StampaPeriodica ,
Solo
per
un
momento
,
quando
le
ambizioni
fasciste
prevalsero
sulla
volontà
del
duce
,
e
le
elezioni
furono
decise
,
noi
dubitammo
compromesse
e
giuocate
le
astuzie
del
bel
tenebroso
.
E
veramente
,
se
gli
oppositori
del
fascismo
non
fossero
pressoché
tutti
fascisti
mancati
,
quella
era
un
'
occasione
trionfale
per
prendersi
gioco
dei
piani
governativi
.
Bastava
che
nessuno
pensasse
sul
serio
alle
elezioni
,
che
si
rispondesse
con
la
canzonatura
del
silenzio
alla
campagna
bandita
da
Roma
.
Mussolini
chiama
il
popolo
alle
urne
:
l
'
opposizione
si
rifiuti
di
battersi
su
questo
terreno
,
sventi
il
gioco
totalitario
della
demagogia
fascista
.
Con
una
decisione
di
questo
genere
gli
oppositori
si
sarebbero
divertiti
gratis
allo
spettacolo
di
tre
o
quattro
mesi
di
lotta
feroce
nell
'
interno
del
partito
fascista
e
del
filofascismo
;
e
a
veder
nascere
proprio
nei
quadri
dell
'
unanimità
mussoliniana
ortodossia
e
eterodossia
,
eresie
e
fronde
,
contrasti
e
difese
.
Un
dogma
[
di
]
improvvisatori
non
si
cimenta
impunemente
ad
una
prova
elettorale
:
il
fascismo
ne
sarebbe
uscito
esautorato
e
compromesso
.
Eroi
e
donchisciotti
,
visti
alla
ricerca
della
medaglietta
,
erano
sgominati
dal
ridicolo
e
dall
'
ironia
.
La
Camera
eletta
il
6
aprile
sarebbe
stata
tutta
fascista
e
perciò
a
priori
condannata
.
Le
battaglie
tra
ras
e
revisionisti
l
'
avrebbero
lacerata
;
il
paese
assente
,
in
diffidenza
.
Ma
una
tattica
così
audace
e
rivoluzionaria
si
può
chiedere
solo
a
gente
disperata
,
a
gente
che
abbia
capito
che
Mussolini
non
si
liquida
con
gli
intrighi
di
corridoio
.
Gli
italiani
sono
invece
astuti
,
super
-
politici
,
super
-
machiavellici
.
Nessuno
dispera
pur
che
rimanga
una
possibilità
di
riguadagnare
la
medaglietta
,
e
se
cento
sono
gli
aspiranti
per
un
solo
seggio
ognuno
ha
la
certezza
in
cuore
che
con
l
'
intrigo
e
l
'
inganno
gli
riuscirà
di
giocare
l
'
amico
e
l
'
avversario
.
L
'
opposizione
costituzionale
incominciò
a
sospettare
la
probabilità
delle
elezioni
nel
settembre
scorso
.
Da
allora
persino
noi
di
Rivoluzione
Liberale
abbiamo
ricevuto
le
visite
e
le
premure
di
parlamentari
e
aspiranti
parlamentari
.
Noi
antifascisti
intelligenti
avremmo
dovuto
dare
la
formula
per
la
lotta
antifascista
.
Uomini
non
compromessi
avremmo
dovuto
offrire
il
nome
alle
organizzazioni
che
in
tempo
elettorale
sarebbero
state
utili
ai
parlamentari
antifascisti
.
Contro
il
fascismo
che
disprezza
l
'
intelligenza
il
concorso
di
noi
intellettuali
sarebbe
stato
decisivo
.
Noi
fummo
così
ingenui
da
rispondere
alle
lusinghe
e
alle
offerte
con
prediche
e
documentazioni
:
che
era
ridicolo
voler
battere
il
fascismo
con
le
astuzie
;
che
Mussolini
non
ha
soltanto
la
forza
,
ma
il
consenso
degli
italiani
;
che
la
lotta
deve
essere
feroce
e
diretta
ad
hominem
contro
il
corruttore
,
consci
che
si
è
una
minoranza
,
e
non
si
vuole
realizzare
,
ma
salvare
il
futuro
.
Fummo
tardi
a
capire
che
i
nostri
interlocutori
volevano
salvare
la
medaglietta
prima
che
il
decoro
,
e
col
farsi
paladini
di
libertà
,
col
protestare
che
la
maggioranza
non
era
fascista
,
ma
che
essi
oppositori
costituzionali
avevano
pure
un
buon
seguito
miravano
soltanto
a
farsi
meglio
utilizzare
,
a
vendere
più
cara
la
loro
adesione
al
regime
.
Un
politico
più
intelligente
e
più
onesto
degli
altri
,
la
sola
persona
seria
dell
'
opposizione
costituzionale
,
il
quale
con
tutti
i
suoi
vizi
di
parlamentare
riuscirà
forse
a
salvarsi
per
il
futuro
,
coglieva
il
dissenso
tra
Rivoluzione
Liberale
e
antifascismo
parlamentare
in
questi
termini
:
«
Si
vede
che
lei
è
veramente
giovane
e
che
può
buttar
via
dieci
anni
per
alimentare
,
in
ristretta
compagnia
,
una
distinta
corrente
di
pensiero
,
e
per
poi
trovarsi
,
senza
sforzo
,
e
nel
vigor
degli
anni
in
cima
all
'
ondata
che
travolgerà
questa
gente
.
Io
,
invece
,
penso
con
malinconia
,
che
fra
due
anni
o
l
'
Italia
sarà
libera
,
o
io
mi
troverò
,
pure
in
ristretta
e
scelta
compagnia
,
su
qualche
nuovo
May
flower
salpante
per
ignoti
lidi
.
Questione
di
età
»
.
La
questione
di
età
impedì
che
gli
antifascisti
avessero
il
coraggio
di
disertare
le
elezioni
e
si
divertissero
a
vedere
il
campo
trasformato
in
una
corrida
di
gladiatori
mussoliniani
.
La
questione
di
essere
rieletti
è
diventata
la
questione
essenziale
intorno
a
cui
si
provano
e
si
rovinano
i
caratteri
degli
italiani
.
L
'
on
.
F
.
,
uno
dei
sacrificati
della
lotta
politica
in
Romagna
,
professa
la
teoria
che
gli
oppositori
debbano
difendersi
con
tutte
le
armi
;
se
è
necessario
e
possibile
entrino
addirittura
nel
listone
!
L
'
idea
fissa
,
sino
al
gennaio
,
degli
oppositori
più
implacabili
era
di
costituire
un
blocco
positivo
,
che
presentasse
lista
di
maggioranza
raccogliendo
combattenti
,
socialisti
,
popolari
,
demoliberali
e
fascisti
dissidenti
.
L
'
ideale
:
arrivare
dall
'
on
.
Corgini
,
magari
dall
'
on
.
Giolitti
,
a
Misiano
.
Un
direttorio
formato
da
Turati
,
Bonomi
,
Graziadei
,
Facchinetti
,
Mauri
,
Cocco
-
Ortu
,
avrebbe
lanciato
un
proclama
al
paese
prendendo
impegno
di
garantire
il
funzionamento
di
un
governo
in
caso
di
vittoria
.
Per
preparare
questa
tattica
si
organizzò
la
commedia
del
4
novembre
,
nella
quale
anche
una
persona
seria
come
Treves
dovette
recitare
la
parte
del
peccatore
contrito
.
Il
successo
era
così
sicuro
che
i
promotori
si
fermarono
al
momento
buono
soltanto
perché
i
loro
atti
sarebbero
sboccati
in
una
rivoluzione
violenta
,
mentre
i
loro
candidi
cuori
amavano
la
pace
.
Essi
compresero
assai
tardi
che
se
questo
fantastico
piano
avesse
avuto
una
mediocre
probabilità
di
riuscita
Mussolini
non
avrebbe
esitato
ad
arrestarli
o
assai
più
astutamente
,
li
avrebbe
uccisi
col
ridicolo
dimostrando
,
il
6
aprile
,
che
gli
italiani
non
gli
negano
il
consenso
,
come
non
lo
negarono
nel
'13
a
Giolitti
nonostante
il
suffragio
universale
.
Mussolini
dispone
di
infiniti
artifici
tipo
patto
Gentiloni
.
E
nel
caso
del
blocco
positivo
l
'
artificio
era
semplice
:
bastava
garantire
mezza
dozzina
di
rielezioni
per
sgretolarlo
dall
'
interno
.
Da
buoni
democratici
i
congiurati
continuarono
a
discutere
e
ci
fu
chi
si
convinse
dell
'
opportunità
di
trasformare
il
blocco
positivo
in
blocco
negativo
.
Erano
per
questa
tattica
gli
onorevoli
meno
sicuri
della
rielezione
e
la
conferenza
Gonzales
a
Genova
fu
il
loro
argomento
più
probatorio
.
Senonché
l
'
astensione
discussa
e
machiavellica
,
come
altra
volta
fu
spiegato
,
si
risolveva
nella
vittoria
del
bel
tenebroso
.
E
anzi
i
più
convinti
e
leali
difensori
di
questa
tesi
come
Canepa
,
Treves
,
Rossetti
,
non
si
accorgevano
di
essere
giocati
dai
loro
stessi
compagni
che
parlavano
di
partecipazione
o
astensione
dopo
aver
fatto
un
calcolo
personale
.
Aggiungi
la
gelosia
di
mestiere
,
per
cui
gli
unitari
temono
,
astenendosi
,
di
servire
i
comunisti
;
e
i
democratici
hanno
il
sospetto
che
i
voti
siano
per
andare
,
nella
loro
assenza
,
ai
repubblicani
:
e
avrai
il
ritratto
degli
spiriti
che
governarono
l
'
opposizione
dopo
la
chiusura
della
sessione
parlamentare
.
Lo
spettacolo
delle
anime
in
pena
democratiche
e
socialiste
convinse
i
buoni
liberali
,
realisti
come
sempre
,
a
offrire
la
loro
partecipazione
al
listone
.
E
costoro
saranno
o
non
saranno
deputati
,
certo
sono
uomini
finiti
.
Ma
nessuno
degli
altri
oppositori
ha
diritto
ad
una
sorte
migliore
.
Nessuno
dei
vecchi
uomini
politici
si
salverà
dopo
il
6
aprile
.
I
più
abili
,
in
quattro
mesi
di
tormenti
avranno
salvato
soltanto
il
loro
diritto
di
fare
parte
della
Camera
fascista
.
L
'
idea
di
un
blocco
dei
sopravvissuti
era
una
idea
squisitamente
fascista
.
Rivela
uno
stile
e
una
mentalità
degni
del
comm
.
Massimo
Rocca
ex
anarchico
.
Il
fascismo
converte
ai
suoi
sistemi
i
nemici
insieme
coi
gregari
.
Anche
il
fascismo
è
un
blocco
,
il
blocco
positivo
con
Giunta
al
posto
di
Misiano
,
Massimo
Rocca
al
posto
di
Bonomi
,
Paolo
Orano
invece
di
Facchinetti
,
e
Murri
in
luogo
di
Miglioli
.
Una
delle
ragioni
per
cui
combattiamo
Mussolini
è
questa
,
perché
egli
ci
ha
dato
il
blocco
di
Rossoni
e
di
Gentile
,
di
Baroncini
e
di
Dino
Grandi
,
di
Soffici
e
di
Camazza
,
di
Murri
e
di
Farinacci
.
Il
fascismo
prevalse
appunto
confondendo
le
idee
e
le
responsabilità
,
impedendo
le
distinzioni
precise
e
la
fedeltà
degli
uomini
alla
propria
intransigenza
,
sfruttando
cattolicismo
e
idealismo
attuale
,
futurismo
e
tradizionalismo
,
sindacati
e
agrari
,
monarchia
e
tendenzialismo
repubblicano
per
sacrificarli
alle
superiori
arti
dell
'
addomesticatore
.
Il
blocco
delle
opposizioni
perpetuerebbe
questa
fiera
gladiatoria
e
infantile
,
riprodurrebbe
i
sogni
totalitari
e
le
consolazioni
dell
'
unanimità
.
In
Facchinetti
e
Rossetti
risusciterebbe
quel
fantasma
del
combattentismo
,
quello
sfruttamento
della
trincea
che
noi
speriamo
rimanga
la
prerogativa
del
fascismo
,
il
segno
della
sua
retorica
e
del
suo
mal
costume
politico
.
La
paura
e
l
'
opportunismo
hanno
fermato
a
tempo
i
candidati
al
blocco
positivo
e
al
blocco
negativo
.
E
avremo
probabilmente
battaglie
particolari
secondo
gli
interessi
più
personali
.
I
deputati
dell
'
opposizione
saranno
così
ameni
nei
loro
giochi
da
riabilitare
gli
uomini
del
listone
e
delle
liste
fiancheggiatrici
.
Per
la
nostra
ironia
obbiettiva
noi
saremo
definiti
agenti
provocatori
.
Ma
per
liquidare
Bonomi
e
gli
altri
complici
del
fascismo
siamo
pronti
ad
accettare
sorridendo
anche
le
bizze
dei
galantuomini
della
lega
democratica
.
Di
questo
antifascismo
siamo
sinceramente
disfattisti
.
Al
punto
in
cui
le
cose
si
sono
ridotte
pochi
consigli
ci
restano
per
la
tattica
elettorale
.
L
'
idea
della
diserzione
di
fronte
alle
violenze
fasciste
ci
sembra
disonorevole
.
I
partiti
che
hanno
qualche
serietà
e
qualche
tradizione
devono
scendere
in
campo
,
ognuno
al
suo
posto
,
forti
della
propria
intransigenza
,
non
per
conquistare
dei
seggi
,
ma
per
mostrarsi
degni
di
combattere
.
Niente
leghe
,
niente
complicità
.
È
l
'
ora
del
bilancio
,
dell
'
esame
di
coscienza
.
Repubblicani
da
una
parte
,
da
soli
,
senza
intese
con
accaparratori
di
voti
;
popolari
coerenti
e
distinti
col
programma
di
tornare
in
dieci
o
in
venti
alla
Camera
,
ma
che
siano
dieci
o
venti
uomini
,
e
non
falsi
profeti
della
demagogia
o
del
gesuitismo
;
i
partiti
proletari
inesorabili
,
sdegnosi
di
tardive
rinunce
o
di
ipocrite
conversioni
pseudo
-
patriottiche
e
antibolsceviche
.
