StampaPeriodica ,
I
movimenti
dello
spirito
si
accelerano
sempre
più
,
come
i
movimenti
della
materia
;
un
determinato
ciclo
di
idee
non
si
è
ancora
affermato
nelle
anime
e
nelle
opere
di
una
razza
che
già
un
altro
si
prepara
a
contendergli
il
dominio
,
e
un
prossimo
si
feconda
per
sbalzare
ambedue
dalla
vita
.
Il
romanticismo
,
come
orientamento
della
creazione
letteraria
,
non
è
ancora
scomparso
oggi
dalla
scena
del
mondo
,
e
,
prima
reazione
,
gli
si
parò
contro
il
classicismo
,
come
mezzo
di
passaggio
all
'
altra
più
potente
reazione
che
fu
il
verismo
.
Questo
non
si
era
per
anco
rivelato
in
un
solo
nome
,
lo
Zola
,
che
già
nei
giovini
era
un
fremere
,
un
agitarsi
,
un
delinearsi
di
tendenze
nuove
.
La
seconda
reazione
si
elaborava
,
e
pochi
anni
non
trascorsero
che
essa
,
né
pure
organizzata
in
sistema
,
tanto
che
a
noi
che
vi
assistemmo
rimase
ignoto
l
'
insieme
,
sotto
varie
forme
spiritualismo
,
decadentismo
,
simbolismo
,
misticismo
,
semplicismo
diede
le
prime
battaglie
.
I
lottanti
erano
però
quasi
tutti
uomini
nati
prima
del
70
,
tanto
in
Francia
dove
il
movimento
si
accennò
,
quanto
in
Italia
dove
più
tardi
,
vale
a
dire
ai
nostri
giorni
,
fu
seguito
.
Queste
prime
lotte
presero
a
svolgersi
dal
90
e
,
aiutati
i
novatori
da
un
corrispondente
movimento
che
si
operava
in
altri
campi
,
nella
scienza
e
nella
politica
,
parvero
proprio
in
questi
ultimi
anni
trionfare
,
specie
con
l
'
aiuto
di
tutta
una
coorte
di
combattenti
scesi
dal
Nord
per
dare
il
colpo
di
grazia
all
'
antico
immenso
genio
latino
.
Parvero
per
un
istante
rinnovarsi
le
epoche
nefaste
quando
i
fratelli
contro
i
fratelli
chiamavano
in
soccorso
lo
straniero
:
per
questo
la
folla
,
cioè
lo
strato
primitivo
della
razza
,
non
si
accordò
simpaticamente
ai
nuovi
,
ma
parteggiò
con
i
vecchi
,
non
tanto
,
come
noi
credemmo
,
per
avversione
ai
recenti
ideali
,
quanto
per
solidarietà
inconscia
con
le
tradizioni
etniche
con
lo
spirito
nazionale
,
di
cui
i
vecchi
apparvero
i
depositari
e
i
difensori
.
I
giovani
simbolisti
,
mistici
ecc
.
,
non
considerarono
questo
elemento
di
debolezza
che
avevano
in
sé
,
anzi
quasi
a
bella
posta
esagerarono
nel
cosmopolitismo
.
La
vittoria
appariva
vicina
:
le
schiere
ausiliarie
scese
dal
Nord
sotto
grandi
capitani
,
Wagner
,
Ibsen
,
Tolstoi
,
ecc
.
,
occupavano
le
capitali
latine
,
gli
iniziatori
del
movimento
avevano
raggiunto
la
celebrità
,
i
critici
o
applaudivano
,
o
erano
ridotti
al
silenzio
;
gli
oppositori
,
forse
per
inattitudine
nulla
creavano
più
di
buono
,
apparivano
come
maligni
o
come
invidiosi
del
successo
delli
altri
,
ma
la
razza
,
la
folla
,
la
nazione
non
era
convinta
,
anzi
era
ostile
.
Questo
lo
stato
delle
cose
del
ieri
,
a
cui
niuno
finora
,
specialmente
in
Italia
,
pose
mente
.
Da
una
parte
perché
i
fatti
essendo
troppo
vicini
,
parlo
del
1896
,
impediscono
all
'
osservatore
di
coglierne
la
significazione
sintetica
,
dall
'
altra
perché
distratti
in
questioncelle
piccine
e
personali
,
autori
e
critici
si
perdono
dietro
Tizio
e
Caio
,
non
vedendo
quanto
si
matura
sotto
gli
occhi
loro
.
E
poi
come
potevano
fare
i
nostri
autori
o
i
nostri
critici
a
sentire
questi
ultimi
palpiti
della
coscienza
artistica
quando
eglino
ragionano
e
discutono
ancora
sopra
movimenti
e
lotte
di
più
che
dieci
anni
addietro
?
Gabriele
d
'
Annunzio
è
a
pena
giunto
ora
a
quel
grado
di
evoluzione
artistica
cui
altrove
si
era
pervenuti
prima
del
90
,
e
i
suoi
corifei
da
una
parte
vanno
in
estasi
,
per
quelle
novità
stantie
,
mentre
gli
avversari
gridano
dall
'
altra
esterrefatti
al
pazzo
iconoclasta
;
in
Francia
ormai
è
anche
scomparsa
la
memoria
delle
cause
che
qui
producono
ora
l
'
agitazione
.
Gli
altri
poi
sono
ancora
a
trastullarsi
nell
'
altalena
del
romanticismo
e
del
verismo
,
e
buon
pro
lor
faccia
.
Come
tutta
questa
gente
arretrata
,
che
vede
ancora
al
pari
di
un
'
alba
turbatrice
e
ignota
gli
ideali
spiritualistici
,
simbolici
etc
.
,
poteva
mai
avvedersi
,
che
questo
movimento
di
reazione
,
già
altrove
affermatosi
,
conteneva
in
sé
il
seme
della
propria
decadenza
,
seme
che
a
punto
comincia
a
svilupparsi
in
una
terza
reazione
?
Ormai
le
scipite
discussioni
sopra
quelli
che
i
critici
italiani
chiamano
i
folli
tentativi
dei
simbolisti
,
dei
mistici
,
e
le
ancor
più
sciocche
o
invide
irrisioni
dei
giornaletti
o
dei
vecchi
autori
per
quei
giovani
letterati
nostri
,
che
hanno
il
coraggio
oggi
di
far
del
nuovo
accogliendo
tendenze
divenute
fuori
di
qui
oggetti
da
museo
,
è
a
sperare
che
cambino
solfa
.
Questi
agitatori
novatori
del
ieri
sono
finalmente
vecchi
,
poiché
di
fronte
a
loro
sorge
un
'
insegna
novella
,
per
cui
loro
s
'
impone
o
la
trasformazione
o
il
passaggio
fra
i
conservatori
.
È
la
terza
reazione
che
si
forma
e
chi
la
imprende
sono
anime
nuove
;
una
data
profonda
,
assai
più
distaccante
che
non
quella
che
segna
la
fine
di
un
secolo
,
le
separa
dalle
anime
precedenti
:
Il
70
.
E
la
reazione
è
diretta
contro
tutto
quell
'
insieme
di
tendenze
artistiche
che
dal
90
al
96
si
esplicarono
nella
letteratura
europea
rivolte
specialmente
contro
il
verismo
;
è
diretta
quindi
contro
il
simbolismo
,
contro
il
decadentismo
,
contro
il
misticismo
per
tutta
quella
parte
di
artificiosità
in
cui
si
è
esagerato
la
tendenza
primitiva
e
vera
di
ognuna
di
quelle
scuole
;
è
diretta
contro
l
'
indeterminatezza
,
la
nebulosità
,
la
negazione
della
forza
e
della
vita
;
è
diretta
contro
la
posa
,
la
preziosità
,
l
'
alterazione
dell
'
anima
e
delle
cose
;
è
diretta
infine
contro
lo
straniero
,
contro
le
falangi
nordiche
che
mediante
l
'
adito
letterario
oggi
stavano
per
opprimere
la
latinità
di
un
più
pesante
servaggio
che
non
le
orde
barbariche
sul
suolo
di
Roma
,
che
non
i
soldati
austriaci
le
pianure
di
Lombardia
,
che
non
le
schiere
germaniche
la
capitale
della
Francia
.
La
terza
reazione
si
incarna
nelle
pure
fonti
eterne
e
solenni
dell
'
arte
nazionale
,
nella
semplicità
,
nella
forza
,
nell
'
anima
e
nella
terra
natale
.
Nati
dopo
il
70
,
tanto
in
Francia
come
in
Italia
due
grandi
fatti
hanno
dato
una
impronta
peculiare
all
'
anime
nostre
;
impronta
che
non
può
a
meno
di
farci
sentire
e
pensare
in
un
modo
a
fatto
diverso
da
quello
della
generazione
che
ci
precedette
anche
di
un
solo
anno
.
In
Francia
la
sconfitta
,
in
Italia
la
conquista
di
Roma
.
Noi
siamo
nati
quando
questi
due
eventi
si
erano
compiuti
,
il
ricordo
oscuramente
adunghia
la
coscienza
nostra
,
su
di
noi
pesa
il
fato
che
da
essi
deriva
e
che
si
riassume
nella
risurrezione
del
sentimento
nazionale
,
nel
culto
della
forza
e
della
terra
nostra
,
nella
visione
del
robusto
eroe
latino
che
accenda
la
gloria
futura
di
nostra
gente
.
I
giovani
francesi
sono
portati
a
questi
sentimenti
dall
'
onta
patita
,
dal
desiderio
incommensurabile
della
rivincita
.
Nati
in
uno
spasimo
di
dolore
e
d
'
ira
,
eglino
fin
sulla
loro
culla
hanno
sentito
insieme
al
sacro
ricordo
delli
eroi
morti
valorosamente
nella
sconfitta
,
insieme
all
'
urlo
di
esecrazione
per
i
vincenti
,
le
parole
della
rivincita
;
e
il
fiero
proposito
che
fa
della
Francia
un
'
anima
sola
è
sangue
del
loro
sangue
,
carne
della
loro
carne
.
Adulti
hanno
assistito
al
riassodarsi
delle
forze
nazionali
,
hanno
inteso
che
la
rivincita
era
a
prezzo
di
una
ricostruzione
dell
'
edificio
gallico
da
opporre
a
quello
germanico
;
niuna
infiltrazione
,
niuna
debolezza
doveva
apparire
nella
coscienza
nazionale
,
bisognava
essere
più
francesi
di
prima
.
Potevano
i
giovani
letterati
avere
un
'
anima
diversa
?
No
,
dunque
ecco
la
reazione
.
Nella
letteratura
dei
ventenni
,
nulla
di
straniero
anzitutto
,
non
si
combattono
ancora
battaglie
ma
si
creano
dei
poemi
,
dove
tutto
l
'
interno
concitamento
aspirante
alla
nuova
gloria
della
razza
,
prorompe
magnificamente
violento
,
splendido
e
felice
in
lode
delle
feste
dell
'
uomo
,
nell
'
esaltazione
della
forza
civile
e
nazionale
che
muove
le
ricchezze
della
patria
,
che
feconda
il
suolo
della
patria
,
che
conduce
in
pastorizia
le
greggi
della
patria
.
E
così
cantano
e
così
scrivono
i
nuovi
autori
francesi
dal
loro
capo
Saint
-
Georges
de
Bouhélier
ai
gregari
Michel
Abadie
,
André
Gide
,
Paul
Fort
,
ecc
.
Noi
giovani
italiani
che
nascemmo
nel
Regno
nostro
illuminato
dalla
face
eterna
di
Roma
nostra
,
sentiamo
pure
dall
'
anima
prorompere
la
reazione
.
A
differenza
della
gioventù
francese
noi
fummo
concepiti
in
una
esplosione
di
gioia
in
una
rinnovazione
gioconda
della
coscienza
nazionale
;
ma
nella
nostra
infanzia
,
leggende
più
eroiche
delle
antiche
,
ascoltammo
dovunque
il
racconto
delle
opere
dei
padri
.
Ogni
frammento
di
cosa
che
i
nostri
occhi
nuovi
contemplavano
conservava
l
'
aureola
della
temeraria
epopea
!
Ma
ben
presto
nelle
anime
giovinette
si
fece
luce
il
dovere
superbo
,
genitura
del
fato
di
Roma
,
il
dovere
di
dare
alla
patria
sentimento
di
sé
.
E
per
noi
pure
si
impose
la
necessità
di
ringagliardire
lo
spirito
nazionale
,
di
ricostruire
moralmente
la
razza
in
una
organica
unità
etnica
che
grado
grado
raggiungesse
nell
'
Europa
se
non
il
primato
certo
uno
dei
posti
maggiori
.
Quindi
non
solo
il
bisogno
di
mantenerci
puri
,
ma
di
far
rifecondare
nell
'
intimo
del
cuore
quei
mirabili
germi
della
Latinità
,
che
soltanto
la
mancanza
di
indipendenza
e
personalità
avean
tenuto
prima
infruttiferi
,
ma
pronti
ora
a
rifiorire
,
come
quei
grani
di
frumento
che
dopo
6000
anni
dalle
tombe
egiziane
fruttificarono
il
pane
sotto
il
nuovo
sole
.
A
noi
più
ancora
che
ai
giovani
francesi
si
infiamma
nell
'
anima
rigogliosa
il
grande
mistero
della
razza
millenaria
da
tutelare
,
l
'
incommensurabile
virtù
dell
'
eroe
latino
da
celebrare
,
la
sovrumana
bellezza
della
terra
nostra
da
lodare
;
e
noi
più
ancora
che
i
francesi
la
data
della
nostra
concezione
,
avvenuta
dopo
il
1870
separa
con
più
nitido
segno
dai
nati
anteriori
.
Non
solo
perché
l
'
ideale
della
raggiunta
unità
romana
è
ben
più
attivo
che
non
quello
di
una
rivincita
,
ma
per
l
'
enorme
significato
che
Roma
,
usbergo
e
speranza
nostra
,
diffuse
sulle
nostre
future
azioni
.
È
indubbio
quindi
che
quelli
fra
noi
che
oggi
si
sono
dati
alla
letteratura
debbano
sentire
e
operare
in
un
modo
tutto
a
fatto
speciale
e
loro
proprio
,
così
da
costituire
con
la
loro
attività
una
reazione
letteraria
alli
ideali
precedenti
:
reazione
all
'
invasione
straniera
,
reazione
a
tutto
ciò
che
tenta
di
deviare
o
di
sminuire
la
reintegrazione
della
nostra
genialità
nazionale
.
Finora
noi
procedemmo
con
timidi
conati
singolari
,
l
'
ora
nostra
non
era
giunta
;
adesso
nella
gagliarda
fioritura
della
nostra
giovinezza
immune
da
ogni
traccia
antica
,
dobbiamo
riunirci
,
conoscerci
,
avanzare
nella
vita
e
operare
a
seconda
di
quello
spirito
nuovo
e
personale
che
speciali
contingenze
ci
hanno
dato
.
Io
rivolgo
l
'
appello
da
queste
colonne
scevre
di
vecchie
debolezze
a
tutti
coloro
che
nacquero
nelle
albe
novelle
dopo
la
grande
data
,
i
quali
sentono
fortemente
la
gloria
della
loro
giovine
individualità
nuova
e
staccata
da
tutte
le
forme
letterarie
vigenti
e
che
hanno
volontà
di
affermarla
potentemente
e
originalmente
nelle
creazioni
del
genio
latino
.
Io
so
che
questa
voce
non
sarà
perduta
,
mille
anime
vibrano
di
impazienza
come
la
mia
fra
tutti
questi
artifici
di
simboli
,
di
forme
estetiche
ormai
passati
;
noi
vediamo
sulla
vetta
massima
dell
'
alpe
la
fiamma
intatta
della
bellezza
nostra
.
StampaPeriodica ,
Davanti
allo
spettacolo
del
popolo
italiano
nell
'
esercizio
di
una
funzione
politica
universale
,
quella
della
elezione
dei
deputati
,
le
anime
più
elevate
e
più
giovini
sono
rimaste
indifferenti
,
come
se
l
'
evento
non
valesse
la
pena
della
più
lieve
attenzione
o
si
svolgesse
in
un
ambiente
e
con
interessi
del
tutto
appartati
.
Non
uno
di
noi
,
spiriti
nuovi
e
aperti
a
tutte
le
manifestazioni
dell
'
umanità
,
non
uno
di
noi
,
intelletti
moderni
e
idonei
ad
accogliere
tutta
l
'
eredità
del
passato
per
imporre
su
di
essa
l
'
impronta
nostra
,
non
uno
di
noi
,
coscienze
limpide
,
in
cui
la
realtà
si
palesa
nelle
sue
rappresentazioni
essenziali
e
si
elabora
in
modo
da
riespandersi
in
forme
scientifiche
o
letterarie
,
non
uno
di
noi
,
sui
quali
pesano
i
destini
futuri
della
nazione
e
della
razza
si
preoccupò
del
fenomeno
che
avveniva
sotto
gli
occhi
nostri
.
E
pure
noi
ci
diamo
vanto
di
universali
,
e
anzi
facciamo
consistere
una
delle
nostre
massime
virtù
,
di
cui
si
onora
l
'
uomo
moderno
,
nell
'
accogliere
dentro
l
'
anima
le
manifestazioni
più
diverse
del
mondo
,
così
che
la
coscienza
nostra
,
come
un
immenso
e
molteplice
sensorio
,
rifletta
in
forme
spirituali
l
'
agitazione
dell
'
universo
.
E
pure
noi
raccogliamo
a
ogni
giorno
,
nella
fulminea
e
molteplice
successione
di
impressioni
che
traversa
il
nostro
spirito
cosciente
,
innumerevoli
fatti
dei
quali
le
generazioni
che
ci
precedettero
non
avvertirono
quasi
l
'
esistenza
,
e
non
solo
,
ma
di
tutti
i
fatti
noi
giungiamo
a
comprendere
qualche
cosa
di
più
e
di
diverso
di
quanto
non
si
comprendeva
prima
e
sappiamo
cogliere
una
realtà
più
profonda
,
più
generale
,
meno
mutevole
di
quella
intesa
dalli
antichi
osservatori
.
E
allora
come
mai
questo
,
delle
elezioni
,
che
pur
è
un
avvenimento
umano
,
e
non
dei
più
lievi
,
ma
che
riguarda
non
solo
psicologia
,
sociologia
etc
.
ma
ben
anco
la
pratica
esistenza
e
l
'
affermazione
di
un
dominio
e
noi
a
giusta
lode
siamo
assai
sagacemente
positivi
per
non
trascurare
questo
lato
delle
cose
come
mai
questo
fenomeno
passò
per
noi
inosservato
?
Per
rispondere
non
ripetiamo
,
per
carità
!
gli
sciocchi
argomenti
delli
ignoranti
illusi
,
dei
romantici
di
vecchio
stampo
,
delli
austeri
patrioti
,
delli
inetti
scrittori
politici
quotidiani
!
Non
invochiamo
o
il
disgusto
per
la
corruzione
parlamentare
e
politica
,
o
la
mancanza
di
idealità
,
o
lo
spregio
del
potere
,
o
l
'
incompetenza
di
noi
scrittori
veri
per
l
'
arzigogolo
politico
,
poiché
ogni
parola
oltre
all
'
essere
bugiarda
sarebbe
anche
una
misera
assurdità
.
Questa
ormai
è
roba
da
museo
o
da
ospedale
;
sono
ragioni
cioè
buone
per
i
poveri
vecchi
unilaterali
e
stanchi
,
per
i
poveri
uomini
diminuiti
e
incapaci
e
per
quei
disgraziati
giovini
ancora
più
poveri
,
che
della
vita
moderna
nulla
capiscono
.
Noi
non
sentiamo
disgusto
alcuno
per
la
corruzione
politica
,
anzitutto
perché
la
corruzione
è
una
parola
priva
di
senso
,
in
secondo
luogo
poi
perché
,
anche
dato
il
significato
comune
,
questa
non
è
né
più
né
meno
di
tutto
quanto
ci
sta
attorno
nella
società
borghese
e
però
,
se
bene
noi
non
ci
adatteremmo
mai
a
niuna
diminuzione
morale
di
noi
stessi
,
abbiamo
non
di
meno
la
sincerità
di
affermare
che
essa
non
tocca
per
nulla
la
nostra
emotività
.
Ma
ripeto
la
ragione
principale
è
perché
la
parola
stessa
di
corruzione
noi
non
la
abbiamo
sentita
pronunciare
se
non
per
esprimere
lo
sfogo
ipocrita
dell
'
impotente
che
non
può
porre
in
opera
ciò
che
un
altro
fa
,
così
che
corruzione
,
non
solo
è
un
vocabolo
assurdo
se
spregiativo
,
ma
contiene
un
concetto
falso
,
perché
al
più
delle
volte
esso
si
riferisce
solo
ad
una
data
serie
di
azioni
,
che
non
hanno
altro
torto
che
quello
di
essere
o
diverse
da
quelle
che
tutti
compiono
(
e
quindi
possono
anche
essere
migliori
)
o
più
intense
(
e
quindi
più
opportune
e
rapide
a
raggiungere
lo
scopo
)
.
Non
è
poi
sicuro
per
mancanza
di
idealità
che
non
ci
accostiamo
alla
lotta
politica
.
Le
idealità
noi
le
abbiamo
in
noi
e
con
noi
sempre
fulgide
,
solenni
,
vigorose
come
fiamme
pure
nella
solitudine
dei
cieli
notturni
.
E
però
a
qualsiasi
cosa
noi
avviciniamo
l
'
anima
nostra
,
a
qualsiasi
impresa
noi
associamo
l
'
anima
nostra
,
le
idealità
non
difettano
mai
.
Nelli
atti
stessi
più
abituali
,
quelli
del
mangiare
,
del
vestire
,
dell
'
amare
,
dove
idealità
per
la
buona
gente
borghese
non
esiste
o
esiste
falsa
,
come
nell
'
amore
,
noi
sappiamo
porre
e
elaborare
e
perseguire
un
quid
novi
che
è
all
'
infuori
dell
'
atto
stesso
,
che
oscilla
in
un
campo
più
alto
,
in
quello
dello
spirito
.
Io
bacio
una
donna
non
col
solito
bacio
,
non
per
baciare
,
ma
nel
bacio
aduno
,
mediante
una
rapida
e
intensa
riflessione
psichica
,
una
serie
di
moti
e
di
elementi
da
cui
risulti
una
impronta
particolare
e
una
finitezza
completa
dell
'
atto
,
talché
il
bacio
viene
fatto
sullo
schema
dell
'
opera
ideale
più
complessa
e
in
vista
di
uno
scopo
altrettanto
ideale
di
quello
che
ha
colui
che
scrive
un
romanzo
.
