo
.
Io
non
nego
che
si
possano
curare
i
monumenti
e
i
quadri
come
si
curano
gli
organismi
viventi
,
non
nego
che
vi
sia
un
'
arte
medica
che
possa
prolungare
talvolta
la
loro
vita
come
prolunga
,
in
date
circostanze
,
la
vita
degli
uomini
;
ma
non
si
può
fare
più
di
così
.
La
possibilità
del
restauratore
non
può
superare
quella
del
medico
.
Il
medico
può
togliere
una
causa
d
'
infezione
,
può
irrobustire
l
'
organismo
,
ma
non
può
arrestare
l
'
inesorabile
processo
della
decadenza
senile
,
il
chirurgo
può
evitare
la
morte
,
amputando
un
organo
malato
,
ma
non
può
rifare
l
'
organo
.
Il
restauratore
crede
di
essere
un
chirurgo
capace
non
solo
di
sostituire
l
'
organo
infermo
con
uno
sano
,
ma
con
uno
sano
migliore
di
quello
che
c
'
era
prima
.
A
operazione
compiuta
si
avvede
che
l
'
organo
nuovo
più
perfezionato
non
si
intona
con
tutto
il
rimanente
e
invece
di
pensare
che
la
sua
perfezione
artificiale
non
è
che
una
grossolana
imitazione
inanimata
in
confronto
del
corpo
vivo
,
egli
se
la
prende
con
ciò
che
resta
di
vivo
.
Dopo
aver
tagliata
una
gamba
e
dopo
averla
surrogata
con
una
di
legno
,
taglia
anche
l
'
altra
e
la
sostituisce
col
legno
perché
non
vi
siano
discordanze
,
e
dalle
gambe
passa
poi
alle
braccia
,
a
tutto
il
corpo
,
fino
ad
avere
un
completo
fantoccio
di
legno
in
cambio
dell
'
uomo
vivo
.
E
allora
esclama
:
Ho
compiuto
il
prodigio
della
resurrezione
!
Allorché
tutti
i
restauri
saranno
terminati
,
tutti
i
monumenti
rifabbricati
e
tutti
i
quadri
ridipinti
,
le
città
e
le
gallerie
non
saranno
più
che
un
vasto
museo
Grevin
dell
'
arte
dove
invece
dei
capolavori
veri
,
scomparsi
per
sempre
,
resteranno
le
riproduzioni
nuove
.
La
prova
?
Andiamo
a
cercarla
a
...
Metz
.
La
cattedrale
di
Metz
,
una
magnifica
chiesa
di
stile
ogivale
fiorito
,
è
l
'
edificio
che
in
questi
ultimi
anni
è
stato
restaurato
con
più
cura
,
con
più
diligenza
e
con
più
mezzi
,
e
naturalmente
è
quello
che
è
stato
più
sfigurato
.
Nel
1877
un
incendio
aveva
arso
il
tetto
della
cattedrale
,
si
doveva
ricostruirlo
;
era
naturale
che
il
nuovo
tetto
dovesse
essere
eguale
all
'
antico
,
ma
il
coscienzioso
restauratore
,
l
'
architetto
Tornow
,
rilevò
che
gli
antichi
costruttori
avevano
commesso
imperdonabili
errori
di
stile
e
di
estetica
,
avevano
fatto
il
tetto
troppo
basso
e
senza
grazia
.
E
giacché
il
fuoco
aveva
consumato
i
loro
sbagli
,
il
nuovo
costruttore
avveduto
non
doveva
ripeterli
,
ma
fare
il
tetto
più
alto
secondo
tutte
le
regole
e
in
conformità
allo
stile
del
monumento
.
Il
ragionamento
non
faceva
una
grinza
,
ma
il
nuovo
tetto
,
una
volta
terminato
,
ne
faceva
molte
,
deformava
tutto
l
'
aspetto
della
chiesa
,
invece
di
isveltirla
la
schiacciava
.
Chi
va
a
pensarle
tutte
?
Ai
fianchi
della
chiesa
stanno
due
torri
non
molto
alte
,
bene
intonate
con
l
'
antica
tettoia
bassa
,
ma
sorpassate
dalla
nuova
tettoia
elevata
;
da
qui
l
'
impressione
di
pesantezza
.
Il
restauratore
non
si
scoraggiò
per
questo
.
Le
torri
sembravano
diminuite
...
ebbene
ne
rialzeremo
una
;
sulla
torre
del
Capitolo
erigeremo
una
freccia
di
pietra
simile
a
quella
dell
'
altra
torre
.
E
il
lavoro
fu
cominciato
,
ma
la
torre
si
rifiutò
di
sostenere
il
peso
imprevisto
e
si
fendette
.
Neanche
di
fronte
a
questa
contrarietà
il
Tornow
si
perdette
d
'
animo
.
Ebbene
,
non
si
può
inalzare
la
torre
,
inalzeremo
la
chiesa
,
costruiremo
un
pinacolo
centrale
,
una
specie
di
campanile
sull
'
incontro
delle
due
navate
come
a
Parigi
e
ad
Amiens
.
Ed
ecco
come
si
rimette
in
pristino
un
monumento
!
La
cattedrale
di
Metz
è
lontana
,
ma
la
triste
istoria
del
suo
restauro
potrebbe
con
lievi
varianti
essere
quella
del
nostri
monumenti
.
Un
illustre
pittore
narrandomi
di
un
restauro
provvidenziale
eseguito
da
un
amico
suo
sopra
un
magnifico
Tintoretto
,
mi
diceva
che
il
restauratore
era
rimasto
soddisfattissimo
,
poiché
durante
l
'
abbondante
lavatura
del
quadro
,
un
intero
braccio
era
sparito
ed
egli
aveva
potuto
ridipingerlo
correggendo
alcuni
errori
di
disegno
e
di
prospettiva
commessi
dal
Tintoretto
!
Vero
che
il
braccio
nuovo
appariva
mostruoso
,
ma
era
esatto
!
Dopo
di
che
siano
lodati
gli
umili
fraticelli
che
affumicavano
i
quadri
con
i
ceri
dell
'
altare
,
siano
lodati
i
soldati
brutali
e
i
burocratici
ignari
che
passavano
la
calce
sugli
affreschi
preziosi
dei
conventi
e
delle
chiese
,
siano
lodati
gli
avidi
speculatori
che
seppellivano
i
ruderi
augusti
sotto
le
nuove
caserme
!
Meglio
,
meglio
assai
queste
tombe
premature
per
i
capolavori
anziché
le
contraffazioni
degli
odierni
restauratori
.
L
'
anima
dei
capolavori
non
si
rinnova
,
come
non
si
rinnova
la
vita
degli
organismi
.
StampaPeriodica ,
Il
nuovo
chiostro
-
Gli
effetti
del
verismo
-
L
'
arte
e
la
vita
contemporanea
-
Alla
ricerca
dell
'
automobile
-
La
locomozione
meccanica
e
gli
artisti
Io
credo
di
aver
oggi
quello
che
si
dice
un
'
idea
buona
e
pratica
,
destinata
a
far
della
strada
.
Io
ho
osservato
che
l
'
uomo
è
terribilmente
seccato
e
contrariato
da
tutti
quei
meravigliosi
progressi
scientifici
e
meccanici
che
egli
,
retore
impenitente
,
finge
con
tanta
eloquenza
di
magnificare
.
L
'
uomo
in
apparenza
si
vanta
delle
sue
invenzioni
,
delle
sue
macchine
,
dei
suoi
apparecchi
perfezionati
,
ostenta
come
titoli
di
nobiltà
le
sue
locomotive
,
i
suoi
automobili
,
le
sue
dinamo
,
i
suoi
telegrafi
,
le
sue
officine
,
i
suoi
piroscafi
,
ma
in
fondo
è
irritatissimo
di
tutte
queste
cose
che
gli
impongono
una
vita
tanto
dura
ed
estenuante
.
Le
diavolerie
meccaniche
;
questa
in
verità
è
l
'
ossessione
dell
'
uomo
moderno
,
il
quale
tornerebbe
tanto
volentieri
alla
consuetudine
semplice
e
lenta
di
una
volta
;
talché
il
suo
più
dolce
sogno
è
forse
quello
di
poter
trovare
un
angolo
quieto
e
silenzioso
,
un
recesso
isolato
e
lontano
ove
non
passino
né
treni
né
automobili
,
ove
non
arrivino
dispacci
e
giornali
,
ove
non
si
senta
altro
rumore
che
quello
del
vento
,
ove
sia
possibile
rinnovare
l
'
antica
e
tranquilla
esistenza
patriarcale
.
Passati
di
moda
e
chiusi
i
monasteri
chi
darà
all
'
uomo
moderno
,
dall
'
insoddisfatto
desiderio
di
solitudine
,
il
suo
nuovo
chiostro
?
Io
mi
sento
da
tanto
.
Vi
è
chi
per
isfuggire
dal
tumulto
e
dagli
urti
della
nostra
civiltà
brutale
e
vertiginosa
si
sottomette
a
ogni
genere
di
privazioni
e
di
sacrifici
;
si
arrampica
su
per
le
vette
pericolose
dei
monti
,
si
confina
nei
paesi
più
inospiti
,
erra
per
la
campagna
e
per
gli
oceani
o
per
i
deserti
e
i
ghiacci
polari
come
un
'
anima
in
pena
,
mentre
il
sospirato
porto
pare
che
gli
sfugga
dinanzi
sempre
.
Ma
questi
sono
tormenti
inutili
,
poiché
a
tutti
gli
esuli
volontari
io
posso
indicare
la
beata
riva
,
l
'
ideale
asilo
,
ben
vicino
,
e
a
cui
l
'
approdo
è
consentito
senza
disturbo
alcuno
.
Pare
incredibile
ma
così
è
;
ciò
che
l
'
uomo
va
a
cercare
a
costo
di
mille
fatiche
,
gli
sta
d
'
accanto
,
ed
è
la
pittura
moderna
che
glielo
offre
.
Si
entri
in
un
qualsiasi
recinto
ove
siano
adunate
opere
di
pittura
moderna
,
sia
in
Italia
sia
all
'
estero
,
e
lo
scopo
sarà
immediatamente
raggiunto
;
l
'
anima
più
desiderosa
di
solitudine
e
di
pace
vi
troverà
il
suo
supremo
conforto
.
Ogni
più
fantastico
sogno
di
isolamento
,
di
esistenza
romita
e
pura
sarà
trasformato
in
realtà
.
Il
breve
passaggio
attraverso
la
porta
sarà
come
il
varco
miracoloso
attraverso
il
Lete
e
lo
Stige
.
In
quel
ricovero
artistico
tutta
la
civiltà
sarà
obliata
e
scomparsa
,
sarà
come
se
non
fosse
mai
esistita
,
sembrerà
di
essere
entrati
in
un
altro
mondo
o
di
vivere
in
un
'
altra
età
,
senza
neanche
più
l
'
ombra
di
un
utensile
meccanico
,
di
un
palo
telegrafico
,
di
un
qualsiasi
segno
di
tutto
l
'
odierno
meccanicismo
.
Con
pochi
metri
e
pochi
centesimi
si
sarà
effettuato
il
più
straordinario
dei
viaggi
,
un
viaggio
al
cui
confronto
diventano
puerilità
quelli
del
Verne
,
un
viaggio
come
quello
dell
'
eroe
del
Wells
sulla
macchina
del
tempo
,
un
viaggio
cioè
da
un
mondo
ad
un
altro
,
da
una
civiltà
ad
un
'
altra
,
dal
secolo
nostro
ai
secoli
che
furono
.
Altro
che
chiostro
!
questo
è
il
rifugio
magico
,
il
castello
addormentato
,
ove
la
vita
si
svolge
sempre
eguale
,
immutabile
,
come
veramente
si
svolse
dalle
origini
fino
a
tutta
la
durata
del
regno
del
cavallo
;
questo
è
l
'
Eden
sicuro
e
incontaminato
,
l
'
Arcadia
mite
e
leggiadra
che
ci
ha
apprestato
la
pittura
moderna
durante
la
sua
irrequieta
rinnovazione
.
Ora
finalmente
si
capisce
dove
tendevano
le
audaci
riforme
degli
impressionisti
e
a
che
miravano
le
ribellioni
di
tutti
i
veristi
,
di
tutti
gli
ardenti
innamorati
della
realtà
e
della
vita
.
Come
sono
stati
misconosciuti
!
Pensare
che
fino
a
ieri
erano
ritenuti
come
i
più
acerrimi
nemici
della
tradizione
pittorica
,
come
altrettanti
anarchici
distruttori
di
tutto
il
passato
,
di
tutti
gli
schemi
,
di
tutte
le
formule
,
di
tutti
i
"
soggetti
"
omai
abituali
e
piacevoli
,
invasati
dall
'
idea
fissa
di
portare
la
realtà
,
la
natura
,
la
vita
,
dalle
vibrazioni
di
un
raggio
di
sole
o
dai
riflessi
lividi
della
luce
elettrica
al
maestoso
spettacolo
di
energia
di
una
stazione
ferroviaria
o
di
una
officina
elettrica
nel
quadro
!
C
'
è
voluta
proprio
tutta
la
malignità
dei
critici
per
travisare
così
le
loro
intenzioni
.
La
verità
è
che
la
vita
moderna
non
è
mai
stata
più
completamente
esclusa
dalla
rappresentazione
pittorica
come
dopo
la
prevalenza
del
verismo
e
la
vittoria
delle
nuove
tendenze
sull
'
accademia
.
Io
ricordo
infatti
la
strana
sensazione
provata
una
volta
passando
dalla
Avenue
des
Champs
Elysées
al
Grand
Palais
ove
erano
raccolte
le
tele
del
Salon
.
Non
mai
due
visioni
più
diverse
e
contrastanti
erano
state
così
contigue
e
si
erano
succedute
a
più
breve
distanza
dinanzi
ai
miei
occhi
.
Se
non
identità
,
avrebbe
dovuto
esservi
tra
l
'
una
e
l
'
altra
almeno
una
certa
somiglianza
;
si
trattava
della
vita
moderna
più
tipica
fervida
e
ricca
e
della
pittura
pure
moderna.più
libera
e
innovatrice
eseguita
in
mezzo
a
quella
vita
,
fiorita
dentro
a
quel
fervore
;
quest
'
ultima
avrebbe
dovuto
essere
una
specie
di
specchio
della
prima
;
ebbene
,
ne
era
invece
la
negazione
;
nulla
di
ciò
che
stava
nell
'
una
si
rinveniva
nell
'
altra
,
nulla
di
ciò
che
si
vedeva
nella
strada
si
scorgeva
sulle
tele
.
