StampaQuotidiana ,
Napoli
,
luglio
.
-
Giorni
fa
sono
state
celebrate
le
nozze
di
Laura
Lauro
,
figlia
del
noto
armatore
,
col
dott.
Dufour
,
di
altrettanto
nota
famiglia
d
'
industriali
genovesi
.
La
cerimonia
si
è
svolta
con
grande
sfarzo
nella
basilica
di
San
Francesco
di
Paola
,
di
fronte
all
'
ex
Palazzo
Reale
,
e
si
è
conclusa
con
un
ricevimento
a
Villa
Lauro
,
cui
hanno
partecipato
trecento
persone
,
«
il
più
eletto
e
rappresentativo
nostro
mondo
»
,
dichiaravano
l
'
indomani
i
giornali
locali
.
Villa
Lauro
,
celebre
per
i
suoi
saloni
come
per
gli
arazzi
di
Beauvais
che
fanno
parte
della
raccolta
Lauro
,
si
trova
in
via
Crispi
,
una
delle
più
belle
e
nitide
strade
di
Napoli
,
intramezzata
da
numerosi
giardini
guardati
da
cani
lupo
potenti
,
che
spesso
,
la
notte
,
si
avventano
contro
i
cancelli
,
invasi
dal
timore
che
qualcuno
possa
attentare
ai
legittimi
beni
dei
proprietari
.
Ma
gli
stessi
cani
hanno
mugolato
l
'
altro
ieri
di
gioia
al
passaggio
degli
sposi
,
che
attraversavano
il
giardino
per
raggiungere
la
macchina
che
li
avrebbe
condotti
al
porto
,
e
hanno
trovato
che
,
sotto
il
dolce
e
sfolgorante
cielo
estivo
,
e
vestiti
così
squisitamente
,
gli
uomini
sono
veramente
un
'
altra
cosa
,
e
,
come
annunzia
la
stampa
napoletana
,
meritano
il
nome
di
«
eletti
»
.
Cara
stampa
napoletana
!
Questa
parola
è
la
sua
prediletta
,
e
non
osiamo
pensare
cosa
accadrebbe
dei
compilatori
delle
liete
cronache
locali
,
se
improvvisamente
dovessero
farne
a
meno
!
Comunque
,
eletti
sposi
ed
eletto
parentado
sono
stati
fotografati
perfettamente
,
e
al
mio
ritorno
a
Napoli
ho
potuto
ammirarli
sulla
terza
pagina
di
un
quotidiano
che
un
operaio
seduto
nella
direttissima
davanti
a
me
,
teneva
aperto
fra
due
mani
dalle
unghie
spezzate
:
«
Gli
sposi
partiranno
per
Capri
,
prima
tappa
della
loro
luna
di
miele
...
»
.
Questa
Capri
rimane
davvero
l
'
ultimo
grido
in
fatto
di
divertimenti
europei
,
se
si
pensa
che
ci
si
va
persino
da
Napoli
,
di
gente
come
i
Lauro
che
ci
sarà
stata
mille
volte
,
d
'
inverno
come
d
'
estate
.
Capivo
il
silenzio
profondo
e
pieno
di
chissà
che
lenti
pensieri
dell
'
operaio
.
Qui
,
a
Napoli
,
Capri
come
il
mare
e
le
altre
isole
,
sono
distribuite
solo
in
dose
minima
alla
popolazione
.
Un
impiegatuccio
del
Demanio
sarà
stato
a
Capri
,
per
esempio
,
tre
volte
nello
spazio
dei
suoi
quarant
'
anni
.
L
'
impiegata
del
4°
sportello
dell
'
Ufficio
Raccomandate
della
Posta
Centrale
,
una
volta
sola
,
da
bambina
,
e
ora
conta
56
anni
.
In
quanto
al
mare
,
un
vero
esercito
di
bambini
,
la
leva
napoletana
del
'40
,
ne
ha
solamente
sentito
parlare
.
Sono
i
bambini
della
vecchia
Napoli
,
quella
bassa
,
tra
il
Reclusorio
e
i
vicoli
di
Toledo
,
che
si
rinnovano
come
gli
scarafaggi
e
hanno
tutti
i
diritti
della
polvere
.
