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Gli studenti e la sinistra ( Scalfari Eugenio , 1968 )
StampaPeriodica ,
Gli studenti italiani protestano . Ormai non passa giorno senza che la cronaca non registri l ' occupazione d ' una facoltà , la sospensione d ' un corso di studi , le dimissioni d ' un rettore o d ' un preside , gli scontri con la polizia . Vogliono la riforma dell ' università . Vogliono che finisca la guerra in Vietnam . Vogliono il potere studentesco . Vogliono la rivoluzione . Sono contro l ' America , contro la civiltà dei consumi , contro i partiti ( comunisti compresi ) , contro il governo , contro il sistema : soprattutto contro il sistema . La loro e una " contestazione globale del sistema " . Da almeno un paio danni questi fermenti agitavano le masse studentesche , ma negli ultimi tre mesi sono esplosi . Prima si poteva anche fingere che non stesse succedendo niente all ' università . Oggi non si può più . E d ' altra parte il fenomeno non è isolato : quello che accade nelle università italiane non è che la ripetizione puntuale di quanto avviene a Berkeley , a Berlino , a Parigi , a Bruxelles , a Madrid , e perfino , a Praga e a Mosca . Per non parlar di Pechino . In ogni paese con spunti diversi , con occasioni diverse , ma con un unico obbiettivo , che è appunto di " contestare il sistema " . Ciascuno contesta il proprio , il che fai sì che questi giovani siano , in ogni paese , all ' opposizione , senza compromessi , senza mezze misure . E soprattutto senza indulgenze , il che li porta a rifiutare solidarietà non richieste , e qualche volta offerte più per amore della moda che per convinta adesione . Quando il movimento , in autunno , entrò nella sua fase acuta , le autorità ( e cioè i rettori , i professori , i genitori , e poi il governo e i partiti ) tentarono da prima di blandire questi ragazzi riottosi . « Certo » dicevano i più illuminati « gli studenti hanno ragione . La scuola italiana è vecchia di cent ' anni . I metodi son poco meno che borbonici , le attrezzature insufficienti , la mancanza di spazio paurosa , l ' assenteismo di molti insegnanti indecoroso . Le rivendicazioni ali questi ragazzi sono sacrosante . Bisogna stare dalla loro parte , aiutarli a vincere » . Poi s ' è visto che il metodo " blando " non serviva a niente , se lo scopo di chi lo usava era quello di " costituzionalizzare " il movimento , perché il movimento cresceva d ' intensità e si diffondeva sempre di più , e perché gli studenti passavano rapidamente dalle rivendicazioni settoriali a temi di protesta assai più generali . È accaduto allora che , da una parte e dall ' altra , le distanze crescessero e le possibilità di comprendersi diminuissero fino a ridursi rapidamente a zero . Fin quando , negli ultimi tempi , la protesta studentesca è arrivata a mettere in discussione l ' intera struttura economica , culturale e ideologica della società italiana , scontrandosi addirittura col partito comunista , accusato di " gradualismo " , ed eleggendo Mao e Guevara ad unici capi spirituali del movimento . Ormai sono assai pochi quei professori ( anche tra i più aperti ) disposti a far proprie le tesi dei comitati di agitazione studentesca , e sono pochissimi gli studenti " rivoluzionari " disposti a dar credito all ' intellettuale di " sinistra " , anche se questi abbia alle sue spalle un passato che parla per lui ( il caso di Moravia e il dibattito da noi pubblicato la scorsa settimana tra lui e un gruppo di studenti sono significativi di questa situazione , impensabile fino a sei mesi fa ) . Il movimento studentesco è isolato . S ' è radicalizzato , si è esteso , ha individuato con chiarezza i suoi obbiettivi , ma ha perso i collegamenti con il grosso della sinistra . Gli è accaduto qualcosa di simile a quanto avvenne l ' anno scorso al movimento negro in America . Il " Black power " ( di cui non a caso i comitati d ' agitazione studentesca riecheggiano gli slogans ) è diventato forte ma si è isolato . In un certo senso , è diventato forte perché sai è isolato . Agli studenti sta accadendo la medesima cosa . Riuscirà la sinistra italiana a riassorbire e ad utilizzare costruttivamente il movimento studentesco ? Riuscirà a farne l ' elemento propulsivo d ' una politica , la forza d ' urto e di trasformazione d ' un sistema che appare sempre meno capace di autoriformarsi ? Finora non si vedono segni che diano adito a speranze in questa direzione . La sinistra tradizionale , cioè i tradizionali partiti che la compongono , hanno cercato ( senza riuscirvi affatto ) di non perdere il contatto col movimento studentesco , largheggiando in riconoscimenti verbali e verbosi , con l ' occhio ai possibili spostamenti e alle possibili " frane " , che potranno verificarsi nel prossimo maggio a causa del voto giovanile . La preoccupazione elettorale ha dominato su tutto . Così comunisti e socialisti di varia osservanza hanno assolto tutti gli errori , tutti gli eccessi e tutte le ingenuità dei comitati d ' agitazione studenteschi , senza tuttavia far propria nessuna delle tesi politiche e ideologiche cui l ' azione dei comitati s ' ispira . Il governo di centro - sinistra ha , in questo settore , registrato il più clamoroso dei suoi non pochi fallimenti . Era partito iscrivendo la riforma della scuola , e quella universitaria in particolare , al numero uno del suo programma . La legislatura si chiude senza che quelle leggi siano neppure state discusse , lasciando la scuola e l ' università in uno stato di caos pauroso , e con scarsissime speranze per l ' avvenire . Eppure tutti sanno perfettamente che una società e una classe dirigente sono esattamente quelle che la scuola forma o , per dirla in altre parole , che ogni classe dirigente ha la scuola che si merita . Ci sono tanti problemi di terribile importanza da affrontare nell ' immediato futuro . Quello del movimento studentesco e d ' una riconciliazione di sostanza tra i giovani e la sinistra politica , non e certo uno dei minori né dei più semplici .