Oh
d
'
accordo
che
le
idealità
vecchie
hanno
fatto
bancarotta
in
politica
,
e
che
oggi
sono
scomparse
dalla
politica
completamente
.
Ma
questo
anzi
è
un
bene
e
un
progresso
.
Tante
bestialità
di
meno
!
Chi
ci
crede
infatti
più
ad
esse
ormai
?
Tutto
il
programma
della
democrazia
liberale
,
la
quintessenza
dell
'
ottantanove
,
basata
su
tutte
le
libertà
possibili
,
su
tutti
i
diritti
escogitabili
,
e
quindi
tutte
le
illusioni
idealistiche
dei
nostri
nonni
e
dei
nostri
padri
in
questa
materia
sono
cadute
rovinosamente
;
e
oggi
farebbero
ridere
noi
uomini
di
scienza
e
di
pratica
,
quei
pochi
avanzi
che
in
esse
si
sono
fossilizzati
,
se
non
pensassimo
all
'
immenso
sciupio
di
forze
fisiche
,
morali
,
economiche
,
politiche
e
sociali
che
quelle
illusioni
sono
costate
,
ai
mali
che
hanno
prodotto
,
là
dove
si
vollero
attuare
,
all
'
inesorabile
tenebrose
di
cui
hanno
ricoperto
le
menti
dei
governanti
.
Per
fortuna
nostra
e
delli
altri
noi
non
siamo
più
guastati
da
queste
fisime
e
da
questi
errori
,
ma
abbiamo
idealità
ben
più
sublimi
e
vaste
da
inseguire
nel
campo
politico
,
a
cominciare
dalla
fortuna
nostra
fino
alla
utopistica
visione
di
una
libertà
e
di
un
diritto
tale
che
niuno
seppe
finora
concepire
.
Tanto
meno
poi
invochiamo
l
'
oraziano
procul
negotiis
riferito
alla
politica
!
Perché
artisti
,
perché
letterati
,
perché
studiosi
dubitiamo
forse
di
saper
conciliare
le
tendenze
dell
'
anima
nostra
con
le
necessarie
qualità
che
occorrono
nell
'
uomo
politico
?
No
certamente
,
anzi
per
la
testimonianza
sincera
della
nostra
coscienza
noi
sentiamo
insita
in
noi
la
condizione
del
Potere
e
comprendiamo
benissimo
che
essa
non
ci
porrebbe
affatto
in
antagonismo
con
noi
stessi
.
Ormai
è
ben
lontana
dal
nostro
modo
di
fare
la
condotta
del
poeta
passeggiatore
fra
le
nuvole
,
asceta
da
quinto
piano
,
alcoolista
da
bettola
e
inetto
a
ogni
espansione
pratica
di
vita
,
o
la
condotta
dello
scienziato
ignaro
del
mondo
,
chiuso
fra
i
quattro
libri
,
sudicio
nell
'
abbigliamento
e
orso
nelle
relazioni
sociali
.
Tanto
l
'
arte
quanto
la
scienza
vivono
oggi
con
la
realtà
sotto
la
fiammeggiante
e
universale
luce
del
sole
,
e
il
sognatore
che
si
chiude
nella
sua
camera
o
fra
le
cose
morte
è
un
debole
,
un
vinto
o
un
ignorante
.
La
vita
istessa
che
noi
viviamo
è
per
l
'
intelligente
un
estetismo
e
una
scienza
.
E
però
,
tanto
come
modestia
,
quanto
come
superbia
,
il
dire
che
noi
preferiamo
tenerci
lontani
dal
governo
del
nostro
paese
è
una
menzogna
ipocrita
.
Lo
è
nel
primo
caso
perché
noi
ci
sentiamo
perfettamente
capaci
di
reggere
la
pubblica
cosa
con
assai
maggior
forza
e
senno
che
non
coloro
che
oggi
ne
fanno
parte
,
nel
secondo
caso
perché
non
crediamo
affatto
che
sia
un
male
per
noi
o
che
sia
indegno
di
noi
il
portare
il
nostro
concorso
al
governo
nazionale
.
E
per
ultimo
niuno
di
noi
vorrà
certo
dichiarare
,
per
giustificare
l
'
astensione
,
la
propria
incompetenza
a
conoscere
,
ad
apprezzare
,
a
dirigere
il
fatto
politico
.
Oh
che
di
fronte
a
tutta
la
turba
dei
politicanti
grandi
e
piccini
noi
non
sentiamo
divampare
con
ferace
orgoglio
la
fiamma
vivida
della
nostra
superiorità
!
Basta
un
qualunque
atto
,
anche
tra
i
più
difficili
e
celebrati
dei
nostri
uomini
politici
,
basta
un
qualunque
programma
,
fra
i
più
elaborati
e
distillati
dei
nostri
deputati
e
ministri
perché
noi
,
esaminandolo
o
leggendolo
,
non
ci
avvediamo
subito
non
solo
della
loro
pochezza
ma
di
saper
fare
e
scrivere
altrettanto
e
meglio
.
Nelle
azioni
dei
governanti
non
vediamo
mai
la
determinante
originale
del
genio
,
della
volontà
personale
,
che
hanno
saputo
intuire
una
situazione
,
padroneggiarla
e
risolverla
in
vista
di
uno
scopo
prefisso
,
ma
vediamo
sempre
l
'
azione
anonima
e
infinita
di
innumerevoli
cause
e
forze
trascinanti
l
'
opera
individuale
;
nei
loro
programmi
poi
,
specie
in
Italia
,
noi
possiamo
trovare
una
siffatta
miseria
intellettuale
e
scientifica
,
una
tale
assidua
banalità
e
ignoranza
,
dove
non
splende
la
più
lieve
originalità
e
vigoria
,
da
farci
persuasi
che
veramente
noi
sapremmo
far
meglio
le
mille
volte
.
Ma
allora
quale
è
la
ragione
che
ci
tiene
lontani
dall
'
ambiente
politico
e
che
ci
fa
assistere
con
un
biasimevole
fakirismo
alla
evoluzione
politica
?
Ragioni
vere
a
parer
mio
non
ce
ne
sono
,
ci
sono
soltanto
dei
pregiudizi
,
delli
errori
,
e
delle
costrizioni
che
pur
troppo
incombono
ancora
sulla
nostra
volontà
.
Il
primo
è
appunto
il
pregiudizio
della
volgarità
.
Da
una
parte
i
nostri
padri
e
i
sopraviventi
delle
generazioni
passate
,
sorti
in
epoche
di
formazioni
e
di
lotte
,
mentre
il
corroso
edificio
della
fede
e
della
scienza
tradizionale
crollava
e
sfolgorava
fascinante
l
'
atavica
brama
dell
'
indipendenza
e
unità
della
patria
,
con
i
loro
entusiasmi
quarantotteschi
,
con
la
loro
retorica
politica
e
la
corrispettiva
ignoranza
sociale
,
dall
'
altra
la
turba
attuale
di
quei
giovini
romantici
,
poveri
esaltati
e
privi
di
cultura
moderna
con
la
loro
demagogia
romorosa
,
con
le
loro
anticaglie
sentimentali
hanno
gettato
il
discredito
sulla
politica
e
su
chi
se
ne
occupa
,
talché
uno
di
noi
teme
l
'
accusa
di
volgarità
e
di
ignoranza
se
fa
per
avvicinarsi
all
'
opera
attiva
del
governo
nazionale
e
si
attribuisce
a
lode
di
starsene
appartato
pur
soffrendo
per
l
'
ignobile
spettacolo
che
gli
sta
innanzi
e
che
egli
si
sentirebbe
in
grado
di
correggere
.
Vi
è
d
'
uopo
dire
quanto
sarebbe
facile
il
toglier
via
questo
pregiudizio
mediante
la
decisione
unanime
dei
migliori
di
noi
a
sfidarlo
entrando
gagliardamente
combattenti
nel
campo
politico
?
Il
secondo
è
l
'
errore
di
credere
che
l
'
attività
politica
non
ci
porterebbe
altro
frutto
se
non
quello
di
distrarci
da
opere
migliori
.
Vedendo
ciò
che
sono
e
che
fanno
anche
gli
uomini
politici
più
eminenti
,
noi
dubitiamo
,
seguendo
quella
via
,
di
somigliar
loro
,
cioè
di
nulla
compiere
di
buono
per
noi
e
per
gli
altri
.
Ma
,
sì
come
io
mi
rivolgo
a
chi
è
capace
di
intendermi
,
basterà
di
far
notare
quale
differenza
di
idee
,
di
cognizioni
,
di
anima
sia
fra
noi
e
questi
signori
,
quale
diversa
potenza
psichica
e
fisica
noi
possiamo
adoperare
in
loro
confronto
,
per
farci
persuasi
dell
'
utilità
dell
'
opera
nostra
.
Noi
nella
politica
rimasta
stazionaria
nel
suo
sviluppo
a
mezzo
secolo
fa
,
abbiamo
tutto
da
fare
,
e
da
guadagnare
molto
,
noi
e
gli
altri
.
La
terza
è
la
costrizione
della
tradizione
e
dei
vecchi
.
E
questa
causa
purtroppo
è
pur
troppo
in
gran
parte
indipendente
dal
nostro
volere
.
La
tradizione
impone
come
elemento
imprescindibile
per
la
qualità
di
uomo
politico
la
vecchiaia
,
a
causa
della
triste
assurdità
,
che
attribuisce
il
senno
e
la
gagliardia
a
chi
non
può
più
fisiologicamente
avere
né
l
'
uno
né
l
'
altra
;
i
vecchi
poi
si
valgono
della
credenza
favorevole
per
conservarsi
i
loro
posti
primi
e
per
opporsi
a
chi
si
attentasse
di
disputarli
loro
.
Qui
sì
che
si
conviene
l
'
azione
nostra
assidua
,
insistente
,
energica
e
associata
al
fine
di
demolire
questa
egemonia
della
vecchiezza
,
dovuta
a
una
strana
inversione
del
buon
senso
e
della
realtà
;
qui
conviene
combattere
,
e
aspramente
,
per
far
sparire
la
tirannide
rimbambita
della
anzianità
allo
scopo
di
sostituirvi
un
regime
giovane
e
salutare
di
energie
vigorose
e
intatte
.
È
immancabile
che
al
primo
assalto
dato
con
oculatezza
e
vigore
il
sistema
,
che
si
impernia
su
i
peli
bianchi
,
si
sfasci
lasciando
a
noi
libero
il
cammino
del
futuro
dominio
.
Il
risultato
di
questi
tre
elementi
forma
a
sua
volta
un
sentimento
che
è
diverso
da
ognuno
di
essi
e
sta
sopra
a
tutti
e
agisce
come
una
forza
a
sé
.
Esso
consiste
per
una
parte
in
una
specie
di
apatia
intellettuale
,
per
cui
,
all
'
infuori
delle
dilettazioni
immediate
,
noi
consideriamo
con
una
giustificata
diffidenza
tutte
quelle
altre
azioni
che
importerebbero
un
dispendio
della
nostra
energia
,
e
davanti
ad
esse
noi
ci
chiediamo
:
A
quoi
bon
?
e
sovente
se
non
sempre
la
triste
domanda
accoglie
la
risposta
negante
;
per
un
'
altra
parte
in
una
specie
di
piacere
riflesso
che
ci
procura
nel
nostro
riposo
,
nell
'
economia
delle
nostre
forze
,
nell
'
impiego
razionale
che
ne
facciamo
per
i
nostri
esclusivi
piaceri
,
lo
spettacolo
dell
'
affannarsi
che
si
dànno
gli
altri
uomini
per
raggiungere
la
loro
infelicità
.
In
tal
modo
per
soli
sentimenti
negativi
noi
ci
appartiamo
dalla
vita
politica
rinchiudendoci
a
nostra
volta
in
una
esistenza
interiore
o
in
un
àmbito
ristretto
dalla
multiforme
opera
umana
.
Or
bene
questa
lontananza
è
il
nostro
massimo
torto
e
il
nostro
massimo
errore
.
E
tanto
più
è
il
nostro
massimo
torto
,
perché
mentre
noi
ci
appartiamo
dalla
vita
pubblica
si
sta
proprio
compiendo
in
essa
un
fenomeno
evolutivo
dei
più
importanti
e
significativi
del
nostro
secolo
,
il
fenomeno
cioè
per
cui
si
troveranno
di
fronte
per
la
prima
volta
nel
mondo
i
due
soli
partiti
logici
della
società
umana
,
quelli
che
disegnano
come
immense
colonne
miliari
la
partenza
e
l
'
arrivo
di
ogni
ciclo
evolutivo
sociale
,
così
che
da
questo
incontro
sorgerà
la
fine
di
ciò
che
è
attualmente
e
l
'
inizio
della
nuova
organizzazione
futura
.
Dove
potremo
assistere
mai
a
un
fatto
più
grandioso
per
il
risolvimento
del
quale
sono
necessarie
tutte
le
forze
migliori
?
E
tanto
più
è
il
nostro
massimo
errore
,
perché
mentre
sappiamo
dolerci
del
mal
governo
che
corrompe
e
opprime
noi
e
altri
,
mentre
sentiamo
l
'
insofferenza
del
comando
e
la
voluttà
del
dominio
,
mentre
critichiamo
l
'
altrui
opera
politica
sapendone
rilevare
le
assurdità
e
le
inettezze
,
viceversa
subiamo
tutto
passivamente
stando
a
parte
e
non
ci
curiamo
di
occupare
quelle
alte
posizioni
che
assicurerebbero
facilmente
a
noi
più
che
ad
altri
l
'
egemonia
sulle
folle
,
e
che
domani
corriamo
il
rischio
di
trovar
occupate
.
Errore
nostro
tanto
più
imperdonabile
in
quanto
(
lasciate
pur
ridere
gli
sciocchi
)
con
un
piccolo
sforzo
noi
possiamo
riuscire
al
dominio
e
assicurarci
l
'
avvenire
.
Oh
non
è
questo
uno
scopo
ben
degno
,
alto
e
vantaggioso
per
noi
?
Venezia
,
aprile
'97
StampaPeriodica ,
In
un
articolo
precedente
ho
cercato
di
analizzare
e
di
sceverare
pregiudizi
e
ragioni
che
tengono
lontani
dalla
vita
pubblica
italiana
i
migliori
e
più
intelligenti
fra
i
giovini
nostri
affermando
a
guisa
di
conclusione
l
'
importanza
dell
'
attuale
momento
politico
rispetto
a
noi
,
e
la
facilità
per
noi
di
riuscire
al
dominio
futuro
.
Ora
ho
pensato
che
non
basta
l
'
affermare
ma
che
per
convincere
bisogna
dimostrare
,
ed
è
quello
appunto
che
oggi
voglio
compiere
.
Per
comprendere
l
'
enorme
importanza
del
movimento
politico
odierno
bisogna
prima
conoscere
brevemente
la
teoria
dei
partiti
politici
.
I
partiti
politici
derivano
inizialmente
dai
partiti
popolari
comprendenti
tutta
la
massa
di
una
popolazione
,
separati
fra
loro
da
differenze
reali
e
naturali
che
,
oltre
che
nella
politica
,
si
fanno
sentire
in
tutte
le
altre
esplicazioni
della
attività
umana
.
Ma
siccome
in
origine
ai
capi
è
delegata
quasi
onninamente
la
funzione
politica
,
così
per
questi
non
è
visibile
e
non
ha
importanza
se
non
la
differenza
che
esiste
in
questo
àmbito
.
Con
la
specificazione
sociale
ai
capi
si
aggiungono
i
loro
aderenti
,
si
forma
cioè
quella
classe
che
si
occupa
della
cosa
pubblica
,
che
si
attribuisce
il
monopolio
politico
e
che
quindi
a
sua
volta
non
sente
che
le
differenze
politiche
.
Ora
avviene
che
sovente
,
per
non
dir
sempre
,
sia
scomparsa
nelle
masse
di
uno
stesso
popolo
quella
tal
ragione
di
differenza
che
informava
in
modo
diverso
la
condotta
di
una
parte
dei
cittadini
dalla
condotta
dell
'
altra
,
e
ad
essa
se
ne
sia
magari
sostituita
un
'
altra
,
mentre
la
prima
differenza
permane
sempre
nella
classe
politica
,
simbolo
ormai
di
una
realtà
che
non
è
più
,
proiezione
permanente
di
un
oggetto
scomparso
.
Ma
qui
sta
il
punto
.
Fino
a
che
il
partito
politico
corrisponde
a
una
differenza
reale
esplicantesi
in
tutti
i
membri
della
comunità
anche
per
le
altre
forme
dell
'
umana
attività
oltre
quella
politica
,
il
partito
è
vitale
e
logico
,
ha
una
ragion
di
essere
e
di
vivere
;
ma
quando
tale
differenza
è
scomparsa
,
il
partito
è
una
etichetta
che
copre
una
bottiglia
vuota
,
è
una
sopravvivenza
inutile
se
non
morbosa
e
dannosa
.
Ma
quali
sono
queste
differenze
naturali
e
universali
?
Ve
ne
sono
di
molte
specie
,
che
però
per
l
'
economia
della
trattazione
possiamo
raggruppare
in
tre
:
politiche
,
religiose
,
sociali
.
Alli
inizi
delle
società
hanno
il
predominio
le
divisioni
politiche
non
ancora
localizzate
in
una
sola
classe
di
cittadini
ma
estendentesi
a
tutto
il
popolo
o
per
meglio
dire
personificate
nell
'
uomo
che
riassume
questo
o
quel
gruppo
di
popolo
.
È
naturale
;
il
fatto
più
importante
delle
società
primitive
è
la
guerra
,
le
società
constano
di
due
elementi
etnici
vincitori
e
vinti
la
ricchezza
sociale
sta
nella
preda
,
e
però
la
massa
non
può
preoccuparsi
che
di
queste
cose
,
che
sono
di
natura
politica
per
quanto
barbara
e
selvaggia
.
Quando
poi
dalla
terra
l
'
orientamento
delle
anime
e
dei
desideri
si
sposta
verso
il
cielo
,
quando
la
preoccupazione
più
insistente
e
forte
è
quella
religiosa
,
allora
le
divisioni
delle
masse
diventano
di
indole
religiosa
,
e
questa
impronta
si
riverbera
anche
nella
politica
,
che
già
però
fà
corpo
a
sé
con
tutto
ciò
che
si
riferisce
allo
Stato
e
al
Governo
,
e
ché
accoglie
quindi
le
scissioni
religiose
.
Ma
ben
presto
l
'
uomo
stanco
di
annaspare
fra
le
nubi
,
dal
cielo
torna
in
terra
,
e
da
principio
è
un
gran
da
fare
per
dare
assetto
ordinato
all
'
ambiente
nazionale
in
cui
deve
vivere
,
e
magari
per
procurarselo
.
Rinascono
quindi
e
ridiventano
universali
le
divisioni
politiche
,
meno
barbare
e
più
ideali
delle
antiche
,
ma
pur
sempre
politiche
,
come
quelle
che
si
riferiscono
alla
integrità
e
indipendenza
della
patria
,
alla
forma
libera
di
governo
,
alla
creazione
di
nuovi
istituti
nello
Stato
etc
.
etc
.
Finalmente
l
'
uomo
comincia
a
pensare
a
sé
.
La
nazione
,
lo
Stato
sono
una
gran
bella
cosa
,
ma
l
'
individuo
che
vive
e
sente
ha
pur
le
sue
esigenze
,
i
suoi
bisogni
,
i
suoi
desideri
,
e
vorrebbe
soddisfarli
;
ed
eccoci
alle
divisioni
sociali
,
nascenti
appunto
dal
diverso
modo
con
cui
si
vuole
conseguire
questo
nuovo
e
più
grande
benessere
.
Ripeto
qui
,
prima
di
andare
avanti
,
che
questo
è
un
quadro
grossolano
,
e
che
questa
classificazione
è
fatta
per
la
necessità
della
trattazione
;
nella
realtà
le
cose
sono
molto
più
complicate
,
le
diverse
categorie
non
sono
certo
così
nitide
,
né
si
seguono
,
in
ogni
caso
,
nell
'
ordine
in
cui
io
le
ho
esposte
,
ma
bensì
si
confondono
l
'
una
con
l
'
altra
,
si
mischiano
e
spesso
coesistono
insieme
.
E
per
tornare
in
argomento
,
vediamo
ora
in
una
specie
di
bilancio
che
cosa
rimane
di
tutte
queste
divisioni
nell
'
ambiente
generale
e
in
quello
politico
.
Nella
nazione
e
nel
popolo
le
antiche
differenze
sono
finite
,
o
per
lo
meno
non
sono
più
sentite
spontaneamente
;
le
idealità
politiche
,
religiose
e
patriottiche
non
sono
certo
più
quelle
che
oggi
preoccupano
la
vita
delle
masse
,
o
che
scindono
la
nazione
in
due
campi
chiusi
e
guerreggiantisi
.
Oggi
la
preoccupazione
più
forte
ed
ansiosa
è
quella
del
benessere
materiale
e
morale
,
ed
essa
punge
così
gli
individui
tutti
,
da
organizzare
limpidamente
in
diverse
categorie
non
solo
quelli
che
il
loro
benessere
vogliono
raggiungere
e
accrescere
(
lavoratori
-
poveri
-
contadini
-
spostati
ecc
.
)
da
quelli
che
oggi
lo
hanno
e
si
sforzano
di
conservarselo
(
proprietari
-
capitalisti
-
professionisti
ecc
.
)
ma
quelli
che
,
più
con
un
sistema
che
con
un
altro
,
mirano
a
soddisfare
in
un
nuovo
ordinamento
i
nuovi
appetiti
.
Questa
è
la
divisione
naturale
in
cui
stanno
gli
uomini
appartenenti
alle
società
più
civili
nell
'
epoca
attuale
;
orbene
la
divisione
politica
corrisponde
ad
essa
,
ne
è
come
dovrebbe
essere
una
specie
di
proiezione
fedele
?
Condizione
questa
essenziale
perché
come
dicemmo
i
partiti
politici
abbiano
una
ragione
d
'
essere
.
Evidentemente
no
.
I
partiti
politici
di
tutti
i
paesi
d
'
Europa
,
ma
più
specialmente
in
Italia
,
rispecchiano
divisioni
e
idee
non
più
esistenti
nell
'
ambiente
.
