StampaQuotidiana ,
Caro
Rossetti
,
tutte
le
sue
argomentazioni
sono
giuste
.
Di
sbagliato
c
'
è
,
mi
scusi
,
soltanto
il
tono
.
Perché
si
arrabbia
,
e
mi
esorta
ad
arrabbiarmi
?
Che
la
RaiTv
sia
un
organo
di
regime
,
equamente
lottizzato
fra
i
padroni
del
medesimo
,
ormai
lo
sanno
anche
i
sassi
.
E
perché
dovrebbe
invitare
a
dir
la
sua
un
giornale
come
il
nostro
che
dal
regime
è
fuori
,
e
anzi
in
posizione
di
irriducibile
antitesi
?
Io
,
personalmente
debbo
riconoscere
che
non
sono
stato
affatto
escluso
.
Mi
sono
autoescluso
rifiutando
l
'
invito
perché
dalle
cose
di
regime
preferisco
tenermi
lontano
.
Ma
ne
aspetto
sempre
il
peggio
.
E
infatti
non
mi
ha
sorpreso
nemmeno
il
fatto
che
perfino
la
rassegna
-
stampa
del
Gr2
-
quello
diretto
dal
mio
amico
Gustavo
Selva
-
di
martedì
mattina
,
che
ha
citato
i
commenti
di
tutti
i
quotidiani
dalle
Alpi
al
Lilibeo
,
ne
ha
dimenticato
uno
solo
:
quello
del
nostro
giornale
che
pure
è
stato
,
per
unanime
riconoscimento
,
quello
che
più
ha
inciso
,
prevedendoli
,
prevenendoli
e
auspicandoli
,
sui
risultati
:
merito
dei
nostri
lettori
,
intendiamoci
,
ma
un
pochino
anche
nostro
.
Proprio
per
questo
,
credo
,
ci
hanno
ignorato
.
E
stia
pur
tranquillo
che
continueranno
a
farlo
.
Per
il
semplice
motivo
che
i
padroni
vogliono
così
.
Come
hanno
detto
Longo
e
Pannella
,
entrambi
con
piena
ragione
.
E
d
'
altra
parte
,
se
si
comportasse
diversamente
,
che
regime
sarebbe
?
Si
metta
dunque
,
caro
Rossetti
,
l
'
anima
in
pace
,
come
ce
l
'
ho
io
che
,
avendo
sempre
accusato
la
radiotelevisione
di
essere
un
organo
di
regime
,
non
posso
poi
indignarmi
per
il
fatto
che
agisce
come
tale
.
Non
può
fare
altrimenti
.
Si
ricorda
i
rabbuffi
che
le
rivolse
Repubblica
-
altro
tipico
organo
di
regime
-
quando
Maurizio
Costanzo
m
'
invitò
a
«
Bontà
loro
»
?
Sembrava
che
la
mia
comparsa
avesse
disonorato
la
trasmissione
.
E
non
meglio
andò
a
Arrigo
Petacco
quando
m
'
intervistò
per
tre
minuti
su
un
mio
libro
di
storia
.
Pensi
che
scandalo
.
Ma
i
regimi
,
caro
Rossetti
,
son
fatti
così
.
A
prova
di
vergogna
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Turrini
,
io
conosco
poco
Jiri
Pelikan
.
Ebbe
con
noi
qualche
rapporto
,
poi
dileguò
forse
temendo
che
la
collaborazione
al
nostro
giornale
lo
qualificasse
come
«
reazionario
»
.
Conosco
però
la
sua
vicenda
di
socialista
cecoslovacco
prima
perseguitato
dai
nazisti
che
gli
uccisero
la
madre
,
eppoi
dalla
polizia
di
Husak
dopo
la
«
primavera
»
di
Praga
.
So
che
Pelikan
,
al
culmine
di
una
rapida
e
brillante
carriera
che
lo
aveva
portato
a
posti
di
primissimo
piano
(
direttore
generale
della
Tv
cecoslovacca
,
deputato
e
presidente
della
Commissione
affari
esteri
in
Parlamento
ecc
.
)
,
buttò
tutto
alle
ortiche
per
non
subire
il
sopruso
dei
carri
armati
sovietici
,
e
preferì
venirsene
esule
in
Italia
,
di
cui
ora
ha
preso
la
cittadinanza
.
Più
che
un
uomo
,
egli
è
dunque
un
simbolo
del
socialismo
democratico
e
libertario
.
Quindi
trovo
giusto
che
il
Psi
lo
abbia
assunto
come
tale
,
presentandolo
come
suo
candidato
alle
elezioni
europee
,
e
mi
auguro
che
gli
elettori
italiani
avallino
plebiscitariamente
questa
scelta
piena
di
significato
politico
.
L
'
affermazione
di
Pelikan
sarebbe
quella
di
tutta
la
dissidenza
dei
Paesi
dell
'
Est
,
con
la
quale
anche
i
non
socialisti
hanno
il
dovere
di
solidarizzare
.
Mi
permetta
però
di
ricordarle
che
in
Italia
vive
,
completamente
nell
'
ombra
e
mai
ricordato
da
nessun
partito
politico
,
anche
un
altro
cecoslovacco
di
rilievo
non
certo
inferiore
-
era
vice
-
ministro
,
mi
pare
,
della
stampa
e
propaganda
:
posto
di
delicatissima
importanza
,
in
quel
regime
-
a
quello
di
Pelikan
:
Vàclav
Pélisek
,
che
stenta
oscuramente
la
vita
come
impiegato
in
una
azienda
di
Verona
.
