StampaQuotidiana ,
Da
anni
ormai
si
torna
a
scuola
in
un
clima
di
tensione
che
è
uno
dei
segni
più
amari
di
questo
nostro
tempo
.
Forse
,
solo
a
livello
delle
elementari
sopravvive
quell
'
atmosfera
gioiosa
che
ricordiamo
dai
nostri
anni
infantili
e
che
neppure
l
'
ostentata
spregiudicatezza
dei
soliti
antideamicisiani
è
riuscita
a
privare
della
sua
carica
di
speranza
e
di
avvenire
.
A
questo
livello
,
anzi
,
l
'
«
ottimismo
pedagogico
»
è
riuscito
a
realizzare
effettivi
progressi
,
sostituendo
ai
metodi
inefficienti
e
tormentosi
di
un
tempo
un
atteggiamento
più
positivo
e
creativo
verso
la
scuola
e
verso
le
cose
.
Ma
il
quadro
cambia
di
molto
se
appena
si
passa
alle
medie
e
,
soprattutto
,
alle
scuole
superiori
e
all
'
università
.
C
'
è
,
anzitutto
,
la
politica
.
Entrata
nella
scuola
con
la
pretesa
di
introdurre
elementi
più
vasti
di
democrazia
in
una
struttura
rimasta
in
parte
autoritaria
,
essa
è
presto
degenerata
in
esercizio
puro
e
semplice
di
sopraffazione
e
di
violenza
;
e
la
riprova
se
ne
è
avuta
in
episodi
efferati
,
ancora
vivi
nella
memoria
di
tutti
.
La
scuola
è
stata
anzi
il
terreno
in
cui
per
la
prima
volta
sono
state
sperimentate
quelle
tecniche
dirette
a
capovolgere
i
processi
e
le
formule
della
democrazia
nel
loro
contrario
che
dovevano
essere
poi
applicate
con
tanto
successo
nelle
sfere
più
diverse
della
nostra
società
.
Non
solo
maggioranze
inerti
e
qualunquiste
ma
anche
gruppi
attivi
,
politicamente
e
intellettualmente
consapevoli
,
sono
stati
in
tal
modo
emarginati
dalla
vita
della
scuola
,
ridotta
a
terreno
riservato
alle
propagande
più
rozze
e
aggressive
.
Per
amore
di
quieto
vivere
e
permissivismo
suicida
autorità
politiche
e
società
civile
hanno
lasciato
che
tutto
ciò
accadesse
,
si
sviluppasse
,
assumesse
le
dimensioni
e
le
forme
ripugnanti
degli
ultimi
anni
.
I
risultati
si
sono
visti
,
anche
sul
piano
elettorale
,
con
lo
sbandamento
di
una
gioventù
abbandonata
alla
prepotenza
intellettuale
e
psicologica
di
chi
si
fa
forte
non
certo
di
cultura
e
di
argomenti
ma
di
ricatti
e
intimidazioni
.
E
tuttavia
sopraffazione
e
violenza
da
sole
non
sarebbero
bastate
,
se
non
avessero
trovato
il
sostegno
di
una
cultura
psico
-
pedagogica
insensata
,
priva
di
ogni
plausibile
fondamento
scientifico
,
e
proprio
per
questo
tanto
più
pretenziosa
e
irresponsabile
.
Sulla
base
di
un
avallo
così
precario
si
è
lasciato
che
nella
scuola
trionfassero
quasi
senza
contrasto
formule
sciocche
come
quella
del
rifiuto
della
cultura
«
borghese
»
,
identificata
tutt
'
insieme
con
Aristotele
e
con
i
trovatori
,
con
Galilei
e
con
Kant
;
e
si
è
lasciato
che
si
scatenasse
una
campagna
indecorosa
contro
i
valori
dell
'
intelligenza
e
della
cultura
nel
nome
di
un
egalitarismo
offensivo
di
ogni
principio
e
di
ogni
seria
socialità
.
Dove
ciò
che
conta
non
sono
certo
gli
argomenti
che
si
avanzano
a
sostegno
di
queste
fanciullaggini
,
di
per
sé
immeritevoli
di
considerazione
,
ma
l
'
effetto
politico
che
ne
deriva
:
perché
una
società
incapace
di
difendere
e
trasmettere
i
valori
che
stanno
alla
sua
base
è
una
società
incapace
e
anzi
indegna
di
sopravvivere
.