Essi
non
corrispondono
certamente
allo
stato
di
cose
che
abbiamo
descritto
testé
e
tanto
meno
rappresentano
la
proiezione
nel
campo
del
Governo
della
divisione
sociale
che
spartisce
in
realtà
il
paese
.
Essi
si
fossilizzarono
in
quello
schema
di
principii
e
di
divisioni
che
è
il
prodotto
della
rivoluzione
francese
e
riproducono
oggi
quindi
uno
stato
di
cose
che
non
è
più
,
sono
l
'
ombra
di
un
oggetto
oggi
infranto
.
Allora
i
desideri
e
gli
ideali
delle
masse
e
della
società
consistevano
nella
rinnovazione
degli
organi
di
governo
,
nell
'
acquisto
dei
diritti
e
delle
libertà
politiche
,
nella
riforma
delli
istituti
nazionali
,
e
il
paese
si
suddivideva
generalmente
in
coloro
che
volevano
il
nuovo
ordine
di
cose
e
quelli
che
volevano
conservare
l
'
antico
,
e
in
quelli
che
volevano
raggiungere
la
meta
nuova
più
con
questo
che
con
quel
mezzo
,
ma
oggi
ripeto
ciò
non
commuove
più
alcuno
.
Vi
può
essere
qua
e
là
qualche
rudero
o
qualche
illuso
,
si
può
dare
qua
e
là
qualche
agitazione
creata
artificiosamente
risuscitando
atavici
sentimenti
,
ma
ormai
a
queste
idee
la
società
è
inerte
,
e
noi
abbiamo
visto
quali
sono
invece
le
sue
ansie
profonde
.
I
partiti
politici
sono
rimasti
invece
a
questo
punto
,
credendo
nella
loro
ignoranza
che
anche
l
'
anima
sociale
fosse
rimasta
inalterata
e
però
sono
in
gran
parte
sopravvivenze
morbose
e
dannose
di
cui
,
giorno
per
giorno
,
assistiamo
allo
sfacelo
con
grande
turbamento
della
vita
pubblica
.
Questa
la
ragione
della
disgregazione
e
confusione
dei
partiti
politici
tanto
lamentata
e
di
cui
finora
niuno
seppe
trovare
la
spiegazione
positiva
.
La
condanna
adunque
dei
partiti
politici
che
ancora
e
a
stento
si
trascinano
è
pronunciata
dal
momento
che
non
corrispondono
ad
alcuna
realtà
,
e
tale
condanna
la
eseguiscono
gli
elettori
ad
ogni
nuova
elezione
politica
tanto
in
Italia
quanto
in
Belgio
,
in
Francia
,
in
Austria
e
in
Germania
.
Come
infatti
si
svolge
e
quale
significato
ha
la
lotta
elettorale
in
Europa
?
Mi
limito
ad
affermazioni
saltuarie
per
non
dilungarmi
eccessivamente
.
La
lotta
elettorale
va
mano
mano
spostandosi
dal
campo
politico
verso
il
campo
sociale
,
sfuggendo
di
mano
ai
partiti
e
alli
uomini
politici
per
accentrarsi
nei
partiti
sociali
e
fra
le
mani
di
coloro
che
,
lasciate
in
disparte
le
divisioni
e
le
insegne
politiche
,
hanno
assunto
i
nuovi
ideali
sociali
.
E
il
significato
di
questa
lotta
è
appunto
la
progressiva
e
rapida
liquidazione
dei
puri
partiti
politici
,
specie
di
quelli
intermedi
.
Nel
Belgio
,
che
politicamente
ha
molta
affinità
con
noi
,
ma
che
socialmente
è
assai
più
progredito
,
le
elezioni
del
luglio
1896
ci
hanno
mostrato
la
fine
delle
mezze
tinte
conservatori
,
liberali
,
progressisti
,
radicali
assorbite
dai
due
partiti
estremi
e
logici
reazionari
cattolici
da
una
parte
,
socialisti
dall
'
altra
.
E
in
Francia
e
recentemente
in
Austria
e
oggi
in
Italia
ci
si
pone
ineluttabilmente
su
questa
via
.
Qui
è
l
'
avvenire
.
Da
una
parte
coloro
che
vogliono
tutto
conservare
di
ciò
che
è
attualmente
,
dall
'
altra
quelli
che
vogliono
tutto
innovare
;
da
una
parte
il
partito
,
sintesi
del
passato
dello
stata
quo
,
che
in
sé
adunerà
tutte
le
tendenze
intermedie
politiche
,
religiose
e
sociali
del
passato
e
che
sarà
a
sua
volta
ancora
partito
politico
e
religioso
sebbene
dovrà
sostenere
la
lotta
nel
campo
sociale
e
però
formulare
il
suo
programma
sociale
il
partito
cioè
clericale
e
conservatore
dall
'
altra
il
primo
partito
sociale
che
preannunzia
l
'
avvenire
e
che
oggi
si
presenta
sotto
le
forme
del
socialismo
.
Altro
che
conservatori
reazionari
e
conservatori
liberali
,
altro
che
progressisti
di
destra
e
progressisti
di
sinistra
,
altro
che
la
sinistra
liberale
storica
e
i
radicali
legalitari
,
altro
che
radicali
e
repubblicani
questi
sono
giochetti
da
bambini
,
sono
sdilinquimenti
da
arcadia
di
fronte
all
'
urto
immane
delle
caterve
d
'
uomini
adunate
nelle
due
punte
estreme
della
vita
sociale
pronte
ad
incontrarsi
!
Questa
sarà
l
'
ultima
lotta
in
cm
figureranno
ancora
bandiere
politiche
,
perché
ripeto
il
partito
conservatore
dovrà
porre
nel
suo
programma
la
conservazione
delle
istituzioni
politiche
,
ma
poi
?
E
qui
dall
'
ipotesi
si
sale
alla
profezia
;
poi
si
disegnerà
,
la
vera
la
sola
lotta
razionale
,
la
prima
lotta
che
incarnerà
i
due
elementi
essenziali
e
contradittori
dell
'
individuo
e
della
società
poiché
quando
si
dovrà
discutere
intorno
all
'
unico
argomento
che
valga
veramente
la
pena
di
essere
discusso
il
benessere
e
la
felicità
dell
'
uomo
staranno
di
fronte
i
due
soli
principi
naturali
esistenti
per
conseguirli
,
la
socialità
e
l
'
individualismo
;
rappresentanti
delle
due
realtà
positive
e
in
antagonismo
individuo
e
società
.
Qui
sarà
il
nostro
posto
;
per
ora
,
come
rappresentanti
del
movimento
futuro
,
e
con
la
sola
bandiera
del
benessere
umano
non
si
presentano
che
i
socialisti
,
ma
una
volta
che
essi
come
partito
(
non
certo
come
attuazione
pratica
)
si
saranno
affermati
,
inesorabilmente
si
alzerà
contro
essi
a
difendere
l
'
uomo
dal
mostro
sociale
e
a
proclamare
la
somma
felicità
nell
'
assoluta
individualità
,
il
partito
individualista
.
La
sintesi
delle
forze
sociali
,
lo
sforzo
massimo
della
socialità
avrà
così
di
fronte
la
suprema
reazione
dell
'
io
individuale
.
Anche
questo
movimento
già
si
disegna
e
noi
lo
abbiamo
potuto
cogliere
nell
'
ultimo
congresso
tenuto
dai
socialisti
a
Londra
,
dove
avvenne
la
scissione
palese
dei
due
gruppi
estremi
socialisti
collettivisti
marxisti
quelli
destinati
a
combattere
la
lotta
con
l
'
ultimo
partito
politico
-
sociale
,
e
gli
uni
-
anarchici
individualisti
gli
uni
-
archisti
,
che
stanno
a
significare
la
suprema
meta
della
libertà
e
individualità
umana
,
l
'
affermazione
illimitata
della
personalità
singola
per
il
conseguimento
della
felicità
massima
.
Possiamo
,
dobbiamo
noi
starcene
in
disparte
proprio
quando
stanno
per
decidersi
le
sorti
dell
'
ambiente
in
cui
viviamo
e
mentre
si
delineano
i
destini
del
secolo
futuro
?
Proprio
nel
momento
fatale
della
rinnovazione
e
della
creazione
,
quando
tutte
le
forze
sono
accese
e
vibranti
al
loro
massimo
,
quando
gli
elementi
nuovi
e
nascenti
stanno
per
apprestarsi
a
costituire
l
'
umanità
del
domani
,
noi
inettamente
faremo
da
spettatori
passivi
e
ci
lasceremo
portare
e
travolgere
dal
turbine
?
Non
è
questa
proprio
l
'
ora
tipica
per
assumere
il
nostro
posto
di
combattimento
e
invigilare
e
dirigere
,
l
'
azione
a
tutto
nostro
profitto
e
per
la
nostra
vittoria
?
Se
domani
saremo
i
vinti
e
i
sottomessi
,
di
chi
la
colpa
se
non
nostra
?
Adesso
,
e
le
ultime
elezioni
lo
hanno
mostrato
con
molta
chiarezza
,
ci
avviciniamo
alla
grande
battaglia
mentre
per
noi
,
proprio
per
noi
si
apre
l
'
adito
più
favorevole
per
giungere
alla
testa
.
Che
il
grande
urto
,
qui
da
noi
,
sia
imminente
basta
una
semplice
considerazione
di
fatto
a
provarlo
.
Il
corpo
elettorale
italiano
oltrepassa
di
poco
i
due
milioni
di
elettori
iscritti
;
appena
la
metà
accorrono
alle
urne
,
cioè
un
milione
circa
.
Ora
su
questo
milione
nelle
elezioni
del
1895
si
contavano
già
75000
socialisti
votanti
tutti
,
disciplinatamente
unanimi
,
e
in
queste
del
1897
ascendono
a
ben
140.000
i
socialisti
votanti
;
quanti
saranno
alle
prossime
elezioni
?
Non
meno
di
300.000
sicuro
.
Già
fino
da
ora
questi
140.000
socialisti
oltre
all
'
aver
mandato
alla
camera
25
dei
loro
,
hanno
prodotto
un
grosso
turbamento
nell
'
ambiente
elettorale
,
quello
di
provocare
un
gran
numero
di
ballottaggi
e
poi
di
deciderne
le
sorti
;
si
può
quindi
facilmente
imaginare
l
'
effetto
potentissimo
che
eglino
produrranno
quando
saranno
raddoppiati
,
triplicati
.
Tanto
che
fra
pochi
anni
si
troveranno
di
fronte
da
un
lato
le
riserve
clericali
e
reazionarie
,
oggi
astenentisi
,
e
allora
in
gran
parte
assottigliate
e
dall
'
altro
lato
le
masse
socialiste
,
in
mezzo
,
gli
ultimi
dispersi
rappresentanti
dei
partiti
intermedi
.
E
su
ciò
non
è
possibile
il
dubbio
.
Riguardo
al
secondo
asserto
che
proprio
per
noi
ora
si
apre
l
'
adito
più
favorevole
per
giungere
alla
testa
,
la
dimostrazione
della
sua
verità
è
altrettanto
breve
e
semplice
.
I
partiti
non
hanno
più
uomini
da
opporre
ai
candidati
socialisti
.
Le
ultime
elezioni
lo
hanno
mostrato
a
chiare
note
.
In
fatti
,
io
lo
ho
potuto
constatare
de
visu
.
Avviene
questo
fenomeno
per
la
ricerca
dei
candidati
politici
.
Due
sono
le
generazioni
che
ci
precedono
nella
vita
,
e
che
hanno
passato
i
trent
'
anni
;
i
vecchi
,
quelli
che
oggi
sono
sulla
sessantina
e
più
,
ultimi
resti
di
una
generazione
forte
,
ardita
,
avventurosa
,
poco
colta
ma
molto
attiva
,
con
una
anima
feconda
di
ideali
,
sorta
in
una
epoca
di
spasimo
e
sviluppatasi
fra
vere
battaglie
,
ma
oggi
stanca
appunto
per
la
multiforme
opera
prestata
,
esaurita
,
fuori
del
tempo
e
ridotta
a
pochissimi
individui
;
gli
intermedi
,
quelli
che
oggi
hanno
raggiunto
il
punto
più
alto
della
parabola
vitale
,
generazione
ibrida
che
ha
tutti
i
difetti
dei
vecchi
senza
averne
le
buone
qualità
e
che
in
più
vi
aggiunge
una
male
intesa
concezione
della
vita
moderna
;
generazione
inconcludente
,
debole
,
senza
tenacia
e
senza
ideali
,
che
ha
visto
fare
e
non
ha
potuto
fare
,
sorta
in
mezzo
alla
trasformazione
e
sfibrata
dal
mutamento
dell
'
ambiente
,
inadatta
ai
tempi
nuovi
e
fuori
del
passato
;
generazione
,
che
non
può
dare
capi
ma
solo
gregari
,
che
non
può
dirigere
ma
essere
diretta
,
che
non
ha
idee
proprie
e
che
trascura
coi
pregiudizi
le
idee
che
le
sono
presentate
.
Per
cui
mentre
i
primi
,
i
vecchi
,
non
sono
più
in
numero
sufficiente
per
fornire
tutti
i
candidati
richiesti
,
e
fra
qualche
anno
quando
l
'
ora
ciel
pericolo
sarà
suonata
,
non
esisteranno
più
,
i
secondi
,
quelli
che
dovrebbero
assumere
l
'
eredità
,
sono
inetti
al
còmpito
,
invisi
alle
maggioranze
e
più
diversi
da
noi
e
dal
tempo
nostro
che
non
i
vecchi
medesimi
.
Così
che
trionfarono
ancora
nelle
presenti
elezioni
i
vecchi
e
i
mediocri
degli
intermedi
,
essendo
i
partiti
politici
imbarazzati
per
trovare
qualcuno
da
opporre
ai
sociali
.
Ecco
perché
si
videro
candidati
nuovi
di
70
anni
,
età
in
cui
l
'
uomo
appena
giunge
a
conservare
con
l
'
uso
di
tutte
le
sue
energie
la
sola
attività
vegetativa
,
e
candidati
assolutamente
inferiori
alla
loro
missione
rieletti
per
12
,
terza
o
quarta
volta
.
Sfido
io
non
ci
sono
uomini
!
E
quando
i
vecchi
saranno
finiti
,
e
gli
altri
avranno
dimostrato
la
loro
inettezza
e
inadattabilità
ai
nuovi
tempi
,
per
forza
i
partiti
politici
saranno
costretti
a
rivolgersi
a
noi
a
farci
largo
e
a
porci
alla
loro
testa
.
Su
ciò
del
pari
non
può
nascer
dubbio
.
Qualunque
sia
il
partito
politico
che
ci
chiamerà
,
non
importa
:
noi
abbiamo
un
programma
nostro
formato
con
idee
nostre
e
col
patrimonio
della
scienza
odierna
e
che
noi
sosteniamo
con
mezzi
di
lotta
e
di
discussione
del
tutto
nuovi
,
e
sappiamo
che
quelle
divisioni
politiche
che
ci
hanno
portato
in
su
sono
fatalmente
destinate
a
morire
.
A
noi
basta
l
'
essere
portati
contro
il
socialismo
al
quartiere
generale
della
immensa
battaglia
che
daranno
le
forze
esistenti
alle
nuove
,
volute
monopolizzare
dai
socialisti
.
Dopo
di
questa
battaglia
noi
alzeremo
a
nostra
volta
la
nostra
insegna
raggiante
e
ci
slanceremo
alla
conquista
della
felicità
contro
il
trionfatore
.
Avanti
adunque
,
gli
erti
sentieri
umani
sono
aperti
e
soleggiati
.
Venezia
,
maggio
'97
StampaPeriodica ,
È
così
raro
il
trovare
un
contradittore
cortese
,
il
quale
opponga
ragioni
a
ragioni
,
anziché
argomenti
tolti
al
sarto
o
ingiurie
apprese
nella
bettola
,
che
io
non
ho
saputo
resistere
alla
tentazione
di
credermi
per
qualche
parte
indicato
nel
suo
articolo
,
pubblicato
sul
Marzocco
col
titolo
Contro
l
'
egoismo
e
di
rispondervi
,
a
rischio
forse
di
apparire
pretensioso
.
Io
confido
del
resto
che
tale
apparenza
vanirà
per
la
natura
della
mia
risposta
e
per
la
sua
obbiettività
.
Poiché
,
anzitutto
,
io
non
voglio
discutere
sui
principii
generali
che
portano
lei
a
combattere
la
legge
morale
che
si
fonda
sulla
supremazia
dell
'
io
e
che
hanno
portato
me
invece
ad
affermarla
nella
formula
più
assoluta
in
un
libro
recente
.
Una
tal
discussione
,
Ella
lo
comprende
,
esigerebbe
non
un
articolo
,
non
un
giornale
,
ma
volumi
e
volumi
,
come
quella
che
implica
tutta
la
concezione
filosofica
dell
'
universo
considerato
in
tutti
i
suoi
diversi
ordini
di
fenomeni
,
da
quelli
cosmici
fino
a
quelli
psichici
e
sociali
.
Pertanto
io
desidero
limitare
queste
mie
osservazioni
a
un
solo
rilievo
di
carattere
generale
e
poi
fermarmi
esclusivamente
sopra
i
fatti
da
lei
addotti
in
sostegno
delle
sue
conclusioni
.
Il
rilievo
di
carattere
generale
è
il
seguente
:
Ella
fa
tutt
'
uno
dell
'
egoismo
(
inteso
nel
senso
più
ristretto
,
più
concreto
e
più
condannevole
del
vocabolo
)
e
di
un
sistema
morale
e
sociale
astratto
chiamato
egoarchia
.
Ella
confonde
insieme
quella
parte
più
atavica
e
animalesca
del
nostro
istinto
elementare
di
conservazione
e
di
soprafazione
che
è
appunto
l
'
egoismo
vitale
con
quell
'
altissimo
e
astratto
complesso
di
idee
e
di
norme
tendenti
non
all
'
esaltazione
dell
'
egoismo
ma
bensì
dell
'
io
individuale
,
definito
col
nome
di
egoarchia
o
meglio
di
egocrazia
,
appunto
in
contrasto
a
democrazia
.
Né
la
differenza
è
piccola
,
perché
dicendo
esaltazione
dell
'
egoismo
si
può
interpretare
,
come
Ella
fa
logicamente
,
tanto
l
'
incitamento
ai
più
brutali
atti
dell
'
uomo
inferiore
quanto
la
negazione
di
ogni
grandezza
affettiva
e
morale
,
concludendo
facilmente
alla
riprovazione
e
alla
condanna
;
mentre
dicendo
esaltazione
dell
'
io
individuale
,
tale
interpretazione
non
è
più
lecita
,
e
si
intende
soltanto
lo
sviluppo
di
quelle
attività
e
facoltà
fisiche
e
intellettuali
tendenti
ad
una
più
armonica
,
più
bella
e
più
completa
esplicazione
della
propria
personalità
senza
affatto
impedire
che
all
'
intorno
,
parallelamente
,
altre
personalità
ottengano
il
medesimo
svolgimento
;
e
da
tutto
ciò
esula
qualsiasi
idea
di
riprovazione
e
di
condanna
.
Non
è
lecito
infine
far
una
cosa
sola
dell
'
egoismo
,
come
elemento
del
nostro
essere
biologico
,
elemento
integrante
e
necessario
e
perciò
soltanto
né
buono
né
cattivo
,
con
l
'
egoarchia
,
come
sistema
filosofico
,
del
tutto
indipendente
dal
primo
;
o
se
tal
confusione
si
fa
,
essa
viene
subito
a
togliere
ogni
forza
all
'
argomentazione
,
perché
l
'
egoarca
potrà
sempre
rispondere
:
«
Verissimo
quanto
dite
sull
'
egoismo
e
sopra
i
suoi
effetti
,
anzi
io
vi
approvo
,
ma
ciò
non
ha
nulla
a
che
vedere
né
con
l
'
egoarchia
né
con
le
conseguenze
morali
e
sociali
di
essa
»
.
Io
vorrei
ancora
farle
notare
un
'
altra
confusione
di
minore
entità
in
cui
Ella
crede
,
quando
nella
espressione
astratta
assoluta
di
Legge
morale
Ella
intende
di
significare
la
passeggera
e
relativa
norma
morale
che
Ella
ed
altri
seguono
in
questo
quarto
d
ora
,
a
preferenza
di
un
'
altra
,
mostrandole
quanto
sia
pericoloso
l
'
attribuire
una
tale
importanza
all
'
abito
morale
proprio
anche
quando
esso
sia
accetto
alle
maggioranze
,
perché
domani
io
potrei
valermi
dello
stesso
diritto
per
dichiarare
sola
legge
morale
assoluta
la
norma
morale
che
io
ed
altri
propugniamo
e
dichiarare
immorale
la
sua
;
ma
l
'
insistere
su
questo
punto
porterebbe
di
necessità
a
trattare
sulla
differenza
del
relativo
e
dell
'
assoluto
morale
e
ancor
più
sulla
disparità
dei
vari
sistemi
etici
,
i
quali
non
per
questo
cessano
di
essere
morali
,
nel
senso
di
essere
norme
della
condotta
tendenti
a
un
dato
scopo
;
e
vengo
ai
fatti
.
Ella
scrive
:
«
Che
cosa
significa
egoismo
?
»
«
Significa
in
politica
,
il
Valentino
;
in
etica
,
Don
Giovanni
;
in
fisiologia
,
Trimalcione
.
E
se
volete
ancora
,
in
politica
,
il
processo
Dreyfus
;
in
etica
,
il
quartiere
latino
;
in
fisiologia
,
la
Banca
romana
.
E
ancora
in
politica
,
le
stragi
d
'
Armenia
;
in
etica
,
Malthus
;
in
fisiologia
,
la
dinamite
»
.
Ora
se
il
riferimento
del
Valentino
e
del
Don
Giovanni
possono
reggere
,
ed
io
non
so
celare
la
mia
ammirazione
per
queste
due
autentiche
e
veramente
umane
personificazioni
del
dominio
e
del
piacere
,
gli
altri
esempi
sono
più
o
meno
fuori
luogo
.
