StampaQuotidiana ,
Se
la
logica
e
la
politica
andassero
sempre
d
'
accordo
,
dopo
la
«
svolta
»
socialista
alla
Dc
non
resterebbe
,
dov
'
è
rimasta
in
minoranza
,
che
la
scelta
fra
l
'
adesione
alle
«
larghe
maggioranze
popolari
»
egemonizzate
dai
comunisti
e
il
passaggio
all
'
opposizione
.
La
prima
alternativa
appare
,
a
prima
vista
,
di
gran
lunga
la
più
agevole
e
vantaggiosa
.
La
Dc
,
da
trent
'
anni
assuefatta
al
potere
,
continuerebbe
a
parteciparvi
in
misura
rilevante
;
potrebbe
rivendicare
qualche
titolo
di
merito
come
protagonista
anch
'
essa
del
«
nuovo
modo
di
governare
»
;
avrebbe
l
'
occasione
di
ribadire
la
sua
vocazione
di
partito
«
popolare
ed
interclassista
»
.
Tutto
ciò
,
beninteso
,
sulla
carta
.
Di
fatto
,
una
Dc
associata
a
combinazioni
di
potere
dominate
dalle
sinistre
verrebbe
continuamente
fatta
responsabile
dei
limiti
dell
'
azione
riformatrice
,
aggredita
da
una
costante
offensiva
a
«
doppio
binario
»
(
nella
quale
i
comunisti
saprebbero
oscurare
persino
i
vistosi
precedenti
socialisti
)
,
coinvolta
in
una
serie
di
iniziative
dirette
a
colpire
soprattutto
i
ceti
sociali
che
forniscono
i
maggiori
contingenti
al
suo
elettorato
.
E
facile
prevedere
,
in
queste
condizioni
,
se
non
una
spaccatura
(
non
impossibile
)
del
partito
,
quanto
meno
una
disgregazione
di
quell
'
elettorato
,
che
in
larga
misura
verrebbe
respinto
a
destra
,
con
ulteriori
gravi
pericoli
per
le
istituzioni
democratiche
e
un
maggiore
indebolimento
della
linea
anticomunista
,
che
è
davvero
efficace
solo
sul
terreno
della
democrazia
.
Verrebbe
prima
o
poi
,
e
assai
prima
che
poi
,
il
momento
in
cui
la
Dc
sarebbe
costretta
a
imboccare
la
via
dell
'
opposizione
:
ma
la
imboccherebbe
in
una
situazione
gravemente
deteriorata
,
dopo
la
perdita
di
molte
posizioni
e
di
molti
consensi
,
e
nel
quadro
di
un
rapporto
di
forze
peggiorato
fino
a
diventare
insostenibile
.
Apparentemente
più
rischiosa
,
ma
di
fatto
più
produttiva
,
la
scelta
dell
'
opposizione
.
Non
solo
essa
sarebbe
il
modo
più
vero
di
attuare
la
«
rigenerazione
»
e
«
rifondazione
»
del
partito
,
che
è
impossibile
prendere
sul
serio
finché
la
si
attende
da
nuove
incarnazioni
dei
Gava
e
dei
Piccoli
,
dei
Rumor
e
degli
Andreotti
;
ma
consentirebbe
alla
Dc
(
e
agli
altri
partiti
democratici
)
di
mettere
effettivamente
alla
prova
le
amministrazioni
social
-
comuniste
,
di
proporre
alternative
ragionevoli
alle
genericità
demagogiche
in
cui
si
è
paludata
finora
la
sinistra
marxista
,
di
riguadagnare
,
soprattutto
,
la
propria
autonomia
politica
,
liberandosi
dalle
deformazioni
che
per
anni
le
sono
state
imposte
dall
'
alleanza
con
i
socialisti
.
L
'
evidenza
di
tutto
ciò
sembra
essersi
imposta
,
almeno
a
livello
nazionale
,
anche
ad
alcuni
esponenti
delle
sinistre
democristiane
.
Certo
,
il
controllo
di
altri
enti
locali
verrà
utilizzato
dai
comunisti
per
la
raccolta
di
nuovi
voti
e
di
nuovi
consensi
.
Ma
ciò
accadrebbe
anche
se
la
Dc
consentisse
a
entrare
nelle
giunte
;
mentre
non
vanno
trascurate
la
fragilità
degli
schieramenti
elettorali
messi
assieme
dal
Pci
e
le
difficoltà
ch
'
esso
incontrerà
nel
tentativo
di
soddisfare
i
molteplici
e
contrastanti
interessi
che
vi
sono
rappresentati
.
Su
questi
dati
una
opposizione
autorevole
e
ben
condotta
potrebbe
operare
con
efficacia
.
Che
poi
in
sede
di
governo
locale
la
Dc
debba
non
solo
contrapporre
ma
anche
confrontare
,
come
adesso
si
dice
,
i
propri
programmi
con
quelli
delle
maggioranze
di
sinistra
,
è
cosa
ovvia
nella
pratica
di
ogni
convivenza
democratica
:
a
meno
che
con
il
termine
confronto
non
si
voglia
invece
contrabbandare
qualcos
'
altro
,
che
meglio
si
designerebbe
come
accordo
e
collaborazione
.