È
un
uomo
,
è
vero
,
che
non
ha
mai
fatto
nulla
per
attirare
l
'
attenzione
su
di
sé
.
Ma
non
è
una
buona
ragione
per
negargliela
:
anche
lui
incarna
la
dissidenza
,
e
anche
lui
l
'
ha
duramente
pagata
.
Questo
,
intendiamoci
,
non
lo
dico
in
contrapposizione
a
Pelikan
,
cui
spero
che
gli
elettori
italiani
diano
un
massiccio
segno
di
solidarietà
.
Lo
dico
per
uno
scrupolo
di
giustizia
verso
Pélisek
,
a
cui
mi
pare
che
non
sé
ne
renda
abbastanza
.
StampaQuotidiana ,
Caro
ragioniere
,
ciò
che
sta
succedendo
ha
dell
'
incredibile
.
Migliaia
di
lettori
ci
scrivono
,
ci
telegrafano
,
ci
telefonano
per
congratularsi
con
noi
dei
risultati
elettorali
,
di
cui
forse
ci
attribuiscono
un
merito
esagerato
.
Repubblicani
,
socialdemocratici
,
e
perfino
socialisti
,
per
i
quali
riconosciamo
di
aver
fatto
ben
poco
,
ci
ringraziano
per
la
parte
che
ci
riconoscono
di
aver
avuto
nel
successo
dei
partiti
laici
.
La
Dc
,
di
cui
avevamo
invocato
(
e
abbiamo
ottenuto
)
«
una
leggera
flessione
»
,
non
poteva
ovviamente
ringraziarci
;
però
ha
taciuto
,
e
Zaccagnini
ha
parlato
di
noi
,
da
avversario
,
ma
con
rispetto
.
Gli
unici
che
ci
perseguitano
con
lettere
di
protesta
,
e
qualche
volta
d
'
insulti
,
sono
i
liberali
,
sebbene
abbiamo
dato
loro
tre
parlamentari
del
peso
di
Bettiza
,
Zappulli
e
Sterpa
(
voglio
vedere
le
loro
facce
,
caro
ragioniere
,
quando
leggeranno
l
'
accusa
che
lei
mi
muove
di
non
averli
aiutati
)
.
Solo
Zanone
e
Malagodi
ci
hanno
espresso
la
loro
gratitudine
.
Gli
altri
,
eccoli
qui
,
a
bersagliarci
di
cicchetti
caporaleschi
,
e
qualcuno
addirittura
di
perentori
inviti
,
dall
'
alto
in
basso
,
a
cambiare
registro
altrimenti
...
Altrimenti
che
,
signori
liberali
?
Alzi
la
mano
quello
tra
voi
che
può
vantare
un
credito
nei
nostri
confronti
.
L
'
ho
già
detto
e
lo
ripeto
:
noi
non
siamo
il
foglio
d
'
ordini
di
nessun
partito
,
nemmeno
di
quello
liberale
.
E
chi
vuol
ridurci
a
tanto
,
farà
meglio
a
cambiar
giornale
:
noi
non
rimpiangeremo
di
perdere
dei
lettori
che
con
la
loro
intolleranza
contraddicono
in
pieno
,
e
disonorano
,
la
qualifica
di
liberali
.
Ha
capito
,
ragionier
Bonacina
?
StampaQuotidiana ,
Caro
Pastore
,
se
mi
parli
a
titolo
personale
,
va
bene
.
Ma
se
mi
parli
come
redattore
di
Tg2
,
non
so
chi
ti
dia
il
coraggio
di
appellarti
all
'
onestà
e
alla
pulizia
,
perché
se
c
'
è
un
telegiornale
di
regime
,
e
quindi
disonesto
e
fazioso
come
lo
sono
tutti
gli
organi
di
regime
,
è
proprio
il
vostro
,
e
per
verdetto
di
voce
pubblica
.
Per
dimostrare
che
il
Giornale
è
presente
nelle
vostre
trasmissioni
,
tu
citi
Bartoli
.
Ma
Bartoli
non
viene
mai
presentato
come
voce
del
Giornale
,
ed
è
giusto
così
perché
Bartoli
,
prezioso
e
autorevolissimo
collaboratore
,
non
fa
parte
dello
staff
del
Giornale
:
se
ne
facesse
parte
data
la
sua
statura
,
non
potrebbe
occuparvi
altro
posto
che
quello
di
direttore
.
La
prova
del
vostro
settarismo
la
si
ebbe
alla
chiusura
delle
elezioni
nazionali
quando
,
girovagando
con
le
vostre
macchine
da
presa
di
tipografia
in
tipografia
,
faceste
il
ventaglio
di
tutti
i
giornali
,
dimenticando
il
solo
che
aveva
azzeccato
in
pieno
i
risultati
e
dato
ad
essi
il
maggior
contributo
:
il
nostro
.
E
un
'
altra
prova
la
si
era
avuta
poco
prima
quando
,
in
un
dossier
sulle
nuove
tecnologie
per
la
stampa
,
mostraste
quelle
delle
testate
che
le
hanno
adottate
soltanto
a
mezzo
,
dimenticando
-
al
solito
-
la
nostra
,
che
è
stata
la
prima
a
adottarle
interamente
,
ed
è
considerata
la
più
moderna
e
avanzata
.