Il
processo
Dreyfus
?
riguardo
al
processo
Dreyfus
basta
non
contentarsi
delle
apparenze
,
delle
lustre
superficiali
,
delle
retoriche
verbali
,
buone
solo
per
gl
'
ingenui
e
gli
illusi
,
e
penetrare
un
po
'
addentro
in
quella
intricata
matassa
per
capire
che
la
cosa
non
è
tanto
liscia
,
che
la
tanto
strombazzata
giustizia
e
la
invocata
verità
salvo
appunto
per
qualche
illuso
in
buona
fede
,
come
lo
Zola
,
non
sono
che
pretesti
,
come
lo
era
il
ribasso
del
pane
per
i
tumulti
delle
plebi
italiane
,
per
capire
che
il
processo
lo
hanno
ridotto
quello
che
ora
è
i
soliti
mestatori
,
altruisti
soltanto
quando
si
tratta
di
provocare
disordini
e
di
demolire
.
Non
è
il
governo
o
l
'
esercito
che
non
voglia
rivedere
il
processo
Dreyfus
.
Ella
è
giovane
troppo
intelligente
per
ripetere
questo
genere
di
illazioni
in
cui
si
impernia
la
scienza
democratica
,
ma
sono
invece
i
peggiori
elementi
del
corpo
sociale
che
,
ammantandosi
di
simpatici
orpelli
,
vogliono
fare
il
processo
alle
classi
incarnanti
l
'
autorità
e
la
forza
.
E
queste
si
difendono
,
ed
è
giustizia
il
dirlo
,
molto
ma
molto
male
.
Il
Quartier
latino
?
Eh
via
,
per
il
quartier
latino
si
potrà
parlare
di
licenziosità
,
di
volgarità
(
non
egoistica
,
ma
rumorosa
e
plebea
)
,
di
miseria
,
di
sciocchezza
,
ma
di
una
applicazione
della
morale
dell
'
egoismo
,
no
,
no
sicuro
.
Sarebbe
lo
stesso
come
se
io
,
dal
mio
punto
di
vista
,
affermassi
che
le
sconcia
urla
di
una
dimostrazione
popolare
rappresentano
l
'
applicazione
del
regime
democratico
in
pro
degli
umili
alla
politica
.
Ella
se
ne
dorrebbe
ed
avrebbe
ragione
.
Peggio
poi
quando
si
esuma
il
putrido
affare
della
Banca
romana
.
Qui
,
per
un
lato
,
si
tratta
di
quella
corruzione
imbecille
e
piccola
propria
dei
nostri
governanti
,
venuti
su
dall
'
avara
borghesia
o
dall
'
avida
plebe
;
per
l
'
altro
di
criminalità
vera
e
propria
.
Tanto
varrebbe
allora
che
Ella
richiamasse
tutti
i
crimini
,
omicidi
,
truffe
,
rapine
,
furti
che
avvengono
in
Italia
:
poiché
non
c
'
è
differenza
fra
i
grandi
e
i
piccoli
,
nel
qual
caso
,
io
avrei
tutto
il
diritto
d
'
imputare
con
la
medesima
logica
al
regime
morale
e
sociale
che
Ella
difende
gli
stessi
crimini
,
poiché
nessuno
più
di
me
li
ritiene
incompatibili
con
l
'
ideale
espansione
egoistica
che
io
propugno
,
impossibili
quando
questo
ideale
fosse
realizzato
.
Il
criminale
non
rappresenta
il
frutto
dell
'
egoismo
ma
lo
scarto
fallito
dell
'
egoismo
,
e
dico
egoismo
e
non
egoarchia
,
poiché
non
posso
ammettere
che
Ella
rinnovi
contro
questo
sistema
filosofico
l
'
errore
grossolano
che
,
anni
fa
,
si
commetteva
da
taluni
imputanti
alla
teoria
darvinistica
le
aberrazioni
criminose
del
singolo
,
e
fra
questi
alcuni
debbo
notare
il
Daudet
.
Altrettanto
potrei
dirle
per
le
stragi
d
'
Armenia
,
ma
io
desidero
sopratutto
venire
all
'
ultimo
esempio
che
Ella
cita
,
alla
dinamite
.
Questo
no
poi
,
assolutamente
no
.
Permetta
che
io
le
dica
che
qui
Ella
ha
invertito
le
parti
.
Basta
la
più
elementare
conoscenza
di
quello
che
è
e
di
quello
che
vuole
o
meglio
non
vuole
l
'
anarchia
e
sia
pur
quella
che
mette
la
dinamite
al
servizio
di
un
'
idea
,
per
dovere
concludere
a
rovescio
di
quanto
Ella
ha
affermato
.
L
'
anarchia
,
ed
Ella
non
ha
bisogno
che
io
glie
lo
insegni
,
da
Bakounine
alle
figurazioni
letterarie
di
essa
nel
Germinal
e
nel
Paris
,
se
rappresenta
qualcosa
,
rappresenta
l
'
antitesi
più
spiccata
dell
'
egoismo
,
rappresenta
il
sogno
utopistico
di
umanità
,
di
eguaglianza
,
di
comunanza
e
di
amore
più
grande
che
sia
mai
stato
fatto
sulla
terra
,
rappresenta
addirittura
l
'
altruismo
sovrumano
.
Ni
dieu
ni
maître
,
tutti
uguali
,
tutto
in
comune
,
non
più
autorità
,
non
più
leggi
,
libertà
e
fratellanza
universale
,
questo
l
'
ideale
anarchico
,
il
quale
costituisce
,
precisamente
l
'
estremo
svolgimento
logico
dell
'
incompleto
concetto
cristiano
democratico
socialista
.
E
come
negli
effetti
a
queste
limitate
concezioni
cristiane
-
democratiche
-
socialiste
,
quando
la
turba
inferiore
comincia
ad
operare
corrispondono
lo
sciopero
,
la
sommossa
,
il
tumulto
,
la
devastazione
,
il
saccheggio
,
così
alla
illimitata
concezione
altruistica
dell
'
anarchia
corrisponde
inevitabilmente
un
ben
maggiore
effetto
,
la
dinamite
e
la
distruzione
.
Per
cui
se
la
morale
egoistica
,
secondo
Ella
dice
,
può
apparire
la
negazione
di
ogni
morale
,
la
morale
altruistica
portata
alle
sue
ultime
conseguenze
può
significare
la
negazione
della
vita
medesima
.
Poiché
,
almeno
lo
spero
,
Ella
non
vorrà
certo
imputare
all
'
egoarchia
e
ai
suoi
seguaci
e
in
genere
a
coloro
che
mirano
a
scopi
egoistici
ed
edonisti
l
'
uso
della
dinamite
.
Sarebbe
errore
troppo
grande
e
sarebbe
una
affermazione
smentita
da
tutti
gli
attentati
dinamitardi
individuali
e
collettivi
avvenuti
da
che
la
dinamite
fu
inventata
,
e
basta
che
Ella
ne
ricordi
qualcuno
per
dovermi
dar
completa
ragione
su
questo
punto
.
Del
resto
Ella
che
si
mostra
nei
suoi
studi
critici
fine
psicologo
non
può
ignorare
che
essenza
dell
'
egoismo
è
conservare
e
non
mai
distruggere
e
ciò
anzi
tanto
più
quanto
l
'
egoismo
è
angusto
e
materiale
.
In
un
altro
punto
del
suo
articolo
là
dove
vieppiù
l
'
argomentazione
stringe
Ella
giudica
:
«
Una
donna
del
popolo
che
compia
un
atto
di
sacrifizio
è
infinitamente
più
grande
di
fronte
all
'
Assoluto
che
non
siano
Copernico
,
Lagrange
,
Dante
,
Leibnitz
,
Galileo
»
.
Qui
davvero
io
non
mi
trovo
più
,
anche
facendo
astrazione
completa
dall
'
egoismo
e
dall
'
altruismo
,
e
non
mi
trovo
più
perché
non
comprendo
il
valore
di
questo
paragone
,
dato
che
il
termine
fisso
l
'
Assoluto
a
cui
Ella
confronta
la
donna
sacrificantesi
e
l
'
uomo
di
genio
mi
è
ignoto
,
come
è
ignoto
a
Lei
e
a
tutti
.
Quale
assoluto
?
Notando
che
,
pur
dovendole
fare
questa
domanda
,
sono
obbligato
a
riconoscerla
errata
e
a
ritenere
già
errata
la
risposta
,
perché
qualunque
qualifica
Ella
mi
esprimesse
,
questa
verrebbe
necessariamente
a
limitare
l
'
assoluto
,
che
allora
non
sarebbe
più
assoluto
.
E
per
tanto
si
impone
il
dilemma
:
o
Ella
mi
specifica
l
'
assoluto
ed
allora
questo
è
una
porzione
del
relativo
,
o
Ella
lascia
,
come
è
imprescindibile
,
indeterminata
l
'
espressione
e
allora
il
confronto
diviene
impossibile
e
nulla
significa
poiché
si
paragona
un
termine
noto
ad
uno
del
tutto
,
non
solo
ignoto
,
ma
inconcepibile
.
E
quest
'
ultima
è
la
verità
;
il
confronto
da
lei
instituito
non
può
sussistere
,
perché
di
fronte
all
'
infinita
chimera
dell
'
assoluto
l
'
atto
umano
,
dalla
Divina
commedia
alla
giocata
di
un
temo
al
lotto
,
e
noti
solo
l
'
atto
umano
,
ma
qualsiasi
atto
biologico
,
e
non
solo
,
ma
qualsiasi
fenomeno
,
dalla
sconfitta
della
Spagna
alla
caduta
di
una
goccia
d
'
acqua
,
dalla
conflagrazione
di
un
sole
allo
spostamento
di
un
grano
di
sabbia
,
ha
lo
stesso
valore
e
la
medesima
importanza
;
non
è
né
più
grande
né
più
piccolo
,
né
migliore
né
peggiore
,
è
,
soltanto
è
e
basta
.
Ella
ha
forse
una
sola
via
di
uscita
,
una
sola
risposta
,
quella
di
oppormi
l
'
Assoluto
divino
,
Dio
,
ed
allora
davanti
a
un
argomento
di
fede
,
io
non
discuto
più
,
poiché
la
discussione
non
è
più
possibile
;
mi
inchino
.
Ancora
una
osservazione
prima
di
venire
all
'
ultimo
fatto
.
Ella
scrive
:
«
Essa
(
la
legge
morale
dell
'
altruismo
e
del
disinteresse
)
è
una
vera
e
propria
legge
di
natura
,
di
cui
le
religioni
sono
interpreti
e
custodi
»
.
La
frase
è
bella
letterariamente
,
ma
filosoficamente
contiene
due
errori
.
Primo
:
gli
studi
più
recenti
hanno
tolto
ogni
finalità
,
ogni
teleologia
alla
natura
,
la
quale
non
ha
scopi
né
buoni
né
cattivi
da
conseguire
e
quindi
essa
non
ha
che
una
legge
sola
,
quella
del
divenire
,
all
'
infuori
da
qualsiasi
apprezzamento
qualificativo
:
inoltre
anche
nell
'
accezione
non
scientifica
ma
materiale
del
vocabolo
,
la
natura
,
quando
la
si
guardi
con
occhi
veritieri
,
spogli
ad
ogni
rosea
superstizione
,
ci
porge
in
ogni
sua
manifestazione
un
solo
insegnamento
,
quello
dell
'
indifferenza
e
dello
sperpero
o
sovente
dell
'
ingiustizia
o
della
crudeltà
sia
che
ci
fermiamo
sul
delicato
fenomeno
della
riproduzione
degli
esseri
sia
sull
'
esistenza
stessa
dei
corpi
inorganici
.
Per
cui
non
è
già
che
la
natura
sancisca
la
legge
morale
altruistica
e
disinteressata
ma
furono
i
propugnatori
di
questa
morale
che
incorporarono
nella
natura
e
alla
natura
prescrissero
il
loro
ideale
.
Secondo
:
vi
furono
e
vi
sono
religioni
in
perfetta
antitesi
con
la
legge
morale
del
disinteresse
e
della
rinuncia
e
non
mi
occorrono
esempi
,
poiché
Ella
di
certo
li
può
trovare
al
pari
di
me
.
Sono
giunto
così
al
fatto
essenziale
e
conclusivo
cui
Ella
,
attribuendo
più
forza
di
qualsiasi
ragionamento
,
oppone
alle
dottrine
egoarchiche
.
Ella
dice
:
«
Del
resto
,
più
di
qualunque
dimostrazione
,
la
smentita
più
eloquente
alla
vostra
egoarchia
sta
nell
'
evoluzione
stessa
della
società
contemporanea
,
la
quale
prende
a
cellula
tipica
non
già
le
signorie
del
rinascimento
ma
le
corporazioni
mediovali
»
.
Qui
non
mi
occorrono
argomentazioni
,
obbiezioni
e
difesa
;
la
storia
,
il
gran
libro
della
storia
sta
lì
aperto
e
per
tutti
palese
.
Mi
basta
solo
che
Ella
riconosca
la
verità
storica
dei
fatti
,
il
significato
cioè
della
corporazione
d
'
arti
e
mestieri
nel
medioevo
strettissima
,
misoneista
,
tirannica
,
ladresca
associazione
di
chi
possedeva
lo
strumento
e
la
capacità
tecnica
per
l
'
asservimento
e
lo
sfruttamento
del
lavoratore
anonimo
e
del
consumatore
di
fronte
alle
magnifiche
signorie
del
Rinascimento
che
illustrarono
l
'
Italia
davanti
al
mondo
e
segnarono
una
meravigliosa
fioritura
d
'
arte
e
la
rinnovazione
della
scienza
;
mi
basta
,
ripeto
,
che
Ella
riconosca
questo
,
che
del
resto
è
la
verità
,
perché
io
le
ammetta
che
l
'
evoluzione
della
società
contemporanea
sui
regoli
democratici
e
socialisti
prende
a
cellula
tipica
non
già
le
signorie
del
Rinascimento
ma
le
corporazioni
medioevali
.
Ma
in
questo
caso
sarò
io
quegli
che
avrà
ragione
e
che
sarà
nella
logica
e
nel
vero
,
quando
concluderò
contrariamente
a
lei
:
«
Tale
evoluzione
significa
la
condanna
della
società
contemporanea
e
specialmente
della
guida
che
la
dirige
;
tanto
peggio
se
questa
è
la
morale
dell
'
altruismo
e
del
disinteresse
,
e
significa
la
trionfale
giustificazione
ed
esaltazione
della
morale
opposta
,
quella
della
egocrazia
»
.
StampaPeriodica ,
Si
torna
a
discutere
sulla
consistenza
per
non
dire
sulla
esistenza
della
lingua
italiana
!
Era
tempo
!
Da
qualche
anno
la
formidabile
questione
era
stata
lasciata
in
disparte
,
non
era
più
stata
dibattuta
.
Non
si
poteva
certo
confidare
che
la
pace
avesse
quetato
le
instancabili
ire
delle
fazioni
avverse
,
piuttosto
c
'
era
da
temere
in
qualche
cataclisma
,
quasi
era
più
credibile
che
la
lingua
italiana
fosse
davvero
per
iscomparire
.
Fortunatamente
ecco
che
ad
avvertirci
della
sua
prosperosa
vitalità
la
disputa
tanto
pratica
ed
opportuna
si
è
novamente
accesa
,
ed
oggi
si
incomincia
a
dissertare
con
una
freschezza
e
una
abbondanza
spontanea
di
argomentazioni
,
fra
l
'
attenta
meraviglia
degli
ascoltatori
,
come
se
non
se
ne
fosse
mai
trattato
,
come
se
si
fosse
proposto
il
più
inaudito
problema
sul
misterioso
avvenire
.
Ora
si
apre
un
bel
periodo
di
nudrite
discussioni
,
in
confronto
delle
quali
impallidirà
il
ricordo
delle
dense
orazioni
che
reciprocamente
si
lanciavano
quelli
eroici
dottori
della
scolastica
contrastanti
intorno
alla
gerarchia
degli
angeli
.
Nel
mondo
germoglia
bensì
qualche
cosa
di
nuovo
,
c
'
è
pur
qualche
novità
presso
di
noi
che
vorrebbe
richiedere
il
nostro
pensiero
e
la
nostra
opera
;
taluni
quesiti
anche
fastidiosi
cercano
di
occupare
la
nostra
perspicacia
,
ma
tutto
ciò
sta
per
passare
in
seconda
linea
,
un
'
ansia
ben
più
urgente
ci
scuote
senza
tregua
,
noi
dobbiamo
sapere
se
vi
è
o
no
una
lingua
italiana
,
e
se
vi
è
dobbiamo
sapere
che
cosa
è
e
come
sta
.
Mentre
l
'
Europa
si
dilaniava
con
guerre
atroci
e
non
si
sapeva
neanche
con
qualche
approssimazione
se
la
durata
della
propria
vita
avrebbe
toccato
il
domani
,
bisognava
a
qualunque
costo
,
assolutamente
,
acquistare
la
certezza
se
il
tale
ordine
di
cherubini
era
o
no
superiore
al
tale
altro
di
serafini
.
Oggi
in
cui
noi
ci
troviamo
in
uno
dei
supremi
momenti
della
storia
,
in
cui
stiamo
sulla
vetta
di
un
valico
millenario
di
civiltà
,
in
cui
sotto
altre
forme
sta
per
riapparire
,
mediante
le
macchine
,
una
condizione
straordinaria
di
vita
sociale
,
verificatasi
con
la
schiavitù
soltanto
una
volta
nel
lungo
cammino
umano
,
oggi
infine
in
cui
sta
per
deliberarsi
l
'
impero
del
mondo
noi
siamo
presi
da
una
irresistibile
urgenza
,
quella
di
accertarci
se
abbiamo
o
no
una
favella
,
se
quelle
che
ci
escono
di
bocca
sono
parole
di
un
idioma
o
rauchi
suoni
di
uno
strano
e
innominabile
gergo
.
Noi
dobbiamo
essere
ben
sicuri
del
fatto
nostro
,
della
nostra
situazione
e
delle
nostre
rendite
se
ci
è
dato
di
concederci
il
lusso
di
tali
esclusive
preoccupazioni
.
Ma
non
per
niente
Roma
,
che
è
stata
la
culla
della
più
interminabile
stirpe
di
verbosi
grammatici
,
che
vanta
accanto
al
Corpus
juris
,
la
mole
degli
scritti
grammaticali
su
cui
si
eleva
il
greve
edificio
di
Prisciano
,
non
per
niente
Roma
è
divenuta
,
se
non
il
centro
,
la
capitale
d
'
Italia
.
La
questione
sull
'
esistenza
della
lingua
italiana
oltre
che
la
questione
princeps
di
tutta
la
nostra
letteratura
,
è
stata
e
pare
che
continui
ad
essere
il
più
chiaro
sintomo
della
vitalità
del
nostro
idioma
la
manifestazione
più
caratteristica
della
nostra
attività
letteraria
.
Quasi
si
potrebbe
affermare
che
la
lingua
italiana
è
sorta
per
dar
luogo
alla
questione
sulla
sua
esistenza
,
questione
la
quale
ha
assunto
un
interesse
maggiore
del
suo
oggetto
,
talché
come
si
è
continuato
a
disputare
dell
'
esistenza
di
un
idioma
italico
quando
questo
c
'
era
,
se
ne
continuerà
ancora
a
discutere
quando
non
ci
sarà
più
.
Si
è
cominciato
a
porre
in
dubbio
che
la
lingua
italiana
esistesse
fino
da
quando
essa
trionfalmente
si
affermò
nella
vita
col
più
imperituro
monumento
,
col
massimo
capolavoro
mondiale
la
Divina
Commedia
,
e
colui
istesso
che
la
aveva
tratta
dal
gorgo
dell
'
anima
collettiva
e
la
aveva
di
un
tratto
spiegata
limpida
e
perfetta
e
di
universale
potenza
,
come
dopo
secoli
di
elaborazione
,
colui
istesso
che
la
aveva
in
un
sol
libro
inventata
completa
e
magnifica
,
fu
altresì
il
primo
a
iniziarne
la
discussione
.
Accanto
alla
Divina
Commedia
non
si
deve
dimenticare
il
De
vulgari
eloquentia
.
E
da
allora
il
dubbio
più
non
disparve
,
la
contesa
più
non
si
estinse
,
e
tanto
più
le
voci
si
levarono
alte
e
tanto
più
il
dibattito
fu
vivace
in
quanto
la
lingua
così
affermata
e
negata
dava
prova
più
luminosa
della
sua
vita
energica
e
feconda
.
Ad
ogni
generazione
letteraria
la
contesa
rinasce
,
ad
ogni
nuovo
scrittore
si
sente
il
bisogno
di
chiedere
se
la
lingua
che
viene
adoperata
è
o
no
italiana
.
Così
si
è
fatto
da
Dante
fino
a
Carducci
e
a
D
'
Annunzio
attraverso
il
Petrarca
,
l
'
Ariosto
,
il
Marino
,
l
'
Alfieri
,
il
Manzoni
,
così
si
fa
oggi
in
cui
,
mancando
una
qualche
nuova
grandiosa
affermazione
individuale
,
si
ha
nel
miglioramento
generale
dell
'
eloquio
una
attestazione
collettiva
di
italianità
.
Ben
si
può
ritenere
che
la
maggior
parte
delle
opere
scritte
in
italiano
trattano
se
l
'
italiano
esista
o
no
,
e
dopo
sette
secoli
di
duello
verbale
,
dopo
sette
secoli
di
parlatura
e
di
scrittura
italiane
,
la
questione
non
si
è
inoltrata
d
'
una
linea
verso
il
suo
risolvimento
,
siamo
ancora
come
al
primo
giorno
e
oggi
la
si
sta
ripresentando
tal
quale
.
Già
ne
abbiamo
avuto
il
preannuncio
in
due
lavori
differenti
per
indole
e
qualità
dei
rispettivi
autori
,
ma
concordi
nel
significato
.
Appartiene
il
primo
a
un
giovane
scrittore
,
un
narratore
arguto
,
uno
spirito
delicato
e
profondo
,
una
coscienza
retta
e
nitida
in
cui
le
cose
e
le
idee
si
rispecchiano
con
intatta
purezza
,
Alfredo
Panzini
,
ed
è
il
Dizionario
moderno
;
appartiene
il
secondo
a
uno
scrittore
non
più
giovane
,
un
espositore
facile
e
schietto
,
un
rappresentatore
abile
ed
evidentissimo
,
Edmondo
De
Amicis
,
ed
è
l
'
Idioma
gentile
.
