StampaQuotidiana ,
La
prima
fu
quella
del
Calabrese
,
la
quale
apparve
,
per
poco
rimase
visibile
,
e
sparve
;
l
'
altra
ora
sta
sull
'
orizzonte
,
con
bella
e
lunga
coda
pettinata
dal
Luzzatti
,
e
toglie
nome
da
un
disegno
di
legge
,
dicesi
contro
alla
pornografia
,
in
realtà
contro
alla
libertà
del
pensiero
.
Tale
disegno
è
conseguenza
del
concilio
tenuto
a
Parigi
dai
santi
padri
della
bigotteria
;
e
nella
relazione
si
nota
,
con
compiacente
letizia
,
che
«
ove
la
conferenza
di
Parigi
venisse
integralmente
approvata
,
si
giungerebbe
alla
internazionalizzazione
del
reato
di
pornografia
,
ed
il
reo
si
troverebbe
in
tutto
il
mondo
civile
sovra
un
unico
territorio
,
né
potrebbe
sfuggire
alla
giustizia
»
.
Forse
questi
egregi
moralisti
vendono
la
pelle
dell
'
orso
prima
di
averlo
ucciso
;
e
non
è
punto
sicuro
che
proprio
tutti
i
paesi
del
mondo
vogliano
prestarsi
ad
assecondare
questi
ipocriti
pudori
;
ma
ove
,
per
dannata
ipotesi
,
ciò
seguisse
,
avremmo
una
oppressione
del
pensiero
quale
mai
non
l
'
ottenne
la
Santa
Inquisizione
;
poiché
se
vi
erano
paesi
ove
essa
imperava
,
ve
ne
erano
pure
altri
ove
si
stampava
ciò
che
meglio
si
credeva
;
e
,
anche
senza
la
Inquisizione
,
se
in
Francia
si
bruciavano
,
come
oscene
,
le
opere
del
Rousseau
e
del
Voltaire
,
non
mancavano
terre
ove
si
potevano
stampare
.
Se
in
quel
tempo
ci
fossero
stati
,
in
tutti
i
paesi
,
le
leggi
che
ora
ci
vogliono
imporre
,
molte
delle
opere
del
Rousseau
e
del
Voltaire
non
avrebbero
potuto
essere
pubblicate
,
poiché
è
certo
,
certissimo
,
che
in
esse
vi
sono
passi
osceni
e
tali
da
cadere
sotto
il
disposto
delle
nuove
leggi
.
S
'
intende
che
,
per
non
essere
troppo
ridicoli
,
i
nostri
moralisti
daranno
un
calcio
alla
logica
e
non
faranno
sequestrare
quei
libri
,
come
lasceranno
anche
vendere
le
opere
dell
'
Ariosto
,
del
Boccaccio
,
del
Machiavelli
,
e
di
tanti
altri
nostri
autori
;
ma
mirano
ad
impedire
che
nuove
opere
di
quel
genere
si
possano
porre
in
vendita
.
Ci
lasceranno
il
passato
,
purché
,
a
loro
,
consegniamo
l
'
avvenire
.
Tanto
è
il
loro
furore
moralista
,
che
vogliono
dare
la
caccia
anche
ai
titoli
dei
libri
:
«
E
si
vieta
pure
di
tenere
esposti
nelle
mostre
o
vetrine
dei
negozi
i
libri
scientifici
(
sic
!
)
che
portano
titoli
atti
ad
offendere
la
castigatezza
delle
persone
od
a
stimolare
indiscrete
curiosità
nell
'
animo
dei
giovani
»
.
Seguitando
così
,
si
potrà
solo
esporre
le
vite
dei
santi
,
principalmente
quella
di
san
Luigi
Gonzaga
,
che
,
se
non
erro
,
deve
essere
il
patrono
dei
nostri
moralissimi
.
Quando
avrà
impero
la
nuova
legge
,
avverto
i
librai
che
non
abbiano
ad
esporre
il
mio
Mythe
vertuiste
,
perché
,
mi
piace
dirlo
chiaro
,
esso
è
diretto
peggio
che
ad
offendere
,
a
distruggere
le
teorie
del
santo
concilio
di
Parigi
,
le
quali
dalla
nuova
legge
sarebbero
imposte
;
e
quindi
può
il
solo
titolo
«
stimolare
l
'
indiscreta
curiosità
»
di
coloro
che
desiderassero
sapere
cosa
la
gente
eretica
e
perversa
può
trovare
da
opporre
alle
teorie
dei
santi
padri
della
religione
morale
.
Dicesi
che
le
nuove
leggi
siano
volute
dai
clericali
nostri
.
Se
ciò
è
vero
,
mi
sia
concesso
il
dire
loro
che
,
così
operando
,
si
mettono
su
di
una
falsa
strada
,
la
quale
potrebbe
anche
portare
ad
infliggere
loro
persecuzioni
come
quelle
che
hanno
sofferto
in
Francia
.
La
loro
salvezza
sta
nella
libertà
;
essi
possono
giustamente
chiedere
che
la
legge
sia
neutrale
tra
loro
e
gli
avversari
loro
;
ma
se
chiedono
l
'
aiuto
della
legge
per
imporre
altrui
la
loro
morale
,
perdono
ogni
titolo
per
dolersi
se
verrà
giorno
in
cui
,
invertite
le
parti
,
saranno
questi
avversari
che
vorranno
imporre
la
loro
morale
ai
cattolici
.
In
questo
avvicendarsi
di
persecuzioni
e
di
oppressioni
sta
veramente
il
pericolo
delle
nuove
leggi
colle
quali
si
vorrebbe
ferire
la
libertà
del
pensiero
;
poiché
tale
scopo
non
sarà
meglio
raggiunto
di
quello
che
lo
sia
stato
pel
passato
,
e
ai
nostri
moralissimi
legislatori
non
sarà
certo
dato
di
compiere
ciò
che
non
poterono
conseguire
papi
,
imperatori
,
re
,
inquisitori
e
gesuiti
StampaQuotidiana ,
Parmi
sempre
che
la
migliore
soluzione
da
esaminare
sia
quella
della
cooperativa
.
Sono
ben
lungi
dall
'
essere
un
fanatico
della
cooperazione
e
dal
credere
ad
una
magica
virtù
di
quella
parola
.
Neppure
,
e
parmi
averlo
dimostrato
in
tutto
quanto
ho
scritto
,
sono
partigiano
della
teoria
del
prodotto
integrale
del
lavoro
ai
lavoratori
.
Intendo
esaminare
il
problema
esclusivamente
da
un
punto
di
vista
pratico
ed
empirico
.
Se
i
ferrovieri
si
fossero
limitati
ad
invocare
principi
astratti
non
farei
motto
,
ma
quando
vedo
gente
competente
e
che
ha
le
mani
in
pasta
,
porsi
sul
terreno
pratico
ed
affermare
che
c
'
è
modo
di
migliorare
le
condizioni
dei
ferrovieri
senza
aggravio
pel
pubblico
,
parmi
che
tale
asserzione
sia
almeno
degna
di
studio
.
Sarebbe
presunzione
la
mia
se
dicessi
in
modo
assoluto
,
che
essi
hanno
ragione
.
Tale
giudizio
od
il
giudizio
opposto
possono
solo
essere
la
conclusione
di
lunghi
e
severi
studi
di
persone
competenti
,
come
sarebbero
i
membri
di
una
commissione
scelti
fra
le
persone
più
o
meglio
intendenti
delle
cose
ferroviarie
e
finanziarie
.
Molto
più
modesta
è
la
mia
tesi
.
Dico
che
la
proposta
dei
ferrovieri
è
meritevole
di
esame
e
non
deve
essere
respinta
a
priori
.
Non
mi
nascondo
le
forti
e
gravi
obiezioni
recate
da
persone
che
ben
conoscono
la
materia
quali
sono
i
professori
Einaudi
,
Pantaleoni
,
De
Johannis
,
ma
credo
che
se
possono
avere
sede
nella
discussione
per
la
risoluzione
definitiva
del
problema
,
non
siano
tali
da
fare
respingere
senz
'
altro
questa
discussione
stessa
.
Si
dice
:
se
concedete
che
l
'
esercizio
privato
sia
il
migliore
,
perché
non
lo
proponete
addirittura
?
Perché
un
vero
esercizio
privato
come
quello
delle
ferrovie
inglesi
è
impossibile
nelle
presenti
condizioni
,
in
Italia
.
Non
ci
sarebbe
un
Parlamento
,
per
approvarlo
,
e
forse
neppure
capitalisti
per
intraprenderlo
.
Possibile
sarebbe
solo
un
esercizio
in
apparenza
privato
,
in
realtà
misto
di
esercizio
di
Stato
e
di
esercizio
privato
,
pessimo
fra
tutti
gli
ordinamenti
che
si
possono
escogitare
per
le
ferrovie
italiane
,
ed
atto
solo
a
procacciare
lucrose
speculazioni
di
borsa
.
Rimane
dunque
solo
la
scelta
tra
l
'
esercizio
di
Stato
e
l
'
esercizio
della
cooperativa
.
Riguardo
a
quest
'
ultimo
,
si
osserva
e
giustamente
che
mala
prova
hanno
fatto
molte
cooperative
di
produzione
,
infelicissima
poi
quella
della
Mine
aux
mineurs
in
Francia
;
e
se
similmente
a
tali
cooperative
dovesse
essere
ordinata
la
cooperativa
ferroviaria
,
accetterei
per
buona
,
l
'
obiezione
a
priori
.
Ma
l
'
ordinamento
può
essere
diverso
,
facendo
parte
al
capitale
estraneo
alla
cooperazione
e
mirando
non
già
a
mettere
in
opera
principi
teorici
,
ma
lasciandosi
unicamente
guidare
da
considerazioni
pratiche
.
Per
solo
modo
di
esempio
,
pongasi
che
la
cooperativa
ferroviaria
abbia
:
1
)
un
certo
numero
di
obbligazioni
3
e
mezzo
per
cento
(
metto
a
caso
questo
numero
solo
per
brevità
di
discorso
)
;
2
)
azioni
privilegiate
4
e
mezzo
per
cento
(
anche
questo
numero
è
messo
a
caso
)
;
3
)
azioni
ordinarie
.
Le
azioni
ordinarie
sono
distribuite
gratis
,
o
con
pagamento
minimo
,
ai
ferrovieri
,
secondo
certe
norme
da
determinare
.
Il
frutto
di
queste
azioni
varrà
pei
ferrovieri
appunto
l
'
aumento
di
salario
che
essi
chiedono
e
che
è
impossibile
oramai
di
rifiutare
loro
.
Sull
'
utile
dell
'
azienda
,
si
preleva
:
1
)
la
somma
necessaria
pel
servizio
delle
obbligazioni
;
2
)
la
somma
necessaria
pel
servizio
delle
azioni
privilegiate
.
Il
rimanente
va
alle
azioni
ordinarie
.
Tale
ordinamento
,
per
quanto
spetta
alla
divisione
del
capitale
in
obbligazioni
,
azioni
privilegiate
azioni
ordinarie
,
non
è
teorico
;
trovasi
presso
moltissime
società
inglesi
e
vi
fa
buona
prova
.