E
questo
in
una
trasmissione
che
voi
,
con
grande
sussiego
,
gabellate
come
un
modello
di
rigore
scientifico
.
Te
lo
dico
senza
rabbia
perché
a
questo
tentativo
d
'
ignorarci
e
di
ghettizzarci
,
da
parte
delle
forze
politiche
di
cui
voi
non
siete
che
i
trombettieri
,
siamo
abituati
fin
da
quando
nascemmo
.
Non
ci
siete
riusciti
.
E
ora
facciamo
i
conti
.
Sappiamo
benissimo
che
avete
in
mano
uno
strumento
infinitamente
più
potente
del
nostro
.
Ma
sappiamo
altrettanto
bene
ch
'
è
uno
strumento
discreditato
dagli
abusi
che
ne
avete
fatto
e
che
continuate
a
farne
.
Non
vi
temiamo
.
I
nostri
lettori
credono
a
noi
,
non
a
voi
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Doldi
,
non
so
se
mi
sono
spiegato
male
io
,
o
se
mi
ha
capito
male
lei
.
Io
non
ho
sminuito
affatto
,
né
intendevo
sminuire
,
la
tradizione
della
Chiesa
.
Solo
un
cretino
o
un
analfabeta
potrebbe
farlo
.
E
'
una
tradizione
immensa
.
Ma
non
venga
a
dirmi
che
è
una
tradizione
«
nazionale
»
:
la
Chiesa
sarebbe
la
prima
a
offendersene
,
perché
se
c
'
è
un
'
istituzione
di
carattere
universale
e
quindi
allergica
a
identificarsi
con
una
«
nazione
»
è
proprio
la
Chiesa
.
E
contro
di
essa
,
quando
il
protestantesimo
ne
ruppe
l
'
unità
,
che
si
formarono
le
nazioni
.
Non
lo
dico
io
,
lo
dice
la
Storia
,
e
anzi
questo
è
uno
dei
pochi
punti
su
cui
tutti
gli
storici
sono
d
'
accordo
.
Si
dividono
sul
giudizio
da
dare
di
questo
processo
,
che
secondo
qualcuno
fu
un
gran
bene
,
secondo
qualche
altro
un
gran
male
.
Ma
il
processo
nessuno
lo
contesta
.
Altra
sua
affermazione
che
non
posso
accettare
è
che
la
vera
tradizione
italiana
è
quella
cristiana
.
A
parte
il
fatto
che
c
'
è
anche
quella
classica
pre
-
cristiana
e
pagana
di
Roma
,
la
sua
è
una
definizione
che
non
definisce
nulla
perché
cristiano
è
tutto
il
mondo
civile
.
Mi
scusi
,
ma
ho
l
'
impressione
che
lei
faccia
una
grossa
confusione
di
concetti
.
Cattolici
,
in
Italia
,
siamo
tutti
,
o
quasi
tutti
.
Lo
erano
anche
-
e
alcuni
strettamente
osservanti
e
praticanti
-
i
pochi
animosi
che
fecero
l
'
Italia
(
il
generale
Cadorna
,
dopo
aver
ordinato
ai
suoi
cannoni
il
fuoco
su
Porta
Pia
,
andò
in
chiesa
a
chiedere
perdono
a
Dio
)
.
Ma
non
c
'
è
dubbio
ch
'
essi
s
'
ispiravano
a
una
concezione
«
laica
»
dello
Stato
unitario
nazionale
,
nel
senso
che
lo
volevano
sovrano
,
e
non
tributario
della
Chiesa
,
come
già
lo
era
in
tutti
gli
altri
Paesi
cattolici
dell
'
Occidente
.
Contro
questi
animosi
stavano
non
i
cattolici
,
ma
i
«
clericali
»
che
volevano
mantenere
l
'
Italia
divisa
per
salvare
lo
Stato
temporale
della
Chiesa
.
E
non
c
'
è
oggi
storico
serio
,
anche
se
di
assoluta
ortodossia
cattolica
,
il
quale
non
riconosca
che
l
'
ostinazione
della
Chiesa
a
difendere
i
suoi
Stati
fu
un
grave
errore
.
Comunque
,
che
gli
artefici
del
Risorgimento
-
sia
quelli
che
militarono
sotto
le
bandiere
dei
Savoia
,
sia
sotto
quelle
di
Mazzini
e
Garibaldi
-
volessero
uno
Stato
di
modello
occidentale
laico
,
anche
quelli
che
andavano
regolarmente
a
messa
e
si
confessavano
,
nessuno
può
metterlo
in
dubbio
.
E
vilipendere
questi
uomini
,
che
ebbero
certamente
i
loro
difetti
e
miserie
,
ma
che
popolarono
le
galere
e
le
forche
per
fare
dell
'
Italia
una
nazione
,
non
è
da
cattolico
,
ma
da
clericale
.
La
tradizione
«
nazionale
»
è
roba
loro
e
dei
due
partiti
che
ne
hanno
raccolto
l
'
eredità
:
il
liberale
e
il
repubblicano
.
Il
resto
o
è
merce
di
Chiesa
,
che
è
grandissima
merce
,
ma
di
carattere
universale
,
non
nazionale
;
o
merce
d
'
importazione
,
come
il
socialismo
e
i
suoi
derivati
che
discendono
da
Marx
e
da
ideologie
internazionaliste
.
Noi
siamo
in
pochi
,
e
per
di
più
divisi
e
litigiosi
.