Di
solito
,
vanno
al
mare
quando
hanno
raggiunto
i
quindici
anni
;
scappano
con
un
compagno
,
prendono
una
barca
.
Qualche
volta
affogano
,
altre
si
ammalano
di
tifo
,
perché
non
si
convinceranno
mai
che
certe
zone
marine
ricevono
i
rifiuti
della
città
.
Quello
che
racconta
qualcuno
,
che
il
mare
non
bagna
Napoli
,
è
esatto
.
Queste
onde
famose
sono
inaccessibili
,
salvo
che
per
alcune
categorie
di
persone
;
per
le
altre
,
diletto
e
rischio
,
o
almeno
una
enorme
stanchezza
,
sono
indivisibili
.
Costa
,
costa
molto
fare
i
bagni
a
chi
vive
in
via
Tribunali
o
a
Forcella
,
e
non
dispone
che
di
duecento
lire
giornaliere
per
i
suoi
vizi
.
E
,
di
solito
,
non
ci
si
va
,
le
duecento
lire
vengono
impiegate
in
altro
uso
:
fiorilli
,
paste
cresciute
,
un
caffè
,
qualche
nazionale
...
da
consumare
in
piedi
nella
friggitoria
affocata
...
da
bere
appoggiandosi
al
banco
nella
rosticceria
ronzante
di
mosche
...
da
accendere
all
'
ombra
dei
cornicioni
e
dei
bucati
,
nelle
stradine
fitte
di
popolo
che
dorme
,
che
mangia
,
che
vende
,
che
sogna
...
Mille
apparecchi
radio
sono
in
agguato
dentro
ciascun
basso
di
una
via
,
altrettanti
grammofoni
lavorano
con
una
intensità
che
ha
del
febbrile
a
ribadire
nella
testa
della
povera
gente
il
concetto
:
«
Napule
e
niente
cchiù
»
oppure
:
«
chistu
mare
a
Margellina
»
...
Ho
domandato
al
facchino
che
mi
ha
preso
la
valigia
alla
stazioncina
di
Bagnoli
come
fosse
finita
la
storia
dell
'
Ilva
:
«
Finita
?
»
mi
ha
chiesto
a
sua
volta
.
«
È
finito
il
lavoro
,
questo
sì
»
.
«
E
i
forni
?
»
«
Per
ora
stanno
accesi
.
Gli
operai
rimasti
stanno
vicino
ai
forni
,
e
li
tengono
accesi
.
Questo
fanno
.
Gli
altri
,
a
casa
,
passano
il
tempo
a
ricordare
i
fatti
dell
'Ilva.»
È
un
pianto
,
per
Bagnoli
,
lo
so
,
lo
sapevo
prima
di
partire
,
ma
credevo
che
al
mio
ritorno
qualche
cosa
sarebbe
mutata
.
«
Niente
è
mutato
»
mi
dice
il
vecchio
posando
un
momento
la
valigia
per
asciugarsi
la
fronte
.
«
A
Napoli
non
muta
mai
niente
.
Volevano
diminuire
le
paghe
,
questo
io
penso
,
perciò
hanno
licenziato
.
Poco
alla
volta
intorno
all
'
Ilva
crescerà
l
'erba.»
Con
un
fazzoletto
rosso
e
blu
,
dove
sono
stampati
per
lo
meno
dieci
Vesuvi
color
viola
,
si
asciuga
la
fronte
.
«
Questa
è
Napoli
nostra
»
dice
.
«
Tutto
può
avvenire
.
La
gente
è
come
se
fosse
morta
.
È
tutta
schiacciata
.
Niente
le
può
fare
più
male
.
E
poi
ha
i
Santi
,
le
canzoni
...
»
Mentre
parlava
,
un
Santo
veniva
infatti
avanti
,
sulla
via
di
Bagnoli
,
preceduto
da
una
piccola
banda
e
seguito
da
una
frotta
di
ragazzi
.