Che
è
,
come
si
è
visto
,
cosa
politicamente
non
solo
diversa
ma
opposta
,
nella
sua
portata
e
nelle
sue
conseguenze
.
Vi
è
,
naturalmente
,
il
rischio
che
rapporti
del
genere
si
trasferiscano
dal
livello
locale
a
quello
nazionale
.
Checché
se
ne
dica
,
non
è
affatto
certo
che
una
crisi
di
governo
nella
quale
la
Dc
assumesse
posizioni
analoghe
a
quelle
che
ha
deciso
di
tenere
nella
questione
delle
giunte
debba
sboccare
nelle
elezioni
anticipate
.
Ma
anche
in
questo
caso
la
sola
piattaforma
elettorale
possibile
per
la
Dc
sarebbe
una
netta
contrapposizione
al
comunismo
.
E
se
poi
l
'
alleanza
di
sinistra
dovesse
conseguire
un
nuovo
successo
,
e
raccogliere
consensi
sufficienti
a
formare
un
governo
senza
la
Dc
,
una
politica
d
'
opposizione
sarebbe
la
sola
praticabile
dal
partito
cattolico
,
se
non
vuole
abdicare
a
se
stesso
e
alla
causa
della
democrazia
.
Anche
in
simili
,
gravissime
circostanze
,
la
trasformazione
dell
'
Italia
in
un
paese
socialista
resterebbe
un
'
impresa
non
facile
:
e
difficilissima
da
realizzare
,
come
più
volte
hanno
riconosciuto
gli
stessi
dirigenti
comunisti
,
con
una
maggioranza
risicata
del
51
o
del
55
per
cento
.
Misure
come
quelle
che
il
Pci
dovrebbe
promuovere
per
dare
anche
solo
un
principio
di
soddisfazione
alle
attese
degli
strati
più
decisi
(
e
tuttora
largamente
stalinisti
)
del
movimento
operaio
basterebbero
a
provocare
una
crisi
economica
di
vaste
proporzioni
,
con
l
'
inevitabile
strascico
di
delusioni
e
di
malcontento
.
Per
fronteggiare
difficoltà
di
questo
genere
i
comunisti
dispongono
di
metodi
sperimentati
,
atti
a
garantire
,
la
conservazione
del
potere
anche
quando
il
consenso
si
restringa
a
frazioni
minuscole
dell
'
elettorato
.
Ma
l
'
applicazione
di
questi
metodi
sarebbe
assai
difficile
di
fronte
a
un
'
opposizione
forte
di
quasi
la
metà
della
rappresentanza
parlamentare
,
circondata
di
una
sicura
reputazione
di
attaccamento
alla
democrazia
,
e
oggetto
di
larghe
simpatie
e
solidarietà
internazionali
.
In
queste
condizioni
,
e
sotto
lo
sguardo
di
un
'
Europa
e
di
un
'
America
già
allarmate
dalla
formazione
di
un
governo
paracomunista
a
Roma
,
i
metodi
polizieschi
e
i
crimini
giudiziari
che
hanno
sempre
accompagnato
la
nascita
delle
dittature
comuniste
comporterebbero
rischi
che
la
stessa
Unione
Sovietica
avrebbe
interesse
a
evitare
.
Allora
un
'
opposizione
energica
potrebbe
anche
costringere
il
partito
comunista
,
e
sarebbe
la
prima
volta
,
a
lasciare
il
potere
per
via
democratica
.
Tutto
ciò
è
ben
chiaro
ai
dirigenti
del
Pci
,
ed
è
la
ragione
di
fondo
della
loro
insistenza
sul
compromesso
storico
o
comunque
su
un
sistema
di
alleanze
preventive
che
disarmi
l
'
opposizione
prima
ancora
che
abbia
avuto
modo
di
esercitarsi
,
che
è
precisamente
ciò
che
le
forze
democratiche
e
la
Dc
in
primo
luogo
,
hanno
interesse
a
evitare
.
Una
Dc
all
'
opposizione
potrebbe
dunque
mirare
,
per
questa
via
,
anche
a
un
consistente
recupero
elettorale
.
Che
se
poi
essa
riuscisse
a
conservare
il
potere
a
livello
nazionale
,
varrà
sempre
la
massima
,
sperimentata
anche
in
altri
paesi
,
che
un
partito
di
governo
può
tutelare
le
proprie
fortune
elettorali
solo
governando
bene
,
con
autorità
e
con
successo
:
e
ciò
è
solo
possibile
quando
la
sua
politica
non
è
sottoposta
a
ipoteche
paralizzanti
da
parte
dell
'
opposizione
.
Rincorrere
l
'
avversario
sul
suo
terreno
serve
soltanto
ad
accreditarsene
la
propaganda
e
ad
accrescerne
il
prestigio
:
con
le
prevedibili
ripercussioni
sul
piano
elettorale
.