I compagni di piazza ( Scalfari Eugenio , 1970 )
StampaPeriodica ,
Milano . La mattina successiva al grande corteo studentesco - popolare che ha fatto sfilare cinquantamila persone per il centro di Milano protestando contro la repressione , ho incontrato lo stato maggiore del movimento studentesco , Mario Capanna , Luca Cafiero e una decina d ' altri che , con compiti di varia natura accuratamente ripartiti , hanno organizzato e diretto la manifestazione del 31 gennaio . S ' erano riuniti a colazione in un ' osteria fuori città , lungo il Naviglio pavese , circondata da una campagna nebbiosa solcata da canali e da lunghi filari di pioppi Quando sono arrivato all ' osteria dell ' appuntamento stavano già mangiando mentre uno di loro leggeva ad alta voce l ' articolo domenicale del " Corriere della Sera " . « Tocca ai partiti democratici » , leggeva il giovane senza mascherare il proprio disaccordo « scongiurare prima che sia troppo tardi la frattura del paese su un tema pretestuoso e inesistente come la repressione . Esso rischia di favorire la collusione tra anarchismo filomaoista e forze del movimento operaio organizzato , proprio la collusione che occorre a tutti i costi impedire » . E tutti gli altri , tra un boccone e l ' altro , commentavano con ironiche espressioni di dissenso . Avevano ancora davanti agli occhi quell ' immenso corteo di tre chilometri della sera prima , con la testa già in piazza del Duomo e la coda ancora davanti all ' università , un fiume disciplinato ma imponente e rabbioso , gremito di striscioni e bandiere rosse , formato da studenti , da militanti comunisti e socialisti , da operai e da solidi borghesi col cappotto buono e il conto in banca ma con la memoria ancora fresca - nonostante i molti anni trascorsi - della loro resistenza sulle colline dell ' oltrepò o in val d ' Ossola . Perciò ridevano allegri , Capanna , Cafiero , Toscano e gli altri loro giovani compagni . perché erano sicuri che quella collusione era già avvenuta e sarebbe durata e , se non avessero , commesso errori , si sarebbe trasformala in una solida alleanza politica , dalla quale finalmente , con pazienza e fatica e tempo ma con certezza , sarebbe nata la rivoluzione . Questi erano i loro discorsi di allegri ragazzi affamati e finalmente rilassati dopo tante ore di tensione quando , sedutomi con loro , dissi : « Dovreste fare un monumento al questore per le botte che v ' ha fatto dare , il 21 gennaio e le settimane precedenti . Senza quelle botte e senza i fascisti radunati a Milano , ieri sera non avreste avuto intorno cinquantamila persone » . Allora ridiventarono seri e gravi , così come li avevo visti il giorno prisma nelle ore di preparazione del corteo e poi in strada in mezzo ai loro compagni e poi ancora , sciolte le file , nell ' aula magna della statale tra migliaia di studenti a fare il bilancio politico di quanto era accaduto . Seri e gravi perché sapevano che la parte più difficile del lavoro che volevano fare cominciava proprio in quel momento . Prima era stata fantasia e rabbia , allegria e socialismo , spavalderia e pensiero di Mito ; ma ora , acquisito il primo grosso successo , subentrava la politica , i problemi della definizione ideologica , la necessità e la scelta delle alleanze . Che cosa era veramente accaduto il giorno prima ? Una festa di popolo , coane avevo sentito dire ad un pittore che marciava accanto a me entusiasta e felice ? I lna " kermesse " democratica ? Un soprassalto antifascista ? O un fatto politico ? E quale ? « Noi abbiano ) un grande vantaggio sui compagni delle altre università . , dice Mario Capanna perché operiamo a Milano . Milano è oggi la capitale dell ' Italia moderna , è una città composita , un calderone dove c ' è tutto e tutto bolle ad alta temperatura . C ' è il capitalismo nelle sue espressioni più avanzate e c ' è la classe operaia con le stie istituzioni più organizzate , c ' è la borghesia reazionaria e quella progressista , la programmazione dei tecnocrati e il tumulto degli immigrati meridionali . In pochi chilometri quadrati sono raccolte tutte le tensioni e i conflitti del paese . Queste tensioni non sono più contenibili nel quadro del sistema . Ciò che è accaduto ieri sera è questo : tutte le tensioni e i conflitti si sono incontrati e catalizzati in un ' azione di massa . Di qui bisogna cominciare per capire quanto è accaduto e quanto bisogna fare d ' ora in poi » . Di qui dunque bisogna cominciar . Ma e dopo ? Il marxismo - leninismo degli studenti della statale può fornire la piattaforma di sintesi per le tensioni che , per dirla come lui , non sono più componibili dentro il quadro del " sistema " ? C ' è un episodio che vale la pena di raccontare perché serve , almeno in parte , a rispondere a queste domande . La sera del il gennaio , quando il corteo si mise in moto da piazza Santo Stefano , il primo grande striscione rosso che apriva la sfilata diceva : " Viva il marxismo - leninismo viva il pensiero di Mao Tse - tung " . All ' altezza di piazza del Duomo però lo striscione di testa era cambiato ; diceva : " II movimento studentesco contro la repressione per l ' unità e per il socialismo " . Uno slogan che unisce Gli organizzatori s ' erano resi conto che il secondo