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> autore_s:"SCARFOGLIO EDOARDO"
C'ERA UNA VOLTA ... ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Pare un paradosso strano , e pure è una verità appurata e provata con molte studiose ricerche , che i popoli latini , e più il popolo d ' Italia , hanno pochissima potenza di creazione fantastica . Tutta la nuova materia d ' arte , che fu accumulata dopo il crollo della vita pagana , o venne dall ' Oriente con molta varietà d ' importazione , o fu una produzione indigena della razza sassone e della razza celtica ; la razza latina non concorse al gran cumulo di materiale se non con qualche tradizione classica e con qualche getto di lirica d ' amore . Così , mentre i monaci pellegrini recavano dalle terre d ' Oltremare coi frantumi del Santo Sepolcro e coi ramoscelli d ' olivo dell ' orto di Getsemani le fantasie maturate al sole del Cattai o dei piani del Gange ; mentre dai boschi armoricani e dalle paludi bretone e dalle torbaie della Turingia e della Pannonia il canto epico sonava accordato sul ritmo gregoriano ; mentre nelle valli pireneiche tra la crescenza odorosa degli oleandri la nova lirica si metteva a fiorire con un tumulto d ' amore melodioso , l ' Italia badava a innestare i rampolli cristiani sul vecchio tronco gentile , e si trasmutava e si rifondeva cristianamente le sembianze di Virgilio . Nocquero le tradizioni e le presunzioni patrie , o fu un difetto dell ' intelligenza nostra ? Non so . Certo la lingua italiana germogliò ultima dal carcame fecondatore della romanità ; certo il popolo d ' Italia non conferì al patrimonio epico lirico e drammatico fondato dagli altri popoli d ' Europa . Noi non fummo altro mai che manipolatori del materiale altrui , e quasi amministratori del patrimonio altrui . Guardate alla storia della nostra epica e della nostra lirica e della nostra grammatica , da Sordello Mantovano che poetò in lingua d ' oc sino al signor Parodi e al signor Guaido che scrivono drammi e romanzi in lingua francese , e ditemi se fu mai popolo così sterile di fantasia come il popolo italiano . Né questa sterilità è solamente negli scrittori o solamente nel popolo ; ma il popolo e gli scrittori si accordano meravigliosamente in una deficienza strana delle facoltà imaginative . Pio Rajna mostrò già con documenti e con prove sicure come il più fantasioso de ' nostri poeti , l ' Ariosto , nulla o presso che nulla traesse dall ' attività procreatrice della sua mente , ma solo con una sintesi miracolosa raccozzasse e fondesse una mole immensa di favole di cavalleria penetrate in Italia coi romanzi francesi , coi poemi inglesi , con le canzoni di gesta e coi frammenti epici tedeschi ; Alessandro D ' Ancona ha provato come il materiale della lirica popolare sia tutto o presso che tutto d ' importazione straniera ; e se Domenico Comparetti avesse seguitato i suoi studi di novellistica comparata , facilmente avrebbe potuto dimostrare che nella selva folta di novelle popolari che copre tutta l ' Europa non c ' è un solo virgulto italiota . Guardate ai novellieri italiani : la materia ch ' essi foggiarono con tanta maestria d ' arte da fare della novella una forma veramente italiana , venne d ' Oriente nelle emanazioni del buddhismo o fu qua e là raccattata per le terre d ' Europa . Quando i novellatori vollero attingere alla larga fonte del popolo , la trovarono tutta scrosciante e zampillante di acque forastiere ; così accadde che nella prosa narrativa l ' elemento indigeno entrasse in una misura scarsa assai , e l ' elemento popolare non tardasse a cadere in discredito . Così vedendo ora che un novellatore italiano della scuola sperimentale si è messo con proposito deliberato a formare novelle popolari con materia tratta tutta dalla sua mente , e con fortuna grande , io mi sarei aspettato un più largo plauso dagl ' Italiani . Se non che , gl ' Italiani l ' importanza e le difficoltà di certe cose non le intendono . II Dice il Capuana nella prefazione del suo libro che , avendo scritto una delle sue novelle per un caro bimbo che gli chiedeva una bella fiaba , pensò di costruirne