Il
Panzini
premette
al
suo
Dizionario
ciò
che
il
De
Amicis
svolge
nel
suo
Idioma
,
l
'
uno
sfiora
in
poche
righe
ciò
che
l
'
altro
studia
in
un
capitolo
,
ambedue
rimettono
in
discussione
i
capi
saldi
della
lingua
,
i
punti
più
notevoli
intorno
a
cui
anche
in
passato
si
era
aggirata
la
famosa
controversia
:
opposizione
della
lingua
ai
dialetti
-
sua
attitudine
alla
rappresentazione
della
vita
-
lingua
scritta
e
lingua
parlata
-
intromissione
di
parole
nuove
straniere
-
stato
presente
della
lingua
-
sua
attitudine
ad
evolversi
.
Ambedue
ricercano
ciò
che
si
può
dire
e
non
si
può
dire
,
e
perché
si
può
o
non
si
può
,
ambedue
riprendono
gli
eleganti
dibattimenti
dei
puristi
,
ambedue
s
'
intrattengono
sull
'
uso
e
sul
non
uso
,
sulla
sanzione
popolare
e
sulla
lingua
preziosa
,
ambedue
cercano
di
difendere
e
di
celebrare
e
persino
di
far
conoscere
la
vera
lingua
italiana
,
la
bella
lingua
della
patria
,
come
se
già
presentissero
gli
attacchi
degli
avversari
.
Da
qui
al
ristabilirsi
della
disputa
in
tutta
la
sua
pienezza
non
vi
è
che
un
passo
.
E
il
passo
si
compirà
.
Come
già
vi
è
chi
asserisce
che
non
esiste
una
letteratura
nazionale
,
come
testé
tra
l
'
Ojetti
e
il
Bracco
si
è
discusso
intorno
all
'
esistenza
di
un
teatro
nazionale
,
domani
nelle
ricerche
e
nelle
critiche
che
si
faranno
circa
i
due
libri
sopranominati
si
dirà
dagli
uni
che
noi
non
abbiamo
una
lingua
nazionale
e
dagli
altri
che
non
l
'
abbiamo
mai
avuta
più
di
adesso
splendida
e
sonora
.
Io
stesso
,
che
pur
mi
domando
quasi
irosamente
,
che
cosa
sia
infine
questa
serie
di
parole
che
ci
esce
dalla
bocca
e
dalla
penna
e
che
non
si
può
ragionevolmente
attribuire
al
turco
,
al
cinese
,
all
'
ottentotto
,
io
stesso
,
malgrado
le
mie
intenzioni
in
contrario
,
sono
portato
invincibilmente
a
discutere
su
questo
rompicapo
,
a
aprire
anzi
il
fuoco
della
discussione
.
Ma
io
non
voglio
imporre
alcun
apprezzamento
decisivo
né
infliggere
alcuna
esumazione
storica
di
precedenti
.
Io
mi
limiterò
a
una
osservazione
particolare
che
è
di
solito
trascurata
.
Si
è
già
in
passato
accennato
alla
perniciosa
antitesi
verificantesi
presso
di
noi
tra
lingua
scritta
e
lingua
parlata
in
causa
dei
dialetti
,
del
poco
onore
in
cui
è
tenuto
un
bel
parlare
e
della
tendenza
delle
classi
signorili
a
usare
una
lingua
straniera
.
Ma
di
questa
antitesi
che
è
il
fondamento
e
il
movente
di
tutta
la
questione
non
è
stata
calcolata
tutta
la
portata
.
Manca
a
noi
e
in
genere
a
tutti
i
popoli
moderni
la
serenità
contemplativa
dei
Greci
antichi
in
cospetto
e
sotto
le
spire
delle
passioni
,
manca
a
noi
il
dominio
estetico
delle
passioni
e
perciò
ci
manca
la
grande
arte
tragica
,
la
quale
consiste
essenzialmente
nella
rappresentazione
estetica
e
quindi
impassibile
del
più
veemente
furore
.
Era
proprio
il
gesto
più
delirante
,
l
'
agonia
convulsa
del
guerriero
ferito
,
lo
schianto
della
madre
orbata
del
figlio
,
che
il
Greco
voleva
vedere
espresso
nell
'
atteggiamento
più
nobile
e
armonioso
;
era
l
'
impeto
delle
più
terribili
furie
del
sentimento
che
il
Greco
voleva
ascoltare
rivelato
nel
discorso
più
illustre
e
perfetto
,
col
massimo
decoro
verbale
.
La
lingua
artistica
,
la
lingua
letteraria
era
per
il
Greco
dei
tempi
di
Sofocle
la
lingua
più
fervida
di
vita
,
la
lingua
della
passione
.
Per
noi
è
l
'
opposto
;
il
linguaggio
letterario
ci
disturba
e
ci
contraria
nella
espressione
della
passione
;
nei
momenti
tragici
quanto
più
il
discorso
è
incoerente
e
rozzo
e
la
parola
si
riadduce
all
'
urlo
primordiale
tanto
più
ci
piacciono
.
Da
qui
l
'
opposizione
fra
lingua
scritta
e
parlata
,
poiché
gli
scrittori
anche
nelle
scene
di
passione
serbano
una
certa
dignità
di
linguaggio
a
cui
nella
azione
diretta
l
'
uomo
rinuncia
e
da
cui
repugna
.
Ma
altrove
,
in
Inghilterra
e
in
Francia
,
tale
opposizione
è
meno
sentita
per
l
'
identità
fondamentale
delle
due
forme
di
espressione
letteraria
e
parlata
,
di
cui
l
'
una
è
soltanto
più
raffinata
dell
'
altra
;
presso
di
noi
invece
diventa
antitesi
irrimediabile
,
diventa
differenza
irreducibile
,
poiché
le
due
forme
di
espressione
si
traducono
in
due
lingue
differenti
:
lingua
scritta
o
italiano
,
lingua
parlata
o
dialetto
.
L
'
inglese
e
il
francese
per
quanto
avverta
che
la
scena
di
passione
ascoltata
in
teatro
o
letta
in
un
romanzo
ha
una
struttura
verbale
diversa
da
quella
della
istessa
scena
nella
vita
reale
,
non
ne
è
urtato
;
si
tratta
in
fondo
della
stessa
lingua
e
le
differenze
non
sono
che
di
grado
;
l
'
ascoltatore
o
il
lettore
italiano
invece
si
trova
di
fronte
a
un
parlare
che
non
è
il
suo
,
che
non
è
quello
che
egli
adopera
nella
vita
vera
,
e
perciò
è
portato
a
ritenere
che
la
lingua
scritta
o
letteraria
non
sia
la
sua
lingua
,
non
sia
una
lingua
naturale
,
ma
un
artificio
,
una
convenzione
che
si
può
modificare
ad
arbitrio
,
che
si
può
respingere
od
accettare
.
Su
questo
strano
,
ma
inevitabile
concetto
che
noi
abbiamo
del
nostro
idioma
,
lasciate
lavorare
i
retori
!
Non
si
stancheranno
più
,
e
ancora
il
meno
che
possano
fare
si
è
di
negare
la
lingua
di
cui
si
valgono
per
la
loro
negazione
.
StampaPeriodica ,
Dovevano
essere
pur
felici
e
giocondi
i
nostri
avi
lontani
se
hanno
sentito
il
bisogno
di
instituire
una
stagione
obbligatoria
di
penitenza
,
di
mortificazione
,
di
privazione
!
Dovevano
essere
dotati
anzitutto
di
una
invidiabile
spensieratezza
e
dovevano
poi
essere
provveduti
di
ogni
ricchezza
in
abbondanza
e
aver
sempre
la
fortuna
propizia
,
se
è
apparso
loro
come
una
necessità
quasi
sacra
l
'
astenersi
,
almeno
per
un
breve
periodo
dell
'
anno
,
dai
consueti
piaceri
,
dalle
abituali
delizie
e
il
rinunziare
durante
alcuni
giorni
al
buon
umore
e
alle
feste
per
mettersi
volontariamente
nelle
condizioni
dei
miseri
,
degli
afflitti
,
dei
bisognosi
.
La
gioia
doveva
essere
l
'
ospite
assidua
delle
loro
case
e
l
'
ilare
serenità
delle
loro
anime
se
eglino
sono
giunti
fino
a
sancire
,
come
divino
comandamento
,
l
'
obbligo
di
allontanare
per
un
dato
tempo
queste
loro
indivisibili
e
preziose
compagne
.
Sulle
loro
mense
e
nelle
loro
dispense
doveva
essere
ignota
l
'
inopia
come
al
loro
spirito
il
cruccio
se
hanno
elevato
fino
a
legge
della
Chiesa
l
'
atto
del
digiuno
e
dell
'
ansia
meditabonda
durante
alcuni
giorni
prefissi
.
Oh
tavole
adorne
di
ogni
vivanda
e
imbandite
per
un
perenne
festino
,
tavole
sempre
copiose
che
soltanto
un
divino
decreto
aveva
la
forza
di
rendere
deserte
,
oh
appetiti
sempre
saziati
di
cui
soltanto
una
sacra
prescrizione
poteva
ritardare
la
sazietà
,
oh
anime
sgombre
da
cure
,
oh
spiriti
ridenti
spiegati
unicamente
nella
inconsapevole
dolcezza
di
vivere
cui
soltanto
un
volere
sovrumano
poteva
imporre
temporaneamente
una
preoccupazione
e
un
affanno
!
E
noi
vantiamo
il
nostro
progresso
,
i
benefici
della
nostra
umanitaria
civiltà
,
noi
ci
illudiamo
di
aver
accresciuto
la
felicità
e
la
ricchezza
!
Ma
quando
mai
oggi
si
troverebbe
un
solo
uomo
,
per
quanto
folle
,
che
osasse
proporre
come
un
obbligo
necessario
soltanto
qualche
ora
di
privazione
e
di
preoccupazione
in
più
di
quelle
che
già
dobbiamo
sopportare
?
O
tra
noi
e
i
nostri
predecessori
esiste
una
diversità
materiale
e
morale
così
fatta
da
rendere
gli
uni
opposti
e
incomprensibili
agli
altri
,
oppure
l
'
istituzione
della
Quaresima
,
di
una
stagione
cioè
in
cui
sono
rese
obbligatorie
le
condizioni
di
infelicità
e
di
miseria
,
dimostra
che
il
nostro
progresso
non
è
che
una
enorme
perdita
,
e
che
i
nostri
padri
stavano
incomparabilmente
meglio
di
noi
.
I
doveri
prescritti
dalla
Quaresima
al
credente
vengono
osservati
durante
tutto
l
'
anno
dall
'
uomo
moderno
in
una
misura
ben
più
grave
e
profonda
.
L
'
aver
stabilito
una
Quaresima
implica
evidentemente
che
nel
restante
dell
'
anno
non
era
quaresima
,
ci
si
trovava
cioè
in
uno
stato
se
non
contrario
almeno
differente
da
quello
quaresimale
.
A
noi
invece
non
verrebbe
certo
neanche
in
mente
di
pensare
a
qualcosa
di
simile
per
la
buona
ragione
che
tutto
l
'
anno
è
per
noi
una
quaresima
.
Noi
siamo
sempre
in
tetra
quaresima
.
Noi
non
abbiamo
bisogno
di
sguernire
le
nostre
mense
e
di
diminuire
il
nostro
cibo
poiché
già
esse
sono
troppo
squallide
e
il
cibo
è
sempre
insufficiente
;
non
abbiamo
bisogno
di
digiunare
perché
innumerevoli
ventri
digiunano
quotidianamente
contro
volontà
.
Noi
non
dobbiamo
certo
costringerci
volontariamente
alla
rinunzia
poiché
ogni
istante
che
passa
ci
sforza
nostro
malgrado
a
rinunziare
ai
più
ardenti
desideri
nostri
;
e
niuna
legge
deve
intervenire
per
piegarci
nella
polvere
e
indurci
alla
mortificazione
,
perché
noi
stiamo
costantemente
curvi
e
la
superbia
è
un
lusso
che
noi
abbiamo
definitivamente
abolito
.
E
la
penitenza
e
la
macerazione
meditativa
di
noi
stessi
occorre
forse
che
ci
siano
comandate
come
esercizi
eccezionali
?
Ma
la
penitenza
è
il
nostro
abito
normale
,
noi
viviamo
avvolti
di
tristezza
,
in
una
zona
grigia
in
cui
si
spuntano
come
dardi
senza
impeto
le
nostre
cupidigie
,
noi
non
facciamo
che
pentirci
da
mattina
a
sera
e
per
quello
che
abbiamo
compiuto
,
e
per
quello
che
non
abbiamo
compiuto
e
pratichiamo
tutte
le
dure
discipline
della
penitenza
,
costretti
come
siamo
durante
tutte
le
giornate
della
nostra
esistenza
a
fare
ciò
che
noi
non
vorremmo
e
a
non
fare
ciò
che
a
noi
piacerebbe
.
E
come
si
può
parlare
all
'
uomo
moderno
di
accrescere
la
sua
attività
interiore
,
di
flettersi
ancora
maggiormente
su
se
stesso
quando
egli
è
corroso
dalla
più
tormentosa
osservazione
di
se
medesimo
,
quando
è
estenuato
dal
suo
morboso
sforzo
spirituale
o
per
riandare
il
passato
o
per
speculare
nell
'
avvenire
?
L
'
uomo
rumina
oggi
continuamente
,
dolorosamente
se
medesimo
,
tutte
le
sue
facoltà
psichiche
sono
sempre
tese
e
sveglie
e
tutte
fremono
e
partecipano
al
suo
minimo
atto
.
L
'
uomo
non
alza
più
un
dito
spensieratamente
,
egli
calcola
,
scruta
,
ricorda
dal
passato
all
'
avvenire
,
confronta
e
prevede
,
analizza
fin
le
più
remote
radici
dell
'
essere
suo
,
pesa
i
più
sottili
moventi
,
e
il
dubbio
lo
trattiene
ancora
.
Oh
non
ha
certo
bisogno
di
proporsi
estranei
problemi
da
meditare
o
artificiosi
casi
di
coscienza
da
indagare
,
o
preoccupazioni
lontane
per
affannarsi
;
l
'
uomo
moderno
vive
in
un
perpetuo
affanno
.
Non
occorre
che
egli
sogni
la
suprema
ed
eterna
conquista
del
cielo
per
esercitare
le
sue
virtù
,
per
adempiere
al
suo
officio
umano
e
per
dare
una
occupazione
al
suo
spirito
,
poiché
la
più
umile
conquista
terrena
,
le
sole
necessità
della
esistenza
bastano
adesso
a
questo
scopo
.
L
'
uomo
non
ha
più
un
momento
di
tregua
,
la
sua
ansia
è
da
lui
indivisibile
come
la
sua
ombra
,
egli
è
continuamente
in
preda
a
ogni
sorta
di
preoccupazioni
,
stia
egli
al
sommo
o
all
'
infimo
non
può
più
concedere
un
momento
di
sé
a
se
stesso
,
al
suo
piacere
,
al
suo
riposo
.
L
'
uomo
non
sa
più
né
riposarsi
né
divertirsi
;
sia
nei
riposi
,
sia
nei
divertimenti
,
sia
quando
giace
stremato
,
sia
quando
mangia
,
sia
quando
cerca
e
crede
di
divertirsi
,
egli
porta
con
sé
tutti
i
suoi
fastidi
e
tutti
i
suoi
affanni
e
tutta
la
sua
fatica
e
tutto
il
suo
tedio
che
gli
sono
compagni
inseparabili
,
che
sono
omai
penetrati
nelle
sue
ossa
,
nelle
sue
carni
,
nel
suo
sangue
,
che
gli
sono
divenuti
quasi
indispensabili
e
da
cui
non
può
sicuramente
allontanarsi
anche
se
talvolta
gliene
prendesse
voglia
.
Il
riposo
infatti
non
è
più
per
l
'
uomo
un
fatto
naturale
,
la
soddisfazione
spontanea
di
un
bisogno
,
una
funzione
istintiva
,
una
condizione
normale
come
lo
è
per
tutti
gli
esseri
viventi
che
si
riposano
sempre
quando
non
agiscono
nelle
loro
funzioni
organiche
del
nutrimento
e
della
riproduzione
o
in
quelle
della
difesa
.
Per
tutti
gli
animali
il
riposo
è
lo
stato
consuetudinario
,
è
la
regola
che
ha
per
eccezioni
il
lavoro
del
nutrimento
e
della
difesa
e
il
piacere
della
riproduzione
.
Per
l
'
uomo
il
riposo
è
divenuto
l
'
eccezione
,
è
una
cura
,
è
una
condizione
forzata
.
L
'
uomo
deve
costringersi
a
riposare
e
anche
quando
si
costringe
non
è
più
capace
di
riposare
bene
,
talché
alla
sua
ignoranza
e
inettitudine
hanno
dovuto
supplire
i
medici
,
studiando
e
prescrivendo
metodi
sani
di
riposo
;
finché
,
segno
caratteristico
dei
tempi
,
siamo
ora
arrivati
al
punto
che
,
proprio
in
questi
giorni
,
si
è
fondata
a
New
York
la
scuola
del
sonno
,
ove
si
insegna
a
dormire
!
E
lo
stesso
si
dica
per
il
divertimento
.
Nulla
vi
è
di
più
triste
che
l
'
uomo
moderno
quando
si
diverte
;
sia
esso
il
macchinista
torvamente
seduto
in
una
fosca
e
fetida
osteria
,
sia
il
miliardario
che
si
annoia
in
un
teatro
o
in
un
salone
da
ballo
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
vuoti
involucri
corporei
,
la
loro
anima
è
assente
,
o
per
meglio
dire
la
loro
anima
è
unicamente
occupata
di
sé
e
per
quanto
si
forzi
neanche
si
avvede
delle
cose
intorno
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
la
figurazione
concreta
di
una
dolorosa
impossibilità
.
E
come
si
è
fatto
per
il
sonno
,
così
si
dovrà
fare
per
il
divertimento
,
bisognerà
insegnare
all
'
uomo
a
divertirsi
,
sarà
necessario
impartirgli
una
lunga
istruzione
perché
egli
impari
nuovamente
a
sorridere
.
La
strana
aberrazione
sarà
per
tanto
completa
;
l
'
uomo
avrà
perduto
la
nozione
dei
suoi
istinti
,
non
saprà
più
fare
ciò
che
avrebbe
piacere
di
fare
,
ciò
che
corrisponderebbe
alla
sua
stessa
natura
,
mentre
farà
soltanto
ciò
che
è
più
contrario
alla
sua
indole
,
alla
sua
conformazione
organica
,
alle
sue
inclinazioni
naturali
,
cioè
lavorare
e
affannarsi
;
e
quindi
allora
bisognerà
insegnargli
a
soddisfare
i
suoi
istinti
col
riposo
ed
il
divertimento
.
L
'
artificio
penoso
avendo
preso
il
posto
delle
tendenze
naturali
,
queste
diverranno
artifici
che
dovranno
essere
imposti
con
l
'
educazione
.
Non
la
quaresima
adunque
per
l
'
uomo
moderno
,
ma
le
nuove
religioni
gli
imporranno
con
sacro
obbligo
e
come
azione
devota
,
una
stagione
per
il
riposo
e
per
il
gioco
.
La
quaresima
sarà
per
l
'
uomo
futuro
il
carnevale
.
StampaPeriodica ,
Durante
un
mio
recente
soggiorno
a
Venezia
quello
che
mi
ha
colpito
di
più
non
è
stato
ciò
che
colà
si
costruisce
e
si
compie
di
nuovo
,
ma
ciò
che
si
restaura
e
si
vuole
restaurare
di
antico
.
L
'
opera
di
restaurazione
ha
assunto
una
estensione
illimitata
;
dai
monumenti
famosi
,
dai
palazzi
grandiosi
si
è
diffusa
ai
quadri
,
alle
statue
,
a
ogni
oggetto
d
'
arte
e
di
non
arte
;
dagli
uffici
a
tale
uopo
designati
,
dai
tecnici
esperti
in
tale
funzione
si
è
trasfusa
in
ogni
individuo
,
ha
invaso
ogni
studio
di
pittore
e
di
architetto
,
ogni
modesto
laboratorio
di
decoratore
,
di
marmista
,
di
falegname
,
di
verniciatore
,
ogni
bottega
di
rigattiere
;
è
diventata
una
febbre
,
una
mania
universale
.
Si
restaura
in
palazzo
ducale
e
nella
chiesa
di
San
Marco
,
nel
palazzo
reale
e
nel
palazzo
Dario
,
si
restaurano
le
Procuratie
e
la
Ca
'
d
'
Oro
,
si
restaura
all
'
Accademia
di
Belle
Arti
e
nella
Scuola
di
San
Rocco
,
si
restaura
nei
campi
e
nelle
calli
,
e
come
se
tanto
restauro
non
fosse
sufficiente
,
una
commissione
studia
i
restauri
da
effettuarsi
nelle
chiese
dei
Frari
e
di
San
Giovanni
e
Paolo
,
una
seconda
prepara
i
lavori
per
altri
edifici
,
e
così
via
.
Un
restauro
tira
l
'
altro
come
le
solite
ciliege
,
anzi
ne
tira
molti
altri
come
la
non
meno
solita
palla
di
neve
;
appena
si
pone
mano
a
un
lavoro
sorge
la
necessità
di
altri
lavori
imprevisti
ma
inevitabili
per
terminare
il
primo
,
e
appena
un
restauro
è
compiuto
bisogna
intraprenderne
dieci
altri
che
ne
sono
la
conseguenza
.
Il
proposito
,
lo
si
deve
riconoscere
subito
,
è
nella
maggior
parte
dei
casi
lodevolissimo
,
la
buona
fede
che
presiede
a
questi
sforzi
è
quasi
sempre
integra
;
vi
si
può
insinuare
talvolta
un
po
'
di
ambizione
,
vi
può
essere
magari
la
spinta
di
qualche
speranza
di
guadagno
,
ma
i
motivi
predominanti
sono
,
senza
dubbio
,
un
vivo
amore
per
l
'
avito
patrimonio
artistico
,
un
nobile
senso
di
rispetto
per
ciò
che
l
'
arte
ha
consacrato
,
e
una
fiducia
forse
eccessiva
nella
nostra
sapienza
e
nei
nostri
mezzi
per
ridare
una
vita
imperitura
a
ciò
che
sta
per
morire
.
E
questo
anzi
è
strano
.
Mentre
universalmente
si
ammette
che
l
'
opera
d
'
arte
è
quella
che
più
si
avvicina
all
'
opera
della
vita
e
per
caratteri
esterni
e
per
essenza
interiore
,
talché
il
capolavoro
è
ritenuto
il
solo
emulo
degno
di
ciò
che
vive
,
viceversa
allorché
si
tratta
di
restaurare
si
colloca
l
'
opera
d
'
arte
in
una
categoria
a
sé
,
in
una
categoria
d
'
eccezione
,
sottratta
a
tutte
le
leggi
della
vita
compresa
la
legge
suprema
e
inviolabile
della
morte
.
