StampaQuotidiana ,
Secondo
la
carta
costituzionale
,
e
il
nostro
modestissimo
parere
,
non
c
'
è
ragione
alcuna
per
entrare
in
guerra
,
salvo
che
il
paese
sia
attaccato
.
Cosa
che
non
è
.
E
qualche
agitazione
dei
giorni
scorsi
fra
i
Democratici
di
sinistra
faceva
supporre
che
nel
parlamento
si
delineasse
una
minoranza
di
qualche
spessore
contro
questo
folle
conflitto
.
Non
è
stato
così
.
Non
solo
maggioranza
e
,
chiamiamola
così
,
opposizione
hanno
votato
un
dispositivo
comune
,
ma
i
loro
discorsi
esprimevano
la
medesima
soddisfazione
:
siamo
riusciti
a
farci
invitare
da
Bush
,
ci
siamo
imposti
a
cena
da
Blair
,
Chirac
e
Schroeder
,
siamo
stati
ammessi
in
serie
A
e
questo
val
bene
una
guerra
.
In
tutto
35
voti
contro
alla
Camera
,
32
al
Senato
.
Chi
,
pur
pensando
da
un
pezzo
assai
male
dell
'
Ulivo
,
si
attendeva
almeno
un
dubbio
sull
'
efficacia
di
questa
spedizione
-
se
non
si
vada
alla
cieca
a
colpire
degli
innocenti
e
ad
alimentare
il
fondamentalismo
nazionalista
,
terreno
di
coltura
dei
talebani
,
o
almeno
l
'
ombra
di
un
caso
di
coscienza
,
perché
d
'
una
decisione
tremenda
si
tratta
-
si
era
sbagliato
.
E
anche
chi
,
giudicando
abbastanza
cinici
quei
gruppi
dirigenti
,
pensava
almeno
al
rapporto
di
scambio
sulla
Palestina
ha
sentito
invece
ripetere
dall
'
Ulivo
e
i
Ds
le
parole
,
non
so
se
più
stolte
o
offensive
,
di
Berlusconi
su
un
piano
Marshall
:
come
se
si
trattasse
di
sfamare
pezzenti
palestinesi
e
così
tutto
si
risolvesse
.
Una
guerra
è
tragica
,
il
livello
delle
nostre
Camere
è
stato
derisorio
.
I
nostri
rappresentanti
sembrano
non
sapere
di
che
parlano
.
Nulla
sanno
dell
'
Afghanistan
,
nulla
suppongono
sulle
radici
del
nuovo
e
temibile
fondamentalismo
,
nulla
propongono
su
come
limitare
le
derive
del
Jihad
o
Al
Qaeda
.
Nulla
di
bin
Laden
,
la
cui
storia
americana
preferiscono
tacere
e
del
quale
si
sono
lasciati
sequestrare
le
parole
più
recenti
come
gattini
ciechi
.
Non
hanno
registrato
che
,
la
guerra
non
essendo
cominciata
oggi
e
i
bombardamenti
sempre
più
fitti
non
avendo
ottenuto
nulla
,
gli
Usa
e
Blair
sono
già
impantanati
in
quel
territorio
miserabile
malgrado
la
magnitudine
dei
mezzi
,
anzi
non
sono
in
grado
di
usarli
tutti
(
e
l
'
Italia
corre
a
metterne
altri
)
.
Sono
,
deputati
e
senatori
,
i
soli
a
non
sapere
che
lo
stato
maggiore
di
Bush
è
in
allarme
,
è
diviso
,
e
un
uomo
d
'
arme
sperimentato
come
Powell
è
silenziato
.
Che
Bush
parla
d
'
una
guerra
a
tempi
e
confini
illimitati
perché
non
ne
vede
uno
sbocco
.
E
che
ogni
tanto
su
quel
confuso
vociare
plana
il
vocabolo
"
atomica
"
-
magari
una
bella
atomica
tattica
che
sbricioli
un
po
'
di
montagne
afghane
-
la
cui
utilizzazione
non
è
annunciata
ma
nemmeno
esclusa
.
Un
alleato
entrerebbe
nel
merito
,
un
vassallo
tace
e
acconsente
.
Chi
ha
veduto
quei
volti
fra
annoiati
e
imbarazzati
,
chi
ha
sentito
Fassino
e
Adornato
che
-
forse
perché
provenienti
dalla
stessa
covata
-
dicevano
le
stesse
cose
,
usavano
gli
stessi
argomenti
,
duettavano
,
ha
avuto
un
'
impressione
di
irrealtà
.
Non
un
'
eco
della
preoccupazione
che
si
sente
sottovoce
per
strada
.
Solo
uno
di
Rifondazione
,
uno
dei
Verdi
,
uno
del
Pcdi
ha
detto
qualche
verità
.
E
hanno
taciuto
coloro
che
avevano
dissentito
nel
gruppo
ds
:
che
cos
'
è
una
guerra
davanti
alla
disciplina
di
partito
,
e
quel
partito
?
Il
tutto
in
tempi
minimi
,
passaggio
obbligato
e
via
-
guerra
o
rogatorie
fa
lo
stesso
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
.
E
adesso
è
tutto
più
difficile
.
Non
ce
l
'
aspettavamo
.
Non
ci
aspettavamo
che
due
boeing
fossero
scagliati
contro
le
torri
gemelle
di
New
York
,
pieni
di
gente
da
far
morire
e
guidati
da
gente
decisa
a
morire
,
metafora
gigantesca
della
tecnica
che
si
autodistrugge
,
messa
in
atto
per
vulnerare
gli
Stati
Uniti
.
Non
ci
aspettavamo
,
scrive
ieri
Bernardo
Valli
,
che
bin
Laden
,
emaciato
e
visionario
,
mandasse
in
onda
appena
scattata
l
'
operazione
americana
sulla
sua
rete
tv
al
Jazeera
,
un
video
girato
in
anticipo
per
dire
che
con
l
'
attentato
alle
torri
era
iniziata
la
guerra
santa
contro
gli
Stati
Uniti
e
le
dirigenze
arabe
corrotte
,
aggiungendo
crudelmente
che
ora
l
'
Occidente
prova
quello
che
noi
proviamo
da
ottant
'
anni
.
