StampaPeriodica ,
Seduto
a
un
terrazzino
che
dà
sul
bastione
Malicy
in
Pinerolo
,
Edmondo
De
Amicis
guarda
:
vede
davanti
il
grande
scenario
delle
Alpi
,
e
nella
via
un
vario
passaggio
di
gente
;
e
poiché
ha
studiato
qualche
po
'
di
storia
locale
e
ha
fatto
delle
escursioni
nei
dintorni
,
molte
figure
di
tempi
passati
gli
si
levano
nella
memoria
.
Non
altro
mai
occorse
a
lui
per
fare
un
libro
:
un
fondo
di
paese
,
alquante
figurette
storiche
evocate
da
un
dizionario
biografico
,
e
molta
pazienza
.
Appena
si
senta
in
possesso
di
tanta
ricchezza
,
Edmondo
si
mette
all
'
opera
:
stende
sopra
un
foglio
di
carta
una
monotona
tinta
verdolina
che
rappresenti
le
forze
germinative
della
natura
,
e
,
dove
per
necessità
prospettica
l
'
erba
finisce
,
diffonde
una
mano
di
turchino
pallido
che
rappresenti
la
letizia
del
cielo
sereno
:
tra
il
turchino
e
il
verde
,
le
gambe
nel
verde
e
il
resto
del
corpo
nel
turchino
,
incolla
amorosamente
le
figurette
storiche
e
le
figurette
di
genere
.
Poi
prende
certi
suoi
fantoccetti
,
di
cui
ha
sempre
in
buon
dato
,
e
attacca
anche
quelli
,
e
nel
celestiale
azzurro
incolla
due
rondini
,
e
tra
l
'
erba
incolla
due
innamoratucci
borghesi
che
se
ne
vanno
all
'
ombra
d
'
un
ombrellino
ciaramellando
senza
malizia
,
e
semina
in
bel
disordine
coscrittelli
e
ordinanzine
e
caporaletti
,
e
altri
pupazzetti
avanzatigli
dal
fondo
antico
della
Vita
militare
.
Il
De
Amicis
in
atto
di
scrivere
un
libro
io
non
l
'
ho
veduto
mai
;
ma
non
so
figurarmelo
se
non
a
similitudine
d
'
un
ragazzo
che
con
molta
pena
fabbrichi
un
paralume
con
fantoccetti
in
decalcomania
.
Tutti
i
libri
del
De
Amicis
sono
paralumi
con
decalcomanie
:
la
Spagna
è
un
paralume
giallo
con
corse
di
tori
e
figurette
di
toreadori
e
di
andaluse
disseminate
in
giro
;
l
'
Olanda
un
paralume
verdognolo
con
imaginette
di
molini
a
vento
spiccanti
dal
fondo
;
il
Marocco
un
paralume
rosso
con
beduini
dormenti
al
rezzo
delle
palme
;
Costantinopoli
un
paralume
violaceo
con
cani
;
Alle
porte
d
'
Italia
,
un
paralume
bianco
con
una
figura
grande
di
Catinat
e
altre
minori
di
valdesi
e
di
militari
piemontesi
.
Ma
che
luce
proietta
la
lampada
interna
?
Ahimè
!
era
una
volta
un
pallido
lume
sentimentale
:
poi
s
'
è
spento
anche
questo
,
e
resta
una
mezza
dozzina
di
paralumi
accademici
che
non
servono
se
non
per
sollazzo
dei
fanciulli
e
per
mostra
nelle
vetrine
de
'
mercanti
di
paralumi
.
Detto
questo
,
confesso
francamente
che
stento
a
trovar
altro
da
dire
;
e
se
il
De
Amicis
non
ponesse
coscienziosamente
,
in
quella
qualunque
opera
che
riesce
a
fare
,
tutte
quante
le
sue
forze
,
e
se
non
fosse
nel
complesso
della
sua
entità
d
'
uomo
e
di
scrittore
degno
dell
'
affetto
e
della
stima
di
chi
sopra
tutte
le
più
brillanti
facoltà
del
pensiero
e
della
fantasia
ammira
la
serietà
dei
propositi
e
l
'
onestà
del
lavoro
,
lo
pianterei
senz
'
oltre
occuparmi
di
lui
.
E
forse
questo
egli
vorrebbe
;
ma
ora
viaggia
per
l
'
America
,
e
questo
foglio
gli
giungerà
tra
la
gioia
de
'
trionfi
americani
.
Posso
dunque
,
senza
timore
di
troppo
recargli
dispiacere
,
fare
la
dissezione
delle
due
facoltà
narrative
e
delle
sue
predilezioni
al
vagabondaggio
.