slogan unificava i cinquanta mila dimostranti , consentiva di coinvolgere anche i nuovi , ed insoliti , compagni di strada , anzi di piazza , tutti d ' estrazione professional - impiegatizia , mentre il primo li avrebbe divisi . E avevano rinunciato ari rama caratterizzazione ideologica che pure gli stava molto a cuore ( come spiegarono poi nel corso dell ' assemblea conclusiva all ' università ) per render possibile una manifestazione di massa che aveva predominanti caratteristiche democratiche . « Va bene » , dice Cafiero , « è giusto , un movimento di massa non può identificarsi con una soltanto delle sue componenti . Rimane però il fatto che l ' iniziativa politica , la guida e il punto di raccolta è stata fornita dal movimento studentesco e che intorno ad esso s ' è riunita la coscienza democratica della città . I militanti comunisti erano molti , probabilmente diecimila . S ' erano schierati a metà corteo i ne costituivano una buona parte . Ma non è stato il partito comunista a prendere l ' iniziativa e se l ' avesse fatto dubito che avrebbe raccolto una massa così grande di persone . Di operai ce n ' erano moltissimi , quasi la pietà dei dimostranti erano operai . anche se non erano stati chiamati a raccolta dai sindacati . I socialisti c ' erano , ma non per una chiamata del loro partito . Come si spiega tutto questo ? Eppure il movimento studentesco a Milano non è un generico punto di raccolta , si sa bene a quale ideologia s ' ispira , quali obiettivi politici indica . È un movimento rivoluzionario . Dunque il fatto politico è che attorno ad un movimento rivoluzionario hanno fatto massa forze organizzate o semplici , cittadini che rivoluzionari non sono o che avevano cessato di esserlo » . « Forse stanno scoprendo di esserlo ancora o di esserlo di nuovo » dice Capanna . Difficile stabilirlo . Bisogna riflettere , capire , domandarsi . E non perché , un corteo contro la repressione sia riuscito bene , ma perché numerosi segni avvertono che da molti mesi ormai l ' atmosfera , a sinistra sta cambiando , i sindacati Io hanno capito e sono stati i primi a rinnovarsi . I partiti l ' hanno capito stolto meno e la loro presa e infatti . in netto declino . Non ce n ' e alcuno tra di essi che riuscirebbe oggi a portare in piazza cinquantamila persone e farle marciare per due ore , in pacifico corteo . E soprattutto : non ce n ' è alcuno che susciti entusiasmi , antichi ricordi e fresche speranze . Che stiamo al governo o che stiano all ' opposizione , danno la sensazione di amministrare il potere non per conto del paese ma per conto delle loro burocrazie . Forse sarà un giudizio ingeneroso , ma questo pensa la gente , a sinistra soprattutto . E cerca altri strumenti per far politica . altri punti di raccolta , un modo nuovo per partecipare e pesare sulla vita collettiva . Questa e già , sia pure assai confusamente , una prima maniera di scoprirsi rivoluzionari . È indubbio che l ' insofferenza per le burocrazie , per la vita sociale intesa cono un soffocante e paralizzante dominio delle burocrazie , siano stati gli elementi essenziali che hanno mobilitato in questi mesi le masse degli operai , degli studenti c della borghesia progressista . La protesta contro la repressione è un aspetto di questo sentimento generale . Non si possono denunciare , migliaia di operati per violazione di domicilio sol perché hanno tenuto la loro assemblea in fabbrica , senza che il sentimento generale non si ribelli . C ' erano parecchie migliaia di professionisti , d ' impiegati , di dirigenti d ' azienda la sera del il gennaio , li si distingueva a primo colpo , niente barbe colletto e cravatta , tutt ' al più un cappotto sportivo per non stonare troppo col loro paletot di cammello in mezzo a un fiume di giubbotti e di maglioni . E faceva una certa impressione vederli anche loro scandire slogan dissacranti , come " Giudici , questori , servi dei padroni " oppure " Lo stato borghese si abbatte non si cambia " . Erano lì perché improvvisamente folgorati dal pensiero di Mao ? Non credo . Erano lì perché stavano scoprendo che anche la loro vita , quella , professionale e quella privata e dominata e soffocata dalla " cosa " , come l ' ha chiamata Sartre , cioè dalla burocrazia quella dello stato , quella del partito , quella dell ' associazione professionale , quella dell ' azienda . Si ribellano contro la " cosa " ; la " cosa " creata e mantenuta dal sistema capitalista come farebbero , se vivessero altrove , contro la " cosa " creata e mantenuta dal regime comunista . Nel linguaggio tecnico degli iniziati questo atteggiamento si chiara " spontaneismo " e i miei giovani interlocutori dell ' osteria del Naviglio ne diffidano . Perché con lo spontaneismo non si va molto avanti , ci vuole un approfondimento ideologico , un lavoro organizzativo , uno sbocco politico . Ed è quanto essi si propongono infatti di fare , anzi che hanno gin cominciato a fare . « Col marxismo - leninismo ? » . « Sì , col marxismo - leninismo , ma applicato alle condizioni italiane , cioè di un paese di capitalismo maturo » . Chi sono i suoi alleati « Non s ' è mai visto » , dico , « il marxismo - leninismo applicato ad un paese di capitalismo maturo . Che vuol dire ? Basta quell ' aggiunta