Temesi
,
e
non
a
torto
,
che
assemblee
di
soli
cooperatori
possano
talvolta
essere
trascinate
ad
approvare
provvedimenti
dannosi
al
capitale
dell
'
azienda
.
Tale
pericolo
è
rimosso
dall
'
intervento
degli
azionisti
privilegiati
,
che
del
capitale
sapranno
prendersi
cura
.
Infine
osservasi
che
vi
possono
essere
crisi
nelle
quali
la
società
di
esercizio
ferroviario
guadagnerà
pochissimo
,
e
che
sono
compensate
da
anni
in
cui
largo
è
il
guadagno
.
Tale
compenso
ci
deve
essere
,
altrimenti
l
'
esercizio
sarebbe
disastroso
e
non
potrebbe
essere
assunto
da
nessuna
società
,
sia
cooperativa
sia
anonima
;
e
se
pure
ci
fossero
finanzieri
così
imprudenti
dallo
assumerlo
,
la
società
loro
fallirebbe
,
e
saremmo
da
capo
coll
'
esercizio
di
Stato
.
Se
si
vuol
fare
sul
serio
,
occorre
concedere
patti
convenienti
a
chiunque
assuma
l
'
esercizio
ferroviario
.
Ma
,
dicesi
,
e
dicesi
ottimamente
,
per
potere
fare
quel
compenso
tra
gli
anni
magri
e
gli
anni
grassi
,
un
capitale
ci
vuole
.
Sta
bene
,
ed
a
ciò
appunto
si
provvede
col
capitale
delle
azioni
privilegiate
.
Non
ho
menomamente
l
'
intento
di
esaminare
qui
tutti
i
particolari
di
un
simile
ordinamento
,
dirò
solo
che
il
Governo
può
avere
una
certa
ingerenza
nell
'
amministrazione
,
purché
non
sia
d
'
inciampo
al
li
ero
svolgersi
dell
'
esercizio
;
qualche
cosa
di
analogo
si
ha
nell
'
ingerenza
del
Governo
nell
'
amministrazione
della
Banca
d
'
Italia
.
È
veramente
strano
che
il
nostro
Governo
,
il
quale
colma
di
favori
,
a
spese
dei
contribuenti
,
le
mendicanti
cooperative
di
braccianti
ed
altre
simili
,
rifiuti
di
esaminare
le
proposte
dell
'
unica
cooperativa
che
non
mendica
favori
,
ma
chiede
un
giusto
,
e
conveniente
per
tutti
,
contratto
di
esercizio
.
Sarebbe
forse
perché
i
politicanti
traggono
dalle
prime
un
utile
per
la
loro
potenza
politica
,
che
da
quest
'
ultima
non
sperano
?
StampaQuotidiana ,
Il
piccolo
incidente
è
quello
del
Monopolio
delle
assicurazioni
in
Italia
;
della
teoria
generale
feci
cenno
nell
'
articolo
pubblicato
nella
rivista
del
mio
amico
Sorel
.
La
scienza
sperimentale
non
ha
dogmi
,
non
ha
principi
assoluti
,
e
di
qualsiasi
teoria
non
cessa
di
verificare
i
risultamenti
coll
'
esperienza
.
Perciò
mi
premeva
il
verificare
se
i
fatti
corrispondevano
o
non
corrispondevano
alle
deduzioni
già
pubblicate
;
e
mi
doleva
il
dovere
aspettare
molti
anni
;
ma
in
grazia
del
discorso
del
Giolitti
,
la
verificazione
è
venuta
sollecita
quanto
si
poteva
desiderare
.
Dicevo
che
il
disegno
del
Monopolio
aveva
per
scopo
di
favorire
certi
speculatori
;
ed
ecco
il
Giolitti
a
dichiarare
esplicitamente
che
questo
Monopolio
aveva
per
scopo
di
rafforzare
finanziariamente
lo
Stato
,
perché
potesse
sovvenire
enti
locali
,
aiutare
intraprese
,
sussidiare
sindacati
.
Così
viene
confermata
una
voce
che
già
si
sentiva
a
sussurrare
che
ci
sono
trusts
i
quali
aspettavano
il
detto
Monopolio
come
la
manna
del
cielo
.
C
'
è
poi
un
'
altra
conferma
,
sulla
quale
mi
astengo
dell
'
insistere
,
perché
desidero
rimanere
nel
campo
scientifico
,
lontano
da
ogni
personalità
.
Il
lettore
che
la
volesse
conoscere
,
prenda
l
'
elenco
dei
deputati
che
hanno
votato
ora
in
favore
del
Monopolio
,
e
di
fronte
ad
ogni
nome
metta
un
S
se
il
deputato
è
legato
a
speculatori
,
amico
,
parente
,
di
questi
,
o
speculatore
esso
stesso
;
e
vedrà
che
gli
S
sono
molti
,
moltissimi
.
Ce
ne
sono
anche
fra
gli
oppositori
;
ma
io
appunto
scrivevo
nell
'
articolo
rammentato
che
questa
era
battaglia
di
speculatori
.
Intanto
quei
molti
S
,
tra
i
partigiani
dell
'
on
.
Giolitti
dimostrano
che
la
frase
a
lui
tanto
rimproverata
era
giusta
.
Se
egli
avesse
detto
:
«
Preferisco
l
'
interesse
dello
Stato
a
quello
di
molti
capitalisti
»
,
sarebbe
andato
fuori
della
realtà
:
«
Preferisco
l
'
interesse
dello
Stato
a
quello
di
pochi
capitalisti
»
;
e
così
sta
benissimo
.
Egli
,
da
valente
condottiero
parlamentare
,
sa
che
la
maggioranza
è
dalla
parte
dei
molti
.
Generalmente
,
chi
è
ostile
ad
un
partito
si
ferma
a
considerazioni
analoghe
.
Credo
invece
che
occorre
andare
più
in
là
,
e
procurare
di
capire
il
perché
del
fenomeno
.
Eccovi
molte
persone
intelligenti
,
anzi
furbe
,
che
hanno
difeso
il
Monopolio
,
e
non
certo
per
motivi
intrinseci
ad
esso
.
Dunque
ci
dovevano
essere
motivi
estrinseci
.
Occorre
trovarli
.
Eccovi
socialisti
,
che
sono
solitamente
nemici
feroci
dei
sindacati
o
dei
trusts
,
e
che
procacciano
di
dare
allo
Stato
il
modo
di
aiutare
questi
sindacati
o
questi
trust
;
e
lo
aiutano
pure
a
sovvenire
capitalisti
e
speculatori
di
ogni
genere
,
dimenticando
opportunamente
le
teorie
del
plus
valore
.
Generalmente
ci
si
ferma
a
notare
ciò
,
e
si
grida
la
croce
addosso
all
'
avversario
che
cade
in
sì
potente
contraddizione
.
No
,
l
'
avversario
può
essere
in
perfetta
buona
fede
;
ed
il
fenomeno
è
generale
.
Eccovi
gente
che
si
dice
democratica
;
per
essi
conta
solo
,
il
benessere
del
popolo
;
il
rimanente
non
si
deve
nemmeno
rammentare
.
Dicono
di
volere
dare
le
pensioni
agli
operai
.
Molti
mezzi
efficaci
per
questo
ci
sarebbero
.
Ad
esempio
i
dazi
doganali
,
fatti
fiscali
invece
di
essere
protettivi
,
darebbero
una
somma
esuberante
al
bisogno
.
Se
non
volete
ciò
avete
l
'
imposta
progressiva
de
'
monopoli
:
potreste
prendere
quello
dello
zucchero
,
dei
fiammiferi
,
dell
'
alcool
,
od
altri
simili
,
tutti
assai
produttivi
.
Proprio
no
.
Tra
tutti
quei
provvedimenti
i
nostri
amanti
del
popolo
e
nemici
dei
capitalisti
,
scelgono
quello
che
,
per
loro
stessa
confessione
,
frutterà
pochissimo
,
molto
meno
del
bisogno
per
le
pensioni
,
ma
che
sarà
favorevolissimo
agli
speculatori
che
aspettano
la
manna
governativa
.
La
gente
che
così
opera
è
intelligente
,
avveduta
;
dunque
ha
i
suoi
buoni
motivi
.
Bisogna
studiarli
.
Qui
mi
fermo
,
perché
se
seguitassi
scriverei
un
trattato
e
non
un
articolo
.
Vorrei
solo
che
il
lettore
intendesse
che
questo
caso
del
Monopolio
delle
assicurazioni
è
solo
caso
particolare
di
fenomeni
molto
più
generali
;
che
questi
fenomeni
hanno
le
loro
uniformità
,
e
che
possono
essere
oggetto
di
una
scienza
che
indaghi
appunto
tali
uniformità
e
le
metta
in
luce
.
StampaQuotidiana ,
A
quanto
pare
io
ho
interpretato
male
il
pensiero
dell
'
on
.
Giolitti
.
Ho
avuto
torto
di
adoperare
le
regole
della
critica
storica
,
mentre
la
critica
dei
partigiani
è
tutt
'
altra
.
L
'
on
.
Giolitti
diceva
:
Io
sono
d
'
avviso
che
è
bene
che
vi
siano
delle
grandi
forze
finanziarie
.
Il
governo
italiano
ha
sempre
seguito
la
via
di
cercar
modo
di
aiutare
le
grandi
industrie
ed
i
grandi
istituti
di
credito
.
Primo
punto
.
Se
questo
discorso
si
leggesse
in
un
documento
storico
dei
secoli
passati
,
si
concluderebbe
legittimamente
che
l
'
oratore
desiderava
,
divisava
di
aiutare
le
grandi
industrie
ed
i
grandi
istituti
di
credito
,
e
che
molto
probabilmente
tale
aiuto
doveva
essere
finanziario
.
Aggiungeva
l
'
on
.
Giolitti
:
Vado
più
in
là
.
Riconosco
che
in
alcuni
casi
i
sindacati
possono
essere
utili
,
quando
occorrono
per
diminuire
la
soverchia
concorrenza
.
Secondo
punto
.
Sempre
se
si
trattasse
di
un
documento
storico
,
si
concluderebbe
che
oltre
alle
grandi
industrie
ed
ai
grandi
istituti
di
credito
,
l
'
oratore
estende
la
sua
benevolenza
e
quindi
l
'
aiuto
ai
sindacati
,
o
trusts
.
È
vero
che
c
'
è
la
restrizione
della
concorrenza
che
deve
essere
soverchia
.
Si
domanda
se
ci
furono
mai
sindacati
o
trusts
che
non
trovarono
soverchia
la
concorrenza
.
Io
non
ne
conosco
.
Chi
vuole
conoscere
la
soverchia
concorrenza
alla
quale
riparano
i
trusts
italiani
,
legga
gli
articoli
di
Edoardo
Giretti
.
Sono
ricchi
di
fatti
;
mi
dispiace
di
non
li
potere
qui
riprodurre
,
ma
...
fanno
un
volume
!
L
'
on
.
Giolitti
discorre
di
enti
finanziari
,
tra
i
quali
c
'
è
evidentemente
il
monopolio
delle
assicurazioni
(
sbaglio
anche
in
ciò
?