Ognuno
al
suo
posto
:
Treves
internazionalista
come
nel
'19
,
profeta
di
un
ordine
nuovo
,
bestemmiatore
della
guerra
,
non
adulatore
di
medaglie
d
'
oro
festeggianti
il
4
novembre
;
Facchinetti
anti
-
socialista
,
antibolscevico
,
wilsoniano
come
alla
Scala
con
Bissolati
;
Sturzo
liberale
conservatore
,
pensoso
dei
destini
della
piccola
proprietà
agricola
.
A
Montecitorio
anche
queste
scarne
pattuglie
potranno
acquistare
il
valore
di
avanguardie
del
futuro
e
sapranno
non
patteggiare
con
l
'
addomesticatore
.
I
primi
oppositori
di
Napoleone
III
furono
cinque
.
La
lotta
contro
Mussolini
non
sarà
meno
lunga
né
meno
difficile
.
Gli
uomini
di
cinquant
'
anni
che
vogliono
realizzare
devono
scoprire
il
loro
giuoco
,
inserirsi
nella
storia
,
diventare
mussoliniani
.
L
'
antifascismo
è
una
questione
di
aristocrazia
,
di
nobiltà
,
di
stile
;
è
una
dignità
che
si
acquista
con
le
rinunce
e
coi
sacrifici
.
Solo
le
minoranze
provate
e
perseguitate
hanno
dei
buoni
diritti
.
StampaPeriodica ,
Nel
pensiero
dell
'
on
.
Mussolini
le
elezioni
dovevano
essere
la
prova
sperimentale
dei
suoi
sistemi
totalitari
.
Per
giungere
a
risultati
di
plebiscito
fu
predisposto
il
congegno
elettorale
.
Il
periodo
della
preparazione
della
lista
nazionale
attestò
in
grado
decisivo
le
attitudini
dell
'
addomesticatore
.
L
'
on
.
Mussolini
aveva
due
vie
logiche
da
scegliere
:
mantenere
in
vita
la
vecchia
Camera
che
,
in
sostanza
,
era
una
Camera
giolittiana
disposta
a
servire
(
riproducendo
la
situazione
del
'15
)
perché
già
addomesticata
,
oppure
fare
le
elezioni
di
partito
,
con
una
lista
tutta
fascista
,
dando
pieni
poteri
a
Giunta
e
a
De
Bono
.
Naturalmente
non
scelse
né
l
'
una
né
l
'
altra
e
diede
i
pieni
poteri
a
Giunta
e
a
De
Bono
per
far
riuscire
non
una
lista
fascista
ma
una
lista
di
blocco
.
Che
De
Nicola
,
Orlando
,
Salandra
debbano
la
rielezione
al
manganello
,
che
con
tutti
i
loro
discorsi
di
costituzionalità
e
di
democrazia
rimangano
complici
della
pressione
fascista
,
ecco
il
capolavoro
del
mussolinismo
.
Una
opposizione
seria
dovrebbe
capire
che
questo
è
il
punto
vulnerabile
del
regime
.
Il
mussolinismo
è
più
violento
del
fascismo
,
è
più
illegale
perché
si
nasconde
dietro
la
legalità
delle
forme
.
Se
il
fascismo
fosse
soltanto
dittatura
si
farebbe
presto
a
liquidarlo
con
le
barricate
:
ma
la
sua
forza
è
specialmente
presidiata
dall
'
esistenza
di
un
consenso
.
Ora
Mussolini
deve
la
forza
a
Farinacci
ma
il
consenso
alla
propria
ambiguità
.
Le
elezioni
di
Salerno
sono
un
fatto
grave
non
tanto
perché
il
governo
vi
abbia
esercitato
violenze
inaudite
quanto
perché
i
seguaci
dell
'
on
.
Amendola
,
che
in
provincia
hanno
la
maggioranza
,
le
subirono
.
Elettori
addestrati
alla
lotta
politica
sanno
opporre
violenza
a
violenza
,
difendere
con
la
forza
la
propria
dignità
.
Nel
1919
a
Bitonto
e
a
Molfetta
i
salveminiani
risposero
alla
pressione
ammazzando
Ungaro
Nicola
,
il
capo
dei
mazzieri
del
'13
.
Ma
se
Giovanni
Amendola
scrivesse
oggi
Il
ministro
della
mala
vita
non
ne
otterrebbe
probabilmente
neanche
un
successo
librario
.
Perché
la
violenza
di
Giolitti
era
un
fatto
eccezionale
e
piccante
,
ridotto
ad
alcuni
casi
di
vendette
personali
,
significative
di
una
qualità
politica
deteriore
ma
quasi
indispensabile
di
cui
Giolitti
non
mancava
:
la
capacità
di
odiare
.
Le
violenze
di
Giolitti
riguardano
pochi
nomi
:
Giretti
,
Salvemini
,
Galimberti
.
Elencare
le
violenze
mussoliniane
invece
ha
pochissima
importanza
perché
esse
sono
un
sistema
del
regime
:
implicano
responsabilità
totali
,
derivano
dalla
complicità
dei
cittadini
,
tant
'
è
vero
che
sono
localizzate
in
una
zona
molto
più
vasta
.
La
pratica
della
non
resistenza
al
male
è
una
malattia
non
meno
grave
del
politicantismo
,
nel
nostro
paese
.
Il
70
per
cento
al
governo
era
assicurato
una
volta
che
Mussolini
era
riuscito
a
fabbricare
il
listone
con
le
lusinghe
,
con
le
minaccie
,
con
la
corruzione
,
creando
l
'
ossessione
del
dogma
della
patria
e
raccogliendo
la
eredità
di
tutti
i
ministerialismi
.
Le
velleità
di
rinnovamento
del
Mezzogiorno
coltivate
da
alcuni
fascisti
come
Padovani
e
Lanzillo
non
valsero
a
nulla
contro
il
trasformismo
di
Mussolini
,
pronto
ad
accettare
tutti
i
gruppi
padroni
delle
situazioni
locali
.
La
funzione
di
un
fascismo
coraggioso
nel
Sud
sarebbe
stata
di
rifiutare
tutte
le
alleanze
,
di
combattere
tutte
le
posizioni
elettorali
del
giolittismo
,
di
creare
con
uno
stato
d
'
animo
di
palingenesi
ministeriale
,
un
'
atmosfera
di
ribellione
contro
le
cricche
di
Colosimo
,
di
Fera
e
di
Orlando
.
Invece
i
comm
.
Maurizio
Maraviglia
e
Michele
Bianchi
non
aspiravano
che
a
sostituirsi
a
Colosimo
nell
'
ufficio
di
compari
e
di
paraninfi
e
a
Fera
,
come
distributori
di
impieghi
;
temettero
(
gli
antiparlamentari
!
)
che
il
programma
intransigente
fosse
per
dare
al
fascismo
non
più
che
il
10
per
cento
degli
elettori
e
finirono
per
affidarsi
al
senno
e
alle
manovre
del
Duce
-
supergiolitti
.
Così
il
metodo
di
Mussolini
fu
:
mazzieri
e
patto
Gentiloni
,
lo
spettro
della
violenza
nell
'
apparente
pacificazione
,
e
la
pratica
quotidiana
dei
blocchi
e
delle
corruzioni
.
Il
risultato
più
evidente
della
vittoria
ministeriale
dunque
è
la
sconfitta
del
fascismo
.
La
marcia
su
Roma
è
stata
per
nulla
.
Le
elezioni
del
'24
sono
identiche
a
quelle
del
'21
:
allora
il
fascismo
fu
utilizzato
nel
blocco
nazionale
per
creare
una
maggioranza
Giolitti
:
lo
stesso
programma
,
a
tre
anni
di
distanza
,
riesce
senza
incertezze
a
Mussolini
,
scolaro
più
abile
del
maestro
.
Nel
'21
come
nel
'24
le
camicie
nere
fanno
da
mazzieri
,
i
combattenti
e
le
medaglie
d
'
oro
lavorano
come
muli
di
servizio
del
dogma
della
patria
,
la
Confederazione
dell
'
Industria
fa
le
spese
a
patto
che
Olivetti
,
Mazzini
,
Benni
,
ecc
.
diventino
insostituibili
presso
il
dittatore
.
La
proporzionale
sventò
il
piano
di
Giolitti
come
lo
avrebbe
turbato
a
Mussolini
:
il
sistema
Acerbo
ha
compiuto
il
quadro
,
e
l
'
avrebbe
compiuto
,
si
badi
,
in
modo
analogo
il
collegio
uninominale
che
dà
parimenti
gli
elettori
in
mano
al
governo
.
Si
insiste
su
questo
punto
perché
vogliamo
che
d
'
or
innanzi
una
delle
pregiudiziali
di
qualunque
opposizione
seria
sia
la
richiesta
della
proporzionale
.
Tenendo
presente
l
'
ultima
esperienza
la
storia
d
'
Italia
si
vede
sempre
più
rettilinea
:
una
dittatura
economica
di
ceti
plutocratici
,
non
abbastanza
forte
per
diventare
dittatura
politica
(
l
'
ultima
volta
che
lo
tentò
,
con
il
fascismo
,
non
fu
più
fortunata
delle
altre
)
,
e
tuttavia
ministeriale
sempre
perché
sempre
padrona
del
governo
sempre
perché
sempre
padrona
del
governo
attraverso
ambigue
manovre
;
in
politica
per
l
'
immaturità
generale
e
per
il
peso
inerte
del
Sud
una
dittatura
demagogica
,
burocratica
e
paterna
che
controlla
i
cittadini
persino
nei
mezzi
di
sussistenza
e
può
costringerli
pacificamente
a
essere
ministeriali
.
La
proporzionale
portando
alla
politica
le
masse
socialiste
e
popolari
segnava
il
principio
del
tramonto
delle
due
dittature
.
Il
solo
effetto
sensibile
della
marcia
su
Roma
è
stato
l
'
abolizione
della
proporzionale
.
Così
la
deviazione
del
dopo
-
guerra
è
stata
corretta
e
l
'
Italia
torna
in
minorità
politica
.
Quando
diciamo
che
Mussolini
è
il
nuovo
Giolitti
,
più
abile
e
meno
serio
,
vogliamo
indicare
questa
situazione
storica
,
in
cui
gli
effetti
della
immaturità
politica
si
complicano
per
la
immaturità
economica
.
Perciò
la
base
della
dittatura
giolittiana
come
di
quella
mussoliniana
è
nell
'
Italia
centrale
e
meridionale
,
dove
il
fascismo
era
ancora
infante
.
E
per
l
'
appunto
si
può
dire
che
le
elezioni
rappresentano
la
sconfitta
del
fascismo
e
la
vittoria
di
Mussolini
.
Il
fascismo
è
stato
sconfitto
in
Italia
settentrionale
dalle
opposizioni
(
specialmente
socialcomunista
e
popolare
)
.
In
Piemonte
,
Lombardia
,
Veneto
,
Liguria
,
Venezia
Giulia
,
le
opposizioni
prevalgono
per
70.000
voti
(
più
di
1.400.000
)
.
Per
Mussolini
sono
invece
propizi
i
venti
africani
.
Mussolini
vince
nel
sud
e
nel
centro
con
3.350.000
voti
circa
contro
meno
di
1.100.000
.
Basta
la
più
generica
geografia
per
spiegare
la
nostra
politica
.
Tuttavia
contando
i
voti
dei
partiti
di
opposizione
,
chi
ha
creduto
come
noi
a
quel
principio
di
lotta
politica
che
si
avvertì
nel
'19
ha
il
diritto
di
accorgersi
che
non
fu
un
illuso
e
può
interpretare
il
risultato
delle
elezioni
come
la
prova
che
esiste
in
Italia
una
minoranza
aristocratica
degna
di
chiamarsi
antifascista
.
Gli
operai
del
Nord
,
hanno
saputo
battersi
.
Al
posto
di
Bombacci
hanno
mandato
in
parlamento
Gramsci
.
Le
parole
che
scrivemmo
nel
numero
del
12
febbraio
scorso
non
sono
state
smentite
.
«
L
'
idea
della
diserzione
di
fronte
alle
violenze
fasciste
ci
sembra
disonorevole
.
I
partiti
che
hanno
qualche
serietà
e
qualche
tradizione
devono
scendere
in
campo
,
ognuno
al
suo
posto
,
forti
della
propria
intransigenza
,
non
per
conquistare
dei
seggi
,
ma
per
mostrarsi
degni
di
combattere
.
Niente
leghe
,
niente
complicità
.
E
l
'
era
del
bilancio
,
dell
'
esame
di
coscienza
...
A
Montecitorio
anche
queste
scarse
pattuglie
potranno
acquistare
il
valore
di
avanguardie
del
futuro
se
sapranno
non
patteggiare
con
l
'
addomesticatore
.
I
primi
oppositori
di
Napoleone
III
furono
cinque
.
La
lotta
contro
Mussolini
non
sarà
meno
lunga
né
meno
difficile
.
Gli
uomini
di
cinquant
'
anni
che
vogliono
realizzare
devono
scoprire
il
loro
giuoco
,
inserirsi
nella
storia
,
diventare
mussoliniani
.
L
'
antifascista
è
una
questione
di
aristocrazia
,
di
nobilità
,
di
stile
,
è
una
dignità
che
si
acquista
con
le
rinuncie
e
coi
sacrifici
.
Solo
le
minoranze
provate
e
perseguitate
hanno
dei
buoni
diritti
»
.
E
chiaro
che
i
partiti
proletari
e
il
partito
popolare
impostarono
su
questa
pregiudiziale
la
lotta
:
ossia
seppero
combattere
senza
illudersi
di
realizzare
,
per
sola
fedeltà
alle
promesse
.
Che
esista
ancora
un
'
Italia
continentale
ed
europea
,
che
Mussolini
non
sia
riuscito
a
renderci
tutti
saraceni
è
un
risultato
positivo
.
Purché
i
partiti
resistano
:
non
saremo
noi
a
contestare
al
fascismo
la
sua
maggioranza
.
Noi
ci
accontentiamo
modestamente
di
un
futuro
che
forse
non
vedremo
.
