StampaQuotidiana ,
Questa
volta
i
banditi
delle
banche
ci
hanno
lasciato
le
penne
.
Ma
prima
di
perdere
il
bottino
e
un
compagno
della
banda
le
hanno
tentate
tutte
disseminando
sulla
via
della
fuga
due
morti
e
ventidue
feriti
tra
cui
sei
agenti
di
polizia
.
È
stata
una
battaglia
spietata
e
rabbiosa
combattuta
tra
un
urlante
carosello
di
«
pantere
»
,
gridi
di
spavento
della
gente
,
schianti
di
scontri
e
rovinii
di
vetri
disintegrati
dalle
raffiche
dei
mitra
e
delle
pistole
.
La
sanguinosa
scorribanda
,
che
ha
trasformato
le
strade
e
le
piazze
attorno
alla
Fiera
di
Milano
in
un
quartiere
della
Chicago
degli
anni
Venti
,
ha
tenuto
con
il
fiato
mozzo
migliaia
di
milanesi
,
spettatori
attoniti
e
sbigottiti
di
questa
caccia
all
'
ultimo
sangue
.
Tutto
è
cominciato
attorno
alle
15.30
.
Quattro
giovani
sono
arrivati
a
bordo
di
una
1100
blu
targata
MI
767815
davanti
alla
Filiale
N
.
11
del
Banco
di
Napoli
,
all
'
angolo
tra
largo
Zandonai
e
via
Panzini
.
Uno
di
loro
si
è
avvicinato
di
soppiatto
all
'
agente
Francesco
Annichiarico
,
di
servizio
all
'
ingresso
e
lo
ha
stordito
vibrandogli
un
colpo
alla
testa
con
il
calcio
di
una
rivoltella
.
Altri
due
banditi
,
con
un
fazzoletto
sul
viso
,
hanno
fatto
alzare
le
mani
ai
cinque
impiegati
e
a
quella
decina
di
clienti
che
a
quell
'
ora
si
trovavano
davanti
agli
sportelli
,
minacciandoli
con
un
mitra
e
una
pistola
.
La
solita
scena
e
le
solite
parole
.
«
Fermi
tutti
.
Vi
diamo
un
minuto
di
tempo
per
consegnarci
tutto
quello
che
avete
in
cassa
.
E
poche
storie
!
»
Un
fattorino
ha
un
moto
inconsulto
,
fa
per
allontanarsi
e
si
busca
uno
sberlone
che
lo
fa
cadere
in
ginocchio
.
Un
cliente
si
avvicina
per
soccorrerlo
e
subisce
lo
stesso
trattamento
.
Non
c
'
è
niente
da
fare
.
E
il
cassiere
Francesco
Navarro
apre
la
cassa
da
cui
il
solito
bandito
saltatore
di
banconi
,
che
si
ritrova
in
ogni
rapina
,
arraffa
9
milioni
660.000
e
500
lire
in
contanti
più
una
bracciata
di
assegni
per
un
milione
,
cacciando
il
tutto
in
una
sacca
sportiva
azzurra
.
Fatto
il
colpo
i
banditi
escono
e
insieme
a
quello
che
aveva
continuato
a
tener
d
'
occhio
l
'
agente
,
salgono
precipitosamente
sull
'
auto
,
lasciata
con
il
motore
acceso
e
il
pilota
al
volante
.
Tutto
come
sempre
,
tutto
secondo
gli
schemi
di
queste
imprese
della
«
mala
»
.
Ma
,
questa
volta
,
la
rapina
ha
avuto
un
seguito
impreveduto
.
Non
appena
i
banditi
hanno
girato
l
'
angolo
,
gli
impiegati
hanno
fatto
scattare
il
cosiddetto
«
apparecchio
Polbi
»
-
che
sarebbe
il
dispositivo
d
'
allarme
studiato
e
messo
a
punto
per
la
difesa
degli
istituti
di
credito
dopo
la
penosa
sequenza
di
aggressioni
di
questi
anni
-
e
immediatamente
l
'
apparecchio
ha
messo
in
moto
l
'
intera
organizzazione
di
emergenza
della
polizia
milanese
.
Quasi
contemporaneamente
sono
scese
in
campo
otto
«
pantere
»
della
Volante
e
otto
R.C.
della
Mobile
,
seguendo
la
tattica
dell
'
intervento
a
scacchiera
elaborata
per
la
lotta
contro
i
rapinatori
.