Un
critico
innominato
,
in
un
giornale
domenicale
,
ha
detto
che
il
De
Amicis
appartiene
a
una
scuola
,
la
quale
oramai
ha
chiuso
le
porte
per
difetto
di
maestri
e
di
scolari
.
A
quale
scuola
,
di
grazia
,
appartiene
egli
?
Se
s
'
ha
a
giudicare
dalle
sue
simpatie
letterarie
,
parrebbe
uno
sperimentale
.
Non
è
egli
un
adoratore
di
Zola
?
Se
non
che
,
io
credo
che
il
critico
anonimo
si
sia
lasciato
trarre
dall
'
esca
del
fare
una
frase
.
Scuole
,
che
io
mi
sappia
,
in
Italia
,
dal
60
in
qua
,
non
ce
n
'
è
state
;
anzi
io
giungerei
a
dire
che
nel
paese
delle
Accademie
scuole
letterarie
non
siano
giunte
mai
a
costituirsi
con
organismo
determinato
e
con
confini
precisi
.
Nemmeno
il
romanticismo
ha
potuto
avere
una
propria
chiesa
gotica
,
non
sacerdoti
e
sagrestani
suoi
propri
,
con
riti
e
cerimonie
e
pompe
distinte
dalle
feste
pagane
;
ma
si
andò
insinuando
un
po
'
da
per
tutto
,
senza
farsi
scorgere
,
nei
versi
dell
'
abate
Monti
e
nella
prosa
del
Foscolo
,
nei
romanzi
del
Guerrazzi
e
nelle
tragedie
del
Niccolini
;
e
quando
finalmente
in
Milano
un
manipolo
di
Lombardi
levò
le
bandiere
delle
nebbie
boreali
,
le
distinzioni
e
le
disquisizioni
tra
romantici
e
classici
non
erano
più
che
argomento
di
chiacchiere
ai
retori
,
e
da
Torino
Felice
Romani
gridava
agli
strepitanti
:
pace
,
pace
,
pace
.
Dopo
il
Manzoni
,
che
razza
di
scuole
educò
la
gioventù
d
'
Italia
alla
partigianeria
dell
'
arte
?
Altro
che
scuole
!
Dopo
il
Manzoni
,
avrebbe
bensì
dovuto
dividersi
la
letteratura
italiana
in
tante
scuole
elementari
,
e
nutrirsi
d
'
un
sano
nutrimento
grammaticale
.
Ma
così
non
fu
:
gli
scrittori
,
singolarmente
di
prosa
,
presero
in
feroce
odio
qualunque
tirannide
scolastica
;
e
,
fra
tutti
,
il
De
Amicis
ebbe
una
volta
a
gloriarsi
in
un
cattivo
sonetto
di
non
sapere
il
greco
né
il
latino
.
Certo
,
da
tanta
ignoranza
molto
male
venne
ad
Edmondo
;
ma
io
credo
per
altro
che
il
greco
ed
il
latino
non
gli
sarebbero
stati
di
gran
giovamento
.
Egli
è
uno
di
quegli
scrittori
di
piccola
mente
che
tutte
le
facoltà
artistiche
posseggono
in
un
grado
mediocre
di
potenza
,
sì
che
non
giungono
mai
a
una
tale
armonica
altezza
di
concitamento
,
che
la
visione
erompa
come
per
un
natural
fatto
generativo
dalla
matrice
fantastica
.
Ha
tutte
le
debolezze
:
gli
manca
la
rapidità
comprensiva
e
la
forza
di
coesione
,
poiché
né
sa
vedere
le
cose
complessivamente
,
né
dalle
osservazioni
singole
sa
assorgere
a
una
visione
unica
;
ma
va
errando
di
minuzzaglia
in
minuzzaglia
,
come
chi
in
un
negozio
a
ogni
oggetto
si
fermi
senza
energia
di
scelta
,
e
accumula
.
Il
lettore
,
se
sa
,
deve
da
quella
disordinata
congerie
rifarsi
nella
mente
la
rappresentazione
.
Gli
mancano
dunque
le
due
grandi
virtù
della
visione
suggellata
perennemente
nelle
parole
:
la
freschezza
e
l
'
evidenza
.
La
sua
prosa
è
delle
più
faticose
che
siansi
scritte
mai
,
poiché
non
si
raccoglie
per
una
legge
di
gravitazione
fantastica
in
tanti
gruppi
moventisi
l
'
uno
intorno
all
'
altro
armonicamente
,
e
formanti
ciascuno
nel
proprio
periodo
un
organismo
parziale
che
concorra
alla
vita
collettiva
della
rappresentazione
e
ne
tragga
anima
e
luce
,
ma
si
allunga
e
si
estende
come
una
via
senza
termine
polverosa
,
invano
qua
e
là
consolata
di
siepi
e
alberata
di
pioppi
.