Era
Antonio
di
Padova
,
in
cartone
,
con
un
'
aureola
lucente
intorno
alla
testa
e
un
manto
stranissimo
sulle
spalle
;
che
si
muoveva
lentamente
,
con
un
lieve
riflesso
azzurro
e
rosato
,
nel
vento
di
mare
.
Ci
fermammo
ed
aspettammo
che
passasse
:
quel
manto
era
composto
di
biglietti
da
cinquecento
e
da
mille
,
rattoppati
o
fiammanti
,
e
anche
da
carte
da
dieci
,
da
cinque
,
fra
cui
qualche
am
-
lira
.
Una
meraviglia
.
«
Il
mese
di
giugno
è
tutto
dedicato
a
sant
'
Antonio
»
mi
spiegò
il
facchino
seguitando
ad
asciugarsi
il
sudore
col
suo
fazzoletto
pieno
di
Vesuvi
.
«
Il
mese
di
maggio
fu
per
la
Madonna
.
In
luglio
avremo
sant
'
Anna
...
poi
san
Gennaro
.
Fanno
un
sacco
di
soldi
,
e
perdonano
tutti
i
peccati
.
»
Pensavo
alle
coltellate
di
cui
è
piena
la
cronaca
dei
quattro
o
cinque
quotidiani
cittadini
,
le
amanti
con
la
gola
tagliata
dalle
contadine
di
Agerola
o
Barra
;
quei
corpi
insanguinati
,
gli
urli
nei
vichi
,
i
«
Maronna
!
»
e
gli
«
Aiutatemi
!
»
,
e
la
gente
che
accorre
senza
intervenire
e
commenta
estasiata
;
poi
il
tassì
,
il
corpo
di
guardia
dei
Pellegrini
,
il
viso
annoiato
del
sanitario
di
turno
:
«
recisione
della
carotide
»
;
pensavo
al
disoccupato
per
vocazione
o
per
forza
,
che
continua
a
mettere
il
disco
Mappatella
,
lassù
al
terzo
piano
,
e
aggiunge
un
'
altra
voce
alla
enorme
confusione
della
città
.
Pensavo
alle
impiegate
della
Centrale
,
curve
,
tutte
pallide
e
spettinate
,
sui
fasci
di
bollette
,
sui
registri
,
sui
timbri
dietro
gli
sportelli
delle
Raccomandate
.
Pensavo
anche
a
Laura
Lauro
,
chissà
perché
,
e
a
queste
nostre
cronache
mondane
brulicanti
di
elette
signore
,
fitte
di
elenchi
interminabili
di
principi
,
di
diplomatici
e
di
industriali
che
scendono
al
Vesuvio
o
s
'
imbarcano
per
Capri
e
all
'
opinione
espressa
da
un
avvocato
romano
sul
pullman
azzurro
diretto
a
Roma
,
mentre
la
radio
trasmetteva
la
cronaca
letteraria
:
«
A
Napoli
,
col
turismo
,
voi
non
ci
sapete
fare
.
Uno
dei
provvedimenti
più
urgenti
consisterebbe
nell
'
istituire
subito
un
servizio
di
polizia
speciale
per
la
tutela
delle
vie
Caracciolo
e
Partenope
.
I
vostri
mendicanti
non
debbono
farsi
vedere
per
quelle
strade
,
se
volete
riavere
degli
stranieri
»
.
E
io
che
rispondevo
gentilmente
:
«
Ha
perfettamente
ragione
:
DDT
o
galera
»
.
La
sera
stessa
sono
andata
a
trovare
il
mio
amico
C
.
Era
seduto
al
solito
posto
sul
divano
rotto
nella
sua
casa
di
via
Mergellina
,
e
guardandosi
le
mani
simili
a
rametti
spogli
pensava
all
'
artrite
.
Speravo
che
avesse
dei
soldi
,
così
avremmo
bevuto
del
vino
,
ma
non
ne
aveva
.
«
Sono
appena
le
nove
e
mezza
»
mi
ha
detto
,
«
abbiamo
fiducia
,
aspettiamo
;
può
darsi
che
arrivino
gli
amici
.
