StampaQuotidiana ,
Una
serie
di
presunti
portavoce
delle
nuove
generazioni
ci
assicura
che
i
giovani
di
oggi
sono
assai
severi
nei
confronti
dei
propri
genitori
.
Ai
più
anziani
l
'
insofferenza
giovanile
muoverebbe
,
anzitutto
,
l
'
accusa
di
ipocrisia
,
per
avere
creato
,
dopo
tante
professioni
di
tolleranza
e
di
democrazia
,
un
mondo
nel
quale
sono
ancora
visibili
forme
pesanti
di
autoritarismo
e
discriminazioni
rivoltanti
.
La
società
moderna
apparirebbe
,
agli
occhi
dei
giovani
censori
,
eminentemente
ingiusta
,
squilibrata
a
favore
dei
privilegiati
del
censo
e
della
nascita
,
e
sorda
invece
ai
mali
di
tante
categorie
deboli
e
indifese
.
La
competizione
esasperata
della
società
capitalistica
,
si
dice
,
finisce
per
estraniare
l
'
uomo
dall
'
uomo
,
e
ne
fa
un
ingranaggio
diretto
al
fine
supremo
della
produzione
di
oggetti
spesso
privi
di
vera
utilità
,
e
solo
funzionali
al
profitto
dei
potenti
dell
'
economia
.
Ma
gli
esponenti
della
rivolta
giovanile
,
avendo
ormai
compreso
il
gioco
e
scoperto
l
'
inganno
,
sono
ben
decisi
a
non
farsi
più
prendere
nella
trappola
.
Appartenendo
alla
prima
fra
le
generazioni
della
storia
a
cui
sia
toccato
di
vivere
nella
società
opulenta
,
resa
possibile
dal
progresso
tecnologico
,
essi
intendono
sottrarsi
all
'
etica
«
protestante
»
del
lavoro
,
e
impegnarsi
invece
nella
ricerca
di
una
vera
felicità
,
fatta
di
abbandono
al
libero
spiegarsi
degli
istinti
,
in
vista
del
miraggio
ormai
non
troppo
lontano
della
società
«
orgiastica
»
di
Herbert
Marcuse
.
Non
sarebbe
difficile
replicare
.
La
generazione
ipocrita
contro
la
quale
si
volgono
tanti
rimproveri
è
in
realtà
quella
che
ha
combattuto
la
più
grande
guerra
di
religione
della
storia
,
sacrificando
cinquanta
milioni
(
li
vite
nella
lotta
per
il
trionfo
dei
grandi
princìpi
della
libertà
,
della
nazionalità
,
della
democrazia
;
ed
è
quella
che
sull
'
Europa
devastata
e
annichilita
del
1945
ha
eretto
la
prosperità
senza
precedenti
di
cui
oggi
godono
le
giovani
generazioni
.
La
società
uscita
dalla
guerra
e
dai
successivi
decenni
di
ricostruzione
e
di
sviluppo
è
certo
carica
di
ingiustizia
:
ma
lo
è
meno
di
tutte
quelle
che
l
'
hanno
preceduta
,
e
al
suo
passivo
non
ha
nulla
di
simile
alle
tragedie
allucinanti
che
hanno
accompagnato
le
rivoluzioni
collettiviste
.
E
come
non
vedere
,
poi
,
la
palese
contraddizione
in
cui
si
dibatte
chi
pretende
da
un
lato
di
godere
delle
inaudite
opportunità
offerte
dalla
società
industriale
moderna
,
ma
si
rifiuta
poi
di
adottare
la
cultura
razionalistica
e
scientifica
che
l
'
ha
resa
possibile
?
Se
il
controllo
delle
macchine
,
destinate
a
produrre
la
prosperità
per
tutti
restasse
nelle
mani
di
pochi
specialisti
,
a
essi
toccherebbe
sugli
altri
un
potere
mostruoso
e
tirannico
;
e
se
invece
si
pensasse
a
un
più
articolato
sistema
di
alternative
tra
lavoro
e
svaghi
,
che
preveda
anche
scambi
più
frequenti
di
occupazioni
e
di
responsabilità
,
ciò
sarebbe
solo
un
organico
sviluppo
delle
conquiste
della
moderna
civiltà
industriale
.
Ma
replicare
non
mette
conto
:
già
solo
per
la
ragione
che
quelle
posizioni
non
esprimono
affatto
,
come
si
vorrebbe
,
la
contestazione
del
mondo
giovanile
,
ma
solo
i
complessi
di
gruppi
intellettuali
che
si
richiamano
a
una
cultura
psico
-
pedagogica
sorta
su
basi
scientifiche
presso
che
inesistenti
,
e
gonfiatasi
a
dismisura
su
una
strada
cosparsa
di
fallimenti
e
di
delusioni
.
Un
'
inchiesta
condotta
nel
1970
dall
'
istituto
Doxa
rilevava
che
solo
l'11
per
cento
dei
giovani
italiani
intervistati
auspicava
la
«
rivoluzione
»
;
e
quella
cifra
,
già
così
deludente
per
i
teorici
della
«
rivolta
generazionale
»
,
va
a
sua
volta
scomposta
e
qualificata
perché
acquisti
un
qualche
significato
.