Non
ce
lo
aspettavamo
che
un
fondamentalismo
,
roba
da
paesi
terzi
,
usasse
sapientemente
capitali
,
tecniche
di
comunicazione
,
reti
di
intelligence
,
servizi
e
infine
i
media
,
come
se
non
avessimo
predicato
a
destra
e
a
sinistra
che
la
tecnologia
cambiava
anche
possibilità
,
condizioni
e
perfino
soggetti
del
conflitto
.
E
ancora
,
non
ce
lo
aspettavamo
-
dicono
i
più
-
perché
non
siamo
mostri
e
bin
Laden
lo
è
.
Semplicissimo
,
perché
farla
lunga
,
è
un
terrorista
,
punto
,
distruggiamo
il
terrorista
,
punto
.
Altri
non
si
aspettavano
una
così
enorme
"
operazione
di
polizia
internazionale
"
-
una
guerra
che
pretende
di
non
esserlo
contro
una
guerra
che
non
lo
è
ma
pretende
di
esserlo
-
perché
chi
può
temere
una
banda
di
talebani
?
Altri
ancora
non
cessano
di
stupirsi
dell
'
insorgenza
fondamentalista
dopo
dieci
anni
che
intonano
il
lamento
funebre
sulla
fine
della
ragione
e
consegnano
l
'
etica
alle
religioni
.
Forse
è
il
momento
di
stupirsi
di
meno
e
interrogarsi
di
più
sulle
ferite
del
mondo
.
Sembra
averlo
fatto
più
dell
'
Europa
l
'
amministrazione
Bush
,
stretta
fra
la
necessità
conclamata
di
far
vendetta
e
il
ragionevole
timore
di
non
riuscire
a
infliggere
una
punizione
decisiva
all
'
ex
alleato
,
ora
nemico
,
dal
perimetro
incerto
,
dalla
collocazione
fluida
e
trasversale
,
con
troppi
punti
di
appoggio
e
troppi
focolai
.
Gli
Usa
hanno
cercato
il
massimo
delle
coperture
internazionali
-
in
Europa
le
hanno
avute
gratis
-
perché
non
escludono
affatto
che
bin
Laden
non
sia
facilmente
acchiappabile
e
se
anche
lo
fosse
non
sono
certi
che
quel
terrorismo
finirebbe
con
lui
;
secondo
,
perché
temono
che
i
bombardamenti
dell
'
Afghanistan
siano
di
scarso
valore
strategico
ma
,
colpendo
quella
sciagurata
popolazione
,
inneschino
una
ulteriore
ondata
antiamericana
,
mettendo
in
pericolo
le
deboli
e
non
amate
dirigenze
dei
paesi
arabi
che
definiamo
"
moderati
"
,
primo
il
Pakistan
;
terzo
,
perché
cominciano
a
chiedersi
se
al
miliardario
saudita
bin
Laden
non
prema
,
più
che
la
Palestina
e
i
luoghi
santi
,
un
rovesciamento
dei
poteri
e
delle
alleanze
internazionali
a
Ryad
,
chiave
per
il
possesso
del
petrolio
e
quindi
decisivo
per
pesare
sull
'
economia
mondiale
.
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
:
nell
'
infinito
succedersi
di
negoziati
più
o
meno
fitti
e
di
autentici
fatti
compiuti
,
è
stato
indebolito
Arafat
ed
è
stata
alimentata
Hamas
.
Adesso
spegnere
l
'
incendio
è
ancora
più
difficile
sia
in
Israele
,
sia
fra
i
palestinesi
,
sia
in
tutta
la
regione
.
Il
tentativo
di
far
passare
la
rappresaglia
e
la
messa
in
guardia
del
mondo
arabo
per
un
sostegno
a
una
"
liberazione
"
dell
'
Afghanistan
dai
talebani
indica
l
'
ampiezza
della
preoccupazione
americana
.
Ma
non
è
detto
che
l
'
operazione
riesca
,
malgrado
l
'
aiuto
di
Putin
:
l
'
Afghanistan
è
immenso
,
impervio
,
è
una
trappola
,
i
talebani
sono
stati
addestrati
,
e
il
tempo
è
poco
prima
che
esplodano
altre
polveriere
.
E
anche
se
l
'
immensa
superiorità
delle
armi
riuscisse
a
vincere
a
Kabul
,
sarebbe
finita
?
Sgomenta
che
nessuna
riflessione
sui
nodi
avvelenati
del
mondo
arabo
venga
avanzata
in
Europa
.
Sgomenta
non
solo
che
per
l
'
Italia
parli
un
Berlusconi
,
che
perfino
Bush
preferisce
tener
fuori
,
ma
che
tutto
l
'
Ulivo
parli
come
il
premier
,
e
tutti
i
Ds
,
nessuna
mozione
esclusa
,
tutti
pronti
ad
andare
in
guerra
.
Domenica
un
popolo
marcerà
fra
Perugia
e
Assisi
,
ma
tolte
le
esili
forze
di
Rifondazione
comunista
,
Pdci
e
Verdi
,
chi
ne
tradurrà
in
politica
l
'
esigenza
di
fermare
le
armi
e
di
lavorare
almeno
per
spezzoni
alle
condizioni
della
pace
?
StampaQuotidiana ,
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
(...)
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
O
siete
con
me
o
siete
con
bin
Laden
,
grida
Bush
,
mentre
si
appresta
a
punire
l
'
Afghanistan
,
talebani
,
non
talebani
e
popolo
inclusi
.
Conosco
il
ricatto
.
Non
ci
sto
.
Non
mi
schiero
con
Bush
e
lascio
agli
stolti
di
dedurne
che
sono
con
bin
Laden
.
Vorrei
ragionare
su
quel
che
è
successo
,
su
quel
che
può
succedere
e
sul
che
fare
.
L'11
settembre
non
è
stata
una
guerra
.
Le
guerre
impegnano
le
nazioni
.
E
'
stato
un
atto
terroristico
e
ne
possiede
tutti
i
lineamenti
:
la
priorità
del
simbolo
,
il
colpire
inatteso
,
la
segretezza
della
mano
,
l
'
intreccio
omicidio
suicidio
,
destinati
a
moltiplicare
il
panico
.
Il
terrore
ha
per
primo
fine
il
terrore
.
Non
tutti
i
molti
attentati
della
storia
sono
terroristici
,
ma
questo
sì
:
chi
lo
ha
compiuto
conosceva
il
bersaglio
,
le
debolezze
del
suo
dominio
dal
cielo
,
la
sicura
amplificazione
dei
media
.