Ciò
che
si
poteva
discernere
sulle
tele
,
tranne
le
acconciature
di
qualche
ritratto
,
apparteneva
all
'
oggi
come
a
due
secoli
addietro
,
era
di
Parigi
come
della
più
rustica
borgata
alpestre
,
anzi
più
di
questa
che
di
quella
.
In
altre
parole
in
quelle
gallerie
polverose
e
fredde
,
tappezzate
di
quadri
,
Parigi
era
scomparsa
,
era
scomparsa
la
metropoli
più
vivace
della
vita
moderna
,
con
tutte
le
sue
folle
frettolose
,
con
tutti
i
suoi
rapidi
cortei
di
automobili
,
con
tutte
le
sue
cinture
ferroviarie
,
con
i
suoi
viadotti
per
i
treni
elettrici
,
con
tutta
la
sua
animazione
meccanica
;
era
scomparsa
bruscamente
come
cambia
uno
scenario
a
teatro
,
ed
era
stata
sostituita
da
zone
di
pianura
o
di
montagna
deserte
,
da
villaggi
,
da
casolari
,
da
stalli
di
pastori
fra
cui
si
aggiravano
sperduti
alcuni
tipi
parigini
dal
viso
sgomento
,
come
gli
ultimi
mascherotti
all
'
alba
delle
Ceneri
.
Qua
e
là
qualche
gruppo
storico
,
qualche
frammento
di
vita
passata
:
una
lotta
di
gladiatori
nel
circo
,
un
episodio
guerresco
dei
tempi
di
Napoleone
,
oppure
la
dimora
chimerica
intravista
nel
sogno
.
Che
cosa
può
esservi
di
più
distante
dalla
vita
moderna
di
questa
pittura
moderna
?
Vi
è
tra
le
sale
di
una
Esposizione
di
pittura
e
una
grande
strada
,
un
boulevard
di
Parigi
,
un
divario
maggiore
che
fra
lo
Strand
ove
si
accentra
il
maggior
movimento
londinese
e
una
galleria
del
British
Museum
.
Testé
alla
Mostra
di
Venezia
questa
sensazione
si
è
ripetuta
e
si
è
fatta
più
precisa
.
Malgrado
che
Venezia
,
per
la
sua
struttura
singolare
sia
la
città
ove
tanti
ordegni
e
tanti
aspetti
della
vita
moderna
non
hanno
potuto
entrare
,
sia
la
città
che
più
ha
resistito
a
quei
mutamenti
i
quali
hanno
cambiato
il
tipo
delle
metropoli
europee
e
che
ha
mantenuto
quindi
in
maggior
proporzione
intatto
il
suo
carattere
,
la
sua
suppellettile
e
le
sue
usanze
di
una
volta
,
malgrado
che
per
Venezia
non
circolino
né
biciclette
né
automobili
,
e
la
gondola
secolare
fiancheggi
il
mostruoso
piroscafo
e
sulle
spalle
delle
donne
perduri
l
'
antico
scialle
,
mentre
non
si
scorge
una
sola
casacca
di
chauffeur
,
malgrado
ciò
;
malgrado
questa
atmosfera
immutata
ab
antiquo
,
tuttavia
la
pittura
adunata
nelle
sale
dell
'
Esposizione
resta
sempre
isolata
e
assai
più
differente
e
distante
anche
da
questa
scarsa
vita
moderna
dei
cimeli
raccolti
nel
Museo
Correr
.
Questo
dissidio
che
già
mi
aveva
colpito
due
anni
or
sono
,
mi
è
apparso
ora
ancor
più
profondo
e
reciso
.
Perché
?
Perché
poi
aumenta
invece
di
diminuire
?
Io
non
sapeva
da
prima
rendermene
ragione
;
i
pittori
dovevano
pur
vivere
in
mezzo
a
noi
,
dovevano
sia
pur
alla
lunga
accorgersi
dei
cambiamenti
avvenuti
,
assuefarsi
alle
nuove
forme
,
accostarsi
ai
nostri
strumenti
;
eglino
già
rappresentavano
l
'
uomo
e
la
donna
non
solo
negli
acconciamenti
alla
moda
e
negli
ambienti
contemporanei
,
ma
anche
nel
loro
spirito
particolare
,
già
riproducevano
qualche
veduta
delle
nostre
nuove
città
,
già
il
loro
colorito
sentimentale
si
intonava
alle
nostre
commozioni
o
raffinate
o
eccessive
,
già
sapevano
misurare
le
nostre
passioni
;
ma
tutto
questo
non
bastava
,
tutto
questo
non
avvicinava
di
una
linea
la
pittura
alla
vita
;
anzi
il
dissidio
si
è
aumentato
ed
aumenta
vieppiù
fino
a
portarci
a
una
separazione
definitiva
.
L
'
enigma
pertanto
si
addensava
e
si
imbrogliava
,
quando
me
ne
ha
offerto
la
chiave
,
l
'
esclamazione
casuale
di
un
pittore
mio
conoscente
.
Sapendo
le
mie
simpatie
automobilistiche
,
mentre
si
chiacchierava
sulle
novità
e
sul
valore
della
Esposizione
egli
interruppe
d
'
un
tratto
il
suo
ragionare
per
dirmi
:
Toh
!
Hai
visto
?
Non
un
quadro
di
automobili
in
tutta
l
'
Esposizione
!
Al
momento
,
se
pur
riconobbi
l
'
esattezza
della
osservazione
,
non
mi
vi
fermai
sopra
.
Soltanto
alcun
tempo
dopo
,
ricordandola
,
mi
apparve
d
'
improvviso
come
il
nodo
della
questione
che
mi
aveva
tanto
preoccupato
.
Certo
in
tutta
l
'
Esposizione
non
si
scorge
un
solo
quadro
che
riproduca
l
'
automobile
o
fermo
o
in
corsa
,
come
non
ve
ne
sono
che
riproducano
il
treno
,
la
locomotiva
,
il
vagone
,
il
tranvai
,
niuno
insomma
dei
tanti
sistemi
di
locomozione
meccanica
;
come
non
se
ne
vedevano
nelle
Esposizioni
passate
,
come
non
se
ne
trovavano
nel
Salon
di
Parigi
,
come
,
tranne
forse
qualche
rarissima
eccezione
,
non
ne
esistono
in
tutta
la
pittura
moderna
.
Il
pittore
moderno
,
il
quale
per
necessità
o
per
diletto
va
in
ferrovia
,
in
tram
,
in
automobile
,
in
battello
a
motore
e
non
si
acconcerebbe
certo
a
farne
senza
,
nella
sua
arte
ignora
completamente
tutti
questi
arnesi
,
si
comporta
come
se
non
fossero
mai
esistiti
e
lo
stesso
contegno
attribuisce
alle
cose
da
lui
dipinte
.
Il
pittore
e
il
suo
mondo
dipinto
non
conoscono
che
la
marcia
a
piedi
e
la
trazione
animale
.
Ecco
ormai
risolto
il
problema
.
Se
la
pittura
moderna
è
tanto
lontana
da
noi
,
se
essa
è
tanto
separata
e
diversa
dalla
vita
moderna
,
così
da
sembrare
la
raffigurazione
di
un
'
altra
vita
e
di
un
altro
mondo
,
e
se
una
tal
separazione
cresce
vieppiù
,
malgrado
gli
sforzi
in
contrario
,
si
è
unicamente
per
la
esclusione
di
tutti
i
nostri
mezzi
meccanici
di
locomozione
.
Mi
pare
di
scorgere
qualche
gesto
di
incredulità
;
forse
questa
conclusione
sembra
eccessiva
.
Se
taluno
dubita
pensi
un
po
'
con
me
.
Se
in
qualche
cosa
noi
abbiamo
conseguito
un
progresso
decisivo
sui
nostri
predecessori
,
se
in
qualche
cosa
noi
siamo
diversi
,
non
solo
per
quantità
o
per
grado
,
ma
per
qualità
e
sostanza
dai
nostri
antenati
,
è
precisamente
nei
mezzi
di
locomozione
;
ogni
altro
progresso
può
essere
più
o
meno
autentico
,
questo
è
il
solo
indiscutibile
.
Ciò
che
ha
creato
una
condizione
di
cose
assolutamente
nuova
,
ciò
che
ha
cambiato
la
faccia
del
mondo
e
ha
rinnovato
la
vita
e
ha
spostato
l
'
indirizzo
della
civiltà
,
ciò
che
ha
posto
fra
noi
e
tutto
quanto
ci
ha
preceduto
una
demarcazione
incancellabile
,
che
ha
si
può
dire
diviso
la
storia
umana
in
due
êre
distintissime
,
e
ciò
che
nel
proprio
complesso
ha
subìto
la
massima
e
più
vasta
trasformazione
,
ciò
è
costituito
dai
moderni
sistemi
di
locomozione
e
di
comunicazione
.
In
questo
campo
nulla
è
rimasto
di
vecchio
,
tutto
si
è
cambiato
.
Tutte
le
altre
innovazioni
,
tutte
le
altre
scoperte
passano
in
seconda
linea
di
fronte
a
questa
della
locomozione
meccanica
.
Il
mondo
e
il
ritmo
della
vita
conservatisi
quasi
uniformi
dalle
origini
fino
alla
prima
locomotiva
hanno
fatto
da
qui
un
salto
enorme
;
il
mondo
che
fu
sempre
lo
stesso
fino
a
un
secolo
fa
è
da
allora
diventato
un
altro
.
Non
con
la
scoperta
della
polvere
,
della
stampa
e
dell
'
America
,
ma
dall
'
inizio
della
locomozione
meccanica
comincia
l
'
età
nuova
.
La
locomozione
meccanica
svolta
fino
alla
meravigliosa
perfezione
dell
'
automobile
per
cui
la
velocità
è
alla
portata
di
tutti
e
diventa
una
docile
facoltà
della
volontà
individuale
,
per
cui
ogni
resistenza
è
tolta
,
ogni
vincolo
spezzato
,
per
cui
l
'
uomo
è
il
più
rapido
e
quindi
il
più
libero
fra
i
viventi
,
ecco
il
presente
e
l
'
avvenire
,
la
conquista
umana
della
terra
,
del
mare
,
del
cielo
!
Anche
il
Wells
ha
posto
come
fondamento
delle
sue
Anticipazioni
,
i
nostri
nuovi
mezzi
di
locomozione
,
non
solo
perché
costituiscono
la
novità
più
distintiva
del
nostro
tempo
,
ma
perché
esercitano
il
massimo
potere
trasformatore
su
tutta
la
civiltà
.
Tolta
la
locomozione
meccanica
manca
il
rilievo
tipico
della
nostra
età
e
il
mondo
ricasca
nella
sua
consuetudine
antica
.
Ora
la
pittura
moderna
,
che
pur
ha
tenuto
conto
di
tanti
altri
elementi
secondari
di
modernità
,
elementi
spirituali
e
sentimentali
,
ha
lasciato
interamente
nell
'
oblio
questo
,
il
più
importante
,
quello
che
dà
l
'
impronta
alla
vita
moderna
.
Ed
è
per
questo
che
sebbene
la
pittura
non
disdegni
i
nostri
abbigliamenti
,
i
nostri
caffè
e
i
nostri
teatri
,
le
nostre
passeggiate
,
sebbene
la
pittura
interpreti
,
anche
esagerando
,
i
tratti
salienti
dell
'
uomo
e
della
donna
moderni
,
sebbene
nelle
sale
veneziane
l
'
Anglada
ci
mostri
le
notturne
creature
del
lusso
e
della
gioia
,
gli
artificiali
fiori
venefici
e
inebrianti
dei
restaurants
,
dei
music
-
halls
,
dei
teatri
parigini
,
e
il
Brangwin
ci
illustri
nelle
sue
composizioni
decorative
l
'
opera
solenne
e
gigantesca
dei
nostri
lavoratori
:
non
arriva
mai
a
darci
la
sensazione
della
vita
moderna
ed
anzi
se
ne
distacca
ognor
più
.
Essa
dimentica
l
'
essenziale
per
l
'
accessorio
,
dimentica
quello
che
è
unicamente
del
nostro
tempo
,
per
quello
che
può
essere
anche
di
altri
tempi
,
e
lo
dimentica
quando
la
sua
importanza
si
moltiplica
di
giorno
in
giorno
;
la
separazione
quindi
tra
la
pittura
e
la
vita
non
può
che
accrescersi
.
Io
non
voglio
già
affermare
con
ciò
che
il
pittore
moderno
per
essere
tale
non
debba
dipingere
che
automobili
e
treni
,
voglio
dire
che
egli
deve
far
loro
nell
'
arte
quel
posto
che
tali
strumenti
occupano
nella
vita
;
allora
la
sua
arte
sarà
lo
specchio
della
vita
moderna
.
E
per
dipingerli
,
per
trovare
la
loro
linea
di
bellezza
,
la
sola
che
meriti
di
essere
artisticamente
raffigurata
,
per
ottenere
cioè
la
loro
espressione
artistica
che
è
la
sintesi
della
loro
vita
,
egli
deve
conoscerli
ed
amarli
,
comprenderne
le
energie
e
i
grandi
destini
.
Altrimenti
non
farà
che
immagini
goffe
,
simulacri
inerti
o
disegni
tecnici
.
Poiché
purtroppo
nulla
vi
è
di
più
imbarazzato
e
puerile
e
di
meno
esatto
dei
nostri
pittori
quando
si
mettono
a
dipingere
qualche
brano
di
vita
tipicamente
moderno
.
Guai
se
gli
storici
futuri
dovessero
descrivere
lo
stato
delle
nostre
industrie
unicamente
sulle
rappresentazioni
decorative
del
Puvis
de
Chavannes
e
del
Brangwin
,
e
cito
i
migliori
.
I
grandi
maestri
del
passato
,
i
sommi
artefici
avvivatori
del
quattrocento
e
del
cinquecento
,
e
il
puro
e
ingenuo
Carpaccio
per
primo
,
creavano
simultaneamente
il
capolavoro
e
il
documento
storico
,
fondevano
la
precisione
con
la
bellezza
.
E
non
solo
esprimevano
così
alla
perfezione
il
loro
tempo
,
ma
traducevano
in
aspetti
e
in
forme
del
loro
tempo
anche
le
visioni
e
gli
spettacoli
del
passato
,
preferivano
la
loro
lingua
viva
ad
ogni
altra
,
erano
testimoni
insospettabili
e
traduttori
meravigliosi
.
StampaPeriodica ,
Vi
è
qualcuno
che
un
secolo
e
mezzo
prima
di
noi
ha
vissuto
la
nostra
vita
febrile
,
è
stato
invaso
dalla
nostra
inquieta
agitazione
,
ha
cercato
sempre
al
pari
di
noi
l
'
eccesso
,
ha
pensato
con
le
nostre
idee
,
ha
compiuto
i
medesimi
sforzi
nostri
per
raggiungere
la
vetta
ed
ha
sentito
come
noi
.