Non
vanno
neppure
trascurate
le
tensioni
alle
quali
il
passaggio
della
Dc
all
'
opposizione
,
anche
limitatamente
al
livello
locale
,
esporrà
il
Psi
.
De
Martino
ha
potuto
lanciare
la
sua
spregiudicata
manovra
contro
la
Dc
nella
persuasione
che
questa
alla
fine
si
rassegnerà
a
cedere
,
e
accetterà
di
costituire
,
rispetto
ai
comunisti
,
l
'
altro
polo
dello
schieramento
di
cui
i
socialisti
si
illudono
di
formare
l
'
ago
della
bilancia
.
Si
illudono
perché
neppure
essi
sono
in
grado
di
fronteggiare
adeguatamente
i
comunisti
,
pronti
a
ricattarli
a
tutti
i
livelli
e
con
tutti
i
mezzi
,
dalle
pressioni
sindacali
alle
agitazioni
di
piazza
.
Situazioni
del
genere
potrebbero
sollecitare
radicali
ripensamenti
da
parte
di
molti
socialisti
.
Ma
anche
qui
,
è
da
augurarsi
che
essi
non
giungano
troppo
tardi
:
e
una
politica
che
metta
il
Psi
davanti
all
'
amara
realtà
di
una
collaborazione
sempre
più
subordinata
con
un
Pci
dotato
di
una
schiacciante
egemonia
sarebbe
la
più
adatta
ad
affrettarli
.
Ma
la
politica
,
dicevamo
,
non
vive
solo
di
schemi
e
di
argomentazioni
logiche
.
Nella
varietà
delle
situazioni
locali
,
dei
rapporti
personali
,
dei
condizionamenti
di
ogni
genere
,
sono
possibili
deviazioni
anche
rilevanti
dalla
linea
politica
fissata
sul
piano
generale
:
e
la
Dc
(
ma
non
solo
la
Dc
)
ne
ha
già
fornito
esempi
vistosi
.
E
'
anche
troppo
facile
condannare
senz
'
altro
le
situazioni
di
questo
genere
:
anche
se
non
si
può
escludere
che
in
qualche
caso
nascano
dalla
sincera
persuasione
che
la
collaborazione
e
persino
la
partecipazione
a
comuni
responsabilità
col
Pci
possa
essere
la
soluzione
più
adatta
per
bloccare
i
comunisti
sulla
via
dell
'
assoluto
controllo
del
potere
.
Ma
almeno
due
avvertenze
vanno
rivolte
a
chi
si
accinge
a
battere
questa
strada
.
Distinzioni
sottili
e
accordi
sottobanco
con
i
comunisti
sono
stati
praticati
per
anni
dalla
Dc
:
con
i
risultati
che
ora
si
vedono
.
Oltre
tutto
,
è
assai
difficile
spiegare
ai
non
addetti
ai
lavori
(
ai
quali
,
in
definitiva
,
spetta
l
'
ultima
parola
in
democrazia
)
come
la
stessa
linea
politica
possa
essere
attuata
sostenendo
,
per
esempio
,
in
sede
comunale
,
proposte
e
programmi
che
vengono
invece
denunciati
come
rovinosi
in
sede
provinciale
e
regionale
.
E
poi
,
una
politica
di
questo
tipo
,
fondata
su
un
rapporto
di
concordia
discorde
con
gli
avversari
,
da
sostenere
per
anni
a
distanza
ravvicinata
,
può
essere
condotta
con
successo
solo
da
una
forza
politica
compatta
ed
efficiente
,
sicura
della
saldezza
e
della
combattività
di
tutte
le
sue
componenti
.
Si
dirà
che
questa
altro
non
è
che
la
linea
di
«
scontro
frontale
»
di
fanfaniana
memoria
.
Ma
Fanfani
muoveva
dall
'
ipotesi
che
la
Dc
dovesse
restare
partito
di
governo
,
e
a
questo
fine
aveva
sempre
guardato
al
recupero
di
un
piano
accettabile
di
collaborazione
con
i
socialisti
.
Solo
a
questa
condizione
ha
potuto
contare
sino
all
'
ultimo
sulla
solidarietà
non
casuale
di
Aldo
Moro
;
e
in
relazione
a
essa
ha
imposto
alla
sua
polemica
antisocialista
limitazioni
che
alla
Dc
sono
costate
pesantemente
sul
piano
elettorale
.
Ma
,
respinta
la
Dc
all
'
opposizione
,
sarebbe
assurdo
che
essa
cercasse
di
recuperare
voti
imbavagliando
se
stessa
,
e
condannandosi
fin
da
ora
a
continuare
,
nella
nuova
situazione
,
sulla
sciagurata
via
del
compromesso
che
ha
caratterizzato
la
sua
politica
negli
ultimi
anni
.
Se
non
ha
saputo
far
bene
il
mestiere
di
partito
di
governo
,
cerchi
,
quanto
meno
,
di
esercitare
decentemente
quello
di
partito
d
'
opposizione
.
Una
volta
tanto
,
la
fedeltà
ai
princìpi
e
l
'
interesse
di
partito
coincidono
.