Ma
erano
in
pochi
anche
quelli
,
dai
quali
ci
vantiamo
di
discendere
,
che
fecero
il
Risorgimento
senza
e
qualche
volta
contro
tutti
gli
altri
italiani
;
e
che
poi
amministrarono
lo
Stato
un
pochino
meglio
di
come
lo
si
amministra
oggi
.
Se
lei
non
è
convinto
,
si
ripassi
la
Storia
.
E
vedrà
che
,
da
chiunque
scritta
,
conferma
quello
che
dico
io
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Maccarini
,
ciò
che
lei
dice
è
giusto
.
Ma
a
Burgess
non
si
possono
chiedere
delle
«
analisi
»
,
di
cui
gli
manca
oltre
tutto
la
logica
.
Da
vero
autentico
artista
,
egli
non
procede
per
argomenti
,
ma
per
«
umori
»
,
e
quello
dominante
è
la
collera
.
Burgess
è
contro
gl
'
inglesi
perché
è
mezzo
irlandese
.
E
'
contro
gl
'
irlandesi
perché
è
mezzo
inglese
.
E
'
contro
gli
americani
perché
è
europeo
fino
alla
cima
dei
capelli
.
Ma
è
anche
contro
gli
europei
perché
si
lasciano
americanizzare
.
E
'
contro
i
protestanti
perché
è
cattolico
.
Ma
protesta
contro
i
cattolici
perché
non
lo
sono
a
modo
suo
.
Protesta
anche
,
credo
,
contro
Gesù
Cristo
perché
non
è
abbastanza
Burgess
come
lui
lo
vorrebbe
e
descrive
(
vedi
L
'
Uomo
di
Nazareth
,
che
io
considero
un
capolavoro
)
.
E
quindi
non
gli
si
può
chiedere
l
'
oggettività
(
falsa
)
del
sociologo
o
del
politologo
,
due
categorie
di
persone
alle
quali
egli
farebbe
volentieri
fare
la
fine
delle
streghe
di
Harlem
.
Ma
sotto
i
suoi
sghignazzanti
impeti
di
furore
ci
sono
,
guizzanti
e
accecanti
come
folgori
,
delle
intuizioni
che
non
mancano
mai
il
bersaglio
e
lo
illuminano
in
poche
frasi
meglio
di
quanto
potrebbe
fare
un
intero
trattato
.
Ce
n
'
erano
anche
in
quella
sua
ruggente
presa
di
posizione
contro
l
'
Europa
,
che
noi
non
condividiamo
.
Ma
il
bello
è
che
non
la
condivide
nemmeno
Burgess
.
Il
quale
constata
che
gli
europei
non
sono
capaci
di
fare
l
'
Europa
,
ma
lo
constata
con
rabbia
perché
vorrebbe
che
lo
fossero
.
E
uno
di
quegli
scrittori
-
di
getto
,
gagliardi
,
tutto
muscoli
-
che
quando
crede
di
dare
un
bacio
dà
un
morso
.
E
proprio
per
questo
mi
va
tanto
a
sangue
.
Domani
potrebbe
scrivere
un
articolo
sferzante
contro
il
Giornale
e
contro
me
.
E
io
glielo
pubblicherei
.
StampaQuotidiana ,
Volentieri
,
caro
Robotti
,
purché
non
mi
consideriate
infallibile
.
Intanto
,
noi
non
abbiamo
fatto
oroscopi
.
Abbiamo
semplicemente
espresso
questi
desideri
:
una
toccatina
alla
Dc
che
,
senza
comprometterne
il
primato
,
la
mettesse
in
guardia
dai
pericoli
.
dell
'
accordo
coi
comunisti
;
una
toccatona
al
Pci
che
ne
rintuzzasse
la
baldanza
;
e
un
rafforzamento
dei
partiti
laici
.
Inoltre
abbiamo
,
come
lei
sa
,
proposto
alle
preferenze
degli
elettori
un
centinaio
di
candidati
democristiani
più
o
meno
noti
-
e
alcuni
ignoti
-
di
buona
affidabilità
liberal
-
democratica
e
moderata
.
Questo
non
era
un
oroscopo
.
Era
un
invito
,
al
quale
gli
elettori
hanno
risposto
come
meglio
non
si
poteva
sperare
.
Ma
perché
vi
hanno
risposto
?
Solo
perché
glielo
chiedevamo
noi
?
Questa
è
la
tesi
degli
sconfitti
per
mettere
in
imbarazzo
i
vincitori
.
L
'
on.
Galloni
,
che
per
primo
ha
dovuto
pagare
un
pedaggio
agli
uomini
nuovi
della
Dc
,
i
quali
lo
hanno
rovesciato
dalla
sua
carica
di
capogruppo
,
dice
che
costoro
sono
il
«
partito
del
Giornale
»
.
Ma
lo
dice
solo
per
coalizzare
contro
di
essi
,
facendo
appello
al
«
patriottismo
»
di
partito
-
l
'
unico
patriottismo
ch
'
esse
sentono
-
,
tutte
le
mafie
della
Dc
,
regolarmente
pronte
a
scannarsi
fra
loro
,
ma
su
un
punto
sempre
solidali
,
e
cioè
che
dentro
il
partito
devono
comandare
solo
gli
uomini
di
partito
,
chi
ascolta
altre
voci
è
un
traditore
che
va
messo
al
bando
.
Ma
la
verità
è
un
'
altra
.
Gli
uomini
nuovi
della
Dc
non
sono
affatto
uomini
del
Giornale
.
