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> autore_s:"Merlin Tina"
StampaQuotidiana ,
Belluno , 7 gennaio - California è un paese che un tempo esisteva , lindo , colmo di vegetazione , posto in fondo alla valle del Mis , dove vivevano una cinquantina di famiglie che si erano costruite la casa dopo tanti anni di miniera e di emigrazione . C ' era pure un albergo , messo su da tre intraprendenti fratelli , dove d ' estate si era affermato un « turismo minore » fatto da chi intende la villeggiatura come un riposo dello spirito . California è un nome inconsueto da queste parti ; chissà , forse , la zona che abbraccia diversi villaggi abbarbicati sui costoni delle montagne era stata così denominata da qualche emigrante tornato dall ' America ; o da qualche solitario escursionista che di fronte alle bellezze dei boschi , delle acque un tempo chiarissime dei torrenti , gli sarà venuto spontaneo alle labbra quel nome prestigioso , in una esclamazione di stupore , di ammirazione . Sta di fatto che un nome così non era sprecato per il luogo , reso in questi ultimi anni confortevole dalle case sorte tutte intorno , con i fiori ai davanzali , gerani rossi che spiccavano come grappoli di ciliege mature sullo sfondo verde del paesaggio ; poi , lì vicino , avevano costruito anche un lago ed anche quello attirava i turisti . tutto questo esisteva prima del 4 novembre 1966 . Poi venne il diluvio e fu la fine di una località conosciuta da pochi , della quale , col tempo , si perderà anche il ricordo . Ora è tutta un ghiaione : le verdi montagne sono franate dentro la valle ; i due torrenti che si congiungevano proprio all ' imbocco del paese , hanno allargato i loro alvei a dismisura ; California è stata quasi del tutto spazzata via dalla furia degli elementi e quel poco di essa che ancora si vede è sommerso dai detriti . La gente ha fatto in tempo a fuggire , a mettersi in salvo con l ' acqua che incalzava e le frane in movimento . Ora è sparsa un po ' ovunque , da parenti domiciliati in altri paesi , o a Gosaldo , il capoluogo , anch ' esso terremotato dal triste evento . Molti sono stati i paesi bellunesi devastati dall ' alluvione , ma chi ha perso la casa potrà rifarla nello stesso paese . A California non si potrà ricostruire nulla , poiché non esiste più un terreno solido , non esiste la possibilità di rifare le strade , il luogo è ormai terra bruciata . Del resto sono gli stessi abitanti che non vogliono ritornare . A far cosa ? Terra da lavorare non ce n ' è più ; di turismo è assurdo parlare . La Giunta municipale sembra sia dello stesso parere ; soltanto cerca di trattenere nella zona la gente . Si parla di trasferire l ' abitato di California in cima ad una montagna , a S . Andrea , a 1500 metri di altitudine « dove non cresce neanche un cavolo » . Contro questa ventilata soluzione uomini e donne di California si oppongono . Bisogna trasferirsi , ricominciare tutto da capo ? Ebbene dateci un luogo decente per impiantare il nostro paese , dove vi siano terre da coltivare , scuole per i nostri figli , qualche possibilità di trovare lavoro . Queste cose sono state dette durante una assemblea promossa dal capofrazione , alla quale hanno partecipato anche il segretario regionale del partito comunista , Marangoni , il segretario provinciale , Olivotto , l ' onorevole Busetto . Da tutta la California - una decina di villaggi lontani diversi chilometri - erano giunti in una località chiamata Lambroi , uomini e donne e ragazzi per discutere « ciò che non si può discutere col sindaco , perché non ti ascolta ; ciò che non si può discutere col prefetto perché ascolta soltanto il sindaco . E così il nostro parere non si sente mai , e quando i nostri emigranti ritornano via , alle donne ed ai vecchi fanno firmare qualsiasi cosa e li sistemano come vogliono . Oppure la tirano per le lunghe , intanto ci dicono di sfollare : la tattica è conosciuta . Più si aspetta , più la gente se ne va via e più lo Stato risparmia » . Circa 500 persone di California centro e di diversi villaggi con le case in bilico sulle frane - Patine , Mori , Beltrai , Rozze , Macator , Noneta , Scoli , Zocche - non sanno che fare di preciso , soltanto sono tutti d ' accordo che dove sono non possono stare ( in primavera potrebbe capitare di nuovo il finimondo ) non vogliono essere reclusi in un ghetto a 1500 metri , ma vogliono scendere , invece di salire , avvicinarsi alla società organizzata . Si è parlato della costituzione di un consorzio dei capifamiglia , per poter imporre all ' autorità una scelta secondo queste esigenze . La scelta di un luogo anche in un altro Comune , dove la comunità possa rimanere unita . Alla fine della riunione hanno voluto che i dirigenti comunisti facessero un giro nella zona disastrata . A un certo punto le strade non esistevano più ; si passava soltanto su piste che il ghiaccio e la neve hanno reso solide sopra i torrenti e le frane . Un paesaggio da dopo il diluvio . Dentro quello che resta dell ' albergo di California , semicrollato , interrato fino al primo piano , sberciato e divelto , in una piccola cucina , la padrona offre la grappa e gli uomini che hanno seguito la comitiva discorrono fra di loro alla ricerca di un tempo perduto : « Ricordi quando ci si riuniva qui , la sera , a bere l ' ombretta , tutti insieme tutti uniti ? » . Uno dice : « Venti anni di emigrazione mi era costata la casa . L ' avevo appena finita la scorsa estate ! » . Un altro più anziano : « Quarant ' anni sono andato all ' estero . Ora mi ero un po ' sistemato »., sospira e aggiunge con rabbia parlando al plurale : « Tutte le nostre fatiche andate in malora » . È facile registrare o leggere simili cose . Naturalmente ci si commuove , si partecipa all ' altrui smarrimento . Ma proviamo un po ' a metterci noi al posto di questa gente , proviamo ad immaginare di avere faticato nelle miniere o nei cantieri edili dell ' estero venti , trenta , quarant ' anni , per farci una casa , con ore straordinarie , con la silicosi e vedersi rubare la casa a un tratto e pensare di aver perduto la giovinezza , di aver faticato proprio per niente . È una tragedia che sconvolge . E malgrado ciò , questa gente è ancora tanto equilibrata da discutere con calma . L ' essenziale è ricominciare , come si può , ma ricominciare , più in fretta possibile e con una chiara visione davanti . Tutti uniti ancora perché almeno le consuetudini e i legami di una comunità non vadano dispersi . La proposta del consorzio è nata da queste esigenze . Che bisogna rispettare .