È
Giacomo
Casanova
,
colui
che
è
conosciuto
soltanto
come
il
famoso
avventuriero
veneziano
o
come
un
Don
Giovanni
di
facile
contentatura
,
mentre
meriterebbe
di
esserlo
come
il
più
grande
e
il
più
completo
precursore
dell
'
uomo
moderno
.
Ed
è
veramente
strano
in
tanta
smania
di
ricerche
storiche
come
questa
sua
qualità
tipica
ed
eminentissima
non
sia
stata
ancora
rilevata
,
come
in
lui
non
si
sia
veduta
questa
evidentissima
stoffa
di
uomo
nuovo
,
di
uomo
nostro
contemporaneo
che
egli
ha
affermato
nettamente
e
indelebilmente
in
duplice
guisa
,
come
uomo
e
come
artista
,
nella
sua
vita
e
nel
racconto
della
sua
vita
,
in
contrasto
netto
con
lo
sfondo
conservatore
e
tradizionale
della
sua
città
.
Ma
a
dir
vero
Casanova
,
se
è
nato
a
Venezia
,
non
è
veneziano
,
la
sua
nascita
a
Venezia
non
è
che
una
combinazione
,
egli
è
figlio
d
'
arte
,
e
in
ciò
già
si
mostra
uno
dei
suoi
aspetti
di
precursore
.
La
sua
patria
non
è
come
per
gli
altri
uomini
del
suo
tempo
una
città
,
un
borgo
,
una
breve
zona
di
terra
,
la
sua
patria
si
estende
fin
dove
arrivano
le
peregrinazioni
degli
artisti
italiani
da
teatro
di
allora
;
è
grande
come
l
'
Europa
,
è
stata
materialmente
Venezia
come
poteva
esserlo
qualsiasi
altra
capitale
europea
.
Casanova
adulto
è
quasi
sempre
in
istato
di
guerra
con
la
sua
città
natale
.
Fra
lui
e
Venezia
pare
esistere
una
specie
di
idiosincrasia
,
mentre
egli
viceversa
è
essenzialmente
cosmopolita
.
Egli
si
trova
a
suo
agio
a
Napoli
come
a
Parigi
,
a
Roma
come
a
Londra
,
a
Aix
come
a
Baden
,
a
Costantinopoli
come
a
Mosca
,
a
Corfù
come
ad
Amsterdam
.
Ha
un
portamento
internazionale
,
europeo
,
superiore
ai
singoli
usi
locali
,
che
va
bene
da
per
tutto
,
come
quello
della
odierna
alta
società
cosmopolita
che
passa
l
'
estate
in
Norvegia
,
l
'
inverno
al
Cairo
,
la
primavera
a
Parigi
e
l
'
autunno
nei
suoi
castelli
e
in
Italia
,
trovandosi
ovunque
come
in
casa
propria
.
Da
Venezia
il
Casanova
ha
tratto
soltanto
una
particolare
predilezione
per
le
forme
fastose
,
per
gli
adornamenti
,
per
gli
spensierati
svaghi
del
passato
.
Ma
il
precursore
ardito
e
geniale
si
rivela
subito
prepotentemente
in
lui
,
allorché
nella
lotta
per
la
vita
si
tratta
di
conquistarsi
un
posto
nel
mondo
.
Casanova
è
non
solo
quello
che
noi
chiamiamo
il
self
-
made
-
man
,
ma
il
precursore
,
il
primo
dei
self
-
made
-
men
moderni
ed
inoltre
egli
è
più
volte
il
self
-
made
-
man
di
se
stesso
.
Poiché
non
solo
egli
è
stato
costretto
a
rifarsi
da
capo
la
sua
posizione
a
partire
dal
nulla
per
arrivare
a
tutto
,
ma
questa
ricostruzione
egli
ha
operato
nelle
guise
più
diverse
per
differenti
personalità
.
Egli
riassume
in
sé
tutta
una
schiera
di
arrivisti
.
Dovendo
pur
sempre
prendere
le
mosse
da
zero
,
dal
niente
,
noi
lo
vediamo
già
in
buona
situazione
alla
corte
pontificia
,
poi
nelle
milizie
venete
,
poi
tra
i
patrizi
più
illustri
di
Venezia
,
poi
ancora
grande
finanziere
e
delegato
governativo
a
Parigi
,
ricco
banchiere
in
Olanda
,
intraprendente
industriale
a
Parigi
,
invincibile
e
temerario
giocatore
a
Aix
,
a
Milano
e
a
Genova
,
frequentatore
di
sovrani
e
di
nobili
,
gran
signore
nei
divertimenti
,
viaggiatore
instancabile
,
avventuriero
astutissimo
,
conversatore
arguto
e
desiderato
,
scrittore
colto
e
inspirato
.
In
ognuna
di
queste
direzioni
il
Casanova
ha
dovuto
sempre
mettersi
in
cammino
da
principio
.
Dell
'
edificio
elevato
precedentemente
al
sopraggiungere
della
catastrofe
nulla
restava
,
ogni
volta
l
'
uomo
precipitava
al
fondo
e
doveva
rifabbricare
dalle
fondamenta
,
ed
ogni
volta
egli
arrivava
alla
cima
.
Io
non
so
scorgere
altro
esempio
di
questo
gigantesco
lavoro
di
Sisifo
,
compiuto
sempre
con
successo
.
Sono
i
primi
passi
quelli
che
costano
,
sono
i
primi
quattrini
i
più
difficili
a
fare
,
e
il
Casanova
ad
ognuna
delle
sue
incarnazioni
doveva
appunto
cominciare
da
questi
durissimi
preliminari
.
Primo
dei
Robinson
,
nell
'
isola
deserta
e
ostile
in
cui
si
trovano
tutti
i
miserabili
,
tutti
i
naufraghi
della
vita
,
egli
si
è
trovato
in
ogni
periodo
della
sua
molteplice
esistenza
,
nella
condizione
peggiore
di
quella
dei
Robinson
da
romanzo
;
sprovvisto
di
tutto
,
mancando
persino
degli
avanzi
del
vascello
infranto
da
cui
trarre
il
primo
strumento
indispensabile
per
far
gli
altri
,
e
malgrado
ciò
egli
ha
saputo
sempre
farsi
tutto
.
Quei
meravigliosi
e
tenacissimi
nord
-
americani
,
che
si
ricompongono
anche
tre
o
quattro
volte
i
milioni
di
dollari
inghiottiti
nelle
tempeste
della
Borsa
,
sono
da
meno
di
lui
,
perché
eglino
ripercorrono
sempre
presso
a
poco
la
stessa
strada
,
mentre
il
Casanova
,
come
ho
detto
,
ad
ogni
rovescio
si
avviava
per
un
cammino
nuovo
e
toccava
un
nuovo
vertice
.
Ma
egli
è
qualcosa
di
più
e
assai
più
di
un
iniziatore
dell
'
arrivismo
,
egli
è
il
preannunziatore
della
vita
moderna
in
tutte
le
sue
faccie
,
è
il
primo
uomo
moderno
.
L
'
ansia
di
novità
,
il
desiderio
di
tutto
vedere
e
di
tutto
provare
,
l
'
incontentabilità
nostra
sono
già
acutissime
in
lui
.
Egli
ha
addirittura
la
frenesia
di
viaggiare
,
di
correre
,
di
passare
da
una
sensazione
all
'
altra
vertiginosamente
,
egli
fa
presentire
le
due
caratteristiche
dei
tempi
moderni
:
la
smania
dei
viaggi
e
la
cupidigia
della
velocità
.
Non
si
arresta
mai
,
gira
l
'
Europa
tre
o
quattro
volte
in
tutti
i
sensi
,
non
si
riposa
mai
,
se
non
viaggia
materialmente
,
viaggia
con
il
sentimento
,
con
la
fantasia
,
cacciandosi
volontariamente
nei
più
ardui
intrighi
quasi
a
sfogare
un
ardore
esuberante
;
nulla
lo
trattiene
,
neanche
la
felicità
,
neanche
la
ricchezza
.
A
Milano
e
ad
Amsterdam
ove
le
due
fortune
gli
si
offrivano
riunite
nelle
mani
di
due
belle
fanciulle
,
egli
pure
innamorato
,
pur
consapevole
della
importanza
della
rinuncia
,
rifiuta
e
se
ne
va
;
l
'
idea
di
un
vincolo
lo
esaspera
anche
se
contesto
di
rose
.
Egli
è
il
moto
perpetuo
,
oggi
sarebbe
un
esploratore
,
uno
chauffeur
avido
di
rapidità
,
al
suo
tempo
non
poteva
essere
che
un
avventuriero
vagabondo
,
quando
l
'
uomo
normale
doveva
accontentarsi
dei
confini
dentro
i
quali
poteva
andare
e
tornare
in
un
giorno
con
le
sue
gambe
o
quelle
del
suo
cavallo
.
Ma
il
Casanova
se
fu
un
avventuriero
riuscì
ad
essere
per
la
superiorità
del
suo
spirito
il
capo
schiera
,
l
'
iniziatore
di
quella
corrente
di
viaggiatori
,
di
turisti
che
ora
girano
il
mondo
osservando
e
studiando
tutto
ciò
che
presenta
di
bello
e
di
importante
storicamente
e
artisticamente
.
Casanova
non
viaggiava
solo
per
far
quattrini
e
per
sfuggire
alle
polizie
,
viaggiava
per
viaggiare
,
per
il
suo
diletto
,
per
soddisfare
un
bisogno
del
suo
spirito
,
e
tutto
vedeva
e
tutto
esaminava
e
tutto
annotava
,
talché
le
sue
Memorie
sono
per
una
parte
una
anticipazione
del
Baedeker
e
per
l
'
altra
un
grandioso
e
prezioso
rilievo
morale
,
politico
,
economico
,
artistico
dell
'
Europa
prima
della
Rivoluzione
francese
.
È
lo
spirito
moderno
che
freme
nel
Casanova
,
egli
non
è
soltanto
un
precursore
nella
sua
attività
esteriore
,
ma
in
quella
interiore
,
e
cioè
per
le
idee
e
i
sentimenti
.
Se
l
'
uomo
si
atteggia
a
alchimista
,
a
indovino
,
a
mago
,
se
pratica
la
cabbala
e
con
madame
d
'
Urfé
offre
sacrifici
alla
luna
e
ai
pianeti
,
se
interroga
l
'
oroscopo
prima
di
agire
e
si
mostra
superstizioso
,
egli
è
il
primo
a
ridere
delle
sue
operazioni
e
della
sua
personalità
sopranaturale
che
egli
si
affibbia
perché
sovente
non
può
farne
a
meno
,
per
necessità
di
vivere
,
perché
gli
altri
vogliono
essere
mistificati
.
Ma
come
un
perfetto
attore
che
recita
impareggiabilmente
la
propria
parte
talvolta
vi
prende
gusto
anche
lui
e
si
illude
col
proprio
artificio
.
Del
resto
quante
volte
egli
non
dice
dopo
che
i
fatti
hanno
dato
ragione
al
suo
oroscopo
,
che
lo
stesso
sarebbe
avvenuto
se
anche
l
'
oroscopo
avesse
preveduto
il
contrario
?
Ma
sottilmente
,
con
una
osservazione
veramente
moderna
,
egli
aggiunge
che
la
previsione
dell
'
oroscopo
,
quando
si
tratta
di
fatti
soggettivi
può
aver
fornito
uno
dei
tanti
motivi
al
determinarsi
dell
'
azione
in
quella
data
guisa
anziché
in
un
'
altra
.
E
in
ciò
ha
ragione
.
Ma
il
Casanova
del
resto
,
malgrado
l
'
educazione
ecclesiastica
,
è
un
irreligioso
.
Crede
in
Dio
,
ma
in
un
Dio
sommamente
vago
,
un
sommo
arbitro
di
tutti
i
destini
,
un
fato
superiore
che
egli
invoca
a
ogni
proposito
,
per
cavarsi
la
fame
,
come
per
la
buona
piega
di
una
avventura
amorosa
,
per
vincere
un
colpo
di
faraone
come
per
riuscir
salvo
in
un
duello
,
per
far
sì
che
non
si
riconosca
il
veleno
propinato
a
una
vecchia
monaca
come
per
iscampare
dai
Piombi
.
È
un
Dio
universale
,
ma
che
diventa
anche
un
Dio
personale
,
una
specie
di
demone
che
lo
consiglia
e
lo
spinge
nelle
sue
imprese
.
Ripugna
dall
'
ateismo
,
biasima
gli
scrupoli
,
ma
vuole
la
religione
per
il
popolo
.
La
sua
morale
è
opportunistica
ed
egoistica
,
egli
è
di
manica
estremamente
larga
con
sé
stesso
e
con
gli
altri
.
I
suoi
giudizi
morali
sono
tanto
moderni
che
si
identificano
con
quelli
che
tanto
comunemente
quanto
erroneamente
si
chiamano
nietzschiani
.
È
per
lui
bene
tutto
quello
che
profitta
,
che
fa
piacere
senza
nuocere
ad
altri
od
anche
quando
il
nocumento
altrui
è
inferiore
al
piacere
proprio
.
Con
questa
norma
fissa
egli
dirige
la
sua
vita
,
con
questa
massima
cerca
di
persuadere
le
sue
belle
quando
gli
si
mostrano
riluttanti
in
nome
del
dovere
,
e
cerca
di
tranquillare
se
stesso
quando
spoglia
con
la
magia
e
col
gioco
gli
imbecilli
.
Intanto
sarebbero
spogliati
egualmente
da
altri
che
non
farebbero
dei
quattrini
l
'
uso
giocondo
che
ne
fa
lui
,
ed
egli
tesse
l
'
elogio
della
prodigalità
,
del
lusso
,
di
tutto
ciò
che
esprime
una
pienezza
di
vita
.
L
'
inseguimento
dei
piaceri
è
la
sola
mèta
che
meriti
tutti
gli
sforzi
,
ciò
che
il
mondo
condanna
come
futilità
è
la
sola
occupazione
che
gli
sembra
seria
,
mentre
quelle
che
sono
considerate
come
occupazioni
serie
sono
le
vere
futilità
e
di
una
sola
cosa
teme
invecchiando
,
di
cambiar
parere
,
di
non
ritenere
cioè
come
le
uniche
cose
serie
le
care
futilità
di
una
volta
.
In
politica
egli
ha
una
visione
doppiamente
presaga
per
i
fatti
e
le
tendenze
.
In
ben
due
punti
delle
sue
memorie
egli
presente
il
rombo
lontano
della
rivoluzione
francese
e
ne
intuisce
il
formidabile
schianto
,
come
del
pari
capisce
la
debolezza
del
malgoverno
russo
e
l
'
imminente
tramonto
dello
Stato
veneziano
.