Grazie
ai
quali
le
due
Torri
sono
crollate
non
una
ma
diecimila
volte
sugli
schermi
,
aiutando
a
gridare
:
è
una
guerra
e
chiamando
alla
guerra
.
Gli
attentatori
lo
avevano
certamente
messo
nel
conto
.
Non
è
stata
l
'
apocalisse
.
Non
nell
'
accezione
ingenua
della
devastazione
enorme
:
altre
più
massicce
devastazioni
si
sono
seguite
negli
ultimi
dieci
anni
.
Ma
non
abbiamo
definito
apocalisse
quella
dei
centocinquantamila
sgozzati
in
Algeria
,
dei
sei
settecentomila
Tutsi
uccisi
dagli
Hutu
,
dei
trecentomila
ammazzati
nell
'
Iraq
dall
'
operazione
"
Tempesta
nel
deserto
"
e
il
mezzo
milione
di
bambini
che
muoiono
,
si
dice
,
per
l
'
embargo
dei
medicamenti
.
Tanto
meno
i
trentacinquemila
morti
in
Turchia
e
i
settantamila
in
India
,
in
questo
stesso
2001
,
anche
se
la
speculazione
non
è
estranea
a
quelle
catastrofi
.
Dunque
alcune
stragi
pesano
come
montagne
,
altre
come
piume
?
Se
non
è
corretto
valutare
un
evento
soltanto
dal
numero
delle
vittime
non
è
neanche
lecito
valutarlo
soltanto
dal
vulnus
portato
all
'
idea
di
sé
che
ne
ha
chi
ne
è
ferito
,
in
questo
caso
gli
Stati
uniti
.
Ancora
più
torbido
il
richiamo
colto
all
'
Apocalisse
:
scontro
finale
fra
la
Bestia
e
l
'
Agnello
.
Il
Bene
siamo
noi
la
Bestia
sono
loro
.
Così
ha
detto
Bush
e
ha
aggiunto
"
Dio
è
con
noi
"
.
Non
è
stato
l
'
assalto
dell
'
Islam
alla
cristianità
,
come
sulle
prime
si
è
detto
(
antinomia
veneranda
,
ricorda
Bocca
)
.
Poi
ci
si
è
ritratti
con
imbarazzo
:
non
è
l
'
Islam
ma
il
fondamentalismo
islamico
che
colpisce
l
'
occidente
cristiano
.
Ma
l
'
Islam
è
un
oceano
e
dimostrare
che
ha
i
suoi
fondamentalismi
è
facile
quanto
dimostrare
quelli
del
cristianesimo
e
dell
'
ebraismo
.
E
tuttavia
Ariel
Sharon
non
è
"
gli
ebrei
"
,
Pio
XII
non
è
stato
"
i
cattolici
"
e
neppure
lo
stolto
Bush
è
"
gli
americani
"
,
anche
se
di
queste
aree
sono
o
sono
stati
i
leader
designati
.
Cattiva
polemica
,
confusione
.
In
verità
nulla
fa
pensare
che
quello
alle
due
Torri
sia
un
attacco
al
cristianesimo
,
dubito
che
sia
un
attacco
alla
democrazia
,
certo
non
lo
è
al
mondo
delle
merci
e
dei
commerci
contro
il
quale
nessuno
nell
'
Islam
,
neanche
i
talebani
,
ha
nulla
.
Chi
ha
colpito
ha
voluto
colpire
l
'
arroganza
degli
Stati
uniti
nel
Medioriente
e
metterne
in
difficoltà
gli
stati
arabi
alleati
.
Non
è
stata
una
vendetta
dei
poveri
.
L
'
Islam
non
parla
di
questione
sociale
,
ma
senza
questo
i
poveri
non
sono
in
grado
di
compiere
che
una
jacquerie
.
L
'
attacco
alle
due
Torri
è
tutto
fuorché
una
jacquerie
.
Non
è
dei
poveri
né
per
i
poveri
la
dirigenza
della
Jihad
,
che
traversa
tutto
l
'
Islam
senza
avere
(
ancora
)
uno
stato
proprio
e
gioca
anche
sulla
disperazione
,
ignoranza
ed
oppressione
delle
masse
il
cui
consenso
è
necessario
alle
dittature
arabe
,
costringendo
queste
ultime
a
tirare
il
sasso
e
nascondere
la
mano
.
La
Jihad
è
agita
da
potentati
politici
e
finanziari
che
degli
States
conoscono
il
funzionamento
e
i
mezzi
e
in
questo
senso
Osama
bin
Laden
,
saudita
,
già
agente
della
Cia
,
è
un
modello
.
Viene
da
una
famiglia
che
dal
1940
è
il
più
forte
gruppo
di
costruzione
e
trasporti
dell
'
Arabia
saudita
,
ma
partecipa
a
holding
dell
'
elettricità
(
a
Rihad
e
a
La
Mecca
,
a
Cipro
e
in
Canada
)
,
nei
petroli
,
nell
'
elettronica
,
nell
'
import
-
export
,
nelle
telecomunicazioni
(
Nortel
e
Motorola
)
e
nei
satelliti
(
Iridium
)
.
Famiglia
e
Arabia
saudita
hanno
liquidato
Osama
con
due
miliardi
di
dollari
che
egli
gestisce
sulle
borse
e
nella
miriade
di
società
off
shore
dei
suoi
.
E
alimenta
le
ong
islamiche
Relief
e
Blessed
Relief
.
Questi
sono
"
loro
"
,
la
Bestia
contro
la
quale
ci
leviamo
,
noi
,
il
Bene
.
Sono
quelli
che
gli
Stati
uniti
hanno
creduto
di
utilizzare
in
Afghanistan
e
nel
Medioriente
e
oggi
gli
si
rivoltano
contro
.
E
'
una
lotta
per
il
dominio
in
quello
scacchiere
.
Non
è
fra
i
guai
minori
di
Bush
che
i
saudiani
siano
i
maggiori
finanziatori
della
Jihad
ma
l
'
Arabia
saudita
il
paese
più
intrinsecamente
legato
agli
interessi
americani
.
La
vera
domanda
è
perché
ora
?
Fino
a
dieci
anni
fa
la
Jihad
non
era
così
forte
e
fino
a
dieci
giorni
fa
agiva
solo
all
'
interno
dell
'
Islam
,
ala
ortodossa
contro
le
"
deviazioni
"
,
l
'
Algeria
è
il
più
sanguinoso
esempio
.