Il
periodo
del
De
Amicis
non
è
un
periodo
:
è
un
fascio
di
proposizioni
susseguentisi
e
incalzantisi
senza
nesso
,
chiuso
tra
due
punti
sospensivi
.
Tra
due
concetti
egli
non
sa
porre
che
l
'
una
o
l
'
altra
di
queste
relazioni
:
la
pausa
,
o
la
copula
:
li
congiunge
con
una
preposizione
o
li
separa
con
una
virgola
.
Così
,
con
un
semplicissimo
mutamento
di
segni
ortografici
,
che
non
sarebbe
punto
arbitrario
,
si
potrebbe
dividere
tutta
la
prosa
del
De
Amicis
in
una
miriade
di
proposizioni
principali
,
ciascuna
constante
di
soggetto
,
verbo
e
attributo
,
senza
incisi
,
senza
circonvoluzione
del
pensiero
.
Ora
pensino
alla
gravità
di
questo
peccato
quelli
che
hanno
dello
stile
un
criterio
sano
,
quelli
che
molto
si
affaticarono
a
domare
questa
immensa
e
viva
forza
,
che
è
la
più
sicura
misura
dell
'
intelletto
umano
.
Non
pare
ad
essi
che
il
De
Amicis
si
trovi
in
uno
stato
d
'
ingenuità
grammaticale
simile
a
quello
dei
bambini
,
dei
popoli
primitivi
,
dei
selvaggi
africani
?
All
'
organismo
dello
stile
concorrono
tutte
le
più
nobili
e
più
alte
energie
della
mente
umana
:
l
'
acume
logico
e
la
potenza
fantastica
,
la
rapidità
intuitiva
e
la
sicurezza
dell
'
osservazione
;
e
lo
scrittore
giunto
alla
maturità
più
bella
dell
'
intelletto
,
vede
veramente
nel
suo
spirito
il
suo
stile
moversi
come
una
cosa
viva
,
e
raccogliere
e
animare
,
con
fusione
meravigliosa
,
tutto
il
materiale
grezzo
disperso
nei
centri
della
sensibilità
e
del
pensiero
.
Lo
stile
dunque
è
da
vero
il
dinamometro
del
cervello
;
e
a
cui
manca
la
forza
ordinatrice
del
periodo
,
manca
quasi
sempre
per
debolezza
innata
,
o
acquisita
dal
cattivo
uso
della
mente
,
la
potenza
procreatrice
della
fantasia
.
Ecco
perché
il
De
Amicis
non
ha
potuto
mai
,
a
malgrado
del
desiderio
suo
e
de
'
molti
inviti
amichevoli
,
fare
il
romanzo
;
ecco
anche
perché
,
quando
dalla
rappresentazione
singola
dell
'
uomo
,
qual
'
è
nella
Vita
militare
,
è
voluto
assorgere
con
le
Novelle
a
qualche
più
complessa
e
più
larga
espressione
della
vita
,
è
caduto
miseramente
in
una
insipida
volgarità
.
Così
Edmondo
,
dalla
sua
debolezza
,
è
stato
costretto
ad
accontentarsi
delle
minori
esplicazioni
dell
'
arte
:
ricordi
di
vita
militare
e
letteraria
,
divagazioni
subbiettive
,
narrazioni
di
viaggio
.
Qui
singolarmente
ha
trovato
una
certa
larghezza
di
rappresentazione
,
poiché
il
mondo
è
grande
e
vario
,
e
offre
ai
descrittori
un
materiale
sconfinato
.
Pure
la
varietà
della
materia
non
salva
dalla
monotonia
,
quando
il
descrittore
non
trovi
nel
suo
spirito
una
forza
di
rinnovamento
e
di
sviluppo
perenne
.
Leggete
l
'
Olanda
;
e
la
simmetria
meccanica
delle
descrizioni
,
e
l
'
organismo
del
periodo
,
e
gli
aggettivi
,
e
tutto
quello
che
in
una
narrazione
di
viaggio
è
proprio
del
narratore
e
non
del
luogo
descritto
,
vi
rammenteranno
la
Spagna
,
se
bene
là
si
parlava
di
tori
e
qui
di
molini
a
vento
.
Di
più
,
a
forza
di
osservare
e
di
descrivere
con
premeditazione
sistematica
,
è
accaduta
nel
De
Amicis
una
cosa
che
necessariamente
doveva
seguire
:
la
stanchezza
.