Le
elezioni
ci
danno
un
fascismo
addomesticato
che
non
era
nei
nostri
voti
.
Mussolini
democratico
e
indulgente
sarà
un
disastro
per
la
nostra
educazione
politica
:
ma
,
tanto
è
l
'
Italia
non
è
paese
di
tiranni
se
non
nello
stile
più
paesano
e
giocondo
.
Un
vantaggio
dalla
faccia
bonaria
di
Mussolini
lo
avremo
per
l
'
adesione
a
lui
di
tutti
i
falsi
oppositori
,
di
tutti
gli
antifascisti
conservatori
,
disposti
a
servire
durando
l
'
ordine
e
la
costituzione
.
L
'
opposizione
che
chiedeva
al
fascismo
di
essere
legale
e
costituzionale
ci
ha
sempre
fatto
ridere
.
Tanto
meglio
se
invece
di
averla
tra
i
falsi
amici
la
potremo
classificare
tra
gli
avversari
.
Noi
non
fummo
mai
così
stolti
da
contare
la
monarchia
tra
le
forze
dell
'
antifascismo
.
Ora
che
il
mussolinismo
non
si
potrà
più
distinguere
dalla
monarchia
una
delle
chiarificazioni
indispensabili
è
avvenuta
.
Se
ci
avviamo
verso
l
'
idillio
e
verso
la
pacificazione
,
se
stiamo
per
assistere
al
ripetersi
della
tranquillità
del
decennio
giolittiano
(
con
dannunzianismo
e
psicosi
bellica
in
peggio
)
noi
vogliamo
notare
già
mentre
l
'
era
nuova
si
apre
che
non
crediamo
a
questa
pace
,
che
ci
viene
come
soppressione
della
lotta
politica
.
Il
compito
delle
opposizioni
nel
prossimo
decennio
mentre
il
movimento
operaio
si
verrà
maturando
deve
essere
quello
di
esasperare
la
lotta
,
di
non
venir
meno
alla
intransigenza
,
di
provocare
il
regime
senza
concedergli
tregua
.
Bisogna
avere
il
coraggio
di
non
collaborare
neanche
alla
Camera
con
la
critica
,
magari
a
costo
di
iniziare
un
nuovo
implacabile
ostruzionismo
.
L
'
opposizione
non
ha
il
dovere
di
pensare
in
Parlamento
all
'
ordine
e
alla
ricostruzione
.
Per
la
ricostruzione
la
via
rettilinea
è
un
'
altra
:
la
conquista
dei
comuni
con
lo
scopo
di
creare
,
sia
pure
a
lunga
scadenza
,
il
dissidio
tra
i
poteri
locali
e
il
centro
.
Ecco
un
programma
di
lavoro
per
tutta
una
generazione
.
StampaPeriodica ,
L
'
on
.
Mussolini
ha
affermato
la
sua
gioia
di
«
poter
finalmente
agire
appoggiandosi
su
di
una
Camera
che
rappresenta
esattamente
la
volontà
del
paese
»
.
«
Le
ultime
elezioni
hanno
restituito
all
'
Italia
un
vero
Parlamento
»
.
Il
gioco
è
chiaro
:
non
era
difficile
prevedere
che
il
diavolo
si
sarebbe
fatto
frate
e
Mussolini
è
sempre
scrupoloso
nel
dar
ragione
alle
profezie
dei
suoi
critici
.
Nella
sua
politica
la
normalizzazione
è
un
elemento
psicologico
e
ideale
necessario
come
la
violenza
.
La
conciliazione
degli
opposti
non
è
una
ipocrisia
del
Duce
:
è
il
suo
stile
.
Normalizzazione
in
un
primo
senso
vale
per
eufemismo
per
indicare
che
conserva
il
potere
e
d
'
altra
parte
è
l
'
ideale
di
pace
che
non
si
può
non
riproclamare
mentre
continuano
le
irrequietezze
della
rivoluzione
dei
reduci
.
La
tattica
di
un
addomesticatore
nel
dopo
guerra
doveva
essere
duplice
:
la
violenza
contro
le
minoranze
battagliere
e
contro
i
movimenti
libertari
sorti
dal
basso
,
le
lusinghe
verso
le
classi
medie
e
verso
le
masse
quietiste
.
Il
gioco
non
riuscì
a
Giolitti
che
non
aveva
inteso
la
necessità
di
questo
equilibrio
;
e
fu
necessario
trovare
un
nuovo
Giolitti
,
adatto
ai
tempi
di
avventura
,
in
Mussolini
.
Egli
è
l
'
addomesticatore
del
fascismo
solo
perché
lo
serve
e
lo
serve
appunto
mentre
addormenta
gli
avversari
con
gli
ideali
del
ministerialismo
e
della
pace
.
I
costumi
dell
'
Italia
sono
ridotti
a
questo
:
che
tutti
si
trovano
pronti
a
disarmare
anche
se
il
fascismo
non
disarmerà
e
accettano
il
mito
della
normalizzazione
instaurata
dai
vincitori
anche
se
non
ignorano
che
sarà
una
pura
e
semplice
resa
a
discrezione
.
Un
fautore
del
nuovo
regime
così
interpreta
lo
stato
d
'
animo
generale
:
«
L
'
attuale
fase
delle
discussioni
politiche
dimostra
soltanto
questo
:
che
nel
momento
attuale
una
grande
attrattiva
per
le
fantasie
e
per
i
bisogni
degli
italiani
è
costituita
dalla
visione
di
un
periodo
di
pace
sociale
.
Tutto
il
resto
,
accanto
a
questo
,
ha
poca
importanza
.
Insomma
il
paese
è
stanco
di
stare
in
ansia
sociale
.
Oggi
sono
fuori
della
realtà
politica
soltanto
coloro
che
parlano
di
una
continuazione
della
lotta
,
e
vogliono
eccitare
ancora
gli
odi
assopiti
e
le
passioni
stanche
»
.
Ossia
noi
assistiamo
protagonisti
gli
intellettuali
e
l
'
opinione
pubblica
media
al
formarsi
di
una
vera
e
propria
voluttà
del
servire
.
E
la
rinuncia
alle
più
elementari
dignità
è
fatto
in
ossequio
alla
maniera
forte
insieme
e
lusingatrice
del
Duce
,
dal
quale
riesce
grato
ricevere
attestati
di
inabilitazione
e
interdetti
.
Dalle
molte
diagnosi
che
ne
offrimmo
dovrebbe
risultare
chiaro
che
questa
stanchezza
di
Medioevo
,
questa
rassegnazione
di
schiavi
viziosi
è
uno
stato
d
'
animo
per
eccellenza
mussoliniano
.
Mussoliniano
anche
se
si
ritrova
in
certi
oppositori
disorientati
dalla
lotta
.
Così
è
una
tattica
di
addomesticati
invocare
con
la
Giustizia
(
sabato
26
aprile
)
che
il
fascismo
:
«
osi
legalizzare
l
'
arbitrio
,
far
delle
leggi
,
una
legge
dispotica
finché
vuole
ma
che
sia
una
:
e
ciò
per
due
ottimi
motivi
:
primo
,
che
i
cittadini
sappiano
con
certezza
che
cosa
è
lecito
e
che
cosa
è
proibito
;
secondo
,
che
esso
,
il
regime
fascista
,
si
assuma
chiara
ed
intera
la
responsabilità
politica
dei
suoi
atti
,
o
di
quegli
atti
che
fino
a
qui
furono
abbandonati
alla
iniziativa
dei
ras
locali
o
degli
squadristi
isolati
»
.
Ci
sembra
buffo
chiedere
i
limiti
di
ciò
che
si
vuol
rovesciare
:
certi
limiti
evidentemente
si
avvertono
solo
nell
'
atto
in
cui
si
tenta
di
distruggerli
!
Né
si
può
seguire
Giovanni
Zibordi
quando
scrive
sulla
«
Critica
Sociale
»
del
15-30
aprile
:
«
Tutto
quanto
concorra
a
creare
una
atmosfera
e
un
programma
di
civiltà
legale
contro
la
violenza
illegale
oggi
prevalente
,
giova
indirettamente
a
una
ricostruzione
spirituale
e
materiale
di
questa
travagliata
vita
italiana
.
Se
qui
è
una
riserva
di
astuzia
polemica
ma
non
sembrerebbe
l
'
astuzia
viene
in
ritardo
.
Dopo
18
mesi
chiedere
al
fascismo
di
esser
coerente
nelle
parole
e
nei
fatti
,
nelle
leggi
e
nello
spirito
è
perfettamente
ingenuo
se
si
è
constatato
che
il
fascismo
non
acconsentirà
mai
ad
instaurare
una
tirannide
onesta
e
dichiarata
ma
alle
leggi
democratiche
e
demagogiche
continuerà
ad
unire
una
pratica
contradditoria
e
arbitraria
secondo
le
esigenze
quotidiane
.
Né
l
'
economia
né
la
politica
si
avvantaggiano
dalle
lunghe
stasi
e
dalle
quiete
rinuncie
:
e
l
'
opposizione
può
servire
il
paese
soltanto
rifiutandosi
di
far
la
pace
col
vincitore
,
e
di
riconoscere
il
regime
mussoliniano
.
L
'
opposizione
è
una
scuola
di
dignità
e
la
sua
intransigenza
mentre
non
la
compromette
a
far
causa
comune
con
la
presente
decadenza
,
mentre
la
salva
per
il
futuro
,
offre
disinteressatamente
dei
modelli
e
migliora
generosamente
lo
stesso
fascismo
,
reo
che
non
si
può
assolvere
.
La
normalizzazione
è
dunque
un
problema
tutto
interno
del
fascismo
stesso
,
un
'
altra
fantasia
mussoliniana
:
noi
siamo
pronti
ad
assistere
anche
a
questo
spettacolo
,
ma
resta
inteso
che
non
siamo
disposti
ad
accettare
norme
dal
campo
nemico
.
Un
aspetto
della
normalizzazione
sarà
l
'
impegno
messo
da
Mussolini
nel
far
funzionare
il
parlamento
.
Si
domanda
se
gli
riuscirà
.
Resta
tra
gli
oppositori
l
'
illusione
che
la
fine
del
fascismo
debba
venire
dall
'
interno
,
che
il
blocco
si
debba
sfaldare
di
fronte
alle
difficoltà
concrete
.
Per
noi
è
chiaro
che
Mussolini
farà
trionfalmente
il
suo
esperimento
parlamentare
.
La
maggioranza
è
un
blocco
altrettanto
compatto
quanto
variopinto
di
tendenze
e
anemico
di
idee
.
Mussolini
può
condurre
dove
vuole
,
manovrare
come
gli
piace
uomini
dello
stampo
di
Salandra
,
Orlando
,
Dino
Grandi
,
Bottai
,
Massimo
Rocca
,
Giunta
.
Non
è
a
credere
che
gli
possano
venire
preoccupazioni
serie
neanche
da
Farinacci
.
La
violenza
dei
ras
gli
è
cara
e
necessaria
:
egli
sa
dosarla
;
e
Orlando
gli
potrà
servire
in
qualunque
momento
per
convalidare
la
riforma
di
Michelino
con
l
'
autorità
del
costituzionalista
.
Bisogna
convincersi
che
i
356
deputati
della
maggioranza
e
gli
altri
signori
delle
liste
bis
,
se
si
eccettuano
i
rappresentanti
della
oligarchia
industriale
(
assai
apertamente
padroni
)
sono
tutti
dei
fantocci
buffissimi
e
spudorati
,
biscie
incantate
dal
ciarlatano
.
Vanno
a
Montecitorio
per
ubbidire
.
Faranno
le
parti
che
il
Duce
assegnò
.
Per
questo
lato
la
normalizzazione
è
un
fatto
.
Mussolini
può
dilettarsi
allo
spettacolo
dei
frak
e
delle
livree
della
nuova
Corte
.
Esame
dei
ribelli
Fuori
della
maggioranza
garbatamente
ridotta
alle
livree
,
il
problema
della
vita
futura
dell
'
Italia
sta
nella
valutazione
delle
resistenze
nell
'
animo
dei
ribelli
.
Non
ci
dobbiamo
nascondere
la
crisi
di
quelle
che
sono
oggi
le
sole
opposizioni
serie
:
i
popolari
e
i
partiti
proletari
(
l
'
opposizione
costituzionale
essendo
ridotta
ad
un
uomo
che
potrà
solo
avere
compito
demiurgico
)
.
Il
partito
popolare
sembra
conservare
i
quadri
saldi
,
ma
i
capi
nel
loro
istinto
conservatore
e
per
i
contatti
col
Vaticano
e
con
gli
ambienti
più
retrivi
non
sono
fatti
per
una
lotta
disperata
.
I
popolari
potrebbero
nutrire
ambizioni
di
successori
se
avessero
il
coraggio
di
rinunciare
a
giocare
d
'
abilità
col
duce
e
non
si
riducessero
ad
una
serie
di
posizioni
parlamentari
.
Dovrebbero
convincersi
che
solo
i
mussoliniani
possono
accettare
oggi
il
terreno
parlamentare
.
Per
i
parlamentaristi
seri
la
Camera
di
Mussolini
non
è
una
Camera
,
già
per
il
fatto
di
non
essere
stata
eletta
con
la
proporzionale
.
Occorre
non
riconoscerla
,
svalutarla
.
Longinotti
,
Bresciani
,
Bertini
,
non
chiedono
che
di
valorizzare
l
'
ordine
costituito
e
di
venire
a
patti
.
La
tattica
dell
'
opposizione
dipende
dunque
dai
partiti
proletari
,
dai
repubblicani
ai
comunisti
:
deve
effettuarsi
con
l
'
ostruzionismo
in
parlamento
e
la
scuola
di
intransigenza
nel
paese
.
La
nostra
proposta
di
ostruzionismo
è
precisa
.
Significa
non
riconoscere
la
validità
della
Camera
presente
.
Impugnarne
le
origini
,
non
collaborare
al
funzionamento
neanche
con
la
critica
.
L
'
uomo
più
intelligente
del
socialismo
italiano
(
che
veramente
non
è
un
uomo
né
un
italiano
)
traduceva
i
nostri
propositi
nella
tattica
seguente
:
in
sede
di
convalidazione
ogni
partito
deleghi
un
oratore
per
ciascuna
circoscrizione
a
documentare
l
'
illegalità
della
votazione
fascista
.
