StampaQuotidiana ,
Una
incredibile
notte
dalle
parti
di
Tuscania
,
a
due
passi
da
Roma
,
tra
raffiche
di
mitra
,
bengala
che
si
alzavano
in
cielo
,
gracidio
di
radio
portatili
,
ordini
imperiosi
gridati
in
un
megafono
e
l
'
allora
colonnello
dei
carabinieri
Mori
che
,
a
grandi
gesti
,
invitava
noi
cronisti
a
buttarsi
per
terra
per
non
essere
presi
in
pieno
dai
colpi
.
Che
anno
era
?
Non
lo
ricordo
più
.
Un
gruppo
di
fuoco
dei
brigatisti
rossi
,
ad
un
posto
di
blocco
della
zona
,
aveva
massacrato
due
giovanissimi
e
inesperti
carabinieri
.
Rivedo
ancora
,
con
gli
occhi
della
memoria
,
la
scarpa
di
uno
di
quei
ragazzi
che
si
era
sfilata
,
la
banda
rossa
sui
pantaloni
della
divisa
e
il
corpo
appoggiato
di
lato
.
Nel
buio
,
nel
gelo
,
tra
forre
,
pozzi
e
alberi
,
i
due
gruppi
armati
avevano
cominciato
a
spararsi
tra
loro
in
un
caos
indescrivibile
e
con
le
pallottole
che
fischiavano
da
tutte
le
parti
.
Ad
un
tratto
,
per
la
sciabolata
di
luce
di
una
torcia
elettrica
,
avevo
visto
Paolo
Zardo
di
«
Paese
Sera
»
che
cercava
di
traversare
una
stradina
,
senza
rendersi
bene
conto
di
quello
che
stava
accadendo
.
Allora
mi
ero
messo
a
gridare
come
un
pazzo
:
«
Paolo
,
Paolo
,
buttati
giù
.
Qui
sparano
tutti
»
.
Il
colonnello
Mori
,
mi
aveva
tirato
per
il
cappotto
per
mettermi
al
riparo
.
Ma
io
continuavo
ad
urlare
:
«
Paolo
,
Paolo
,
attento
»
.
Per
un
attimo
,
mi
si
erano
parati
davanti
i
visi
in
lacrime
di
Lilli
Bonucci
,
la
«
sua
ragazzona
»
e
quelli
dei
loro
figli
piccolissimi
:
Piero
e
Francesco
.
Allora
avevo
spiccato
la
corsa
e
raggiunto
Paolo
in
mezzo
alla
stradina
.
Lo
avevo
subito
acchiappato
al
volo
scaraventandolo
a
terra
in
mezzo
alla
polvere
nella
quale
eravamo
rotolati
insieme
.
Ricordo
ancora
un
paio
di
insulti
in
veneziano
e
una
specie
di
grido
strozzato
:
«
Ma
che
cazzo
fai
?
»
.
La
spiegazione
aveva
richiesto
solo
qualche
istante
affannoso
.
Quello
era
il
lavoro
,
di
giorno
e
di
notte
,
di
noi
cronisti
,
nel
periodo
più
terribile
e
angoscioso
del
terrorismo
.
Fu
l
'
ultima
volta
che
lavorai
con
Paolo
Zardo
e
non
riesco
che
a
ricordarlo
come
lo
vidi
in
quella
situazione
:
calmo
,
tranquillo
,
con
il
loden
verde
in
quella
notte
maledetta
,
piena
di
freddo
paura
e
angoscia
.
Caro
Paolo
,
quanto
lavoro
e
quanta
fatica
,
in
nome
della
verità
,
della
giustizia
.
E
con
la
profonda
convinzione
che
stavamo
combattendo
per
una
Italia
migliore
,
contro
le
trame
,
le
stragi
,
il
golpismo
imperante
e
per
la
democrazia
del
nostro
scassatissimo
paese
.
Ma
di
quale
giornalismo
distaccato
e
freddo
si
va
raccontando
?
C
'
erano
le
trame
nere
e
i
delitti
infami
dei
brigatisti
rossi
che
,
stranamente
,
sparavano
ai
magistrati
democratici
e
onesti
o
a
semplici
carabinieri
e
poliziotti
da
un
milione
e
mezzo
al
mese
.
Subito
dopo
gridavano
di
aver
«
colpito
al
cuore
lo
Stato
»
.
Ci
facevano
orrore
le
loro
chiacchiere
,
i
loro
documenti
di
rivendicazione
,
così
ridondanti
,
difficili
,
funerei
,
scritti
con
la
puzza
sotto
il
naso
e
molto
,
molto
borghesi
.
Un
anno
fa
,
proprio
in
questi
giorni
,
Paolo
Zardo
è
andato
via
per
sempre
e
all
'
improvviso
.
Era
convinto
che
,
forse
,
ce
l
'
avrebbe
fatta
con
quel
suo
cuore
ballerino
.