Chiunque
abbia
fatto
per
sei
mesi
il
cronista
d
'
un
qualunque
giornale
avrà
notato
questo
fatto
:
da
prima
,
il
giornalista
novellino
esercita
l
'
officio
suo
con
entusiasmo
:
gli
pare
d
'
esser
sortito
a
qualche
alta
missione
di
rinnovamento
cronistico
e
civile
,
e
crede
che
dalla
sua
cronaca
debba
tutto
il
popolo
dedurre
una
strana
potenza
d
'
arte
e
di
vita
.
Allora
egli
va
volentieri
in
giro
,
e
passa
da
una
festa
da
ballo
a
un
ospedale
,
da
una
prigione
a
qualche
spettacolo
inaugurativo
,
dal
teatro
alla
questura
,
dilettandosi
di
farsi
trascinar
di
notte
in
carrozza
da
nolo
per
le
strade
deserte
.
E
scrive
con
lieta
effusione
d
'
animo
e
d
'
intelletto
,
nella
stamperia
in
movimento
,
mentre
le
macchine
ruotano
i
congegni
silenziosi
e
il
vapore
sbuffa
impaziente
.
L
'
odor
d
'
antimonio
e
d
'
inchiostro
gli
desta
nel
cervello
un
'
ebrezza
vivace
,
e
scrive
gaiamente
,
nascendogli
nella
fantasia
imagini
e
sgorgandogli
dalla
penna
frasi
inaspettate
.
Tutto
gli
pare
nuovo
e
bello
,
e
va
per
alquanti
giorni
in
quella
freschezza
d
'
intelletto
cogliendo
i
più
vivaci
fiori
della
sua
cronaca
.
Poi
comincia
una
siccità
dolorosa
.
I
pranzi
inaugurali
gli
fanno
indigestione
,
e
le
signore
nelle
feste
non
più
lo
guardano
con
quella
curiosità
paurosa
che
tanto
solletica
agli
esercenti
il
sacro
ministero
della
stampa
i
nervi
vanitosi
,
e
non
avendo
denari
per
pagar
la
carrozza
deve
andare
a
piedi
sino
alla
tipografia
.
Tosto
sopravviene
la
nausea
e
la
stanchezza
:
l
'
estensione
della
cronaca
diventa
il
più
vile
e
faticoso
d
'
ogni
mestiere
,
la
stamperia
una
caverna
dove
si
muore
soffocati
dal
caldo
e
avvelenati
dalle
emanazioni
del
piombo
,
il
cervello
si
rivolta
contro
la
tortura
della
procreazione
forzata
e
non
esprime
più
imagini
.
Come
fare
?
Si
ripescano
le
vecchie
frasi
e
se
ne
rivestono
le
osservazioni
nuove
;
e
in
quest
'
opera
ingrata
e
lenta
del
ritagliare
abiti
vecchi
passa
la
notte
,
e
tutto
l
'
organismo
del
cronista
si
abbandona
e
si
abbatte
nel
languore
di
un
tedio
infinito
.
Questo
è
accaduto
al
De
Amicis
.
Egli
,
passati
i
primi
bollori
,
pone
una
fatica
ineffabile
a
lucidare
sulla
carta
i
contorni
delle
cose
vedute
,
e
a
colorirli
per
modo
che
abbiano
una
qualunque
sembianza
di
vita
.
L
'
opera
sua
rassomiglia
a
quella
degli
alluminatori
d
'
iniziali
nei
codici
antichi
.
Non
intendo
dunque
quelli
che
vengono
a
parlare
di
vecchie
scuole
e
di
vecchie
tendenze
d
'
arte
.
Che
scuole
e
che
tendenze
d
'
arte
?
Al
De
Amicis
mancano
la
luce
e
il
calore
interiori
,
che
constituiscono
l
'
anima
o
la
tendenza
subbiettiva
d
'
uno
scrittore
.
Egli
è
un
giapponese
dell
'
arte
,
e
lavora
con
pazienza
meravigliosa
a
costruire
al
tornio
delle
sfere
concentriche
che
siano
una
nell
'
altra
.
Egli
anche
rassomiglia
a
quei
tanti
disgraziati
che
sono
dalle
necessità
della
vita
costretti
a
copiare
i
quadri
dei
grandi
maestri
.
Il
De
Amicis
copia
invece
dal
vero
,
dicono
,
se
bene
non
manca
qualche
visitatore
dei
paesi
descritti
da
lui
,
che
nega
;
ma
questo
non
monta
:
il
procedimento
d
'
arte
è
il
medesimo
.