altre a diletto de ' suoi nipotini ; poi , leggendole , lo prendeva una gran soggezione di quei cari diavoletti che gli sedevano a torno , e stavano tutt ' occhi e tutt ' orecchi ad ascoltare . Certo , l ' autorità fanciullesca in fatto di storie imaginose è grande ; ma non bisogna poi esagerarne il peso , come fa il Nencioni . Io non ho dato da leggere ai ragazzi il libro del Capuana , ma so che il gusto infantile è facilmente appagabile . Io pure sono stato un bimbo curioso e desideroso di fanfaluche strane , come tutti i bimbi di questo mondo , e avendo avuto poche narratrici , mi erano di un diletto indicibile le Mille e una notte udite leggere la sera accanto al fuoco . Tutti sanno come in questo suo rifacimento dall ' arabo il signor Galland impegolasse gli studiosi artifizi orientali di molta pomata francese ; e pure la storia di Aladino , raccontata con una prosa sciatta e pretensiosa insieme , faceva fremere di godimento e di paura il mio spirito bambinesco . Anche una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade popolò la mia mente di fantasie meravigliose e mi scosse forte i nervi tra il settimo e l ' ottavo anno ; e pure la narrazione era fatta più penosa dall ' ortografia arcaica . Leggete a un bambino le fanfaluche meno bambinesche , le favole di Esopo tradotte per uno da Siena , il Novellino , i Fatti d ' Enea , e lo spirito suo penderà dalle vostre labbra come quel di Saul pendeva dagli arpeggiamenti di David . La cosa dunque va considerata più dall ' alto , e a me pare che la prima questione che il libro del Capuana debba suscitare , sia questa : il gran materiale narrativo e cantativo che alimenta l ' intelligenza di tutti i popoli d ' Europa è esso malleabile e foggiabile alle molteplici forme dell ' arte ? Io dico di sì ; e chiunque guardi alla storia delle letterature antiche e delle letterature moderne dovrà accordarsi meco . Non è forse appurato che la letteratura italiana non fu già fabbricata toscanamente sui modelli provenzali alla corte sveva di Palermo , ma venne via via crescendo e avvantaggiandosi , come in tutte le terre d ' Italia dialetti germogliati dal terriccio latino misto di concime barbarico si mettevano a fiorire ? E non è forse noto all ' universale che l ' Ariosto , e poi i poeti che intorno a Lorenzo il magnifico portarono per Firenze la licenza allegra del carnasciale , attinsero dal popolo materia nova e più fresca ? Se non che , questi e molti altri che io per brevità dimentico , rinnovarono e rinfrescarono alle chiare fonti popolari l ' epica un po ' passita nelle mani troppo dotte del Boccacci , e la lirica stroppiata dai petrarcheggianti ; ma nessuno si messe per esercizio d ' arte ad imitare le rozze forme popolaresche . In Italia , no : ma in Germania e in Inghilterra e in Francia si tentò questo più volte con varia fortuna ; e a me pare che la questione si possa più chiaramente formulare così : le imitazioni delle forme popolari nella selvatichezza naturale sono solamente un esercizio atto a dilettare i bambini , o possono essere vere e proprie fogge dell ' arte ? Di nuovo , io dico di sì . Ecco : da qualche tempo l ' arte sente il bisogno di tuffarsi alle fonti della vita ; e dal Balzac in poi il romanzo ha deviato dalla sua antica forma narrativa per diventare un vero e pieno studio fisiologico e psicologico dell ' uomo . A questa deviazione della prosa narrativa il Balzac conferì più di tutti studiando i segni esteriori e gli effetti visibili dei sentimenti interni , la Sand analizzando con una sottigliezza femminile tutte quante le crespe e gli avvolgimenti dello spirito , gli ultimi romanzieri naturalisti proseguendo certe leggi della vita appurate dalla scienza . Tutte queste vie menano , più o meno brevemente , alla verità ; ma non alla verità assoluta : ci è sempre come una piccola nuvola vaporosa , che offusca l ' evidenza della rappresentazione . Nel Balzac è lo stile troppo martoriato e qua e là gonfio o colorito soverchiamente o contorto ; nella Sand è la tabe sentimentale che s ' appiglia e corrode l ' analisi più sottile ; nello Zola è il rigore della tesi scientifica