Finché
non
ne
è
stato
toccato
,
l
'
occidente
non
se
ne
è
curato
affatto
,
privilegiando
i
rapporti
d
'
affari
,
massacratori
o
fondamentalisti
che
fossero
i
detentori
di
gas
per
l
'
Europa
,
di
armi
contro
l
'
Unione
sovietica
o
gli
alimentatori
di
un
contenzioso
pakistano
contro
l
'
India
.
Non
se
ne
è
curato
quando
sotto
gli
occhi
di
tutti
sono
affluiti
,
negli
ultimi
anni
,
ad
addestrarsi
nell
'
Afghanistan
,
i
fondamentalisti
di
ogni
provenienza
.
E
invece
si
doveva
vedere
come
la
Jihad
assumesse
grandi
dimensioni
da
quando
il
Medioriente
ha
smesso
di
essere
assieme
paralizzato
e
coperto
dal
deterrente
delle
due
superpotenze
e
una
sola
di
essa
è
rimasta
in
campo
,
gli
Stati
uniti
.
I
quali
sono
diventati
parte
in
causa
,
sollecitatori
e
finanziatori
di
tutti
i
conflitti
del
settore
,
per
i
loro
immediati
interessi
o
per
inintelligenza
dei
processi
.
Neanche
l
'
acuto
Noam
Chomski
si
ricorda
che
prima
del
1989
una
guerra
nel
Golfo
sarebbe
stata
impensabile
.
E
che
chi
negli
emirati
vi
ha
chiamato
gli
States
,
da
tempo
non
apprezza
che
essi
così
pesantemente
vi
restino
.
Non
apprezza
,
il
mondo
arabo
,
che
gli
Usa
esigano
il
rispetto
delle
risoluzioni
dell
'
Onu
dall
'
Iraq
ma
non
lo
esigano
(
e
non
occorrerebbe
una
guerra
)
da
Israele
.
La
Jihad
insomma
è
cresciuta
nel
venire
affine
di
qualsiasi
visione
laica
di
riscatto
di
quelle
popolazioni
con
la
caduta
dell
'
Urss
e
col
blocco
assieme
contingente
e
leonino
fra
dirigenze
arabe
e
Pentagono
.
Nazionalismo
,
fondamentalismo
,
concretissimi
interessi
di
alcuni
e
disperazioni
di
molti
hanno
fatto
della
Jihad
la
miscela
esplosiva
che
oggi
è
.
Azioni
e
reazioni
degli
Stati
uniti
le
hanno
facilitato
il
terreno
di
coltura
,
come
lo
accrescerà
la
dissennata
reazione
di
Bush
che
farà
a
pezzi
in
Afghanistan
molti
,
non
bin
Laden
,
e
però
non
oserà
invaderlo
:
i
russi
gli
hanno
spiegato
che
non
ce
la
farebbe
.
Ma
bombarderà
a
destra
e
a
sinistra
Kabul
e
forse
,
secondo
le
abitudini
,
Baghdad
.
Si
è
sbagliato
chi
di
noi
ha
pensato
che
l
'
unificazione
capitalistica
facesse
degli
Usa
un
impero
,
sia
pur
meno
colto
di
quello
che
già
non
piaceva
a
Tacito
,
ma
che
sarebbe
stato
oggettivamente
assimilatore
e
mediatore
.
Gli
Usa
non
sono
questo
.
Si
muovono
in
modo
ancora
più
arrogante
di
Francia
e
Inghilterra
,
che
avevano
spartito
con
l
'
ascia
la
regione
,
e
per
di
più
in
tempi
che
offrono
a
chi
si
sente
umiliato
e
offeso
i
mezzi
e
i
saperi
per
destabilizzare
chi
lo
umilia
o
lo
offende
.
Nulla
è
stato
più
stupido
che
allevare
il
terrorismo
e
pensare
di
servirsene
.
Esso
è
imprendibile
e
lo
resterà
finché
non
avrà
perduto
il
consenso
sul
suo
proprio
terreno
.
Ma
non
lo
perderà
di
certo
mentre
Bush
bombarda
l
'
Afghanistan
.
Anzi
con
questa
azione
gli
Stati
uniti
perderanno
anche
il
sostegno
degli
stati
arabi
finora
amici
.
La
Lega
araba
ha
già
cominciato
.
Bush
si
infila
in
una
guerra
dalla
quale
non
tirerà
fuori
i
piedi
perché
l
'
ha
promessa
ai
suoi
concittadini
,
che
al
92
per
cento
la
vogliono
anche
loro
:
ma
non
dividerà
gli
stati
arabi
,
e
accrescerà
il
potenziale
di
vendetta
della
Jihad
.
La
sola
guerra
che
è
in
grado
di
vincere
è
in
casa
sua
contro
la
tanto
vantata
"
società
aperta
"
:
effetto
fatale
delle
emergenze
.
Si
espone
a
essere
colpito
di
nuovo
,
a
non
vincere
da
nessuna
parte
e
perdere
poco
a
poco
il
consenso
che
la
scossa
dell'11
settembre
gli
ha
dato
.
Ci
sono
errori
senza
rimedi
.
Se
ne
accorge
l
'
Europa
che
ora
lo
sostiene
ora
ne
prende
le
distanze
,
firma
patti
scellerati
con
la
Nato
e
poi
elucubra
sull
'
articolo
5
,
non
vuole
mandare
i
ragazzi
di
leva
nelle
montagne
afghane
né
complicarsi
le
cose
con
i
musulmani
che
si
trova
in
casa
,
né
col
Mediterraneo
,
dove
l
'
Italia
della
seconda
repubblica
-
sia
detto
fra
parentesi
-
fa
ancora
meno
politica
della
prima
.
Dovremmo
accorgercene
anche
noi
,
che
pure
siamo
stretti
fra
la
spada
e
il
muro
,
perché
non
c
'
è
occasione
che
non
sia
buona
per
cercare
di
massacrare
la
poca
sinistra
che
resta
.
Abbiamo
anche
noi
le
nostre
colpe
,
non
fosse
che
di
omissione
.
Scrive
Pintor
che
non
ci
aspettavamo
quel
che
è
successo
:
è
vero
.
Ma
non
è
una
virtù
.
Come
gli
Usa
abbiamo
guardato
a
noi
stessi
e
non
al
mondo
,
dove
pure
nulla
era
nascosto
.
Coprendoci
il
capo
con
la
cenere
dei
comunismi
,
abbiamo
cessato
di
guardare
a
chi
era
incastrato
in
condizioni
materiali
più
delle
nostre
tremende
.