Circa
le
tendenze
è
quasi
un
liberale
,
ma
un
liberale
pratico
,
non
insegue
la
retorica
dei
principii
astratti
,
ma
ricava
le
sue
osservazioni
dai
singoli
avvenimenti
,
caso
per
caso
.
Sono
gli
stessi
favoritismi
da
lui
ottenuti
che
gli
porgono
materia
per
rilevare
la
dilapidazione
del
pubblico
denaro
,
la
corruzione
dei
funzionari
,
l
'
incapacità
dei
dirigenti
.
Da
qui
egli
trae
facilmente
i
criteri
a
cui
dovrebbe
ispirarsi
un
governo
saggio
,
criteri
che
poi
saranno
quelli
predicati
invano
dagli
uomini
migliori
della
rivoluzione
.
Ma
il
merito
più
grande
del
Casanova
,
il
suo
merito
non
equivoco
,
il
suo
titolo
non
contestabile
di
gloria
consiste
nella
sua
anticipazione
artistica
.
In
arte
egli
è
un
vero
e
grande
precursore
.
Egli
è
il
primo
romanziere
moderno
,
le
memorie
della
sua
vita
costituiscono
una
collana
di
singoli
romanzi
,
svolti
con
piena
maestria
,
completi
,
interessanti
e
differenti
l
'
uno
dall
'
altro
e
formano
un
solo
grandioso
romanzo
di
carattere
universale
che
ha
per
isfondo
l
'
Europa
e
conta
migliaia
di
personaggi
,
un
romanzo
mirabile
di
ambiente
,
di
costumi
,
di
avventura
e
di
psicologia
.
Il
Casanova
precorre
così
il
vero
romanzo
francese
in
un
tempo
in
cui
il
romanzo
non
ci
presenta
che
due
soli
artisti
il
Laclos
e
il
Rousseau
,
egli
il
Casanova
edifica
una
immensa
Comédie
humaine
40
anni
prima
di
Balzac
.
Quando
le
svenevolezze
di
Bernardin
de
Saint
Pierre
o
l
'
enfasi
retorica
degli
enciclopedisti
infestavano
il
racconto
,
falsavano
la
verità
,
deformavano
il
tipo
del
romanzo
,
il
Casanova
è
il
solo
narratore
,
è
il
solo
che
sa
raccontare
con
semplicità
,
con
sobrietà
,
con
franchezza
e
con
interesse
.
Egli
va
diritto
al
suo
scopo
,
qualche
breve
osservazione
qualche
tratto
significante
del
paesaggio
e
poi
la
narrazione
corre
via
con
vivacità
e
naturalezza
,
il
dialogo
si
schermisce
con
agilità
e
l
'
avvenimento
si
trova
inquadrato
nettamente
e
chiaramente
.
Per
un
lato
egli
riprende
la
tradizione
aristofanea
e
boccaccesca
,
per
l
'
altro
precede
e
anche
supera
tutte
le
arditezze
dei
veristi
.
Nessuno
dopo
di
lui
ha
osato
dire
quello
che
egli
ha
detto
,
nessuno
ha
osato
mostrarsi
a
nudo
come
egli
si
è
mostrato
,
spiegare
con
altrettanta
crudezza
i
moventi
delle
proprie
azioni
,
il
meccanismo
spesso
inconfessabile
del
proprio
io
.
Un
tale
ardimento
non
trova
riscontro
che
in
opere
assolutamente
diverse
dalla
sua
,
nelle
terribili
sfide
dello
Stirner
e
del
Nietzsche
.
Tale
è
l
'
uomo
che
non
si
è
pentito
mai
e
che
ha
cercato
di
goder
sempre
,
l
'
uomo
che
non
ha
commesso
mai
falli
,
perché
non
ha
mai
avuto
la
coscienza
di
commetterne
che
ha
considerato
la
vita
come
una
fonte
di
piacere
e
una
avventura
da
raccontare
piacevolmente
,
che
ha
vissuto
e
si
è
guardato
attentamente
a
vivere
,
attore
e
spettatore
simultaneo
della
sua
esistenza
.
Dal
neo
-
ellenismo
degli
esteti
alla
saggezza
di
Maeterlinck
,
il
cavaliere
di
Seingalt
aveva
già
discoperto
le
più
recondite
e
sottili
pieghe
dell
'
anima
moderna
,
e
anche
la
sua
inguaribile
imbecillità
,
impiantando
per
primo
il
gioco
del
lotto
,
nella
nazione
più
di
spirito
del
mondo
,
la
Francia
.
StampaPeriodica ,
Mi
è
capitato
sotto
gli
occhi
il
menu
di
un
banchetto
esperantista
,
banchetto
cioè
in
cui
gli
intervenuti
parlano
un
linguaggio
capito
solo
da
loro
,
l
'
Esperanto
,
ma
che
in
avvenire
dovrà
essere
la
lingua
universale
perché
tutti
gli
uomini
possano
intendersi
.
I
commensali
hanno
incominciato
dal
supo
,
sono
passati
al
Pleuronekto
,
alle
Kaponinoi
,
si
sono
deliziati
con
un
gelato
di
Frigusta
,
hanno
assorbito
il
Kafo
e
si
sono
esilarati
col
Campano
.
Io
mi
figuro
che
soltanto
per
il
fatto
che
la
zuppa
ha
cambiato
genere
diventando
supo
,
e
che
le
pollanche
hanno
cambiato
quasi
sesso
diventando
Kaponinoi
,
queste
vivande
debbono
aver
avuto
un
sapore
nuovo
e
straordinariamente
squisito
per
i
convitati
.
Basta
assai
meno
per
illudere
quell
'
allocco
che
si
chiama
uomo
,
anzi
viro
in
Esperanto
.
Gli
esperantisti
poi
sono
uomini
di
una
specie
particolare
.
Si
dànno
certi
generi
di
tendenze
,
di
inclinazioni
,
di
scopi
a
cui
non
ci
si
può
abbandonare
impunemente
e
di
cui
la
presenza
,
meglio
di
un
abito
rosso
o
giallo
,
fa
dell
'
uomo
una
bestia
a
parte
,
non
compresa
nelle
solite
classificazioni
zoologiche
.
Si
tratta
della
bestia
maniaca
,
qualche
cosa
che
va
tra
il
ridicolo
e
il
seccatore
,
tra
l
'
antico
tipo
dell
'
inventore
e
quello
più
moderno
dell
'
apostolo
di
una
delle
tante
melensaggini
umanitarie
.
In
fondo
è
un
essere
innocuo
ma
guai
a
toccarlo
nella
sua
mania
,
allora
egli
sente
l
'
obbligo
di
vuotarsi
per
intero
,
come
un
otre
gonfio
in
cui
si
sia
fatto
un
foro
.
Quando
un
individuo
comincia
a
dar
segni
di
una
di
tali
predilezioni
,
sia
quella
della
lingua
unica
,
o
quella
del
vegetarianismo
,
o
quella
della
riforma
dell
'
ortografia
o
del
sistema
planetario
,
non
vi
è
più
rimedio
;
il
suo
destino
è
prestabilito
,
egli
precipiterà
fino
in
fondo
.
Della
sua
lingua
universale
o
del
suo
sistema
di
alimentazione
farà
il
fine
della
sua
vita
,
sarà
persuaso
che
la
salvezza
dell
'
universo
è
strettamente
collegata
al
trionfo
del
suo
metodo
,
e
a
poco
a
poco
dall
'
una
di
tali
manie
passerà
all
'
altra
,
ne
farà
un
sistema
completo
,
troverà
che
la
lingua
universale
non
si
può
scompagnare
dal
vegetarianismo
,
dalla
propaganda
contro
l
'
alcool
,
dalla
federazione
europea
e
dalla
pace
perpetua
.
A
questo
punto
il
male
sarà
irrimediabile
,
il
processo
normale
sarà
invertito
;
non
sarà
più
la
lingua
universale
che
deve
giovare
all
'
uomo
,
ma
l
'
uomo
che
deve
sacrificarsi
a
una
qualsiasi
di
queste
utopie
o
a
tutte
insieme
.
La
lingua
universale
è
uno
di
quei
tanti
germogli
rachitici
e
tardivi
rispuntati
sul
vecchio
tronco
quasi
inaridito
della
rivoluzione
francese
.
Essa
ha
il
suo
fondamento
in
quello
stesso
stato
di
spirito
in
cui
allignarono
tutte
le
riforme
rivoluzionarie
,
e
cioè
nella
credenza
di
poter
da
un
momento
all
'
altro
,
con
un
ragionamento
dottrinario
e
con
un
tratto
di
penna
,
abolire
il
passato
e
riplasmare
uomo
e
società
a
seconda
di
un
tipo
astratto
.
Ed
essa
fa
parte
di
quella
regolamentazione
scientifica
con
cui
l
'
uomo
,
infervorato
dai
primi
successi
delle
scienze
positive
,
si
è
illuso
,
parecchi
anni
or
sono
,
di
imbrigliare
l
'
avvenire
.
Lingua
,
religione
,
scrittura
,
ordinamento
del
calendario
,
costumanze
festive
,
cose
che
si
possono
cambiare
come
si
cambia
d
'
abito
.
Le
ragioni
storiche
e
naturali
per
cui
si
sono
così
costituite
durante
i
secoli
non
contano
,
basta
sapere
che
sono
procedimenti
empirici
,
in
cui
lo
scienziato
moderno
ha
scoperto
un
cumulo
di
errori
,
di
incongruenze
,
di
perdite
di
tempo
,
e
che
quindi
si
debbono
sostituire
con
un
nuovo
ordinamento
,
creato
di
sana
pianta
al
lume
della
scienza
e
perciò
al
buio
dei
fatti
e
della
vita
.
La
logica
deve
trionfar
della
natura
,
che
diamine
!
E
così
mentre
a
Parigi
si
radunano
coloro
che
vogliono
abolire
le
vecchie
feste
,
come
il
Natale
,
la
Pasqua
,
Ognissanti
,
ecc
.
,
divenute
insignificanti
ed
assurde
per
surrogarvi
le
feste
umane
e
scientifiche
della
famiglia
,
del
lavoro
,
del
ricordo
,
della
generazione
,
a
Boulogne
-
sur
-
mer
si
sono
riuniti
quelli
che
ai
nostri
antiquati
idiomi
,
pieni
di
complicazioni
,
di
irregolarità
,
di
lungaggini
e
di
difficoltà
inutili
vogliono
surrogare
la
lingua
universale
,
una
lingua
creata
di
sana
pianta
da
un
medico
,
una
lingua
quindi
perfettamente
scientifica
.
La
balordaggine
della
sostituzione
è
evidente
.
Si
vuole
abolire
un
prodotto
naturale
come
la
lingua
,
formatosi
esclusivamente
sotto
l
'
influsso
delle
necessità
cui
doveva
soddisfare
e
poi
continuamente
aggiustato
,
tornito
,
manipolato
dall
'
uso
,
sempre
per
corrispondere
meglio
a
queste
necessità
delle
quali
l
'
uomo
è
quasi
l
'
inconsapevole
strumento
,
per
mettere
al
suo
posto
un
pasticcio
stridente
e
ripugnante
costruito
da
un
tale
in
relazione
a
una
data
teoria
astratta
.
Al
prodotto
della
necessità
istessa
che
si
è
proprio
direttamente
creata
il
suo
strumento
e
della
quale
l
'
uomo
non
è
stato
che
l
'
esecutore
si
nega
la
praticità
per
riconoscerla
alla
costruzione
puramente
cervellotica
di
un
uomo
solo
?
Del
resto
questa
costruzione
si
condanna
da
sé
.
Come
non
poteva
essere
altrimenti
questa
lingua
inventata
,
sia
il
Volapuck
passato
già
di
moda
,
sia
l
'
Esperanto
un
po
'
più
recente
,
sta
alle
lingue
naturali
,
come
un
burattino
sta
a
un
uomo
,
come
un
fiore
di
lana
sta
a
un
fiore
fresco
.
Questa
lingua
inventata
è
peggio
di
qualsiasi
povero
dialetto
barbarico
,
è
una
ignobile
parodia
dei
linguaggi
parlati
,
è
un
informe
ammasso
di
consonanti
aspre
,
di
suoni
rauchi
e
di
parole
degradate
.
Per
voler
semplificare
artificialmente
,
per
voler
togliere
le
difficoltà
ortografiche
e
grammaticali
rispondenti
a
necessità
psicologiche
,
non
si
è
fatto
che
avvilire
,
mortificare
e
spogliare
i
vocaboli
e
le
locuzioni
dei
vari
idiomi
,
adunando
tutto
un
miserevole
insieme
di
tronconi
ispidi
,
di
frammenti
mutilati
,
di
esseri
spelati
che
muovono
a
compassione
e
ribrezzo
.
Questa
lingua
dell
'
avvenire
,
questo
ignobile
gergo
,
ove
il
k
,
l
'
j
e
l
'
u
sono
le
lettere
predominanti
,
ove
non
si
incontrano
che
gruppi
di
sk
,
di
kr
,
di
tk
o
di
kt
,
ove
ascoltiamo
guaiti
,
latrati
,
miagolii
come
questi
malgrandan
,
maldikulon
,
famekonitaj
,
forflugis
,
samspecai
,
kreskas
,
kvindek
,
kvankam
,
ove
per
dire
:
"
Io
era
di
quelli
che
lo
hanno
ricevuto
alla
stazione
del
Nord
"
,
si
bestemmia
:
"
Mi
estis
unu
el
tiuj
kiuj
antauiris
linje
la
Norda
Stacidomo
"
,
questo
gergo
peggiore
di
quello
dei
carcerati
deve
essere
la
favella
dei
nostri
figli
,
la
favella
che
la
nostra
scienza
lascia
loro
in
eredità
per
ripudiare
l
'
eredità
della
natura
?
Ah
no
,
no
davvero
!
Salvo
che
l
'
uomo
non
sia
in
uno
stato
di
ubriachezza
permanente
o
non
abbia
la
paralisi
fin
dalla
nascita
questa
non
sarà
certo
la
sua
lingua
futura
.
La
lingua
dell
'
avvenire
non
differirà
gran
che
dalla
lingua
del
presente
,
come
questa
è
la
continuazione
della
lingua
del
passato
.
La
pluralità
linguistica
che
risale
fino
ai
più
remoti
confini
della
storia
non
cesserà
nel
futuro
,
non
vi
è
ragione
alcuna
perché
l
'
ossatura
del
linguaggio
,
perdurata
attraverso
i
millenni
,
cambi
improvvisamente
oggi
o
da
qui
a
qualche
diecina
di
anni
.