La
fatale
necessità
della
fine
pare
che
debba
essere
sospesa
di
fronte
all
'
opera
d
'
arte
,
per
la
quale
si
ritiene
possibile
il
miracolo
della
resurrezione
parziale
e
totale
;
e
ben
inteso
noi
soli
saremmo
i
dottori
forniti
di
tale
capacità
miracolosa
.
E
niuno
dei
nostri
restauratori
,
sia
il
dotto
architetto
,
sia
l
'
abile
pittore
,
sia
lo
studioso
degli
antichi
procedimenti
,
ha
mai
dubitato
che
l
'
edificio
rifatto
,
il
quadro
rinnovato
,
l
'
oggetto
rifabbricato
fossero
non
già
la
continuazione
rinfrescata
della
cosa
primitiva
,
ma
soltanto
un
simulacro
inerte
,
una
maschera
,
qualche
cosa
come
una
imagine
di
cera
in
confronto
dell
'
essere
vivente
,
oppure
un
'
altra
cosa
,
un
altro
essere
con
un
'
anima
differente
!
Poiché
i
moderni
restauratori
non
conoscono
né
le
trepidazioni
né
le
mezze
misure
,
quando
ci
si
mettono
vanno
fino
in
fondo
,
Non
si
limitano
a
qualche
ritocco
,
a
qualche
pulitura
,
a
qualche
rinforzatura
;
non
si
contentano
di
eliminare
le
cause
nocive
,
no
,
meschino
cómpito
sarebbe
questo
,
essi
vogliono
ricostituire
ciò
che
è
stato
danneggiato
,
ritrovare
ciò
che
si
è
perduto
,
ricostruire
ciò
che
è
stato
distrutto
,
rifare
,
ricreare
completamente
.
Ma
neanche
questo
li
appaga
,
non
basta
loro
rifare
e
ricreare
,
essi
vogliono
far
meglio
,
correggere
gli
errori
dei
padri
,
tener
conto
dei
progressi
del
buon
gusto
e
dell
'
estetica
.
E
questo
è
l
'
assurdo
.
Io
non
nego
che
si
possano
curare
i
monumenti
e
i
quadri
come
si
curano
gli
organismi
viventi
,
non
nego
che
vi
sia
un
'
arte
medica
che
possa
prolungare
talvolta
la
loro
vita
come
prolunga
,
in
date
circostanze
,
la
vita
degli
uomini
;
ma
non
si
può
fare
più
di
così
.
La
possibilità
del
restauratore
non
può
superare
quella
del
medico
.
Il
medico
può
togliere
una
causa
d
'
infezione
,
può
irrobustire
l
'
organismo
,
ma
non
può
arrestare
l
'
inesorabile
processo
della
decadenza
senile
,
il
chirurgo
può
evitare
la
morte
,
amputando
un
organo
malato
,
ma
non
può
rifare
l
'
organo
.
Il
restauratore
crede
di
essere
un
chirurgo
capace
non
solo
di
sostituire
l
'
organo
infermo
con
uno
sano
,
ma
con
uno
sano
migliore
di
quello
che
c
'
era
prima
.
A
operazione
compiuta
si
avvede
che
l
'
organo
nuovo
più
perfezionato
non
si
intona
con
tutto
il
rimanente
e
invece
di
pensare
che
la
sua
perfezione
artificiale
non
è
che
una
grossolana
imitazione
inanimata
in
confronto
del
corpo
vivo
,
egli
se
la
prende
con
ciò
che
resta
di
vivo
.
Dopo
aver
tagliata
una
gamba
e
dopo
averla
surrogata
con
una
di
legno
,
taglia
anche
l
'
altra
e
la
sostituisce
col
legno
perché
non
vi
siano
discordanze
,
e
dalle
gambe
passa
poi
alle
braccia
,
a
tutto
il
corpo
,
fino
ad
avere
un
completo
fantoccio
di
legno
in
cambio
dell
'
uomo
vivo
.
E
allora
esclama
:
Ho
compiuto
il
prodigio
della
resurrezione
!
Allorché
tutti
i
restauri
saranno
terminati
,
tutti
i
monumenti
rifabbricati
e
tutti
i
quadri
ridipinti
,
le
città
e
le
gallerie
non
saranno
più
che
un
vasto
museo
Grevin
dell
'
arte
dove
invece
dei
capolavori
veri
,
scomparsi
per
sempre
,
resteranno
le
riproduzioni
nuove
.
La
prova
?
Andiamo
a
cercarla
a
...
Metz
.
La
cattedrale
di
Metz
,
una
magnifica
chiesa
di
stile
ogivale
fiorito
,
è
l
'
edificio
che
in
questi
ultimi
anni
è
stato
restaurato
con
più
cura
,
con
più
diligenza
e
con
più
mezzi
,
e
naturalmente
è
quello
che
è
stato
più
sfigurato
.
Nel
1877
un
incendio
aveva
arso
il
tetto
della
cattedrale
,
si
doveva
ricostruirlo
;
era
naturale
che
il
nuovo
tetto
dovesse
essere
eguale
all
'
antico
,
ma
il
coscienzioso
restauratore
,
l
'
architetto
Tornow
,
rilevò
che
gli
antichi
costruttori
avevano
commesso
imperdonabili
errori
di
stile
e
di
estetica
,
avevano
fatto
il
tetto
troppo
basso
e
senza
grazia
.
E
giacché
il
fuoco
aveva
consumato
i
loro
sbagli
,
il
nuovo
costruttore
avveduto
non
doveva
ripeterli
,
ma
fare
il
tetto
più
alto
secondo
tutte
le
regole
e
in
conformità
allo
stile
del
monumento
.
Il
ragionamento
non
faceva
una
grinza
,
ma
il
nuovo
tetto
,
una
volta
terminato
,
ne
faceva
molte
,
deformava
tutto
l
'
aspetto
della
chiesa
,
invece
di
isveltirla
la
schiacciava
.
Chi
va
a
pensarle
tutte
?
Ai
fianchi
della
chiesa
stanno
due
torri
non
molto
alte
,
bene
intonate
con
l
'
antica
tettoia
bassa
,
ma
sorpassate
dalla
nuova
tettoia
elevata
;
da
qui
l
'
impressione
di
pesantezza
.
Il
restauratore
non
si
scoraggiò
per
questo
.
Le
torri
sembravano
diminuite
...
ebbene
ne
rialzeremo
una
;
sulla
torre
del
Capitolo
erigeremo
una
freccia
di
pietra
simile
a
quella
dell
'
altra
torre
.
E
il
lavoro
fu
cominciato
,
ma
la
torre
si
rifiutò
di
sostenere
il
peso
imprevisto
e
si
fendette
.
Neanche
di
fronte
a
questa
contrarietà
il
Tornow
si
perdette
d
'
animo
.
Ebbene
,
non
si
può
inalzare
la
torre
,
inalzeremo
la
chiesa
,
costruiremo
un
pinacolo
centrale
,
una
specie
di
campanile
sull
'
incontro
delle
due
navate
come
a
Parigi
e
ad
Amiens
.
Ed
ecco
come
si
rimette
in
pristino
un
monumento
!
La
cattedrale
di
Metz
è
lontana
,
ma
la
triste
istoria
del
suo
restauro
potrebbe
con
lievi
varianti
essere
quella
del
nostri
monumenti
.
Un
illustre
pittore
narrandomi
di
un
restauro
provvidenziale
eseguito
da
un
amico
suo
sopra
un
magnifico
Tintoretto
,
mi
diceva
che
il
restauratore
era
rimasto
soddisfattissimo
,
poiché
durante
l
'
abbondante
lavatura
del
quadro
,
un
intero
braccio
era
sparito
ed
egli
aveva
potuto
ridipingerlo
correggendo
alcuni
errori
di
disegno
e
di
prospettiva
commessi
dal
Tintoretto
!
Vero
che
il
braccio
nuovo
appariva
mostruoso
,
ma
era
esatto
!
Dopo
di
che
siano
lodati
gli
umili
fraticelli
che
affumicavano
i
quadri
con
i
ceri
dell
'
altare
,
siano
lodati
i
soldati
brutali
e
i
burocratici
ignari
che
passavano
la
calce
sugli
affreschi
preziosi
dei
conventi
e
delle
chiese
,
siano
lodati
gli
avidi
speculatori
che
seppellivano
i
ruderi
augusti
sotto
le
nuove
caserme
!
Meglio
,
meglio
assai
queste
tombe
premature
per
i
capolavori
anziché
le
contraffazioni
degli
odierni
restauratori
.
L
'
anima
dei
capolavori
non
si
rinnova
,
come
non
si
rinnova
la
vita
degli
organismi
.
StampaPeriodica ,
Il
nuovo
chiostro
-
Gli
effetti
del
verismo
-
L
'
arte
e
la
vita
contemporanea
-
Alla
ricerca
dell
'
automobile
-
La
locomozione
meccanica
e
gli
artisti
Io
credo
di
aver
oggi
quello
che
si
dice
un
'
idea
buona
e
pratica
,
destinata
a
far
della
strada
.
Io
ho
osservato
che
l
'
uomo
è
terribilmente
seccato
e
contrariato
da
tutti
quei
meravigliosi
progressi
scientifici
e
meccanici
che
egli
,
retore
impenitente
,
finge
con
tanta
eloquenza
di
magnificare
.
L
'
uomo
in
apparenza
si
vanta
delle
sue
invenzioni
,
delle
sue
macchine
,
dei
suoi
apparecchi
perfezionati
,
ostenta
come
titoli
di
nobiltà
le
sue
locomotive
,
i
suoi
automobili
,
le
sue
dinamo
,
i
suoi
telegrafi
,
le
sue
officine
,
i
suoi
piroscafi
,
ma
in
fondo
è
irritatissimo
di
tutte
queste
cose
che
gli
impongono
una
vita
tanto
dura
ed
estenuante
.
Le
diavolerie
meccaniche
;
questa
in
verità
è
l
'
ossessione
dell
'
uomo
moderno
,
il
quale
tornerebbe
tanto
volentieri
alla
consuetudine
semplice
e
lenta
di
una
volta
;
talché
il
suo
più
dolce
sogno
è
forse
quello
di
poter
trovare
un
angolo
quieto
e
silenzioso
,
un
recesso
isolato
e
lontano
ove
non
passino
né
treni
né
automobili
,
ove
non
arrivino
dispacci
e
giornali
,
ove
non
si
senta
altro
rumore
che
quello
del
vento
,
ove
sia
possibile
rinnovare
l
'
antica
e
tranquilla
esistenza
patriarcale
.
Passati
di
moda
e
chiusi
i
monasteri
chi
darà
all
'
uomo
moderno
,
dall
'
insoddisfatto
desiderio
di
solitudine
,
il
suo
nuovo
chiostro
?
Io
mi
sento
da
tanto
.
Vi
è
chi
per
isfuggire
dal
tumulto
e
dagli
urti
della
nostra
civiltà
brutale
e
vertiginosa
si
sottomette
a
ogni
genere
di
privazioni
e
di
sacrifici
;
si
arrampica
su
per
le
vette
pericolose
dei
monti
,
si
confina
nei
paesi
più
inospiti
,
erra
per
la
campagna
e
per
gli
oceani
o
per
i
deserti
e
i
ghiacci
polari
come
un
'
anima
in
pena
,
mentre
il
sospirato
porto
pare
che
gli
sfugga
dinanzi
sempre
.
Ma
questi
sono
tormenti
inutili
,
poiché
a
tutti
gli
esuli
volontari
io
posso
indicare
la
beata
riva
,
l
'
ideale
asilo
,
ben
vicino
,
e
a
cui
l
'
approdo
è
consentito
senza
disturbo
alcuno
.
Pare
incredibile
ma
così
è
;
ciò
che
l
'
uomo
va
a
cercare
a
costo
di
mille
fatiche
,
gli
sta
d
'
accanto
,
ed
è
la
pittura
moderna
che
glielo
offre
.
Si
entri
in
un
qualsiasi
recinto
ove
siano
adunate
opere
di
pittura
moderna
,
sia
in
Italia
sia
all
'
estero
,
e
lo
scopo
sarà
immediatamente
raggiunto
;
l
'
anima
più
desiderosa
di
solitudine
e
di
pace
vi
troverà
il
suo
supremo
conforto
.
Ogni
più
fantastico
sogno
di
isolamento
,
di
esistenza
romita
e
pura
sarà
trasformato
in
realtà
.
Il
breve
passaggio
attraverso
la
porta
sarà
come
il
varco
miracoloso
attraverso
il
Lete
e
lo
Stige
.
In
quel
ricovero
artistico
tutta
la
civiltà
sarà
obliata
e
scomparsa
,
sarà
come
se
non
fosse
mai
esistita
,
sembrerà
di
essere
entrati
in
un
altro
mondo
o
di
vivere
in
un
'
altra
età
,
senza
neanche
più
l
'
ombra
di
un
utensile
meccanico
,
di
un
palo
telegrafico
,
di
un
qualsiasi
segno
di
tutto
l
'
odierno
meccanicismo
.
Con
pochi
metri
e
pochi
centesimi
si
sarà
effettuato
il
più
straordinario
dei
viaggi
,
un
viaggio
al
cui
confronto
diventano
puerilità
quelli
del
Verne
,
un
viaggio
come
quello
dell
'
eroe
del
Wells
sulla
macchina
del
tempo
,
un
viaggio
cioè
da
un
mondo
ad
un
altro
,
da
una
civiltà
ad
un
'
altra
,
dal
secolo
nostro
ai
secoli
che
furono
.
Altro
che
chiostro
!
questo
è
il
rifugio
magico
,
il
castello
addormentato
,
ove
la
vita
si
svolge
sempre
eguale
,
immutabile
,
come
veramente
si
svolse
dalle
origini
fino
a
tutta
la
durata
del
regno
del
cavallo
;
questo
è
l
'
Eden
sicuro
e
incontaminato
,
l
'
Arcadia
mite
e
leggiadra
che
ci
ha
apprestato
la
pittura
moderna
durante
la
sua
irrequieta
rinnovazione
.
Ora
finalmente
si
capisce
dove
tendevano
le
audaci
riforme
degli
impressionisti
e
a
che
miravano
le
ribellioni
di
tutti
i
veristi
,
di
tutti
gli
ardenti
innamorati
della
realtà
e
della
vita
.
Come
sono
stati
misconosciuti
!
Pensare
che
fino
a
ieri
erano
ritenuti
come
i
più
acerrimi
nemici
della
tradizione
pittorica
,
come
altrettanti
anarchici
distruttori
di
tutto
il
passato
,
di
tutti
gli
schemi
,
di
tutte
le
formule
,
di
tutti
i
"
soggetti
"
omai
abituali
e
piacevoli
,
invasati
dall
'
idea
fissa
di
portare
la
realtà
,
la
natura
,
la
vita
,
dalle
vibrazioni
di
un
raggio
di
sole
o
dai
riflessi
lividi
della
luce
elettrica
al
maestoso
spettacolo
di
energia
di
una
stazione
ferroviaria
o
di
una
officina
elettrica
nel
quadro
!
C
'
è
voluta
proprio
tutta
la
malignità
dei
critici
per
travisare
così
le
loro
intenzioni
.
La
verità
è
che
la
vita
moderna
non
è
mai
stata
più
completamente
esclusa
dalla
rappresentazione
pittorica
come
dopo
la
prevalenza
del
verismo
e
la
vittoria
delle
nuove
tendenze
sull
'
accademia
.
Io
ricordo
infatti
la
strana
sensazione
provata
una
volta
passando
dalla
Avenue
des
Champs
Elysées
al
Grand
Palais
ove
erano
raccolte
le
tele
del
Salon
.
Non
mai
due
visioni
più
diverse
e
contrastanti
erano
state
così
contigue
e
si
erano
succedute
a
più
breve
distanza
dinanzi
ai
miei
occhi
.
Se
non
identità
,
avrebbe
dovuto
esservi
tra
l
'
una
e
l
'
altra
almeno
una
certa
somiglianza
;
si
trattava
della
vita
moderna
più
tipica
fervida
e
ricca
e
della
pittura
pure
moderna.più
libera
e
innovatrice
eseguita
in
mezzo
a
quella
vita
,
fiorita
dentro
a
quel
fervore
;
quest
'
ultima
avrebbe
dovuto
essere
una
specie
di
specchio
della
prima
;
ebbene
,
ne
era
invece
la
negazione
;
nulla
di
ciò
che
stava
nell
'
una
si
rinveniva
nell
'
altra
,
nulla
di
ciò
che
si
vedeva
nella
strada
si
scorgeva
sulle
tele
.
Ciò
che
si
poteva
discernere
sulle
tele
,
tranne
le
acconciature
di
qualche
ritratto
,
apparteneva
all
'
oggi
come
a
due
secoli
addietro
,
era
di
Parigi
come
della
più
rustica
borgata
alpestre
,
anzi
più
di
questa
che
di
quella
.
In
altre
parole
in
quelle
gallerie
polverose
e
fredde
,
tappezzate
di
quadri
,
Parigi
era
scomparsa
,
era
scomparsa
la
metropoli
più
vivace
della
vita
moderna
,
con
tutte
le
sue
folle
frettolose
,
con
tutti
i
suoi
rapidi
cortei
di
automobili
,
con
tutte
le
sue
cinture
ferroviarie
,
con
i
suoi
viadotti
per
i
treni
elettrici
,
con
tutta
la
sua
animazione
meccanica
;
era
scomparsa
bruscamente
come
cambia
uno
scenario
a
teatro
,
ed
era
stata
sostituita
da
zone
di
pianura
o
di
montagna
deserte
,
da
villaggi
,
da
casolari
,
da
stalli
di
pastori
fra
cui
si
aggiravano
sperduti
alcuni
tipi
parigini
dal
viso
sgomento
,
come
gli
ultimi
mascherotti
all
'
alba
delle
Ceneri
.
Qua
e
là
qualche
gruppo
storico
,
qualche
frammento
di
vita
passata
:
una
lotta
di
gladiatori
nel
circo
,
un
episodio
guerresco
dei
tempi
di
Napoleone
,
oppure
la
dimora
chimerica
intravista
nel
sogno
.
Che
cosa
può
esservi
di
più
distante
dalla
vita
moderna
di
questa
pittura
moderna
?
Vi
è
tra
le
sale
di
una
Esposizione
di
pittura
e
una
grande
strada
,
un
boulevard
di
Parigi
,
un
divario
maggiore
che
fra
lo
Strand
ove
si
accentra
il
maggior
movimento
londinese
e
una
galleria
del
British
Museum
.
Testé
alla
Mostra
di
Venezia
questa
sensazione
si
è
ripetuta
e
si
è
fatta
più
precisa
.
Malgrado
che
Venezia
,
per
la
sua
struttura
singolare
sia
la
città
ove
tanti
ordegni
e
tanti
aspetti
della
vita
moderna
non
hanno
potuto
entrare
,
sia
la
città
che
più
ha
resistito
a
quei
mutamenti
i
quali
hanno
cambiato
il
tipo
delle
metropoli
europee
e
che
ha
mantenuto
quindi
in
maggior
proporzione
intatto
il
suo
carattere
,
la
sua
suppellettile
e
le
sue
usanze
di
una
volta
,
malgrado
che
per
Venezia
non
circolino
né
biciclette
né
automobili
,
e
la
gondola
secolare
fiancheggi
il
mostruoso
piroscafo
e
sulle
spalle
delle
donne
perduri
l
'
antico
scialle
,
mentre
non
si
scorge
una
sola
casacca
di
chauffeur
,
malgrado
ciò
;
malgrado
questa
atmosfera
immutata
ab
antiquo
,
tuttavia
la
pittura
adunata
nelle
sale
dell
'
Esposizione
resta
sempre
isolata
e
assai
più
differente
e
distante
anche
da
questa
scarsa
vita
moderna
dei
cimeli
raccolti
nel
Museo
Correr
.
Questo
dissidio
che
già
mi
aveva
colpito
due
anni
or
sono
,
mi
è
apparso
ora
ancor
più
profondo
e
reciso
.
Perché
?
Perché
poi
aumenta
invece
di
diminuire
?
Io
non
sapeva
da
prima
rendermene
ragione
;
i
pittori
dovevano
pur
vivere
in
mezzo
a
noi
,
dovevano
sia
pur
alla
lunga
accorgersi
dei
cambiamenti
avvenuti
,
assuefarsi
alle
nuove
forme
,
accostarsi
ai
nostri
strumenti
;
eglino
già
rappresentavano
l
'
uomo
e
la
donna
non
solo
negli
acconciamenti
alla
moda
e
negli
ambienti
contemporanei
,
ma
anche
nel
loro
spirito
particolare
,
già
riproducevano
qualche
veduta
delle
nostre
nuove
città
,
già
il
loro
colorito
sentimentale
si
intonava
alle
nostre
commozioni
o
raffinate
o
eccessive
,
già
sapevano
misurare
le
nostre
passioni
;
ma
tutto
questo
non
bastava
,
tutto
questo
non
avvicinava
di
una
linea
la
pittura
alla
vita
;
anzi
il
dissidio
si
è
aumentato
ed
aumenta
vieppiù
fino
a
portarci
a
una
separazione
definitiva
.
L
'
enigma
pertanto
si
addensava
e
si
imbrogliava
,
quando
me
ne
ha
offerto
la
chiave
,
l
'
esclamazione
casuale
di
un
pittore
mio
conoscente
.
Sapendo
le
mie
simpatie
automobilistiche
,
mentre
si
chiacchierava
sulle
novità
e
sul
valore
della
Esposizione
egli
interruppe
d
'
un
tratto
il
suo
ragionare
per
dirmi
:
Toh
!
Hai
visto
?
Non
un
quadro
di
automobili
in
tutta
l
'
Esposizione
!
Al
momento
,
se
pur
riconobbi
l
'
esattezza
della
osservazione
,
non
mi
vi
fermai
sopra
.
Soltanto
alcun
tempo
dopo
,
ricordandola
,
mi
apparve
d
'
improvviso
come
il
nodo
della
questione
che
mi
aveva
tanto
preoccupato
.