»
Questi
amici
,
gruppo
di
appena
tre
o
quattro
persone
,
fra
cui
due
impiegati
,
un
operaio
e
un
maestro
elementare
,
di
solito
possiede
somme
superiori
alle
cinquanta
lire
,
ma
questa
volta
niente
.
Una
volta
entrati
,
hanno
chinato
il
viso
davanti
all
'
amara
delusione
espressa
da
tutto
il
magrissimo
volto
di
C
.
;
poi
,
in
silenzio
,
uno
per
uno
,
sono
usciti
nel
giardinetto
che
fronteggia
la
via
,
e
si
sono
seduti
sugli
scalini
.
Li
abbiamo
seguiti
,
il
buon
C
.
ed
io
,
e
anche
noi
ci
siamo
seduti
sugli
scalini
,
e
guardavamo
una
enorme
luna
rosea
,
sospesa
come
un
palloncino
di
gomma
sul
mare
nero
di
Mergellina
,
quando
a
un
tratto
,
sotto
quella
luna
,
chi
vediamo
?
Preceduto
dall
'
improvviso
scoppio
di
una
banda
,
ripassava
quel
sant
'
Antonio
,
o
un
suo
fratello
,
che
avevo
incontrato
la
mattina
a
Bagnoli
.
La
sua
testa
e
il
Bambino
che
reggeva
in
braccio
facevano
"
ma
sì
,
ma
sì
"
,
sotto
la
lampada
stranissima
della
luna
.
Il
mantello
di
biglietti
di
banca
da
cinquecento
e
mille
lire
si
muoveva
dolcissimamente
,
come
una
crosta
enorme
,
alle
spalle
della
statua
.
Avanti
veniva
la
banda
,
ululando
santi
inni
.
Poi
la
statua
.
Dietro
la
statua
un
po
'
di
preti
con
una
mantellina
nera
piena
di
stelline
di
carta
dorata
,
e
dei
giovanottini
in
tonaca
rossa
,
uno
con
un
asciugamano
al
collo
,
sostenendo
qualche
stendardo
e
badando
a
riappiccicare
,
di
tanto
in
tanto
,
i
biglietti
più
piccoli
che
sembravano
male
appuntati
.
Tutti
davanti
al
cancello
,
in
piedi
,
cercavamo
di
distrarre
C
.
,
il
cui
volto
si
era
fatto
improvvisamente
avido
,
ispirato
,
pieno
di
una
suggestione
terribile
,
fissando
il
meraviglioso
mantello
.
E
avevamo
ragione
di
temere
perché
nell
'
attimo
che
il
corteo
è
passato
davanti
al
giardinetto
,
un
braccio
lunghissimo
,
il
braccio
sospetto
di
artrite
del
nostro
amico
,
si
è
allungato
a
un
tratto
fra
le
sbarre
,
nel
gesto
di
chi
desidera
afferrare
.
Dieci
braccia
hanno
fatto
abbassare
quello
di
C
.
Erano
tutti
intorno
a
lui
,
gli
amici
teneri
,
preoccupati
,
con
una
punta
di
rimprovero
,
oltretutto
si
vergognavano
.
E
di
colpo
C
.
è
scoppiato
a
ridere
e
diceva
:
«
Ma
sì
,
ma
sì
»
anche
lui
,
«
facevo
solo
per
scherzare
,
s
'
intende
.
Non
avrei
toccato
neppure
una
lira
»
.
Ma
i
suoi
bellissimi
occhi
erano
diventati
ormai
irrimediabilmente
tristi
,
lucidi
,
come
per
febbre
;
e
per
tutto
il
resto
della
sera
è
rimasto
chiuso
in
un
infantile
crucciato
silenzio
.
Così
sono
passate
le
prime
ore
del
mio
soggiorno
napoletano
.
Più
tardi
,
mentre
la
luna
tramontava
,
sono
scoppiati
non
si
sa
da
che
parte
,
se
dal
Vomero
o
da
Posillipo
,
i
primi
colpi
e
le
luci
colorate
dei
fuochi
di
artificio
.
Sembrava
la
guerra
,
e
sembrava
anche
la
pace
,
íl
triste
sonno
in
cui
dorme
Napoli
.