Il
bisogno
di
intendersi
fra
gli
uomini
parlanti
diverse
favelle
sussisteva
in
passato
come
esiste
oggi
,
e
forse
era
più
forte
in
passato
che
non
nell
'
oggi
,
data
la
maggior
facilità
odierna
per
l
'
uomo
di
apprendere
altre
lingue
oltre
la
propria
.
Non
si
dà
oggi
quasi
persona
colta
o
che
ne
abbia
di
bisogno
la
quale
non
conosca
quelle
tre
o
quattro
lingue
con
cui
può
farsi
capire
in
tutto
il
mondo
,
mentre
anticamente
era
un
'
impresa
assai
ardua
e
che
richiedeva
mezzi
ingenti
o
combinazioni
speciali
quella
di
imparare
una
lingua
straniera
.
D
'
altro
canto
come
nell
'
antichità
classica
con
due
sole
lingue
,
la
greca
e
la
latina
,
che
erano
le
lingue
dei
dominatori
,
si
provvedeva
a
tutte
le
evenienze
internazionali
,
così
adesso
con
tre
-
francese
,
inglese
e
tedesco
-
si
può
far
lo
stesso
.
Ora
vi
sono
più
numerosi
bisogni
di
comunicazione
,
che
debbono
anche
soddisfarsi
molto
più
rapidamente
,
e
questo
è
vero
,
ma
non
è
affatto
vero
che
l
'
uomo
abbia
tutto
a
sacrificare
a
questa
ansia
di
rapidità
come
un
affamato
che
non
può
concedersi
alcuna
distrazione
,
poiché
il
tempo
disponibile
neanche
gli
basta
alla
conquista
del
cibo
.
Sono
le
civiltà
iniziali
che
richiedono
la
massima
rapidità
e
in
cui
tutto
deve
essere
consacrato
a
un
fine
immediatamente
utile
;
i
popoli
moderni
si
sono
trovati
e
si
trovano
ancora
in
parte
in
questa
fase
,
avendo
dovuto
crearsi
,
al
pari
dei
singoli
individui
,
una
nuova
fortuna
e
tutti
i
mezzi
per
ottenerla
nel
nuovo
ambiente
industriale
,
una
volta
che
gli
antichi
privilegi
,
le
antiche
posizioni
non
erano
più
riconosciuti
.
Da
qui
la
smania
di
rapidità
da
cui
è
stata
invasa
l
'
età
moderna
;
ma
adesso
i
primi
gradini
son
già
saliti
,
tutto
il
nuovo
corredo
occorrente
alle
trasformate
attività
sociali
è
quasi
compiuto
,
molte
fortune
sono
già
fatte
,
molte
posizioni
eminenti
sono
state
riconquistate
,
non
vi
è
più
necessità
di
affannarsi
tanto
.
Infatti
,
se
nelle
industrie
,
se
nella
locomozione
si
continua
a
ricercare
la
velocità
,
nella
vita
questa
spinta
si
è
già
rallentata
.
La
ricchezza
conseguita
non
solo
elimina
il
bisogno
di
rapidità
,
ma
anzi
ricomincia
a
far
prediligere
delle
forme
di
perditempo
,
di
indugio
per
la
ricerca
di
effetti
di
eleganza
o
di
bellezza
più
o
meno
bene
intesa
.
L
'
industriale
yankee
adotterà
una
macchina
per
abbreviare
di
qualche
secondo
il
tempo
necessario
a
scavare
i
denti
di
un
ingranaggio
,
adopererà
la
stenografia
e
la
macchina
da
scrivere
per
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
ma
trascorrerà
poi
due
mesi
in
ozio
a
bordo
del
suo
yacht
,
e
per
scrivere
una
lettera
ad
una
signora
dell
'
aristocrazia
impiegherà
tanto
tempo
quanto
gli
basterebbe
a
scrivere
a
mano
tutta
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
unicamente
per
dare
alla
sua
calligrafia
un
aspetto
eccentrico
,
nobile
,
artistico
.
Il
progredire
della
civiltà
,
sia
pure
civiltà
mercantile
,
implicando
aumento
di
ricchezza
e
di
lusso
,
non
solo
non
porterà
all
'
uso
di
alcune
di
queste
brutte
e
artificiose
semplificazioni
della
lingua
e
della
scrittura
,
ma
anzi
produrrà
una
maggior
ricercatezza
,
una
maggior
complicazione
e
varietà
sia
nella
scrittura
,
sia
nella
lingua
.
Come
aumenterà
il
lusso
materiale
,
talché
,
e
già
lo
si
scorge
,
invece
di
una
specie
di
bassa
uniforme
comune
a
tutti
,
pronosticata
da
qualche
visionario
sarto
socialista
,
si
avranno
abiti
e
vesti
sempre
più
sfarzosi
,
sempre
più
adornati
e
diversi
gli
uni
dagli
altri
,
così
si
accrescerà
anche
il
lusso
spirituale
;
l
'
uomo
terrà
sempre
più
a
dimostrare
un
favellare
fiorito
,
magari
complicato
e
prezioso
,
che
lo
distingua
dagli
altri
,
per
la
vanità
di
apparire
originale
,
raffinato
e
bene
informato
delle
mode
.
E
la
moda
sarà
sempre
più
mutevole
e
capricciosa
.
Quindi
non
solo
non
si
adotterà
alcuno
di
questi
corrotti
gerghi
convenzionali
,
ma
anzi
nulla
sarà
più
detestato
,
come
di
pessimo
gusto
,
di
queste
misure
livellatrici
ed
egualitarie
;
salvo
il
caso
che
la
moda
,
in
qualche
suo
pervertimento
momentaneo
,
ritrovando
in
taluno
di
essi
tanta
assurdità
e
tanta
contorsione
quanta
non
le
sarebbe
dato
di
rinvenire
in
alcuna
lingua
vivente
,
non
gli
accordi
una
voga
fittizia
,
come
quella
della
crinolina
.
Nell
'
avvenire
si
avrà
bensì
una
specie
di
linguaggio
industriale
unico
,
ma
sarà
un
linguaggio
esclusivamente
tecnico
,
da
paragonarsi
a
quello
delle
formule
matematiche
;
si
avrà
pure
una
lingua
più
diffusa
delle
altre
,
più
importante
delle
altre
e
sarà
quella
del
popolo
che
la
imporrà
con
la
forza
delle
sue
armi
e
delle
sue
macchine
,
e
sarà
la
lingua
inglese
o
la
lingua
tedesca
,
da
paragonarsi
alla
lingua
latina
nel
mondo
antico
;
e
si
avrà
infine
l
'
identica
varietà
delle
lingue
inferiori
,
lentamente
modificate
dalla
moda
e
da
altri
fattori
sociali
.
In
questo
grande
gioco
di
forze
non
vi
è
posto
né
per
l
'
Esperanto
,
né
per
alcun
altro
di
questi
contraffatti
mostriciattoli
sorti
dalla
aberrazione
umana
.
StampaPeriodica ,
Io
credo
che
non
vi
sia
città
la
quale
si
trovi
nelle
condizioni
di
Venezia
.
È
tale
la
stranezza
di
ciò
che
avviene
nell
'
incantevole
reggia
,
sollevata
dal
sogno
di
un
nume
sul
mare
,
da
turbare
anche
il
discernimento
del
più
lucido
ed
acuto
osservatore
.
Gli
occhi
vigili
di
tutto
il
mondo
sembrano
continuamente
appuntati
su
Venezia
,
a
guardia
della
sua
immunità
e
inviolabilità
.
Se
si
osa
smuovere
una
pietra
,
se
si
ardisce
di
proporre
qualche
innovazione
,
si
levano
lagni
proteste
divieti
da
tutte
le
terre
,
da
tutte
le
classi
di
persone
,
tanto
che
Venezia
non
pare
più
degli
Italiani
e
neppure
dei
Veneziani
,
ma
uno
di
quegli
Stati
incapaci
di
governarsi
da
sé
e
per
i
quali
le
varie
potenze
costituiscono
una
specie
di
consiglio
internazionale
di
tutela
,
come
l
'
isola
di
Creta
.
Tutto
il
mondo
interviene
nelle
faccende
di
Venezia
;
ognuno
che
sgorbia
una
tela
o
sciupa
del
marmo
,
ognuno
che
sa
tenere
una
penna
in
mano
,
ognuno
che
si
è
procurato
il
lusso
di
visitare
Venezia
o
ne
ha
soltanto
sentito
parlare
,
si
attribuisce
il
diritto
di
trattare
gli
affari
di
Venezia
come
suoi
affari
personali
.
Tutti
poi
,
a
conferma
delle
squisite
doti
di
sensibilità
,
di
raffinatezza
,
di
gusto
artistico
,
dei
loro
spiriti
,
si
credono
investiti
della
missione
di
difendere
Venezia
contro
i
supposti
vandali
che
ne
insidiano
perennemente
la
divina
bellezza
.
Tanta
universale
premura
è
toccante
ma
non
è
sempre
divertente
.
A
Venezia
poi
non
si
intende
che
discutere
di
arte
,
se
ne
parla
sempre
,
la
si
mette
avanti
in
ogni
caso
,
non
ci
si
preoccupa
che
dell
'
arte
e
della
bellezza
;
è
in
nome
dell
'
arte
che
si
propugnano
e
si
condannano
tutte
le
iniziative
.
La
si
nomina
tanto
e
gli
echi
rispondono
da
tutte
le
parti
del
mondo
,
la
si
fa
intervenire
in
tutte
le
faccende
peggio
della
politica
con
tanta
insistenza
,
se
ne
fa
un
tale
abuso
dell
'
arte
che
a
Venezia
si
direbbe
essere
tutto
subordinato
all
'
arte
,
industria
,
comodità
,
ricchezza
,
igiene
,
tutto
.
L
'
arte
è
su
tutte
le
bocche
,
l
'
arte
è
invocata
a
ogni
istante
,
l
'
arte
è
la
norma
suprema
di
Venezia
,
la
bellezza
vi
primeggia
su
ogni
altro
scopo
.
Si
vive
adunque
solo
di
arte
a
Venezia
!
In
questa
terra
privilegiata
ogni
cura
volgare
è
adunque
abolita
,
ogni
misera
competizione
sul
genere
di
quelle
che
affliggono
gli
altri
comuni
d
'
Italia
è
qui
scomparsa
.
Come
una
volta
in
Atene
e
a
Firenze
le
uniche
gare
fra
i
cittadini
sono
rivolte
al
conseguimento
della
bellezza
.
Oh
la
più
felice
fra
tutte
le
città
!
Sembrerebbe
infatti
che
dati
tanti
amorevoli
ed
alacri
difensori
,
dato
l
'
assoluto
predominio
acquistatovi
dall
'
arte
,
Venezia
dovesse
essere
più
di
qualsiasi
altra
città
,
sicuramente
al
riparo
da
ogni
manomissione
,
da
ogni
tormento
degli
uomini
e
del
tempo
,
dovesse
essere
gelosamente
conservata
e
custodita
contro
ogni
offesa
.
Sembrerebbe
che
a
Venezia
nulla
si
facesse
se
non
ispirato
da
puri
criteri
d
'
arte
,
che
l
'
arte
vi
si
respirasse
con
l
'
aria
,
che
ciò
che
altrove
è
opera
utilitaria
dell
'
industria
e
del
commercio
si
trasformasse
a
Venezia
in
opera
di
bellezza
.
Sembrerebbe
che
Venezia
,
patria
esclusiva
dell
'
arte
,
fosse
l
'
asilo
immune
da
tutte
le
brutture
,
da
tutte
le
profanazioni
che
altrove
si
commettono
per
avidità
di
guadagno
,
per
le
necessità
della
vita
moderna
.
Sembrerebbe
infine
che
a
Venezia
non
potesse
aver
diritto
di
entrata
se
non
ciò
che
è
bello
ed
artistico
e
che
fosse
inesorabilmente
respinto
anche
ogni
più
utile
trovata
del
progresso
se
in
contrasto
con
questo
rigoroso
programma
di
bellezza
.
E
così
si
dice
e
si
crede
e
le
apparenze
sono
tali
che
tutti
ne
sono
persuasi
.
L
'
assordante
coro
che
predica
e
decide
in
nome
dell
'
arte
non
lascia
più
intendere
altra
voce
.
Il
culto
della
bellezza
sembra
spinto
a
tal
segno
da
essere
non
solo
creduto
sincero
,
ma
ritenuto
tirannico
fanatico
e
come
tale
molesto
e
irritante
.
Per
poco
io
non
sono
stato
addirittura
aggredito
da
un
pacifico
negoziante
il
quale
proprio
in
me
,
soltanto
perché
son
solito
scrivere
di
arte
e
perché
in
quel
momento
non
trovavo
troppo
opportuna
l
'
idea
di
un
grande
banchetto
pro
Calabria
in
Piazza
San
Marco
,
era
persuaso
di
scorgere
uno
dei
tanti
maniaci
esteti
,
sistematici
oppositori
di
ogni
libera
attività
veneziana
.
-
Ma
non
si
potrà
infine
far
più
nulla
in
questa
città
,
egli
gridava
brandendo
la
forchetta
come
un
'
arme
minacciosa
,
non
si
potrà
più
muovere
un
dito
senza
il
consenso
degli
artisti
i
quali
viceversa
nulla
fanno
per
la
città
?
Dovremo
morir
di
fame
,
dovremo
far
di
Venezia
l
'
ultima
città
del
mondo
in
omaggio
all
'
arte
?
Non
si
può
più
toccare
un
sasso
,
non
si
può
suggerire
un
mutamento
senza
sentirsi
gridare
la
croce
addosso
,
come
se
tutto
fosse
sacro
e
intangibile
!
-
No
,
egregio
signore
,
ella
può
serbare
tutta
la
sua
calma
.
Se
a
parole
pare
che
le
cose
stiano
così
,
in
pratica
,
ella
lo
sa
meglio
di
me
,
è
tutto
differente
.
È
proprio
Venezia
,
dove
più
si
parla
di
arte
fino
a
stancare
,
la
città
dove
meno
è
tenuta
in
conto
;
è
proprio
Venezia
la
città
lasciata
maggiormente
in
balìa
del
primo
guastatore
venuto
,
soltanto
che
si
presenti
in
nome
dell
'
industria
,
e
dove
più
impunemente
si
possa
demolire
e
deturpare
.
Mentre
,
declamando
retoricamente
per
l
'
arte
,
si
proibiscono
e
si
arrestano
le
intraprese
veramente
utili
,
davanti
alle
quali
anche
l
'
arte
potrebbe
sopportare
qualche
sacrificio
;
per
trascuraggine
,
per
indifferenza
,
per
gretteria
,
si
distrugge
,
si
mutila
,
si
rovina
senza
necessità
.