)
e
dice
:
La
forza
finanziaria
dello
Stato
,
che
si
verrebbe
creando
con
questi
enti
che
concentrano
in
sua
mano
dei
grandissimi
capitali
,
è
elemento
di
solidità
per
le
industrie
e
i
commerci
,
perché
uno
Stato
debole
non
può
nei
momenti
più
difficili
,
trovar
modo
di
evitare
le
grandi
crisi
.
Terzo
punto
.
Supposto
ancora
che
si
discorresse
solo
di
storia
,
si
concluderebbe
che
il
Giolitti
vuole
adoperare
direttamente
,
od
indirettamente
,
quei
grandissimi
capitali
per
dare
solidità
per
le
industrie
,
e
per
evitare
le
grandi
crisi
.
È
pure
evidente
che
se
non
li
adoperasse
né
direttamente
né
indirettamente
,
non
potrebbe
raggiungere
né
questi
né
altri
scopi
;
sarebbe
come
se
quei
capitali
non
esistessero
.
Il
modo
preciso
,
con
ogni
particolare
,
come
saranno
adoperati
,
non
lo
so
,
come
forse
non
lo
sa
neppure
il
Giolitti
.
È
naturale
che
le
riserve
matematiche
non
saranno
direttamente
adoperate
per
sovvenire
industrie
,
trusts
,
banche
.
Ma
poniamo
,
come
semplice
ipotesi
,
che
si
adoperino
per
alleviare
il
grave
pondo
di
certi
titoli
di
Stato
,
che
hanno
certe
banche
;
queste
,
in
compenso
,
potranno
aiutare
industrie
e
trusts
,
e
sarà
un
modo
indiretto
di
sovvenire
queste
industrie
e
questi
trusts
.
Aggiungendo
le
sovvenzioni
agli
enti
locali
,
sulle
quali
non
credo
che
ci
sia
quistione
,
tutto
ciò
mi
pare
che
si
possa
compendiare
,
scrivendo
,
come
ho
fatto
,
che
,
secondo
l
'
on
.
Giolitti
,
il
Monopolio
aveva
per
scopo
di
rafforzare
finanziariamente
lo
Stato
,
perché
potesse
sovvenire
enti
locali
,
aiutare
intraprese
,
sussidiare
sindacati
.
L
'
on
.
Giolitti
non
la
pensa
in
questo
modo
?
Vuol
dire
che
non
si
è
espresso
tanto
bene
.
A
che
pro
discorrere
di
aiuti
alle
grandi
industrie
ed
ai
grandi
istituti
di
credito
,
se
non
ne
voleva
dare
?
Perché
nominò
i
sindacati
e
le
crisi
?
Così
,
per
discorrerne
in
modo
accademico
?
Ma
infine
,
è
inutile
contendere
sul
pensiero
di
un
uomo
vivo
e
fresco
;
egli
solo
ha
diritto
di
manifestarlo
.
Tolgo
la
confessione
dell
'
on
.
Giolitti
dal
numero
delle
prove
della
mia
teoria
;
ammetto
che
,
se
pure
ha
discorso
un
poco
diversamente
,
in
sostanza
non
vuole
aiutare
né
grandi
industrie
,
né
grandi
istituti
di
credito
,
né
sindacati
,
e
che
non
vuole
menomamente
adoperare
i
denari
dello
Stato
per
evitare
le
grandi
crisi
.
Tra
parentesi
farà
benissimo
,
perché
oramai
è
riconosciuto
che
è
col
volere
evitare
le
crisi
che
si
fanno
più
acute
.
Se
in
un
discorso
parlamentare
sul
monopolio
delle
assicurazioni
,
l
'
on
.
Giolitti
ha
rammentato
gli
aiuti
alle
industrie
,
ai
sindacati
,
alle
banche
,
è
stato
tanto
per
dire
,
ma
nella
mente
sua
,
nulla
ha
che
fare
,
con
tutte
queste
cose
,
il
monopolio
.
Siamo
dunque
intesi
,
non
se
ne
parli
più
.
Tolte
le
confessioni
giolittiane
,
rimangono
i
fatti
.
Non
avendo
a
mia
disposizione
nessuna
sonnambula
extra
lucida
,
ignoro
quelli
dell
'
avvenire
...
ma
conosco
quelli
del
passato
.
Lasciamo
stare
le
Casse
postali
di
risparmio
amministrate
dallo
Stato
;
prima
perché
non
è
un
monopolio
;
secondo
perché
ci
sarebbe
da
scrivere
lungamente
per
indagare
se
hanno
torto
,
o
ragione
,
coloro
che
dicono
che
sarebbe
meglio
per
il
paese
,
specialmente
per
le
province
meridionali
,
che
i
risparmi
rimanessero
ad
aiutare
l
'
agricoltura
,
l
'
industria
ed
il
commercio
locale
,
invece
di
essere
asportati
dal
governo
;
e
non
mancano
altre
considerazioni
pei
casi
di
grandi
crisi
,
di
guerra
,
o
simili
.
Non
si
può
discorrere
di
tutto
in
una
volta
;
rimaniamo
nei
termini
del
nostro
problema
.
L
'
on
.
Giolitti
ha
detto
:
Lo
Stato
anche
in
materia
economica
deve
dirigere
,
ma
non
essere
diretto
.
Chi
vuole
conoscere
come
lo
Stato
dirigesse
i
grandi
istituti
di
credito
,
legga
i
volumi
dell
'
inchiesta
sulle
Banche
.
Ci
sono
molte
cose
belle
,
anzi
bellissime
.
Forse
si
dirà
che
è
un
passato
molto
remoto
.
Bene
;
si
leggano
gli
articoli
scritti
da
Alberto
Caroncini
sul
«
Resto
del
Carlino
»
,
e
si
vedrà
che
probabilmente
il
presente
non
è
poi
tanto
diverso
dal
passato
.
Vi
si
vedrà
pure
come
l
'
ultima
crisi
,
appunto
perché
il
governo
volle
impedirne
gli
effetti
,
è
diventata
più
dannosa
,
ed
ha
lasciato
in
Italia
uno
strascico
;
mentre
è
interamente
risanata
nei
paesi
ove
simile
errore
non
fu
fatto
.
Non
posso
riprodurre
qui
questi
articoli
,
per
lo
stesso
motivo
che
non
posso
riprodurre
gli
articoli
del
Giretti
,
né
l
'
inchiesta
sulle
banche
,
né
i
documenti
parlamentari
sui
molti
favori
protettivi
di
cui
godono
coloro
che
poi
approvano
il
monopolio
,
né
i
documenti
sulla
Cassa
di
previdenza
di
Torino
,
che
aspetta
di
essere
salvata
dal
monopolio
,
né
quegli
altri
sulle
convenzioni
marittime
proposte
dall
'
on
.
Giolitti
,
né
le
previsioni
che
si
fanno
sugli
aiuti
che
,
ai
sindacati
,
potranno
dare
gli
istituti
di
credito
,
quando
siano
aiutati
da
un
forte
stato
finanziario
,
né
tanti
altri
documenti
che
infine
narrano
tutta
la
vita
finanziaria
dell
'
Italia
in
questi
ultimi
tempi
,
e
che
dimostrano
chiaramente
come
lo
Stato
aiuti
una
certa
classe
di
cittadini
,
i
quali
a
lor
volta
,
aiutano
lo
Stato
a
procacciarsi
i
mezzi
finanziari
che
sono
necessari
per
concedere
tale
aiuto
.
Chi
vuole
bene
conoscere
i
fatti
,
purtroppo
deve
leggere
tutto
ciò
;
perché
sinora
non
si
é
trovato
il
modo
di
sapere
senza
imparare
.
Ma
del
sapere
si
può
fare
a
meno
,
anzi
,
a
dirla
qui
fra
noi
,
un
politicante
fa
tanto
migliore
riuscita
,
quanto
meno
sa
;
perché
se
sapesse
,
potrebbe
avere
dubbi
;
ed
a
lui
verrebbe
meno
la
forza
che
dà
una
cieca
fede
.
StampaQuotidiana ,
Questo
era
il
titolo
dell
'
articolo
mio
pubblicato
nel
n
.
200
di
questo
giornale
Fu
omesso
in
stamperia
ed
è
un
guaio
,
perché
così
ci
sarà
stato
chi
avrà
creduto
che
avevo
intenzione
di
rispondere
a
certe
critiche
,
mentre
non
ho
tempo
né
voglia
di
fare
ciò
,
e
tale
miseria
non
mi
tange
.
Ma
poiché
in
articoli
di
giornali
quotidiani
non
è
possibile
spiegarsi
con
quell
'
ampiezza
che
si
può
usare
nei
libri
,
ci
possono
essere
persone
che
,
in
perfetta
buona
fede
,
abbiano
frainteso
quanto
scrivevo
,
ed
è
quindi
doveroso
il
dare
loro
spiegazioni
,
poiché
è
giusto
che
chi
ha
fatto
il
peccato
faccia
anche
la
penitenza
.
Mosso
da
tale
sentimento
aggiungo
qui
altre
spiegazioni
;
e
poi
faccio
punto
,
e
chi
non
vorrà
intendere
si
serva
pure
che
non
me
ne
importa
niente
.
Tra
le
teorie
che
troveranno
luogo
nel
mio
trattato
di
Sociologia
,
che
pubblicherà
fra
non
molto
il
Barbera
di
Firenze
,
ce
n
'
è
una
sulla
composizione
delle
classi
governanti
sociali
e
la
loro
evoluzione
.
Per
fare
piacere
al
mio
amico
Geoges
Sorel
,
pubblicai
,
nella
rivista
sua
,
un
caso
particolare
di
questa
teoria
,
e
non
me
ne
dolgo
;
tutt
'
altro
,
poiché
ciò
mi
procurò
l
'
approvazione
,
per
me
preziosissima
,
di
scienziati
come
il
Sorel
e
il
prof
.
Tullio
Martello
.
Quanto
scrissi
nella
rivista
del
Sorel
,
fu
bene
inteso
e
spiegato
dall
'
egregio
autore
che
firma
Pupin
nel
«
Resto
del
Carlino
»
;
io
non
posso
per
ragion
di
spazio
ripetere
qui
né
il
testo
né
la
spiegazione
;
basti
sapere
che
,
se
non
erro
,
occorre
considerare
due
categorie
di
«
capitalisti
»
,
e
cioè
coloro
che
hanno
una
entrata
fissa
,
o
quasi
fissa
,
e
coloro
che
hanno
un
'
entrata
variabile
dipendente
da
speculazioni
,
e
che
perciò
si
possono
brevemente
dire
«
speculatori
»
,
senza
,
per
altro
che
tale
nome
porti
con
sé
il
menomo
biasimo
.
Mi
pare
dimostrato
dalla
storia
che
il
massimo
di
prosperità
per
un
paese
si
ottiene
ove
non
prevalga
troppo
né
la
prima
né
la
seconda
categoria
di
tali
persone
nella
classe
governante
.
Ora
,
un
poco
dappertutto
,
c
'
è
una
notevole
tendenza
al
predominio
della
seconda
categoria
;
ed
è
un
fatto
che
,
sia
pure
sotto
varie
forme
,
è
intuito
da
moltissimi
.
In
Francia
il
Jaurès
,
ha
egregiamente
notato
l
'
opera
di
questa
categoria
nell
'
avventura
marocchina
.
In
Italia
la
proposta
è
di
mettere
lo
Stato
in
grado
di
aiutare
i
capitalisti
della
seconda
categoria
.