Prendiamo
la
Palestina
:
uno
stato
confusionale
fa
oscillare
la
sinistra
fra
senso
di
colpa
verso
gli
ebrei
,
rigurgiti
di
antisemitismo
e
,
come
ha
scoperto
Mannheimer
,
vorremmo
tanto
che
i
palestinesi
smettessero
di
agitarsi
.
Tale
è
il
peso
del
fallimento
dei
socialismi
reali
che
alcuni
di
noi
si
sono
persuasi
che
nulla
ci
sia
da
fare
,
tanto
il
male
è
nel
mondo
e
il
mondo
è
del
male
,
mentre
alcuni
altri
si
sono
illusi
sulle
virtù
rivoluzionarie
di
identità
arcaiche
,
che
ci
sono
parse
lodevoli
perché
antimoderniste
e
tutte
si
sono
involte
su
sé
stesse
,
fra
degenerazione
e
paralisi
.
Ora
gli
eventi
ci
presentano
i
conti
e
bisogna
rispondere
per
quello
che
siamo
.
Non
siamo
tutti
americani
-
io
almeno
non
lo
sono
.
Non
apprezzo
i
"
valori
"
liberisti
che
gli
Stati
uniti
impongono
,
mi
duole
il
lutto
dei
loro
cittadini
ma
non
mi
piace
che
si
credessero
al
di
sopra
delle
conseguenze
di
quel
che
il
loro
paese
fa
.
Mi
si
dirà
antiamericana
?
Sì
lo
sono
,
e
mi
stupisco
che
esitino
tanto
ad
esserlo
molti
amici
che
più
di
me
in
passato
lo
erano
.
Considero
che
gli
Stati
uniti
stiano
facendo
ancora
una
politica
imperialista
che
ferisce
altre
popolazioni
e
si
rivolterà
contro
loro
stessi
:
sono
antimperialista
,
altra
parola
che
mi
sembra
bollata
di
ostracismo
.
La
verità
è
che
siamo
deboli
.
Ma
questo
non
ci
assolve
dal
dire
no
,
Bush
è
un
pazzo
pericoloso
,
non
colpirà
la
Jihad
ma
molta
gente
senza
colpa
,
e
spingerà
gli
Stati
uniti
a
vivere
assediando
il
mondo
e
ad
esserne
assediati
.
StampaQuotidiana ,
Con
commossa
unanimità
di
accenti
,
da
destra
e
da
sinistra
,
la
stampa
italiana
piange
Pier
Paolo
Pasolini
,
l
'
intellettuale
più
scomodo
che
abbiamo
avuto
in
questi
anni
.
Diventato
,
anzi
,
scomodissimo
.
Non
piaceva
a
nessuno
,
quel
che
negli
ultimi
tempi
andava
scrivendo
.
Non
a
noi
,
la
sinistra
,
perché
battagliava
contro
il
1968
,
le
femministe
,
l
'
aborto
e
la
disobbedienza
.
Non
piaceva
alla
destra
perché
queste
sue
sortite
si
accompagnavano
a
un
'
argomentazione
sconcertante
,
per
la
destra
inutilizzabile
,
sospetta
.
Non
piaceva
soprattutto
agli
intellettuali
;
perché
erano
il
contrario
di
quel
che
in
genere
essi
sono
,
cauti
distillatori
di
parole
e
di
posizioni
,
pacifici
fruitori
della
separazione
fra
"
letteratura
"
e
"
vita
"
,
anche
quelli
cui
il
1968
aveva
dato
cattiva
coscienza
.
Solo
di
essi
,
Sanguineti
ha
avuto
,
ieri
,
il
coraggio
di
scrivere
"
finalmente
ce
lo
siamo
tolto
dai
piedi
,
questo
confusionario
,
residuo
degli
anni
cinquanta
". Gli
anni
cioè
della
lacerazione
,
apocalittici
,
tragici
.
Finalmente
,
per
l
'
intellettuale
di
sinistra
,
superati
.
Questa
pressoché
totale
unanimità
è
certo
la
seconda
pesante
macchina
che
passa
sul
corpo
di
Pasolini
.
Come
della
prima
,
chi
ha
la
coscienza
a
posto
può
dire
:
"
se
l
'
è
cercata
"
.
Per
chi
non
ha
queste
certezze
è
invece
l
'
ultimo
segno
di
contraddizione
,
di
questa
contraddittoria
creatura
:
una
contraddizione
vera
,
non
ricomponibile
in
qualche
artificio
dialettico
.
Giacché
se
una
cosa
è
certa
è
che
questo
improvviso
riconoscersi
tutti
nelle
sue
ragioni
,
ora
che
è
morto
e
in
questo
modo
,
è
davvero
l
'
ultimo
sbeffeggiamento
che
gli
restituisce
questo
nostro
mondo
non
amato
.
Non
è
,
infatti
,
il
tradizionale
omaggio
al
defunto
illustre
,
e
neppure
la
consueta
assoluzione
per
il
defunto
in
vita
detestato
.
Se
tutti
scrivono
sullo
stesso
registro
(
l
'
Unità
,
in
un
corsivo
commosso
,
abbozza
perfino
un
'
autocritica
,
mentre
il
partito
radicale
lo
iscrive
post
mortem
)
è
perché
ognuno
,
dalle
ragioni
di
Pasolini
,
pensa
oggi
di
poter
trarre
il
profitto
suo
.
Non
diceva
che
i
giovani
sono
,
ormai
,
come
una
schiuma
lasciata
da
una
mareggiata
che
ha
distrutto
i
vecchi
valori
?
che
una
collettività
deve
darsi
un
ordine
,
un
sistema
di
convivenza
,
un
modello
?
Su
questo
sono
d
'
accordo
tutti
,
salvo
dare
ciascuno
,
a
questo
ordine
e
a
questa
denuncia
,
il
segno
che
più
gli
conviene
.
Pasolini
,
l
'
intellettuale
più
outsider
della
nostra
società
culturale
,
fornisce
con
la
sua
indecorosa
morte
la
prova
ferrea
che
così
non
si
può
andare
avanti
.
Così
comoda
,
che
tutto
il
resto
è
perdonato
.
Penso
che
su
questo
fervore
e
i
suoi
corollari
,
Pasolini
avrebbe
-
se
è
lecito
immaginare
questo
gesto
in
un
uomo
così
dimessamente
gentile
-
sputato
sopra
.