La
polemica
dell
'
illegalità
non
è
nelle
nostre
preferenze
:
tuttavia
ecco
un
primo
mese
di
battaglia
parlamentare
bene
speso
.
Questa
posizione
pregiudiziale
di
incompatibilità
deve
essere
proseguita
in
tutti
i
campi
di
discussione
,
senza
concedere
tregua
al
ministerialismo
.
Si
dovrà
ricorrere
all
'
ostruzionismo
dei
regolamenti
per
costringere
la
maggioranza
a
smascherarsi
mutandoli
.
Se
si
otterrà
che
Mussolini
non
possa
fare
il
parlamentarista
pacificamente
,
se
lo
si
obbligherà
a
tornare
sulle
sue
vecchie
posizioni
di
provocatore
si
sarà
raggiunta
la
più
bella
vittoria
tattica
.
La
crisi
del
socialismo
Tutto
il
resto
dipende
dallo
sviluppo
della
crisi
socialista
.
Oggi
la
disorganizzazione
dei
tre
partiti
è
connessa
col
disorientamento
del
proletariato
.
Le
polemiche
tra
la
Giustizia
,
l
'
Avanti
!
e
l
'
Unità
rivelano
la
ferocia
settaria
e
dissolvente
che
ha
sempre
animato
i
capi
degli
estremismi
.
E
perciò
sono
un
segno
di
vitalità
,
di
esigenze
più
profonde
per
il
futuro
.
Il
sogno
di
un
partito
proletario
unico
,
organizzato
a
battaglia
disciplinatamente
appare
certo
lusinghiero
e
piacevole
alle
persone
che
amano
gli
schemi
ordinati
.
Sembra
a
tutti
incontestabile
che
mentre
il
proletario
è
travagliato
dalla
reazione
il
battersi
compatto
possa
consentirgli
di
salvare
almeno
le
posizioni
più
indispensabili
.
Chi
non
è
così
rigido
nell
'
illusione
del
blocco
unico
pensa
che
almeno
i
massimalisti
siano
una
creazione
artificiosa
,
degna
di
finire
al
più
presto
,
decidendosi
fra
le
due
anime
del
socialismo
:
la
gradualista
e
la
rivoluzionaria
.
Invece
sarebbe
ora
di
accorgersi
che
questo
linguaggio
è
invecchiato
.
La
parola
d
'
ordine
dell
'
unità
non
ha
servito
a
evitare
in
nessun
paese
la
costituzione
di
tre
partiti
proletari
.
Sono
le
vie
e
le
ipotesi
che
si
presentano
alla
scelta
degli
oppressi
in
cerca
di
liberazione
.
Tra
la
democrazia
di
Turati
e
il
bolscevismo
ortodosso
di
Bordiga
,
la
critica
dell
'
Avanti
!
inspirata
a
un
marxismo
sospettoso
della
terza
internazionale
e
prudentemente
rivoluzionario
,
ma
francamente
classista
è
logica
e
utile
.
Noi
non
intendiamo
affatto
deporre
le
diffidenze
verso
quella
che
è
stata
la
mentalità
massimalista
e
comprendiamo
che
i
rancori
dei
delusi
possano
arrivare
persino
alle
accuse
di
tradimento
,
ma
ci
sembra
necessario
riflettere
che
oggi
il
partito
massimalista
è
frutto
di
un
libero
sforzo
proletario
,
cresciuto
per
il
sacrificio
degli
umili
e
non
in
regime
di
sovvenzione
o
per
i
contributi
di
classi
o
nazioni
estranee
alla
vita
delle
plebi
italiane
.
La
crisi
vera
non
è
insomma
del
massimalismo
più
che
degli
unitari
e
dei
comunisti
:
la
crisi
è
di
tutto
il
socialismo
che
non
è
riuscito
negli
ultimi
venti
anni
a
rinnovare
la
sua
classe
dirigente
,
e
non
ha
avuto
dopo
la
generazione
di
Turati
una
scelta
di
capi
giovani
e
preparati
ai
nuovi
tempi
.
Ma
nella
resistenza
al
fascismo
i
tre
partiti
proletari
hanno
dato
una
prova
di
vitalità
e
di
forza
,
non
di
decadenza
.
La
concorrenza
li
migliora
,
le
polemiche
,
anche
quelle
più
disgustosamente
personali
,
li
chiarificano
.
Certo
si
tratta
di
una
crisi
di
crescenza
.
E
non
bisogna
guardarla
con
disdegno
,
perché
vi
si
stanno
preparando
i
migliori
,
quelli
che
avranno
diritto
di
condurre
il
proletariato
alla
riscossa
.
StampaPeriodica ,
Ritratto
dell
'
intelligenza
servile
.
Il
fascismo
ha
vinte
le
democrazie
senza
combatterle
.
Non
si
può
dare
più
grave
insulto
per
le
democrazie
italiane
di
una
certa
terminologia
prevalsa
in
questi
anni
la
quale
enumera
e
classifica
democratici
filofascisti
,
fascisti
democratici
.
Che
non
si
avverta
nell
'
aria
una
repugnanza
per
tali
accoppiamenti
sembra
significare
la
leggitimità
di
una
inesorabile
bocciatura
:
la
democrazia
italiana
non
ha
avuto
uomini
che
studiassero
sul
serio
.
La
democrazia
italiana
,
come
ha
sopportato
Giolitti
,
sopporterebbe
Mussolini
e
persino
un
governo
dello
Stato
Maggiore
.
Combatte
il
fascismo
per
difendere
la
sua
vecchia
politica
dei
blocchi
;
per
difendersi
la
possibilità
di
un
accordo
col
governo
mussoliniano
.
Intorno
a
questa
nostra
tesi
vi
fu
grave
scandalo
:
ma
il
fatto
stesso
che
le
pregiudiziali
dei
democratici
si
limitino
alla
libertà
e
alla
milizia
nazionale
prova
che
si
è
disposti
in
certi
limiti
di
spazio
e
di
tempo
a
transigere
.
Sembra
democratico
addomesticare
il
fascismo
.
La
prima
tattica
fu
di
contrapporre
i
revisionisti
ai
ras
,
i
mussoliniani
ai
fascisti
.
Ora
si
scopre
che
il
fascismo
dovrebbe
essere
prigioniero
della
sua
maggioranza
,
della
sua
legalità
.
L
'
ingegnere
Rignano
ha
scritto
un
libro
per
indicare
il
nuovo
programma
che
è
tutto
nel
motto
:
Democrazia
e
fascismo
.
Ecco
un
libro
che
sarà
popolare
.
L
'
autore
rivolge
ai
fascisti
una
sua
garbata
lezioncina
:
chissà
che
invece
dei
figli
svagati
non
ascoltino
i
padri
illusi
.
Il
buon
senso
dell
'
ingegner
Rignano
è
così
lucido
,
la
sua
obbiettività
così
distinta
e
contenta
di
sé
,
la
sua
cultura
internazionale
così
pacata
e
convincente
,
che
questa
pedagogia
democratica
riuscirà
gradita
agli
italiani
addomesticati
.
In
fondo
al
cuore
gli
italiani
sono
tutti
,
come
lui
,
fascisti
e
democratici
.
Il
fascismo
c
'
è
:
valorizziamolo
,
temperiamone
l
'
irrequietezza
mandando
deputati
fascisti
in
parlamento
.
Così
le
rivoluzioni
si
legalizzano
;
i
fascisti
diventano
democratici
.
Gli
italiani
hanno
già
accettato
queste
conclusioni
come
una
risorsa
per
la
loro
cortigianeria
innata
:
Rignano
vi
è
giunto
invece
seguendo
la
strada
maestra
del
suo
ottimismo
puritano
.
Però
nasce
il
dubbio
che
egli
applichi
procedimenti
di
indagine
e
di
giudizio
inglesi
a
un
fenomeno
che
in
Inghilterra
sarebbe
letteralmente
impossibile
.
Rignano
cita
Stuart
Mill
;
è
dichiaratamente
positivista
e
sperimentalista
;
è
un
protestante
senza
religione
,
un
filosofo
della
biologia
.
Crederebbe
di
non
essere
abbastanza
positivo
se
non
rendesse
anche
lui
il
suo
omaggio
di
uomo
ragionevole
ai
meriti
di
Mussolini
.
La
sua
obbiettività
gli
insegna
così
:
tanto
di
ragione
da
una
parte
,
tanto
dall
'
altra
.
Egli
non
immagina
che
quando
da
una
parte
non
c
'
è
niente
di
ragione
il
giudizio
di
Salomone
è
assolutamente
tendenzioso
.
Egli
è
fuori
della
mischia
,
sereno
,
disinteressato
,
apolitico
e
non
si
avvede
che
gli
apolitici
hanno
sempre
torto
:
la
loro
apoliticità
è
partigiana
:
essi
sono
difensori
dell
'
ordine
costituito
,
sono
una
forza
inerte
che
pesa
a
vantaggio
del
regime
,
degli
interessi
conservatori
:
i
governi
reazionari
hanno
sempre
apprezzato
la
squisita
utilità
che
viene
loro
offerta
dalla
classe
degli
apolitici
.
Oggi
la
maggioranza
degli
italiani
è
così
:
uomini
che
per
scrupolo
di
obbiettività
non
vogliono
trovarsi
contro
corrente
,
che
sono
pronti
alla
pace
col
regime
per
non
turbare
la
concordia
e
l
'
ordine
nazionale
.
Chiedono
a
Mussolini
la
libertà
di
poter
lavorare
con
lui
come
lavorarono
con
Giolitti
.
Ringraziano
Mussolini
di
averli
liberati
dal
bolscevismo
,
di
aver
dato
loro
un
ordine
,
una
gerarchia
.
È
un
'
opposizione
che
chiede
la
libertà
di
servire
.
Mussolini
lusinga
questi
disinteressati
,
apprezza
questi
apolitici
.
I
sudditi
siano
sudditi
,
gli
scienziati
scienziati
,
e
la
politica
spetti
a
chi
regge
.
StampaPeriodica ,
Col
discorso
della
Corona
l
'
opposizione
è
definitivamente
sconfitta
nella
sua
tattica
di
lavorare
su
un
immaginario
contrasto
tra
Mussolini
e
la
Monarchia
.
La
camicia
nera
ha
ceduto
al
frak
.
A
rappresentare
la
rivoluzione
fascista
in
camicia
nera
è
rimasto
solo
l
'
on
.
Cesare
Forni
,
ma
non
è
detto
che
non
debba
finire
anche
lui
per
acconciarsi
a
meno
avveniristiche
mode
.
Nell
'
atto
in
cui
le
«
medaglie
d
'
oro
»
Ponzio
di
San
Sebastiano
e
Rossi
Passavanti
si
accostavano
per
il
baciamano
alla
berlina
della
Sovrana
,
la
rivoluzione
degli
spostati
trovava
il
suo
ultimo
e
passatistico
«
sbocco
»
nelle
consuetudini
della
Corte
e
le
inquietudini
del
reduce
si
risolvevano
per
sempre
nella
stanca
e
beata
compitezza
del
valletto
.
L
'
importanza
del
discorso
della
Corona
è
data
dal
suo
tono
.
Lo
stile
risente
,
è
vero
,
qua
e
là
,
di
enfasi
dannunziana
e
di
cattivo
gusto
futurista
;
ma
nell
'
esposizione
dei
propositi
è
crudelmente
giolittiano
.
Gioverebbe
far
il
confronto
con
i
tre
discorsi
che
fece
preparare
Giolitti
,
nel
1904
,
nel
1908
,
nel
1913
.
Un
fiducioso
sguardo
all
'
avvenire
,
i
problemi
operai
e
della
pace
in
prima
linea
.
Pochissimo
accentuato
il
riconoscimento
della
rivoluzione
fascista
,
ma
in
compenso
portata
la
questione
fino
alla
radice
nel
riconoscimento
e
nell
'
esaltazione
dei
reduci
come
politici
.
Tutto
questo
considerato
come
normale
,
pacatamente
,
mediocremente
.
Il
regime
è
stabile
:
nel
cuore
del
Re
,
Mussolini
ha
preso
il
posto
di
Giolitti
.
Un
discorso
fascista
sarebbe
stato
meno
pericoloso
e
definitivo
:
invece
Mussolini
diventò
invincibile
facendosi
complice
ed
erede
dei
metodi
della
monarchia
socialista
.
La
Corona
accetta
il
nuovo
Governo
accontentandosi
della
più
modesta
garanzia
ossia
conservando
la
sua
sabauda
moderazione
,
diventata
ormai
,
col
trascorrere
degli
anni
,
mediocrità
.
Mussolini
alla
sua
volta
espone
i
suoi
programmi
attraverso
la
Costituzione
.
C
'
è
una
prova
indiscutibile
di
questo
perfetto
accordo
ed
è
data
dal
confronto
tra
il
discorso
della
Corona
e
le
ultime
manifestazioni
del
pensiero
del
Presidente
.
L
'
intervista
al
Times
,
le
dichiarazioni
agli
operai
,
le
spiegazioni
sulla
Milizia
hanno
trovato
nelle
parole
del
Sovrano
un
interprete
autorevole
,
una
firma
di
garanzia
.
Per
questo
risultato
Mussolini
ha
dovuto
sacrificare
le
sue
invettive
contro
la
libertà
,
e
accontentarsi
di
deprecare
la
licenza
,
ma
nel
cambio
c
'
è
ancora
il
gioco
d
'
astuzia
dell
'
addomestícatore
.
Il
fatto
è
che
il
sovversivismo
dei
reduci
passando
accanto
alla
Corte
è
diventato
conservatore
.
In
questo
esperimento
di
normalizzazione
Mussolini
è
riuscito
a
impegnare
il
Sovrano
.
Il
mussolinismo
ha
sconfitto
decisivamente
il
costituzionalismo
.
Chi
vorrà
rimanere
antifascista
dopo
il
24
maggio
dovrà
cominciare
con
la
pregiudiziale
istituzionale
.
La
moderazione
sabauda
dell
'
ultimo
re
ha
voluto
insistere
sui
problemi
del
lavoro
,
quasi
confermando
la
coerenza
di
un
programma
che
fu
cominciato
con
Giolitti
venti
anni
fa
.