Certo
in
tutta
l
'
Esposizione
non
si
scorge
un
solo
quadro
che
riproduca
l
'
automobile
o
fermo
o
in
corsa
,
come
non
ve
ne
sono
che
riproducano
il
treno
,
la
locomotiva
,
il
vagone
,
il
tranvai
,
niuno
insomma
dei
tanti
sistemi
di
locomozione
meccanica
;
come
non
se
ne
vedevano
nelle
Esposizioni
passate
,
come
non
se
ne
trovavano
nel
Salon
di
Parigi
,
come
,
tranne
forse
qualche
rarissima
eccezione
,
non
ne
esistono
in
tutta
la
pittura
moderna
.
Il
pittore
moderno
,
il
quale
per
necessità
o
per
diletto
va
in
ferrovia
,
in
tram
,
in
automobile
,
in
battello
a
motore
e
non
si
acconcerebbe
certo
a
farne
senza
,
nella
sua
arte
ignora
completamente
tutti
questi
arnesi
,
si
comporta
come
se
non
fossero
mai
esistiti
e
lo
stesso
contegno
attribuisce
alle
cose
da
lui
dipinte
.
Il
pittore
e
il
suo
mondo
dipinto
non
conoscono
che
la
marcia
a
piedi
e
la
trazione
animale
.
Ecco
ormai
risolto
il
problema
.
Se
la
pittura
moderna
è
tanto
lontana
da
noi
,
se
essa
è
tanto
separata
e
diversa
dalla
vita
moderna
,
così
da
sembrare
la
raffigurazione
di
un
'
altra
vita
e
di
un
altro
mondo
,
e
se
una
tal
separazione
cresce
vieppiù
,
malgrado
gli
sforzi
in
contrario
,
si
è
unicamente
per
la
esclusione
di
tutti
i
nostri
mezzi
meccanici
di
locomozione
.
Mi
pare
di
scorgere
qualche
gesto
di
incredulità
;
forse
questa
conclusione
sembra
eccessiva
.
Se
taluno
dubita
pensi
un
po
'
con
me
.
Se
in
qualche
cosa
noi
abbiamo
conseguito
un
progresso
decisivo
sui
nostri
predecessori
,
se
in
qualche
cosa
noi
siamo
diversi
,
non
solo
per
quantità
o
per
grado
,
ma
per
qualità
e
sostanza
dai
nostri
antenati
,
è
precisamente
nei
mezzi
di
locomozione
;
ogni
altro
progresso
può
essere
più
o
meno
autentico
,
questo
è
il
solo
indiscutibile
.
Ciò
che
ha
creato
una
condizione
di
cose
assolutamente
nuova
,
ciò
che
ha
cambiato
la
faccia
del
mondo
e
ha
rinnovato
la
vita
e
ha
spostato
l
'
indirizzo
della
civiltà
,
ciò
che
ha
posto
fra
noi
e
tutto
quanto
ci
ha
preceduto
una
demarcazione
incancellabile
,
che
ha
si
può
dire
diviso
la
storia
umana
in
due
êre
distintissime
,
e
ciò
che
nel
proprio
complesso
ha
subìto
la
massima
e
più
vasta
trasformazione
,
ciò
è
costituito
dai
moderni
sistemi
di
locomozione
e
di
comunicazione
.
In
questo
campo
nulla
è
rimasto
di
vecchio
,
tutto
si
è
cambiato
.
Tutte
le
altre
innovazioni
,
tutte
le
altre
scoperte
passano
in
seconda
linea
di
fronte
a
questa
della
locomozione
meccanica
.
Il
mondo
e
il
ritmo
della
vita
conservatisi
quasi
uniformi
dalle
origini
fino
alla
prima
locomotiva
hanno
fatto
da
qui
un
salto
enorme
;
il
mondo
che
fu
sempre
lo
stesso
fino
a
un
secolo
fa
è
da
allora
diventato
un
altro
.
Non
con
la
scoperta
della
polvere
,
della
stampa
e
dell
'
America
,
ma
dall
'
inizio
della
locomozione
meccanica
comincia
l
'
età
nuova
.
La
locomozione
meccanica
svolta
fino
alla
meravigliosa
perfezione
dell
'
automobile
per
cui
la
velocità
è
alla
portata
di
tutti
e
diventa
una
docile
facoltà
della
volontà
individuale
,
per
cui
ogni
resistenza
è
tolta
,
ogni
vincolo
spezzato
,
per
cui
l
'
uomo
è
il
più
rapido
e
quindi
il
più
libero
fra
i
viventi
,
ecco
il
presente
e
l
'
avvenire
,
la
conquista
umana
della
terra
,
del
mare
,
del
cielo
!
Anche
il
Wells
ha
posto
come
fondamento
delle
sue
Anticipazioni
,
i
nostri
nuovi
mezzi
di
locomozione
,
non
solo
perché
costituiscono
la
novità
più
distintiva
del
nostro
tempo
,
ma
perché
esercitano
il
massimo
potere
trasformatore
su
tutta
la
civiltà
.
Tolta
la
locomozione
meccanica
manca
il
rilievo
tipico
della
nostra
età
e
il
mondo
ricasca
nella
sua
consuetudine
antica
.
Ora
la
pittura
moderna
,
che
pur
ha
tenuto
conto
di
tanti
altri
elementi
secondari
di
modernità
,
elementi
spirituali
e
sentimentali
,
ha
lasciato
interamente
nell
'
oblio
questo
,
il
più
importante
,
quello
che
dà
l
'
impronta
alla
vita
moderna
.
Ed
è
per
questo
che
sebbene
la
pittura
non
disdegni
i
nostri
abbigliamenti
,
i
nostri
caffè
e
i
nostri
teatri
,
le
nostre
passeggiate
,
sebbene
la
pittura
interpreti
,
anche
esagerando
,
i
tratti
salienti
dell
'
uomo
e
della
donna
moderni
,
sebbene
nelle
sale
veneziane
l
'
Anglada
ci
mostri
le
notturne
creature
del
lusso
e
della
gioia
,
gli
artificiali
fiori
venefici
e
inebrianti
dei
restaurants
,
dei
music
-
halls
,
dei
teatri
parigini
,
e
il
Brangwin
ci
illustri
nelle
sue
composizioni
decorative
l
'
opera
solenne
e
gigantesca
dei
nostri
lavoratori
:
non
arriva
mai
a
darci
la
sensazione
della
vita
moderna
ed
anzi
se
ne
distacca
ognor
più
.
Essa
dimentica
l
'
essenziale
per
l
'
accessorio
,
dimentica
quello
che
è
unicamente
del
nostro
tempo
,
per
quello
che
può
essere
anche
di
altri
tempi
,
e
lo
dimentica
quando
la
sua
importanza
si
moltiplica
di
giorno
in
giorno
;
la
separazione
quindi
tra
la
pittura
e
la
vita
non
può
che
accrescersi
.
Io
non
voglio
già
affermare
con
ciò
che
il
pittore
moderno
per
essere
tale
non
debba
dipingere
che
automobili
e
treni
,
voglio
dire
che
egli
deve
far
loro
nell
'
arte
quel
posto
che
tali
strumenti
occupano
nella
vita
;
allora
la
sua
arte
sarà
lo
specchio
della
vita
moderna
.
E
per
dipingerli
,
per
trovare
la
loro
linea
di
bellezza
,
la
sola
che
meriti
di
essere
artisticamente
raffigurata
,
per
ottenere
cioè
la
loro
espressione
artistica
che
è
la
sintesi
della
loro
vita
,
egli
deve
conoscerli
ed
amarli
,
comprenderne
le
energie
e
i
grandi
destini
.
Altrimenti
non
farà
che
immagini
goffe
,
simulacri
inerti
o
disegni
tecnici
.
Poiché
purtroppo
nulla
vi
è
di
più
imbarazzato
e
puerile
e
di
meno
esatto
dei
nostri
pittori
quando
si
mettono
a
dipingere
qualche
brano
di
vita
tipicamente
moderno
.
Guai
se
gli
storici
futuri
dovessero
descrivere
lo
stato
delle
nostre
industrie
unicamente
sulle
rappresentazioni
decorative
del
Puvis
de
Chavannes
e
del
Brangwin
,
e
cito
i
migliori
.
I
grandi
maestri
del
passato
,
i
sommi
artefici
avvivatori
del
quattrocento
e
del
cinquecento
,
e
il
puro
e
ingenuo
Carpaccio
per
primo
,
creavano
simultaneamente
il
capolavoro
e
il
documento
storico
,
fondevano
la
precisione
con
la
bellezza
.
E
non
solo
esprimevano
così
alla
perfezione
il
loro
tempo
,
ma
traducevano
in
aspetti
e
in
forme
del
loro
tempo
anche
le
visioni
e
gli
spettacoli
del
passato
,
preferivano
la
loro
lingua
viva
ad
ogni
altra
,
erano
testimoni
insospettabili
e
traduttori
meravigliosi
.
StampaPeriodica ,
Vi
è
qualcuno
che
un
secolo
e
mezzo
prima
di
noi
ha
vissuto
la
nostra
vita
febrile
,
è
stato
invaso
dalla
nostra
inquieta
agitazione
,
ha
cercato
sempre
al
pari
di
noi
l
'
eccesso
,
ha
pensato
con
le
nostre
idee
,
ha
compiuto
i
medesimi
sforzi
nostri
per
raggiungere
la
vetta
ed
ha
sentito
come
noi
.
È
Giacomo
Casanova
,
colui
che
è
conosciuto
soltanto
come
il
famoso
avventuriero
veneziano
o
come
un
Don
Giovanni
di
facile
contentatura
,
mentre
meriterebbe
di
esserlo
come
il
più
grande
e
il
più
completo
precursore
dell
'
uomo
moderno
.
Ed
è
veramente
strano
in
tanta
smania
di
ricerche
storiche
come
questa
sua
qualità
tipica
ed
eminentissima
non
sia
stata
ancora
rilevata
,
come
in
lui
non
si
sia
veduta
questa
evidentissima
stoffa
di
uomo
nuovo
,
di
uomo
nostro
contemporaneo
che
egli
ha
affermato
nettamente
e
indelebilmente
in
duplice
guisa
,
come
uomo
e
come
artista
,
nella
sua
vita
e
nel
racconto
della
sua
vita
,
in
contrasto
netto
con
lo
sfondo
conservatore
e
tradizionale
della
sua
città
.
Ma
a
dir
vero
Casanova
,
se
è
nato
a
Venezia
,
non
è
veneziano
,
la
sua
nascita
a
Venezia
non
è
che
una
combinazione
,
egli
è
figlio
d
'
arte
,
e
in
ciò
già
si
mostra
uno
dei
suoi
aspetti
di
precursore
.
La
sua
patria
non
è
come
per
gli
altri
uomini
del
suo
tempo
una
città
,
un
borgo
,
una
breve
zona
di
terra
,
la
sua
patria
si
estende
fin
dove
arrivano
le
peregrinazioni
degli
artisti
italiani
da
teatro
di
allora
;
è
grande
come
l
'
Europa
,
è
stata
materialmente
Venezia
come
poteva
esserlo
qualsiasi
altra
capitale
europea
.
Casanova
adulto
è
quasi
sempre
in
istato
di
guerra
con
la
sua
città
natale
.
Fra
lui
e
Venezia
pare
esistere
una
specie
di
idiosincrasia
,
mentre
egli
viceversa
è
essenzialmente
cosmopolita
.
Egli
si
trova
a
suo
agio
a
Napoli
come
a
Parigi
,
a
Roma
come
a
Londra
,
a
Aix
come
a
Baden
,
a
Costantinopoli
come
a
Mosca
,
a
Corfù
come
ad
Amsterdam
.
Ha
un
portamento
internazionale
,
europeo
,
superiore
ai
singoli
usi
locali
,
che
va
bene
da
per
tutto
,
come
quello
della
odierna
alta
società
cosmopolita
che
passa
l
'
estate
in
Norvegia
,
l
'
inverno
al
Cairo
,
la
primavera
a
Parigi
e
l
'
autunno
nei
suoi
castelli
e
in
Italia
,
trovandosi
ovunque
come
in
casa
propria
.
Da
Venezia
il
Casanova
ha
tratto
soltanto
una
particolare
predilezione
per
le
forme
fastose
,
per
gli
adornamenti
,
per
gli
spensierati
svaghi
del
passato
.
Ma
il
precursore
ardito
e
geniale
si
rivela
subito
prepotentemente
in
lui
,
allorché
nella
lotta
per
la
vita
si
tratta
di
conquistarsi
un
posto
nel
mondo
.
Casanova
è
non
solo
quello
che
noi
chiamiamo
il
self
-
made
-
man
,
ma
il
precursore
,
il
primo
dei
self
-
made
-
men
moderni
ed
inoltre
egli
è
più
volte
il
self
-
made
-
man
di
se
stesso
.
Poiché
non
solo
egli
è
stato
costretto
a
rifarsi
da
capo
la
sua
posizione
a
partire
dal
nulla
per
arrivare
a
tutto
,
ma
questa
ricostruzione
egli
ha
operato
nelle
guise
più
diverse
per
differenti
personalità
.
Egli
riassume
in
sé
tutta
una
schiera
di
arrivisti
.
Dovendo
pur
sempre
prendere
le
mosse
da
zero
,
dal
niente
,
noi
lo
vediamo
già
in
buona
situazione
alla
corte
pontificia
,
poi
nelle
milizie
venete
,
poi
tra
i
patrizi
più
illustri
di
Venezia
,
poi
ancora
grande
finanziere
e
delegato
governativo
a
Parigi
,
ricco
banchiere
in
Olanda
,
intraprendente
industriale
a
Parigi
,
invincibile
e
temerario
giocatore
a
Aix
,
a
Milano
e
a
Genova
,
frequentatore
di
sovrani
e
di
nobili
,
gran
signore
nei
divertimenti
,
viaggiatore
instancabile
,
avventuriero
astutissimo
,
conversatore
arguto
e
desiderato
,
scrittore
colto
e
inspirato
.
In
ognuna
di
queste
direzioni
il
Casanova
ha
dovuto
sempre
mettersi
in
cammino
da
principio
.
Dell
'
edificio
elevato
precedentemente
al
sopraggiungere
della
catastrofe
nulla
restava
,
ogni
volta
l
'
uomo
precipitava
al
fondo
e
doveva
rifabbricare
dalle
fondamenta
,
ed
ogni
volta
egli
arrivava
alla
cima
.
Io
non
so
scorgere
altro
esempio
di
questo
gigantesco
lavoro
di
Sisifo
,
compiuto
sempre
con
successo
.
Sono
i
primi
passi
quelli
che
costano
,
sono
i
primi
quattrini
i
più
difficili
a
fare
,
e
il
Casanova
ad
ognuna
delle
sue
incarnazioni
doveva
appunto
cominciare
da
questi
durissimi
preliminari
.
Primo
dei
Robinson
,
nell
'
isola
deserta
e
ostile
in
cui
si
trovano
tutti
i
miserabili
,
tutti
i
naufraghi
della
vita
,
egli
si
è
trovato
in
ogni
periodo
della
sua
molteplice
esistenza
,
nella
condizione
peggiore
di
quella
dei
Robinson
da
romanzo
;
sprovvisto
di
tutto
,
mancando
persino
degli
avanzi
del
vascello
infranto
da
cui
trarre
il
primo
strumento
indispensabile
per
far
gli
altri
,
e
malgrado
ciò
egli
ha
saputo
sempre
farsi
tutto
.
Quei
meravigliosi
e
tenacissimi
nord
-
americani
,
che
si
ricompongono
anche
tre
o
quattro
volte
i
milioni
di
dollari
inghiottiti
nelle
tempeste
della
Borsa
,
sono
da
meno
di
lui
,
perché
eglino
ripercorrono
sempre
presso
a
poco
la
stessa
strada
,
mentre
il
Casanova
,
come
ho
detto
,
ad
ogni
rovescio
si
avviava
per
un
cammino
nuovo
e
toccava
un
nuovo
vertice
.
Ma
egli
è
qualcosa
di
più
e
assai
più
di
un
iniziatore
dell
'
arrivismo
,
egli
è
il
preannunziatore
della
vita
moderna
in
tutte
le
sue
faccie
,
è
il
primo
uomo
moderno
.
L
'
ansia
di
novità
,
il
desiderio
di
tutto
vedere
e
di
tutto
provare
,
l
'
incontentabilità
nostra
sono
già
acutissime
in
lui
.
Egli
ha
addirittura
la
frenesia
di
viaggiare
,
di
correre
,
di
passare
da
una
sensazione
all
'
altra
vertiginosamente
,
egli
fa
presentire
le
due
caratteristiche
dei
tempi
moderni
:
la
smania
dei
viaggi
e
la
cupidigia
della
velocità
.
Non
si
arresta
mai
,
gira
l
'
Europa
tre
o
quattro
volte
in
tutti
i
sensi
,
non
si
riposa
mai
,
se
non
viaggia
materialmente
,
viaggia
con
il
sentimento
,
con
la
fantasia
,
cacciandosi
volontariamente
nei
più
ardui
intrighi
quasi
a
sfogare
un
ardore
esuberante
;
nulla
lo
trattiene
,
neanche
la
felicità
,
neanche
la
ricchezza
.
A
Milano
e
ad
Amsterdam
ove
le
due
fortune
gli
si
offrivano
riunite
nelle
mani
di
due
belle
fanciulle
,
egli
pure
innamorato
,
pur
consapevole
della
importanza
della
rinuncia
,
rifiuta
e
se
ne
va
;
l
'
idea
di
un
vincolo
lo
esaspera
anche
se
contesto
di
rose
.
Egli
è
il
moto
perpetuo
,
oggi
sarebbe
un
esploratore
,
uno
chauffeur
avido
di
rapidità
,
al
suo
tempo
non
poteva
essere
che
un
avventuriero
vagabondo
,
quando
l
'
uomo
normale
doveva
accontentarsi
dei
confini
dentro
i
quali
poteva
andare
e
tornare
in
un
giorno
con
le
sue
gambe
o
quelle
del
suo
cavallo
.
Ma
il
Casanova
se
fu
un
avventuriero
riuscì
ad
essere
per
la
superiorità
del
suo
spirito
il
capo
schiera
,
l
'
iniziatore
di
quella
corrente
di
viaggiatori
,
di
turisti
che
ora
girano
il
mondo
osservando
e
studiando
tutto
ciò
che
presenta
di
bello
e
di
importante
storicamente
e
artisticamente
.
Casanova
non
viaggiava
solo
per
far
quattrini
e
per
sfuggire
alle
polizie
,
viaggiava
per
viaggiare
,
per
il
suo
diletto
,
per
soddisfare
un
bisogno
del
suo
spirito
,
e
tutto
vedeva
e
tutto
esaminava
e
tutto
annotava
,
talché
le
sue
Memorie
sono
per
una
parte
una
anticipazione
del
Baedeker
e
per
l
'
altra
un
grandioso
e
prezioso
rilievo
morale
,
politico
,
economico
,
artistico
dell
'
Europa
prima
della
Rivoluzione
francese
.
È
lo
spirito
moderno
che
freme
nel
Casanova
,
egli
non
è
soltanto
un
precursore
nella
sua
attività
esteriore
,
ma
in
quella
interiore
,
e
cioè
per
le
idee
e
i
sentimenti
.
Se
l
'
uomo
si
atteggia
a
alchimista
,
a
indovino
,
a
mago
,
se
pratica
la
cabbala
e
con
madame
d
'
Urfé
offre
sacrifici
alla
luna
e
ai
pianeti
,
se
interroga
l
'
oroscopo
prima
di
agire
e
si
mostra
superstizioso
,
egli
è
il
primo
a
ridere
delle
sue
operazioni
e
della
sua
personalità
sopranaturale
che
egli
si
affibbia
perché
sovente
non
può
farne
a
meno
,
per
necessità
di
vivere
,
perché
gli
altri
vogliono
essere
mistificati
.
Ma
come
un
perfetto
attore
che
recita
impareggiabilmente
la
propria
parte
talvolta
vi
prende
gusto
anche
lui
e
si
illude
col
proprio
artificio
.
Del
resto
quante
volte
egli
non
dice
dopo
che
i
fatti
hanno
dato
ragione
al
suo
oroscopo
,
che
lo
stesso
sarebbe
avvenuto
se
anche
l
'
oroscopo
avesse
preveduto
il
contrario
?
Ma
sottilmente
,
con
una
osservazione
veramente
moderna
,
egli
aggiunge
che
la
previsione
dell
'
oroscopo
,
quando
si
tratta
di
fatti
soggettivi
può
aver
fornito
uno
dei
tanti
motivi
al
determinarsi
dell
'
azione
in
quella
data
guisa
anziché
in
un
'
altra
.
E
in
ciò
ha
ragione
.
Ma
il
Casanova
del
resto
,
malgrado
l
'
educazione
ecclesiastica
,
è
un
irreligioso
.
Crede
in
Dio
,
ma
in
un
Dio
sommamente
vago
,
un
sommo
arbitro
di
tutti
i
destini
,
un
fato
superiore
che
egli
invoca
a
ogni
proposito
,
per
cavarsi
la
fame
,
come
per
la
buona
piega
di
una
avventura
amorosa
,
per
vincere
un
colpo
di
faraone
come
per
riuscir
salvo
in
un
duello
,
per
far
sì
che
non
si
riconosca
il
veleno
propinato
a
una
vecchia
monaca
come
per
iscampare
dai
Piombi
.
È
un
Dio
universale
,
ma
che
diventa
anche
un
Dio
personale
,
una
specie
di
demone
che
lo
consiglia
e
lo
spinge
nelle
sue
imprese
.
Ripugna
dall
'
ateismo
,
biasima
gli
scrupoli
,
ma
vuole
la
religione
per
il
popolo
.
La
sua
morale
è
opportunistica
ed
egoistica
,
egli
è
di
manica
estremamente
larga
con
sé
stesso
e
con
gli
altri
.
I
suoi
giudizi
morali
sono
tanto
moderni
che
si
identificano
con
quelli
che
tanto
comunemente
quanto
erroneamente
si
chiamano
nietzschiani
.
È
per
lui
bene
tutto
quello
che
profitta
,
che
fa
piacere
senza
nuocere
ad
altri
od
anche
quando
il
nocumento
altrui
è
inferiore
al
piacere
proprio
.
Con
questa
norma
fissa
egli
dirige
la
sua
vita
,
con
questa
massima
cerca
di
persuadere
le
sue
belle
quando
gli
si
mostrano
riluttanti
in
nome
del
dovere
,
e
cerca
di
tranquillare
se
stesso
quando
spoglia
con
la
magia
e
col
gioco
gli
imbecilli
.