Non
tutti
i
giovani
compresi
in
quell
'
11
per
cento
erano
infatti
veri
rivoluzionari
(
un
terzo
solamente
di
essi
auspicava
il
ricorso
alla
violenza
)
;
e
non
tutto
il
restante
89
per
cento
era
formato
da
pigri
conformisti
.
E
'
vero
piuttosto
che
una
aliquota
vastissima
dei
giovani
,
specie
nelle
grandi
città
,
partecipa
in
certa
misura
e
in
forme
diversissime
,
a
seconda
del
contesto
sociale
,
del
reddito
,
della
situazione
locale
,
ai
problemi
che
si
pongono
a
tutti
coloro
giovani
e
anziani
,
che
entrano
in
contatto
con
le
tensioni
della
moderna
società
industriale
;
e
la
risposta
che
essi
danno
a
quei
problemi
varia
secondo
una
gamma
assai
diversa
di
posizioni
,
in
parte
riducibili
alla
specifica
condizione
giovanile
,
ma
che
in
parte
rinviano
a
una
tematica
più
generale
,
comune
a
ogni
gruppo
di
età
e
a
ogni
condizione
.
I
soliti
psico
-
pedagogisti
sono
riusciti
a
divulgare
la
convinzione
che
la
risposta
esemplare
ed
emblematica
del
mondo
giovanile
ai
problemi
della
società
moderna
è
quella
che
si
esprime
,
in
forme
estreme
,
nella
cultura
della
droga
,
negli
hippies
,
nei
grandi
festival
di
musica
pop
.
Si
ammette
,
per
nostra
ventura
,
che
qui
si
tratta
di
manifestazioni
parossistiche
e
di
minoranza
:
ma
la
direzione
dell
'
avvenire
sarebbe
questa
,
verso
un
sempre
più
radicale
individualismo
di
tipo
anarcoide
,
e
verso
la
liberazione
della
realtà
istintuale
del
profondo
dalle
coazioni
imposte
da
una
secolare
civiltà
di
tipo
repressivo
.
Nel
festival
colossale
di
Woodstock
qualcuno
ha
visto
addirittura
l
'
embrione
di
un
nuovo
modello
di
società
politica
.
E
'
vero
invece
il
contrario
.
Le
risposte
di
questo
genere
sono
infatti
di
tipo
meramente
negativo
,
risultante
passiva
di
pressioni
e
condizionamenti
imposti
dalla
difficile
realtà
del
mondo
moderno
;
e
in
quanto
tali
esse
sono
importanti
come
sintomo
o
come
testimonianza
,
ma
non
certo
come
indicazione
della
via
da
percorrere
per
uscire
dalla
crisi
.
E
i
protagonisti
di
quei
fenomeni
meritano
comprensione
e
interessamento
,
ma
non
vanno
in
alcun
modo
eretti
,
come
si
è
fatto
e
si
fa
da
certa
cultura
irresponsabile
,
a
modelli
di
comportamento
per
le
nuove
generazioni
.
Nelle
quali
le
forze
autentiche
a
cui
appartiene
l
'
avvenire
vanno
invece
cercate
tra
coloro
che
ai
condizionamenti
dell
'
ambiente
contrappongono
una
meditata
e
consapevole
risposta
,
fondata
sugli
strumenti
del
razionalismo
che
è
gloria
della
cultura
occidentale
,
e
sostenuta
da
quella
generosità
che
al
limite
consente
di
«
dar
la
vita
per
i
propri
amici
»
,
secondo
il
detto
di
San
Giovanni
,
e
che
è
l
'
opposto
del
chiuso
egoismo
degli
istinti
.
Giovani
come
questi
si
contano
anche
fra
i
migliori
esponenti
della
rivolta
giovanile
che
,
quando
è
riuscita
a
sollevarsi
al
di
sopra
del
folclore
e
dello
chienlit
,
ha
assunto
forme
organizzate
e
disciplinate
in
vista
di
precisi
ideali
politici
:
e
il
disfacimento
dei
gruppi
che
avevano
innalzato
«
l
'
immaginazione
al
potere
»
nel
confronto
con
le
organizzazioni
della
sinistra
marxista
-
leninista
è
anche
una
riprova
della
diversa
consistenza
dei
due
atteggiamenti
morali
.
Ma
l
'
avvenire
appartiene
soprattutto
a
quei
giovani
che
alle
parole
d
'
ordine
e
agli
stati
d
'
animo
collettivi
hanno
saputo
opporre
la
vigilanza
dello
spirito
critico
,
e
salvare
in
tal
modo
la
propria
libertà
interiore
.
Le
mode
culturali
correnti
ci
hanno
abituati
a
liberarci
assai
presto
di
loro
,
relegandoli
sprezzantemente
nel
ghetto
del
conformismo
borghese
:
che
è
invece
popolato
dalla
folla
dei
ribelli
di
maniera
,
fabbricati
a
un
unico
stampo
,
vittime
dei
medesimi
slogans
,
privi
di
ogni
cultura
che
vada
al
di
là
delle
formulette
e
delle
frasi
fatte
.