I
loro
nomi
noi
li
abbiamo
trovati
nelle
liste
compilate
dalla
stessa
Dc
,
che
forse
si
proponeva
di
avviarli
alla
trombatura
.
Noi
li
abbiamo
indicati
alla
preferenza
per
le
garanzie
ch
'
essi
davano
,
non
al
Giornale
,
ma
alla
linea
politica
che
il
Giornale
,
ha
sempre
auspicato
.
Da
quel
momento
il
boccino
è
passato
nella
mano
degli
elettori
.
Sono
loro
che
hanno
fatto
il
gioco
.
Ma
questa
è
una
cosa
che
non
potrà
mai
entrare
nella
testa
di
un
Galloni
.
Non
per
mancanza
d
'
intelligenza
,
perché
Galloni
ne
ha
da
vendere
.
Ma
perché
per
un
uomo
di
mafia
come
lui
,
tipico
frutto
dell
'
«
apparato
»
del
partito
,
è
semplicemente
inconcepibile
che
gli
elettori
possano
decidere
di
loro
testa
,
con
le
preferenze
,
la
linea
politica
del
partito
a
cui
danno
il
voto
.
Secondo
Galloni
,
che
lo
ha
anche
candidamente
detto
ad
una
intervista
ad
un
giornale
romano
,
gli
elettori
hanno
diritto
solo
al
voto
.
Sul
modo
di
amministrarlo
può
decidere
solo
il
partito
.
Ebbene
,
tutto
questo
,
piaccia
o
non
piaccia
all
'
on.
Galloni
,
è
finito
.
Gli
elettori
,
dopo
un
trentennio
di
passività
,
si
sono
resi
conto
che
la
linea
politica
del
partito
sta
ai
dirigenti
attuarla
,
ma
agli
elettori
indicarla
.
Ed
è
a
questo
loro
risveglio
che
noi
abbiamo
dato
contributo
.
Noi
non
ci
illudiamo
affatto
di
avere
«
determinato
»
i
risultati
del
3
e
del
10
giugno
,
però
non
ci
contentiamo
di
averli
solo
predetti
o
previsti
.
Da
cinque
anni
,
cioè
da
quando
siamo
nati
,
noi
lavoriamo
ad
una
ripresa
di
quei
valori
liberal
-
democratici
che
la
classe
politica
sembrava
voler
mandare
definitivamente
in
protesto
,
ma
che
noi
sapevamo
ben
ancorati
nella
coscienza
dei
nostri
lettori
.
E
'
stata
una
battaglia
dura
e
difficile
.
Ma
che
il
mese
scorso
ha
avuto
il
suo
premio
.
Non
abbiamo
«
determinato
»
nulla
.
Ma
crediamo
di
aver
molto
contribuito
a
una
certa
inversione
di
tendenza
:
ed
è
stata
questa
che
ha
portato
ai
risultati
di
giugno
.
A
vincere
non
è
stato
il
Giornale
,
ma
la
linea
politica
per
la
quale
il
Giornale
si
batte
,
quasi
solo
,
da
cinque
anni
.
Se
ora
a
Galloni
fa
comodo
dire
che
dentro
alla
Dc
c
'
è
un
partito
del
Giornale
sottintendendo
che
esso
è
costituito
da
«
traditori
»
della
Dc
,
lo
dica
pure
:
noi
possiamo
anche
ringraziarlo
per
la
pubblicità
che
ci
fa
.
Ma
è
una
solenne
balla
.
A
questo
punto
lei
mi
chiederà
:
«
Ma
allora
la
scommessa
chi
l
'
ha
vinta
?
»
.
Be
'
questo
non
lo
so
.
Ma
se
la
posta
è
,
come
immagino
,
una
cena
,
mettetevi
a
tavola
e
mandatemi
il
conto
:
ve
lo
pago
io
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Barone
,
lei
aveva
letto
,
quando
mi
ha
scritto
,
l
'
ottimo
servizio
che
Guido
Guidi
ha
dedicato
al
deposito
della
motivazione
lo
stesso
giorno
in
cui
esso
è
avvenuto
.
Ieri
,
l
'
avrà
visto
,
siamo
tornati
sull
'
argomento
,
con
un
altro
articolo
di
Guidi
e
con
un
commento
di
Pietro
Radius
,
che
ha
seguito
per
quasi
due
anni
il
dibattimento
.
L
'
uno
e
l
'
altro
spiegavano
come
meglio
non
si
sarebbe
potuto
che
la
lettura
integrale
del
monumentale
saggio
giuridico
di
Catanzaro
aiuta
ben
poco
a
chiarire
i
dubbi
.
Questi
ultimi
resistono
tenacemente
a
tutti
gli
sforzi
dialettici
dei
giudici
che
hanno
stabilito
una
prima
e
provvisoria
verità
sulla
strage
di
piazza
Fontana
.
La
sensazione
dei
nostri
esperti
-
alla
cui
competenza
e
probità
intellettuale
faccio
illimitato
credito
-
è
che
la
Corte
d
'
Assise
e
più
precisamente
il
magistrato
estensore
della
motivazione
-
si
siano
affidati
in
alcune
circostanze
alle
deduzioni
anziché
alle
prove
:
che
abbiano
cioè
rivestito
di
argomenti
una
tesi
alla
quale
erano
pervenuti
da
tempo
.
Non
intendo
assolutamente
mettere
in
dubbio
la
buona
fede
dei
giudici
che
hanno
condotto
in
porto
un
processo
disseminato
di
mine
giuridiche
e
psicologiche
.