per cambiare l ' intera prospettiva . Non vi viene in mente che , in un paese di capitalismo maturo , il marxismo - leninismo potrebbe significare revisionismo e riformismo , cioè tutte quelle linee politiche che voi detestate e condannate ? » » . No , non gli viene in mente . Sono sempre più convinti che lo stato borghese si abbatte ma non si cambia . « Chi lo abbatterà ? » . « La classe operaia » . « Da sola ? In un paese di " capitalismo avanzato " la classe operaia è minoranza , il sistema provvede a disarticolarla ogni giorno , la diversifica in interessi contrastanti , la specializza con mestieri » . « Non da sola . Coi suoi alleati » . « Chi sono i suoi alleati ? » . « I ceti medi proletarizzati » . Cioè , loro stessi , perché questa è la loro condizione sociale . Così almeno essi la sentono e l ' hanno anche scritto in un libretto rosso che tipograficamente ricorda le massime di Mao e che è già stato venduto a decine di migliaia di copie . È intitolato : " La situazione attuale e i compiti politici del movimento studentesco " . Ad un certo punto c ' è scritto : « L ' aspetto principale delle attuali contraddizioni sociali è costituito dalla richiesta - sempre più di massa - di istruzione , di qualificazione e , conseguentemente di impiego e dall ' impossibilità di ottenerli . Il movimento studentesco non è il movimento operaio ; esso è l ' espressione di massa della presa di coscienza politica rivoluzionaria dei ceti medi » . In realtà , forse senza rendersene conto , questi neorivoluzionari fanno appello alla borghesia per abbattere lo stato borghese . Sembra un paradosso , ma finisce di esserlo se lo stato borghese , diventa soltanto uno stato burocratico . In fondo borghesia e classe operaia , tutte le volte che si sono trovate di fronte la " cosa " , hanno sempre marciato insieme .
Il ministro delle allegre Finanze ( Scalfari Eugenio , 1974 )
StampaPeriodica ,
Vorrei occuparmi questa settimana del ruolo avuto dall ' onorevole Emilio Colombo nella storia della finanza italiana . Credo sia giusto parlare già di storia e non di semplice cronaca a proposito dell ' onorevole Colombo : un personaggio che emana autorevolezza ad ogni movimento che fa e ad ogni pensiero che esprime . Colombo è oggi più che mai d ' attualità . Infatti le finanze italiane stanno inesorabilmente affondando ; a causa di molti errori e di vere c proprie colpe commesse dai governi e dai partiti che si sono susseguiti per anni ed anni alla direzione della cosa pubblica . Tra le varie e molteplici responsabilità sarebbe ingiusto addossare a lui un peso esclusivo , ma sarebbe altrettanto ingiusto dar credito al cliché del ministro del Tesoro lungoveggente , solo consapevole del pericolo e solo pronto ad opporvisi . Ahimè , le cose non stanno così . Forse Colombo non merita il titolo di " affondatore " che si sarebbe tentati di attribuirgli ; ma certo la sua gestione finanziaria non si può definir brillante . L ' onorevolc Emilio Colombo appare molto per tempo all ' orizzonte politico italiano , debutta giovanissimo come sottosegretario all ' Agricoltura , si fa luce quale diletto allievo di Antonio Segni e , dopo il piccolo " golpe " della Donius Mariae che detronizza Fanfani nel 1959 , fa già parte dei cinque o sei cavalli di razza del gruppo doroteo . Da allora inizia un ' ascesa ininterrotta nell ' olimpo ministeriale che lo porterà anche , tra il '70 e il '72 , alla presidenza del Consiglio . In quest ' ultima carica ( a detta di lutti ed anche mia che allora ero deputato ) fece malissimo . Ma in queste valutazioni non voglio entrare . Qui interessa discutere il suo ruolo principale , quello cioè di ministro del Tesoro del centro - sinistra , carica che con brevi intervalli ha ricoperto dal giugno 1963 ad oggi . Il suo arrivo al Tesoro coincise con l ' inizio d ' una grave crisi inflazionistica che fu poi domata dalla brusca frenata monetaria della Banca d ' Italia tra l ' ottobre del '63 e il marzo del '64 . Colombo ( va detto ) non aveva alcuna colpa di quella crisi . Va egualmente detto che ebbe poco merito per quanto accadde dopo : se merito ci fu ( e ancora se ne discute tra gli economisti ) esso spetta interamente a Carli e a Baffi che idearono e attuarono la strategia di risanamento della bilancia dei pagamenti . Di Colombo in quell ' occasione va semmai ricordata una grave scorrettezza politica nei confronti del suo collega al Bilancio e dei socialisti , quando , auspice l ' allora suo capo di gabinetto Ferdinando Ventriglia , fu resa nota ai giornali una sua lettera riservata che strumentalizzava alcuni pareri della commissione economica di Bruxelles nei quadro d ' una strategia di terrorismo economico che ben si adattava all ' atmosfera pesante di quella losca primavera . Lasciamo andare , acqua passata . Dominata alla bell ' e meglio la febbre del '63 con la gelata del '64 , si apre per l ' economia italiana una lunga fase di stasi e di declino . Con limitate oscillazioni , quella fase è durata fino al 1972 e Colombo l ' ha gestita . Otto anni , sei dei quali passati al Tesoro e uno e mezzo alla presidenza del Consiglio . Quando arrivò alla Tesoreria trovò una spesa complessiva di 6 mila miliardi e un disavanzo globale nel bilancio di