Le
sedici
automobili
si
spostavano
fulmineamente
in
modo
da
accerchiare
i
fuggitivi
tenendo
sotto
controllo
l
'
intera
zona
in
allarme
.
Per
caso
si
trovava
in
via
Procaccini
anche
il
maresciallo
Siffredi
che
stava
facendo
un
appostamento
in
borghese
(
forse
per
l
'
operazione
contro
la
banda
di
Tiritiello
)
a
bordo
di
una
850
su
cui
erano
anche
gli
agenti
Palladino
e
Menghini
.
La
1100
viene
avvistata
e
comincia
la
caccia
.
Vedendosi
sbarrate
tutte
le
strade
previste
per
raggiungere
il
punto
convenuto
per
il
cambio
dell
'
automobile
,
i
rapinatori
si
gettano
allo
sbaraglio
fuggendo
a
casaccio
come
topi
impazziti
,
con
l
'
unica
preoccupazione
di
far
perdere
le
tracce
.
E
per
aprirsi
varchi
nel
traffico
sparano
all
'
impazzata
contro
chiunque
ha
la
disavventura
di
trovarsi
davanti
a
loro
.
Così
viene
fulminato
in
viale
Pisa
nella
cabina
del
suo
autocarro
l
'
autista
Virgilio
Oddone
di
53
anni
da
San
Donato
.
Così
cade
colpito
a
morte
nella
sua
600
accanto
al
padre
in
piazza
Stuparich
il
trentacinquenne
Francesco
De
Rosa
abitante
a
Bresso
in
via
Roma
91
,
che
spirerà
dopo
pochi
minuti
all
'
ospedale
.
È
impossibile
,
almeno
ora
,
ricostruire
il
tortuoso
itinerario
dei
fuggiaschi
che
vengono
segnalati
in
piazzale
Lotto
,
in
via
Murillo
,
in
via
Rembrandt
,
in
piazza
delle
Bande
Nere
,
in
piazza
Firenze
,
in
viale
Pisa
percorso
a
folle
andatura
nelle
due
direzioni
sempre
preceduta
dai
colpi
secchi
delle
armi
imbracciate
dai
delinquenti
.
Mentre
la
loro
automobile
gira
attorno
all
'
Arco
della
Pace
giunge
all
'
orecchio
di
una
ragazzina
la
voce
concitata
del
capo
che
grida
all
'
altro
:
«
Spara
,
Cristo
!
Spara
!
»
.
Le
«
pantere
»
che
corrono
sulla
loro
scia
devono
limitarsi
a
tallonare
i
banditi
senza
poter
rispondere
ai
loro
colpi
.
A
un
certo
punto
la
pattuglia
della
«
Musocco
»
vede
spuntare
dal
finestrino
posteriore
della
1100
uno
dei
«
ragazzi
»
che
le
fa
cenno
di
rallentare
facendo
capire
a
gesti
che
,
se
non
rallenta
la
corsa
,
pistole
e
mitra
spareranno
contro
i
passanti
terrorizzati
lungo
i
marciapiedi
.
E
la
minaccia
è
presto
seguita
da
alcune
raffiche
sparate
brutalmente
sulla
folla
.
Per
non
aggravare
il
bilancio
già
fin
troppo
sanguinoso
della
giornata
,
la
polizia
dovrà
attendere
di
raggiungere
via
Pisanello
prima
di
poter
aprire
il
fuoco
senza
pericolo
per
i
passanti
.
Intanto
ben
sei
«
pantere
»
hanno
già
fatto
da
bersaglio
alle
armi
dei
rapinatori
continuando
quell
'
inseguimento
da
mozzafiato
.
In
via
Procaccini
l
'
episodio
più
drammatico
della
battaglia
.
Il
maresciallo
Siffredi
scorge
la
1100
e
le
si
getta
decisamente
contro
con
la
sua
850
,
sparando
contemporaneamente
verso
il
lunotto
posteriore
della
vettura
speronata
.
I
banditi
spianano
le
pistole
e
feriscono
il
maresciallo
,
Palladino
e
Menghini
.
Dall
'
altra
parte
non
la
passano
liscia
.
Un
colpo
ben
mirato
raggiunge
uno
dei
malviventi
,
forse
,
stando
a
quanto
assicura
il
maresciallo
ferito
,
un
secondo
colpo
colpisce
un
altro
della
banda
.