Mentre
per
favorire
il
forestiero
visitatore
dei
monumenti
e
delle
bellezze
veneziane
sembra
quasi
che
Venezia
rinunci
alla
sua
fierezza
,
alla
sua
dignità
e
al
suo
sviluppo
,
in
realtà
non
concede
al
forestiero
neanche
quella
elementare
assistenza
che
egli
ormai
è
abituato
a
trovare
dovunque
.
Citerò
rapidamente
alcuni
esempi
.
Non
si
voleva
il
ponte
tra
Venezia
e
la
terra
ferma
;
soltanto
per
averlo
proposto
si
è
scatenata
una
tempesta
;
sembrava
che
una
minaccia
esiziale
fosse
sospesa
su
Venezia
,
sulla
sua
incolumità
,
sulla
sua
poesia
,
sulla
sua
dolce
laguna
.
Ebbene
di
ponti
se
ne
son
fatti
due
fra
l
'
acquiescenza
di
tutti
,
poiché
tali
si
possono
qualificare
le
condutture
dell
'
energia
elettrica
,
costruite
in
laguna
con
una
siffatta
abbondanza
di
fondazioni
in
muratura
e
di
torri
metalliche
come
non
sarebbe
stata
necessaria
per
fare
un
ponte
effettivo
.
A
Parigi
città
eminentemente
moderna
e
industriale
è
vietato
,
soltanto
per
ragioni
estetiche
,
di
tendere
fili
metallici
sulle
strade
;
talché
persino
i
trams
elettrici
non
possono
avere
conduttura
aerea
,
ma
debbono
attingere
l
'
elettricità
da
un
cavo
sotterraneo
;
a
Venezia
,
ove
questo
divieto
sarebbe
stato
indispensabile
,
non
solo
per
l
'
estetica
ma
per
la
conservazione
,
data
la
vetustà
fragile
degli
edifizi
,
si
intrecciano
in
aria
ogni
sorta
di
cavi
e
di
cordoni
metallici
.
All
'
antica
rete
telegrafica
e
telefonica
si
è
aggiunta
quella
nuova
per
la
distribuzione
dell
'
energia
elettrica
e
si
è
proceduto
senza
riguardo
alcuno
,
come
se
si
trattasse
di
una
stazione
ferroviaria
.
Ora
poi
si
stanno
collocando
nuovi
cavi
telefonici
,
grossi
come
gomene
di
piroscafi
,
tanto
che
ognuno
contiene
cento
fili
;
ed
ho
veduto
io
tenderli
ed
agganciarli
su
sostegni
di
ferro
infissi
negli
angoli
marmorei
dei
palazzi
del
quattrocento
.
Pensate
all
'
effetto
disastroso
delle
vibrazioni
,
di
quel
lungo
e
pesante
cordone
sospeso
,
trasmesse
dal
sostegno
metallico
all
'
angolo
su
cui
poggia
!
Ma
neanche
nella
più
industriale
e
barbara
città
americana
si
procederebbe
in
tal
guisa
!
L
'
incuria
e
l
'
abbandono
in
cui
giacciono
i
monumenti
affidati
adesso
a
maggior
numero
di
commissioni
vigilanti
che
non
siano
i
visitatori
,
sono
indescrivibili
.
A
persuadersene
basta
far
una
corsa
ai
Frari
,
al
chiostro
dell
'
Abbazia
,
alla
desolata
e
sconciata
chiesa
di
S
.
Gregorio
.
Circa
i
forestieri
mi
limito
a
dire
che
a
una
certa
ora
della
sera
e
durante
tutta
la
notte
,
quando
appunto
arrivano
alcuni
fra
i
treni
più
frequentati
dai
forestieri
,
come
il
treno
di
Milano
delle
4.25
,
proprio
alla
stazione
non
esiste
più
vigilanza
di
sorta
.
Ogni
segno
di
ordine
civile
,
di
potestà
pubblica
è
abolito
;
non
esistono
più
né
leggi
né
guardie
;
la
sola
legge
è
l
'
arbitrio
dei
facchini
e
dei
gondolieri
che
assalgono
e
insultano
i
forestieri
e
si
rifiutano
con
male
parole
di
prestare
servizio
al
forestiero
che
ha
la
disgrazia
di
non
andare
a
uno
degli
hôtels
più
di
lusso
.
Guai
a
lui
se
ha
la
pretesa
di
alloggiare
in
un
albergo
di
secondo
ordine
o
in
una
casa
privata
!
È
trattato
peggio
di
un
cane
.
La
verità
è
che
se
tutti
discutono
a
strillano
,
e
mostrano
di
sdegnarsi
o
di
cadere
in
deliquio
soltanto
se
una
foglia
si
muove
a
Venezia
,
facendo
dell
'
arte
la
più
asfissiante
delle
oppressioni
,
niuno
è
sincero
;
si
tratta
di
gente
che
si
arrampica
su
Venezia
,
che
sfrutta
davvero
Venezia
,
per
farsi
notare
con
poca
fatica
.
Niuno
se
ne
occupa
sul
serio
quando
dalla
pubblicità
di
un
articolo
o
di
un
discorso
si
deve
passare
al
lavoro
vero
e
raccolto
:
i
difensori
allora
si
dileguano
,
si
lascia
fare
ogni
cosa
come
su
terra
da
saccheggio
.
Venezia
mi
ha
lasciato
una
profonda
impressione
di
tristezza
proprio
in
questi
giorni
in
cui
si
teneva
fra
le
sue
mura
il
supremo
concilio
dell
'
arte
,
in
cui
tutti
i
suoi
immancabili
brevettati
difensori
erano
accorsi
al
suo
invito
.
Non
mi
è
mai
sembrata
più
abbandonata
.
StampaPeriodica ,
Bisogna
vederla
quando
io
la
invito
a
una
gita
sul
mio
minuscolo
automobile
ove
a
stento
posso
trovare
un
posticino
e
non
molto
comodo
per
lei
!
La
gioia
entra
in
lei
e
la
anima
come
la
brezza
nella
vela
.
Il
suo
volto
si
increspa
di
sorriso
,
i
suoi
occhioni
azzurri
si
rischiarano
e
brillano
,
le
sue
manine
paffute
battono
l
'
una
contro
.
l
'
altra
giocondamente
.
Non
fa
tardare
mai
il
consentimento
,
non
è
mai
di
mala
voglia
,
non
ha
mai
alcuno
di
quelli
impicci
femminili
che
capitano
espressamente
per
mandare
a
monte
i
divertimenti
meglio
improvvisati
.
È
sempre
pronta
e
felice
.
Non
c
'
è
mai
pericolo
che
l
'
invito
la
contrarii
.
La
sua
gioia
si
muta
poi
in
fervore
.
Ella
si
veste
,
si
appresta
in
due
minuti
,
provvede
a
tutto
ciò
che
le
occorre
,
nulla
dimentica
.
Anzi
ricorda
a
me
le
cose
necessarie
;
va
lei
alla
ricerca
degli
strumenti
che
possono
abbisognare
alla
nostra
macchina
.
Pensa
alla
chiave
inglese
e
all
'
oleatore
,
si
mette
in
tasca
del
filo
di
ferro
,
delle
pezze
di
gomma
per
medicare
le
ferite
dei
pneumatici
,
mi
domanda
se
ho
preso
la
manopola
e
la
spina
per
il
contatto
elettrico
,
e
fila
giù
per
le
scale
prima
ancora
che
io
mi
sia
calcato
sulle
orecchie
il
berretto
.
Nel
portico
di
casa
ella
entra
in
funzioni
.
Si
tratta
di
estrarre
il
nostro
sbuffante
veicolo
dalla
sua
cella
.
Ella
non
si
rifiuta
alla
fatica
!
Eccola
affaccendata
a
tirare
una
ruota
perché
la
macchina
possa
svoltare
dall
'
andito
,
e
poi
afferrata
all
'
asse
posteriore
per
trattenerla
nella
scesa
dei
due
gradini
che
ci
separano
dalla
strada
.
Siamo
quasi
al
punto
;
ella
ispeziona
un
istante
il
motore
,
toglie
via
un
po
'
di
fango
disseccato
dal
lucido
recipiente
della
benzina
,
dà
due
o
tre
colpetti
al
galleggiante
del
carburatore
,
come
ha
veduto
fare
da
me
,
per
assicurarsi
che
la
benzina
è
arrivata
,
un
ultimo
sguardo
a
tutto
l
'
insieme
e
...
in
sella
.
-
È
bella
è
,
la
nostra
quaranta
cavalli
!
ella
esclama
con
un
sorrisetto
di
orgoglio
.
Non
occorre
che
io
dica
che
il
modesto
ruotabile
che
viene
pomposamente
gratificato
di
una
cifra
così
ingente
di
cavalli
,
non
arriva
a
quattro
.
Ma
il
mio
camerata
in
gonnella
è
ottimista
e
poi
sente
l
'
amor
proprio
del
proprietario
,
così
da
moltiplicare
per
dieci
la
forza
del
motore
.
Io
mi
arrampico
per
primo
,
mi
accomodo
in
sella
,
dispongo
le
manette
del
gaz
e
della
accensione
per
la
partenza
e
poi
l
'
aiuto
a
salire
.
L
'
impresa
non
è
facile
,
sempre
per
la
ristrettezza
del
posto
.
L
'
afferro
sotto
le
braccia
la
sollevo
,
ella
sgambetta
in
aria
,
finché
si
appoggia
più
che
non
si
sieda
,
su
un
mio
ginocchio
,
punta
i
piedi
sulla
forcella
della
ruota
davanti
,
si
calca
il
berretto
sugli
occhi
facendo
sporgere
ben
innanzi
la
visiera
,
si
accomoda
i
grossi
occhiali
sul
nasino
,
e
quando
è
convinta
che
la
sua
tenuta
da
chauffeuse
è
perfetta
domanda
:
Andiamo
?
Posso
mettere
il
contatto
?
-
Via
!
rispondo
.
Gravemente
ella
gira
la
manopola
,
compresa
del
miracolo
animatorio
che
sta
per
compiersi
,
mentre
con
l
'
altra
mano
si
trattiene
,
aggrappandosi
,
al
mio
braccio
.
Siamo
in
un
momento
critico
.
Il
demarrage
della
macchina
non
è
tra
i
più
facili
,
io
debbo
prima
che
il
motore
si
avvii
dare
due
o
tre
colpi
di
pedale
.
Per
questo
movimento
un
po
'
brusco
ella
che
non
aveva
altro
sostegno
che
il
mio
ginocchio
destro
,
si
trova
improvvisamente
sbalzata
su
e
giù
alternativamente
come
se
navigasse
su
un
cattivo
battello
attraverso
la
Manica
,
durante
una
raffica
.
Ma
neanche
questo
sballottamento
la
mette
di
cattivo
umore
,
tutto
al
più
le
sue
dita
si
contraggono
più
strettamente
sul
mio
braccio
per
conservare
l
'
equilibrio
.
Per
fortuna
la
raffica
dura
poco
,
il
motore
inizia
la
serie
confortante
dei
suoi
scoppi
regolari
che
diventano
sempre
più
frequenti
come
gli
spari
di
molti
fucili
a
ripetizione
.
Quello
strepitio
ritmico
che
fa
voltare
i
passanti
con
un
viso
arcigno
giunge
alle
nostre
orecchie
dolce
come
una
musica
.
Non
arriviamo
come
quel
tale
chauffeur
maniaco
a
preferirlo
a
un
motivo
del
Parsifal
,
tuttavia
in
quell
'
istante
ci
riempie
di
contentezza
.
È
il
segnale
che
tutto
va
bene
.
E
non
è
poco
!
Veramente
io
mi
sono
affrettato
troppo
a
rallegrarmi
,
poiché
a
cento
metri
da
casa
,
proprio
mentre
ci
si
presenta
un
'
ardua
salita
sento
che
il
motore
cala
e
crepita
più
sordamente
.
Capisco
che
nella
precedente
agitazione
delle
sue
gonne
si
deve
essere
spostata
la
manetta
del
gaz
,
forse
si
è
quasi
chiusa
.
Ma
io
non
la
vedo
.
E
muovere
le
braccia
è
pericoloso
poiché
ella
vi
si
appoggia
.
D
'
altra
parte
non
c
'
è
da
esitare
.
-
Stai
attenta
,
debbo
regolare
l
'
ammissione
del
gaz
!
Ella
ha
capito
,
lascia
andar
le
braccia
,
si
afferra
al
manubrio
.
Io
corro
alla
ricerca
della
manetta
ribelle
,
la
apro
,
si
riparte
a
grande
velocità
.
La
salita
è
superata
,
siamo
in
cima
,
ella
si
rivolge
,
nel
suo
viso
scintilla
la
soddisfazione
della
vittoria
.
-
Hai
visto
,
ella
dice
,
come
va
bene
?
Corre
è
?
È
forte
!
Non
ha
neanche
sentito
la
salita
.
Come
è
bravo
,
poverino
.
E
nella
sua
effusione
ella
parla
alla
macchina
come
ad
un
vecchio
(
e
non
ha
torto
)
e
fidato
amico
:
"
Caro
,
mi
piaci
tanto
tanto
!
"
E
così
dicendo
carezza
con
la
mano
il
manubrio
.
La
mossa
è
stata
un
po
'
azzardata
,
ha
cambiato
le
nostre
condizioni
di
stabilità
.
Sento
la
mia
compagna
che
scivola
giù
pian
piano
dal
ginocchio
.
Decisamente
la
nostra
vettura
non
è
fatta
per
due
.
Ella
però
sta
in
guardia
e
,
da
svelto
acrobata
,
puntellandosi
con
braccia
e
mani
al
manubrio
come
i
ginnasti
quando
girano
attorno
alla
sbarra
si
ricolloca
ridendo
su
quell
'
incerto
sedile
che
è
il
mio
ginocchio
indolenzito
.
Ora
si
marcia
,
siamo
usciti
dalla
città
,
davanti
a
noi
si
apre
una
lunga
strada
diritta
,
fiancheggiata
da
grandi
platani
.
Sembra
di
camminare
in
un
bel
viale
.
Non
ci
sono
né
bestie
né
uomini
in
vista
.
Posso
affidare
una
parte
della
manovra
alla
mia
compagna
che
ne
freme
di
voglia
.
Già
si
è
voltata
parecchie
volte
per
mostrarmi
il
suo
visetto
desideroso
e
i
suoi
occhi
interrogativi
.
Ella
palpita
di
aspettazione
.
Niuna
cosa
le
potrebbe
fare
maggior
piacere
del
consentimento
che
io
sto
per
darle
.
-
Vuoi
guidar
tu
?
io
le
chieggo
.
Non
ho
ancora
finita
la
domanda
che
ella
mi
risponde
con
tre
sì
uno
più
giulivo
dell
'
altro
.