competenza di circa 700 miliardi ; dieci anni dopo ( sempre lui ministro del Tesoro ) la spesa era salita a quasi 24 mila miliardi ( quadruplicata ) e il disavanzo di competenza a 5300 ( otto volte in più ) . I dati del bilancio di cassa sono anche peggiori : nel '63 il ministro del Tesoro trovò un disavanzo di 375 miliardi ; dieci anni dopo il disavanzo era salito a 7.400 miliardi , con un coefficiente di moltiplicazione di venti volte . S ' e poi venuto a sapere che la cifra esatta non è 7.400 ma 9.200 o giù di lì . Il coefficiente di moltiplicazione sale dunque a poco meno che trenta volte . Le cifre del bilancio statale , naturalmente , non rappresentano la verità tutta intera , nel senso che essa è ben peggiore se si prendono in considerazione i disavanzi degli enti locali , quelli degli enti di previdenza , le operazioni di debito della Cassa Depositi e Prestiti e quant ' altro afferisce all ' attività della pubblica amministrazione . Anche facendo il dovuto posto alla svalutazione della moneta e rettificando le cifre in unita di misura costanti , s ' arriva sempre a coefficienti d ' aumento da capogiro . E poiché nel Frattempo le Ferrovie , le Poste , gli ospedali , l ' assistenza delle mutue , l ' industrializzazione del Mezzogiorno , l ' amministrazione della giustizia , l ' insegnamento nelle scuole hanno continuato a peggiorare in quantità e qualità , ci si domanda dove siano finite quelle migliaia e migliaia di miliardi che il ministro del Tesoro ha consentito fossero spesi . La domanda è pertinente e la risposta è questa : quelle somme immense sono servite a mettere in piedi la più gigantesca struttura clientelare che la storia europea abbia mai registrato dalla rivoluzione dell'89 in poi . Le cifre della spesa corrente e del disavanzo di gestione dello Stato hanno scandito per dieci anni l ' avanzata d ' una borghesia di Stato famelica e corrotta , il dissanguamento dell ' area economicamente sana del paese . il declino degli investimenti produttivi . II Tesoro si sostiene ormai soltanto perché obbliga le banche a sottoscrivere i suoi titoli che i privati non accettano più . E su questa montagna di debiti prospera un ' immensa camorra nazionale annidata negli enti , nelle mutue , nei Comuni , negli ospedali , nelle opere pie , nelle industrie decotte , nel parastato . Di quell ' esercito mantenuto dall ' Italia che lavora e produce , il ministro del Tesoro a vita Emilio Colombo è stato l ' intendente . Della finanza italiana , spiace doverlo dire , è stato il becchino .
Mamma Dc non gli ha insegnato a dire 'no' ( Scalfari Eugenio , 1974 )
StampaPeriodica ,
Il 14 agosto , concluso il dibattito parlamentare che ha ridotto i provvedimenti fiscali del governo ad un mantello d ' Arlecchino , il ministro del Tesoro si è incontrato col governatore della Banca d ' Italia ed ha rilasciato un ' intervista al " Corriere della Sera " . Compiuti questi due atti rilevanti è partito , a quanto ci ha informati lo stesso " Corriere " per Madonna di Campiglio per un breve periodo di riposo del quale ( ne siamo tutti convinti ) ha urgente bisogno . Auguri . A settembre verrà il peggio , su questo punto sono tutti concordi : lo dice Carli in un ' intervista a " Panorama " nella quale lamenta che il Tesoro continui a inondare l ' economia con un fiume di spese obbligando la Banca d ' Italia " ad una rincorsa affannosa " per distruggere almeno una parte della liquidità così allegramente e inutilmente creata ; lo dice il ministro del Bilancio Giolitti che prevede mesi terribili ; e lo dice anche Colombo , sia pure con quel linguaggio , ch ' è proprio dell ' uomo autorevole , fatto d ' incisi dentro agli incisi , di doppie virgole a incastro e di parole difficili che finiscono invariabilmente in " one " e in " ento " . Ad un certo punto dell ' intervista il giornalista del " Corriere " chiede al ministro del Tesoro , alludendo all ' articolo da me pubblicato sull ' " Espresso " della settimana scorsa : « Un settimanale le ha mosso l ' accusa di non essersi mai opposto con sufficiente fermezza alle richieste della struttura clientelare dello Stato e d ' essere stato il becchino della finanza italiana . Lei ritiene d ' essere l ' uomo giusto al posto giusto ? » . E Colombo con bella sicurezza : « « A me tocca il dovere di dire se sono convinto d ' aver svolto le pubbliche funzioni che mi sono state affidate in buona fede , onestamente e con il massimo impegno . La mia risposta e da questo punto di vista fermamente positiva . Altro discorso è quello delle condizioni in cui si svolge oggi nel nostro paese l ' attività del ministro del Tesoro . In proposito mi sentirei di aggiungere ben poco al giudizio dell ' onorevole La Malfa . Quanto ai giudizi storici che l ' autore dell ' articolo sul settimanale cui lei fa riferimento pretende di formulare , lascerei stare . Se mai un giorno la storia della finanza italiana dovesse occuparsi della mia attività in questi anni , credo che mi toccherebbero meno righe , ma più serie » . Perché , onorevole Colombo , lascerebbe stare ? Lei dirige la finanza di questo paese da undici anni . La prese che era non dirò florida ma passabile . Ce la restituisce oggi ( anzi non ce la restituisce affatto perché continua a tenersela ) ridotta un colabrodo . E come tutta giustificazione ci viene a raccontare che lei ha lavorato onestamente e col massimo impegno . Vuole un certificato di buona condotta ? E chi glielo negherà ? Ma basta un certificato di buona condotta per fare d ' un deputato di Matera un ministro del Tesoro ? Via , onorevole Colombo , siamo seri : si sta discutendo nientemeno che della bancarotta finanziaria dello Stato italiano . « Lo Stato » , ha detto Carli nell ' intervista a " Panorama " , « non riesce più a collocare i suoi titoli tra il pubblico » . E insiste : « È necessario che il Tesoro metta ordine nei suoi conti di cassa . Se ciò non avverrà è molto difficile che la politica monetaria possa orientarsi in una direzione favorevole allo sviluppo » . Chi fa queste critiche non è il collaboratore d ' un settimanale ma il governatore dell ' Istituto d ' emissione . Gli risponderemo dicendogli che il ministro del Tesoro a vita della Repubblica italiana ha lavorato col massimo impegno ? Che non poteva fare di più ? Che « le condizioni nelle quali ha dovuto operare sono difficili , anzi impossibili » , come ha scritto sull ' " Espresso " l ' onorevole La Malfa ? Vede , onorevole Colombo , La Malfa ha perfettamente ragione ; lei no . La Malfa appartiene ad un partito che conta 10 deputati su 630; lei è uno dei leaders storici d ' un partito di 280 deputati , che da ventisette anni detiene ininterrottamente la presidenza del Consiglio , tutti i ministeri - chiave , tutti i grandi enti economici , le Partecipazioni Statali , l ' intero sistema delle casse di risparmio , i grandi Comuni che affondano in una montagna di debiti , quasi tutti i grandi enti mutualistici e , naturalmente , il Tesoro . Tra la posizione di La Malfa e la sua corre dunque un abisso . La verità è che le impossibili condizioni nelle quali il ministro del Tesoro La Malfa ha dovuto operare per otto mesi lei ha contribuito a crearle in undici anni . Per chi non le ricordasse , faccio l ' elenco di quelle condizioni traendolo appunto dalla lettera indirizzataci da La Malfa la settimana scorsa : 1 . Il ministro del Tesoro è continuamente alle prese con la schiera famelica di tutti gli altri ministri che sollecitano spese sempre maggiori . 2 . È alle prese con 22 commissioni parlamentari che votano leggi e leggine di spesa a getto continuo . 3 . È alle prese coi disavanzi incontrollabili dei Comuni e delle Province . È alle prese coi disavanzi delle aziende autonome e degli enti a partecipazione statale . 5 . Infine è alle prese con le consorterie clientelari del pubblico impiego . « Se il ministro ha coscienza delle proprie responsabilità » , concludeva La Malfa , « resisterà una settimana , un mese , due mesi , alcuni mesi , ma poi o si abbandonerà al fatale corso delle cose o si dimetterà » . Ebbene : lei onorevole Colombo non si è mai dimesso , ché anzi sta lì da undici anni . Ma a differenza di altri , lei aveva il potere politico per rimuovere quelle condizioni , che sono nate e si sono consolidate anche , se non soprattutto , a causa della sua inspiegabile passività e dell ' attivismo famelico del suo partito . Ha preferito abbandonarsi " al fatale corso delle cose " e tutto sommato ci si deve trovare abbastanza bene visto che non se ne tirerebbe fuori per nessuna ragione . Questa essendo la situazione , noi possiamo anche darle il certificato chi buona condotta che lei richiede , ma riconfermiamo che della finanza italiana lei è stato il becchino . Dopo tutto , ci sono anche dei becchini che organizzano col massimo impegno bellissimi funerali .
Il Capo e la Nuova Frontiera ( Scalfari Eugenio , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Roma . Lo staff è al lavoro . Al completo . Il fantasioso Formica , che sogna a occhi aperti l ' avvento dell ' Era Nuova , Giuliano Amato , il dottor sottile , futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio , esperto di diritto , di Costituzione , di trabocchetti giuridici e di scappatoie politiche . Giuliano Vassalli , ex principe del Foro , laureato in utroque , grigio di vestito , grigio di capelli , grigio di pelle , autorevole fin dalla nascita . Luigi Covatta , il socialista cattolico , il craxiano di sinistra e quindi il più devoto tra i fidi del leader . Martelli il giovane , che tiene ambo le chiavi ... Gianni De Michelis , un corpo imponente , una testa da imperatore romano dell ' età argentea , che te lo vedi perfettamente a suo agio nelle stanze palatine di Adriano o al banchetto d ' un Trimalcione in quarantottesimo . Lelio Logorio , il « superman della Difesa » . Francesco Forte , faccia di volpe di giorno e di faina di notte , girandola di idee , fuoco d ' artificio di soluzioni , croce e delizia dei direttori generali delle Finanze . Questo è lo staff , con in più qualche complemento dell ' ultim ' ora . Poi c ' è la banda , e quella è un ' altra cosa . La banda bada al sodo , non si occupa di fumisterie . Si occupa di organigrammi , di posti , di rapporti di forza , di servizi alti e bassi , di recapito di messaggi di pace , di intimidazioni di guerra , di pubblici ministeri riottosi , di industriali amici da aiutare e di industriali nemici da ricondurre alla ragione , di giornalisti dimezzati ai quali