In
piazza
6
Febbraio
dalla
1100
viene
scaricato
uno
della
banda
,
calvo
,
di
spalle
larghe
e
massicce
,
che
stringe
un
mitra
in
una
mano
e
la
sacca
azzurra
con
il
malloppo
nell
'
altra
.
È
una
«
mossa
»
strana
,
disperata
,
difficile
da
spiegare
.
Uno
degli
episodi
oscuri
della
storia
,
che
di
particolari
oscuri
e
controversi
ne
avrà
più
d
'
uno
.
Accompagnato
da
una
fitta
sparatoria
dei
compagni
(
che
giostrando
temerariamente
con
l
'
auto
alle
sue
spalle
non
si
sa
se
vogliono
coprire
la
sua
manovra
o
abbatterlo
)
il
«
calvo
»
si
acquatta
dietro
la
staccionata
della
Fiera
.
Per
lui
è
finita
.
Un
vecchietto
lo
addita
all
'
agente
Biase
Tosto
,
l
'
unico
non
ferito
a
bordo
della
sua
«
pantera
»
(
dove
è
stato
colpito
al
petto
il
brigadiere
Nicola
D
'
Ambrosio
)
,
che
riesce
a
strappargli
il
mitra
e
lo
ammanetta
.
Vista
fallire
la
loro
manovra
,
presi
dallo
smarrimento
,
gli
altri
rapinatori
abbandonano
la
1100
e
fuggono
in
due
direzioni
diverse
lasciando
partire
altri
colpi
contro
gli
agenti
.
L
'
arrestato
ne
approfitta
per
tentare
di
gettarsi
fuori
dell
'
auto
della
polizia
.
Ma
il
vecchio
mutilato
,
che
già
aveva
fatto
da
«
guida
»
agli
agenti
,
gli
rifila
una
legnata
in
testa
e
gli
altri
agenti
possono
caricarlo
in
macchina
come
un
sacco
,
pesto
e
sanguinante
.
Due
dei
rapinatori
corrono
a
perdifiato
verso
via
Prati
e
si
infilano
in
un
'
autorimessa
che
ha
due
uscite
.
Una
donna
spaventata
,
vedendoli
con
le
pistole
in
pugno
,
li
supplica
di
non
sparare
.
«
State
tranquilla
»
dice
uno
di
loro
,
«
siamo
della
polizia
.
»
Dall
'
autorimessa
i
fuggiaschi
sbucano
in
piazza
6
Febbraio
e
qui
scompaiono
.
Qualcuno
assicurerà
poi
di
averli
visti
eclissarsi
a
bordo
di
una
2300
.
Un
viaggio
che
non
dovrebbe
durare
molto
.
Le
forze
di
polizia
hanno
teso
una
fittissima
rete
attorno
alla
città
controllando
gli
accessi
a
strade
e
autostrade
,
le
stazioni
,
gli
aeroporti
e
passando
al
setaccio
l
'
intera
zona
della
Fiera
per
controllare
tutte
le
case
sospette
che
potrebbero
aver
dato
ricetto
ai
fuggiaschi
.
Un
'
accurata
visita
è
stata
compiuta
nelle
sale
d
'
aspetto
,
nei
bar
e
in
molti
altri
ritrovi
.
L
'
arrestato
,
il
«
calvo
»
,
che
aveva
tentato
di
andarsene
con
il
bottino
,
è
Adriano
Rovoletto
di
32
anni
abitante
a
Torino
in
corso
Vercelli
191
,
già
condannato
per
furto
e
per
maltrattamenti
.
Dopo
aver
tentato
di
fare
il
furbo
dicendo
che
si
sentiva
morire
(
ma
i
funzionari
della
Mobile
ci
hanno
messo
poco
a
capire
che
la
sua
ferita
non
era
preoccupante
)
,
il
«
calvo
»
ha
finito
con
il
dire
tutto
quello
che
interessava
gli
agenti
.
Tanto
per
cominciare
,
Rovoletto
ha
fatto
il
nome
di
altri
due
della
banda
:
il
ventinovenne
Alessandro
Notarnicola
(
un
altro
torinese
trasferito
a
Genova
in
via
C
.
Gabella
dove
viveva
in
un
bell
'
appartamento
con
una
bella
moglie
spacciandosi
per
rappresentante
di
stoffe
)
e
Piero
Cavallero
,
il
capo
-
ghenga
.