-
Stai
attenta
al
contatto
,
io
l
'
avverto
.
Se
vuoi
fermare
non
hai
che
da
voltarla
in
dentro
.
Ma
ella
lo
sa
e
questa
volta
mi
risponde
un
sì
quasi
indispettito
,
mentre
si
impadronisce
del
manubrio
che
le
sue
manine
di
fata
non
riescono
neppure
a
stringere
interamente
.
Per
ogni
buon
fine
io
rallento
un
po
'
l
'
andatura
,
ma
ella
vuol
correre
,
e
mi
incita
:
Via
,
via
!
Metto
un
po
'
di
avance
,
la
corsa
si
accelera
.
Via
,
via
!
ella
ripete
.
Ed
ella
è
veramente
bellissima
così
infervorata
dalla
ebbrezza
della
corsa
.
Dà
gioia
a
vederla
.
Ma
ancora
più
ammirevole
è
la
sua
posa
,
è
l
'
intensità
della
sua
attenzione
.
Pare
un
corridore
su
un
formidabile
arnese
di
velocità
.
Il
corpo
è
incurvato
sulle
braccia
fissate
alle
estremità
del
manubrio
,
il
capo
col
berretto
calato
sotto
le
orecchie
e
con
gli
occhiali
che
lo
ricoprono
per
metà
è
tutto
proteso
in
avanti
con
un
gesto
risoluto
e
scrutatore
.
Ella
vibra
all
'
unisono
con
la
macchina
,
le
due
vite
si
fondono
in
una
.
Io
non
la
ho
mai
veduta
così
assorta
,
io
son
sicuro
che
non
passa
in
lei
una
sola
sensazione
estranea
al
suo
atto
.
Ha
posto
tutta
sé
stessa
in
quella
funzione
,
come
se
compisse
qualche
cosa
di
solenne
,
di
decisivo
,
qualche
cosa
che
la
innalza
ad
una
altezza
sconosciuta
.
Il
mondo
,
io
compreso
,
è
scomparso
per
lei
.
E
per
richiamarla
a
me
e
alla
realtà
medito
un
piccolo
tranello
.
Senza
che
però
ella
mi
sproni
,
aumento
io
la
velocità
,
metto
progressivamente
più
avance
.
Come
un
sensibile
puledro
la
macchina
sente
la
spinta
,
il
suo
galoppo
si
fa
più
rapido
,
lo
strepito
del
motore
si
è
convertito
in
un
ronzio
.
Si
vola
.
Naturalmente
i
miei
piedi
sono
sul
freno
e
una
mia
mano
di
nascosto
tiene
il
manubrio
.
Ah
ecco
che
essa
si
volta
,
nulla
dice
,
si
rivolta
ancora
,
non
vorrebbe
farlo
parere
.
Non
ride
più
,
il
suo
suddito
è
diventato
ora
più
forte
di
lei
.
Ella
ne
ha
la
coscienza
vaga
e
nel
suo
voltarsi
verso
di
me
vi
è
come
la
richiesta
di
un
supplemento
di
autorità
.
Finalmente
si
decide
:
Non
ti
pare
che
vada
troppo
presto
?
E
con
la
manina
fa
compiere
un
mezzo
giro
alla
manopola
e
toglie
l
'
accensione
.
Il
piccolo
gesto
le
ha
ridato
tutta
la
fiducia
,
le
ha
mostrato
tutta
la
sua
potenza
,
poiché
è
stato
sufficiente
a
tagliare
il
tendine
del
mostro
dianzi
indomabile
.
E
sotto
gli
occhiali
che
le
nascondono
mezzo
viso
scorgo
i
suoi
occhi
lampeggiare
di
fierezza
,
come
prima
stavano
per
inumidirsi
di
lacrime
.
Mi
avvedo
ora
che
mi
sono
dimenticato
di
presentarvi
la
mia
incomparabile
compagna
.
Riparo
alla
dimenticanza
.
Ha
cinque
anni
.
È
mia
figlia
.
StampaPeriodica ,
Dalla
costante
fisiologica
posta
dal
Quinton
nel
suo
studio
L
'
eau
de
mer
milieu
organique
,
Remy
de
Gourmont
,
negli
ultimi
fascicoli
del
Mercure
de
France
,
tenta
di
ricavare
una
specie
di
costante
intellettuale
da
servire
come
premessa
alla
storia
della
civilizzazione
.
Le
belle
ricerche
del
Quinton
sono
ormai
note
:
esse
tendono
a
stabilire
che
la
cellula
organica
è
immersa
in
un
ambiente
che
si
mantiene
tuttora
eguale
a
quello
marino
primitivo
,
in
cui
la
cellula
stessa
ha
preso
origine
.
Mutate
le
condizioni
esterne
è
l
'
organismo
vivente
più
evoluto
che
artificialmente
crea
le
condizioni
per
conservare
in
se
stesso
l
'
identità
con
l
'
ambiente
che
lo
ha
visto
nascere
.
L
'
organismo
atto
a
progredire
non
si
adatta
alle
trasformazioni
,
si
ribella
,
reagisce
,
vuol
restare
integro
,
e
migliora
se
medesimo
per
far
fronte
al
peggioramento
delle
circostanze
.
Il
De
Gourmont
,
non
a
torto
,
ritiene
questo
principio
della
permanenza
(
constance
)
dell
'
ambiente
organico
,
suscettibile
di
vaste
applicazioni
anche
nel
campo
morale
,
e
ne
illustra
brillantemente
una
egli
stesso
,
concludendo
alla
permanenza
di
uno
stesso
livello
di
capacità
psichica
umana
attraverso
le
varie
età
storiche
,
col
mostrare
la
quasi
identità
delle
manifestazioni
intellettuali
dell
'
uomo
dai
secoli
più
remoti
fino
ad
oggi
.
A
tale
scopo
osserva
che
l
'
uomo
odierno
non
è
intellettualmente
diverso
dal
suo
lontano
progenitore
.
La
più
grande
fra
le
moderne
scoperte
non
differisce
,
come
quantità
e
qualità
di
energia
psichica
atta
a
produrla
,
dalle
più
antiche
.
Il
che
prova
che
l
'
uomo
è
sempre
stato
ed
è
un
animale
inventivo
,
un
animale
di
genio
,
che
il
genio
è
una
facoltà
primordiale
pressoché
invariabile
.
Le
prodigiose
scoperte
e
invenzioni
meccaniche
dell
'
oggi
riallacciano
l
'
uomo
contemporaneo
all
'
uomo
del
bronzo
e
della
pietra
;
l
'
invenzione
della
stampa
corrisponde
a
quella
della
scrittura
,
sembra
l
'
opera
della
stessa
persona
rediviva
.
La
costanza
del
genio
inventivo
è
nettamente
raffigurata
da
cinque
o
sei
grandi
fatti
preistorici
,
storici
,
contemporanei
equivalenti
.
L
'
idea
di
decadenza
deve
quindi
essere
esclusa
,
la
linea
della
civiltà
è
una
linea
ondulata
di
cui
le
sommità
sono
quasi
eguali
,
come
sono
eguali
gli
avvallamenti
.
Il
progresso
è
una
semplice
addizione
di
resultati
,
di
effetti
,
non
una
mèta
prestabilita
,
non
uno
scopo
insito
nello
spirito
,
nelle
cause
e
nel
meccanismo
della
vita
,
questo
è
sempre
identico
a
se
stesso
.
Il
De
Gourmont
,
oltre
a
quelli
da
me
riferiti
,
cita
altri
esempi
in
sostegno
del
suo
asserto
,
tratti
dall
'
astronomia
e
dalla
poesia
,
e
sfiora
incidentalmente
talune
importanti
questioni
,
come
quella
della
formazione
del
linguaggio
,
che
egli
chiama
un
fatto
meramente
naturale
e
non
una
invenzione
umana
,
e
come
quella
sulla
natura
del
genio
,
che
,
a
suo
avviso
,
è
un
fatto
primitivo
,
precedente
,
per
così
dire
,
all
'
intelligenza
,
è
una
forma
di
intelligenza
rimasta
invariabile
,
che
si
manifesta
sporadicamente
e
sempre
eguale
a
se
medesima
.
A
talune
di
queste
idee
io
vorrei
apporre
qualche
nota
in
margine
,
sia
a
conferma
sia
come
obiezione
.
Là
dove
ci
si
offre
la
prova
della
costanza
del
genio
poetico
si
dice
:
"
La
poésie
a
évolué
,
comme
évoluait
la
sensibilité
,
base
des
moeurs
,
mais
le
genie
poétique
,
par
exemple
,
d
'
Homère
à
Victor
Hugo
,
est
demeuré
fixe
:
ni
progrès
ni
déchéance
;
constance
absolue
"
.
Tanto
che
il
De
Gourmont
è
inclinato
a
pensare
che
un
tal
genio
non
abbia
alcun
rapporto
ben
definito
con
la
civilizzazione
.
Non
sorge
desso
dal
bel
mezzo
della
barbarie
proto
ellenica
?
Allo
stesso
modo
non
poté
sorgere
dal
seno
di
una
barbarie
ancor
più
rude
,
nell
'
ambiente
megalitico
,
in
quello
maddaleniano
?
Ecco
qui
delle
espressioni
che
mi
suonano
male
.
Fra
tante
affermazioni
di
identità
,
di
permanenza
,
di
costanza
,
questa
barbarie
protoellenica
mi
fa
l
'
effetto
di
una
grossolana
stonatura
.
Forse
il
De
Gourmont
crede
ancora
a
tutte
quelle
geometriche
ricorrenze
e
correlatività
di
fasi
e
di
stadi
stabilite
dai
primi
neofiti
dell
'
evoluzionismo
secondo
i
quali
,
con
esatta
corrispondenza
,
noi
possiamo
scorgere
,
attraverso
la
distesa
dei
popoli
storici
,
una
scala
di
tipi
eguale
a
quella
in
cui
si
dispongono
le
popolazioni
odierne
giusta
il
loro
grado
di
civiltà
?
Crede
ancora
che
la
serie
che
va
dal
civilissimo
anglo
-
sassone
al
selvaggio
papuasico
trovi
il
suo
preciso
riscontro
nella
serie
che
va
dall
'
inglese
contemporaneo
al
primo
egiziano
o
cinese
,
o
assiro
,
o
ittita
apparso
all
'
orizzonte
della
storia
?
Crede
che
veramente
la
Grecia
omerica
corrisponda
allo
stato
barbarico
dei
Galla
,
come
Roma
repubblicana
a
un
villaggio
di
pellirosse
,
come
l
'
Europa
feudale
all
'
Abissinia
di
Menelik
?
Non
lo
posso
ammettere
.
Egli
però
cade
nel
pregiudizio
comune
,
contrario
del
resto
alla
sua
stessa
tesi
:
che
la
odierna
gerarchia
dei
popoli
determinata
dal
grado
di
civiltà
fosse
diversa
nell
'
antichità
,
nel
senso
che
lo
stato
degli
odierni
selvaggi
,
di
quelli
che
noi
chiamiamo
barbari
,
fosse
in
antico
uno
stato
normale
e
generale
.
Barbari
sarebbero
stati
i
Greci
omerici
,
barbari
gli
Egiziani
di
Ramses
,
barbari
gli
assiri
del
palazzo
di
Korsabad
,
barbari
i
romani
di
Cesare
,
barbari
in
mezzo
agli
altri
barbari
poco
dissimili
.
Il
salto
attuale
di
civiltà
fra
noi
civilizzati
e
i
selvaggi
sarebbe
adunque
mancato
allora
,
salvo
che
i
selvaggi
di
allora
fossero
ancora
più
selvaggi
in
proporzione
,
e
cioè
vere
scimmie
nella
selva
,
visto
che
si
dice
esservi
maggior
distanza
fra
un
civile
europeo
e
un
ottentotto
che
fra
un
ottentotto
e
uno
chimpanzé
.
Ma
ciò
è
in
contraddizione
con
tutta
la
storia
.
Le
popolazioni
selvagge
,
per
tutte
le
notizie
che
noi
ne
abbiamo
,
erano
prima
quelle
che
sono
ora
,
sono
rimaste
immutate
.
Il
che
fra
l
'
altro
è
una
seria
garanzia
per
dire
che
analogamente
le
popolazioni
segnate
nella
storia
,
come
le
memorabili
depositarie
e
portatrici
della
civiltà
,
debbono
sostanzialmente
essere
perdurate
eguali
almeno
come
attitudine
,
come
qualità
,
come
valore
,
come
capacità
potenziale
.
Il
salto
di
civiltà
né
si
è
accresciuto
né
è
diminuito
;
la
stessa
distanza
irreduttibile
era
fra
un
greco
dei
tempi
d
'
Omero
e
i
barbari
di
allora
,
malgrado
la
rozza
civiltà
omerica
,
come
è
fra
un
europeo
civile
e
i
barbari
odierni
.
Le
popolazioni
che
a
turno
hanno
occupato
il
punto
più
in
vista
della
storia
e
hanno
salito
le
vette
della
civiltà
,
costituiscono
una
élite
,
un
filone
che
è
sempre
stato
nettamente
isolato
e
distinto
come
è
oggi
,
in
mezzo
al
torrente
dell
'
umanità
.
Per
questo
filone
non
si
può
parlare
di
barbarie
e
di
civiltà
,
di
passaggio
dall
'
una
all
'
altra
.
Esso
è
sempre
stato
il
rappresentante
della
civiltà
,
la
civiltà
stessa
,
come
il
rimanente
del
genere
umano
è
sempre
stato
la
barbarie
.
Il
fatto
sorprendente
pertanto
di
un
Omero
che
scaturisce
completo
da
un
ambiente
di
barbarie
,
fatto
che
poteva
dar
adito
alle
ipotesi
più
meravigliose
e
audaci
sulla
primordialità
del
genio
poetico
,
così
da
supporre
una
Iliade
o
una
Divina
Commedia
nel
primo
barlume
di
intelligenza
umana
,
non
sussiste
.
Omero
non
sorge
affatto
nella
barbarie
,
come
non
vi
sorgono
né
Dante
,
né
Shakespeare
,
come
non
vi
è
sorto
mai
alcun
grande
poeta
,
e
le
popolazioni
selvagge
pure
antiche
non
ne
hanno
infatti
alcuno
.
Omero
sorge
nel
filone
incaricato
della
civiltà
,
sorge
anzi
come
Dante
e
Shakespeare
in
quel
punto
del
filone
che
sta
determinando
nella
linea
ondulata
della
civiltà
una
delle
più
alte
ondulazioni
,
è
un
messaggero
,
un
araldo
,
un
presagio
dell
'
ascesa
.