Non
mi
propongo
qui
di
indagare
che
effetto
ciò
avrà
;
mi
basta
mettere
in
luce
il
puro
fatto
,
perché
è
l
'
esistenza
del
fatto
che
conferma
la
teoria
.
Ed
è
pure
notevole
che
i
socialisti
i
quali
,
in
ogni
altro
paese
,
sono
nemici
acerrimi
appunto
di
quei
capitalisti
,
in
Italia
,
invece
,
aiutano
il
governo
a
favorirli
.
Da
ciò
non
traggo
alcuna
conseguenza
in
biasimo
dei
socialisti
italiani
.
Essi
hanno
uno
scopo
,
sia
in
suffragio
universale
od
altro
,
e
per
conseguirlo
si
muovono
secondo
la
linea
di
minor
resistenza
,
Ma
per
la
mia
teoria
è
importantissimo
di
notare
che
quella
linea
di
minor
resistenza
passa
dove
non
si
offende
,
anzi
dove
si
favorisce
gli
interessi
di
quella
seconda
classe
di
capitalisti
;
perché
così
rimane
ancora
una
volta
confermata
la
potenza
loro
,
la
quale
in
ogni
pagina
della
storia
si
legge
.
È
anche
notevole
come
uno
strategista
parlamentare
di
primissimo
ordine
,
come
è
l
'
on
.
Giolitti
abbia
come
pezzi
preferiti
sullo
scacchiere
sempre
quei
capitalisti
,
principiando
dal
Tanlongo
,
passando
dalle
convenzioni
marittime
,
terminando
col
monopolio
delle
assicurazioni
.
Ripeto
che
da
ciò
io
non
traggo
il
menomo
biasimo
all
'
on
.
Giolitti
,
ma
traggo
la
conclusione
,
che
mi
pare
evidente
,
che
quei
capitalisti
hanno
tanta
forza
da
imporsi
a
chi
voglia
fare
una
politica
pratica
.
Neppure
ad
essi
,
di
ciò
intendo
dare
biasimo
alcuno
;
ogni
classe
sociale
opera
secondo
la
propria
indole
,
e
non
può
essere
altrimenti
,
e
neppure
gioverebbe
che
fosse
altrimenti
.
Ma
può
essere
un
guaio
che
una
delle
classi
sociali
stravinca
e
non
incontri
più
opposizione
alcuna
;
specialmente
poi
il
guaio
può
essere
grande
quando
venga
meno
ogni
opposizione
in
nome
di
un
ideale
.
Ma
qui
mi
fermo
,
perché
se
aggiungessi
parola
,
entrerei
nella
teoria
degli
ideali
e
dei
miti
,
importantissima
per
la
Sociologia
,
ma
che
non
si
può
spiegare
in
poche
parole
;
e
se
ricadessi
nel
peccato
di
volere
ciò
fare
,
meriterei
troppo
grande
penitenza
.
StampaQuotidiana ,
Forse
non
è
ancora
giunto
il
momento
di
discorrere
oggettivamente
dei
gravi
avvenimenti
che
si
stanno
svolgendo
,
ricercando
solo
le
relazioni
dei
fatti
che
essi
ci
manifestano
.
Ora
è
tempo
piuttosto
di
operare
che
di
ragionare
,
ed
alle
opere
spingono
i
discorsi
che
si
rivolgono
al
sentimento
,
le
considerazioni
degli
interessi
,
non
già
le
ricerche
dello
scetticismo
scientifico
.
Pure
anche
queste
possono
avere
un
'
utilità
,
lieve
invero
,
aiutando
a
scoprire
per
quale
via
sentimenti
ed
interessi
possono
adoperarsi
per
raggiungere
uno
scopo
,
e
non
sarà
dunque
tempo
assolutamente
sprecato
lo
occuparsene
ora
.
I
presenti
avvenimenti
,
come
tutti
i
fenomeni
sociali
,
hanno
molte
e
varie
cause
,
ma
non
tutte
di
eguale
importanza
.
Se
disponiamo
per
ordine
d
'
intensità
le
forze
di
cui
ora
vediamo
la
risultante
nel
gran
cozzo
delle
nazioni
,
ne
troviamo
da
prima
tre
che
di
gran
lunga
sovrastano
alle
altre
e
che
sono
:
1
)
il
contrasto
del
germanismo
e
dello
slavismo
;
2
)
il
contrasto
tra
il
militarismo
aristocratico
e
la
democrazia
sociale
;
3
)
gli
interessi
particolari
dei
vari
Stati
.
Vediamoli
partitamente
.
Non
voglio
menomamente
risolvere
qui
il
difficile
problema
delle
stirpi
,
e
quando
discorro
di
Slavi
,
di
Germani
,
di
AngloSassoni
,
di
Latini
,
voglio
solo
indicare
le
collettività
che
hanno
volgarmente
tale
nome
,
senza
indagare
come
sono
costituite
.
Ciò
posto
,
è
facile
riconoscere
nei
fatti
che
Slavi
e
Germani
hanno
al
presente
una
gran
forza
di
espansione
;
gli
AngloSassoni
già
l
'
ebbero
pure
,
ma
ora
inclinano
a
restringersi
alla
difensiva
;
i
Latini
l
'
hanno
perduta
da
un
pezzo
,
anzi
questo
nome
è
diventato
una
semplice
denominazione
;
non
sentono
i
Latini
di
Spagna
,
di
Francia
,
d
'
Italia
,
un
'
inclinazione
a
convergere
ad
un
centro
comune
,
come
gli
Slavi
ed
i
Germani
,
e
neppure
a
prestarsi
vicendevole
aiuto
come
gli
Stati
dell
'
Impero
britannico
.
Non
dimostrano
,
nella
loro
letteratura
,
neppure
come
reminiscenza
classica
di
Roma
,
l
'
orgoglio
di
stirpe
che
palesano
Germani
,
Slavi
,
AngloSassoni
.
I
letterati
tedeschi
non
la
finiscono
più
di
rammentare
Arminio
,
ed
ora
dicono
che
,
come
i
loro
antenati
distrussero
lo
Impero
Romano
,
spetta
a
loro
di
distruggere
i
«
putridi
Latini
»
;
nessuno
in
Italia
è
spinto
da
un
analogo
sentimento
prepotente
a
rammentare
la
vendetta
che
le
legioni
di
Tiberio
trassero
dalla
disfatta
di
Varo
,
né
la
distruzione
dei
barbari
fossero
«
putridi
»
o
no
compiuta
da
Mario
,
né
i
molti
Germani
tratti
captivi
a
Roma
.
Dico
ciò
non
per
amore
di
rettorica
,
ma
solo
per
esprimere
un
indizio
di
inclinazioni
e
di
sentimenti
.
Neppure
vo
indagare
se
le
manifestazioni
dei
pangermanisti
sono
lodevoli
o
no
,
se
è
ragionevole
il
fuggire
di
imitarle
;
cerco
solo
un
indice
dei
sentimenti
,
come
il
termometro
dà
un
indice
della
temperatura
,
e
mi
pare
certo
che
un
termometro
di
tal
fatta
,
mostra
una
temperatura
molto
elevata
tra
i
Germani
,
notevole
tra
gli
Slavi
,
non
troppo
bassa
tra
gli
AngloSassoni
,
e
quasi
zero
tra
i
Latini
.
Così
vediamo
che
,
riguardo
alla
stirpe
,
la
forza
principale
sta
nel
contrasto
tra
Germani
e
Slavi
;
viene
poi
quella
degli
AngloSassoni
;
e
della
forza
che
potrebbe
essere
tra
i
Latini
non
c
'
è
da
tener
conto
.
I
Germani
,
consapevolmente
o
no
,
mirano
all
'
egemonia
in
Europa
,
a
dare
a
Berlino
la
parte
che
ebbe
Roma
nel
mondo
antico
,
gli
Slavi
mirano
a
riunirsi
in
un
organismo
,
a
costituire
alcunché
d
'
analogo
a
ciò
che
è
ora
l
'
Impero
Tedesco
;
gli
AngloSassoni
vogliono
serbare
intatto
l
'
Impero
Britannico
.
Quest
'
ultima
inclinazione
avrebbe
potuto
essere
facilmente
soddisfatta
,
se
la
Germania
avesse
imitato
Roma
,
che
non
aggrediva
tutti
gli
avversari
in
una
volta
;
non
così
potevasi
togliere
il
cozzo
tra
Germani
e
Slavi
;
esso
era
fatale
,
inevitabile
.
Cagioni
secondarie
hanno
determinato
l
'
epoca
della
presente
guerra
,
ma
essa
,
tosto
o
tardi
,
era
assolutamente
inevitabile
.
Scoppiata
la
guerra
,
l
'
Inghilterra
si
è
dimostrata
più
avveduta
della
Grecia
antica
,
la
quale
ha
lasciato
che
Roma
distruggesse
Cartagine
,
senza
badare
che
,
dopo
,
sarebbe
toccato
ad
essa
di
essere
aggredita
e
vinta
;
ed
in
ciò
sta
la
principale
cagione
dell
'
intervento
inglese
.
Un
Bismarck
lo
avrebbe
forse
preveduto
,
e
quindi
avrebbe
provveduto
a
scansarlo
;
il
presente
Governo
germanico
non
fu
da
tanto
.
Volgiamoci
all
'
altra
cagione
principale
della
guerra
.
A
noi
in
parte
sfugge
,
perché
siamo
in
mezzo
agli
avvenimenti
,
che
una
grande
trasformazione
sta
compiendosi
nel
mondo
,
ed
è
quella
del
dilagare
della
fede
democratico
-
sociale
,
che
assume
tutti
i
caratteri
di
una
religione
.
Tale
trasformazione
è
paragonabile
all
'
altra
compiuta
quando
il
cristianesimo
invase
l
'
Impero
Romano
;
e
l
'
analogia
si
estende
a
certi
particolari
,
come
è
appunto
la
cecità
di
molti
Romani
che
non
scorgevano
l
'
importanza
del
fenomeno
a
cui
assistevano
,
alla
quale
fa
riscontro
la
cecità
di
molti
nostri
contemporanei
che
non
sanno
giustamente
valutare
il
fenomeno
che
sotto
ai
loro
occhi
si
svolge
.
L
'
Europa
occidentale
ha
tutta
più
o
meno
la
fede
democratico
-
sociale
;
la
Germania
colla
sua
appendice
austriaca
è
rimasta
sola
fedele
al
militarismo
aristocratico
;
quindi
tra
essa
e
l
'
Europa
occidentale
è
propriamente
una
guerra
di
religione
che
si
svolge
.
Anche
questa
,
tosto
o
tardi
,
era
inevitabile
.
I
popoli
dell
'
Europa
occidentale
hanno
debellato
,
ognuno
nell
'
interno
del
proprio
Stato
,
il
partito
detto
conservatore
,
e
che
era
attinente
all
'
ordinamento
germanico
;
oramai
,
per
procedere
innanzi
nella
via
seguita
,
era
assolutamente
necessario
debellare
,
all
'
estero
,
l
'
ordinamento
germanico
,
che
si
ergeva
come
formidabile
ostacolo
.