Che
,
se
ne
fosse
uscito
vivo
,
oggi
sarebbe
dalla
parte
del
diciassettenne
che
lo
ha
ammazzato
di
botte
.
Maledicendole
,
ma
con
lui
.
E
così
fino
all
'
inevitabile
,
forse
prevista
e
temuta
,
altra
occasione
di
morte
.
Ma
con
lui
perché
era
il
mondo
,
queste
le
creature
della
sua
vita
più
vera
(
"
io
li
conosco
questi
giovani
,
davvero
,
sono
parte
di
me
,
della
mia
vita
diretta
,
privata
"
)
in
cui
cercava
,
ostinatamente
,
una
luce
.
In
loro
,
non
nel
mondo
d
'
ordine
,
che
non
sono
solo
i
commissariati
di
polizia
.
Qui
tornava
perché
nella
sua
visione
del
mondo
altre
strade
non
c
'
erano
.
La
sua
denuncia
dello
"
sviluppo
"
,
dei
valori
del
consumismo
,
del
profitto
,
dell
'
appiattimento
da
essi
indotto
in
una
società
preindustriale
dove
ancora
potevano
prevalere
i
rapporti
personali
,
non
alienati
,
non
passivamente
accolti
era
-
come
in
genere
è
in
questo
filone
,
che
ha
esponenti
illustri
,
cattolici
e
laici
-
unidimensionale
come
la
società
che
criticava
;
era
vissuta
come
fine
della
storia
,
imbarbarimento
,
di
fronte
al
quale
soltanto
cercar
di
arretrare
.
Arretrare
,
finché
un
rifiuto
opposto
a
questo
tipo
di
"
sviluppo
"
-
e
chi
può
opporvisi
se
non
il
margine
,
o
un
terzo
mondo
non
ancora
arrivato
a
questa
soglia
?
-
non
avrebbe
offerto
un
'
ancora
di
salvezza
.
Altrove
,
salvezze
non
vedeva
,
per
questo
Pasolini
tornava
,
ostinatamente
,
in
borgata
e
più
gli
sfuggiva
,
più
vi
tornava
tormentosamente
.
Tanto
più
che
in
tutti
i
sensi
doveva
presentarglisi
come
una
frustrazione
,
una
contraddizione
.
Cercava
un
rapporto
autentico
,
e
non
tesseva
,
invece
,
un
rapporto
mercificato
?
cercava
un
rapporto
libero
e
non
ripeteva
lui
stesso
-
l
'
intellettuale
ricco
che
arriva
con
l
'
Alfa
e
paga
il
ragazzo
davanti
a
lui
,
socialmente
e
personalmente
tanto
più
fragile
-
un
rapporto
fra
oppressore
e
oppresso
?
né
l
'
umiliazione
che
ne
doveva
ricevere
in
cambio
(
quante
prove
,
meno
tragicamente
finite
,
di
questa
sua
morte
deve
aver
vissuto
;
l
'
irrisione
del
compagno
occasionale
,
il
rifiuto
,
la
resistenza
di
chi
si
fa
usare
ma
si
sente
usato
,
e
quindi
si
ribella
)
poteva
assolverlo
dal
fatto
che
entrava
egli
stesso
in
questo
meccanismo
alienante
.
Nel
quale
l
'
interlocutore
diventava
sempre
più
sfuggente
,
più
"
oggetto
"
.
Diverso
da
un
tempo
,
quando
il
ragazzo
veniva
con
lui
ma
mantenendo
una
sua
figura
,
una
sua
dimensione
non
integrata
,
non
asservibile
,
come
il
Tommaso
di
Una
vita
violenta
.
Oggi
non
era
più
così
:
il
ragazzo
che
lo
ha
ucciso
ha
poco
in
comune
col
borgataro
d
'
un
tempo
.
Dovrebbe
esser
rilasciato
domani
,
ai
sensi
dei
valori
che
reggono
questa
società
(
oltre
che
di
un
'
umanità
elementare
)
perché
non
è
da
dubitare
della
testimonianza
della
sua
borgata
,
e
cioè
che
non
aveva
gran
voglia
di
lavorare
-
e
chi
ce
l
'
ha
-
ma
era
pronto
e
prossimo
a
rientrare
nell
'
ordine
della
famiglia
,
solo
provvisoriamente
e
venalmente
violato
.
Nulla
,
in
questa
storia
,
è
davvero
uguale
a
quel
che
sembra
.
Non
il
ricco
vizioso
che
cerca
amori
nascosti
fra
gli
emarginati
,
giacché
nessuno
come
Pasolini
viveva
più
semplicemente
la
sua
inclinazione
omosessuale
e
avrebbe
potuto
soddisfarla
,
in
una
società
ormai
più
permissiva
,
senza
rischi
di
sorta
.
Non
il
giovane
vizioso
,
che
non
c
'
è
:
né
come
vizioso
,
né
come
delinquente
,
e
neppure
come
volontariamente
deviante
,
ribelle
alla
norma
.
Morte
accidentale
nell
'
inseguimento
di
un
fantasma
,
si
potrebbe
dire
.
Con
soddisfazione
per
i
più
,
con
amarezza
per
chi
di
Pasolini
aveva
stima
e
rispetto
.
E
funerali
,
adesso
,
con
assunzione
in
gloria
da
parte
di
chi
,
quel
fantasma
,
ha
prima
costruito
e
poi
esorcizzato
.
Se
Pasolini
è
oggi
così
lodato
,
se
probabilmente
in
buona
fede
tanti
si
riconoscono
in
metà
del
discorso
che
lui
faceva
,
è
perché
l
'
altra
metà
per
lui
essenziale
,
quella
in
cui
riponeva
la
sua
speranza
,
non
aveva
fondamento
.
Quante
discussioni
,
le
poche
volte
che
lo
incontravo
,
e
sempre
le
stesse
;
le
stesse
che
ripeteva
puntualmente
con
Moravia
.
È
vero
che
il
capitale
ci
ha
disumanizzato
.
È
vero
.
È
vero
che
la
conformizzazione
al
suo
modello
è
mostruosa
.
È
vero
che
essa
è
così
potente
,
da
riflettersi
persino
in
chi
la
nega
;
nel
1968
,
quando
scrisse
la
famosa
poesia
sugli
scontri
di
Valle
Giulia
,
Pasolini
vedeva
nello
studente
il
prodotto
d
'
un
ceto
che
può
perfino
"
provare
"
la
rivoluzione
,
cosa
che
al
poliziotto
,
figlio
di
bracciante
meridionale
,
non
è
permessa
;
e
coglieva
una
parte
di
verità
.
