StampaQuotidiana ,
Fin
da
quando
Stalin
,
nel
1936
,
lanciò
la
politica
dei
fronti
popolari
,
i
comunisti
hanno
mostrato
un
'
assoluta
spregiudicatezza
nella
ricerca
di
nuove
alleanze
.
Al
suo
ritorno
in
Italia
Togliatti
ne
diede
una
prima
prova
con
la
sua
offerta
di
collaborazione
con
la
monarchia
nel
governo
del
Sud
.
Manifesti
con
l
'
invito
a
votare
i
comunisti
per
la
difesa
dell
'
iniziativa
privata
comparvero
per
la
prima
volta
non
già
nell
'
ultima
campagna
elettorale
ma
in
quella
del
1948
.
Più
tardi
il
ventaglio
delle
offerte
si
allargò
sino
a
toccare
,
con
l
'
esperimento
Milazzo
in
Sicilia
,
gli
stessi
missini
;
e
anche
verso
le
motivazioni
dei
giovani
neofascisti
Togliatti
mostrò
,
a
un
certo
momento
,
la
più
larga
comprensione
.
C
'
è
tuttavia
una
radicale
differenza
tra
la
politica
delle
alleanze
praticata
dal
Pci
nel
primo
dopoguerra
e
quella
degli
ultimi
anni
.
Allora
,
essa
si
imperniava
sull
'
alleanza
leninista
e
gramsciana
degli
operai
e
dei
contadini
,
nella
quale
ai
contadini
del
Sud
era
riservato
il
compito
di
rovesciare
,
con
il
proprio
intervento
,
l
'
incerto
equilibrio
tra
le
due
componenti
,
borghese
e
operaia
,
dell
'
Italia
industriale
.
Adesso
,
ridotta
largamente
dallo
sviluppo
economico
la
componente
contadina
della
società
italiana
,
la
proposta
di
alleanza
si
rivolge
soprattutto
ai
ceti
medi
,
cresciuti
di
numero
e
d
'
importanza
negli
ultimi
decenni
.
Anche
qui
Gramsci
agisce
da
supporto
ideologico
e
da
garante
dell
'
alleanza
con
le
sue
riflessioni
sugli
intellettuali
e
stilla
egemonia
,
come
già
nella
fase
precedente
si
erano
invocate
le
sue
tesi
sulla
questione
meridionale
e
sulla
rivoluzione
agraria
mancata
del
Risorgimento
.
Ma
all
'
alleanza
con
i
ceti
medi
manca
il
cemento
di
quella
reale
comunanza
di
obiettivi
che
,
fino
a
un
certo
punto
almeno
,
sosteneva
il
progetto
di
alleanza
rivoluzionaria
tra
operai
e
contadini
.
La
conquista
della
terra
era
in
effetti
un
obiettivo
reale
e
largamente
sentito
dalle
masse
contadine
,
e
poteva
occupare
un
posto
di
primo
piano
in
un
disegno
di
strategia
rivoluzionaria
:
quanto
meno
per
la
prima
fase
,
ché
in
seguito
l
'
esperienza
mostra
quale
durissimo
prezzo
abbiano
dovuto
pagare
i
contadini
in
tutti
i
regimi
che
si
ispirano
al
modello
sovietico
.
Invece
,
tra
le
richieste
di
ogni
sorta
che
i
comunisti
negli
ultimi
anni
hanno
dichiarato
di
far
proprie
non
esiste
nessuna
reale
omogeneità
.
Non
è
possibile
,
infatti
,
assicurare
contemporaneamente
salari
(
e
quindi
consumi
individuali
)
più
elevati
,
e
investimenti
sociali
accresciuti
;
maggiori
retribuzioni
agli
occupati
e
incremento
dell
'
occupazione
;
soddisfazione
delle
istanze
corporative
e
settoriali
e
tutela
dei
ceti
produttori
;
socialismo
e
interessi
non
solo
della
piccola
ma
anche
della
media
e
persino
della
grande
impresa
privata
.
Questo
coacervo
di
obiettivi
,
utilissimo
a
un
partito
di
opposizione
per
raccogliere
voti
e
consensi
,
reggerebbe
assai
poco
alla
prova
quando
dovesse
misurarsi
con
la
realtà
nella
concreta
azione
di
governo
.