Più
volte
i
ministri
radicali
-
socialisti
inglesi
dissero
che
gli
armamenti
della
Germania
,
col
fare
indispensabile
corrispondenti
armamenti
inglesi
,
toglievano
loro
di
spendere
quanto
avrebbero
voluto
nelle
«
riforme
sociali
»
.
In
Francia
,
i
radicali
-
socialisti
e
gli
antimilitaristi
erano
tenuti
alquanto
a
freno
dal
timore
di
una
guerra
colla
Germania
.
La
Russia
è
in
parte
estranea
tanto
alla
corrente
religiosa
della
democrazia
sociale
dell
'
Europa
occidentale
,
come
a
quella
dell
'
aristocrazia
militare
della
Germania
;
inclina
piuttosto
verso
la
prima
che
verso
la
seconda
,
poiché
la
Russia
manca
interamente
di
una
casta
aristocratica
e
militare
.
In
ogni
modo
essa
è
stata
tratta
nel
conflitto
non
da
tal
fede
religiosa
,
ma
da
cagioni
analoghe
a
quelle
che
spinsero
l
'
Inghilterra
;
cioè
ha
inteso
che
non
poteva
lasciare
che
la
Germania
si
mangiasse
il
carciofo
foglia
per
foglia
.
Nelle
guerre
di
religione
,
vi
sono
spesso
alleanze
simili
.
Principi
cristiani
si
allearono
ai
Musulmani
;
principi
cattolici
ai
protestanti
:
bruciavano
nel
loro
regno
i
protestanti
e
li
difendevano
all
'
estero
.
L
'
alleanza
dello
zarismo
russo
e
della
Repubblica
francese
non
è
poi
più
strana
dell
'
alleanza
dei
socialisti
tedeschi
colla
casta
aristocratico
-
militare
del
loro
paese
;
e
c
'
è
anzi
da
considerare
che
,
in
caso
di
vittoria
,
la
Russia
non
s
'
ingerirà
menomamente
per
mutare
il
Governo
della
Francia
;
mentre
,
se
la
Germania
vince
,
è
certo
che
la
casta
aristocratico
-
militare
porrà
nuovamente
sotto
il
giogo
i
socialisti
tedeschi
.
Se
la
fede
dell
'
Europa
occidentale
è
democratico
-
sociale
,
il
suo
ordinamento
è
in
gran
parte
plutocratico
.
La
plutocrazia
ora
come
sempre
si
vale
della
fede
religiosa
altrui
per
provvedere
al
suo
tornaconto
;
in
Germania
è
tenuta
a
freno
dalla
casta
aristocratico
-
militare
;
nell
'
Europa
occidentale
,
domina
.
La
Germania
non
ha
avuto
un
Caillaux
che
disponesse
del
Governo
e
dei
tribunali
,
che
,
per
sue
vedute
personali
,
impedisse
un
imprestito
indispensabile
per
la
difesa
della
patria
;
non
ha
affidato
ad
un
banchiere
di
concludere
un
trattato
di
pace
;
non
ha
,
come
in
Inghilterra
,
chiesto
l
'
aiuto
efficace
dei
plutocrati
per
ottenere
elezioni
favorevoli
al
Governo
.
La
plutocrazia
non
voleva
la
guerra
,
ma
inconsapevolmente
l
'
ha
preparata
.
Essa
ha
avuto
gran
parte
nella
rivalità
franco
-
tedesca
,
ed
in
quella
germanica
-
inglese
,
e
,
coi
suoi
giornali
,
ha
conferito
all
'
inasprimento
dei
sentimenti
di
odio
tra
queste
nazioni
.
Ma
ora
vorrebbe
la
pace
,
quindi
non
dobbiamo
porre
l
'
opera
sua
tra
le
cagioni
del
proseguimento
della
guerra
.
Finalmente
ci
sarebbe
da
dire
degli
interessi
particolari
dei
vari
Stati
;
ma
possiamo
tralasciare
di
fermarci
su
tale
argomento
,
perché
è
il
meglio
noto
alla
diplomazia
,
ed
è
perciò
che
questa
poteva
sperare
di
scansare
la
guerra
,
mentre
,
ove
avesse
posto
mente
alle
due
altre
cagioni
,
ora
rammentate
,
avrebbe
capito
che
ciò
era
impossibile
e
che
rimaneva
solo
da
prepararsi
a
trarre
dalla
guerra
quanto
poteva
dare
.
Tale
appunto
può
essere
ancora
lo
scopo
di
Stati
che
,
come
l
'
Italia
,
hanno
parte
secondaria
nel
gran
conflitto
.
Avvedutezza
ci
vuole
per
conoscere
ciò
che
è
possibile
,
risolutezza
ed
energia
per
compierlo
.
I
sentimenti
esistenti
non
si
possono
mutare
,
ma
da
essi
si
può
trarre
profitto
.
Se
ci
fossero
solo
gli
interessi
dei
vari
Stati
,
un
trattato
di
pace
duratura
sarebbe
presto
possibile
,
poiché
infine
tali
interessi
non
sono
inconciliabili
;
ma
l
'
esserci
le
due
prime
cagioni
di
guerra
toglie
speranza
che
si
possa
conseguire
una
pace
duratura
,
se
una
delle
parti
contendenti
non
è
interamente
fiaccata
.
Quindi
è
probabile
che
lunga
sarà
la
presente
guerra
.
Si
vede
ora
quanto
grave
era
l
'
errore
di
coloro
i
quali
asserivano
che
ormai
le
guerre
erano
fatte
impossibili
dall
'
accresciuta
potenza
dei
mezzi
di
distruzione
,
e
si
vedrà
che
grave
del
pari
è
l
'
errore
di
coloro
i
quali
credono
la
presente
guerra
non
potere
durare
,
per
cagione
delle
difficoltà
finanziarie
e
della
carestia
che
colpirebbero
parte
almeno
dei
belligeranti
.
Gli
Stati
moderni
hanno
immense
riserve
economiche
.
Da
prima
ci
sono
molte
spese
per
lavori
pubblici
,
«
riforme
sociali
»
ed
altre
che
non
sono
indispensabili
e
che
si
possono
sopprimere
.
Poscia
,
enormi
sono
i
debiti
pubblici
,
e
gli
Stati
possono
pagarne
solo
in
parte
,
o
non
più
pagarne
i
frutti
.
Tale
operazione
,
se
il
debito
pubblico
è
tutto
nello
Stato
,
produrrà
certo
molte
sofferenze
,
ma
intaccherà
poco
o
niente
la
potenza
di
produzione
economica
;
e
se
il
debito
pubblico
è
in
gran
parte
all
'
estero
,
i
forestieri
saranno
spogliati
in
pro
dei
cittadini
.
Inoltre
,
da
un
secolo
ad
oggi
,
sono
enormemente
cresciute
le
spese
di
lusso
,
o
almeno
non
indispensabili
dei
privati
,
mentre
scemavano
le
ore
di
lavoro
e
l
'
intensità
di
esso
.
I
popoli
possono
dunque
tornare
a
ciò
che
erano
un
secolo
fa
,
soffrendo
bensì
,
ma
senza
alcun
serio
pericolo
di
distruzione
economica
,
poiché
,
alla
fin
fine
,
i
popoli
,
un
secolo
fa
,
vivevano
e
prosperavano
.
Per
tal
modo
,
non
sono
solo
centinaia
di
milioni
,
bensì
miliardi
e
miliardi
che
divengono
disponibili
per
la
guerra
.
Gli
avvenimenti
che
ora
vediamo
seguire
prenderanno
posto
fra
quelli
più
grandi
e
di
maggior
momento
della
storia
;
essi
manifestano
il
principio
di
un
'
èra
nuova
.
StampaQuotidiana ,
Gli
uomini
,
nella
loro
attività
sociale
,
sono
mossi
principalmente
dai
sentimenti
e
dagli
interessi
,
e
molti
stimano
che
siano
mossi
dai
ragionamenti
.
A
mantenere
tale
illusione
vale
il
fatto
che
sentimenti
ed
interessi
trovano
sempre
un
ragionamento
o
meglio
uno
pseudo
ragionamento
che
li
esprime
;
ragion
per
cui
,
col
solito
post
hoc
,
propter
hoc
,
nasce
il
concetto
che
il
ragionamento
ha
determinato
sentimenti
ed
interessi
;
invece
il
rapporto
è
generalmente
inverso
.
Principalmente
e
generalmente
non
vogliono
dire
esclusivamente
ed
in
ogni
caso
particolare
,
quindi
un
qualche
effetto
i
ragionamenti
ed
i
pseudo
ragionamenti
possono
averlo
,
ma
è
per
solito
assai
lieve
.
Non
è
qui
il
luogo
di
tentare
una
dimostrazione
di
queste
asserzioni
ho
scritto
due
grossi
volumi
per
provare
di
fare
ciò
ma
può
non
essere
inutile
vederne
una
conferma
negli
avvenimenti
della
presente
guerra
.
Abbiamo
avuto
bei
e
ben
fondati
ragionamenti
per
dimostrare
il
delitto
compiuto
dalla
Germania
col
violare
la
neutralità
del
Belgio
.
Ponga
mente
il
lettore
al
fatto
che
tali
ragionamenti
furono
respinti
da
chi
già
era
amico
della
Germania
o
anche
solo
inclinava
ad
essere
benevolo
;
ma
furono
accolti
da
chi
era
nemico
della
Germania
o
solo
inclinava
ad
esservi
ostile
.
È
dunque
manifesto
che
tali
caratteri
determinarono
principalmente
i
convincimenti
degli
uomini
,
e
non
i
ragionamenti
;
poiché
,
se
questi
avessero
avuto
un
'
azione
indipendente
dai
caratteri
,
ci
dovrebbero
essere
almeno
pochi
,
pochissimi
tedeschi
che
biasimassero
la
violazione
della
neutralità
;
pochi
,
pochissimi
francesi
e
inglesi
che
l
'
approvassero
.
È
vero
che
gli
inglesi
dissero
di
muovere
guerra
alla
Germania
perché
era
stata
violata
la
neutralità
belga
;
ma
fu
evidentemente
se
non
pretesto
,
almeno
solo
causa
occasionale
,
poiché
preesisteva
ed
era
potente
la
rivalità
anglo
-
tedesca
,
che
tosto
o
tardi
doveva
inevitabilmente
condurre
ad
un
conflitto
armato
.
Nel
fatto
della
violata
neutralità
belga
si
ha
un
caso
simile
a
quello
del
celebre
dispaccio
di
Ems
,
che
fu
solo
causa
occasionale
della
guerra
del
1870
,
preparata
in
sostanza
dalla
rivalità
franco
-
prussiana
.
Vennero
poi
la
distruzione
di
Lovanio
,
della
cattedrale
di
Reims
,
ed
altri
fatti
simili
.
I
Tedeschi
furono
detti
barbari
nipoti
di
Attila
,
e
vituperati
o
almeno
biasimati
in
ogni
modo
.
Anche
in
questo
caso
biasimi
e
vituperi
furono
respinti
da
chi
già
era
benevolo
alla
Germania
,
accolti
da
chi
ad
essa
era
avverso
,
e
veramente
per
ora
non
se
ne
vede
il
menomo
effetto
pratico
.