spianare la carriera e di giornalisti restii ai quali fare la vita dura . La banda è anch ' essa all ' opera in tutte le direzioni . Il « Corriere della Sera » e la cordata Berlusconi è una delle piste più seguite , ma ce ne sono altre , non meno pingui e promettenti , a cominciare dalla RAI e dalla Procura della Repubblica di Roma , da dove se ne sta ormai per andare il « fido » Gallucci , che dovrà dunque essere opportunamente sostituito . Lui , il Capo , il « Big Boss » , sta al sommo della piramide , riflette , prende appunti , parla pochissimo e di solito per parabole . Ai molti interlocutori ufficiali di questi giorni , concede ampia condiscendenza . Raccontano i segretari di partito , che si avvicendano al suo cospetto , che fa quasi sempre di sì con la testa alle proposte di chi gli sta di fronte . « Ci vuole molta prudenza in economia » gli suggerisce il collega della DC o del PRI . E lui annuisce . « Bisogna avere il coraggio delle riforme » lo provoca Pannella . E lui fa sì tre volte col capo e dà un ' occhiata che sembra dire « aspetta e vedrai » . « Stringere con la moneta » dice un altro . E lui ancora è d ' accordo . « Allentare il rigore della Banca d ' Italia che strozzerà l ' industria » ( e sempre è d ' accordo ) . Il Capo non si lascia andare . Stringe nelle mani molti foglietti d ' appunti , ma ci butta sopra un occhio distratto e ne cava pochi spunti : corsia preferenziale per i disegni di legge giudicati urgenti dal governo , abolizione del voto segreto , abolizione del doppio voto sui singoli articoli d ' una legge e sulla legge nel suo complesso , modifica del sistema elettorale che consenta l ' apparentamento tra diversi partiti e quindi una migliore utilizzazione dei resti . Programma economico ? Se ne parlerà in seguito . Abolizione dell ' Inquirente ? Certo , ma bisogna pensarci e comunque non con effetti retroattivi : chi ha avuto ha avuto , chi ha dato ha dato . Sopprimere il Senato ? Neppure parlarne . Semmai , elezione diretta del Capo dello Stato da parte del popolo sovrano . Dunque una Repubblica presidenziale ? Non esageriamo . Una Repubblica mista , metà uomo e metà cavallo , col presidente eletto dal popolo ma senza poteri esecutivi . Poi si vedrà . Col tempo e con la paglia ... Il Capo non sa della banda . Ci mancherebbe altro . Teardo , Biffi Gentili , Pittella , chi li conosce ? Gangi , sì , quello è un fedele , ma con la banda non c ' entra . La Ganga , un altro fedele . Compagni che andavano bene fino a ieri , quando bisognava guadagnarsi lo spazio a colpi di grinta . Ma adesso bisogna alzare il tiro . Certe impazienze , certi « squadrismi » ( si fa per dire ) , certe facce vanno tolte dalla circolazione . Da uomini di mano bisogna diventare uomini politici e da politici - possibilmente - statisti . Chi riesce a fare il salto sarà bene accolto , e chi non ce la fa resterà in cantina e non verrà fatto neppure entrare nel salotto buono , dove si ricevono finalmente gli ospiti di riguardo . Il Capo , quel salto l ' ha fatto da un pezzo . Uomo politico c ' è nato , fin da quando faceva le sue primissime prove come delfino di Pietro Nenni , condividendone la fiducia assieme a Pietro Longo . Statista è diventato fin dal 1978 , quando riuscì a portare un socialista al Quirinale . In realtà , lui non voleva Pertini , ma insomma fu lui a portarcelo , una volta che il nome fu lanciato sul tavolo . Non so se il nostro presidente sappia a chi deve veramente la carica che così degnamente ricopre da cinque anni . Per esser stato testimone diretto di alcune di quelle vicende , voglio qui render pubblica testimonianza : il nome di Sandro Pertini , per le qualità morali e la biografia politica dell ' uomo , fu fatto a Berlinguer da Franco Rodano e fu indicato dal PCI a Craxi nell ' ambito della rosa dei candidati socialisti come il solo che il PCI avrebbe votato . Così andarono le cose , e mi piace dirlo oggi , nel giorno in cui Franco Rodano viene seppellito nel cimitero di Monterado . Dunque , un uomo politico e uno statista insieme . Ce n ' è pochi in circolazione . Morto Moro , morto La Malfa , sono rimasti Spadolini , Andreotti , De Mita . E Lui . Il nostro Giampaolo Pansa lo chiama affettuosamente « re Bettino » . E forse ha ragione . Lo statista ha capito una cosa , ha colto un punto : da questa crisi non si esce - o meglio non ne esce Lui - se si resta agganciati ai problemi quotidiani . Se si vuole a ogni costo la concretezza . Se si pretende di far quadrare le proposte degli uni con le proposte degli altri . Se si deve coniugare il rigore con lo sviluppo , il monetarismo con il keynesismo , l ' inflazione con la recessione , la scala mobile con la politica dei redditi . Lo statista ha capito che da questa crisi si esce - e uscirà Lui con le bandiere al vento - solo se si potrà creare un clima da Nuova Frontiera , un entusiasmo autentico , una speranza collettiva . Insomma , se il Capo sarà capace di provocare un transfert che concili gli opposti e metta insieme i distinti . Anche lo staff l ' ha capito . Perciò , più che consultazione alla vecchia maniera , gli ha organizzato qualche cosa che somiglia alla convocazione degli Stati Generali . Da domani in poi , dopo aver incontrato nei giorni scorsi