La
formazione
dei
giovani
migliori
,
più
capaci
di
dedizione
a
idealità
superiori
e
meglio
in
grado
di
far
propri
i
valori
su
cui
si
regge
la
nostra
civiltà
,
viene
così
soffocata
sul
nascere
,
in
modo
che
a
essi
resti
aperta
solo
la
via
della
resa
,
e
del
passaggio
all
'
avversario
.
Ogni
misura
e
criterio
si
è
smarrito
nella
pratica
,
impunemente
affermatasi
in
molti
istituti
,
della
approvazione
universale
di
tutti
gli
allievi
,
senza
alcun
riferimento
,
anche
fuori
della
scuola
dell
'
obbligo
,
al
lavoro
compiuto
e
ai
risultati
ottenuti
:
che
è
una
maniera
abbastanza
ovvia
di
distruggere
dalle
fondamenta
una
scuola
di
cui
sarebbe
difficile
dire
,
in
queste
condizioni
,
quali
siano
le
giustificazioni
e
gli
obiettivi
,
una
volta
che
essa
non
riesce
più
a
distinguere
fra
il
possesso
e
il
rifiuto
dei
propri
contenuti
culturali
.
Non
è
un
caso
,
del
resto
,
che
dopo
avere
protestato
per
anni
contro
il
basso
livello
di
istruzione
della
nostra
società
,
adesso
che
bene
o
male
si
è
riusciti
a
mandare
a
scuola
milioni
di
bambini
che
prima
ne
restavano
esclusi
,
si
comincia
invece
a
invocare
la
«
descolarizzazione
»
.
Tagliati
fuori
da
ogni
canale
di
normale
inserimento
nella
società
e
da
ogni
legame
con
la
cultura
,
quei
giovani
sarebbero
preda
ancora
più
facile
delle
organizzazioni
politiche
di
massa
,
già
oggi
in
agguato
per
reclutare
nuovi
aderenti
,
e
per
metterli
,
senza
la
protezione
di
alcuna
formazione
critica
,
al
servizio
dei
propri
obiettivi
.
Non
diverso
il
significato
della
insistenza
sui
contenuti
tecnici
e
pratici
dell
'
insegnamento
,
contro
i
valori
teorici
ed
estetici
.
Ridotti
a
strumenti
tecnici
,
gli
uomini
saranno
tanto
più
facili
da
asservire
al
dominio
di
chi
ha
già
pronti
da
tempo
(
e
mummificati
)
i
valori
teorici
ed
estetici
da
sostituire
agli
antichi
.
Adesso
che
davanti
ai
problemi
della
scuola
è
fallita
ogni
autorità
politica
e
intellettuale
,
e
che
i
ceti
dirigenti
di
ogni
sorta
hanno
dichiarato
bancarotta
su
questo
terreno
,
spetta
,
come
sempre
,
agli
uomini
di
scuola
assumersi
il
carico
maggiore
.
Essi
non
hanno
pretese
né
mezzi
rivoluzionari
,
anche
se
la
loro
cultura
è
spesso
tanto
più
seria
e
aggiornata
di
quella
dei
«
rinnovatori
»
.
L
'
arma
più
efficace
nelle
loro
mani
è
appunto
questa
cultura
:
da
essa
sono
germinati
gli
strumenti
critici
fuori
dei
quali
non
c
'
è
verità
ma
solo
propaganda
e
aggressione
intellettuale
;
e
da
essa
soltanto
possono
trarre
alimento
le
speranze
degli
esclusi
e
dei
deboli
.
Certo
,
gli
insegnanti
seri
si
scontreranno
spesso
con
i
saccenti
pronti
a
sottolineare
che
chi
viene
da
una
famiglia
nella
quale
si
ascolta
Mozart
parte
avvantaggiato
,
in
fatto
di
educazione
musicale
,
nei
confronti
di
chi
si
è
invece
formato
in
un
mondo
di
povertà
e
di
scarsa
cultura
:
ma
la
risposta
non
sta
certo
nella
negazione
di
Mozart
,
sta
nello
sforzo
di
far
sì
che
la
sua
opera
diventi
patrimonio
comune
.