Ma
vogliamo
far
notare
il
tono
con
cui
si
è
espressa
questa
insistenza
.
È
facile
avvertire
il
candore
del
piccolo
borghese
che
considera
le
classi
operaie
con
sentimento
di
paterna
filantropia
.
Con
ingenua
soddisfazione
si
parla
dell
'
ufficio
accanto
all
'
officina
e
,
vicino
alle
classi
lavoratrici
,
non
si
dimenticano
i
tecnici
.
Le
simpatie
del
regime
insomma
si
volgono
appunto
verso
un
sistema
di
produzione
ordinatamente
paterna
.
Così
l
'
accenno
alla
piccola
e
alla
media
proprietà
agricola
è
significativo
come
una
vera
e
propria
confessione
;
non
tanto
per
le
ragioni
economiche
a
cui
si
può
riconnettere
,
quanto
per
l
'
idillico
richiamo
alla
psicologia
del
possesso
famigliare
che
ne
è
derivato
.
Certo
,
in
queste
premesse
e
in
queste
lusinghe
si
deve
constatare
la
più
completa
inesperienza
delle
masse
operaie
e
delle
moderne
lotte
democratiche
.
Se
il
discorso
del
Re
segna
il
consolidarsi
della
parentesi
conservatrice
,
inaugurata
nel
dopoguerra
dalla
disoccupazione
e
dalla
stanchezza
degli
ex
combattenti
,
resta
tuttavia
innegabile
che
a
questo
equilibrio
le
avanguardie
dei
ceti
operai
oppongono
una
resistenza
non
domata
.
E
il
mussolinismo
che
si
adatta
a
questo
equilibrio
,
riprendendo
una
situazione
tipicamente
giolittiana
,
e
il
re
ne
è
rimasto
così
soddisfatto
da
diventare
accondiscendente
persino
verso
la
milizia
nazionale
.
Comunque
Mussolini
sia
,
per
orientare
il
suo
trasformismo
,
nel
futuro
gli
riuscirà
assai
difficile
nascondere
la
schietta
anima
del
piccolo
borghese
e
antisocialista
che
sta
sotto
le
solenni
professioni
di
affetto
per
il
proletariato
.
Il
discorso
della
Corona
è
stato
abilissimo
,
ma
ha
scoperto
il
gioco
.
Il
presidente
troverà
consolidato
il
suo
potere
.
Si
rivolgeranno
a
lui
,
accanto
alle
camice
nere
,
anche
gli
ex
combattenti
rimasti
in
attesa
,
giovani
conservatori
desiderosi
di
ordine
e
di
lavoro
,
con
in
fondo
all
'
anima
un
sottile
istinto
reazionario
e
anti
-
socialista
,
che
è
quasi
il
segreto
della
loro
borghese
dignità
.
Ma
l
'
esperimento
giolittiano
ha
messo
in
guardia
per
sempre
il
proletariato
e
le
élites
delle
libere
democrazie
di
domani
.
Questi
sanno
che
oggi
il
governo
di
Mussolini
è
stabile
e
che
è
una
pia
illusione
l
'
idea
di
guidarlo
attraverso
i
meschini
dissidi
interni
del
fascismo
.
Tuttavia
restano
in
riserva
,
non
si
piegano
.
Non
collaboreranno
,
perché
lavorano
per
una
situazione
nuova
,
futura
,
di
dignità
politica
e
di
serietà
economica
.
Questo
è
il
solo
antifascismo
concreto
e
realistico
l
'
antitesi
della
generazione
dei
«
reduci
»
.
StampaPeriodica ,
La
diagnosi
del
fascismo
dell
'
amico
Mazzali
svolge
elementi
in
gran
parte
analoghi
a
quelli
fissati
in
tre
anni
di
battaglie
da
Rivoluzione
Liberale
.
Il
problema
per
i
Gruppi
di
Rivoluzione
Liberale
è
quindi
di
discutere
la
connessione
posta
dal
Mazzali
tra
profezia
marxistica
e
liquidazione
del
fascismo
.
Altrove
abbiamo
detto
che
questa
è
l
'
ora
di
Marx
.
Ma
s
'
intende
che
noi
pensiamo
ad
un
Marx
vitale
in
una
situazione
caratteristicamente
italiana
.
In
questo
senso
la
tattica
che
propone
Rivouzione
Liberale
contro
il
fascismo
è
la
seguente
:
Nessuna
illusione
di
liquidare
il
fascismo
coi
giochetti
parlamentari
,
con
le
combinazioni
della
maggioranza
,
con
lo
Stato
Maggiore
,
con
la
rivolta
dei
vari
Delcroix
e
simili
aborti
morali
.
Il
problema
italiano
è
di
liquidare
lo
spirito
e
le
forme
del
trasformismo
,
dell
'
accomodantismo
,
della
corruzione
oligarchica
che
fu
rappresentato
dai
vecchi
ceti
sedicenti
democratici
e
che
il
fascismo
portò
alle
estreme
misure
di
impudicizia
e
di
trafficantismo
.
Crediamo
al
movimento
operaio
come
alla
sola
forza
che
per
le
riserve
di
spirito
combattivo
di
cui
dispone
,
per
la
sua
volontà
di
redenzione
potrà
opporre
alle
vecchie
cricche
,
pronte
sempre
a
patteggiare
,
la
sua
inesorabile
intransigenza
.
Le
esperienze
passate
ci
insegnano
che
il
movimento
operaio
alla
resa
dei
conti
avrà
bisogno
di
una
classe
dirigente
sicura
e
moderna
,
dotata
di
spirito
di
sacrificio
e
di
maturità
storica
.
Comunque
si
liquidi
la
questione
del
ministero
Mussolini
(
noi
non
abbiamo
alcuna
sollecitudine
per
le
azioni
di
Salandra
,
di
Giolitti
,
di
Caviglia
o
di
Di
Giorgio
!
)
la
situazione
da
cui
è
nato
il
fascismo
si
liquiderà
soltanto
con
la
ripresa
del
movimento
operaio
.
Questa
è
connessa
con
il
miglioramento
della
nostra
classe
capitalistica
,
con
le
attitudini
della
nostra
economia
a
vivere
nel
commercio
mondiale
non
semplicemente
da
parassita
.
La
recente
campagna
di
Einaudi
ha
questo
senso
profondo
.
Per
secondare
la
ripresa
operaia
contro
il
fascismo
perciò
non
bisogna
invocare
profezie
o
proporre
schemi
di
nuove
società
(
se
in
Italia
dovessimo
aspettare
le
tre
condizioni
di
Sorel
,
la
questione
sarebbe
piuttosto
allungata
!
)
ma
aiutare
i
partiti
seri
e
moderni
a
liberarsi
dai
costumi
giolittiani
,
a
migliorare
i
loro
quadri
nella
lotta
senza
quartiere
e
senza
lusinghe
,
a
preparare
le
condizioni
in
cui
le
moderne
democrazie
non
saranno
più
schiave
di
nessuna
oligarchia
.
La
guerra
al
fascismo
è
questione
di
maturità
storica
,
politica
,
economica
della
nostra
economia
,
delle
nostre
classi
dirigenti
,
dei
ceti
operai
e
industriali
.
StampaPeriodica ,
Rivoluzione
Liberale
si
è
astenuta
dal
discutere
la
condotta
del1'Aventino
per
ragioni
ovvie
.
Le
questioni
di
tattica
non
si
trattano
in
sede
di
critica
ideale
.
Nell
'
impostazione
aventiniana
noi
abbiamo
le
nostre
responsabilità
.
Non
potevamo
rinnegarle
anche
se
di
volta
in
volta
sentivamo
qualche
dissenso
pratico
.
In
sostanza
Rivoluzione
Liberale
proclamò
l
'
Aventino
(
non
collaborare
con
la
critica
)
nel
novembre
1922
.
Nel
momento
in
cui
anche
le
opposizioni
parlamentari
accettavano
il
nostro
criterio
e
si
portavano
sulla
nostra
linea
di
battaglia
,
noi
non
dovevamo
chiedere
loro
onestamente
se
non
l
'
intransigenza
.
L
'
Aventino
avrà
tutti
i
torti
di
scarsa
azione
pratica
e
di
scarsa
omogeneità
che
gli
si
rimproverano
,
ma
,
volenti
o
no
gli
stessi
noi
componenti
singoli
,
ha
ubbidito
a
questa
linea
di
intransigenza
.
Nel
novembre
1922
c
'
eravamo
soltanto
noi
a
dichiarare
che
non
avremmo
patteggiato
,
che
non
avremmo
collaborato
con
la
critica
;
tutti
gli
altri
proponevano
delle
condizioni
(
scioglimento
della
milizia
,
normalizzazione
,
ecc
.
)
,
non
rifiutavano
di
discutere
.
Nel
giugno
1924
invece
anche
i
parlamentari
accettavano
la
nostra
impostazione
integrale
.
L
'
Aventino
ha
avuto
almeno
per
questo
una
grande
ripercussione
morale
.
È
una
vittoria
del
carattere
degli
italiani
.
Impostare
così
la
battaglia
voleva
dire
rinunciar
a
realizzare
per
dieci
anni
:
noi
lo
dichiarammo
francamente
e
continuamente
dal
novembre
1922
ad
oggi
.
Il
3
gennaio
non
ci
ha
sorpreso
.
Noi
sappiamo
che
Mussolini
è
il
più
forte
,
che
la
maggioranza
degli
italiani
è
con
lui
.
Se
l
'
Aventino
nutrì
qualche
illusione
,
questo
fu
il
suo
torto
;
è
possibile
che
oggi
le
illusioni
siano
cadute
.
Il
gran
risultato
dell
'
Aventino
è
stato
di
chiarire
le
posizioni
.
Sono
scomparse
per
sempre
le
situazioni
centriste
.
Oggi
le
opposizioni
dell
'
aula
,
le
opposizioni
dei
fascisti
onorari
,
come
Bonomi
,
fanno
ridere
.
Costoro
incominciano
a
pensare
sul
serio
a
collaborare
,
altrimenti
che
con
la
critica
,
senonché
Mussolini
li
avrà
sul
mercato
per
poco
prezzo
:
non
sono
più
necessari
neanche
a
lui
.
Mussolini
può
tranquillamente
far
a
meno
di
proporre
la
nomina
di
Bonomi
a
senatore
.
I
ceti
dominanti
(
plutocrazia
,
agrari
,
corte
,
esercito
,
burocrazia
)
hanno
trovato
in
Mussolini
e
nei
suoi
compagni
gli
uomini
in
cui
riporre
piena
fiducia
.
Potevano
nel
passato
pensare
agli
uomini
delle
opposizioni
costituzionali
e
dell
'
aula
come
a
una
riserva
:
oggi
non
più
.
Le
vecchie
classi
politiche
giolittiane
e
salandrine
sono
definitivamente
liquidate
:
gli
uomini
dell
ante
guerra
sono
tutti
finiti
.
Di
questo
risultato
,
che
il
fascismo
avrebbe
potuto
raggiungere
più
presto
senza
le
sue
manovre
trasformiste
,
ma
che
tuttavia
ha
ormai
raggiunto
,
noi
non
siamo
meno
lieti
dei
fascisti
.
L
'
Aventino
ha
anche
contato
sulle
classi
medie
.
Ma
queste
per
la
loro
natura
equivoca
sono
sempre
col
vincitore
,
anche
se
ostentavano
mesi
or
sono
di
leggere
il
Becco
giallo
.
Sono
rimasti
alle
opposizioni
non
le
classi
medie
,
non
gli
avvocati
,
non
i
professori
,
ma
alcuni
individui
di
queste
categorie
che
per
la
loro
educazione
e
la
loro
dignità
sentono
esigenze
di
critica
e
di
idee
.
È
confortante
che
questi
individui
siano
in
certo
modo
numerosi
,
per
esempio
,
più
numerosi
di
quel
che
non
fossero
nel
Risorgimento
.
In
questo
momento
soffrono
di
un
pericoloso
disorientamento
:
hanno
bisogno
di
studi
seri
,
di
raccoglimento
;
ma
sono
una
sicura
riserva
di
carattere
e
di
indipendenza
per
l
'
Italia
di
domani
.
Quei
partiti
aventiniani
che
si
annunciavano
come
rappresentanti
delle
classi
medie
,
come
futuri
partiti
di
governo
,
i
partiti
di
democrazia
e
in
parte
i
popolari
e
gli
unitari
perderanno
terreno
nel
prossimo
futuro
.
Così
lo
perderanno
,
l
'
hanno
già
perduto
,
liberali
e
combattenti
:
essi
mobilitavano
dei
malcontenti
:
ma
Mussolini
è
un
tattico
molto
abile
nello
spostare
e
convertire
malcontenti
:
oppositori
oggi
,
domani
soddisfatti
,
non
si
può
fare
su
costoro
nessun
calcolo
politico
serio
.
Le
prossime
elezioni
,
che
Mussolini
saprà
preparare
con
la
consueta
abilità
giolittiana
,
mostreranno
che
tutte
queste
posizioni
sono
indebolite
:
anche
l
'
Aventino
tornerà
decimato
alla
Camera
e
ne
trarranno
vantaggi
massimalisti
e
comunisti
.
Comunque
bisogna
essere
sicuri
sin
d
'
ora
che
,
con
o
senza
violenze
,
la
prossima
Camera
sarà
a
collegio
uninominale
più
fida
al
Duce
che
la
presente
.
In
compenso
le
opposizioni
avranno
guadagnato
in
qualità
,
disporranno
di
pattuglie
scelte
,
scaltrite
alla
difficile
lotta
,
pronte
a
tutto
.
L
'
Aventino
ha
tutto
l
'
interesse
di
tornare
da
una
campagna
elettorale
con
un
minor
numero
di
deputati
:
perderà
l
'
attuale
pesantezza
,
potrà
combattere
con
agilità
e
rapidità
.
Messe
così
le
cose
,
deve
essere
acquisito
che
la
sola
riserva
solida
di
ogni
nuova
politica
futura
è
il
movimento
operaio
.