Omero
sorge
in
un
ambiente
tanto
civile
in
mezzo
alla
sua
Grecia
primitiva
,
quanto
Victor
Hugo
nella
Francia
moderna
.
Perché
l
'
esempio
avesse
valore
dimostrativo
,
giusta
lo
scopo
del
De
Gourmont
,
non
una
delle
sette
città
dell
'
Ellade
,
ma
qualche
ignoto
abituro
della
barbara
Scizia
o
delle
spiagge
libiche
o
dell
'
avida
Etiopia
avrebbe
dovuto
dare
i
natali
al
cantore
di
Achille
.
Su
questa
permanenza
quindi
non
mi
sembra
che
ci
sia
da
contare
.
Ma
per
una
permanenza
incerta
che
sparisce
,
ne
appare
una
certissima
e
ben
altrimenti
importante
con
la
mia
osservazione
.
La
permanenza
cioè
di
questa
magnifica
corrente
umana
,
che
dai
primordi
fino
ad
oggi
attraversa
l
'
oceano
grigio
della
umanità
,
senza
confondervisi
,
senza
mescolarvisi
o
smarrirsi
,
eguale
a
se
stessa
,
semenzaio
del
genio
,
organo
della
civiltà
.
StampaPeriodica ,
La
lettura
dei
giornali
,
i
discorsi
che
si
ascoltano
al
bar
;
le
notizie
degli
avvenimenti
mi
producono
,
in
questi
giorni
,
una
strana
impressione
.
Mi
pare
come
se
di
un
tratto
,
tra
le
monete
e
i
biglietti
di
banca
che
ci
scambiamo
quotidianamente
,
fossero
apparsi
denari
di
secoli
scorsi
e
di
stampi
antichi
,
denari
di
nazioni
estinte
e
di
conii
fuori
d
'
uso
,
che
si
conservano
come
curiosità
nei
musei
.
Mi
pare
come
se
alla
nostra
moneta
corrente
si
fosse
mescolata
una
ingente
quantità
di
moneta
fuori
corso
,
una
intera
raccolta
numismatica
.
Nel
nostro
vocabolario
vivo
dall
'
uso
e
nel
nostro
modo
di
agire
abituale
sono
spuntati
infatti
improvvisamente
numerosi
vocaboli
e
gesti
che
appartenevano
allo
stile
storico
e
alle
evocazioni
storiche
,
parole
che
non
si
adoperavano
più
o
si
adoperavano
ben
di
rado
,
perché
il
loro
contenuto
aveva
cessato
di
essere
una
realtà
presente
,
atti
che
non
si
compivano
più
perché
si
credeva
persino
che
ne
fosse
scomparsa
in
noi
la
possibilità
.
Spie
,
fucilazioni
sommarie
,
prigionieri
di
guerra
,
paesi
incendiati
,
città
rase
al
suolo
,
ostaggi
,
esodo
di
intere
cittadinanze
,
pozzi
avvelenati
,
navi
colate
a
picco
,
soldati
che
sparano
dietro
trincee
di
cadaveri
,
requisizioni
,
e
tante
altre
locuzioni
somiglianti
che
ora
si
incontrano
ripetute
decine
di
volte
su
ogni
colonna
di
giornale
come
se
le
guerre
puniche
o
il
premere
dei
barbari
sul
Danubio
,
o
la
guerra
dei
trent
'
anni
,
o
la
carica
napoleonica
,
o
più
semplicemente
il
libretto
dell
'
Aida
fossero
divenute
la
cronaca
della
nostra
attività
normale
,
ecco
tutta
una
bizzarra
e
anacronistica
intrusione
di
parole
e
di
cose
a
cui
non
sono
ancora
riuscito
ad
abituarmi
.
Ogni
volta
che
incontro
una
di
queste
anticaglie
rimodernate
,
uno
di
questi
fantasmi
rimpolpati
ne
provo
un
senso
di
stupore
.
Penso
se
per
un
fenomeno
straordinario
sono
io
che
vado
rivivendo
a
ritroso
nei
residui
di
ricordi
di
qualche
mia
vita
precedente
o
è
il
mondo
che
ha
fatto
un
salto
all
'
indietro
di
parecchi
secoli
.
Si
è
per
avventura
svaligiato
qualche
museo
egizio
,
assiro
o
romano
o
magari
preistorico
ed
i
cimeli
ne
sono
stati
posti
in
circolazione
?
Fino
a
un
mese
fa
nessuno
avrebbe
mai
sognato
di
scorgere
nel
forestiero
una
spia
da
impiccare
e
nel
medico
uno
spargitore
di
tifo
da
fucilare
dopo
averlo
obbligato
a
scavarsi
la
fossa
.
Chi
avesse
osato
temere
la
carestia
del
pane
,
la
penuria
del
carbone
sarebbe
stato
visitato
dal
medico
provinciale
come
un
probabile
paranoico
candidato
al
manicomio
.
E
se
appunto
le
parole
che
significano
questo
insieme
di
attitudini
e
di
imprese
erano
quasi
cadute
dall
'
uso
,
le
attitudini
e
le
imprese
designate
dalle
parole
stesse
non
solo
erano
uscite
dalla
attualità
ma
lo
parevano
anche
dalla
realtà
.
Il
solo
nominare
spie
e
ostaggi
,
carestia
e
saccheggio
ci
faceva
immediatamente
risalire
col
pensiero
ad
altre
età
ben
lontane
e
diverse
da
noi
,
come
il
nominare
la
lebbra
e
la
peste
,
ci
riportava
a
condizioni
di
civiltà
e
di
esistenza
ormai
oltrepassate
e
di
cui
ci
sembrava
impossibile
il
ritorno
.
Con
la
nostra
coltura
scientifica
,
col
nostro
sottile
spirito
critico
,
con
la
nostra
raffinata
sensibilità
,
con
la
nostra
delicata
urbanità
,
con
la
nostra
tolleranza
e
bonomia
borghese
,
e
col
nostro
progresso
umanitario
come
avrebbero
potuto
risorgere
e
coesistere
,
non
dico
le
cose
e
le
opere
,
ma
le
idee
e
le
immagini
rappresentate
nelle
parole
e
nelle
frasi
sopra
indicate
?
Pareva
un
anacronismo
inconcepibile
.
L
'
uomo
odierno
come
aveva
cambiato
di
foggia
di
vestire
,
di
mezzi
di
locomozione
,
di
armi
e
di
linguaggio
in
confronto
dell
'
uomo
antico
,
così
credeva
di
aver
cambiato
di
sentimento
e
di
intelletto
.
Come
aveva
relegato
nelle
gallerie
e
nei
musei
gli
elmi
e
le
colubrine
,
le
portantine
e
gli
strumenti
di
tortura
così
era
persuaso
di
aver
relegato
per
sempre
tra
le
pagine
della
storia
le
azioni
e
le
usanze
,
i
flagelli
e
la
barbarie
contemporanei
di
quelli
arnesi
disusati
.
Come
aveva
abbracciato
nuovi
sistemi
filosofici
,
come
aveva
adottato
nuove
opinioni
politiche
,
come
si
era
munito
di
nuove
istituzioni
sociali
,
a
cominciare
dalla
organizzazione
internazionale
del
traffico
e
del
credito
per
finire
a
tutte
le
leggi
e
le
opere
di
bontà
e
di
previdenza
,
a
tutte
le
assicurazioni
contro
le
miserie
umane
,
così
si
era
illuso
di
aver
edificato
barriere
e
trincee
insormontabili
contro
un
ritorno
offensivo
dei
peggiori
malanni
che
avevano
insidiato
e
attristato
l
'
esistenza
dei
nostri
antenati
.
Rimanevano
le
armi
,
è
vero
,
anzi
aumentavano
di
giorno
in
giorno
nell
'
Europa
pacifica
,
e
divenivano
ognor
più
precise
e
micidiali
,
ma
appunto
per
questo
pareva
che
avessero
mutato
la
loro
natura
barbara
di
un
tempo
.
Non
avevano
più
l
'
aspetto
di
spietati
arnesi
di
morte
branditi
da
selvaggi
sanguinari
;
erano
congegni
meccanici
complicati
ed
esatti
,
costruiti
sul
tipo
dei
nostri
più
delicati
meccanismi
da
gabinetto
,
e
al
pari
di
questi
maneggiati
da
uomini
instrutti
,
consapevoli
della
loro
fine
struttura
e
della
loro
formidabile
potenza
.
Queste
belle
e
polite
armi
,
portate
da
automobili
e
da
aeroplani
,
collocate
su
magnifiche
e
gigantesche
navi
,
che
sono
il
compendio
supremo
della
genialità
creativa
umana
,
adoperate
da
uomini
tecnici
e
rigorosi
,
più
con
il
calcolo
matematico
e
con
il
meticoloso
lavorio
del
cervello
,
che
con
il
concitato
impeto
dei
muscoli
,
queste
armi
che
erano
uno
dei
più
mirabili
prodotti
della
nostra
maestria
nelle
arti
della
pace
,
come
potevano
essere
il
veicolo
per
il
ritorno
della
barbarie
bellicosa
?
Non
erano
desse
la
difesa
fondamentale
della
civiltà
,
il
presidio
inespugnabile
dei
tesori
ideali
e
materiali
accumulati
dal
progresso
,
il
più
saldo
baluardo
della
pace
europea
?
Così
si
è
affermato
e
ripetuto
,
e
un
famoso
scrittore
di
cose
militari
,
seguito
da
innumerevoli
aderenti
,
il
Bloch
,
è
arrivato
a
proclamare
l
'
impossibilità
della
guerra
come
una
conseguenza
necessaria
della
tremenda
efficacia
delle
armi
moderne
.
Orbene
ecco
che
pochi
giorni
,
quasi
si
potrebbe
dire
poche
ore
,
sono
stati
sufficienti
ad
abbattere
,
a
schiantare
,
a
soffiar
via
tutto
questo
grandioso
monumento
mondiale
elevato
durante
mezzo
secolo
di
sforzi
pacifici
come
se
fosse
stato
uno
di
quelli
effimeri
scenari
,
una
di
quelle
fragili
impalcature
di
tela
e
di
gesso
che
divampano
in
incendio
al
finale
di
qualche
spettacolosa
film
cinematografica
.
Avvenuta
quella
mezza
dozzina
e
più
di
dichiarazioni
di
guerra
che
hanno
posto
a
soqquadro
il
mondo
,
iniziate
le
mobilitazioni
,
insieme
ai
treni
,
carichi
di
soldati
,
partenti
dalle
metropoli
verso
le
frontiere
,
anche
gli
spiriti
degli
uomini
hanno
preso
la
rincorsa
verso
le
frontiere
della
civiltà
contemporanea
.
Oltre
alla
mobilitazione
militare
è
avvenuta
immediatamente
una
mobilitazione
economica
e
spirituale
.
Se
l
'
uomo
si
è
spogliato
del
suo
vestito
di
pacifico
borghese
per
indossare
l
'
assisa
del
milite
,
si
è
altresì
spogliato
delle
sue
vedute
,
delle
sue
fiducie
,
della
sua
calma
di
industriale
o
di
professionista
,
di
scienziato
o
di
artista
,
si
è
spogliato
di
tutto
il
suo
corredo
di
istruzione
,
di
scetticismo
,
di
esperienza
e
di
sentimentalismo
di
borghese
civilizzato
del
placido
secolo
ventesimo
per
assumere
le
previsioni
e
le
diffidenze
,
la
credulità
e
i
sospetti
la
mentalità
e
il
contegno
di
un
europeo
contemporaneo
di
Benvenuto
Cellini
.
Questo
cambiamento
a
vista
mi
rende
ancora
attonito
adesso
.
È
stato
così
rapido
e
così
facile
da
sorprendere
anche
coloro
che
,
al
pari
di
me
,
non
avevano
mai
accordato
soverchia
importanza
allo
spolverìo
luccicante
di
civilizzazione
con
cui
l
'
umanità
ostentava
di
incipriarsi
.
È
certo
che
gli
uomini
hanno
più
rapidamente
cambiato
di
idee
e
di
atteggiamenti
morali
che
di
uniforme
e
di
strumenti
.
In
un
attimo
il
passato
recente
,
ciò
che
costituiva
lo
ieri
è
sprofondato
come
inghiottito
nel
baratro
aperto
dalla
guerra
;
le
nostre
preoccupazioni
,
le
nostre
predilezioni
,
le
nostre
stesse
occupazioni
più
importanti
di
cui
si
intesseva
la
trama
della
nostra
esistenza
sono
state
troncate
e
dimenticate
,
ciò
che
fino
al
momento
prima
teneva
desto
tutto
il
nostro
interesse
,
un
momento
dopo
non
ci
interessava
più
.
Dall
'
oggi
al
domani
quasi
tutti
i
legami
che
congiungevano
o
allacciavano
la
continuità
della
nostra
vita
individuale
e
collettiva
sono
stati
recisi
,
come
se
fossimo
stati
trasportati
di
colpo
su
un
altro
pianeta
o
meglio
ancora
come
se
bruscamente
fossero
stati
asportati
dalle
successioni
del
tempo
tre
o
quattro
secoli
e
saldate
insieme
le
due
estremità
recise
.
È
sparito
tutto
il
passato
recente
ed
è
risalito
a
galla
tutto
il
passato
lontano
!
Io
non
mi
sarei
mai
aspettato
una
trasformazione
così
immediata
e
subitanea
e
soprattutto
non
mi
sarei
mai
aspettato
che
il
mondo
moderno
,
il
mondo
delle
banche
,
del
socialismo
,
del
pacifismo
,
dell
'
intellettualismo
,
quello
appunto
che
insisteva
sulla
sua
modernità
,
sulla
sua
differenziazione
dal
mondo
antico
,
che
traeva
tanto
vanto
dalla
sua
novità
,
e
così
implacabilmente
tuonava
contro
ogni
timore
di
reazione
,
avrebbe
opposto
una
così
debole
difesa
,
una
così
insignificante
resistenza
al
suo
annientamento
.
Si
è
rassegnato
a
scomparire
,
si
è
acconciato
quasi
di
buon
grado
a
togliersi
di
mezzo
,
a
non
farsi
più
né
vedere
né
sentire
come
se
fosse
un
intruso
o
uno
straniero
,
gli
stessi
suoi
più
eloquenti
più
convinti
e
anche
più
arditi
patrocinatori
lo
hanno
abbandonato
,
sono
passati
dall
'
altra
parte
.
Hervé
invoca
la
magnanima
ombra
di
Deroulêde
,
Liebknecht
gli
risponde
arruolandosi
volontario
.
Dove
è
mai
scampato
il
derelitto
?
Ha
forse
trovato
rifugio
nell
'
Italia
neutrale
?
Per
certi
segni
parrebbe
lecito
dubitarne
.