E
dunque
di
vitale
importanza
,
per
il
Pci
,
che
questo
confronto
non
avvenga
prima
che
esso
abbia
conquistato
il
controllo
di
quegli
strumenti
di
potere
che
gli
consentirebbero
di
fronteggiare
senza
danni
l
'
ondata
di
delusione
e
le
resistenze
che
inevitabilmente
seguirebbero
le
sue
prime
prove
di
governo
.
Da
ciò
l
'
estrema
cautela
della
sua
marcia
verso
il
potere
e
lo
scarso
desiderio
che
i
dirigenti
comunisti
mostrano
di
trarre
vantaggio
dalle
molte
occasioni
di
accelerarla
che
a
essi
si
offrono
fin
da
ora
.
E
da
ciò
anche
il
dramma
di
ogni
tentativo
di
conquista
democratica
del
potere
da
parte
del
comunismo
,
condannato
,
prima
o
poi
,
a
scontrarsi
con
le
resistenze
della
maggioranza
dell
'
elettorato
,
e
ad
affrontare
perciò
la
scelta
tra
potere
e
democrazia
.
Ma
se
questo
è
l
'
interesse
del
Pci
,
è
evidente
l
'
opposto
interesse
che
i
partiti
,
la
stampa
,
la
cultura
democratica
hanno
di
sollecitare
questo
confronto
fra
i
programmi
e
le
promesse
del
Pci
e
la
realtà
della
sua
azione
sociale
e
politica
.
In
troppi
casi
i
comunisti
si
sono
potuti
atteggiare
a
restauratori
di
un
ordine
e
di
una
buona
amministrazione
che
essi
stessi
avevano
in
larga
parte
contribuito
a
distruggere
,
appoggiando
le
più
arrischiate
richieste
sindacali
,
le
iniziative
dei
gruppuscoli
,
le
campagne
di
terrorismo
ideologico
volto
a
disorientare
e
paralizzare
governo
e
opinione
pubblica
.
Occorre
che
le
forze
democratiche
sviluppino
una
assidua
vigilanza
in
questa
direzione
,
e
impediscano
che
intimidazioni
e
sopraffazioni
come
quelle
,
per
esempio
,
che
hanno
portato
a
limitare
così
gravemente
la
libertà
di
molti
dei
maggiori
organi
di
stampa
italiani
possano
svilupparsi
per
anni
indisturbate
,
e
sotto
lo
schermo
,
per
di
più
,
di
battaglie
per
la
«
libertà
»
e
l
'
«
obiettività
»
dell
'
informazione
.
Occorre
che
la
situazione
esistente
nelle
scuole
,
nell
'
università
,
in
larghi
settori
del
mondo
del
lavoro
,
venga
proposta
all
'
opinione
pubblica
e
ai
cittadini
nei
suoi
termini
reali
di
gravissima
minaccia
alla
vita
e
alla
libertà
di
tutto
il
paese
.
Dire
questo
non
significa
invocare
lo
«
scontro
frontale
»
e
la
«
spaccatura
verticale
»
del
paese
.
Significa
però
invitare
il
Pci
a
misurarsi
in
modo
corretto
sui
problemi
essenziali
di
libertà
che
tuttora
dividono
le
forze
democratiche
dal
comunismo
,
in
maniera
che
il
confronto
suggerito
da
tante
parti
non
si
risolva
in
una
prova
di
comodo
,
sui
terreni
e
nei
momenti
prescelti
dal
Pci
.
Significa
anche
sollecitare
in
modo
concreto
lo
sviluppo
reale
e
non
meramente
propagandistico
dei
fermenti
liberali
di
cui
fa
mostra
il
comunismo
italiano
,
e
sui
quali
si
è
tanto
insistito
nella
grande
«
operazione
sorriso
»
lanciata
dal
Pci
nelle
ultime
settimane
.
Occorre
,
insomma
,
che
la
rinuncia
allo
«
scontro
frontale
»
si
accompagni
a
una
ripresa
di
iniziativa
e
di
combattività
delle
forze
democratiche
,
se
non
si
vuole
che
essa
si
risolva
,
come
ha
ammonito
anche
un
uomo
di
sinistra
quale
l
'
on.
La
Malfa
,
nella
«
resa
incondizionata
»
.