Se
intorno
all
'
Aventino
si
è
venuta
formando
un
'
élite
di
giovani
che
capiscono
la
situazione
,
che
non
si
fanno
illusioni
,
essi
hanno
il
dovere
di
smetterla
con
le
inconcludenti
polemiche
contro
i
comunisti
che
minacciano
di
diventare
un
inutile
diversivo
,
di
non
occuparsi
di
teoria
delle
classi
medie
,
di
non
escogitare
astuzie
di
colpi
di
mano
,
ma
di
lavorare
con
lealtà
per
il
fronte
unico
operaio
,
anche
se
questo
lavoro
,
per
le
attuali
condizioni
di
depressione
delle
masse
,
non
è
per
dare
frutti
immediati
.
StampaPeriodica ,
Il
movimento
operaio
più
vecchio
e
potente
del
mondo
sta
attraversando
una
crisi
che
solo
parzialmente
è
da
porsi
in
relazione
colla
depressione
economica
che
colpisce
l
'
Inghilterra
.
Da
quattro
anni
un
quinto
della
classe
lavoratrice
è
disoccupata
o
occupata
con
orari
ridotti
;
i
quadri
delle
Unioni
sono
discesi
da
più
di
otto
a
poco
più
di
cinque
milioni
;
le
casse
sono
esauste
dopo
i
troppo
prolungati
sussidi
.
Si
aggiunga
la
lotta
che
ancora
permane
tra
il
vecchio
unionismo
corporativista
specie
degli
operai
specializzati
e
il
nuovo
unionismo
dei
non
specializzati
;
gli
attriti
e
le
dispute
continue
per
la
«
demarcazione
»
,
particolarmente
gravi
in
un
periodo
di
trasformazione
delle
organizzazioni
di
«
mestiere
»
in
organizzazioni
di
«
industria
»
;
le
difficoltà
per
la
fusione
(
amalgamation
)
di
Trade
-
Unions
similari
che
si
impone
anche
per
fronteggiare
l
'
analogo
processo
che
si
svolge
nel
campo
padronale
.
Questi
però
sono
tutti
fattori
transeunti
.
Fate
che
la
pressione
della
crisi
si
allenti
e
la
molla
scatterà
col
vigore
antico
.
Invece
la
più
intima
crisi
che
rode
il
colosso
sindacale
britannico
,
e
che
dai
più
non
è
avvertita
,
è
la
crisi
d
'
una
enorme
forza
in
potenza
cui
mancano
gli
strumenti
di
realizzazione
,
l
'
innesto
per
una
azione
durevole
ed
efficace
specie
sul
terreno
economico
.
Sta
nei
limiti
ferrei
che
il
movimento
di
resistenza
incontra
in
regime
capitalistico
.
Superati
i
quali
,
sia
pur
poco
,
intervengono
quasi
automaticamente
forze
naturali
(
evasione
di
capitali
,
emigrazione
d
'
industrie
,
introduzione
di
macchine
,
disoccupazione
,
concorrenza
...
)
e
artificiali
(
cioè
non
propriamente
economiche
il
fascismo
in
parte
ne
costituisce
un
esempio
)
a
ristabilire
il
turbato
equilibrio
.
La
possibilità
di
miglioramento
nelle
condizioni
materiali
della
classe
salariata
organizzata
,
che
in
un
primo
periodo
si
dimostrano
veramente
imponenti
dietro
lo
stimolo
della
lega
,
vanno
gradatamente
riducendosi
col
perfezionarsi
del
meccanismo
unionistico
.
La
lega
conserva
,
sì
,
la
importantissima
funzione
di
perpetuamente
adeguare
i
salari
agli
aumentati
profitti
e
costo
della
vita
e
soprattutto
all
'
aumentato
dividendo
nazionale
;
ma
appare
invece
quasi
del
tutto
impotente
a
mutare
stabilmente
la
quota
relativa
a
remunerazione
del
lavoro
nei
confronti
della
quota
relativa
a
remunerazione
dei
possessori
di
capitale
.
In
una
parola
:
il
movimento
sindacale
difficilmente
può
incidere
in
maniera
permanente
il
profitto
capitalistico
.
La
lega
appare
più
uno
strumento
negativo
che
colle
sue
stesse
mani
pone
il
problema
del
suo
superamento
;
è
una
forza
sempre
più
immane
cui
sembra
mancare
,
rebus
sic
stantibus
,
l
'
alimento
per
una
vita
rigogliosa
.
È
una
sorta
di
circolo
chiuso
quello
nel
quale
va
cacciandosi
in
tutti
i
paesi
il
moto
sindacale
,
anche
perché
,
coll
'
estendersi
del
movimento
di
organizzazione
,
i
miglioramenti
ottenuti
vengono
talora
in
buona
parte
sopportati
dalla
stessa
classe
salariata
per
il
noto
fenomeno
della
traslazione
.
Se
il
moto
sindacale
non
trova
un
via
d
'
uscita
,
non
elimina
o
non
supera
l
'
ostacolo
che
si
erge
sul
suo
cammino
,
finirà
per
farsi
assorbire
e
sopraffare
da
quello
stesso
ordinamento
capitalistico
contro
il
quale
scese
in
lotta
aperta
.
A
questo
punto
sorge
manifestamente
il
problema
politico
.
Il
movimento
di
resistenza
si
allea
così
coi
partiti
e
crea
esso
stesso
(
in
Inghilterra
col
Labour
Party
)
il
suo
organo
politico
mentre
nel
campo
economico
cerca
di
sfociare
verso
lidi
vasti
,
sia
attraverso
statizzazioni
e
municipalizzazioni
,
sia
particolarmente
attraverso
la
cooperazione
nelle
sue
varie
forme
.
In
Inghilterra
assistiamo
attualmente
al
tentativo
di
innestare
il
moto
sindacale
sul
cooperativo
.
In
Inghilterra
la
cooperazione
di
consumo
si
è
andata
sviluppando
in
modo
prodigioso
,
accompagnata
da
una
tale
somma
di
esperienze
in
ogni
campo
giuridico
compreso
da
meritare
ampissimo
studio
.
Notevolissimo
quello
dei
coniugi
Webb
,
la
notissima
coppia
intellettuale
che
metodicamente
venne
illustrando
in
più
che
trent
'
anni
di
lavoro
la
storia
,
i
postulati
,
le
tendenze
del
mondo
del
lavoro
britannico
.
I
Webb
,
socialisti
fabiani
,
evoluzionisti
spenceriani
,
ferreamente
legati
alla
realtà
passata
ed
attuale
e
quindi
ribelli
ad
ogni
schema
avveniristico
che
di
questa
realtà
e
delle
sue
lezioni
non
tenga
tutto
il
conto
dovuto
,
ritengono
che
il
socialismo
si
avrà
solo
e
necessariamente
coll
'
estendersi
al
massimo
della
cooperazione
di
consumo
,
in
uno
collo
svilupparsi
dell
'
azione
dello
Stato
e
delle
municipalità
.
Il
ragionamento
dei
Webb
è
presto
riassunto
.
L
'
unica
,
la
vera
,
l
'
autentica
democrazia
è
la
democrazia
dei
consumatori
.
Col
movimento
cooperativo
di
consumo
si
provvede
un
metodo
per
il
quale
la
produzione
,
a
differenza
che
in
regime
capitalistico
,
non
si
svolge
coll
'
incentivo
del
profitto
.
La
eliminazione
del
profitto
o
la
sua
redistribuzione
avviene
secondo
un
criterio
schiettamente
democratico
perché
si
proporziona
non
alla
quota
di
capitale
posseduto
,
ma
all
'
ammontare
delle
compere
.
La
cooperativa
di
consumo
non
ha
quindi
interesse
ad
aumentare
i
profitti
al
di
là
dello
stretto
necessario
per
fronteggiare
le
contingenze
del
mercato
;
per
ragioni
fisiologiche
ha
da
essere
aperta
a
tutti
,
tendere
anzi
perpetuamente
ad
espandersi
lottando
contro
i
trust
capitalistici
;
è
interessata
grandemente
a
che
i
metodi
di
produzione
,
i
processi
tecnici
si
perfezionino
continuamente
.
Quel
che
veramente
caratterizza
la
democrazia
dei
consumatori
è
la
sua
forma
volontaria
.
Il
socialismo
dei
Webb
vuol
essere
di
marca
liberista
.
Le
cooperative
entrano
in
concorrenza
colle
imprese
private
,
colle
municipalità
,
talora
anche
tra
di
loro
.
E
in
genere
nella
lotta
vincono
e
ancor
più
vinceranno
perché
non
avendo
alcuna
inferiorità
in
sede
economica
sono
immensamente
superiori
in
sede
politica
e
morale
.
Ciascuna
cooperativa
o
gruppo
di
cooperative
organizzerà
anche
le
sue
fonti
di
rifornimento
,
avrà
i
suoi
centri
di
produzione
attraverso
un
fenomeno
di
integrazione
non
sconosciuto
in
economia
.
Si
partirebbe
dal
consumo
,
tesi
cara
al
Gide
,
per
giungere
alla
produzione
capovolgendo
l
'
attuale
processo
economico
.
E
già
oggi
non
poche
cooperative
posseggono
aziende
agrarie
,
latterie
,
manifatture
,
e
quelle
all
'
ingrosso
esercitano
molti
rami
di
produzione
e
lo
stesso
commercio
internazionale
.
Non
vi
è
nulla
di
utopistico
,
secondo
i
Webb
,
nel
prevedere
il
graduale
cooperativizzarsi
del
mondo
,
almeno
britannico
.
In
nessun
ramo
si
è
palesata
una
reale
inferiorità
.
Questione
di
tempo
e
di
uomini
.
Il
salariato
però
non
scomparirebbe
in
un
regime
a
cooperazione
universalizzata
.
Così
il
problema
grave
delle
relazioni
tra
consumatori
e
produttori
.
Esso
si
risolverebbe
,
dicono
i
Webb
,
non
risolvendosi
.
Tutti
gli
appartenenti
alla
classe
salariata
(
dal
direttore
all
'
ultimo
avventizio
)
sono
o
dovrebbero
essere
simultaneamente
membri
delle
società
cooperative
come
consumatori
e
delle
loro
Trade
-
Unions
come
produttori
.
I
contrasti
certo
non
si
eliminerebbero
;
già
oggi
tra
le
organizzazioni
degli
impiegati
in
aziende
cooperative
e
i
dirigenti
si
hanno
lotte
clamorose
,
scioperi
replicati
;
le
relazioni
tra
unionisti
e
cooperatori
,
malgrado
gli
organi
cuscinetto
,
non
sono
delle
più
facili
.
Ma
,
osservano
i
Webb
,
è
anche
vero
che
le
cooperative
fanno
ai
loro
impiegati
(200.000)
le
migliori
condizioni
di
impiego
del
mercato
garantendo
in
molti
casi
un
minimum
di
salario
.
Col
miglioramento
delle
condizioni
generali
molte
questioni
spinose
si
risolveranno
automaticamente
.
Per
quasi
un
secolo
,
incalzano
i
nostri
autori
rivolgendosi
ai
loro
asprissimi
critici
,
i
gildisti
,
il
nostro
movimento
è
stato
combattuto
,
sabotato
,
quando
non
del
tutto
ignorato
,
perché
violerebbe
i
principi
fondamentali
in
una
organizzazione
socialista
e
cioè
controllo
operaio
e
in
genere
autogoverno
nell
'
industria
.
Ma
,
per
quanto
magnifici
siano
cotesti
postulati
,
novanta
anni
di
esperienze
e
letteralmente
migliaia
di
tentativi
in
una
mezza
dozzina
di
paesi
,
in
quasi
tutte
le
industrie
,
hanno
dimostrato
in
modo
inequivocabile
,
qualunque
sia
la
ragione
,
che
la
conduzione
di
una
impresa
da
parte
dei
produttori
,
comunque
organizzati
,
è
una
forma
impraticabile
di
organizzazione
industriale
,
voi
chiedete
che
siano
gli
stessi
dipendenti
ad
eleggere
i
loro
superiori
,
parlate
nelle
unioni
e
nelle
cooperative
,
questo
sistema
ha
fatto
buona
prova
.
È
una
questione
di
psicologia
.
Non
si
sceglie
colui
al
quale
si
dovrà
obbedire
.
Nella
cooperativa
di
produzione
si
lavora
per
il
profitto
,
per
il
massimo
profitto
;
è
un
egoismo
a
basi
più
larghe
dell
'
attuale
che
si
organizza
.
La
cooperativa
di
produzione
è
misoneistica
,
avversa
ai
mutamenti
,
ai
perfezionamenti
tecnici
.
In
essa
si
riaffermano
lo
sfruttamento
e
la
oppressione
dei
deboli
da
parte
dei
lavoratori
più
abili
e
specializzati
.
Tende
a
chiudersi
,
ad
assumere
salariati
,
a
peggiorare
le
condizioni
di
lavoro
,
a
non
rispettare
il
minimum
di
esistenza
.
L
'
esperienza
ha
dimostrato
il
fiasco
della
cooperazione
di
produzione
come
mezzo
di
realizzazione
di
un
massimo
di
utilità
e
di
giustizia
sociale
.
E
la
spiegazione
è
ancora
una
volta
semplice
e
d
'
indole
psicologica
:
nessuno
è
buon
giudice
nel
suo
caso
particolare
.
Il
piccolo
gruppo
produttore
finisce
inevitabilmente
per
vedere
l
'
interesse
generale
attraverso
il
suo
proprio
e
particolare
.
Si
accusa
il
movimento
della
cooperazione
di
consumo
di
non
realizzare
i
postulati
democratici
.
Ma
che
cosa
è
più
rispondente
al
principio
democratico
?
Che
a
guidarlo
siano
,
in
concreto
,
i
quattro
milioni
e
più
di
cooperatori
o
i
duecentomila
impiegati
?
Non
esaltiamo
poi
troppo
,
dicono
i
Webb
,
la
figura
e
l
'
opera
del
«
produttore
»
.
La
produzione
dei
beni
e
dei
servigi
,
ben
lungi
dal
costituire
la
base
fondamentale
della
vita
sociale
,
viene
e
verrà
assumendo
una
importanza
ognora
decrescente
.
La
democrazia
nel
campo
della
produzione
è
mezzo
,
non
fine
.
Si
lavora
per
vivere
,
non
si
vive
per
lavorare
.