Essi
sono
stati
assoggettati
a
pressioni
ambientali
,
a
intimidazioni
politiche
,
e
,
per
chiamare
le
cose
con
il
loro
nome
,
a
un
terrorismo
morale
ricattatorio
,
che
avrebbero
sgomentato
le
coscienze
più
alte
e
le
volontà
più
risolute
.
Partiti
,
intellettuali
,
salotti
,
sindacati
,
giornali
e
giornalisti
che
si
erano
impegnati
al
di
là
della
prudenza
e
anche
al
di
là
della
decenza
nell
'
affermare
la
assoluta
innocenza
di
Valpreda
e
la
esistenza
della
«
strage
di
Stato
»
,
avrebbero
scatenato
contro
una
Corte
che
li
avesse
smentiti
-
e
si
badi
bene
che
a
questo
riguardo
l
'
affermazione
di
colpevolezza
di
Freda
e
Ventura
non
cambia
le
cose
-
lo
stesso
linciaggio
di
cui
era
stato
vittima
il
povero
Cornelio
Rolandi
.
E
gran
merito
della
Corte
di
Assise
di
avere
dato
a
quel
galantuomo
pieno
riconoscimento
della
sua
rettitudine
,
e
di
avere
tolto
a
Pietro
Valpreda
l
'
aureola
del
martire
,
confinandolo
nell
'
ambiguo
limbo
della
insufficienza
di
prove
,
non
affollato
da
individui
cui
saremmo
lieti
di
stringere
la
mano
.
Ma
alla
suggestione
della
strage
di
Stato
i
giudici
non
si
sono
sottratti
.
Hanno
deciso
,
e
spettava
a
loro
di
farlo
.
L
'
Appello
e
la
Cassazione
potranno
-
chissà
quando
-
accomodare
storture
e
riparare
errori
.
Ma
fin
d
'
ora
dobbiamo
affermare
con
franchezza
che
per
arrivare
alla
strage
di
Stato
la
Corte
d
'
Assise
di
Catanzaro
ha
dovuto
conferire
a
Giannettini
-
infliggendogli
l
'
ergastolo
-
una
dimensione
criminale
,
e
un
ruolo
politico
,
che
superano
enormemente
la
statura
del
personaggio
.
Quando
Giannettini
lamenta
di
essere
stato
condannato
senza
prove
,
dice
quel
che
dicono
quasi
tutti
gli
imputati
.
Ma
le
mille
pagine
non
gli
danno
torto
,
purtroppo
.
Da
questa
pena
terribile
inflitta
su
elementi
fragili
la
nostra
coscienza
è
stata
turbata
subito
,
quando
la
sentenza
fu
pronunciata
alla
fine
del
processo
.
La
motivazione
ha
trasformato
il
turbamento
in
angoscia
.
Non
siamo
di
quelli
che
valutano
condanne
e
sofferenze
in
base
alle
tessere
politiche
.
Una
condanna
ingiusta
resta
tale
,
anche
se
l
'
imputato
simpatizza
per
i
fascisti
.
Ma
gli
innumerevoli
garantisti
di
casa
nostra
,
che
trepidano
per
Toni
Negri
,
spariscono
quando
la
legge
è
severa
,
per
non
dire
spietata
,
con
un
tipo
come
lo
sciagurato
Giannettini
.
Tutta
l
'
impalcatura
della
strage
di
Stato
appare
poco
solida
.
I
ministri
reticenti
furono
destinati
alla
Difesa
,
in
base
ad
alchimie
e
dosaggi
politici
.
Avrebbero
potuto
essere
al
Tesoro
o
al
Bilancio
.
Possibile
che
,
una
volta
approdati
casualmente
a
quel
dicastero
,
si
trasformassero
ipso
facto
in
complottatori
contro
la
Repubblica
?
Il
generale
Maletti
entrò
nel
Sid
due
anni
dopo
l
'
eccidio
,
dunque
non
ordì
nulla
.
E
possibile
,
anzi
probabile
,
che
su
talune
circostanze
abbia
mentito
,
così
come
ogni
capo
di
servizi
segreti
,
in
ogni
parte
del
mondo
,
dovrebbe
mentire
per
non
svelare
affari
magari
loschi
che
quei
servizi
,
appunto
perché
segreti
,
covano
tra
le
loro
carte
.
Questa
è
complicità
nella
«
strategia
della
tensione
»
?
Una
volta
trasferitisi
dal
piano
giudiziario
che
loro
competeva
-
l
'
accertamento
delle
responsabilità
degli
imputati
-
a
un
ambizioso
piano
politico
e
storico
,
i
giudici
dovrebbero
ben
chiarire
perché
e
come
quegli
attentati
del
'69
avrebbero
potuto
sconquassare
le
istituzioni
italiane
,
che
hanno
resistito
al
rapimento
di
Moro
,
e
perché
e
come
i
leaders
di
una
classe
politica
che
dal
golpe
sarebbe
stata
travolta
avrebbero
dato
una
mano
a
prepararlo
.
Certo
si
può
rispondere
,
con
appropriate
considerazioni
,
a
questi
nostri
dubbi
.
Ma
questa
di
cui
ci
occupiamo
non
è
una
conversazione
da
salotto
:
è
una
sentenza
con
tre
ergastoli
,
e
con
condanne
infamanti
a
ufficiali
dal
passato
intemerato
.