Invece
proprio
lui
,
il
cuore
,
lo
aveva
fregato
.
Ma
il
cuore
,
per
convenzione
,
è
anche
sede
di
tante
cose
.
Il
tuo
era
quello
di
uomo
coraggioso
,
di
una
persona
leale
e
onesta
.
Onesta
e
testarda
come
lo
sono
tutti
i
veneziani
.
Quelli
che
,
quando
scelgono
,
scelgono
fino
in
fondo
,
costi
quel
che
costi
.
Viene
da
ridere
a
pensare
che
eri
l
'
unico
cronista
e
inviato
di
«
Paese
Sera
»
che
avrebbe
voluto
lavorare
,
come
atto
di
fede
,
all
'
Unità
dove
,
ai
vecchi
tempi
,
davano
lo
stipendio
di
un
operaio
metallurgico
.
Al
grande
e
diffusissimo
«
Paese
Sera
»
,
la
paga
era
,
invece
,
quella
sindacale
.
Insomma
,
eri
uno
dei
pochi
che
chiedeva
,
in
nome
di
quel
tuo
essere
comunista
e
iscritto
al
Pci
,
di
guadagnare
ancora
di
meno
,
lavorando
-
come
si
diceva
allora
-
nel
giornale
di
Gramsci
e
di
Togliatti
.
Ovviamente
non
ti
accontentarono
mai
.
Tra
i
banconi
della
tipografia
e
le
grandi
stanze
a
vetrate
della
vecchia
sede
di
via
dei
Taurini
,
eri
necessario
per
«
Paese
Sera
»
che
aveva
bisogno
di
cronisti
con
i
fiocchi
che
credevano
davvero
-
senza
puzza
sotto
il
naso
-
in
quel
che
stavano
facendo
.
A
volte
,
negli
intervalli
del
pranzo
,
ne
parlavamo
fuori
,
facendo
due
passi
.
Ci
raggiungeva
Gianni
Rodari
che
,
con
grande
dolcezza
,
ti
diceva
di
piantarla
.
Eri
un
comunista
?
Allora
dovevi
stare
dove
eri
più
utile
al
partito
e
al
giornale
.
E
tu
,
ovviamente
,
brontolando
a
bassa
voce
come
facevi
sempre
,
finivi
per
dire
,
ridendo
:
«
Va
bene
,
obbedisco
»
.
Un
anno
fa
,
quando
Paolo
Zardo
ci
ha
lasciati
,
l
'
Unità
non
era
in
edicola
e
non
abbiamo
potuto
ricordarlo
come
sarebbe
stato
giusto
.
Né
lui
,
né
il
suo
lavoro
.
Lo
facciamo
ora
.
Nato
nel
1928
,
Paolo
Zardo
,
figlio
di
musicisti
,
era
subito
entrato
in
contatto
con
i
giornali
.
Era
orgogliosissimo
di
essere
un
veneziano
puro
,
vero
,
autentico
.
Nel
1958
era
arrivato
a
Roma
e
lo
avevano
piazzato
subito
nella
cronaca
di
«
Paese
Sera
»
.
Era
curioso
,
onesto
.
Scriveva
con
misura
e
senza
esagerazioni
.
Quando
aveva
in
mano
una
qualche
notizia
,
riusciva
sempre
ad
arrivare
fino
in
fondo
.
Dopo
una
certa
attesa
(
allora
non
era
facile
diventarlo
)
lo
avevano
promosso
«
inviato
di
cronaca
per
i
grandi
fatti
»
.
Così
,
Zardo
aveva
seguito
,
con
dolore
,
orrore
e
rabbia
,
la
strage
di
Piazza
Fontana
,
quella
di
Brescia
,
quella
dell
'
Italicus
,
i
neofascisti
di
Pian
di
Rascino
,
il
sequestro
di
Cristina
Mazzotti
,
il
terremoto
in
Friuli
,
i
funerali
di
Togliatti
,
l
'
assassinio
di
Moro
.
Mille
volte
e
a
qualunque
ora
,
ci
incontravamo
sul
lavoro
.
Purtroppo
,
ricordare
un
cronista
e
un
inviato
,
significa
sempre
ricollegarsi
ai
grandi
«
fatti
»
e
alle
tragedie
di
mezzo
mondo
per
raccontare
le
quali
i
giornalisti
-
sia
detto
senza
retorica
-
spendono
tutto
il
loro
tempo
,
la
passione
,
la
fatica
e
,
a
volte
,
persino
la
vita
.
Paolo
Zardo
ha
sempre
dato
con
generosità
e
coraggio
.
Fare
il
cronista
,
per
lui
,
significava
semplicemente
stare
con
la
gente
,
aiutarla
,
capirla
,
dare
una
mano
.
Paolo
,
nella
vita
,
ha
scritto
un
solo
libro
.
Era
intitolato
:
«
Cronaca
addio
»
.