Gli
intellettuali
germanici
provvidero
ad
una
contro
-
offensiva
e
fecero
gran
consumo
di
carta
e
d
'
inchiostro
per
dimostrare
che
la
Germania
era
un
povero
agnellino
,
insidiato
da
lupi
perversi
e
rapaci
,
e
che
,
poveretta
,
se
aveva
mancato
alla
fede
di
trattati
da
essa
firmati
,
ucciso
donne
e
ragazzi
,
fucilato
ostaggi
,
distrutte
città
e
monumenti
,
aveva
solo
operato
in
stato
di
legittima
difesa
.
Anche
queste
belle
produzioni
letterarie
,
queste
splendide
orazioni
ebbero
un
effetto
pratico
molto
prossimo
a
zero
:
persuasero
chi
già
era
persuaso
;
d
'
altri
,
nessuno
.
Qui
forse
il
lettore
osserverà
:
«
Tra
tutti
questi
discorsi
che
servono
a
niente
,
mettete
pure
anche
il
vostro
che
li
dimostra
inutili
,
poiché
veramente
è
opera
vana
ammazzare
un
uomo
morto
»
.
Adagio
un
poco
:
non
confondiamo
il
principale
col
secondario
.
Tali
discorsi
od
altri
simili
,
da
sé
valgono
poco
o
niente
,
ma
possono
servire
ad
occultare
interessi
e
sentimenti
che
valgono
per
il
bene
,
oppure
per
il
male
di
una
nazione
.
Per
molti
anni
abbiamo
udito
discorsi
che
,
senza
tregua
né
posa
,
predicavano
la
fine
delle
guerre
,
fatte
ormai
impossibili
dal
progredire
dei
sentimenti
umanitari
,
di
giustizia
e
di
diritto
,
dell
'
evoluzione
del
proletariato
,
che
sdegnosamente
le
respingeva
e
che
bene
avrebbe
saputo
imporre
la
sua
volontà
,
dalla
perfezione
stessa
degli
armamenti
che
avrebbe
tolto
agli
eserciti
di
poter
venire
a
battaglia
.
Tutto
questo
gran
discorrere
ed
argomentare
ha
messo
capo
ad
una
guerra
generale
delle
nazioni
,
che
è
certo
fra
le
maggiori
che
mai
abbia
veduto
l
'
umanità
;
e
perciò
,
sotto
tale
aspetto
,
discorsi
ed
argomenti
sono
stati
assolutamente
vani
.
Manifestarono
invece
un
'
opera
,
invero
di
non
gran
momento
,
contraria
al
fine
a
cui
tendevano
;
furono
cioè
il
manto
col
quale
si
ricoprivano
interessi
e
sentimenti
i
quali
miravano
a
volgere
in
pro
della
clientela
elettorale
i
quattrini
che
dovevano
servire
per
la
difesa
della
patria
.
Per
esempio
,
furono
i
bei
discorsi
sul
diritto
internazionale
,
sulla
«
pace
mercé
il
diritto
»
,
che
occultarono
sentimenti
ed
interessi
i
quali
distolsero
il
Belgio
dal
prepararsi
convenientemente
alla
guerra
.
Se
l
'
esercito
tedesco
passò
dal
Belgio
invece
di
passare
dalla
Svizzera
,
oltre
a
ragioni
strategiche
,
può
anche
essere
stato
perché
tutti
gli
Svizzeri
sono
soldati
ed
ottimi
tiratori
,
mentre
i
Belgi
avevano
solo
un
piccolo
esercito
.
Simili
discorsi
occultarono
pure
sentimenti
ed
interessi
che
fecero
imprevidenti
per
la
preparazione
della
guerra
Francia
,
Italia
ed
Inghilterra
.
«
Non
avremo
certamente
la
guerra
»
dicevano
i
ministri
della
guerra
francesi
,
ed
anche
alcuni
italiani
;
e
,
con
tale
scusa
,
invece
di
provvedere
artiglierie
ed
altre
armi
,
si
spendevano
i
quattrini
per
fini
elettorali
.
In
Germania
,
poco
credito
ottenevano
analoghi
vaniloqui
,
perché
non
corrispondevano
a
sentimenti
e
ad
interessi
,
in
ogni
modo
rimanevano
un
semplice
sfogo
letterario
,
e
il
Governo
faceva
della
«
politica
reale
»
,
ed
aveva
maggior
fede
negli
obici
da
420
mm
.
che
nell
'
«
immanente
giustizia
»
o
nella
pace
imposta
dal
proletariato
.
Il
Lloyd
George
discorreva
come
se
la
guerra
la
volessero
esclusivamente
i
«
ricchi
»
,
ed
aggiungeva
che
essi
soli
dovevano
pagare
gli
armamenti
.
Per
una
strana
ironia
del
caso
,
toccò
proprio
a
lui
a
fare
tal
guerra
!
Ma
intanto
,
questi
discorsi
avevano
ricoperto
gli
interessi
elettorali
del
partito
,
e
quindi
erano
cagione
,
sia
pure
in
piccola
parte
,
in
modo
subordinato
,
che
l
'
Inghilterra
giungesse
poco
preparata
al
gran
cimento
:
molto
meno
preparata
della
Germania
.
In
Italia
,
discorsi
analoghi
operarono
,
sia
pure
lievemente
,
per
ricoprire
interessi
analoghi
;
essi
furono
come
un
narcotico
,
il
quale
,
debole
se
si
vuole
,
pure
ebbe
parte
nel
togliere
la
chiara
veduta
della
realtà
,
la
quale
è
che
gli
Stati
si
difendono
con
armi
ed
armati
,
e
non
coi
principi
del
diritto
internazionale
,
del
pacifismo
,
della
morale
,
della
«
giustizia
immanente
»
,
della
santa
evoluzione
,
e
di
tante
altre
simili
entità
.
Fatti
ci
vogliono
,
non
discorsi
e
chiacchiere
.
StampaQuotidiana ,
La
scissione
del
Partito
socialista
italiano
non
è
che
un
caso
particolare
di
un
fatto
generale
,
che
(
per
non
andare
troppo
lontano
,
un
altro
caso
particolare
si
può
osservare
nella
scissione
dei
cattolici
in
modernisti
ed
in
integralisti
)
mena
a
questa
conseguenza
:
che
,
in
tutti
i
partiti
,
forti
e
vivaci
,
si
costituiscono
due
classi
di
gruppi
:
una
che
inclina
alla
transigenza
,
l
'
altra
all
'
intransigenza
.
Ciò
dipende
dall
'
indole
delle
società
umane
,
in
cui
condizione
di
un
abile
operare
è
la
transigenza
,
di
un
forte
operare
l
'
intransigenza
;
e
quando
manchi
questo
o
quell
'
operare
,
non
solo
viene
meno
la
speranza
di
un
prospero
successo
,
ma
appaiono
invece
i
sintomi
della
decadenza
che
condurrà
all
'
annientamento
del
partito
.
La
viva
fede
degli
intransigenti
si
manifesta
coll
'
espressione
di
una
meta
ideale
,
che
sta
tanto
più
fuori
della
realtà
quanto
più
è
viva
la
fede
,
e
che
può
giungere
agli
estremi
limiti
dell
'
assurdo
,
se
la
fede
è
vivissima
.
Non
c
'
è
dunque
da
ricavare
nulla
dalla
considerazione
intrinseca
di
questi
fini
,
circa
al
valore
sociale
della
setta
che
li
manifesta
:
essi
indicano
solo
una
direzione
;
ed
anche
in
ciò
occorre
essere
guardinghi
nel
valutarli
,
poiché
la
viva
fede
può
rimanere
e
la
direzione
mutare
.
I
primi
cristiani
erano
pacifisti
,
ed
ebbero
per
successori
uomini
di
non
meno
viva
fede
ma
bellicosi
.
Ora
una
analoga
trasformazione
si
è
compiuta
sotto
i
nostri
occhi
,
in
Germania
,
in
Francia
,
ed
anche
un
poco
in
Italia
.
In
questi
paesi
,
pure
tacendo
di
casi
estremi
come
quello
dello
Hervé
,
abbiamo
veduto
molti
pacifisti
diventare
bellicosi
,
e
non
pochi
socialisti
assecondare
volonterosi
le
guerre
della
«
borghesia
»
.
Se
l
'
Italia
avrà
guerra
,
vedremo
probabilmente
da
noi
trasformazioni
simili
a
quelle
già
osservate
in
Germania
ed
in
Francia
.
Il
fine
ideale
del
nazionalismo
si
sovrapporrà
ad
altri
fini
ideali
,
e
su
di
essi
prevarrà
per
un
tempo
più
o
meno
lungo
.
In
altro
campo
che
in
quello
del
senso
intrinseco
dei
fini
ideali
vuolsi
cercare
principalmente
il
valore
sociale
di
coloro
che
a
questi
fini
tendono
;
e
cioè
dobbiamo
porre
mente
all
'
intensità
delle
fedi
che
per
tal
modo
si
manifestano
.
Le
vive
fedi
che
mirano
a
fini
ideali
sono
quasi
le
sole
forze
che
possano
validamente
opporsi
al
dominio
degli
interessi
materiali
ed
immediati
,
e
che
possano
far
prevalere
la
prosperità
della
patria
sopra
il
tornaconto
individuale
.
Potrebbe
darsi
che
,
se
l
'
Italia
avesse
guerra
,
coloro
che
ora
hanno
per
fine
ideale
la
neutralità
assoluta
,
fossero
di
maggiore
aiuto
per
difendere
la
patria
,
dei
presenti
cacciatori
di
sussidi
alle
cooperative
di
operai
.
Non
si
deve
dimenticare
che
una
società
in
cui
ci
sono
vari
fini
ideali
,
si
muove
secondo
la
risultante
di
tali
forze
e
non
già
pel
verso
preciso
di
una
di
esse
;
ed
è
questo
un
altro
motivo
per
astenersi
dal
considerarne
intrinsecamente
una
,
escludendo
le
altre
.
L
'
arte
di
governo
sta
nel
sapere
adoperare
le
vive
fedi
e
gli
interessi
,
cioè
,
in
poche
parole
,
le
varie
forze
che
operano
nella
società
.
Già
gli
avvenimenti
sinora
seguiti
concedono
di
asserire
che
errore
principale
dei
governanti
tedeschi
fu
lo
avere
troppo
largamente
partecipato
ai
sentimenti
pangermanisti
,
invece
di
badare
solo
ad
adoperare
la
potentissima
forza
che
per
tal
modo
si
manifestava
.
Perciò
,
accecati
dall
'
orgoglio
e
dimenticando
gli
insegnamenti
del
Bismarck
,
furono
tratti
a
trascurare
interamente
la
preparazione
diplomatica
della
guerra
.
In
un
altro
verso
,
si
ha
l
'
errore
del
Governo
italiano
,
nella
guerra
libica
,
che
fu
condotta
badando
solo
agli
interessi
,
e
che
perciò
indebolì
più
che
fortificare
l
'
Italia
.
Al
principio
di
essa
,
grande
era
l
'
entusiasmo
in
paese
,
e
se
si
fosse
alimentata
tale
fiamma
,
avrebbe
potuto
divampare
in
un
incendio
che
avrebbe
portato
in
alto
i
cuori
di
tutto
il
paese
,
preparandolo
all
'
opera
ben
altrimenti
pericolosa
ed
ardua
che
ora
ha
da
compiere
.
