StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.