È
vero
che
oggi
,
e
non
ieri
,
si
può
parlare
di
aborto
,
e
non
solo
perché
è
maturato
il
movimento
femminista
,
ma
la
società
maschile
pensa
a
"
economizzarsi
"
.
È
vero
che
scuola
dell
'
obbligo
e
Tv
sono
organismi
del
consenso
.
È
vero
che
il
fascista
non
è
così
diverso
dal
democratico
,
nei
suoi
modelli
culturali
,
come
era
nel
1922
.
Vero
tutto
,
e
tutto
parziale
:
perché
ogni
volta
che
Pasolini
toccava
con
mano
queste
scomode
verità
,
l
'
ambiguità
del
presente
,
faceva
seguire
un
salto
indietro
,
verso
l
'
umanità
non
ambigua
di
"
prima
"
,
invece
che
cogliere
nello
studente
,
nel
femminismo
,
nella
scolarizzazione
,
nella
stessa
conformizzazione
,
il
principio
d
'
una
sicuramente
spuria
,
ma
vitale
via
d
'
uscita
in
avanti
.
L
'
idea
che
questo
itinerario
si
dovesse
compiere
fino
in
fondo
e
di
qui
ritrovare
il
filo
d
'
un
mondo
restituito
all
'
umanità
,
era
in
lui
sempre
più
lontana
.
Avrebbe
potuto
essere
uno
scettico
,
diventava
,
in
senso
classico
,
un
"
reazionario
"
.
E
questo
oggi
viene
sfruttato
,
questa
è
la
seconda
macchina
che
passa
sul
suo
corpo
.
Giacché
del
valore
dirompente
,
violento
,
di
questa
sua
"
reazione
"
nulla
resta
,
nella
elegia
delle
prime
,
seconde
e
terze
pagine
che
gli
sono
dedicate
.
Avrà
un
funerale
borghese
,
e
fra
qualche
tempo
il
comune
di
Roma
gli
dedicherà
una
strada
.
Lo
ammazzeranno
meglio
,
i
suoi
veri
nemici
,
che
non
il
ragazzo
dell
'
altra
sera
.
Nel
quale
,
prima
di
perire
,
deve
aver
visto
soltanto
la
via
senza
uscite
in
cui
s
'
era
cacciato
,
la
dimensione
del
suo
errore
.
E
pensare
che
cercava
l
'
angelo
della
passione
secondo
Matteo
.
StampaQuotidiana ,
Stampa
e
radio
si
sono
piegate
febbrilmente
,
il
giorno
di
Pasqua
,
sul
secondo
messaggio
delle
Brigate
Rosse
come
su
un
palinsesto
da
decifrare
.
Siccome
sulle
cose
che
contano
-
se
Moro
sia
vivo
,
se
lo
libereranno
e
a
quali
condizioni
-
non
dice
niente
,
i
commentatori
ne
hanno
dedotto
che
è
invece
interessantissimo
politicamente
.
Lo
hanno
trovato
a
)
ricco
di
novità
,
b
)
tale
da
accattivarsi
le
simpatie
della
nuova
sinistra
(
i
più
gentili
)
,
o
da
esserne
senz
'
altro
il
frutto
(
i
più
maliziosi
)
.
Perché
?
perché
sviluppa
un
vasto
attacco
alla
Democrazia
cristiana
,
cosa
che
nella
vecchia
sinistra
non
è
più
di
moda
.
Ma
quando
mai
è
stata
di
moda
nella
sinistra
nuova
?
Nel
1968
essa
nacque
accusando
,
a
torto
o
a
ragione
,
i
partiti
operai
di
essersi
dati
come
solo
nemico
la
DC
,
mentre
era
il
sistema
nel
suo
complesso
che
bisognava
disvelare
e
demolire
.
Nel
1977
,
il
movimento
ha
avuto
per
nemico
tutto
«
lo
Stato
»
,
e
in
particolare
i
riformisti
perché
vi
ingabbiavano
le
masse
.
Per
una
sola
breve
fase
la
nuova
sinistra
(
meglio
i
gruppi
)
scoprirono
la
DC
,
e
fu
nel
1972
con
Fanfani
.
In
verità
,
chiunque
sia
stato
comunista
negli
anni
Cinquanta
riconosce
di
colpo
il
nuovo
linguaggio
delle
BR
.
Sembra
di
sfogliare
l
'
album
di
famiglia
:
ci
sono
tutti
gli
ingredienti
che
ci
vennero
propinati
nei
corsi
Stalin
e
Zdanov
di
felice
memoria
.
Il
mondo
-
imparavamo
allora
-
è
diviso
in
due
.
Da
una
parte
sta
l
'
imperialismo
,
dall
'
altra
il
socialismo
.
L
'
imperialismo
agisce
come
centrale
unica
del
capitale
monopolistico
internazionale
(
allora
non
si
diceva
«
multinazionali
»
)
.
Gli
stati
erano
«
il
comitato
d
'
affari
»
locale
dell
'
imperialismo
internazionale
.
In
Italia
il
partito
di
fiducia
-
l
'
espressione
è
di
Togliatti
-
ne
era
la
DC
.
In
questo
quadro
,
appena
meno
rozzo
,
e
fortunatamente
riequilibrato
dalla
«
doppiezza
»
,
cioè
dall
'
intuizione
del
partito
nuovo
,
la
lettura
di
Gramsci
,
una
pratica
di
massa
diversa
,
crebbe
il
militantismo
comunista
fino
agli
anni
Cinquanta
.
Vecchio
o
giovane
che
sia
il
tizio
che
maneggia
la
famosa
Ibm
,
il
suo
schema
è
veterocomunismo
puro
.
Cui
innesta
una
conclusione
che
invece
veterocomunista
non
è
,
e
cioè
la
guerriglia
.
In
quel
contesto
infatti
essa
non
funziona
.
Se
le
masse
sono
manipolate
dagli
apparati
,
con
quale
esercito
si
fa
la
rivoluzione
?
Se
il
nemico
è
un
potentissimo
partito
-
stato
,
protetto
dall
'
estero
e
padrone
di
tutte
le
istituzioni
,
difficile
pensare
di
abbatterlo
col
cecchinaggio
.