Invece
,
collo
studiarsi
di
far
apparire
la
guerra
libica
come
un
'
operazione
facilissima
e
tale
da
non
poter
ledere
alcun
interesse
,
si
è
fatto
quanto
era
possibile
per
spegnere
la
fiamma
dell
'
entusiasmo
,
per
distogliere
il
paese
dalla
considerazione
di
fini
ideali
,
che
solo
pochi
nazionalisti
procurarono
di
mantenere
,
e
a
ricacciarlo
più
che
mai
nella
cura
esclusiva
di
interessi
materiali
,
immediati
,
individuali
.
Ed
ora
potrebbe
ripetersi
un
errore
analogo
,
ma
che
sarebbe
di
ben
maggior
danno
,
se
nascesse
e
si
fortificasse
in
paese
la
persuasione
che
si
potranno
conseguire
grandi
vantaggi
con
pochi
o
punti
sacrifizi
,
badando
agli
interessi
materiali
immediati
più
che
ai
fini
ideali
.
La
storia
smentisce
assolutamente
una
tale
presunzione
,
ed
i
popoli
che
da
essa
si
lasciano
adescare
s
'
avviano
non
alla
prosperità
ed
alla
gloria
,
ma
alla
rovina
ed
all
'
avvilimento
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
molta
gente
che
,
ad
un
tempo
,
lamenta
il
caro
vivere
ed
approva
i
provvedimenti
che
lo
producono
.
Un
'
esperienza
secolare
ha
dimostrato
che
le
restrizioni
al
commercio
nazionale
ed
internazionale
,
i
vincoli
dell
'
industria
,
gli
ostacoli
posti
al
libero
muoversi
dei
capitali
recano
scarsità
di
produzione
e
disagio
economico
,
manifestato
dal
caro
vivere
,
come
il
termometro
palesa
l
'
alzarsi
della
temperatura
.
Quindi
chi
vuole
le
prime
cose
deve
anche
volerne
la
conseguenza
;
e
chi
questa
non
vuole
non
deve
neppure
volere
le
prime
.
E
altresì
evidente
che
,
se
si
lavora
meno
e
si
consuma
di
più
,
ne
segue
uno
squilibrio
che
reca
ancora
disagio
economico
.
Chi
,
da
una
parte
,
approva
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
,
i
continui
scioperi
,
divenuti
oramai
uno
svago
,
il
lavoro
svogliato
,
l
'
ozio
crescente
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
i
salari
accresciuti
,
che
concedono
maggior
consumo
,
almeno
sinché
non
siano
compensati
dall
'
aumento
dei
prezzi
,
i
sussidi
di
disoccupazione
,
che
spessissimo
sono
sussidi
dati
a
chi
non
vuole
lavorare
se
non
ad
alto
prezzo
e
come
a
lui
pare
e
piace
,
i
premi
di
ogni
genere
assegnati
a
certe
classi
di
cittadini
,
ed
altre
simili
cose
che
operano
nel
senso
di
accrescere
il
consumo
,
vuole
propriamente
che
ad
una
deficiente
produzione
corrisponda
un
sovrabbondante
consumo
,
e
poiché
ciò
non
è
assolutamente
possibile
appare
un
contrasto
di
cui
è
indice
e
misura
l
'
alzarsi
dei
prezzi
.
I
governi
,
per
fare
le
spese
di
tutti
quei
provvedimenti
,
ricorrono
all
'
aumento
delle
imposte
,
agli
imprestiti
,
alla
emissioni
di
cartamoneta
;
e
per
tal
modo
,
mentre
da
un
lato
stimolano
i
consumi
,
dall
'
altra
deprimono
la
produzione
,
distogliendo
da
essa
,
in
parte
almeno
,
i
capitali
che
vi
si
sarebbero
volti
.
Approvare
tutto
ciò
e
deplorare
il
caro
vivere
che
ne
è
la
conseguenza
,
mostrarsi
favorevoli
al
falcidiare
dei
capitali
che
opera
il
governo
,
e
predicare
che
devesi
accrescere
la
produzione
,
ricorda
lo
scherzo
di
quel
dabbenuomo
il
quale
esponeva
come
suo
programma
politico
:
«
Chiedere
più
all
'
imposta
,
meno
al
contribuente
»
.
I
nodi
principiano
a
venire
al
pettine
.
Si
ode
il
grido
d
'
allarme
:
manca
il
carbone
!
E
di
che
vi
meravigliate
?
Se
i
minatori
lavorano
meno
tempo
e
meno
intensamente
,
da
dove
volete
che
venga
il
carbone
?
Deve
forse
venir
fuori
dalla
miniera
,
come
se
fosse
un
animale
,
colle
proprie
zampe
?
Ma
si
«
potrebbe
»
accrescere
la
produzione
,
col
miglior
uso
delle
macchine
,
col
dare
le
miniere
allo
Stato
,
che
già
avendo
procacciato
l
'
abbondanza
di
ogni
ben
di
Dio
,
procurerà
certo
anche
quella
del
carbone
.
E
sia
pure
,
su
ciò
qui
non
vogliamo
contendere
.
Aspetta
cavallo
che
l
'
erba
cresce
.
Ragioniamo
di
ciò
che
è
,
non
di
ciò
che
potrebbe
essere
.
Un
poco
dappertutto
si
citano
fatti
che
dimostrano
la
riduzione
della
produzione
.
La
soppressione
del
lavoro
a
cottimo
ha
avuto
effetti
deprimenti
.
A
Kiel
,
un
operaio
,
lavorando
a
cottimo
,
faceva
100
fori
in
un
giorno
,
lavorando
a
giornata
,
solo
39
.
A
Eidelstedt
,
gli
operai
producevano
,
a
cottimo
,
950
Kg
.
di
filo
di
ferro
in
ore
9,30
,
e
ne
producono
solo
600
Kg
.
in
8
ore
,
lavorando
a
giornata
.
Non
importa
loro
più
nulla
di
perdere
il
posto
,
perché
hanno
i
sussidi
di
disoccupazione
,
mercé
i
quali
possono
godersela
,
senza
lavorare
.
In
Francia
,
il
governo
costringe
la
Germania
a
mandare
operai
per
rimettere
in
assetto
le
regioni
che
furono
invase
;
in
quel
paese
ed
in
altri
gli
agricoltori
e
gli
industriali
si
lamentano
che
manca
la
mano
d
'
opera
,
dunque
parrebbe
che
sovrabbondi
il
lavoro
;
ma
i
governi
di
quei
paesi
spendono
grandi
somme
per
sussidi
di
disoccupazione
,
dunque
parrebbe
che
invece
sono
gli
operai
che
sovrabbondano
.
La
contraddizione
sparisce
quando
si
consideri
che
non
è
lavoro
ma
ozio
che
vogliono
i
sussidiati
,
oppure
che
se
accetterebbero
lavoro
sarebbe
ad
un
prezzo
che
non
si
può
pagare
.
Per
dimostrare
che
l
'
aumento
della
spesa
di
mano
d
'
opera
poco
opera
sull
'
aumento
del
prezzo
del
prodotto
,
si
citano
statistiche
,
dalle
quali
,
ad
esempio
,
si
ricava
che
nel
costo
del
prodotto
c
'
è
il
16
per
cento
di
costo
di
mano
d
'
opera
e
il
56
per
cento
di
costo
di
materie
prime
,
e
se
ne
deduce
che
,
anche
raddoppiando
i
salari
,
il
prezzo
del
prodotto
dovrebbe
crescere
solo
del
16
per
cento
,
e
se
cresce
di
più
,
é
colpa
degli
«
ingordi
speculatori
»
,
con
quel
che
segue
.
Bravi
!
E
le
materie
prime
,
e
il
carbone
per
fare
andare
le
macchine
,
l
'
olio
per
ungerle
,
gli
strofinacci
,
ecc
.
,
tutto
é
caduto
dalla
luna
,
proprio
dove
se
ne
ha
bisogno
?
Non
occorre
mano
d
'
opera
per
produrre
tutto
ciò
né
per
trasportarlo
?
E
i
salari
degli
impiegati
,
che
pure
debbono
mangiare
,
vestirsi
,
alloggiarsi
,
le
spese
generali
,
ecc
.
,
non
crescono
in
relazione
col
crescere
dei
salari
?
L
'
enorme
aumento
del
costo
della
mano
d
'
opera
dei
muratori
e
per
i
materiali
che
adoperano
ha
fatto
tanto
rincarare
le
case
che
oramai
poche
se
ne
edificano
;
mancano
dunque
gli
alloggi
e
finirebbe
col
mancare
il
lavoro
ai
muratori
ed
ai
produttori
di
materiali
da
costruzione
,
i
quali
perciò
dovrebbero
adattarsi
a
lavorare
più
,
meglio
ed
a
minor
prezzo
.
Ma
interviene
il
governo
,
e
dà
sussidi
per
la
costruzione
di
case
,
quindi
favorisce
l
'
ascesa
dei
salari
e
dell
'
ozio
di
coloro
che
le
edificano
,
e
toglie
ogni
remora
che
avrebbe
potuto
ricondurli
a
più
miti
consigli
.
Dicesi
che
l
'
intervento
del
governo
mira
a
procurare
alloggio
a
chi
ne
manca
,
no
,
mira
a
procurare
alti
salari
ed
ozio
a
coloro
che
edificano
le
case
.
Mira
anche
a
favorire
indirettamente
l
'
emigrazione
dalle
campagne
nelle
città
,
togliendo
l
'
ostacolo
del
caro
prezzo
dell
'
alloggio
.
Non
dico
che
tutto
ciò
sia
biasimevole
,
potrebbe
anzi
essere
lodevole
;
narro
,
non
giudico
,
e
mi
limito
qui
ad
esporre
alcune
contraddizioni
.
Volete
produrre
molte
derrate
alimentari
e
distogliete
la
gente
dalle
campagne
,
ove
solo
si
possono
avere
;
volete
bere
molto
vino
e
togliete
i
lavoratori
alle
viti
,
volete
accrescere
la
produzione
industriale
e
sperperate
i
capitali
che
ad
essa
occorrono
.
Tutto
non
si
può
avere
.
Tra
due
partiti
che
si
escludono
vicendevolmente
,
pigliate
quello
che
vi
piace
,
e
lasciate
stare
l
'
altro
.
Come
dice
un
proverbio
toscano
,
non
si
può
avere
la
botte
piena
e
la
moglie
ubriaca
.
Per
ridurre
le
ore
di
lavoro
e
crescere
i
salari
parrebbe
che
giovasse
scegliere
il
momento
in
cui
la
produzione
cresce
ed
abbonda
,
invece
si
é
scelto
proprio
il
momento
in
cui
scema
ed
é
deficiente
.
È
dunque
evidente
che
sono
intervenute
altre
forze
,
che
non
sono
quelle
economiche
,
e
che
la
contraddizione
é
sociale
più
che
economica
.
Tali
contraddizioni
hanno
origine
dal
fatto
che
le
circostanze
spingono
,
a
volere
sciogliere
problemi
insolubili
;
ed
é
appunto
ciò
che
fa
molto
grave
e
pericolosa
la
crisi
la
quale
,
in
ogni
modo
,
doveva
seguire
dopo
la
guerra
.