tutti i partiti rappresentati in Parlamento , varcheranno la soglia della stanza dove l ' Incaricato riceve i rappresentanti di tutte le grandi e piccole corporazioni : non solo la Trimurti sindacale e la Confidustria , ma gli agricoltori , i coltivatori diretti , gli assicuratori , i membri delle Cooperative rosse e di quelle bianche , gli artigiani , i commercianti , gli inquilini , i proprietari di case . Ma questo è ancora nulla , sarebbe solo un ' estensione della prassi già adottata da Spadolini . L ' Incaricato va molto più in là . Riceverà il presidente del Consiglio dell ' Economia e del Lavoro , il presidente del Consiglio di Stato , il presidente della Corte dei Conti , il Ragioniere generale dello Stato , il Governatore della Banca d ' Italia . E , forse , il capo di Stato maggiore della Difesa , il comandante generale dei Carabinieri , il Capo della Polizia , il Capo dei Servizi segreti dell ' Interno e il Capo dei Servizi segreti militari . Tireranno fuori toghe polverose , parrucche incanutite , sciabole rugginose , alte uniformi , e via per la prima volta a dir la loro a qualcuno che finalmente li ascolterà . Si può chieder di più ? Perché quest ' apparato ? È solo un polverone per confondere le idee ? Per sfuggire alla stretta dei problemi concreti ? Per colpire l ' immaginazione delle masse ? O c ' è un ' altra ragione più seria , più riposta , più di sostanza che non la semplice facciata ? Un ' altra ragione c ' è , o almeno così viene spiegato a chi , per dovere professionale , cerca di informarsi e di capire : non si tratta d ' un semplice cambio di governo ma d ' un cambio di regime . Chi non se ne fosse accorto , farà bene a riflettere . Siamo a una svolta storica . O la svolta viene superata felicemente , e allora un nuovo patto sociale sarà stipulato e tutte le forze politiche dovranno tenerne conto . Oppure sarà il caos . Semplice : l ' insuccesso eventuale dell ' Incaricato coinciderebbe con íl caos . Chi non fosse d ' accordo è avvertito , ma chi lo fosse si faccia avanti perché per un ' impresa di queste dimensioni c ' è spazio per tutti . Spadolini ancora recalcitra , forse perché il dispetto e l ' ambizione personale lo accecano , ma finirà per cambiare idea . Berlinguer , che resta tetragono , è una mela rinsecchita ; comunque il Partito comunista , volente o nolente , sarà coinvolto nell ' operazione , se non altro come portatore d ' acqua « costituzionale » . Pannella , lui sì , ha capito al volo : se non altro sarà un Grande Spettacolo , con una quantità d ' entrate in scena e di chiamate , con Primi Attori e Comprimari , Prestigiatori e Funamboli , ci sarà il Tragico e il Comico . Potrebbe mancare Marco Pannella ? Perciò , sorprendendo tutti , Marco ha letto una dichiarazione ( fatto per lui del tutto inconsueto ) dove promette un « responsabile sostegno politico » al nuovo governo dell ' Incaricato . Grand jeu , Pannella nella stessa maggioranza di De Mita e di Spadolini : questa nessuno se la sarebbe aspettata . Ma , ce n ' est que le début . Ai sindacati - ai quali bisognerà pur comunicare che il salario reale per almeno un paio d ' anni dovrà essere bloccato - si prometterà nientemeno che di diventare soci dell ' IRI . Lo staff sta infatti congetturando di fare affluire in un Fondo di solidarietà nazionale , alimentato da contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro , tutte le partecipazioni azionarie che lo Stato possiede al di sopra del pacco di controllo del 51 per cento . Quindi : un pezzo di Alitalia , un pezzo di Finsider , un pezzo di Italsider , un pezzo di Finmeccanica , un pezzo di Ansaldo , un pezzetto di Banca Commerciale e di Credito Italiano e di Banco di Roma , un pezzo di Alfa Romeo , e via numerando . Cogestione , ma con tanto di azioni nelle mani . Non fanno così anche in Germania ? Non c ' è una banca dei sindacati ? E dunque facciamolo anche da noi . E ai padroni si darà qualche cosa che è assai più interessante di una riduzione pura e semplice del tasso di interesse ( che si poteva reclamare quando a capo del governo c ' era Spadolini , ma che oggi è chiaro che non si può ) . Ai padroni si concederà una vera e propria moratoria bancaria : chi ha debiti a breve otterrà il consolidamento a lungo . Invece di rimborsare domani , rimborserà tra dieci o vent ' anni . Certo , le banche resteranno alquanto immobilizzate : ma che vogliono le banche ? Con tutti i soldi che guadagnano , tirino un po ' la cinghia anche loro . Ecco perché gli Stati Generali . Ecco la Nuova Frontiera . Il compito storico dell ' Incaricato è quello di riconciliare le masse con lo Stato . Pertini vedrà coronato finalmente il suo sogno . L ' unico cruccio sta nella polemica che ancora divide il movimento operaio , ma l ' Incaricato gli assicura che non durerà a lungo . E De Mita ? Forse è un po ' frastornato , De Mita , da tutto questo clangore di progetti e di iniziative . La DC era abituata a procedure più ovattate , più casalinghe . Andreotti poi detesta i rumori . Lui è abituato a lavorare in silenzio . Insomma si vedrà . Quelli della banda non hanno ancora capito se possono farsi vedere o se per loro è chiusa per sempre . « Squilli di tromba salutano il vol dal Campidoglio al Quirinal ... » .