Mille
o
diecimila
pagine
,
non
potranno
mai
sostituire
una
sola
,
semplice
,
convincente
prova
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
intanto
le
faccio
subito
spedire
un
volumetto
di
Controcorrente
che
ne
riunisce
un
certo
numero
.
Poi
,
a
settembre
,
quando
il
Giornale
avrà
recuperato
i
suoi
organici
,
che
ora
sono
-
com
'
è
giusto
-
per
la
maggior
parte
in
ferie
,
lei
verrà
a
trovarci
,
e
noi
le
metteremo
a
disposizione
la
nostra
collezione
e
la
macchina
fotocopiatrice
in
modo
che
lei
possa
fotocopiare
tutto
ciò
che
vuole
.
Ma
:
e
se
poi
sua
moglie
torna
a
bruciarle
tutto
?
Il
problema
è
qui
.
Vediamo
di
affrontarlo
con
calma
.
Io
non
posso
rimproverarle
di
aver
sbagliato
moglie
,
perché
questo
succede
a
tutti
:
chiunque
si
sposi
,
l
'
indomani
mattina
ci
si
accorge
che
è
un
'
altra
persona
.
Non
posso
nemmeno
rimproverarle
di
non
averla
uccisa
,
visto
che
il
nostro
codice
penale
continua
a
considerare
delitto
l
'
uxoricidio
,
che
secondo
me
non
lo
è
,
né
quando
lo
commette
lui
,
né
quando
lo
commette
lei
.
Poiché
dunque
è
condannato
a
vita
a
una
moglie
comunista
,
lei
deve
imparare
il
modo
di
usarla
.
Su
questo
,
non
posso
esserle
molto
utile
perché
grazie
a
Dio
non
ho
esperienze
in
proposito
.
Ma
qualche
avvertimento
e
suggerimento
mi
sento
di
poterglielo
dare
,
alla
svelta
.
1°
)
Si
ricordi
che
una
moglie
comunista
,
prima
è
comunista
,
e
poi
(
molto
poi
)
è
moglie
.
2°
)
Come
tale
,
si
porta
in
corpo
due
Inquisizioni
:
quella
,
sentimentale
e
sessuale
,
della
moglie
;
e
quella
,
ideologica
,
della
comunista
.
3°
)
Essa
è
tenuta
ad
avere
,
di
tutti
i
fatti
della
vita
,
anche
i
più
casuali
e
superficiali
,
come
il
guasto
del
televisore
o
l
'
inceppamento
dell
'
aspirapolvere
,
una
visione
seriosa
,
drammatica
,
«
impegnata
»
,
che
la
porta
a
vederci
sotto
lo
zampino
delle
«
multinazionali
»
e
del
capitalismo
demoplutogiudaico
-
massonico
,
che
le
impedisce
di
sorriderne
.
Ecco
:
è
su
quest
'
ultimo
punto
che
lei
ha
qualche
possibilità
di
manovra
e
di
rivincita
.
Per
esempio
:
le
annunci
solennemente
che
ha
ripudiato
il
Giornale
,
vada
a
leggerselo
di
nascosto
(
sappiamo
che
questo
avviene
anche
in
altre
famiglie
)
,
e
quando
vi
trova
un
«
Controcorrente
»
spiritoso
(
non
sempre
lo
sono
)
,
lo
impari
a
memoria
,
e
nell
'
occasione
più
propizia
glielo
ripeta
,
con
l
'
aria
d
'
improvvisarlo
,
come
farina
del
suo
sacco
.
Se
riesce
a
farla
sorridere
,
le
dica
brutalmente
:
«
Bada
che
è
del
Giornale
»
.
Seguirà
una
scenata
.
Lei
la
sopporti
stoicamente
(
oramai
dev
'
esserci
abituato
)
.
Poi
,
dopo
qualche
giorno
,
ripeta
il
colpo
.
Stavolta
sua
moglie
reagirà
con
un
ghigno
sprezzante
.
E
lei
glielo
blocchi
dicendo
:
«
bada
che
è
di
Fortebraccio
»
.
Se
nemmeno
così
riesce
a
ridurla
alla
ragione
,
me
lo
faccia
sapere
.
E
io
,
rompendo
gl
'
indugi
,
mi
deciderò
finalmente
a
lanciare
,
o
a
far
lanciare
dal
mio
collega
Antonio
Buono
,
che
è
presidente
di
Tribunale
,
la
proposta
di
depennare
l
'
uxoricidio
dal
codice
penale
.
Non
so
come
sarà
accolta
.
Ma
altra
speranza
,
né
al
marito
di
una
comunista
,
né
alla
moglie
di
un
comunista
,
non
resta
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Damato
,
io
non
milito
nel
Partito
liberale
e
non
ho
con
esso
nulla
da
spartire
.
Ma
non
posso
condividere
ciò
che
lei
ne
dice
e
che
rasenta
la
bestemmia
.
Che
nel
Partito
liberale
ci
siano
degl
'
imbecilli
settari
e
faziosi
,
è
inutile
insegnarlo
a
me
che
li
ho
quotidianamente
sul
gobbo
con
le
loro
proteste
spesso
sgrammaticate
.
Ma
che
liberalismo
e
tolleranza
siano
,
storicamente
e
filosoficamente
,
sinonimi
,
è
inutile
che
lei
lo
contesti
perché
è
dimostrato
dai
fatti
.