Si
deve
tendere
ad
assicurare
ad
ogni
cittadino
non
tanto
la
libertà
nella
produzione
,
quanto
la
più
larga
libertà
e
possibilità
nella
sua
vita
che
per
tre
quarti
si
svolge
fuori
della
fabbrica
.
Abbiamo
troppo
disprezzato
la
funzione
sociale
del
consumo
.
Anch
'
essa
ha
un
aspetto
creativo
e
positivo
.
Tutta
la
organizzazione
della
comunità
dovrebbe
essere
indirizzata
non
tanto
a
produrre
i
beni
quanto
a
goderli
e
a
farli
godere
nel
modo
migliore
e
più
giusto
.
Con
questo
roseo
epicureismo
il
sogno
cooperativo
è
compiuto
.
Lo
sforzo
di
emancipazione
operaia
è
spacciato
.
La
servitù
nel
mondo
economico
non
scompare
,
ma
si
trasforma
;
servi
dell
'
umanità
,
non
più
del
privato
sfruttatore
.
E
la
questione
sociale
è
risolta
,
la
pace
assicurata
,
il
socialismo
realizzato
...
Il
dissidio
tra
cooperatori
di
consumo
e
di
produzione
,
che
sembrava
oramai
risolto
col
fallimento
del
cooperativismo
di
produzione
,
si
è
riacceso
in
questi
ultimi
anni
fortissimo
in
sede
pratica
e
teorica
per
opera
di
un
gruppo
di
giovani
,
specie
intellettuali
(
Penty
,
Orage
,
Hobson
,
Cole
,
ecc
.
)
.
La
scuola
gildista
,
sorta
per
opera
del
Penty
nel
1907
e
contrassegnata
da
tendenze
socialiste
utopistiche
e
piccoli
borghesi
,
s
'
è
venuta
profondamente
modificando
specie
per
l
'
influsso
del
socialismo
continentale
e
del
mondo
operaio
.
Concorrono
in
essa
svariate
e
contraddittorie
influenze
dall
'
Owen
al
Ruskin
e
al
Morris
,
dal
Marx
al
Sorel
,
diversamente
combinate
nei
singoli
scrittori
.
Ad
un
estremo
ad
esempio
:
il
Penty
,
col
suo
disprezzo
pel
macchinismo
,
per
la
divisione
del
lavoro
,
per
l
'
odierna
economia
a
prezzi
fluttuanti
e
a
produzione
su
grande
scala
,
e
in
sintesi
per
l
'
attuale
civiltà
quantitativa
.
Vecchi
motivi
utopistici
,
vecchi
spunti
ruskiniani
che
si
volatilizzano
al
contatto
colla
realtà
.
In
altri
scrittori
prevalgono
invece
motivi
morali
e
religiosi
.
Cervello
realista
,
spirito
freddo
,
equilibrato
,
dalla
educazione
marxistica
veramente
eccezionale
in
terra
inglese
,
è
G
.
D
.
H
.
Cole
,
di
gran
lunga
il
più
originale
fra
i
gildisti
.
La
sua
critica
contro
il
collettivismo
accentratore
e
la
rosea
ed
anonima
democrazia
dei
consumatori
è
spietata
.
Egli
ha
sentito
come
pochi
altri
,
potentemente
influenzato
dal
sindacalismo
rivoluzionario
,
che
il
succo
della
rivoluzione
socialista
non
sta
tanto
in
un
mutamento
delle
condizioni
e
dei
metodi
di
distribuzione
,
quanto
nel
mutamento
dei
metodi
di
produzione
e
conduzione
delle
imprese
.
Attraverso
una
propaganda
decennale
è
riuscito
ad
imporre
al
movimento
sindacale
,
dando
una
forma
concreta
alle
vaghe
per
quanto
sempre
più
incalzanti
esigenze
e
aspirazioni
delle
masse
,
i
due
motivi
fondamentali
di
lotta
:
controllo
operaio
e
autogoverno
nell
'
industria
.
L
'
operaio
cosa
,
numero
,
materia
grigia
estranea
alla
vita
della
fabbrica
moderna
deve
riacquistare
in
seno
alla
fabbrica
,
e
non
fuori
come
vogliono
i
Webb
,
tutta
la
personalità
.
Il
problema
operaio
è
problema
di
coscienza
,
di
dignità
,
di
libertà
.
Gli
operai
stessi
non
si
accontentano
più
del
semplice
«
miglioramento
»
economico
;
il
fine
che
intendono
raggiungere
colla
Trade
-
Union
si
allarga
,
si
sposta
;
vogliono
divenire
attivi
compartecipi
della
vita
della
azienda
.
La
simpatia
per
le
gilde
medievali
non
vuol
significare
il
desiderio
di
copiare
la
struttura
del
mondo
corporativo
.
Ma
lo
spirito
animatore
delle
gilde
medievali
dove
l
'
ente
e
i
lavoratori
associati
in
uno
coll
'
opera
da
compiere
erano
una
cosa
sola
viva
e
vibrante
,
dove
il
principio
dell
'
autogoverno
era
normalmente
praticato
,
dove
non
si
disprezzavano
le
esigenze
artistiche
e
qualitative
,
ecco
ciò
che
il
mondo
moderno
può
,
deve
imparare
volgendo
lo
sguardo
al
passato
.
La
democrazia
dei
consumatori
è
un
bubbola
,
una
truffa
volgare
.
Nessuna
vera
democrazia
può
basarsi
su
un
elemento
indifferenziato
e
negativo
quale
è
il
consumo
.
Si
potrebbero
ripetere
le
caustiche
parole
del
Pareto
:
Se
un
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
consumano
,
allora
un
eguale
legame
solidale
può
instaurarsi
tra
gli
uomini
perché
portano
vesti
,
camminano
,
respirano
...
La
solidarietà
,
questo
mistero
psicologico
,
che
di
fatto
necessita
per
affermarsi
d
'
essere
diretta
contro
qualcuno
o
qualche
cosa
,
è
tanto
più
forte
quanto
più
ristretto
,
anche
numericamente
,
è
l
'
ambito
nel
quale
si
palesa
e
più
vivaci
,
possenti
,
positivi
sono
gli
interessi
dai
quali
scaturisce
.
Non
sappiamo
che
farcene
,
dicono
i
gildisti
riprendendo
e
realizzando
il
concetto
soreliano
di
produttore
,
di
una
pseudo
democrazia
basata
sulla
massa
grigia
ed
assenteista
dei
consumatori
dove
,
per
il
solo
fatto
del
consumo
,
l
'
imperatore
di
tutte
le
Indie
può
teoricamente
esser
socio
nella
medesima
cooperativa
coll
'
ultimo
disgraziato
di
East
End
.
Non
sappiamo
che
farcene
di
un
mutamento
sociale
che
elimini
il
padrone
singolo
,
l
'
imprenditore
privato
,
per
regalarci
il
padrone
collettivo
,
sia
esso
Stato
,
comune
,
cooperativa
.
La
guerra
colla
onnipotenza
della
burocrazia
statale
ce
lo
ha
dimostrato
a
sufficienza
.
Il
problema
delle
ineguaglianze
nella
distribuzione
è
certo
importantissimo
;
ma
se
per
risolvere
quello
occorre
riaffermare
in
eterno
la
schiavitù
del
produttore
,
è
preferibile
,
almeno
in
un
primo
tempo
,
un
sistema
per
cui
la
direzione
e
il
controllo
dell
'
industria
vengano
esercitate
cumulativamente
da
operai
e
imprenditori
.
Potere
e
responsabilità
nel
campo
della
produzione
hanno
da
essere
dei
produttori
.
La
forma
attuale
di
democrazia
poggiata
sul
suffragio
universale
,
pur
avendo
una
indubbia
funzione
,
non
provvede
agli
affari
della
comunità
in
base
al
positivo
volere
dei
suoi
membri
.
Il
suffragio
universale
,
come
diceva
tra
noi
il
Salvemini
,
è
più
una
forza
negativa
.
Il
potere
economico
precede
il
politico
.
Finché
nella
organizzazione
economica
domina
l
'
autocrazia
,
la
casta
,
la
divisione
in
classi
,
non
si
può
parlare
di
vera
democrazia
.
Lo
Stato
(
altro
motivo
sindacalista
-
marxista
)
va
distrutto
o
grandemente
mutilato
.
Esso
è
oggi
il
comitato
di
affari
della
classe
dominante
.
Col
cadere
del
privilegio
economico
e
col
libero
riorganizzarsi
della
produzione
per
opera
di
gruppi
autonomi
federali
di
produttori
,
avremo
non
più
uno
,
ma
due
,
ma
più
Stati
.
Ogni
associazione
sostanzialmente
è
Stato
.
La
trasformazione
dovrà
poggiare
sul
sindacato
.
Oggi
il
moto
sindacale
è
estraneo
alla
conduzione
delle
industrie
,
può
imporre
solo
proibizioni
.
Dovrebbe
interessarsi
del
lato
positivo
,
reclamare
il
diritto
di
regolare
l
'
assunzione
e
il
licenziamento
della
manodopera
,
partecipare
almeno
in
parte
alla
direzione
e
al
controllo
delle
imprese
,
imporre
il
diritto
di
elezione
o
comunque
di
scelta
dei
sorveglianti
da
parte
degli
interessati
.
Per
ogni
funzione
che
richiede
una
cooperazione
di
volontà
come
tipicamente
segue
nel
mondo
industriale
moderno
,
occorre
che
il
dirigente
immediato
sia
imposto
dal
basso
.
Certo
l
'
evoluzione
in
questo
campo
sarà
lentissima
,
perché
gli
operai
furono
purtroppo
abituati
a
considerare
coloro
che
detengono
l
'
autorità
nella
industria
capitalistica
come
i
loro
naturali
nemici
,
e
non
possono
,
di
un
tratto
,
mutare
i
loro
costumi
...
I
gildisti
si
rendono
perfettamente
conto
della
lentezza
del
processo
di
realizzazione
specie
per
quanto
ha
riguardo
al
lato
morale
.
Mentre
il
socialismo
di
Stato
,
come
ben
dice
il
Bauer
,
è
sempre
possibile
a
qualunque
grado
di
sviluppo
sia
arrivata
la
massa
dei
lavoratori
,
un
socialismo
invece
che
debba
avere
per
base
il
«
self
governing
workshop
»
,
cioè
l
'
autodirezione
delle
aziende
,
è
possibile
solo
quando
la
classe
lavoratrice
,
con
la
progressiva
estensione
dei
suoi
controlli
sull
'
industria
,
abbia
già
acquistata
la
capacità
intellettuale
e
morale
,
che
è
premessa
necessaria
alla
direzione
industriale
indipendente
.
Sarebbe
quindi
erroneo
voler
affrettatamente
concludere
sulla
base
delle
recenti
esperienze
,
per
ora
non
troppo
felici
.
L
'
unità
economica
elementare
è
la
gilda
.
È
sì
una
cooperativa
di
produzione
,
ma
a
base
nazionale
federata
con
tutte
le
altre
gilde
ed
emanazione
della
rispettiva
organizzazione
sindacale
.
Non
deve
tendere
al
conseguimento
dei
profitti
,
ma
produrre
sulla
base
del
costo
avendo
speciale
riguardo
alla
qualità
dei
prodotti
:
realizzando
la
più
stretta
intimità
fra
lavoratori
manuali
e
tecnici
ed
organizzandosi
nel
modo
più
democratico
.
Il
salario
ha
da
essere
commisurato
ai
bisogni
dell
'
esistenza
,
s
'
intende
entro
certi
limiti
,
e
soprattutto
avere
carattere
di
continuità
.
La
gilda
deve
garantire
sempre
,
in
ogni
eventualità
(
malattia
,
disoccupazione
)
i
mezzi
di
sussistenza
.
Nell
'
amministrazione
interna
la
gilda
sarebbe
libera
dalla
ingerenza
di
altri
organi
,
Stato
compreso
.
Ma
allorquando
entra
in
rapporti
con
altri
enti
,
allorquando
si
tratta
di
indirizzare
la
produzione
e
di
stabilire
i
prezzi
delle
merci
,
la
decisione
spetterebbe
ad
un
comitato
misto
dove
,
oltre
ai
rappresentanti
della
gilda
,
siederebbero
i
rappresentanti
degli
interessi
generali
(
Stato
,
municipalità
,
cooperativa
di
consumo
)
.
Lo
Stato
,
in
un
regime
gildista
,
sarebbe
solo
nominalmente
il
proprietario
di
tutti
i
beni
delle
gilde
.
Grandi
differenze
quindi
dalle
nostre
cooperative
di
produzione
non
appaiono
,
salvo
per
quanto
ha
riguardo
alla
maggiore
vastità
dell
'
organismo
concepito
,
e
come
vedremo
,
alla
struttura
interna
della
gilda
.
Le
prime
esperienze
che
si
sono
avute
in
Inghilterra
tra
il
'21
e
il
'23
non
furono
sempre
fortunate
,
e
seguirono
in
uno
degli
ambienti
più
conservatori
dell
'
unionismo
inglese
ed
economicamente
arretrato
,
cioè
nella
industria
edilizia
dove
le
necessità
di
capitale
sono
minori
e
più
facile
era
ottenere
lavoro
specie
dagli
enti
pubblici
e
cooperativi
per
la
crisi
degli
alloggi
.
Ciascuna
gilda
è
retta
da
un
comitato
di
gilda
composto
dai
rappresentanti
delle
organizzazioni
degli
operai
e
tecnici
della
industria
edile
della
regione
.
È
una
sorta
di
consiglio
di
amministrazione
cui
spettano
la
nomina
dei
dirigenti
e
la
direzione
dell
'
impresa
.
Può
suddividersi
in
sottocomitati
per
le
varie
questioni
ed
in
questi
una
metà
dei
posti
è
riservata
ai
delegati
dei
lavoratori
impiegati
nella
gilda
.
Abbiamo
inoltre
il
comitato
di
fabbrica
o
consiglio
di
azienda
eletto
dagli
operai
di
ogni
gilda
con
funzioni
tecnico
-
disciplinari
e
al
quale
spetta
la
nomina
dei
sorveglianti
.
In
pratica
nei
primi
tempi
questo
dualismo
nella
direzione
fu
assai
dannoso
e
si
palesò
fonte
di
discussioni
e
di
crisi
.