e il calore eccessivo dello stile . Manca a tutti quella serenità plastica e semplice della concezione e dello stile , che il Flaubert ebbe per un momento in Madame Bovary , e che tutta quanta la letteratura popolare possiede naturalmente . Qualche anno a dietro , trascrivendo io novelle popolari della campagna romana , provavo un vero godimento estetico ascoltando sulla bocca di una serva in una prosa semplice , limpida , efficace , le fantasie più pazze mescolate di osservazioni acute o profonde , corrette e regolate da un criterio sano e retto della vita . E trascrivendo in fretta o rileggendo dopo avere trascritto , mi nascevano nella mente dei pensieri e dei raffronti in folla . Per esempio , ripensavo al Bertoldo e al Bertoldino di Giulio Cesare Croce ; e non sapevo capacitarmi come di là non avesse preso le mosse qualche opera di prosa , come dai leggendarii e dai frantumi epici si mossero tante opere di poesia : non trovavo , nella prosa italiana , la rispondenza del Morgante e dei due Orlandi . Ora questo , che nel secolo XV era possibile , ma non più nei secoli che seguirono , di nuovo è possibile e utile e forse anche necessario oggi . Avete mai badato alla famigliarità , con la quale il popolo tratta i re e le regine ? E questi re e queste regine delle novelle popolaresche non vi sembrano essi dei sovrani costituzionali ? Rammentate il buon re Alboino di Giulio Cesare Croce e il buon re Pantagruel di Rabelais ? Ebbene , l ' ideale del re costituzionale è questo : come vedete , prima assai dell'89 il popolo lo aveva pienamente intuito e rappresentato . Così il popolo ha pienamente intuito e rappresentato tutta quella parte della vita che gli è stata accessibile . E bene , perché i novellatori sperimentali non imparano anche dal popolo , ma se ne stanno contenti alle teoriche darwiniane ? Da cinquant ' anni le trascrizioni di racconti popolari pullulano da tutte le parti , e la demopsicologia è quasi diventata una scienza a parte . E bene , fate che dal dominio della scienza tutto questo gran materiale passi nel dominio dell ' arte . Scartate tutte le scorie fantastiche : resterà una selva folta di osservazioni e d ' insegnamenti . E non isdegnate d ' imparare dalla vostra serva , poiché fu una moltitudine miserabile di servi che , crollata la carcassa romana , fondò una vita nuova una lingua nuova una metrica nuova , e ritrovò le prime nuove forme dell ' arte . III Ora , se bene l ' angustia dello spazio non mi consenta di mostrare con la larghezza necessaria la verità della mia tesi , credo che i lettori convengano meco in questo : che il tentativo del Capuana sia una cosa più seria assai di quello ch ' egli nella sua modestia volesse dare a divedere . In quanto alla prova in sé , ho detto che è fortunata , e anche in questo chiunque ha qualche pratica di novelle popolari si accorderà meco . Il Capuana non ha rimpastato delle favole già diffuse , ma ne ha costruite di nuove con gli elementi che entrano in tutti i prodotti della fantasia popolare : elementi , come ho già accennato e come facilmente pare , non indigeni , ma d ' importazione forestiera . Lasciando dunque da parte l ' elemento fantastico e mitologico , che è ciò che più move lo spirito bambinesco , e guardando solamente alla manipolazione e alla intuizione dei criteri e delle forme e dello stile popolari , io dico che queste fiabe mi paiono una cosa perfetta . Il Capuana ha saputo cogliere mirabilmente quel sano e giocondo ottimismo , quella tranquilla aspirazione al benessere , quel placido e sicuro senso della vita che sono i caratteri più chiari delle produzioni letterarie del popolo . Di più , egli mostra di essersi assimilato , con la semplicità rustica e ingenua della narrazione , con la fusione naturale del dialogo e del racconto , lo stile popolaresco . Per me , io non esito ad affermare che questo , dopo la Giacinta , mi pare il miglior libro del Capuana ; e trovo in esso confortata un ' asserzione mia di tre mesi a dietro , che di tutti i nostri novellatori , il Capuana sia quegli che ha un concetto più sano e più alto , e quasi una religione dell ' arte .