E
infatti
quella
posizione
aveva
,
per
logica
conseguenza
,
o
l
'
abbassamento
del
tiro
o
«
Ha
da
venì
Baffone
»
,
cioè
il
rinvio
dell
'
ora
X
all
'
esplodere
d
'
una
crisi
europea
,
d
'
una
nuova
guerra
che
rovesciasse
il
rapporto
impari
di
forze
.
Tanto
è
vero
che
,
quando
il
problema
della
rivoluzione
italiana
tornò
all
'
ordine
del
giorno
nella
sinistra
,
nei
primi
anni
Sessanta
,
comportò
un
'
analisi
diversa
anche
della
Democrazia
cristiana
,
più
complessa
e
insieme
più
aggredibile
;
si
vide
nell
'
interclassismo
cattolico
un
terreno
di
disgregazione
del
vecchio
e
di
riaggregazione
,
nella
lotta
di
massa
,
del
nuovo
blocco
storico
.
Tutta
la
spinta
a
sinistra
ne
fu
alimentata
,
e
ne
risentì
la
stessa
Democrazia
cristiana
,
specie
nelle
fasi
in
cui
si
trovò
sotto
sterzo
,
cioè
nell
'
estate
del
1963
e
poi
dal
1975
al
1976
.
Interessi
imperialisti
,
capitale
privato
e
di
stato
,
stato
,
partiti
,
confessionalismo
,
«
luoghi
»
della
dominazione
borghese
apparvero
in
continuità
,
ma
non
appiattiti
;
e
nel
relativo
scollamento
si
rifletté
la
forza
d
'
urto
dell
'
avanzata
a
sinistra
.
Se
oggi
qualcuno
scopre
nel
testo
delle
BR
una
efficace
critica
della
DC
,
vuol
dire
che
l
'
arretramento
delle
idee
politiche
s
'
è
fatto
precipitoso
.
Le
BR
odierne
,
se
pure
di
loro
si
tratta
,
ci
hanno
contato
.
E
il
Partito
comunista
farebbe
bene
a
misurare
lo
spazio
che
ha
lasciato
scoperto
e
l
'
ampiezza
di
manovra
che
esso
offre
.
Consente
infatti
ai
brigatisti
di
fare
degli
ammazzamenti
,
sequestri
e
ora
relativa
ideologia
,
i
cardini
d
'
una
doppia
operazione
:
far
saltare
la
Democrazia
cristiana
o
parte
di
essa
fuori
dal
«
compromesso
democratico
»
e
indebolire
la
credibilità
della
sinistra
,
nel
momento
in
cui
si
attua
una
destabilizzazione
a
destra
.
Questa
manovra
sconta
il
silenzio
delle
sinistre
sulla
DC
e
se
ne
fa
una
forza
.
Può
infatti
opporre
il
PCI
,
allo
schematismo
d
'
una
denuncia
che
mira
a
impressionare
una
certa
base
inquieta
o
delusa
,
l
'
articolato
giudizio
formulato
negli
anni
Sessanta
?
Quello
-
l
'
analisi
della
DC
come
d
'
uno
specifico
interclassismo
,
specifico
problema
strutturale
,
storico
e
di
coscienza
della
nostra
società
-
comportava
comunque
una
strategia
di
attacco
,
di
avanzata
,
di
egemonia
,
di
conquista
.
Quali
che
ne
fossero
i
limiti
che
la
strategia
che
le
sinistre
ne
derivavano
,
ed
erano
molti
,
nella
loro
coscienza
e
in
quella
delle
masse
che
le
seguivano
restò
al
centro
il
«
come
»
della
divisione
della
DC
e
della
sua
sconfitta
.
Lo
restò
fino
al
20
giugno
.
Da
allora
non
lo
è
più
.
Al
suo
posto
sono
subentrate
,
con
la
filosofia
dell
'
emergenza
,
la
priorità
data
all
'
accordo
con
tutta
la
Democrazia
cristiana
,
e
quindi
la
necessità
di
stare
alle
sue
compatibilità
.
PCI
e
PSI
vanno
fin
dove
la
DC
può
arrivare
.
La
rovinosa
condotta
dell
'
ultima
crisi
di
governo
ne
è
stata
la
prova
.
E
un
caso
che
sia
culminata
nella
seconda
grande
provocazione
del
decennio
,
reciproca
alla
strage
di
piazza
Fontana
?
È
straordinario
che
dal
Cile
,
che
pure
lo
spaventò
,
il
PCI
non
abbia
tratto
le
due
lezioni
più
evidenti
.
Prima
,
che
non
può
inoltrarsi
in
campo
avversario
senza
fortemente
coprirsi
a
sinistra
con
un
tenace
legame
di
masse
(
masse
più
coese
e
non
meno
,
più
capaci
di
egemonia
e
non
meno
)
.
Secondo
,
che
deve
essere
garantito
da
modifiche
immediate
e
sostanziali
negli
apparati
del
potere
di
stato
.
Berlinguer
invece
sembra
essersi
mosso
al
buio
.
E
ora
a
sinistra
gli
si
aprono
falle
,
nella
forma
peggiore
.
No
,
non
il
crescere
del
partito
armato
nelle
fabbriche
:
queste
sono
storie
che
piacciono
a
Carli
.
Ma
prime
sacche
di
rassegnazione
e
delusione
e
sconcerto
;
domani
smobilitazione
.
A
destra
,
nel
giro
di
poche
settimane
e
sotto
l
'
iniziativa
degli
attentati
,
un
avversario
incattivito
e
uno
stato
che
domanda
leggi
eccezionali
.
PCI
e
PSI
,
privi
di
iniziative
e
capaci
solo
di
esecrazione
,
le
avalleranno
.
Dove
sono
le
casematte
che
il
movimento
popolare
italiano
,
nel
momento
del
suo
originario
avvento
al
governo
,
si
sarebbe
dato
per
garantire
gli
embrioni
di
un
nuovo
stato
?
Si
è
fatto
di
tutto
per
asfissiarle
.
Resta
una
grande
classe
operaia
all
'
erta
,
e
attorno
ad
essa
una
coscienza
democratica
che
comincia
a
confondersi
e
incrinarsi
.
Nessuno
le
chiama
a
organizzarsi
,
a
farsi
presidio
.
La
salvezza
della
democrazia
è
affidata
ai
questori
.
Come
stupirsi
se
ogni
avventura
è
tentata
?