E
ci
sono
poi
le
nuove
responsabilità
a
cui
la
società
e
le
forze
politiche
sono
chiamate
attraverso
le
nuove
strutture
dei
decreti
delegati
.
Nelle
loro
pieghe
si
insinueranno
,
e
se
ne
vedono
già
i
segni
,
i
fautori
della
sopraffazione
,
della
intimidazione
ideologica
,
dell
'
unitarismo
imposto
e
di
marca
chiaramente
totalitaria
.
Ma
proprio
per
questo
,
e
per
la
gravità
generale
della
situazione
del
paese
,
non
si
può
tollerare
che
essi
agiscano
ancora
incontrastati
.
Ciò
non
toglie
,
naturalmente
,
che
un
problema
vi
sia
nei
rapporti
tra
potere
e
cultura
o
,
come
meglio
va
detto
,
tra
forze
politiche
e
cultura
.
Non
si
tratta
tanto
di
esorcizzare
la
visione
servile
della
cultura
come
celebrazione
del
potere
,
remunerata
con
feluche
accademiche
e
sinecure
:
insidia
,
questa
,
evidente
e
facilmente
definibile
agli
occhi
di
tutti
.
Il
rischio
più
sottile
è
invece
quello
delle
nobili
giustificazioni
spesso
invocate
a
copertura
della
strumentalizzazione
della
cultura
,
in
termini
di
«
impegno
»
,
rapporto
«
organico
»
,
funzione
sociale
del
sapere
:
che
son
tutti
modi
attraverso
i
quali
la
cultura
rinuncia
a
discutere
le
finalità
e
i
compiti
ultimi
,
e
delega
le
funzioni
di
guida
a
forze
estranee
alla
vita
e
ai
problemi
del
mondo
intellettuale
.
E
un
pericolo
,
questo
,
sempre
presente
,
e
la
storia
dei
rapporti
del
Pci
con
gli
intellettuali
,
che
pur
vengono
spesso
,
e
con
tanta
leggerezza
,
citati
a
modello
,
ne
offre
una
pesante
documentazione
.
Forze
politiche
democratiche
di
tipo
moderno
non
possono
imitare
le
tattiche
dei
partiti
marxisti
senza
perciò
rinnegare
la
loro
ascendenza
liberale
:
ma
hanno
invece
il
diritto
di
chiedere
che
la
cultura
partecipi
con
le
sue
capacità
critiche
e
i
suoi
strumenti
di
conoscenza
alla
soluzione
dei
problemi
della
società
in
cui
vive
.
Il
potere
e
la
responsabilità
ultima
delle
decisioni
operative
spetta
pur
sempre
alle
forze
politiche
:
ma
esse
deriveranno
una
più
autentica
legittimità
democratica
e
una
più
incisiva
efficacia
dalla
loro
capacità
di
far
proprie
le
esigenze
reali
della
società
,
quali
vengono
espresse
e
criticamente
chiarite
dall
'
opera
della
cultura
.
Per
parte
sua
,
da
un
giusto
rapporto
con
la
politica
la
cultura
potrà
derivare
un
arricchimento
importante
dei
suoi
contenuti
specifici
,
e
uno
stimolo
a
guardarsi
dalla
irresponsabile
leggerezza
che
caratterizza
tanta
parte
degli
interventi
intellettuali
nelle
questioni
politiche
,
come
testimoniano
in
maniera
clamorosa
certe
cronache
recenti
del
nostro
paese
.
Tra
la
contestazione
permanente
auspicata
da
certo
radicalismo
e
i
vecchi
miti
dell
'
impegno
si
colloca
lo
spazio
autentico
della
cultura
democratica
:
caratterizzata
nei
confronti
della
politica
da
una
netta
distinzione
di
ruoli
,
ma
tuttavia
disponibile
per
il
dialogo
con
quei
settori
della
classe
politica
che
al
rapporto
con
gli
intellettuali
mostrano
di
avere
un
interesse
autentico
e
non
meramente
strumentale
.