Intanto
sarebbero
spogliati
egualmente
da
altri
che
non
farebbero
dei
quattrini
l
'
uso
giocondo
che
ne
fa
lui
,
ed
egli
tesse
l
'
elogio
della
prodigalità
,
del
lusso
,
di
tutto
ciò
che
esprime
una
pienezza
di
vita
.
L
'
inseguimento
dei
piaceri
è
la
sola
mèta
che
meriti
tutti
gli
sforzi
,
ciò
che
il
mondo
condanna
come
futilità
è
la
sola
occupazione
che
gli
sembra
seria
,
mentre
quelle
che
sono
considerate
come
occupazioni
serie
sono
le
vere
futilità
e
di
una
sola
cosa
teme
invecchiando
,
di
cambiar
parere
,
di
non
ritenere
cioè
come
le
uniche
cose
serie
le
care
futilità
di
una
volta
.
In
politica
egli
ha
una
visione
doppiamente
presaga
per
i
fatti
e
le
tendenze
.
In
ben
due
punti
delle
sue
memorie
egli
presente
il
rombo
lontano
della
rivoluzione
francese
e
ne
intuisce
il
formidabile
schianto
,
come
del
pari
capisce
la
debolezza
del
malgoverno
russo
e
l
'
imminente
tramonto
dello
Stato
veneziano
.
Circa
le
tendenze
è
quasi
un
liberale
,
ma
un
liberale
pratico
,
non
insegue
la
retorica
dei
principii
astratti
,
ma
ricava
le
sue
osservazioni
dai
singoli
avvenimenti
,
caso
per
caso
.
Sono
gli
stessi
favoritismi
da
lui
ottenuti
che
gli
porgono
materia
per
rilevare
la
dilapidazione
del
pubblico
denaro
,
la
corruzione
dei
funzionari
,
l
'
incapacità
dei
dirigenti
.
Da
qui
egli
trae
facilmente
i
criteri
a
cui
dovrebbe
ispirarsi
un
governo
saggio
,
criteri
che
poi
saranno
quelli
predicati
invano
dagli
uomini
migliori
della
rivoluzione
.
Ma
il
merito
più
grande
del
Casanova
,
il
suo
merito
non
equivoco
,
il
suo
titolo
non
contestabile
di
gloria
consiste
nella
sua
anticipazione
artistica
.
In
arte
egli
è
un
vero
e
grande
precursore
.
Egli
è
il
primo
romanziere
moderno
,
le
memorie
della
sua
vita
costituiscono
una
collana
di
singoli
romanzi
,
svolti
con
piena
maestria
,
completi
,
interessanti
e
differenti
l
'
uno
dall
'
altro
e
formano
un
solo
grandioso
romanzo
di
carattere
universale
che
ha
per
isfondo
l
'
Europa
e
conta
migliaia
di
personaggi
,
un
romanzo
mirabile
di
ambiente
,
di
costumi
,
di
avventura
e
di
psicologia
.
Il
Casanova
precorre
così
il
vero
romanzo
francese
in
un
tempo
in
cui
il
romanzo
non
ci
presenta
che
due
soli
artisti
il
Laclos
e
il
Rousseau
,
egli
il
Casanova
edifica
una
immensa
Comédie
humaine
40
anni
prima
di
Balzac
.
Quando
le
svenevolezze
di
Bernardin
de
Saint
Pierre
o
l
'
enfasi
retorica
degli
enciclopedisti
infestavano
il
racconto
,
falsavano
la
verità
,
deformavano
il
tipo
del
romanzo
,
il
Casanova
è
il
solo
narratore
,
è
il
solo
che
sa
raccontare
con
semplicità
,
con
sobrietà
,
con
franchezza
e
con
interesse
.
Egli
va
diritto
al
suo
scopo
,
qualche
breve
osservazione
qualche
tratto
significante
del
paesaggio
e
poi
la
narrazione
corre
via
con
vivacità
e
naturalezza
,
il
dialogo
si
schermisce
con
agilità
e
l
'
avvenimento
si
trova
inquadrato
nettamente
e
chiaramente
.
Per
un
lato
egli
riprende
la
tradizione
aristofanea
e
boccaccesca
,
per
l
'
altro
precede
e
anche
supera
tutte
le
arditezze
dei
veristi
.
Nessuno
dopo
di
lui
ha
osato
dire
quello
che
egli
ha
detto
,
nessuno
ha
osato
mostrarsi
a
nudo
come
egli
si
è
mostrato
,
spiegare
con
altrettanta
crudezza
i
moventi
delle
proprie
azioni
,
il
meccanismo
spesso
inconfessabile
del
proprio
io
.
Un
tale
ardimento
non
trova
riscontro
che
in
opere
assolutamente
diverse
dalla
sua
,
nelle
terribili
sfide
dello
Stirner
e
del
Nietzsche
.
Tale
è
l
'
uomo
che
non
si
è
pentito
mai
e
che
ha
cercato
di
goder
sempre
,
l
'
uomo
che
non
ha
commesso
mai
falli
,
perché
non
ha
mai
avuto
la
coscienza
di
commetterne
che
ha
considerato
la
vita
come
una
fonte
di
piacere
e
una
avventura
da
raccontare
piacevolmente
,
che
ha
vissuto
e
si
è
guardato
attentamente
a
vivere
,
attore
e
spettatore
simultaneo
della
sua
esistenza
.
Dal
neo
-
ellenismo
degli
esteti
alla
saggezza
di
Maeterlinck
,
il
cavaliere
di
Seingalt
aveva
già
discoperto
le
più
recondite
e
sottili
pieghe
dell
'
anima
moderna
,
e
anche
la
sua
inguaribile
imbecillità
,
impiantando
per
primo
il
gioco
del
lotto
,
nella
nazione
più
di
spirito
del
mondo
,
la
Francia
.
StampaPeriodica ,
Mi
è
capitato
sotto
gli
occhi
il
menu
di
un
banchetto
esperantista
,
banchetto
cioè
in
cui
gli
intervenuti
parlano
un
linguaggio
capito
solo
da
loro
,
l
'
Esperanto
,
ma
che
in
avvenire
dovrà
essere
la
lingua
universale
perché
tutti
gli
uomini
possano
intendersi
.
I
commensali
hanno
incominciato
dal
supo
,
sono
passati
al
Pleuronekto
,
alle
Kaponinoi
,
si
sono
deliziati
con
un
gelato
di
Frigusta
,
hanno
assorbito
il
Kafo
e
si
sono
esilarati
col
Campano
.
Io
mi
figuro
che
soltanto
per
il
fatto
che
la
zuppa
ha
cambiato
genere
diventando
supo
,
e
che
le
pollanche
hanno
cambiato
quasi
sesso
diventando
Kaponinoi
,
queste
vivande
debbono
aver
avuto
un
sapore
nuovo
e
straordinariamente
squisito
per
i
convitati
.
Basta
assai
meno
per
illudere
quell
'
allocco
che
si
chiama
uomo
,
anzi
viro
in
Esperanto
.
Gli
esperantisti
poi
sono
uomini
di
una
specie
particolare
.
Si
dànno
certi
generi
di
tendenze
,
di
inclinazioni
,
di
scopi
a
cui
non
ci
si
può
abbandonare
impunemente
e
di
cui
la
presenza
,
meglio
di
un
abito
rosso
o
giallo
,
fa
dell
'
uomo
una
bestia
a
parte
,
non
compresa
nelle
solite
classificazioni
zoologiche
.
Si
tratta
della
bestia
maniaca
,
qualche
cosa
che
va
tra
il
ridicolo
e
il
seccatore
,
tra
l
'
antico
tipo
dell
'
inventore
e
quello
più
moderno
dell
'
apostolo
di
una
delle
tante
melensaggini
umanitarie
.
In
fondo
è
un
essere
innocuo
ma
guai
a
toccarlo
nella
sua
mania
,
allora
egli
sente
l
'
obbligo
di
vuotarsi
per
intero
,
come
un
otre
gonfio
in
cui
si
sia
fatto
un
foro
.
Quando
un
individuo
comincia
a
dar
segni
di
una
di
tali
predilezioni
,
sia
quella
della
lingua
unica
,
o
quella
del
vegetarianismo
,
o
quella
della
riforma
dell
'
ortografia
o
del
sistema
planetario
,
non
vi
è
più
rimedio
;
il
suo
destino
è
prestabilito
,
egli
precipiterà
fino
in
fondo
.
Della
sua
lingua
universale
o
del
suo
sistema
di
alimentazione
farà
il
fine
della
sua
vita
,
sarà
persuaso
che
la
salvezza
dell
'
universo
è
strettamente
collegata
al
trionfo
del
suo
metodo
,
e
a
poco
a
poco
dall
'
una
di
tali
manie
passerà
all
'
altra
,
ne
farà
un
sistema
completo
,
troverà
che
la
lingua
universale
non
si
può
scompagnare
dal
vegetarianismo
,
dalla
propaganda
contro
l
'
alcool
,
dalla
federazione
europea
e
dalla
pace
perpetua
.
A
questo
punto
il
male
sarà
irrimediabile
,
il
processo
normale
sarà
invertito
;
non
sarà
più
la
lingua
universale
che
deve
giovare
all
'
uomo
,
ma
l
'
uomo
che
deve
sacrificarsi
a
una
qualsiasi
di
queste
utopie
o
a
tutte
insieme
.
La
lingua
universale
è
uno
di
quei
tanti
germogli
rachitici
e
tardivi
rispuntati
sul
vecchio
tronco
quasi
inaridito
della
rivoluzione
francese
.
Essa
ha
il
suo
fondamento
in
quello
stesso
stato
di
spirito
in
cui
allignarono
tutte
le
riforme
rivoluzionarie
,
e
cioè
nella
credenza
di
poter
da
un
momento
all
'
altro
,
con
un
ragionamento
dottrinario
e
con
un
tratto
di
penna
,
abolire
il
passato
e
riplasmare
uomo
e
società
a
seconda
di
un
tipo
astratto
.
Ed
essa
fa
parte
di
quella
regolamentazione
scientifica
con
cui
l
'
uomo
,
infervorato
dai
primi
successi
delle
scienze
positive
,
si
è
illuso
,
parecchi
anni
or
sono
,
di
imbrigliare
l
'
avvenire
.
Lingua
,
religione
,
scrittura
,
ordinamento
del
calendario
,
costumanze
festive
,
cose
che
si
possono
cambiare
come
si
cambia
d
'
abito
.
Le
ragioni
storiche
e
naturali
per
cui
si
sono
così
costituite
durante
i
secoli
non
contano
,
basta
sapere
che
sono
procedimenti
empirici
,
in
cui
lo
scienziato
moderno
ha
scoperto
un
cumulo
di
errori
,
di
incongruenze
,
di
perdite
di
tempo
,
e
che
quindi
si
debbono
sostituire
con
un
nuovo
ordinamento
,
creato
di
sana
pianta
al
lume
della
scienza
e
perciò
al
buio
dei
fatti
e
della
vita
.
La
logica
deve
trionfar
della
natura
,
che
diamine
!
E
così
mentre
a
Parigi
si
radunano
coloro
che
vogliono
abolire
le
vecchie
feste
,
come
il
Natale
,
la
Pasqua
,
Ognissanti
,
ecc
.
,
divenute
insignificanti
ed
assurde
per
surrogarvi
le
feste
umane
e
scientifiche
della
famiglia
,
del
lavoro
,
del
ricordo
,
della
generazione
,
a
Boulogne
-
sur
-
mer
si
sono
riuniti
quelli
che
ai
nostri
antiquati
idiomi
,
pieni
di
complicazioni
,
di
irregolarità
,
di
lungaggini
e
di
difficoltà
inutili
vogliono
surrogare
la
lingua
universale
,
una
lingua
creata
di
sana
pianta
da
un
medico
,
una
lingua
quindi
perfettamente
scientifica
.
La
balordaggine
della
sostituzione
è
evidente
.
Si
vuole
abolire
un
prodotto
naturale
come
la
lingua
,
formatosi
esclusivamente
sotto
l
'
influsso
delle
necessità
cui
doveva
soddisfare
e
poi
continuamente
aggiustato
,
tornito
,
manipolato
dall
'
uso
,
sempre
per
corrispondere
meglio
a
queste
necessità
delle
quali
l
'
uomo
è
quasi
l
'
inconsapevole
strumento
,
per
mettere
al
suo
posto
un
pasticcio
stridente
e
ripugnante
costruito
da
un
tale
in
relazione
a
una
data
teoria
astratta
.
Al
prodotto
della
necessità
istessa
che
si
è
proprio
direttamente
creata
il
suo
strumento
e
della
quale
l
'
uomo
non
è
stato
che
l
'
esecutore
si
nega
la
praticità
per
riconoscerla
alla
costruzione
puramente
cervellotica
di
un
uomo
solo
?
Del
resto
questa
costruzione
si
condanna
da
sé
.
Come
non
poteva
essere
altrimenti
questa
lingua
inventata
,
sia
il
Volapuck
passato
già
di
moda
,
sia
l
'
Esperanto
un
po
'
più
recente
,
sta
alle
lingue
naturali
,
come
un
burattino
sta
a
un
uomo
,
come
un
fiore
di
lana
sta
a
un
fiore
fresco
.
Questa
lingua
inventata
è
peggio
di
qualsiasi
povero
dialetto
barbarico
,
è
una
ignobile
parodia
dei
linguaggi
parlati
,
è
un
informe
ammasso
di
consonanti
aspre
,
di
suoni
rauchi
e
di
parole
degradate
.
Per
voler
semplificare
artificialmente
,
per
voler
togliere
le
difficoltà
ortografiche
e
grammaticali
rispondenti
a
necessità
psicologiche
,
non
si
è
fatto
che
avvilire
,
mortificare
e
spogliare
i
vocaboli
e
le
locuzioni
dei
vari
idiomi
,
adunando
tutto
un
miserevole
insieme
di
tronconi
ispidi
,
di
frammenti
mutilati
,
di
esseri
spelati
che
muovono
a
compassione
e
ribrezzo
.
Questa
lingua
dell
'
avvenire
,
questo
ignobile
gergo
,
ove
il
k
,
l
'
j
e
l
'
u
sono
le
lettere
predominanti
,
ove
non
si
incontrano
che
gruppi
di
sk
,
di
kr
,
di
tk
o
di
kt
,
ove
ascoltiamo
guaiti
,
latrati
,
miagolii
come
questi
malgrandan
,
maldikulon
,
famekonitaj
,
forflugis
,
samspecai
,
kreskas
,
kvindek
,
kvankam
,
ove
per
dire
:
"
Io
era
di
quelli
che
lo
hanno
ricevuto
alla
stazione
del
Nord
"
,
si
bestemmia
:
"
Mi
estis
unu
el
tiuj
kiuj
antauiris
linje
la
Norda
Stacidomo
"
,
questo
gergo
peggiore
di
quello
dei
carcerati
deve
essere
la
favella
dei
nostri
figli
,
la
favella
che
la
nostra
scienza
lascia
loro
in
eredità
per
ripudiare
l
'
eredità
della
natura
?
Ah
no
,
no
davvero
!
Salvo
che
l
'
uomo
non
sia
in
uno
stato
di
ubriachezza
permanente
o
non
abbia
la
paralisi
fin
dalla
nascita
questa
non
sarà
certo
la
sua
lingua
futura
.
La
lingua
dell
'
avvenire
non
differirà
gran
che
dalla
lingua
del
presente
,
come
questa
è
la
continuazione
della
lingua
del
passato
.
La
pluralità
linguistica
che
risale
fino
ai
più
remoti
confini
della
storia
non
cesserà
nel
futuro
,
non
vi
è
ragione
alcuna
perché
l
'
ossatura
del
linguaggio
,
perdurata
attraverso
i
millenni
,
cambi
improvvisamente
oggi
o
da
qui
a
qualche
diecina
di
anni
.
Il
bisogno
di
intendersi
fra
gli
uomini
parlanti
diverse
favelle
sussisteva
in
passato
come
esiste
oggi
,
e
forse
era
più
forte
in
passato
che
non
nell
'
oggi
,
data
la
maggior
facilità
odierna
per
l
'
uomo
di
apprendere
altre
lingue
oltre
la
propria
.
Non
si
dà
oggi
quasi
persona
colta
o
che
ne
abbia
di
bisogno
la
quale
non
conosca
quelle
tre
o
quattro
lingue
con
cui
può
farsi
capire
in
tutto
il
mondo
,
mentre
anticamente
era
un
'
impresa
assai
ardua
e
che
richiedeva
mezzi
ingenti
o
combinazioni
speciali
quella
di
imparare
una
lingua
straniera
.
D
'
altro
canto
come
nell
'
antichità
classica
con
due
sole
lingue
,
la
greca
e
la
latina
,
che
erano
le
lingue
dei
dominatori
,
si
provvedeva
a
tutte
le
evenienze
internazionali
,
così
adesso
con
tre
-
francese
,
inglese
e
tedesco
-
si
può
far
lo
stesso
.
Ora
vi
sono
più
numerosi
bisogni
di
comunicazione
,
che
debbono
anche
soddisfarsi
molto
più
rapidamente
,
e
questo
è
vero
,
ma
non
è
affatto
vero
che
l
'
uomo
abbia
tutto
a
sacrificare
a
questa
ansia
di
rapidità
come
un
affamato
che
non
può
concedersi
alcuna
distrazione
,
poiché
il
tempo
disponibile
neanche
gli
basta
alla
conquista
del
cibo
.
Sono
le
civiltà
iniziali
che
richiedono
la
massima
rapidità
e
in
cui
tutto
deve
essere
consacrato
a
un
fine
immediatamente
utile
;
i
popoli
moderni
si
sono
trovati
e
si
trovano
ancora
in
parte
in
questa
fase
,
avendo
dovuto
crearsi
,
al
pari
dei
singoli
individui
,
una
nuova
fortuna
e
tutti
i
mezzi
per
ottenerla
nel
nuovo
ambiente
industriale
,
una
volta
che
gli
antichi
privilegi
,
le
antiche
posizioni
non
erano
più
riconosciuti
.
Da
qui
la
smania
di
rapidità
da
cui
è
stata
invasa
l
'
età
moderna
;
ma
adesso
i
primi
gradini
son
già
saliti
,
tutto
il
nuovo
corredo
occorrente
alle
trasformate
attività
sociali
è
quasi
compiuto
,
molte
fortune
sono
già
fatte
,
molte
posizioni
eminenti
sono
state
riconquistate
,
non
vi
è
più
necessità
di
affannarsi
tanto
.
Infatti
,
se
nelle
industrie
,
se
nella
locomozione
si
continua
a
ricercare
la
velocità
,
nella
vita
questa
spinta
si
è
già
rallentata
.
La
ricchezza
conseguita
non
solo
elimina
il
bisogno
di
rapidità
,
ma
anzi
ricomincia
a
far
prediligere
delle
forme
di
perditempo
,
di
indugio
per
la
ricerca
di
effetti
di
eleganza
o
di
bellezza
più
o
meno
bene
intesa
.
L
'
industriale
yankee
adotterà
una
macchina
per
abbreviare
di
qualche
secondo
il
tempo
necessario
a
scavare
i
denti
di
un
ingranaggio
,
adopererà
la
stenografia
e
la
macchina
da
scrivere
per
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
ma
trascorrerà
poi
due
mesi
in
ozio
a
bordo
del
suo
yacht
,
e
per
scrivere
una
lettera
ad
una
signora
dell
'
aristocrazia
impiegherà
tanto
tempo
quanto
gli
basterebbe
a
scrivere
a
mano
tutta
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
unicamente
per
dare
alla
sua
calligrafia
un
aspetto
eccentrico
,
nobile
,
artistico
.
Il
progredire
della
civiltà
,
sia
pure
civiltà
mercantile
,
implicando
aumento
di
ricchezza
e
di
lusso
,
non
solo
non
porterà
all
'
uso
di
alcune
di
queste
brutte
e
artificiose
semplificazioni
della
lingua
e
della
scrittura
,
ma
anzi
produrrà
una
maggior
ricercatezza
,
una
maggior
complicazione
e
varietà
sia
nella
scrittura
,
sia
nella
lingua
.
Come
aumenterà
il
lusso
materiale
,
talché
,
e
già
lo
si
scorge
,
invece
di
una
specie
di
bassa
uniforme
comune
a
tutti
,
pronosticata
da
qualche
visionario
sarto
socialista
,
si
avranno
abiti
e
vesti
sempre
più
sfarzosi
,
sempre
più
adornati
e
diversi
gli
uni
dagli
altri
,
così
si
accrescerà
anche
il
lusso
spirituale
;
l
'
uomo
terrà
sempre
più
a
dimostrare
un
favellare
fiorito
,
magari
complicato
e
prezioso
,
che
lo
distingua
dagli
altri
,
per
la
vanità
di
apparire
originale
,
raffinato
e
bene
informato
delle
mode
.
E
la
moda
sarà
sempre
più
mutevole
e
capricciosa
.
Quindi
non
solo
non
si
adotterà
alcuno
di
questi
corrotti
gerghi
convenzionali
,
ma
anzi
nulla
sarà
più
detestato
,
come
di
pessimo
gusto
,
di
queste
misure
livellatrici
ed
egualitarie
;
salvo
il
caso
che
la
moda
,
in
qualche
suo
pervertimento
momentaneo
,
ritrovando
in
taluno
di
essi
tanta
assurdità
e
tanta
contorsione
quanta
non
le
sarebbe
dato
di
rinvenire
in
alcuna
lingua
vivente
,
non
gli
accordi
una
voga
fittizia
,
come
quella
della
crinolina
.
Nell
'
avvenire
si
avrà
bensì
una
specie
di
linguaggio
industriale
unico
,
ma
sarà
un
linguaggio
esclusivamente
tecnico
,
da
paragonarsi
a
quello
delle
formule
matematiche
;
si
avrà
pure
una
lingua
più
diffusa
delle
altre
,
più
importante
delle
altre
e
sarà
quella
del
popolo
che
la
imporrà
con
la
forza
delle
sue
armi
e
delle
sue
macchine
,
e
sarà
la
lingua
inglese
o
la
lingua
tedesca
,
da
paragonarsi
alla
lingua
latina
nel
mondo
antico
;
e
si
avrà
infine
l
'
identica
varietà
delle
lingue
inferiori
,
lentamente
modificate
dalla
moda
e
da
altri
fattori
sociali
.
In
questo
grande
gioco
di
forze
non
vi
è
posto
né
per
l
'
Esperanto
,
né
per
alcun
altro
di
questi
contraffatti
mostriciattoli
sorti
dalla
aberrazione
umana
.