Certo
,
la
tolleranza
non
può
spingersi
fino
al
punto
di
tollerare
l
'
intolleranza
di
certi
ordini
religiosi
-
che
poi
sono
uno
solo
:
i
Gesuiti
-
che
la
predicavano
e
la
praticavano
.
Ma
mi
vuol
dire
quali
monumenti
hanno
distrutto
e
quali
biblioteche
dilapidato
i
liberali
?
Ho
l
'
impressione
che
lei
sia
rimasto
a
un
vocabolario
di
duecent
'
anni
fa
,
quando
il
termine
liberale
veniva
confuso
con
quello
di
giacobino
,
nome
che
spetta
a
un
altro
tipo
d
'
intollerante
dissacratore
e
persecutorio
,
di
cui
i
liberali
furono
,
al
pari
dei
preti
,
le
vittime
ghigliottinate
e
impiccate
.
La
matrice
giacobina
fu
quella
da
cui
derivò
non
il
partito
liberale
,
ma
quello
d
'
Azione
che
i
liberali
hanno
sempre
aborrito
.
E
veniamo
,
come
dice
lei
,
ai
tempi
d
'
oggi
.
Lei
dice
che
la
Dc
non
è
responsabile
della
politica
scolastica
attuale
perché
è
stata
condizionata
dagli
altri
partiti
.
Ma
in
tal
caso
non
è
responsabile
di
nulla
,
neanche
delle
dissennate
nazionalizzazioni
coi
fallimentari
enti
che
ne
sono
derivati
,
neanche
dello
sfascio
dei
servizi
pubblici
,
neanche
dei
casi
Sindona
e
Rovelli
,
neanche
dell
'
equo
canone
ecc.
Se
lei
crede
di
salvare
la
Dc
dicendo
che
,
in
un
trentennio
di
potere
,
essa
ha
dovuto
sempre
fare
la
politica
degli
altri
,
temo
che
si
sbagli
:
di
tutte
le
colpe
che
le
si
possono
addebitare
,
questa
è
la
più
grave
.
No
,
caro
Damato
,
diciamo
la
verità
.
I
democristiani
non
hanno
mai
avuto
una
politica
scolastica
per
il
semplice
motivo
che
non
hanno
mai
avuto
una
politica
culturale
:
essi
stessi
,
o
almeno
i
migliori
fra
loro
,
lo
riconoscono
.
Ed
è
anche
naturale
perché
mentre
la
Chiesa
ha
una
grande
,
enorme
cultura
a
carattere
universale
,
la
Dc
non
ne
ha
nessuna
:
i
suoi
sacri
testi
-
a
parte
la
Rerum
Novarum
che
è
ancora
roba
di
Chiesa
-
si
riducono
a
quelli
di
Toniolo
,
e
non
aggiungo
altro
.
I
suoi
due
«
Grandi
»
moderni
-
Don
Sturzo
e
De
Gasperi
-
erano
,
sì
,
grandi
,
ma
non
come
uomini
di
cultura
.
La
cultura
la
Dc
l
'
ha
lasciata
in
esclusiva
ai
marxisti
.
E
lei
,
caro
Damato
,
ringrazi
Dio
che
alcuni
desperados
della
cultura
liberale
,
quelli
che
oggi
fanno
capo
a
questo
giornale
e
fra
i
quali
militano
anche
molti
cattolici
(
Pampaloni
,
Mathieu
,
Burgess
ecc
.
)
abbiano
puntato
i
piedi
e
resistito
all
'
ondata
;
altrimenti
oggi
tutta
la
cultura
italiana
,
compresa
la
vostra
,
non
sarebbe
che
un
sottoprodotto
di
Marx
.
Quanto
alla
scuola
,
i
maligni
dicono
che
i
democristiani
,
i
quali
l
'
hanno
quasi
ininterrottamente
gestita
per
tre
decenni
,
hanno
volutamente
lasciato
andare
in
malora
quella
pubblica
per
favorire
quella
privata
,
per
gran
parte
in
mano
alla
Chiesa
.
Io
rifiuto
questa
calunniosa
ipotesi
.
Ma
è
un
fatto
che
quella
privata
funziona
,
in
genere
,
molto
meglio
di
quella
pubblica
,
e
quindi
non
vedo
i
motivi
del
suo
lamento
.
Lei
dice
:
ma
lo
Stato
(
Io
Stato
democristiano
,
noto
io
)
seguita
a
privilegiare
la
scuola
pubblica
,
rendendola
gratuita
,
mentre
quella
privata
costa
.
Ma
in
tal
caso
cosa
deve
fare
,
lo
Stato
?
Se
rende
costosa
anche
quella
pubblica
,
ne
esclude
i
bisognosi
,
che
è
proprio
ciò
che
uno
Stato
non
deve
fare
,
e
che
lei
stesso
non
può
volere
.
Per
rendere
gratuita
quella
privata
,
bisogna
che
se
ne
assuma
gli
oneri
,
e
con
gli
oneri
la
responsabilità
,
il
che
equivale
a
renderla
pubblica
.
Un
'
ultima
cosa
.
Lei
protesta
perché
Alfieri
attribuisce
a
un
certo
filone
del
terrorismo
una
matrice
catto
-
comunista
.
Io
posso
dirle
soltanto
questo
:
un
Curcio
e
un
Toni
Negri
,
dalle
fila
liberali
non
verranno
mai
fuori
;
dalla
scuola
sociologica
di
Trento
,
voluta
e
sponsorizzata
dai
democristiani
tipo
Alberoni
,
sì
.