Quanto
ai
risultati
Qui
certo
troverò
molti
contraditori
.
E
,
primo
fra
tutti
,
si
oppone
l
'
editore
,
il
quale
,
giudicando
dal
gran
numero
d
'
esemplari
che
dell
'
ultimo
libro
di
Edmondo
giornalmente
si
spacciano
,
conclude
alla
sua
eccellenza
;
poi
,
con
altri
argomenti
,
se
bene
non
di
tanto
peso
quanto
questo
,
altri
giungono
alla
medesima
deduzione
.
Or
io
non
voglio
entrare
nel
gusto
del
pubblico
,
il
quale
,
se
questi
libri
gli
piacciono
,
fa
bene
a
comprarli
,
e
neppure
voglio
andare
a
rintracciare
le
ragioni
di
tanto
favore
.
Il
pubblico
è
capriccioso
e
instabile
negli
odii
e
negli
amori
:
a
volte
lo
assale
un
volgar
desiderio
di
cibi
bestiali
,
e
ricerca
i
romanzacci
di
ladroneccio
e
d
'
omicidio
e
di
prostituzione
,
a
volte
,
invece
,
ha
bisogno
di
ritemprarsi
nelle
fresche
soavità
dell
'
idillio
,
e
predilige
le
tenui
espansioni
della
prosa
e
la
poesia
sentimentale
;
ora
è
infastidito
e
vuol
cose
che
lo
distraggano
dalla
noia
,
ora
pargli
d
'
aver
troppo
folleggiato
e
volentieri
piega
alle
letture
serie
che
gli
rinvigoriscono
l
'
intelletto
.
Non
si
può
dunque
tener
conto
dell
'
opinione
sua
,
tanto
più
che
ad
esso
sfuggono
certe
generali
ragioni
d
'
arte
,
le
quali
non
son
confinate
entro
le
pagine
d
'
un
determinato
libro
,
ma
si
espandono
maleficamente
intorno
.
Il
pubblico
dunque
si
compiace
di
questi
libri
del
De
Amicis
,
e
li
compra
:
a
me
,
lo
dico
francamente
,
recano
una
noia
ineffabile
.
Io
ho
letto
volentieri
i
men
dilettosi
scrittori
dell
'
antichità
,
Boezio
e
Seneca
,
Quintilliano
e
Isocrate
,
e
altri
che
non
occorre
di
nominare
per
non
fare
il
catalogo
delle
mie
letture
;
ma
di
questi
niuno
mi
ha
tanto
infastidito
,
quanto
il
De
Amicis
con
le
sue
narrazioni
di
viaggio
.
Quanto
alla
materia
,
esse
sono
affatto
inutili
,
poiché
non
occorre
di
aver
attraversata
la
Schelda
per
avvedersi
con
quanta
leggerezza
egli
scriva
della
pittura
fiamminga
,
per
citare
un
esempio
solo
.
E
poi
per
sé
stessa
la
narrazione
di
viaggio
,
quando
non
sia
studio
sociale
o
politico
,
è
una
poverissima
e
vilissima
materia
d
'
arte
.
Tutta
la
virtù
dovrebbe
dunque
star
nella
forma
;
e
infatti
Teofilo
Gautier
e
gli
altri
minori
artisti
francesi
che
hanno
additata
la
via
ad
Edmondo
,
riposero
nella
forma
tutta
l
'
eccellenza
dell
'
arte
,
e
accarezzarono
la
parola
con
la
medesima
perfezione
di
cesello
con
la
quale
il
Cellini
trattò
i
metalli
e
le
margarite
.
Ma
Edmondo
?
Ahimè
,
non
dite
,
se
avete
pietà
dell
'
arte
,
ch
'
egli
sia
un
orafo
dello
stile
!
Non
ripetete
questo
luogo
comune
,
che
è
una
bestemmia
.
Del
suo
periodo
ho
fatto
or
ora
l
'
analisi
chimica
;
e
ho
mostrato
com
'
esso
sia
una
conseguenza
della
scarsa
forza
imaginosa
.
Leggendo
qualche
pagina
del
De
Amicis
,
a
seconda
del
libro
provo
una
sensazione
diversa
:
mi
par
di
sentire
un
trotto
di
bersaglieri
in
marcia
,
o
di
camelli
uscenti
da
Tangeri
,
o
di
asinelli
accorrenti
al
forte
di
Fenestrelle
:
sempre
però
un
trotterello
serrato
di
proposizioni
che
si
rincorrono
affannosamente
senza
potersi
raggiungere
mai
.
È
questa
l
'
oreficeria
?