Si
volle
assurdamente
rinunciare
dapprima
ad
ogni
capitale
di
esercizio
ritenendo
che
fosse
sufficiente
ottenere
anticipi
settimanali
dai
clienti
.
Col
risultato
di
far
sorgere
le
gilde
come
funghi
,
senza
conveniente
preparazione
.
Solo
più
tardi
,
nel
'22
,
fu
sottoscritto
dal
sindacato
degli
edili
un
prestito
di
150.000
sterline
.
Nel
frattempo
si
costituirono
organismi
federali
.
La
«
National
Building
Guild
»
cui
facevano
capo
circa
140
gilde
edilizie
e
un
«
Consiglio
nazionale
»
.
La
depressione
economica
fu
la
causa
più
che
altro
occasionale
della
crisi
che
nel
dicembre
1922
condusse
al
fallimento
molte
gilde
,
compresa
la
National
Building
Guild
.
Mancò
in
molti
casi
una
sufficiente
preparazione
morale
,
difettarono
per
errore
teorico
i
capitali
,
ci
si
volle
tenere
troppo
aderenti
allo
schema
ideale
.
Talora
anche
dal
lato
disciplinare
e
direzione
tecnica
i
risultati
non
furono
brillanti
.
Il
dualismo
tra
il
comitato
di
gilda
ed
il
comitato
di
fabbrica
fu
assai
dannoso
;
il
secondo
voleva
intervenire
in
ogni
questione
anche
tecnica
.
Salvo
casi
rarissimi
sul
mercato
libero
fu
impossibile
sostenere
la
concorrenza
.
Non
è
detto
davvero
che
il
semifiasco
sia
definitivo
.
Molti
errori
si
eviteranno
per
l
'
avvenire
.
Le
gilde
ancora
in
piedi
hanno
mutato
i
sistemi
di
conduzione
.
Intanto
i
postulati
gildisti
e
soprattutto
lo
spirito
con
cui
i
gildisti
guardano
al
problema
operaio
hanno
profondamente
permeato
il
mondo
unionistico
britannico
.
Ad
esempio
la
federazione
minatori
che
prima
della
guerra
chiedeva
la
nazionalizzazione
e
l
'
amministrazione
statale
,
dopo
le
esperienze
belliche
,
presentò
nel
'19
alla
Coal
Industry
Commission
uno
schema
di
nazionalizzazione
schiettamente
gildista
.
L
'
idea
del
controllo
e
della
condirezione
nella
industria
che
specie
nel
periodo
bellico
si
diffuse
grandemente
indubbiamente
tornerà
sulle
scene
appena
superata
la
crisi
attuale
.
Altra
proposta
gildista
che
ha
avuto
sinora
parziali
applicazioni
è
la
stipulazione
di
contratti
collettivi
tra
Trade
-
Unions
e
imprenditore
per
la
fornitura
della
manodopera
necessaria
già
inquadrata
,
sorveglianti
compresi
;
così
che
l
'
imprenditore
remunererebbe
non
più
il
singolo
operaio
ma
il
sindacato
che
penserebbe
poi
alla
redistribuzione
.
Queste
due
opposte
concezioni
del
divenire
socialistico
che
si
sono
venute
drammaticamente
scontrando
in
Inghilterra
meritano
più
ampio
studio
e
col
presente
ho
inteso
quasi
esclusivamente
limitarmi
alla
parte
informativa
.
L
'
esperienza
inglese
non
ha
favorito
per
ora
i
primi
accenni
ad
un
movimento
di
cooperazione
nel
campo
della
produzione
che
,
partendo
dal
sindacato
professionale
,
evitasse
gli
errori
e
gli
egoismi
di
molte
cooperative
di
produzione
.
In
Germania
i
risultati
delle
gilde
edili
sono
assai
più
confortanti
.
Sta
poi
di
fatto
che
il
movimento
cooperativo
di
consumo
,
anche
universalizzandosi
come
predicono
i
Webb
,
non
può
risolvere
quello
che
si
avvia
ad
essere
nei
paesi
più
evoluti
il
problema
fondamentale
,
il
problema
della
emancipazione
operaia
.
La
cooperazione
di
consumo
non
elimina
il
salariato
,
né
gli
scioperi
,
né
gli
urti
di
categoria
.
In
questo
contrasto
tra
una
aspirazione
di
libertà
e
di
autogoverno
rispondente
alle
esigenze
di
masse
sempre
più
vaste
di
lavoratori
e
una
realtà
che
non
ne
permette
almeno
per
ora
in
Inghilterra
una
rapida
concretazione
,
sta
la
vera
crisi
del
mondo
del
lavoro
britannico
e
la
sorgente
delle
lotte
future
.
Il
circolo
vizioso
non
si
spezza
colla
cooperazione
di
consumo
,
né
sembra
per
ora
superabile
coi
metodi
gildisti
.
Né
si
supera
con
una
spallata
rivoluzionaria
che
non
può
mutare
l
'
ambiente
economico
.
Solo
l
'
esperienza
,
liberamente
attuata
,
coi
suoi
risultati
magari
dapprima
dolorosi
e
negativi
,
potrà
indicarci
la
via
nuova
negli
anni
a
venire
.
StampaPeriodica ,
Nei
sei
anni
che
tennero
dietro
a
Versailles
l
'
Europa
ha
cercato
un
equilibrio
di
pace
seguendo
successivamente
due
vie
opposte
.
L
'
immediato
dopo
guerra
fu
dominato
da
preoccupazioni
e
suscettibilità
nazionaliste
.
Non
era
un
nazionalismo
pericoloso
perché
non
si
esprimeva
in
vere
e
proprie
ambizioni
ma
in
una
piccola
politica
scontrosa
,
di
corte
vedute
.
Ispiratori
Poincaré
,
Theunis
,
Bonar
Law
,
ecc
.
;
risultato
:
l
'
avventura
delle
riparazioni
.
Con
lo
scacco
di
Ludendorf
in
Baviera
,
il
venir
meno
delle
inquietudini
rivoluzionarie
in
Sassonia
,
Ungheria
,
Italia
,
furono
tolti
anche
i
pretesti
di
questa
mentalità
.
Così
la
liquidazione
della
crisi
economica
mondiale
portò
all
'
esperimento
di
sinistra
:
Mac
Donald
,
Herriot
,
Marx
.
Questo
esperimento
fallì
prima
di
cominciare
,
benché
l
'
indirizzo
di
politica
estera
inaugurato
durante
la
parentesi
democratica
sia
anche
oggi
in
rigore
.
Il
fallimento
delle
sinistre
è
dovuto
alla
situazione
interna
di
tutti
i
paesi
d
'
Europa
.
Le
classi
operaie
non
sono
in
grado
di
conquistare
il
potere
politico
e
dal
1914
in
poi
le
classi
medie
,
col
loro
stupido
chauvinisme
si
sono
alleate
alla
causa
delle
classi
dominanti
e
dei
poteri
costituiti
.
Lo
Stato
democratico
non
è
riuscito
a
diventare
Stato
autonomista
;
i
poteri
locali
sono
sempre
alla
mercé
del
centro
;
la
strapotenza
del
potere
centrale
riduce
le
classi
medie
a
funzioni
parassitarie
,
le
rende
burocratiche
e
schiave
.
La
guerra
ha
spogliato
economicamente
le
classi
medie
,
togliendo
loro
con
l
'
indipendenza
economica
la
dignità
e
l
'
iniziativa
politica
:
per
vivere
esse
hanno
dovuto
ricorrere
allo
Stato
;
accettandone
un
impiego
sono
diventate
complici
dei
poteri
costituiti
.
A
questo
si
riduce
la
crisi
delle
democrazie
in
Europa
.
In
Inghilterra
,
in
Francia
,
in
Belgio
,
in
Germania
si
ha
dunque
una
situazione
conservatrice
.
Il
mondo
non
va
né
a
destra
né
a
sinistra
.
Nei
quattro
tipici
Stati
centro
-
occidentali
le
democrazie
sono
vinte
ma
non
sgominate
.
In
tutti
e
quattro
però
la
reazione
sembra
definitivamente
allontanata
:
un
colpo
di
forza
o
una
avventura
militare
sono
diventati
difficili
e
improbabili
.
Sono
dunque
in
errore
in
Italia
tanto
i
fascisti
i
quali
parlano
di
internazionale
fascista
e
vantano
i
consensi
che
vengono
a
Mussolini
dall
'
estero
quanto
le
opposizioni
che
vedono
nella
situazione
internazionale
un
elemento
di
instabilità
del
governo
presente
in
Italia
.
Se
si
vuol
discutere
intorno
al
prestigio
dell
'
Italia
all
'
estero
bisogna
portare
altri
argomenti
e
partire
da
un
altro
punto
di
vista
.
L
'
importanza
dell
'
Italia
nella
politica
europea
dipendeva
direttamente
e
oggettivamente
dall
'
esistenza
di
una
forte
Austria
e
di
una
Turchia
pericolosa
.
In
queste
condizioni
un
ruolo
decisivo
era
sempre
assicurato
all
'
Italia
nel
dissidio
tra
Europa
centrale
e
occidentale
.
D
'
altra
parte
l
'
Inghilterra
era
necessariamente
interessata
all
'
esistenza
di
uno
Stato
libero
e
liberale
nel
Mediterraneo
contro
ogni
pericolo
che
venisse
da
Oriente
.
Mancando
questa
felice
situazione
(
che
fu
sfruttata
a
suo
tempo
da
Venezia
e
nel
secolo
scorso
da
Cavour
)
la
funzione
europea
dell
'
Italia
diminuisce
nel
momento
stesso
in
cui
essa
abbatte
l
'
Impero
d
'
Asburgo
.
Il
centro
della
politica
è
definitivamente
sul
Reno
;
il
Mediterraneo
si
avvia
a
una
seconda
decadenza
;
le
tre
penisole
meridionali
restano
abbandonate
al
loro
isolamento
,
tutte
e
tre
dominate
all
'
interno
da
difficilissime
situazioni
agrarie
.
L
'
Italia
è
più
povera
delle
altre
due
penisole
;
ma
nonostante
la
retorica
e
la
vanità
nazionalista
che
la
travaglia
,
ha
lavorato
più
fermamente
da
due
secoli
in
qua
per
salvarsi
dal
tramonto
delle
razze
meridionali
.
L
'
industrialismo
del
triangolo
Genova
-
Torino
-
Milano
,
la
questione
meridionale
,
l
'
immaturità
della
lotta
politica
,
lo
spirito
medioevale
delle
classi
agrarie
,
la
crisi
del
cattolicesimo
rimangono
tuttavia
come
le
tragiche
incognite
del
nostro
avvenire
.
Il
fascismo
è
un
episodio
di
questi
problemi
e
di
queste
incertezze
.
Niente
possono
capire
gli
stranieri
di
tali
crisi
.
Un
antifascista
all
'
estero
si
trova
a
parlare
un
gergo
assurdo
.
Quei
ventimila
intellettuali
o
politici
,
non
ispirati
dall
'
Agenzia
Havas
o
dagli
eredi
di
Northeliffe
,
onesti
e
colti
,
che
in
tutti
i
paesi
civili
rappresentano
la
parte
più
intelligente
dei
ceti
medi
,
non
vedono
di
buon
occhio
il
fascismo
ma
vi
disarmano
con
la
loro
ingenuità
a
base
di
Risorgimento
e
di
liberalismo
.
La
loro
protesta
è
indice
di
nobili
cuori
,
ripugnanti
alla
violenza
e
alla
demagogia
,
ma
sopravaluta
gli
italiani
credendo
che
essi
soffrano
per
la
libertà
perduta
.
Un
esempio
caratteristico
di
questa
candida
fiducia
dei
liberali
inglesi
nella
maturità
dell
'
Italia
si
ha
nella
nota
lettera
di
Steed
.
Naturalmente
questi
antifascisti
europei
sono
una
minoranza
.
Le
plebi
a
cui
si
dirigono
il
Daily
Mail
e
il
Petit
Parisien
amano
invece
la
demagogia
sovversiva
della
reazione
.
Mussolini
gode
di
una
popolarità
indiscussa
tra
i
piccoli
borghesi
di
tutto
il
mondo
.
Il
suo
prestigio
deriva
dal
mito
antibolscevico
.
Tutti
sanno
che
il
movimento
operaio
in
Italia
è
stato
stroncato
dalle
sue
debolezze
interne
nella
primavera
del
1920
ben
prima
che
si
formassero
le
squadre
d
'
azione
.
Ma
queste
sottigliezze
sfuggono
a
osservatori
superficiali
privi
di
qualunque
preparazione
a
comprendere
le
cose
italiane
.
Si
ebbero
forti
diffidenze
verso
Mussolini
all
'
estero
nel
principio
del
suo
esperimento
.
Si
temeva
l
'
eredità
di
Napoleone
III
,
il
turbamento
della
pace
europea
.
Dopo
Corfù
questi
timori
sono
svaniti
.
Ora
Mussolini
è
inquadrato
nei
piani
conservatori
delle
Potenze
occidentali
.
Dal
Foreign
Office
e
dal
Quai
d
'
Orsay
si
vede
con
simpatia
un
Governo
antibolscevico
nel
Mediterraneo
come
in
Polonia
,
in
Bulgaria
,
in
Cecoslovacchia
.
Le
classi
dominanti
inglesi
rappresentate
dal
Morning
Post
,
il
radicalismo
plutocratico
caillauttista
,
il
nazionalismo
belga
valutano
l
'
Italia
con
machiavellica
noncuranza
dal
punto
di
vista
della
sua
efficienza
esterna
:
non
nutrono
preoccupazioni
sulla
proclamata
capacità
rivoluzionaria
della
marcia
su
Roma
,
paghi
che
a
Roma
le
iniziative
di
politica
estera
non
creino
imbarazzi
alla
politica
di
accerchiamento
della
Russia
.
La
politica
europea
va
riducendosi
al
duello
tra
Russia
e
Inghilterra
preveduto
da
Marx
,
se
pure
in
forma
opposta
;
e
l
'
Inghilterra
conservatrice
gioca
sulla
paura
del
bolscevismo
per
non
lasciare
agli
altri
popoli
iniziative
politiche
.