UTOPIE ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
L
'
instabilità
economica
sociale
e
politica
opera
fortemente
per
accrescere
i
guai
della
vita
presente
,
ed
in
parte
,
sia
pure
non
grande
,
ha
origine
da
quell
'
ordinamento
che
,
sotto
il
nome
di
Società
delle
Nazioni
,
vuolsi
imporre
al
mondo
come
recante
un
migliore
assetto
degli
Stati
,
e
che
invece
è
solo
una
forma
dell
'
imperialismo
di
certi
Stati
vincitori
.
Dell
'
indole
intrinseca
della
Società
delle
Nazioni
qui
non
vo
dire
di
proposito
,
e
mi
limito
ad
alcune
osservazioni
per
mostrare
come
poco
alla
volta
vanno
svelandosi
le
utopie
che
in
essa
si
appiattano
,
e
di
cui
ha
dovizia
al
pari
dei
molti
disegni
che
l
'
hanno
preceduta
,
col
lodevole
scopo
di
procacciare
alle
Nazioni
pace
se
non
perpetua
,
duratura
.
Già
molto
si
scrisse
di
una
delle
vane
speranze
suscitate
dal
nuovo
disegno
,
cioè
di
quella
che
,
mercé
il
supposto
principio
di
nazionalità
,
a
cui
il
Wilson
infondeva
rinnovata
gioventù
si
aveva
di
porre
termine
a
parte
almeno
dei
gravissimi
conflitti
internazionali
.
Sino
dal
suo
apparire
ne
fu
prevista
la
fallacia
,
confermata
poi
,
ogni
giorno
,
dai
fatti
.
Esso
,
lungi
dall
'
appianare
i
passati
conflitti
,
ne
fa
sorgere
di
nuovi
;
ed
è
appunto
per
ciò
che
il
partito
detto
repubblicano
negli
Stati
Uniti
,
respinge
la
Società
delle
Nazioni
,
secondo
la
formula
wilsoniana
,
non
volendo
impacciarsi
in
quel
semenzaio
di
litigi
.
In
Italia
,
la
quistione
di
Fiume
trascende
interamente
dalle
ideologie
wilsoniane
,
che
meglio
non
valgono
per
l
'
Irlanda
,
l
'
Egitto
,
la
Turchia
,
la
Russia
,
né
,
per
dir
breve
,
pel
rimanente
del
globo
.
René
Johannet
,
in
un
volume
denso
di
fatti
e
di
idee
,
ha
fatto
vedere
che
quel
bel
principio
di
nazionalità
somiglia
ad
una
bolla
di
sapone
,
e
finisce
la
sua
prefazione
dicendo
essere
prossimo
il
tempo
in
cui
esso
avrà
un
posto
d
'
onore
nel
museo
delle
ideologie
smesse
.
Egli
ben
s
'
appone
circa
al
merito
intrinseco
,
ma
erra
forse
circa
il
tempo
che
ancora
avrà
credito
il
principio
.
Tali
ideologie
hanno
vita
lunga
,
e
quando
si
credono
spente
,
tosto
risuscitano
sotto
altre
vesti
.
Così
ora
,
nella
domanda
fatta
dagli
alleati
alla
Olanda
,
per
la
estradizione
del
Kaiser
,
abbiamo
visto
redivivo
l
«
universale
consenso
»
che
in
realtà
è
molto
parziale
considerato
come
fonte
di
indirizzo
che
si
sovrappone
ai
diritti
positivi
e
li
signoreggia
;
tantoché
«
i
difensori
del
diritto
e
della
giustizia
»
buttano
via
i
primi
,
e
si
danno
sol
cura
del
secondo
...
sinché
a
loro
torna
comodo
.
La
Svizzera
esita
a
far
parte
della
Società
delle
Nazioni
,
temendo
che
sia
insidiata
la
sua
neutralità
.
È
vero
che
questa
rimane
malsicura
in
ogni
modo
,
e
il
prof
.
André
Mercier
la
dice
un
mito
.
Le
considerazioni
che
egli
svolge
in
proposito
sono
importanti
e
vanno
molto
al
di
là
del
caso
particolare
e
fugace
da
cui
hanno
origine
.
Egli
principia
ricordando
i
fatti
storici
,
i
quali
mostrano
che
la
neutralità
della
Svizzera
non
l
'
ha
salvata
da
parecchie
invasioni
.
È
questo
un
capitolo
particolare
del
quesito
generale
,
il
quale
investiga
l
'
effetto
reale
dei
trattati
,
spesso
diverso
,
talvolta
diversissimo
dal
contenuto
formale
.
La
conclusione
sperimentale
è
che
i
trattati
non
sono
né
interamente
efficaci
né
interamente
inefficaci
;
valgono
sino
ma
non
oltre
un
certo
punto
.
Seguita
il
nostro
autore
mostrando
che
il
nome
di
«
neutralità
»
corrisponde
ad
un
concetto
non
rigoroso
né
ben
determinato
.
Egli
ha
interamente
ragione
.
Anche
questo
è
un
capitolo
particolare
di
un
quesito
generale
.
Tutti
i
termini
dei
generi
di
quello
di
«
neutralità
»
patiscono
difetto
di
precisione
e
di
rigore
.
Di
ciò
lungamente
scrissi
nella
Sociologia
e
la
conclusione
è
che
non
possono
fare
parte
di
un
ragionamento
rigorosamente
sperimentale
.
Non
mi
fermo
sulla
parte
pratica
dello
studio
del
prof
.
Mercier
,
perché
trascende
dall
'
argomento
generale
che
qui
espongo
.
Su
tale
argomento
ancora
ho
da
ricordare
un
autore
.
Yves
Guyot
,
valoroso
capo
del
partito
della
libertà
economica
in
Europa
,
e
degno
successore
del
Cobden
,
ha
scritto
una
trilogia
,
che
principia
con
un
volume
sulle
cause
e
sulle
conseguenze
della
guerra
,
e
seguita
poi
due
volumi
dell
'
opera
selle
guarentigie
della
pace
;
nel
primo
dei
quali
si
raccolgono
,
mirabilmente
compendiati
,
gli
ammaestramenti
del
passato
,
nel
secondo
si
passa
all
'
esame
critico
,
e
si
conclude
mostrando
quanto
poco
di
reale
sia
contenuto
nella
Società
delle
Nazioni
,
in
cui
l
'
autore
vede
«
la
risurrezione
di
un
vecchio
mito
»
.
La
paragona
alla
Santa
Alleanza
,
e
scrive
:
«
Ho
studiato
in
modo
oggettivo
i
risultamenti
negativi
ottenuti
dalla
Santa
Alleanza
e
dal
trattato
che
la
confermò
.
Vi
è
ora
,
tra
gli
Alleati
,
coerenza
maggiore
di
quella
che
c
'
era
tra
l
'
imperatore
di
Russia
,
il
re
di
Prussia
,
l
'
imperatore
d
'
Austria
,
i
ministri
d
'
Inghilterra
e
il
re
Luigi
XVIII
»
?
La
risposta
è
negativa
suffragata
da
infiniti
fatti
,
ed
appare
evidente
la
vanità
della
Società
delle
Nazioni
,
per
recare
pace
al
mondo
.
Nel
volume
sulle
cause
e
le
conseguenze
della
guerra
l
'
autore
,
nel
luglio
1915
,
scriveva
:
«
I
tedeschi
paiono
proporsi
di
eccitare
e
di
meritare
un
odio
profondo
.
Tale
odio
è
un
fattore
di
guerra
che
è
utile
mentre
questa
dura
;
poiché
reca
la
necessità
di
una
vittoria
decisiva
,
senza
la
quale
la
pace
potrebbe
essere
solo
provvisoria
e
fallace
.
Ma
né
gli
individui
né
i
popoli
vivono
di
odio
;
esso
non
è
un
genere
alimentare
:
colui
che
lo
pasce
ne
è
divorato
»
.
Ciò
è
ora
più
che
mai
vero
e
non
è
certo
coi
sentimenti
di
odio
,
od
altri
di
tal
fatta
che
si
potranno
sciogliere
i
gravi
problemi
economici
e
sociali
che
premono
sul
mondo
.
Non
è
col
gridare
morte
a
questi
o
a
quelli
che
si
farà
crescere
la
produzione
;
e
non
è
neppure
coi
predicozzi
morali
che
si
farà
scemare
il
consumo
;
questi
possono
forse
avere
effetto
su
pochi
imbecilli
borghesi
,
non
mai
sul
grandissimo
numero
di
individui
i
quali
costituiscono
il
rimanente
della
popolazione
,
né
specialmente
su
coloro
che
sanno
conquistare
e
godersi
la
roba
degli
imbelli
.
Il
sapere
quale
somma
si
ha
«
diritto
»
di
togliere
al
vinto
nemico
preme
assai
meno
che
il
conoscere
quale
somma
esso
«
potrà
»
pagare
.
Lo
avere
confuse
queste
due
cose
non
è
estraneo
alle
prodigalità
degli
Stati
vincitori
ed
al
conseguente
loro
dissesto
finanziario
.
Se
poi
dalle
contese
internazionali
passiamo
alle
civili
,
ripeteremo
che
il
sapere
quale
somma
la
plutocrazia
-
demagogica
ha
il
«
diritto
»
di
estorcere
ai
risparmiatori
,
preme
assai
meno
che
il
conoscere
quale
somma
«
può
»
ad
essi
togliere
senza
ferire
o
rovinare
la
produzione
.
Il
padrone
della
gallina
dalle
uova
d
'
oro
aveva
certo
il
«
diritto
»
di
ucciderla
,
ma
ha
operato
pel
proprio
vantaggio
così
facendo
?
Può
darsi
benissimo
che
la
viltà
borghese
non
assegni
verun
limite
alle
richieste
di
certi
salariati
e
dei
pescicani
loro
capi
,
ma
non
c
'
è
alcun
altro
limite
imposto
dalle
stesse
condizioni
della
produzione
?
Ogni
diminuzione
delle
ore
di
lavoro
,
ogni
aumento
di
salario
conseguiti
oggi
sono
solo
scala
a
nuove
richieste
domani
.
Ci
sono
ora
minatori
che
vogliono
giornate
di
sei
ore
con
,
naturalmente
,
un
aumento
di
paga
.
Si
può
seguitare
indefinitamente
a
percorrere
tale
via
?
Si
può
giungere
,
per
esempio
,
ad
un
'
ora
di
lavoro
con
mille
lire
(
oro
)
di
paga
giornaliera
?
Evidentemente
no
.
Dunque
vi
è
un
certo
limite
oltre
al
quale
non
conviene
andare
,
e
non
si
può
trascurare
tale
considerazione
.
Pare
a
molti
che
si
può
trovare
una
ricetta
esclusivamente
economica
e
finanziaria
per
risanare
i
guai
economici
e
finanziari
,
ma
è
vana
speranza
.
Questi
guai
dipendono
in
gran
parte
dall
'
ordinamento
sociale
e
politico
,
e
non
si
possono
studiare
indipendentemente
dal
caso
.
«
Fatevi
buona
politica
e
vi
farò
buone
finanze
»
,
diceva
un
ministro
;
e
tale
sentenza
è
vera
in
ogni
paese
e
in
ogni
tempo
.