StampaQuotidiana ,
Belluno , 19 febbraio - Nel cimitero di Sedico è stato sepolto oggi il minatore Angelo Casanova , accompagnato all ' ultima dimora da una grande folla in lutto . Appena cinque mesi fa la stessa folla aveva accompagnato al medesimo cimitero altri tre compaesani , morti a Mattmark . Un dolore che si rinnova È un dolore che si rinnova per tragedie purtroppo ricorrenti non solo a Sedico , ma in tutti i paesi della provincia : non ce n ' è uno che non abbia emigranti all ' estero , soprattutto nei luoghi dove si costruiscono dighe e bacini idroelettrici . I nostri lavoratori sono ormai specializzati in questi impieghi : in parte per la tradizione ereditata dai padri minatori , in parte per l ' esperienza acquisita nei loro paesi d ' origine a lavorare nelle gallerie per la costruzione dei numerosi bacini idroelettrici , realizzati nel Bellunese . Realizzazioni grandiose , ma pericolosissime e lo sanno bene le società costruttrici tanto da preventivare il rischio delle vite umane sul conto della spesa complessiva dell ' opera . Quanti dei nostri concittadini hanno finito la loro vita dentro una galleria , sotto una frana , o cadendo da una impalcatura ? In appena venti anni certamente diverse centinaia . È del giorno dopo la sciagura del Canton Ticino la notizia pervenuta dal Ghana che annunciava la morte , avvenuta in seguito a una esplosione in galleria , di Angelo Zangrando , da Perarolo . Anche lui lavorava in un cantiere idroelettrico . Tre emigranti morti sul lavoro in due giorni . Spesso la notizia di un decesso passa quasi inosservata , a meno che non coinvolga un gruppo numeroso di vittime . Si sente dire che un operaio del tal paese è morto all ' estero e la ribellione avviene solo nell ' ambito della famiglia interessata ; spesso l ' opinione pubblica non lo viene nemmeno a sapere e anche quando ne ha notizia l ' accetta come una « fatalità » derivata dalla condizione stessa dell ' emigrazione ; dalla fortuna o dalla sfortuna personale di trovarsi nel momento della disgrazia in un posto della galleria invece che in un altro . Poche volte si va al di là di questo semplice ragionamento anche perché la condizione dell ' emigrante poggia sulla leggenda - simbolo del bravo e operoso lavoratore che rende alla patria ed è il benemerito di una vasta schiera che all ' estero contribuisce al progresso della civiltà . Commozione tardiva Agli emigranti che tornano si preparano d ' inverno festose accoglienze , con messe , banchetti e discorsi , dove i deputati democristiani hanno modo di commuoversi per i sacrifici degli emigranti , sperando nei voti futuri . Ultimamente è nata perfino un ' Associazione degli emigranti , che ha per fondatori tutte le organizzazioni cattoliche e paragovernative della città , unite allo scopo di « sollevare » le condizioni di questi lavoratori attraverso comitati all ' estero e in Italia , affinché l ' emigrante « viva nel proprio ambiente » e non senta con troppa nostalgia la lontananza del paese e della patria . Tra tutte le clausole inserite nello statuto di questa associazione non ce n ' è una che abbia l ' unico significato importante e umano per gli emigranti e cioè quello di farsi promotrici di una battaglia concreta affinché i lavoratori trovino , in quella patria sempre indicata con la iniziale maiuscola , il necessario per vivere accanto alla famiglia . Oggi dietro la bara di Angelo Casanova ( la salma dell ' altro bellunese perito nella sciagura del Canton Ticino , Valerio Chenet , è stata sepolta in Svizzera ) pensavamo a queste cose e al veramente triste destino di questo operaio . Cacciato dalla valle del Mis dalla società elettrica che gli aveva espropriato la terra e la casa per poter costruire un lago artificiale , Angelo Casanova ha finiti col morire all ' estero , nel cantiere di un ' altra società elettrica , quasi che il suo destino di uomo fosse quello di servire , fino alla morte , le grandi società che nel mondo capitalista agiscono da padrone di tutto e di tutti . Ancora una volta le autorità « ufficiali » diranno di lui , come hanno detto di tanti , che il suo sacrificio è stato utile al progresso . Come quello di Valerio Chenet che ha speso tutta la sua vita a fare l ' emigrante . La realtà dell ' emigrante verrà ancora una volta camuffata dal pietismo . E gli emigranti continueranno a morire soffocati nelle gallerie mentre le autorità italiane piangeranno la loro sorte senza peraltro adoperarsi sul serio , fino in fondo , per cambiarla .