Del
quarto
rapinatore
,
probabilmente
quello
incaricato
di
rubare
le
auto
prima
dell
'
assalto
alla
banca
,
si
è
saputo
solo
che
è
un
giovane
immigrato
di
17
anni
,
di
origine
meridionale
.
Poi
il
«
calvo
»
ha
finito
con
l
'
ammettere
che
furono
lui
e
i
suoi
complici
a
compiere
le
sanguinose
rapine
di
Ciriè
e
di
Alpignano
e
la
temeraria
«
tripletta
»
del
novembre
1965
a
Milano
.
Il
quartetto
è
partito
da
Torino
in
pullman
ieri
mattina
alle
10
giungendo
poco
dopo
mezzogiorno
a
Milano
dove
ha
fatto
colazione
frettolosamente
con
un
panino
.
Ancora
è
impossibile
definire
tutti
i
particolari
della
giornata
e
tutti
i
momenti
di
questa
battaglia
.
Ognuno
dei
testimoni
casuali
e
degli
agenti
che
hanno
partecipato
all
'
operazione
ha
il
suo
racconto
da
fare
,
ma
nessuno
può
dire
quale
sia
quello
buono
.
È
dimostrato
che
,
tra
il
sibilare
delle
pallottole
,
la
mente
dell
'
uomo
perde
molta
della
sua
chiarezza
.
Anche
in
questura
non
si
riesce
a
sapere
molto
di
più
,
e
bisognerà
attendere
che
,
a
cuor
sereno
,
i
funzionari
raccolgano
i
rapporti
dei
loro
subalterni
prima
di
poter
avere
un
quadro
completo
dei
fatti
e
una
spiegazione
dei
molti
particolari
oscuri
di
cui
è
costellata
la
vicenda
.
Intanto
il
prefetto
di
Milano
dottor
Libero
Mazza
,
che
in
serata
ha
compiuto
una
rapida
visita
in
tutti
gli
ospedali
in
cui
sono
ricoverati
i
feriti
-
«
raggiunti
»
ha
detto
«
esclusivamente
dai
colpi
sparati
dai
banditi
»
-
,
ha
assicurato
che
«
le
famiglie
delle
vittime
di
tanta
belluina
ferocia
»
verranno
adeguatamente
seguite
ed
aiutate
dall
'
amministrazione
dello
Stato
.
Riferendosi
ai
rapinatori
il
prefetto
ha
aggiunto
:
«
Questa
gente
che
vive
fuori
della
società
deve
uscirne
definitivamente
»
.
Non
c
'
è
dubbio
che
«
questi
»
malviventi
abbiano
concluso
per
sempre
la
loro
avventura
criminale
.
Incapaci
di
rassegnarsi
alla
sconfitta
,
feroci
e
ottusi
come
lo
sono
spesso
gli
uomini
dalla
pistola
facile
,
essi
hanno
sparato
alla
cieca
contro
la
gente
,
con
ripugnante
malvagità
,
come
avevano
preannunciato
nelle
loro
lettere
«
circolari
»
suscitando
il
disgusto
persino
delle
«
leggere
»
,
solitamente
disposte
a
guardare
con
una
punta
di
simpatia
le
imprese
audaci
degli
eroi
del
sottosuolo
,
purché
«
pulite
»
,
non
macchiate
dal
sangue
che
ieri
si
è
sparso
sulle
strade
di
Milano
.
E
non
è
improbabile
che
anche
le
«
leggere
»
,
questa
volta
,
rendano
la
vita
difficile
agli
assassini
,
braccati
dalle
forze
di
polizia
e
perseguitati
dal
disprezzo
e
dal
rancore
di
tutti
.
Sarebbe
però
ingenuo
illudersi
che
si
estingua
la
specie
dei
rapinatori
e
si
essicchi
la
pianta
malefica
della
«
mala
»
,
che
ha
radici
profonde
e
tenaci
nella
società
.
Certamente
al
posto
del
«
calvo
»
e
dei
suoi
prima
o
poi
ne
usciranno
altri
.
Ma
ora
sanno
che
cosa
li
aspetta
.
Perché
oggi
la
polizia
ha
dimostrato
di
saper
affrontare
con
freddo
coraggio
la
sfida
della
delinquenza
anche
con
le
armi
in
pugno
.